Lokasenna - Le Offese di Lochi
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Lokasenna - Le Offese di Lochi
LOKASENNA LE OFFESE DI LOCHI OPPURE GLI INSULTI DI LOCHI TRADUZIONE A CURA DI BJǪRN HEINRÍKR VARGSSON ÆTT MÆNDVM SANGVINEM GAVDIVM VITÆ EST PREFAZIONE Questa traduzione della Lokasenna, ottavo libro del Codex Regius 2365, oppure Edda poetica, in formato digitale è di libera circolazione; poiché l’autore l’ha eseguita con l’unico scopo di promulgare la stessa. Tuttavia, dato che è costata mesi di lavoro, l’autore prega chiunque volesse condividerla, promulgarla, o in qualsiasi modo pubblicarla, di citarne il traduttore. Questa traduzione ha un’italianizzazione completa dei nomi; scelta argua, e non certo facile da eseguire. Così Loki è diventato Lochi, Baldr è diventato Baldero e così via. Dove presente, l’italianizzazione è passata attraverso la latinizzazione (Baldr = Balderus = Baldero) piuttosto che dal norreno direttamente. Questa scelta è stata presa per svariati motivi: il primo è l’integrazione dei personaggi mitologici nella cultura italiana; il secondo è che la pronuncia del norreno è alquanto complessa da comprendere in forma scritta, e dunque, qualsiasi guida scritta, non porterebbe comunque il lettore non parlante norreno a pronunciare perfettamente il nome letto; il terzo è per dare omogeneità allo scritto; e ce ne sono altri minori ancora. Di sicuro è una scelta criticata da molti: ma bisogna tener di conto che i nomi mella Vǫluspá non sono quelli originali, bensì una norrenizzazione dei nomi protonorreni (Óðinn da Wóðan e così via). Un altro motivo fondamentale per l’italianizzazione è che in lingua originale i nomi sono coniugati in base al caso dativo, genitivo, accusativo, attivo e passivo; mentre in italiano un nome rimane sempre uguale, perciò risulterebbe strano per il lettore italiano leggere “Heimdallu” anziché “Heimdallr” e così via. Le kenningar, la sostituzione di un nome o luogo con una frase che lo descrive; sono pochissime e facilmente comprensibili, pertanto non ho ritenuto necessario corredarle di note. Altra questione riguarda invece gli epiteti: solo in rari casi ho tradotto letteralmente l’epiteto norreno nel suo corrispettivo italiano; generalmente ho invece tradotto col nome generalmente usato per indicare il soggetto dell’epiteto. Il metro della Lokasenna è il “fornyrðislag”, il “metro epico”, il più comune della poesia nordica. Ogni strofa è composta da quattro “versi pieni”, ciascuno costituito a sua volta di due semiversi. Leggendo il poema in lingua originale si nota come suoni avvincente, seppur rimanendo poetico: il metro epico infatti usa ripetizioni costanti di iniziali o intere sillabe, parole forti, non concede pausa di lettura e soprattutto è semplice, diretto, (per l’appunto con poche kenningar). Si tratta di una festa, o meglio, un banchetto funebre, per la precisione di Baldero (Baldr), che si sta tenendo nelle sale di Eghiri. Alla poesia s’intrecciano rari frasi di prosa che annunciano ciò che accade (arrivò Tore, eccetera) più il prologo e l’epilogo. Le offese che Lochi rivolge agli dèi e agli elfi sono tutte “vere”: non sono insulti gratuiti, bensì fatti realmente accaduti in altri poemi e/o saghe. Il testo