coltivazioni tipiche nel mondo - Coltivacion tipicas

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coltivazioni tipiche nel mondo - Coltivacion tipicas
Coltivacion tipicas dins lo mond
Il pastello
Il pastel
di Fredo Valla
italiano
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Albi, sovrastata dal colosso della chiesa fortezza, si riflette, colorata di porpora, nelle acque del fiume. L'appuntamento è all'Ostal d'Occitania, centro culturale
all'estremità del "pont viel" che da mille anni assicura il transito da una sponda all'altra del Tarn: dalla Cattedrale di Santa Cecilia al sobborgo operaio della Madeleine,
dove, nel medioevo, sorsero filatoi, concerie e mulini. Eric Barta, insegnante di occitano in una scuola della città, mi attende per mostrami un cimelio. "Un reperto"
aveva detto al telefono: "L'ultimo della coltivazione del pastel in Occitania". La conversazione tra il giovane professore e il giornalista italiano proveniente da una
valle sotto il Monviso, si svolge in lingua d'oc, fra lo stupore di chi nell'Ostal non immaginava che la lingua dei trovatori, diffusa tra Guascogna e Provenza, si
parlasse anche in Piemonte, in dodici valli del crinale alpino. Il prezioso reperto è un medaglione che Casimir Barta, trisnonno di Eric, vinse nel 1882 al Concorso
agricolo di Albi per aver prodotto la migliore qualità di pastel: ovvero l'Isatis tinctoria (guado in italiano), pianta erbacea delle crucifere che dà un pigmento blu usato
per colorare i tessuti. Il 1882 - spiega Eric - segnò l'epilogo di una storia che tra i secoli XV e XVI portò in Albi e a Tolosa immense ricchezze.
A quel tempo la coltivazione del pastel era concentrata in un triangolo d'oro fra i dipartimenti del Tarn, dell'Aude, dell'Ariége e l'Alta Garonna. Da giugno a novembre
i contadini raccoglievano a mano le foglie e le portavano nei mulini pastellieri per trasformarle in pigmento. Il blu d'Occitania partiva per l'Italia e la Spagna e
convogli di barche scendevano i fiumi Tarn, Agout, Adour e Garonna fino ai porti di Bordeaux e Bayonne, dove il blu pastel veniva caricato sulle navi oceaniche che
lo portavano a Londra, Amsterdam e Anversa assieme al vino della Gironda. Secondo lo storico Patrice Georges Rufino, conservatore del Museo del Pastel allestito
nel Castello di Magrin (a sud di Albi), nel XVI secolo l'Isatis tinctoria occupava 30-50 mila ettari e la produzione annuale di foglie era di 600-800 mila tonnellate. La
lavorazione per estrarre il pigmento durava sei mesi: per qualche giorno la massa vegetale veniva fatta seccare, poi la si sminuzzava con macine in pietra e si otteneva
una pasta viscosa che, dopo tre settimane, si modellava in globi di 7-9 cm. In lingua d'oc questi erano chiamati "cocanhas", da cui il nome storico di Paese di
Cuccagna per indicare la regione del pastel. I globi venivano poi messi a seccare e una volta induriti (dopo quattro-sei settimane) li si frantumava. Il prodotto
frantumato veniva quindi innaffiato con acqua, a intervalli regolari, e fatto fermentare. Lo si girava e rigirava, poi si faceva scolare e, dopo sei settimane, il pastel era
asciutto. A questo punto veniva ridotto in frammenti ricchi di pigmento blu concentrato. Questi, insaccati in balle di tela della capacità di un quintale, venivano quindi
esportati, ovunque ci fosse richiesta di blu per tingere lane, drappi e tessuti. Nel 1559 Etienne Ferrières, mercante di Tolosa, vendette 900 tonnellate del prezioso
pigmento sulle piazze di Londra, Anversa, Venezia, Rouen, Valence e Bilbao, affidando alle banche di Lione e Medina del Campo la riscossione dei crediti. Fu il
paese di cuccagna! Con le fortune accumulate i mercanti pastellieri costruirono sontuosi palazzi. La dimora dei D'Assezat a Tolosa è il massimo esempio del
rinascimento linguadociano, e i de Bernuy ornarono il proprio "hôtel particulier" con una torre esagonale affiancata da un torricino slanciato, e l'abbellirono con una
loggia di gusto italiano. Ad Albi le case dei pastellieri si riconoscono per le altane dove si mettevano le foglie a seccare. Il più agiato dei pastellieri albigesi fu Roger
de Reynes che nel 1511 fece costruire, in rue de Timbal, un palazzo con finestre e gallerie rinascimentali. Un trionfo di blu si ebbe anche nella Cattedrale di Santa
Cecilia dove la volta, affrescata da pittori italiani, è un intreccio di arabeschi su un cielo azzurro intenso, ottenuto mescolando pastel e ossido di rame. L'economia del
pastel arricchì paesi e campagne: abbellì i castelli di Loubens, presso Caraman, e di Mongeard. Nelle cittadine di Gaillac, famosa oggi per il suo vino, Graulhet e
Lavaur fiorirono dimore e opere d'arte. Qui, tuttavia, la storia del pastel si mescola alla vicenda dell'eresia catara e alla crociata contro gli Albigesi, che diede alla
Francia del nord l'occasione di annettersi il sud del paese. Nel 1211 Lavaur venne stretta d'assedio dai soldati crociati e due mesi dopo fu conquistata. I difensori
vennero sgozzati, quattrocento Catari salirono al rogo e la nobile Geralda de Laurac, sorella del signore del luogo, fu gettata viva in un pozzo e lapidata. Altre guerre,
quelle di religione del XVI secolo, segnarono la decadenza blu d'Occitania. Ma la fine dipese anche dai cattivi raccolti che per vari anni risultarono scarsi di pigmento.
