Manifestazione Nazionale 19/10/2007 (formato PDF

Transcript

Manifestazione Nazionale 19/10/2007 (formato PDF
Manifestazione nazionale degli odontotecnici italiani
Auditorium Centro Congressi Frentani
Roma 19 ottobre 2007
Odontotecnici:
professionisti sanitari
in un nuovo modello di odontoiatria
relazione di
Maurizio Troiani
Il Comitato Promotore
CNA-SNO SICED
Una vita da mediano
Una vita da mediano a recuperar palloni
nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni
una vita da mediano con dei compiti precisi
a coprire certe zone, a giocare generosi
lì sempre lì, lì nel mezzo,
finchè ce n'hai stai lì
una vita da mediano da chi segna sempre poco
che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco
una vita da mediano che natura non ti ha dato
nè lo spunto della punta, nè del 10 che peccato
lì sempre lì, lì nel mezzo,
finchè ce n'hai stai lì
stai lì, sempre lì, lì nel mezzo
finchè ce n'hai finchè ce n'hai stai lì
una vita da mediano da uno che si brucia presto
perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto
una vita da mediano lavorando come Oriali
anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali
lì sempre lì lì nel mezzo
finchè ce n'hai stai lì
stai lì sempre lì lì nel mezzo
finchè ce n'hai, finchè ce n'hai, stai lì
Signori Invitati, Cari Colleghi
prima di entrare nel merito dei temi desideriamo porgere i più sinceri ringraziamenti ai
nostri graditissimi ospiti che accettando il nostro invito sono oggi presenti a confrontarsi
sulle varie questioni che la presente relazione cercherà di illustrare.
A tutti i Colleghi oggi presenti desideriamo rivolgere un affettuoso e caloroso saluto,
scusandoci per i disagi procurati loro chiamandoli a manifestare a Roma.
Desideriamo altresì ringraziare tutti i Colleghi, relatori e dirigenti di SICED, funzionari e
dirigenti odontotecnici delle strutture territoriali CNA-SNO che hanno resa possibile
questa manifestazione: senza il loro entusiasmo non avremmo mai potuto realizzare
questa giornata di protesta, di proposta ma anche di festa di una categoria poco avvezza
alla mobilitazione.
In poco più di un mese sono state infatti organizzate decine di assemblee in 15 Regioni
con iniziative dove si sono intrecciati momenti culturali e sindacali.
Uno sforzo che ci ha consentito di misurare le nostre capacità organizzative; di illustrare
nel dettaglio scopi e obiettivi della manifestazione ma anche di apprendere il reale livello
di conoscenza della categoria su aspetti strategici della nostra attività e dei nostri
laboratori per i quali e con i quali siamo chiamati a costruire il nostro futuro, quello della
nostra professione e quello delle nostre famiglie.
Un vera e propria “full immersion” nella e con la categoria che non crediamo abbia mai
avuto precedenti analoghi in tempi così ristretti:
Un patrimonio che intendiamo non
solo conservare gelosamente ma far fruttare al meglio per perseguire quella che
sinteticamente è la “mission” che ci siamo dati: restituire a questa categoria la
dignità professionale, economica e sociale che la disattenzione delle Istituzioni
e l’attuale modello di odontoiatria le hanno negato per tanti, troppi decenni.
Grazie quindi a tutti Voi, Colleghi, che provenite da tante e spesso lontane province e che
avete permesso di vivere una giornata come quella odierna.
Esaurito il doveroso indirizzo di saluto e di ringraziamento entriamo nella trattazione dei
temi oggetto del confronto odierno e che sono gli stessi che il 21 febbraio scorso, al
CNEL, furono al centro di un'altra iniziativa.
Da quella iniziativa e da quel momento sono cambiati alcuni interlocutori. E’ cambiato – e
non positivamente – il contesto del profilo. Non è cambiato nulla rispetto al modello di
odontoiatria. E’ cambiata la consapevolezza della categoria, il suo coinvolgimento, la sua
partecipazione. E’ soprattutto cambiata la forza della rappresentanza delle istanze.
Elementi di un nuovo modello di odontoiatria.