originale, in certi punti, utilizza un linguaggio molto forte (come “testa di cazzo”; letteralmente “testa di roccia”; ma anche “fare sesso” anziché “giacere”); che io ho reso in un italiano altrettanto colorito e forte. Questo perché, anche se ho spezzato il metro per più adattarlo alla traduzione, come lessico sono rimasto fedele all’originale. Detto ciò, vi auguro una buona lettura, e ricordo che ogni copia inautorizzata, a diverso nome, specie se a fin di lucro, sarà perseguita penalmente per i diritti d’autore. Vale, naturalmente, solo per la traduzione. Bjǫrnn Heinríkr Vargsson Mediolanum, VIII settembre MMXII Ægir, er ǫðru nafni hét Gymir, hann hafði búit ásum ǫl, þá er hann hafði fengit ketil in mikla, sem nú er sagt. Til þeirar veizlu kom Óðinn ok Frigg kona hans. Þórr kom eigi, því at hann var í austrvegi. Sif var þar, kona Þórs, Bragi ok Iðunn kona hans. Týr var þar, hann var einhendr; Fenrisúlfr sleit hǫnd af hánum þá er hann var bundinn. Þar var Njǫrðr ok kona hans Skaði, Freyr ok Freyja, Víðarr son Óðins; Loki var þar ok þjónustumenn Freys, Byggvir ok Beyla. Margt var þar ása ok álfa. Ægir átti tvá þjónustumenn, Fimafengr ok Eldir. Þar var lýsigull haft fyrir elts ljós. Sjálft barsk þar ǫl; þar var griðastaðr mikill. Menn lofuðu mjǫk hversu góðir þjónustumenn Ægis váru. Loki mátti eigi heyra þat, ok drap hann Fimafeng. Þá skóku æsir skjǫldu sína ok æpðu at Loka, ok eltu hann braut til skógar, en þeir fóru at drekka. Loki hvarf aftr ok hitti úti Eldi. Eghiri, che era chiamato anche Gumiro, preparò la birra per gli dèi, dopo che ebbe il possente calderone, com’è già stato detto. A questa festa vennero Odino e Frigga sua moglie. Tore non venne, poiché era in viaggio in Oriente. V’erano Sifia, la moglie di Tore, Brago e Iduna sua moglie. Turo, che aveva solo una mano, era lì; il lupo Fenri gli aveva mangiato l’altra mano quando lo avevano incatenato. V’erano Niordo e Scadi sua moglie, Frei e Freia, Vidaro il figlio di Odino; c’erano Lochi e i servi di Frei, Bugviro e Beila. C’erano molti dèi e molti elfi. Eghiri aveva due servitori, Fimafeno ed Eldi. Il loro camino emanava luce dorata. La birra si faceva da sola; grande era la quiete. Gli ospiti fecero molto i compimenti ai servitori di Eghiri. Lochi non lo poteva sopportare, perciò uccise Fimafeno. Sicché gli dèi brandirono i loro scudi e cacciarono Lochi fuori nella boscaglia, dopodiché tornarono a sedersi ed a bere ancora. Lochi tornò indietro, e fuori incontrò Eldi. Loki kvaddi hann: Segðu þat, Eldir, svá at þú einugi feti gangir framarr, hvat hér inni hafa at ǫlmálum sigtíva synir? Lochi gli parlò: Parla ora, Eldi, e non fare un passo in più, cosa fa dire la birra ai figli dei gloriosi dèi? Eldir kvað: Of vápn sín dæma ok um vígrisni sína sigtíva synir; ása ok álfa er hér inni eru, manngi er þér í orði vinr. Disse Eldi: Parlano di armi e del loro potere in guerra i figli dei gloriosi dèi; tra gli dèi e tra gli elfi qua presenti, nessuno parla bene di te. Loki kvað: Inn skal ganga Ægis hallir í, á þat sumbl at sjá; jǫll ok áfu færi ek ása sonum, ok blend ek þeim svá meini mjǫð. Disse Lochi: Entrerò nella sala di Eghiri, poiché voglio rovinare la festa, menzogne ed odio porterò agli dèi, e mischierò veleno