13 Lezione - Innovazione tecnologica

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13 Lezione - Innovazione tecnologica
V. Franceschelli – Diritto delle comunicazioni – Tredicesima lezione
Prof. Vincenzo Franceschelli
Prof. Vincenzo Franceschelli
Diritto delle
comunicazioni
Prof. Vincenzo Franceschelli
DIRITTO
delle
COMUNICAZIONI
XIII
Dal monopolio
alla
concorrenza
-Communication
Law & PolicyTredicesima Lezione
-Innovazione tecnologica –
Prof. Vincenzo Franceschelli
Il passaggio
dal
monopolio
alla
concorrenza
Il passaggio dal
monopolio alla
«concorrenza» avviene
sulla base di quattro
fattori:
Sentenze della Corte
Costituzionale
Tentativi di
regolazione
Impulso comunitario
Innovazione
tecnologica
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Nelle telecomunicazioni il sistema si evolve
con l’evoluzione tecnologica.
Vediamo alcuni elementi del progresso
tecnologico che influenzano la televisione
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Il passaggio dal
monopolio alla
concorrenza
C)
innovazione
tecnologica
1) Possibilità di
ingresso nel mercato
2) Frequenze
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COMUNICAZIONI
Televisione
3) Dall’analogico al
digitale
4) Piattaforma digitale
5) il c.d. «dividendo
digitale»
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Schemi ad uso degli studenti del corso di diritto delle comunicazioni –
Vietata la riproduzione
Dal monopolio alla
concorrenza
-innovazione
tecnologica-
Possibilità di
ingresso nel
mercato
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Abbiamo visto che le sentenze della Corte
Costituzionale hanno dichiarato
incostituzionale il monopolio statale della
radiotelevisione.
Abbiamo visto che le direttive comunitarie
favoriscono la concorrenza nel settore
delle telecomunicazioni.
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A questo punto, non vi sono più
impedimenti giuridici all’ingresso di
imprese private nel settore delle
comunicazioni.
Ma l’ingresso di imprese private non
sarebbe materialmente possibile se
contemporaneamente a questi fatti la
tecnologia non avesse fatto enormi
progressi.
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COMUNICAZIONI
Televisione
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Dal monopolio alla
concorrenza
-innovazione
tecnologica-
Frequenze e
spettro
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Uno dei punti che la Corte Costituzionale
aveva sollevato nel 1960 per giustificare il
monopolio statale era stato la limitatezza
delle frequenze.
Approfondiamo il punto.
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televisione
La televisione utilizza le onde
elettromagnetiche per la diffusione
circolare di messaggi sonori e visivi.
Determinante, per la storia della
televisione, la nozione di “frequenza”,
che costituisce il fondamento del sistema
della televisione analogica.
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televisione
La “frequenza” è un onda
elettromagnetica, che costituisce il
mezzo, il veicolo della trasmissione
televisiva. Un bene «limitato», che, in
quanto limitato, viene attribuito allo Stato,
e da esso gestito
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… le frequenze
sono veramente
limitate??
Dove e quando
nasce il c. d.
«principio» della
limitatezza delle
frequenze?
?
L’idea che le
frequenze siano un
bene limitato e che la
loro assegnazione sia
compito attribuito allo
Stato non è una
«esclusiva» nostra.
Nasce negli Stati Uniti
agli albori delle
trasmissioni radio.
Vediamo come.
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Abbiamo visto come nel 1899 Marconi iniziò
a trasmettere.
E che la radio suscitò l’immediato interesse
– in Italia e all’estero – della marina.
Nel 1910 gli Stati Uniti approvarono una
legge - 36 Stat. 629 (1910) – che richiedeva
a navi di una certa stazza di dotarsi di un
sistema radio.
Sull’onda della commozione causata dalla
tragedia causata dall’affondamento del
Titanic nel 1912 entrò in vigore il “Radio Act
of 1912” – 37 Stat. 302 (1912).
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Radio Act of 1912” – 37 Stat. 302 (1912)
La legge prescrisse alcuni principi
destinati a segnare l’intero sistema.
Il primo era che per trasmettere
occorreva una licenza governativa, con
il che, implicitamente o esplicitamente
che fosse, affermando che lo spettro
era di competenza pubblica.
Il secondo principio attenne alla
suddivisione stessa dello spettro.
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Radio Act of 1912” – 37 Stat. 302 (1912)
Lo spettro fu suddiviso, in relazione alla
lunghezza d’onda, tra vari utilizzatori:
l’esercito, la marina e i privati.