Non si discostano quindi – da febbraio – i dati della situazione dell’odontoiatria, sono gli
stessi dati presentati nel luglio 2005 al “dental day” dall’insieme del sistema dentale.
Tale scelta trova la sua ragione d’essere su due aspetti: il primo, dal fatto che non
abbiamo dati più aggiornati e, se ce ne fossero, denuncerebbero una situazione con
criticità molto più accentuate Il secondo, dalla impossibilità da parte dei nostri
interlocutori di contestare tali dati.
I dati sul sistema dentale italiano e sulla situazione dell’odontoiatria nel nostro Paese li
abbiamo illustrati più volte e in varie occasioni e ci ripromettiamo di farlo ancora tante
volte in futuro perché è assolutamente indispensabile che vi si “accenda un faro” sopra.
I problemi, come vedremo, sono costituiti da un lato dalla frequenza dell’accesso alle
prestazioni e quindi dal livello di salute orale complessivo del nostro Paese;
dall’altro
dalla compatibilità dei costi con le capacità di spesa delle fasce soprattutto deboli della
popolazione;
dall’altro ancora dalla reale possibilità di scelta fra offerta pubblica,
offerta privata e possibilità di mutualizzare i costi.
Esiste quindi “una questione odontoiatria” che va ogni giorno di più configurandosi come
opzione riservata alle classi più agiate o, per lo meno, con possibilità di indebitamento:
l’odontoiatria sta in breve diventando un “privilegio da ricchi”.
Dissertazioni diverse (pletora, abusivismo, ecc.) servono solo a mantenere nella più
oscura ignoranza l’opinione pubblica e i vari interlocutori, distogliendo l’attenzione sui
veri problemi dell’odontoiatria che possono essere riassunti nei seguenti dati:
•
il modello di odontoiatria nel nostro Paese si basa per il 92-94% sull’offerta di
prestazioni da parte degli studi privati;
per il 2-4% da parte di forme di
mutualizzazione; per il 2-4% da prestazioni erogate da strutture pubbliche;
•
poco più di un terzo della popolazione si reca di norma dal dentista almeno una
volta l’anno, mentre due terzi della popolazione disertano ogni anno anche la sia
pur elementare visita di controllo;
•
nel periodo 1999-2002 si è registrato un drastico calo degli accessi alle
prestazioni pari a 1.600.000 pazienti in meno e tutto lascia supporre che tale
trend negativo si sia consolidato negli anni seguenti anche in considerazione
dell’avvento dell’euro e della compressione della capacità di spesa delle famiglie;
•
in Italia operano circa 33 - 34.000 studi odontoiatrici (dati studio settore),
nella stragrande maggioranza di piccole dimensioni e con una distribuzione
geografica che non risponde assolutamente alla effettiva domanda di prestazioni,
né alla capacità reddituale delle famiglie, mentre gli abilitati all’esercizio
dell’odontoiatria risultano essere oltre 50.000 (fonte FNOMCeO), ma in tale
numero sono calcolati anche coloro che pur abilitati all’esercizio della odontoiatria
non la esercitano o la esercitano insieme ad altre specializzazioni mediche;
•
in Italia operano circa 15.000 laboratori odontotecnici con circa 20.000
addetti. Ogni laboratorio occupa in media poco più di un addetto, con una
scarsissima capacità di autofinanziamento e quindi di accesso all’innovazione di
processo e di prodotto, oltre ad una dipendenza stretta dai committenti visto che
ogni laboratorio ha in media poco più di due committenti;
•
i ricavi degli studi odontoiatrici si aggirano sui 50.000 Euro/anno e pertanto si
stima che il fatturato complessivo si colloca fra i 10 e i 12 Miliardi di euro/anno
e considerando gli addetti diretti e indiretti occupati nelle varie attività (industria,
distribuzione, ecc.) l’intero sistema dentale occupa circa 150.000 addetti.
L’odontoiatria e più in generale il sistema dentale italiano rappresentano così ad un
tempo una “questione sanitaria” ed una attività economica di tutto rispetto.