al loro idromele. Eldir kvað: Veiztu, ef þú inn gengr Ægis hallir í á þat sumbl at sjá, hrópi ok rógi ef þú eyss á holl regin: á þér munu þau þerra þat. Disse Eldi: Considera che se vai nella sala di Eghiri e vuoi rovinargli la festa, ricoprendo di calunnie e menzogne gli dèi: temo che loro potrebbero ricoprirci te. Loki kvað: Veiztu þat, Eldir, ef vit einir skulum sáryrðum sakask, auðigr verða mun ek í andsvǫrum, ef þú mælir til mart. Disse Lochi: Considera te, Eldi, se è proprio necessario che parliamo noi due, diventerò più ricco di parole, se proprio vuoi parlare. Síðan gekk Loki inn í hǫllina. En er þeir sá, er fyrir váru, hverr inn var kominn, þǫgnuðu þeir allir. Dopodiché Lochi entrò nella sala. Ma quando, quelli all’interno, videro chi fosse entrato, fecero silenzio. Loki kvað: Þyrstr ek kom þessar hallar til, Loptr, um langan veg, ásu at biðja at mér einn gefi mæran drykk mjaðar. Disse Lochi: Entro assetato in questa sala, io, Lopto, dopo un lungo viaggio, per chiedere agli dèi un po’ di idromele da bere. Hví þegið ér svá, þrungin goð, at þér mæla né meguð? Sessa ok staði velið mér sumbli at, eða heitið mik héðan. Perché sedete silenziosi, dèi tanto sbronzi, da non poter parlare né rispondere? Offritemi un posto alla vostra tavola, oppure mettetemi alla porta. Bragi kvað: Sessa ok staði velja þér sumbli at æsir aldregi, þvíat æsir vitu hveim þeir alda skulu gambansumbl of geta. Disse Braghi: Non troverai più posto alla tavola degli dèi, poiché gli dèi sanno quali uomini meritano le loro grandiose feste. Loki kvað: Mantu þat, Óðinn, er vit í árdaga blendum blóði saman? Ǫlvi bergja lézktu eigi mundu, nema okkr væri báðum borit. Disse Lochi: Rammenti, Odino, che in tempi passati abbiamo mischiato il nostro sangue? Non avresti più bevuto birra, dicevi, se non ce ne fosse stata per entrambi. Óðinn kvað: Rístu þá, Viðarr, ok lát úlfs fǫður sitja sumbli at, síðr oss Loki kveði lastastǫfum Ægis hǫllu í. Disse Odino: Alzati, Vidaro, e lascia il posto al padre del lupo, fuorché Lochi non parli male nella sala di Eghiri. Þá stóð Viðarr upp ok skenkti Loka, en áðr hann drykki, kvaddi hann ásuna: Sicché Vidaro s’alzò e versò da bere a Lochi, ma prima di bere, egli disse agli dèi: Heilir æsir, heilar ásynjur ok ǫll ginnheilǫg goð; nema sá einn áss er innar sitr, Bragi, bekkjum á. Salute agli Asi, salute alle Ase ed a tutte le divinità presenti, eccetto a quel dio là seduto, Braghi, lì sulla panca. Bragi kvað: Mar ok mæki gef ek þér míns féar, ok bætir þér svá baugi Bragi, síðr þú ásum ǫfund of gjaldir; grem þú eigi goð at þér! Disse Braghi: Ti darò un mio cavallo ed una spada, ed un anello, Braghi ti darà, se non porterai odio tra gli Asi; in modo da non suscitare ire! Loki kvað: Jós ok armbauga mundu æ vera beggja vanr, Bragi; ása ok álfa, er hér inni eru, þú ert við víg varastr ok skjarrastr við skot. Disse Lochi: Di cavalli ed anelli poco m’importa ma d’entrambi tu sei privo, Braghi; tra gli dèi e gli elfi qua presenti, tu sei il meno coraggioso ed il meno abile in battaglia. Bragi kvað: Veit ek, ef fyr útan værak, svá sem fyr innan emk Ægis hǫll of kominn Disse Braghi: Io so che, se fossi fuori come ora sono dentro e venissi alla sala di Eghiri, hǫfuð þitt bæra ek í hendi