Navigare sotto raffica

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Navigare sotto raffica
www.solovela.net
articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Cazza e lasca
1
ca. Di conseguenza (fig.2) si registra
un incremento del vento apparente
che in queste condizioni si sposta
verso poppa. Se siamo in presenza di
una raffica “buona”, non così violenta da far straorzare la barca, ecco che
abbiamo l’opportunità di guadagnare
qualche grado all’orza per recuperare
lo spostamento del vento apparente.
Una situazione da sfruttare anche in
crociera, durante un lungo bordo di
bolina, quando la possibilità di guadagnare acqua tutte le volte che è
possibile può significare ritrovarsi
sopravento a un promontorio o al nostro porto d’arrivo.
SFRUTTARE LA RAFFICA BUONA
Manovre
Navigare sotto raffica
Un improvviso rinforzo del vento
produce effetti spesso indesiderati,
Ecco come affrontarli. Ma anche come
sfruttare qualche opportunità
di Nico Caponetto
afficaaaa! Quante volte abbiamo sentito questo richiamo in barca? Quante volte, fra il divertito e l’allarmato, ci siamo preparati a accogliere l’insperato o
temuto rinforzo? In regata c’è chi si occupa di questo a
tempo pieno: scrutare la superficie del mare per avvertire
in tempo il timoniere indicando i secondi che mancano all’arrivo del rinforzo e anche i gradi rispetto alla rotta. Anche in crociera, senza arrivare a questi livelli di professionismo, osservare la superficie del mare e accorgersi dell’arrivo di una raffica, soprattutto se molto forte, permette di
R
evitare reazioni incontrollate dello scafo. E qualche volta di
sfruttare una grande opportunità, quella di guadagnare
gradi preziosi all’orza assecondando semplicemente la tendenza dello scafo.
2
VA1
VA2
VR
VV
VR
VV
VA
Il vento apparente VA (fig 1) è la
risultante fra il vento reale VR e vento
di velocità VV. Nella figura 2
all’aumento di VR il vento apparente
VA2 aumenta e si sposta verso poppa
Ecco che sopravento il mare si fa più
scuro: una chiazza più blu, leggermente più increspata rispetto al resto della superficie che avanza. Con un po’ di
esperienza si può prevedere, oltre all’intensità, anche quanto
ci metterà la raffica per raggiungerci. Se siamo fortunati, il
rinforzo è nella stessa direzione del vento reale. Nulla di più
semplice dunque: sfruttiamo il momentaneo spostamento a
poppa dell’apparente portando la barra gradualmente all’orza
fino a quando il fiocco non darà i primi segni di rifiuto.
Abbiamo guadagnato così qualche grado, che possiamo tenere fino a quando l’aumento della velocità della barca, o
il mollare della raffica, non riportano l’apparente nella direzione originaria costringendoci a poggiare nuovamente.
In queste condizioni ottimali, è solo il timoniere che gioca con il vento, orzando e poggiando per mantenere le vele perfettamente bordate.
Nel caso la raffica dia “buono”, ossia sopraggiunga ancora
più da poppa, la possibilità di orzare e quindi di guadagnare acqua sarà maggiore. In caso contrario, se dà leggermente “scarso”, sarà possibile mantenere l’andatura
senza bisogno di poggiare a meno che non ci si trovi di
fronte a un vero e proprio salto di diversi gradi verso prua.
COSA SUCCEDE AL VENTO
È ben noto a tutti i velisti, che il vento che avvertiamo in
navigazione è quello apparente, ossia la risultante del vento reale e quello di velocità (fig1). In queste condizioni,
con le vele ben regolate e con il centro di deriva in asse con
il centro velico (SoloVela ottobre 2006), la barca ha una
buona stabilità di rotta e richiede ben pochi interventi sulla barra. La raffica è un improvviso e repentino aumento del
vento medio. Quando arriva qualcosa cambia in quell’insieme di vettori e di conseguenza qualcosa succede a bordo.