La debolezza strutturale sia degli studi odontoiatrici che dei laboratori odontotecnici
contribuisce non poco a rendere oneroso il ricorso alle cure ed è la conseguenza diretta:
-
da un lato del disinteresse delle Istituzioni verso l’odontoiatria, non
adeguatamente considerata sino a qualche anno fa come importante aspetto della
salute della persona e lasciata sviluppare secondo i principi del mercantilismo
francese del sei-settecento (“laissez faire, laissez passer”);
-
dall’altro della strenua difesa dei privilegi corporativi anche contro le prospettive
delle giovani generazioni di dentisti.
E’ forte il convincimento – per non dire la certezza - che quanti compongono le élites
delle rappresentanze odontoiatriche tendano più a conservare i propri privilegi per il
maggior tempo possibile che a delineare traiettorie di sviluppo della professione.
Da qui una serie di prese di posizione che si traducono in una vera e propria “politica dei
no”: NO alla incentivazione degli accessi alle cure quindi NO alla defiscalizzazione, NO
alle forme di mutualizzaione dei costi, NO al terzo pagante; NO a competitori
plurispecialistici in strutture adeguate, NO ovviamente allo sviluppo dell’offerta pubblica
di prestazioni, per non parlare poi delle reiterate richieste di riduzione degli accessi ai
CLOPD se non delle malcelate tentazioni di chiusura degli stessi.
Insomma, l’unica strategia perseguita non è la riforma del modello esistente, ma
rinchiudersi nella strenua difesa per quanto è possibile dell’esistente: quel “RESISTERE,
RESISTERE, RESISTERE!” invocato anni fa per ben più nobili motivi.
L’odontoiatria peraltro è la dimostrazione del fallimento del principio basilare su cui si
fonda l’economia di mercato: la legge della domanda e dell’offerta.
Se fosse infatti vera la drammaticità della cosiddetta “pletora”, l’eccesso cioè di offerta di
prestazioni rispetto alla popolazione secondo standard internazionali che non siamo mai
riusciti a farci dimostrare, nel nostro Paese il costo delle prestazioni sarebbe precipitato
dato che a fronte di un eccesso di offerta, il costo dei relativi beni e/o servizi tende
invariabilmente a calare.
Questa legge economica in odontoiatria non trova applicazione: in odontoiatria, a fronte
del tanto conclamato eccesso di offerta di prestazioni, non calano i costi delle stesse,
calano drasticamente gli accessi alle cure.
In più se fossero vere le lamentele sulla drastica riduzione dei saggi di profitto
dell’attività odontoiatrica e dell’aumento sconsiderato dei relativi costi, non si capisce
perché si frapponga ogni tipo di ostacolo ad ogni genere di incentivazione della domanda
di prestazioni, di mutualizzazione dei costi, di terzo pagante.
E’ azzardato…….. è provocatorio………. è frutto di un evidente complotto demo-plutomassonico affermare che gli ostacoli vengono frapposti perché con tali strumenti
emergerebbe in tutta la sua “geometrica potenza” quella base imponibile che oggi sfugge
a tassazione?
Ci piace citare quanto ebbe a dire un Presidente di associazione odontoiatrica: lo
facciamo spesso perché è indicativo di una certa logica ed ha il pregio della sincerità.
Questi affermò nell’inverno 2005 che bisognava seguire la strada intrapresa dal Governo
tedesco (come se in Italia l’offerta di prestazioni mutualizzate avesse una qualche seria
incidenza): riduzione drastica delle forme mutualistiche e conseguente incentivazione
dell’offerta privata che in Germania si è tradotto in maggiore redditività e drastica
riduzione dei costi, conseguente al minor numero di accessi alle cure, per gli studi privati.
All’osservazione del giornalista che faceva notare quanto tale politica avesse privilegiato
le classi più abbienti e penalizzato quelle più deboli, il Nostro ha placidamente osservato:
“questo non può e non deve essere considerato un problema dei dentisti!”.
Così tanto per far capire come la pensa questo dirigente odontoiatrico in materia di
profilo professionale, citiamo un passo di quanto ebbe a scrivere in una lettera pubblica
all’indomani della sua audizione presso la Commissione in seno al CSS sul profilo: “non è
culturalmente e socialmente accettabile che possa verificarsi la trasformazione
di un odontotecnico artigiano fabbricante di protesi in un operatore sanitario”.