mér; lykak þér þat fyr lygi. porterei la tua testa in mano; e pagheresti il prezzo delle tue bugie. Loki kvað: Snjallr ertu í sessi, skal-at-tu svá gera, Bragi bekkskrautuðr! Vega þú gakk, ef þú vreiðr séir, hyggsk vætr hvatr fyrir. Disse Lochi: Sei bravo a parole, non a fatti, Braghi, ornatore di panche! Alzati e combatti, se sei irato, un brado non ci penserebbe due volte. Iðunn kvað: Bið ek, Bragi, barna sifjar duga ok allra óskmaga, at þú Loka kveðir-a lastastǫfum Ægis hǫllu í. Disse Iduna: Ti prego, Braghi, pensa ai tuoi figli e ai bambini adottati, non parlare male contro Lochi nella sala di Eghiri. Loki kvað: Þegi þú, Iðunn, þik kveð ek allra kvenna vergjarnasta vera, síztu arma þína lagðir ítrþvegna um þinn bróðurbana. Disse Lochi: Taci, Iduna, tu sei, dico io, tra le donne la più vogliosa di uomini, tra le tue braccia candide hai stretto l’uccisore di tuo fratello. Iðunn kvað: Loka ek kveðk-a lastastǫfum Ægis hǫllu í; Braga ek kyrri bjórreifan, vilk-at ek at it vreiðir vegizk. Disse Iduna: Contro Lochi io non parlo male nella sala di Eghiri; cerco di calmare Braghi eccitato dalla birra, non voglio che, irati, veniate alle armi. Gefjun kvað: Hví it æsir tveir skuluð inni hér sáryrðum sakask? Loftki þat veit, at hann leikinn er ok hann fjǫrg ǫll fíá. Disse Ghefiona: Perché voi due Asi dovete scambiarvi qua parole offensive? Ognuno sa che Lopto è un burlone e che invidia le divinità nel cielo. Loki kvað: Þegi þú, Gefjun, þess mun ek nú geta er þik glapði at geði: sveinn inn hvíti, er þér sigli gaf ok þú lagðir lær yfir. Disse Lochi: Taci, Ghefiona, ora racconterò di colui che al piacere del sesso ti sedusse: quel biondo cavalier, che t’offrì un gioiello e tu gli apristi le cosce. Óðinn kvað: Ærr ertu, Loki, ok ǫrviti, er þú fær þér Gefjun at gremi, því at aldar ørlǫg hygg ek at hon ǫll of viti jafngǫrla sem ek. Disse Odino: Sei pazzo, Lochi, e malato, se susciti l’ira di Ghefiona, poiché io credo che tutti i destini ella conosca bene quanto me. Loki kvað: Þegi þú, Óðinn, þú kunnir aldregi deila víg með verum; oft þú gaft þeim er þú gefa skyldir-a, inum slævurum, sigr. Disse Lochi: Taci, Odino, tu non hai mai saputo scegliere nelle guerre; spesso hai concesso a chi non la meritava, a uomini inferiori, la vittoria. Óðinn kvað: Veiztu, ef ek gaf Disse Odino: Considera, se io ho dato þeim er ek gefa né skylda, inum slævurom, sigr, átta vetr vartu fyr jǫrð neðan kýr mólkandi ok kona, ok hefr þú þar bǫrn borit, ok hugða ek þat args aðal. a chi non la meritava né aspettava, la vittoria in battaglia, tu per otto anni sei stato sulla Terra come mucca da mungere, e hai dato luce a figli, e questo penso che sia da omosessuali. Loki kvað: En þik síða kóðu Sámseyu í, ok draptu á vétt sem vǫlur, vitka líki fórtu verþjóð yfir, ok hugða ek þat args aðal. Disse Lochi: Di te dissero che sei andato a Samsei e hai fatto magie come le volve, sotto forma di maga hai viaggiato per il mondo, e questo penso che sia da omosessuali. Frigg kvað: Ørlǫgum ykkrum skylið aldregi segja seggjum frá, hvat it æsir tveir drýgðuð í árdaga; firrisk æ forn rǫk firar. Disse Frigga: Dei vostri destini mai dovreste parlare in presenza di uomini, quel che voi due Asi faceste in principio; gli uomini non devono