Il terzo principio fu che alcuni settori
dovevano avere priorità nella
assegnazione dello spettro.
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Nel dopoguerra alcuni eventi furono
seguiti via radio dimostrarono le
potenzialità del mezzo. Nel 1920
furono trasmessi via radio i risultati
delle elezioni presidenziali. E,
soprattutto, nel 1921 fu
radiotrasmessa la finale del
campionato di baseball,
permettendo anche a chi non era
presente allo stadio di seguire in
tempo reale l’evolversi della partita.
Si giunse, in sostanza, al passaggio
tra la radio intesa come mezzo di
comunicazione tra operatori a
strumento di radiodiffusione
(broadcasting).
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. All’inzio del 1922 operavano
negli Stati Uniti 77 stazioni radio.
Alla fine dello stesso anno quasi
600.
Si poneva, così, il problema delle
interferenze.
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Nel 1926 il caso «Zenith».
aprì quello che potremmo
chiamare il far west radiofonico
americano.
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-United States v. Zenith Radio Corp. 12 F2d
614 (N.D. III. 1926)DC Supreme Court had ordered Hoover to
issue Intercity Radio a license to operate a
radio station in NYC. Hoover appealed that
decision to the Federal Circuit Court. Intercity
claimed that Hoover had in the past issued
them a license to operate under the 1912
Radio Act. When the license expired in 1921,
Hoover refused to renew it. Intercity claimed
that they fulfilled all the requirements for a
radio license and should not have been denied
a renewal. Further, Intercity claimed that
Hoover's authority did not extend beyond
certifying that the requirements for a license
were met. Hoover admitted he had denied a
renewal of Intercity's license but justified his
action by saying that he couldn't find a
wavelength for Intercity that didn't interfere
with other stations. He also claimed that the
Act gave him the discretion to refuse licenses.
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Il legislatore decise di intervenire.
Nel 1927 fu approvato il Radio
Act of 1927.
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Radio Act of 1927.
fu stabilito che le frequenze sono
un “bene pubblico” e non
possono essere oggetto di
proprietà da parte di privati (there
could be no private ownership of
the airwaves).
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Radio Act of 1927.
In secondo luogo fu fissato il principio
che l’assegnazione delle licenze d’uso
delle frequenze sarebbe stata gratuita
(license should be free). Di
conseguenze l’uso delle frequenze, in
quanto gratuitamente concesse dal
Governo Federale, proprietarie dello
spettro, avrebbero dovuto rendere un
“public service”.
In terzo luogo fu istituita, per
l’assegnazione delle frequenze e per
la supervisione del sistema, un autorità
indipendente, la Federal
Communication Commission.
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LE ONDE
ELETTROMAGNETICHE
Uno dei nodi della nostra evoluzione si
colloca nella storia delle frequenze, e
quindi dell’elettromagnetismo.
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LO
SPETTRO
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TIPO DI ONDE
TIPO DI PROPAGAZIONE
frequenza
lunghezza d'onda
banda
APPLICAZIONI
lunghissime / lunghe
da 3 a 300 KHz
da 100 a 1 Km
VLF - LF
per onda di superficie (sino 1500 Km)
per rifrazione / riflessione nella ionosfera
comunicazioni intercontinentali,radio navigazione, radio localizzazione,
radiodiffusione LW
per onda di superficie (sino ad alcune centinaia di Km, maggiore attenuazione
delle onde lunghe)
per riflessione nella ionosfera maggiore la notte, quando si attenua l'effetto dello
strato D e si modifica lo strato F, rispetto al giorno
radiocomunicazione navi e aerei, radiodiffusione MW (in modulazione di
ampiezza AM da 520 a 1605 MHz)
medie
da 0,3 a 3 MHz
da 1 a 0,1 Km
MF
corte
per onda di superficie sino ad alcune decine di Km (forte attenuazione)
radiodiffusione SW a media e lunga distanza (stazioni internazionali), banda
per riflessione nella ionosfera, minore attenuazione delle onde lunghe e maggiore
cittadina CB (27 MHz), servizi utility
riflessione dallo strato F (distanze maggiori che le onde lunghe)
da 3 a 30 MHz
da 100 a 10 mt.
HF
cortissime
da 30 a 300 MHz
da 10 a 1 mt.
VHF-UHF-SHF-EHF
propagazione per onda di superficie praticamente nulla
propagazione per onda diretta con rifrazione nella troposfera
propagazione per riflessione su satellite (l'onda non viene rifratta nella ionosfera
causa l'elevata frequenza)
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ASSEGNAZIONE
DELLE
FREQUENZE
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Ricordiamoci che le onde radioelettriche
si diffondono senza rispettare i confini
degli Stati
Lo spettro delle frequenze è ripartito
dall’Unione Internazionale
Telecomunicazioni (UIT) tra i vari servizi
(radio TV, telefonia, sicurezza,
radioastronomia, ecc.)