Il pastel fu sostituito dall'indaco americano e il miracolo si esaurì. Rinacque due secoli dopo, sotto Napoleone, ai tempi del blocco continentale, per la necessità di
tingere in blu le divise dei soldati della Grande Armée; e persino in Piemonte, nel Dipartimento del Po, vi furono 800 ettari coltivati a pastel per ordine
dell'Imperatore. Ma di nuovo durò poco, e del pastel si persero le tracce... fino al 1992, quando a Lectoure, nel dipartimento del Gers (77 km da Tolosa, ma dalla
Linguadoca siamo passati in Guascogna), arrivò Henri Lambert, un architetto belga, con la moglie americana Denise. Acquistarono una conceria del XV secolo,
riempirono le stanze di tinozze e alambicchi, e dopo aver convinto qualche contadino del luogo a coltivare il pastel, presero a tingere loro stessi i tessuti, collaborando
con famosi stilisti, come Christian Dior e Ted Lapidus. "In futuro - spiega Henri Lambert - la tintura col pastel potrebbe svilupparsi su scala industriale". Intanto
l'Isatis tinctoria fiorisce di nuovo sulle dolci colline del Gers, fra girasoli, campi di mais e infinite distese di aglio.
occitan
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Albi, sovrastaa dal colòs de la gleisa fortessa, se miralha, tencha de porpra, dins las aigas dal riu. L'apontament es a l'Ostal d'Occitània, centre cultural al fons dal pont
vielh que despuei mila ans assegura lo passatge d'una riba a l'autra dal Tarn: da la catedrala de Santa Cecília al soborg operai de la Madeleine, ente a l'atge mesan son
naissuas de filandas, de tanarias e de molins. Eric Barta, ensenhant d'occitan dins n'escòla de la vila, m'atend per me mostrar un cimèli. "Un repèrt", avia dich al
teléfon, "lo darrier de la cultivacion dal pastèl en "Occitània". Lo devís entre lo jove professor e lo jornalista italian provenient da una valada ai pè dal Vísol, se fai en
lenga d'òc, entre l'estonament general de qui dins l'Ostal imaginava pas que la lenga di trobadors, difondua entre Gasconha e Provença, se parlesse decò en Piemont,
dins dotze valadas dal crinal alpin. Lo preciós repèrt es un medalhon que Casimir Barta, reirevielh d'Eric, avia ganhat ental 1882 al Concors agricòle d'Albi per aver
produch la melhora qualitat de pastèl, o ben l'Isatis tinctoria (pastèl en occitan), una planta erbàcea de las crucíferas que dona un pigment blòi adobrat per colorar lhi
teissuts. Lo 1882 - cóntia Eric - a marcat la fin d'una estòria que entre lhi sècles XV e XVI a portat a Albi e Tolosa d'immènsas richessas.
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An aquel temp la cultivacion dal pastèl era concentraa dins un triangle d'òr entre lhi departaments d'Aude, Arièja e Auta-Garona. Da junh a novembre lhi campanhards
culhion a man las fuelhas e las portavon ai molins pasteliers per ne traire de pigment. Lo blòi d'Occitània partia per l'Itàlia e l'Espanha e de convòlhs de barcas
davalavon lhi rius Tarn, Agot, Ador e Garona fins ai pòrts de Bordèu e de Baiona, ente lo blòi pastèl venia charjat sus las naus oceànicas que lo menavon a Londra,
Amsterdam e Anvèrsa ensem al vin de Gironda. Second l'istorian Patrice Georges Rufino, gardaire del Musèu dal Pastèl alestit dins lo chastèl de Magnin (a sud
d'Albi), al sècle XVI l'Isatis tinctoria ocupava 30-50 mila ectars e la produccion anuala de fuelhas era de 600-800 mila tonelaas. Lo trabalh per extraire lo pigment
durava sieis mes: per qualque jorn la massa vegetala venia facha sechar, puei én la brisava embe de mòlas en peira e én obtenia una pasta viscosa que après tres
setmanas se modelava en trocets de 7-9 cm. En lenga d'òc aquesti venion chamats "cocanhas", d'ont lo nom istòric de País de Cocanha per indicar la region dal pastèl.