saperlo. Loki kvað: Þegi þú, Frigg, þú ert Fjǫrgyns mær ok hefr æ vergjǫrn verit, er þá Véa ok Vilja léztu þér, Viðris kvæn, báða i baðm of tekit. Disse Lochi: Taci, Frigga, tu sei la fanciulla di Fiorguno e sei sempre affamata di uomini, come quando sia Vei sia Vili tu, donna di Odino, hai accolto tra le tue gambe. Frigg kvað: Veiztu, ef ek inni ættak Ægis hǫllum i Baldri líkan bur, út þú né kvæmir frá ása sonum, ok væri þá at þér vreiðum vegit. Disse Frigga: Considera, se avessi qua nelle sale di Eghiri un figlio come Baldero, non saresti evitato dai figli degli Asi, ma da loro saresti sfidato a batterti. Loki kvað: Enn vill þú, Frigg, at ek fleiri telja mína meinstafi; ek því réð, er þú ríða sér-at síðan Baldr at sǫlum. Disse Lochi: Tu vuoi davvero, Frigga, che io dica altre cose brutte; ebbene, io ti dico che è colpa mia se ora Baldero non può tornare in queste sale. Freyja kvað: Ærr ertu, Loki, er þú yðra telr ljóta leiðstafi; ørlǫg Frigg hygg ek at ǫll viti, þótt hon sjálfgi segi. Disse Freia: Sei pazzo, Lochi, a raccontare le tue malvagie azioni; credo che Frigga conosca tutti i destini, anche se non parla. Loki kvað: Þegi þú, Freyja, þik kann ek fullgǫrva; er-a þér vamma vant; ása ok álfa, er hér inni eru, hverr hefir þinn hór verit. Disse Lochi: Taci, Freia, io ti conosco in tutto e per tutto; non sei di certo una santarella; non c’è dio o elfo, qua dentro, che non abbia fatto sesso con te. Freyja kvað: Flá er þér tunga, hygg ek at þér fremr myni Disse Freia: La tua lingua è falsa, credo che ancora una volta ógott of gala; reiðir ro þér æsir ok ásynjur, hryggr muntu heim fara. finirai male; contro di te hai gli Asi e le Ase, farai ritorno a casa malridotto. Loki kvað: Þegi þú, Freyja, þú ert fordæða ok meini blandin mjǫk, síz þik at bræðr þínum stóðu blíð regin, ok myndir þú þá, Freyja, frata. Disse Lochi: Taci, Freia, tu sei un’ingannatrice ed una strega, quando fosti accolta con tuo fratello dagli dèi, allora tu, Freia, scoreggiasti. Njǫrðr kvað: Þat er válítit, þótt sér varðir vers fái, hós eða hvárs; hitt er undr, er áss ragr er hér inn of kominn, ok hefir sá bǫrn of borit. Disse Niordo: Non credo sia importante, se una donna ha un amante, un marito o entrambi; ma è preoccupante invece che un dio omosessuale venga qua dentro, un dio che ha anche partorito figli. Loki kvað: Þegi þú, Njǫrðr, þú vart austr heðan gíls of sendr at goðum; Hymis meyjar hǫfðu þik at hlandtrogi ok þér i munn migu. Disse Lochi: Taci, Niordo, tu fosti mandato dall’oriente come ostaggio agli dèi; le figlie di Umiro ti usarono come pitale e ti pisciarono in bocca. Njǫrðr kvað: Sú erumk líkn, er ek vark langt heðan gísl of sendr at goðum, þá ek mǫg gat, þann er mangi fiár, ok þikkir sá ása jaðarr. Disse Niordo: Grande fu la mia gioia, per il fatto che fui mandato da lontano come ostaggio agli dèi; il figlio che ho avuto, lo amano tutti, ed è benedetto fra gli dèi. Loki kvað: Hættu nú, Njǫrðr, haf þú á hófi þik! Munk-a ek því leyna lengr: við systur þinni gaztu slíkan mǫg, ok er-a þó vánu verr. Disse Lochi: Basta ora, Niordo, non ti esaltare! Non lo nasconderò ai presenti: da tua sorella ebbi codesto figlio, ed è andata peggio del previsto. Týr kvað: Freyr er beztr allra ballriða ása gǫrðum