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International
Telecommunication
Union
L’Unione internazionale
per le Telecomunicazioni
(UIT) è un’Agenzia
specializzata delle Nazioni
Unite che tratta le
questioni relative alle
tecnologie della
comunicazione e
dell’informazione.
L’UIT ha sede in Ginevra
ed è un organismo basato
sul partenariato pubblico e
privato, costituito da 193
Paesi membri nonché da
enti, istituzioni
accademiche e società
private con interessi nel
settore.
VHF: collegamenti a brevi distanze, radiodiffusione FM (88-108 MHz), banda
radioamatoriale (c.d. banda dei 2 mt.) tra 144 e 146 MHz, televisione banda I e II
UHF: televisione in banda III e IV,
banda radioamatoriale tra 430 e 440 MHz, radar, ponti radio telefonici (2 GHz),
telefonia mobile a 900 MHz
SHF e EHF: radar e ponti radio telefonici digitali fra 11 e 13 GHz,
radionavigazione, satelliti geostazionari
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“The ITU Radiocommunication
Sector (ITU-R) plays a vital role in
the global management of the
radio-frequency spectrum and
satellite orbits - limited natural
resources which are Increasingly
in demand from a large and
growing number of services such
as fi xed, mobile, broadcasting,
amateur, space research,
emergency telecommunications,
meteorology, global positioning
systems, environmental monitoring
and communication services - that
ensure safety of life on land, at sea
and in the skies”.
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“Our primary objective is to
ensure interferencefree
operations of
radiocommunication systems.
This is ensured through
implementation of the Radio
Regulations and Regional
Agreements”.
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Lotti” di frequenze sono assegnate a
ciascuno stato membro dell’UIT.
Il piano nazionale di assegnazione divide
il territorio in bacini di utenza (coincidenti
con regioni) e individua il numero dei
programmi radiotelevisivi trasmissibili con
le frequenze disponibili
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In Italia, il piano nazionale di
assegnazione divide il
territorio in bacini di utenza
(coincidenti con regioni) e
individua il numero dei
programmi radiotelevisivi
trasmissibili con le frequenze
disponibili
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Il piano di assegnazione è elaborato dalla
Commissione per le infrastrutture e le reti
AGCOM, previa consultazione di RAI,
emittenti private e Regioni.
Il piano è stato deciso con la
deliberazione n. 68 del 30 ottobre 1998
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In base alla deliberazione n. 68 del 1998:
il territorio nazionale è stato diviso in
bacini d'utenza
sono previste 17 reti a copertura
nazionale, di cui 11 a diffusione nazionale
e 6 a diffusione regionale
è stabilito che le reti nazionali devono
coprire l'80 per cento del territorio
(inclusi tutti i capoluoghi di provincia) e il
92 per cento della popolazione
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2010
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Nuovo piano per la
assegnazione delle
frequenze
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2010
Nuovo piano per la assegnazione delle
frequenze
DELIBERA N. 300/10/CONS
Piano nazionale di assegnazione delle
frequenze per il servizio di
radiodiffusione televisiva terrestre in
tecnica digitale.
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MISE
DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI
Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze
l PNRF costituisce un vero e proprio piano regolatore
dell'utilizzo dello spettro radioelettrico in Italia.
Lo scopo del Piano è di stabilire, in ambito nazionale e per il
tempo di pace:
L'attribuzione ai diversi servizi delle bande di frequenze
oggetto del piano
Di indicare per ciascun servizio, nell'ambito delle singole
bande, l'autorità governativa preposta alla gestione delle
frequenze, nonché le principali utilizzazioni civili
Di verificare l'efficiente utilizzazione dello spettro, al fine di
liberare risorse per il settore televisivo e di gestire al meglio
gli eventuali contenziosi con i Paesi frontalieri
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MISE
DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI
Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze
Il Piano attualmente in vigore, che concerne le bande di frequenze
comprese tra 0 e 1000 GHz, è stato approvato con decreto ministeriale del
13 novembre 2008 e pubblicato nella GU n. 273 del 21-11-2008 - Suppl.
Ordinario n.255.
La firma del decreto ministeriale ha rappresentato la conclusione di un iter
che è durato due anni ed ha consentito di recepire nella normativa
nazionale alcune decisioni della WRC (World Radio Conference Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni), tra cui quelle riguardanti
la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale, nonché una serie di
decisioni della Commissione Europea in merito alla gestione dello spettro
radioelettrico.