Su una normale barca da crociera, infatti, l’improvviso aumento del vento reale non si associa immediatamente a un
aumento del vento di velocità a causa dell’inerzia della bar-
Avanzato
DIFENDERSI DA QUELLA CATTIVA
Nel caso in cui l’improvviso aumento del vento sia violento, la raffica esercita sulla barca e sulle vele una forza che
deve essere governata con una serie più articolata di manovre. È intuitivo il fatto che se la si riconosce e la si prevede, la possibilità di evitare gli effetti sgraditi è elevata.
Una raffica violenta che ci investe, imprime un forte sbandamento e una tendenza all’orza che spesso, con la sola
azione del timone, non è possibile contrastare finendo in
straorza.
All’arrivo della raffica, è quindi bene orzare fino a far rifiutare un po’ il fiocco portandosi sul limite dell’angolo mor-
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VA2
to. In questo modo si previene il repentino sbandamento
della barca. Questa azione non sarà sufficiente se l’incremento del vento è davvero forte e si dovrà agire anche sulla randa per alleggerire la pressione. Se si agisce tempestivamente, non è necessario lascare la scotta della randa limitandosi ad agire sul carrello del trasto che deve essere
sostato sottovento.
Quanto? Naturalmente dipende dall’intensità del rinforzo e
dalla tempestività con sui si agisce. In questi casi è il timoniere che ha il polso della situazione e chiamerà randa
fino a quando sentirà in equilibrio la barca. In questo modo, avremo una vela ben cazzata, piatta, ma ben aperta,
soprattutto nella parte più alta dove più forte si avverte
l’effetto di sbandamento impresso dal vento.
In assenza di un trasto efficace, magari molto corto e collocato sulla tuga con un punto di applicazione a metà del
boma, può accadere che l’azione di scarrellare sottovento
non sia sufficiente. In questo caso si dovrà lascare anche
scotta randa per scaricare completamente la pressione sulla vela maestra.
Ricapitolando, quando si vede arrivare da sopravento una
raffica si deve:
-orzare fino a far pungere il fiocco;
-scarrellare sottovento il trasto;
-lascare scotta randa in assenza di trasto.
Passata la raffica, o comunque quando la velocità della barca aumenta annullando l’effetto sul vento apparente, si potrà gradualmente poggiare e riportare al centro il trasto
della randa e, se si è anche lascata la scotta, si potrà cazzare nuovamente e bordare la vela in modo corretto in re
lazione alle mutate condizioni.
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84 novembre 2007
VA
Livello di difficoltà
Avanzato
Primi passi
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Nelle andature portanti sotto spi,
in caso di raffica si deve far filare
anche la scotta della vela di prua.
A vele bianche, foto sotto,
si deve lascare velocemente il vang
SE ARRIVA ALLE SPALLE
Abbiamo fino a questo momento considerato le manovre da
mettere in atto nel caso di un rinforzo improvviso in andatura montante. Una raffica che arriva alle andature portan-
ti può essere anche più insidiosa, proprio perché meno visibile. Se stiamo navigando a vele bianche, sarà completamente inutile scarellare il trasto randa o lascare la scotta.
Il risultato sarebbe nel migliore dei casi ininfluente. E certo non sarà il caso di iniziare a orzare con il risultato di
esporci maggiormente alla violenza della raffica. L’obiettivo resta comunque quello di scaricare la pressione dalla
randa. In queste condizioni, l’unica manovra efficace da
eseguire velocemente, è quella di lascare completamente il
vang, in modo da far salire il boma e alleggerire la pressione sulla vela maestra portando contemporaneamente la
barra alla poggia. Sotto spi vale la stessa cosa: lascare
vang, contrastare col timone la tendenza all’orza e filare la
scotta della vela di prua per depotenziarla. Infine, prendere seriamente in considerazione l’eventualità di ammainare
lo spinnaker e ridurre tela.
86 novembre 2007
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