í; mey hann né grætir né manns konu, ok leysir ór hǫptum hvern. Disse Turo: Frei è il migliore tra tutti i guerrieri qua presenti; egli non combatte né schialdmere né donne, e si limita a liberarle. Loki kvað: Þegi þú, Týr, þú kunnir aldregi bera tilt með tveim; handar innar hægri mun ek hinnar geta, er þér sleit Fenrir frá. Disse Lochi: Taci, Turo, tu non hai mai saputo far da garante; racconto volentieri della tua mano destra, che Fenri ti ha mozzato. Týr kvað: Handar em ek vanr, en þú Hróðrsvitnis; bǫl er beggja þrá; úlfgi hefir ok vel, Disse Turo: Io ho perduto una mano, ma il Potente Lupo; che è penoso quanto te; ebbene offre il lupo e teme, er í bǫndum skal bíða Ragnarǫkrs. poiché deve aspettare legato il Crepuscolo degli Dèi. Loki kvað: Þegi þú, Týr, þat varð þinni konu at hon átti mǫg við mér; ǫln né penning hafðir þú þess aldregi vanréttis, vesall. Disse Lochi: Taci, Turo, poiché alla tua donna accadde di avere un figlio con me; né denaro né altro hai mai ricevuto per quest’affronto, miserabile. Freyr kvað: Úlfr sé ek liggja árósi fyrir unz rjúfask regin; því mundu næst, nema þú nú þegir, bundinn, bǫlvasmiðr! Disse Frei: Il lupo è in catene dinanzi il fiume fin quando gli dèi non periranno; fra poco anche tu, se non taci, sarai incatenato, disgraziato! Loki kvað: Gulli keypta léztu Gymis dóttur ok seldir þitt svá sverð; en er Muspells synir ríða Myrkvið yfir, veizt-a þú þá, vesall, hvé þú vegr. Disse Lochi: Ti sei comprato la figlia di Gumiro cedendo la tua spada; e quando i figli di Muspello andranno a Murcvido, tu non avrai con che combattere, miserabile. Byggvir kvað: Veiztu, ef ek eðli ættak sem Ingunar-Freyr, ok svá sælligt setr, mergi smæra mǫlða ek þá meinkráku ok lemða alla í liðu. Disse Buggviro: Considera, se io appartenessi alla stirpe di Ingunaro-Frei, e avessi una così magnifica casa, spappolerei questo disgraziato e farei il suo corpo a pezzi. Loki kvað: Hvat er þat it litla er ek þat lǫggra sék ok snapvíst snapir? At eyrum Freys mundu æ vera ok und kvernum klaka. Disse Lochi: Chi è questa piccola creatura qua, che scodinzola ed abbaia? Dipendi dalle parole di Frei e pigoli le sue difese. Byggvir kvað: Byggvir ek heiti, en mik bráðan kveða goð ǫll ok gumar; því em ek hér hróðugr at drekka Hrofts megir allir ǫl saman. Disse Buggviro: Mi chiamo Buggviro, mi chiamano lesto tutti gli dèi ed i mortali; e qua sono fiero che i figli di Odino bevano tutti la stessa birra. Loki kvað: Þegi þú, Byggvir, þú kunnir aldregi deila með mǫnnum mat; ok þik í flets strái finna né máttu, þá er vágu verar. Disse Lochi: Taci, Buggviro, tu non hai mai neanche saputo dividere il cibo tra gli uomini; ti trovarono nascosto nel fienile, quando i guerrieri combattevano. Heimdallr kvað: Ǫlr ertu, Loki, svá at þú ert ǫrviti, - hví né lezk-a-ðu, Loki? – Disse Eimdallo: Sei ubriaco, Lochi, così tanto da dire fandonie, perché non la smetti, Lochi? Því at ofdrykkja veldr alda hveim er sína mælgi né man-at. Poiché il bere troppo porta chiunque a non sapere più quello che dice. Loki kvað: Þegi þú, Heimdallr, þér var í árdaga it ljóta líf of lagit: ǫrgu baki þú munt æ vera ok vaka vǫrðr goða. Disse Lochi: Taci, Eimdallo, tu in principio hai sbagliato ad esser creato: sarai sempre con la