2015
Nuovo piano per la
assegnazione delle
frequenze tra 0 e
3.000 Ghz.
Decreto del MISE 27
maggio 2015
Il Piano è costituito da quattro parti:
Introduzione
Tabella di attribuzione
Note
Glossario
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Il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze (PNRF),
pubblicato sul supplemento ordinario n. 33 alla Gazzetta
Ufficiale del 23 giugno 2015 n. 143, costituisce un vero e
proprio piano regolatore dell'utilizzo dello spettro
radioelettrico in Italia.
Lo scopo del Piano è di stabilire, in ambito nazionale e in
tempo di pace:
L'attribuzione ai diversi servizi delle bande di frequenze
oggetto del piano
Di indicare per ciascun servizio, nell'ambito delle singole
bande, l'autorità governativa preposta alla gestione delle
frequenze, nonché le principali utilizzazioni civili
Di verificare l'efficiente utilizzazione dello spettro, al fine di
liberare risorse per il settore televisivo e di gestire al meglio
gli eventuali contenziosi con i Paesi frontalieri
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Esso scaturisce essenzialmente dal Regolamento delle
radiocomunicazioni dell’UIT, Organismo creato sotto l’egida dell’ONU, che
ha valore di trattato internazionale e di carattere cogente per i Paesi
membri. Il Regolamento oltre che documenti tecnici e regolamentari
sull’uso dello spettro radio, contiene anche le tabelle di attribuzione delle
frequenze radio nelle tre Regioni in cui è suddivisa la terra.
Il PNRF, pertanto, recepisce nella legislazione nazionale il Regolamento
delle radiocomunicazioni e gli atti finali delle “Conferenze mondiali delle
radiocomunicazioni” (WRC) che si tengono di norma ogni tre o quattro anni
ed hanno il potere di modificare il Regolamento. L’ultima Conferenza
mondiale delle radiocomunicazioni si è tenuta a Ginevra dal 23 gennaio al
17 febbraio 2012 (WRC12).
Il PNRF recepisce inoltre i provvedimenti approvati dalla Unione Europea
(obbligatori) ed i provvedimenti della CEPT (Conferenza Europea delle
Poste e Telecomunicazioni), se ritenuti necessari in quanto questi vengono
implementati su base volontaria.
Il PNRF / 2015 concerne le bande di frequenze comprese tra 0 e 3000
GHz ed ha lo scopo di stabilire, in ambito nazionale e in tempo di pace,
l'attribuzione ai diversi servizi delle bande di frequenze oggetto del piano,
di indicare per ciascun servizio nell’ambito delle singole bande l’autorità
governativa preposta alla gestione delle frequenze, nonché le principali
utilizzazioni civili.
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COMUNICAZIONI
Televisione
Dal monopolio alla
concorrenza
-innovazione
tecnologica-
Dall’analogico
al digitale
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ANALOGICO
Segnale elettrico che
varia con il variare
della grandezza fisica
che rappresenta. Nella
radiotelevisione si fa
largo uso di tecniche
analogiche per il
trattamento,
memorizzazione e
trasmissione di
immagini in
movimento e suoni.
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ANALOGICO
Nel sistema analogico,
un segnale viene
riprodotto per analogia.
Nella tv analogica i
segnali luminosi e sonori
producono segnali
elettrici di frequenza e
ampiezza variabile che
vengono trasmessi
nell'etere. L'apparecchio
ricevente riesce a
trasformare, per
semplice analogia, i
segnali elettrici di nuovo
in segnali audio e video.
DIGITALE
Nel sistema digitale qualunque
messaggio è tradotto in
sequenze binarie di 1 e 0.
Non c'è alcuna analogia diretta
tra il segnale e la conseguente
traduzione binaria.
L'apparecchio ricevente, deve
essere istruito sul significato di
ogni sequenza e su come
questa si ricompone per
formare un messaggio
comprensibile.
Il decoder ha questo compito:
decodificare il segnale digitale e
trasformarlo in un segnale
analogico comprensibile per la
tv. .
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Negli ultimi anni del ‘900 lo sviluppo della
tecnologia digitale costituisce il
denominatore comune dello sviluppo dei
servizi di telecomunicazione, coinvolgendo
direttamente il sistema delle trasmissioni
televisive, la rete, e la stessa telefonia.