Lhi trocets venion puei butats a sechar e un bòt durzits (après quatre-sieis setmanas) venion já mai brisats. Lo produch brisat venia puei arrosat d'aiga a intervals
regulars e fach fermentar. Én lo virava e revirava, puei én lo fasia escolar e après sieis setmanas lo pastel era eissuch. An aquela mira venia brizat en toquets rics de
pigment blòi concentrat. Aquesti, ensacats en de balas de tèla de la capacitat d'un quintal, venion puei exportat ont que lhi foguesse de demanda de blòi per ténher
lanas, drap e teissuts. Ental 1559 Etienne Ferrières, marchand de Tolosa, a vendut 900 tonelaas dal preciós pigment sus las plaças de Londra, Anvèrsa, Venécia,
Rouen, Valença e Bilbao, en afidant a las bancas de Lion e Medina del Campo l'encaissament di crédits. Es estat lo país de la cocanha! Embe las fortunas acumulaas
lhi marchands pasteliers an fach bastir de palais somptuós. La demora de lhi D'Assesat a Tolosa es l'exemple mai aut dal renaissiment lengadocian; lhi De Bernuy an
ornat lor "hôtel particulier" d'una tor exagonala aflancaa da una torreta eslançaa e l'an abelia embe una lòbia de gust italian. A Albi las maisons di pasteliers se
reconeisson per las autanhas ente se butavon las fuelhas a sechar. Lo pus aisat di pasteliers albigés es estat Roger de Reynes qu'ental 1511 a fach bastir dins la carrièra
de Timbal un palais embe fenèstras e galerias renaissimentalas. Un triompf de blòi s'es agut tanben dins la catedrala de Santa Cecília ente la vòuta, afrescaa da de
pintres italians, es un entreç d'arabèscs sus un cèl azur intens, obtengut en mesclant lo pastèl a l'òxid d'aram. L'economia dal pastèl a enrichit de país e de campanhas: a
abelits lhi chastèls de Lobens, près de Caraman, e de Mogeard. Dins lhi vilatges de Gaillac, famosa encuei per son vin, Graulhet e Lavaur son florias de demoras e
d'òbras d'art. Aicí, totun, l'istòria dal pastèl vai se mesclar an aquela de l'eresia catara e a la crosada còntra lhi albigés, qu'a donat l'ocasion a la França de s'annexar lo
sud dal país. Ental 1211 Lavaur ven assetjaa dai soldats crosats e d'aquí a dui mes conquistaa. Lhi defensors venon esgorjats, quatrecent catars venon mandats al
lenhier e la nòbla Gerarda de Laurac, sòrre dal senhor dal pòst, ven campaa viva dins un potz e lapidaa. D'autras guèrras, aquelas de religion dal XVI sècle, an marcat
la decadença dal blòi d'Occitània. Mas sus la fin a dependut decò da las marrias culhias que per divèrsi ans son estaas pauras de pigment. Lo pastèl es estat remplaçat
da l'indi american e lo miracle s'es avalit. Es já mai naissut dui sècles après, dessot Napoleon, ai temps dal blòc continental, per la necessitat de ténher de blòi las
divisas di soudats de la Grande Armée; e fins en Piemont, ental departament dal Pò, lhi a agut 800 ectars cultivats a pastèl per òrdre de l'Imperator. Ma a já mai durat
gaire e dal pastèl se son perduas las traças... fins al 1992, quora a Lactoure, ental departament de Gers (77 km da Tolosa, mas dal Lengadòc sem passats en Gasconha)
es arribat Henri Lambert, un arquitect belga, embe la frema americana Denise. A achataa una tanaria dal sècle XV, an emplit las estàncias de tinas e d'alambics, e
après aver convençut qualque campanhard dal pòst a cultivar de pastèl, se son butats a ténher lor mesmes, en collaborant embe d'estilista famós coma Christian Dior e
Ted Lapidus. "En futur - explica Henri Lambert - la tencha embe lo pastel poleria se desvolopar sus eschala industriala". Mentretant l'Isatis tinctoria florís já mai sus
las dòuças colinas dal Gers al metz de virasolelhs, champs de mèlia e d'infinias estenduas d'alh.
Blu occitano 2
Blu occitano 1
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