schiena molle e soltanto un guardiano degli dèi. Skaði kvað: Létt er þér, Loki; mun-at-tu lengi svá leika lausum hala, því at þik á hjǫrfi skulu ins hrímkalda magar gǫrnum binda goð. Disse Scada: Sei di buonumore, Lochi; ma non così a lungo scherzerai in libertà, perché alle rocce gli dèi ti legheranno con le budella del tuo gelido figlio. Loki kvað: Veiztu, ef mik á hjǫrfi skulu ens hrímkalda magar gǫrnum binda goð, fyrstr ok efstr var ek at fjǫrlagi þars vér á Þjaza þrifum. Disse Lochi: Considera, anche se alle rocce gli dèi mi legheranno con le budella del mio gelido figlio, sono stato il primo e l’ultimo a combattere contro Tiazi nello scontro che lo uccise. Skaði kvað: Veiztu, ef fyrstr ok efstr vartu at fjǫrlagi, þá er ér á Þjaza þrifuð frá mínum véum ok vǫngum skulu þér æ køld ráð koma. Disse Scaai: Considera, se tu fosti il primo e l’ultimo a combattere, dando la morte a Tiazi, dalle mie sale e dal mio terreno verranno sempre venti gelidi verso di te. Loki kvað: Léttari í málum vartu við Laufeyjar son, þá er þú létz mér á beð þinn boðit; getit verðr oss slíks, ef vér gǫrva skulum telja vǫmmin vár. Disse Lochi: Più gentile fosti col figlio di Laufei, quando mi hai invitato nel tuo letto; dovremmo dirle certe cose, se dobbiamo dirla tutta su di noi. Þá gekk Sif fram ok byrlaði Loka í hrímkálki mjǫð ok mælti: Sicché si fece avanti Sifia e versò l’idromele nel corno freddo di Lochi e disse: Heill ver þú nú, Loki, ok tak við hrímkálki fullum forns mjaðar, heldr þú hana eina látir með ása sonum vammalausa vera. Salute a te, Lochi, accetta quest’antico idromele nel corno freddo, e lascia che almeno una figlia degli Asi resti immacolata. Hann tók við horni ok drakk af: Egli accettò il corno e bevve: Ein þú værir, ef þú svá værir, vǫr ok grǫm at veri; einn ek veit, svá at ek vita þikkjumk, hór ok af Hlórriða, ok var þat sá inn lævísi Loki. Saresti la sola, se tu fossi stata, cauta e quieta con gli uomini; ma io conosco, oh sì, credo proprio di conoscerlo, uno che mise le corna a Tore, e costui era Lochi, maestro nell’inganno. Beyla kvað: Fjǫll ǫll skjálfa; hygg ek, á fǫr vera heiman Hlórriða; han ræðr ró þeim er rægir hér, goð ǫll ok guma. Disse Beila: Tutte le montagne tremano; vedo, poiché sta venendo qua Tore; egli farà tacere chi in questo luogo dice menzogne, sia esso dio oppure mortale. Loki kvað: Þegi þú, Beyla, þú ert Byggvis kvæn ok meini blandinn mjǫk; ókynjan meira kom-a med ása sonum; ǫll ertu, deigja, dritin. Disse Lochi: Taci, Beila, tu sei la moglie di Buggviro e sei una lussuriosa; non v’è disonore più grande tra i figli degli Asi; sei una puttana tutta sporca di merda. Þá kom Þórr at ok kvað: Sicché sopraggiunse Tore e parlò: Þegi þú, Rǫgvættr, þér skal minn þrúðhamarr, Mjǫllnir, mál fyrnema: herða klett drep ek þér hálsi af, ok verðr þá þínu fjǫrfi of farit. Taci, Immondo, o il mio potente martello, Miollnero, ti farà tacere: ti staccherò quella tua testa di cazzo, e presto i tuoi giorni saranno terminati. Loki kvað: Jarðar burr er hér nú inn kominn; hví þrasir þú svá, Þórr? En þá þorir þú ekki er þú skalt við Úlfinn vega ok svelgr hann allan Sigfǫður. Disse Lochi: Ecco il figlio di Iorda che arriva ed entra adesso; perché mi minacci così, Tore? Non saresti