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Il passaggio dall’analogico al digitale era
originariamente, forse con eccessivo
ottimismo, previsto per il 2008 (articolo 2bis, comma 5, del decreto-legge 23
gennaio 2001, n. 5, convertito, con
modificazioni, dalla legge 20 marzo 2001,
n. 66).
DIGITALE
Grandezza che
rappresenta un
fenomeno fisico con
variabili discontinue,
che si ottengono in
genere da un
campionamento degli
elementi della realtà.
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l processo di transizione dalle trasmissioni
analogiche a quelle digitali terrestri è
denominato c.d. switch-off
L’articolo 16 della legge 29 novembre
2007, n. 222, recante "Conversione in
legge, con modificazioni, del decretolegge 1° ottobre 2007, n. 159, recante
interventi urgenti in materia economicofinanziaria, per lo sviluppo e l’equità
sociale", posticipò al 2012 la data da
ultimo prevista per lo switch-off delle
trasmissioni analogiche.
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COMUNICAZIONI
Televisione
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Dal monopolio
alla
concorrenza
-innovazione
tecnologicaIl c.d.
«dividendo
digitale»
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Il passaggio dal sistema analogico al
digitale libera una parte notevole dello
spettro delle radiofrequenze.
E’ il cosiddetto dividendo digitale
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dividendo digitale
Le frequenze liberate vanno assegnate.
dm 25 marzo 1998 n. 113
Stabilisce che nel caso di liberazione,
per usi civili commerciali, di bande di
frequenze attribuite al Ministero della
difesa, questo ha diritto ad un compenso
in frequenze e ad un ristoro economico
peri alle spese di risintonizzazione degli
apparati.
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Francesco Troisi MiSE - DGPGSR
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Dividendo digitale
Spettro delle radiofrequenze.
Politica comunitaria
Piano comune per lo spettro radioelettrico a livello
comunitario che permetta di sfruttare al meglio il dividendo
digitale.
Secondo la UE, la gestione del dividendo digitale
risponde agli obiettivi dell' iniziativa i2010, che a sua
volta s'inserisce nell'ambito della strategia di Lisbona
rinnovata che considera le tecnologie dell'informazione
e della comunicazione (TIC) come fondamentali per la
crescita e l'occupazione.
Lo spettro radioelettrico è una parte relativamente
ridotta dello spettro elettromagnetico, che va dai 3 Hz ai
300 GHz. In base alla gamma di frequenze, lo spettro
radioelettrico è suddiviso in bande e sotto-bande di
frequenza. Queste onde permettono, ad esempio, la
trasmissione delle comunicazioni mobili e delle
comunicazioni fisse senza filo.
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COMUNICAZIONI
Televisione
La
«moltiplicazione»
delle frequenze
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multiplex
multiplex, sistema di diffusione di segnali
radiotelevisivi digitali.
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CONVERGENZA
• Nelle telecomunicazioni un multiplexer,
anche detto multiplatore, è un
dispositivo che permette di far
condividere la capacità disponibile di un
unico collegamento fra più canali
trasmissivi (multiplazione).
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CONVERGENZA
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Multiplazione
Nelle telecomunicazioni, la multiplazione multiplexing, è il meccanismo o la tecnica
per cui la capacità disponibile di un
collegamento in uscita viene condivisa tra
diversi canali trasmissivi in ingresso,
combinando flussi di dati digitali, detti
segnali tributari, in un solo segnale
trasmesso su un singolo collegamento
fisico.
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Multiplex televisivo
Il multiplex televisivo è un sistema di
diffusione del segnale televisivo digitale
(satellitare, via cavo o terrestre), tramite il
quale più canali televisivi, radiofonici o
di dati, vengono diffusi assieme sulla
medesima frequenza grazie alle
tecniche della multiplazione e della
compressione dei dati.
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multiplex
multiplex
• standard di multiplex:
in Europa vengono usati il DVB-T e DVBT2
DVB-T
il Digital Video Broadcasting - Terrestrial
(DVB-T) è lo standard del consorzio europeo
DVB per una modalità di trasmissione
televisiva digitale terrestre. Il sistema
prevede la trasmissione di un flusso
audio/video digitale della famiglia MPEG-2,
utilizzando un sistema di modulazione
OFDM con codifica di canale concatenata
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multiplex
DVB-T2
standard televisivo
digitale terrestre di
seconda generazione.
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COMUNICAZIONI
Televisione
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Dal monopolio alla
concorrenza
-innovazione
tecnologica-
La
piattaforma
digitale
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Con il diffondersi della tecnologia digitale le
varie piattaforme si fondono nella
piattaforma digitale.
Esse, in altre parole, possono comunicare,
come vedremo.
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