reti di impresa - Il Sole 24 Ore

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reti di impresa - Il Sole 24 Ore
RETI DI IMPRESA
Negli ultimi anni, il tema delle reti d’impresa registra un’attenzione sempre maggiore nel dibattito
economico nazionale e ciò grazie al crescente coinvolgimento delle imprese italiane. Molti
imprenditori ma anche enti pubblici e istituti bancari dimostrano un interesse particolare verso
questa nuova forma di aggregazione e collaborazione aziendale.
In certi casi è difficile cambiare mentalità e impostazione organizzativa, soprattutto perché la
tradizione imprenditoriale è molto legata a logiche familiari. È per questo motivo che Confindustria
attraverso RetImpresa - l’Agenzia di Confindustria per le reti d’impresa - sta realizzando un’attività
di diffusione e approfondimento sul tema delle aggregazioni in rete. Le aggregazioni tra aziende
sono un patrimonio proprio delle imprese italiane, che da tempo attuano diverse forme di
collaborazione ed integrazione tra di loro, tuttavia, rispetto al passato, gli imprenditori oggi
sottolineano la volontà e l’interesse a collaborare per la realizzazione di programmi condivisi e ben
delineati, ma continuando a mantenere indipendenza ed autonomia nella gestione della propria
impresa.
La normativa sul contratto di rete - ai sensi del decreto legge 10 febbraio 2009, n.5, convertito in
legge, con modificazioni, dalla Legge n.33 del 2009 e s.m.i - si configura come una possibilità in
più per le imprese, rispetto ai tradizionali meccanismi di aggregazione (fusioni societarie, consorzi,
ATI, joint-venture), di lavorare insieme su progetti ambiziosi e dal risultato importante, riuscendo
ad integrare due concetti egualmente rilevanti per la crescita imprenditoriale ma tra di loro
apparentemente distanti: la collaborazione su progetti condivisi ed il mantenimento dell’autonomia.
Le reti da novità nel 2010 si stanno consolidando come una strategia vincente di aggregazione e
collaborazione tra gli imprenditori per aumentare la competitività delle imprese coinvolte. Si tratta,
dunque, di uno strumento di politica industriale moderno, voluto dagli imprenditori in risposta alle
proprie esigenze e per affrontare il rapido cambiamento delle relazioni tra territorio ed economia
globale.
La logica del contratto di rete rappresenta un salto culturale che punta ad avere un’aggregazione
non solo numerico/quantitativa ma più cosciente e ragionata intorno ad un programma comune che
fa crescere insieme le aziende allargando i loro orizzonti di azione. In particolare, tra gli elementi
che caratterizzano i contratti di rete e li differenziano dalle altre forme di aggregazione, vanno
ricordati: la spinta a collaborare su margini che accrescono la capacità competitiva, la condivisione
di conoscenze e informazioni, la possibilità di mantenere un’autonomia che permette di
salvaguardare la propria storia e la propria identità, l’assenza di vincoli legati a fattori territoriali.
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Inoltre, la natura privatistica del contratto di rete permette di ridurre le problematiche di natura
gestionale e burocratica, rispondendo alle esigenze delle imprese di avere una conduzione della rete
semplice e snella, senza sovrastrutture burocratiche che ne complichino l’operatività, dove i
partecipanti decidono il tipo di governance da attribuire alla rete.
Durante la Presidenza della dott.ssa Marcegaglia, grazie alle attività svolte sul territorio si è capito
di dover dare un impulso alle aggregazioni tra imprese per migliorare la competitività e
l’innovazione del tessuto imprenditoriale italiano. Pertanto è stata affidata al Vice Presidente Aldo
Bonomi la realizzazione di un progetto ad hoc. È così nata RetImpresa (www.retimpresa.it) - il 28
ottobre 2009 con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli per la diffusione e la valorizzazione
delle reti d’impresa attraverso il contratto di rete.
L’avventura delle reti d’impresa è partita dal basso, organizzando incontri con gli imprenditori che
operavano ed operano tuttora nei distretti industriali, analizzando gli ostacoli alla loro crescita, e le
opportunità di sviluppo del tessuto economico italiano soprattutto per le piccole e medie imprese.
La rete è sembrata una soluzione adeguata, confermata anche dall’attuale Presidenza di Giorgio
Squinzi, con la quale si è posto l’ambizioso obiettivo di arrivare a 2000 contratti di rete entro il
2016 con 10.000 imprese coinvolte.
A distanza di pochi anni dalla sua introduzione nel panorama giuridico nazionale, si registra un
crescente coinvolgimento delle imprese in questa forma di collaborazione. Il numero dei contratti di
rete è aumentato in maniera considerevole arrivando a quota 1167 (dati InfoCamere aggiornati al 7
ottobre 2013).
La rete, mettendo in comunicazione imprese provenienti da diversi ambienti, risponde alla richiesta
di superamento del localismo distrettuale e si configura come la naturale evoluzione del modello di
collaborazione del sistema produttivo moderno.