così contento di combattere col Lupo che divorerà Odino tutto intero. Þórr kvað: Þegi þú, Rǫgvættr, þér skal minn þrúðhamarr, Mjǫllnir, mál fyrnema: upp ek þér verp ok á austrvega, síðan þík mangi sér. Disse Tore: Taci, Immondo, o il mio potente martello, Miollnero, ti farà tacere: ti spingerò fino alle terre d’oriente, sicché nessuno ti vedrà mai più. Loki kvað: Austrfǫrum þínum skaltu aldregi segja seggjum frá, síz í hanska þumlungi hnúkðir þú, einheri, ok þóttisk-a þú þá Þórr vera. Disse Lochi: Dei tuoi viaggi in oriente non parli più con nessuno, da quando in una fossa fosti spinto tu, guerriero, finché non ti rivelasti come Tore. Þórr kvað: Þegi þú, Rǫgvættr, þér skal minn þrúðhamarr, Mjǫllnir, mál fyrnema: hendi inni hægri drep ek þik Hrungnis bana, svá at þér brotnar beina hvat. Disse Tore: Taci, Immondo, o il mio potente martello, Miollnero, ti farà tacere: con la mano destra ti colpirò con l’uccisore di Rungniro, fino a spaccarti le ossa. Loki kvað: Lifa ætla ek mér langan aldr, þóttú hætir hamri mér; Disse Lochi: Voglio vivere a lungo anche se mi minacci col martello; skarpar álar þóttu þér Skrýmis vera, ok máttir-a þú þá nesti ná, ok svaltz þú þá hungri heill. la pelle di Scrumiro era dura, ricordi?, e non riuscivi a raggiungere il cibo, e allora fosti consumato dalla fame. Þórr kvað: Þegi þú, Rǫgvættr, þér skal minn þrúðhamarr, Mjǫllnir, mál fyrnema: Hrungnis bani mun þér í hel koma fyr nágrindr neðan. Disse Tore: Taci, Immondo, o il mio potente martello, Miollnero, ti farà tacere: l’uccisore di Rungniro ti condurrà agli inferi oltre il cancello dei morti qua sotto. Loki kvað: Kvað ek fyr ásum, kvað ek fyr ása sonum, þaz mik hvatti hugr, en fyr þér einum mun ek út ganga, þvi at ek veit at þú vegr. Disse Lochi: Ho parlato con gli Asi, ho parlato con i figli degli Asi, gli ho detto quel che pensavo, solo dinanzi a te fuggo, poiché so che potresti farmi del male. Ǫl gǫrðir þú, Ægir, en þú aldri munt síðan sumbl of gera; eiga þín ǫll, er hér inni er, leiki yfir logi, ok brenni þér á baki. Tu hai preparato la birra, Eghiri, ma d’ora in poi non darai più una festa; sia maledetto chiunque sia qui dentro, possa il fuoco avvolgervi e bruciarvi tutti. En eftir þetta falst Loki í Fránangrsforsi í lax líki. Þar tóku æsir hann. Hann var bundinn með þǫrmum sonar síns Vála, en Narfi sonr hans varð at vargi. Skaði tók eitrorm ok festi upp yfir annlit Loka; draup þar ór eitr. Sigyn kona Loka sat þar ok helt munnlaug undir eitrit. En er munnlaugin var full, bar hón út eitrit; en meðan draup eitrit á Loka. Þá kippðist hann svá hart við, at þaðan af skalf jǫrð ǫll; þat eru nú kallaðir landsskjálftar. Dopodiché Lochi scappò alle cascate Frananghe sottoforma di salmone. Ivi lo trovarono gli dèi. Lo legarono con le interiora di suo figlio Vali, invece su figlio Narfi fu trasformato in lupo. Scadi prese un serpente velenoso e lo legò sopra la faccia di Lochi; da ivi gocciolava veleno. Siguna, la moglie di Lochi, gli si sedette accanto, raccogliendo le gocce di veleno in una bacinella. Man mano che la bacinella si riempiva, ella lo vuotava; ma intanto il veleno gocciolava su di Lochi. Egli sussultava così forte che tutta la terra ne veniva scossa; da lì hanno originato i terremoti.