Grazie alle sue caratteristiche, il contratto di rete si adatta alle nuove istanze odierne del mercato,
soprattutto internazionale, consentendo alle diverse realtà di fare squadra, di progettare sul lungo
periodo un miglioramento del sistema economico nazionale e intercettare risorse per trasformale in
opportunità concrete di sviluppo.
Il contratto di rete, presupponendo come prerequisito fondamentale un programma condiviso e
“cucito su misura”, si adatta alle esigenze delle aziende di qualsiasi dimensione, non solo PMI ma
anche Grandi Imprese, ad esempio per accordi di filiera.
Il contratto di rete può essere stipulato in qualsiasi settore economico perché modellandosi sulle
caratteristiche dei suoi contraenti è efficace per tutte le tipologie di impresa.
Il contratto di rete è sempre più visto come una garanzia di affidabilità da parte di soggetti terzi,
quali istituti Bancari e Pubblica Amministrazione, che possono apprezzare, tramite il programma,
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la validità dell’iniziativa imprenditoriale in rete. Le aziende in rete acquistano, così, una visibilità e
credibilità maggiore.
Per esempio, in un contesto di sempre minore disponibilità di risorse, le autorità pubbliche e
bancarie possono valutare l’opportunità di erogare finanziamenti in base a programmi specifici
realizzati da aziende affidabili. In questo caso l’appartenenza alla rete e il relativo programma di
sviluppo offrono un parametro in più per comprendere meglio la solidità, la competitività e la
capacità innovativa delle aziende.
Quindi, far parte della rete offre alle aziende la possibilità di dimostrare la propria capacità di
crescita e ricevere misure favorevoli definite sulla base delle loro effettive esigenze.
Sia la Pubblica Amministrazione che il Sistema Bancario hanno compreso la portata di questo
approccio innovativo che consente di operare in un regime di maggiore trasparenza nelle relazioni
con il sistema imprenditoriale. Per questo motivo sono sempre più numerose le iniziative degli Enti
Pubblici attraverso bandi a favore della costituzione e gestione di reti d’impresa e del sistema
bancario con strumenti ad hoc per migliorare le condizioni di accesso al credito da parte delle
aziende che costituiscono la rete. Anche, la Banca europea per gli investimenti (BEI) si è mossa a
sostegno delle reti prevedendo un plafond di 100 milioni di euro destinato a vari istituti di credito
italiani.
Un ulteriore importante riconoscimento della validità delle reti d’impresa è arrivato con la Legge n.
221/2012 di conversione del Decreto Legge n.179/2012 (“Sviluppo Bis”) e dall'Autorità per la
Vigilanza sui Contratti Pubblici che ha redatto la “Determinazione n. 3 del 23 aprile 2013”
individuando le misure per la partecipazione delle reti di impresa alle procedure di gara per
l’aggiudicazione di contratti pubblici ai sensi degli articoli 34 e 37 del d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163.
Grazie alla rete, le imprese collaborano tra di loro per realizzare un programma comune attraverso
progetti, attività e azioni che difficilmente possono essere realizzate individualmente. In questa
difficile fase di stagnazione dei consumi interni, le imprese cercano di aggregarsi per competere sui
mercati internazionali e intercettare nuove opportunità di business oltre i confini.
Circa un quinto dei contratti di rete ha come finalità anche quella dell’internazionalizzazione e
dell’export, attraverso attività quali:
• progetti per aumentare la penetrazione commerciale e il marketing di prodotti di alta qualità
all’estero;
• collaborazioni per nuove opportunità di business;
• assistenza post vendita;
• condivisione di informazioni sui diversi mercati;
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• iniziative di formazione per il personale addetto all’internazionalizzazione;
• contrattazione prezzi di acquisto (es. materie prime);
• partecipazione a fiere e bandi dedicati all’internazionalizzazione.
Molte sono le iniziative da parte delle istituzioni pubbliche per sostenere e far sviluppare le reti
d’impresa finalizzate all’internazionalizzazione e l’export. Da un’indagine del Ministero dello
Sviluppo Economico su un campione di 300 imprese emerge che le imprese in rete da almeno un
anno hanno aumentato le esportazioni del 21,8%. Le imprese in rete da meno di un anno hanno fatto
registrare dati ancor più positivi dichiarando di aver aumentato l’export del 25,2%.
Come Confindustria stiamo promuovendo la partecipazione delle reti alle missioni di Sistema
all’estero perché, in tal modo, le aziende aggregate possono offrire oltreconfine prodotti e servizi in
maniera integrata e dall’alto valore aggiunto.
Per conferire allo strumento quanta più efficacia e migliorare l’utilizzo del contratto direte non solo
in termini quantitativi, ma anche sotto il profilo della qualità, RetImpresa ha stipulato con ICEAgenzia un “Accordo Quadro Operativo” per sostenere i progetti di internazionalizzazione ed
export sviluppati dalle reti d’impresa.
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