Ci meravigliammo così di non trovare poi nella lettera la seguente riflessione: “perché è
noto che gli artigiani non sono di razza ariana; talvolta hanno votato comunista
e qualche volta li abbiamo visti entrare in sinagoga o in moschea; sono di
carnagione scura e soprattutto hanno veramente un cattivo gusto nel vestire.”
Ma in quella lettera il passo citato non è l’unica “performance”, né ci soffermeremo nella
relazione a dimostrare quale sia stata “la colonna infame” delle strumentalizzazioni, delle
falsità, delle criminalizzazioni e degli attacchi vergognosi agli odontotecnici.
Questi Signori rappresentano l’odontoiatria non solo in Italia ma anche in Europa e nel
mondo, questi Signori siedono ad un tavolo istituito lo scorso anno dal Ministro presso il
Sottosegretario Zucchelli con il compito di delineare le traiettorie di sviluppo
dell’odontoiatria, dei LEA e di favorire gli accessi alle cure.
Le proposte per alcuni elementi di un nuovo modello di odontoiatria.
Incentivare gli accessi alle cure attraverso l’introduzione del cosiddetto “contrasto di
interessi” fra dentista e paziente.
Rendere trasparente la composizione dei costi attraverso la fatturazione separata
della prestazione clinica dalla fornitura di protesi e comunque con l’evidenziazione
obbligatoria nella fattura del costo della protesi e del nome del fabbricante.
Iniettare dosi massicce di legalità nel sistema perché da sempre e in ogni contesto
l’illegalità premia i forti e colpisce i deboli.
A questi interventi dovranno poi seguire provvedimenti ad hoc per incentivare anche nel
nostro Paese le forme di mutualizzazione dei costi (fondi sanitari, assicurazioni, ecc.) ed
una politica sanitaria che sviluppi in odontoiatria le strutture pubbliche.
Vogliamo, in buona sostanza, che ci possa essere da parte del cittadino la possibilità di
optare tra offerta pubblica, offerta privata e forme di mutualizzazione dei costi:
vogliamo cioè che l’odontoiatria poggi su tre pilastri a vantaggio di molti e non
più sui privilegi a vantaggio dei pochi.
Tutto ciò rappresenta un “libro dei sogni”, un inutile tentativo di “assaltare il cielo”,
un esercizio tipico di tante “mozioni degli affetti”?
No, è la strada non solo per garantire gli accessi alle cure da parte delle fasce più deboli
(obiettivo che comunque da solo non sarebbe disdicevole perseguire), ma è la strada,
insieme al profilo, per riacquistare alla nostra categoria una adeguata dignità
professionale, economica e sociale.
Viste le forze in campo e l’irriducibile volontà dimostrata di difendere a ogni costo certi
privilegi corporativi, non potevamo non coinvolgere anche gli altri soggetti deboli della
filiera: i consumatori e in particolare i pensionati.
La proposta che rivolgiamo loro è: se condividete le nostre analisi e i nostri obiettivi
entrate anche Voi in questo Comitato Promotore costituitosi per la
manifestazione odierna ed insieme mettiamo a punto, celermente, tutte le
necessarie iniziative.
Se come ci auguriamo la risposta sarà positiva, non vogliamo e non dobbiamo soltanto
consegnare ad un comunicato stampa la manifestazione di tale volontà, ma da domani
riunirci e decidere in modo sollecito il “che fare”, il “quando fare”, il “dove fare”
quanto riteniamo utile per
a) accendere un fare sulla situazione esistente in odontoiatria;
b) coinvolgere l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media;
c) intervenire sulle Istituzioni per prendere le decisioni del caso.
Già attraverso la defiscalizzazione, la possibilità cioè di portare in detrazione dalla
denuncia dei redditi i costi delle prestazioni odontoiatriche, si conseguirebbero una serie
di risultati anche indotti oltre ad incentivare gli accessi alle prestazioni:
•
•
•
la ripresa della domanda protesica soprattutto, seppur non solo, da parte degli
anziani con indubbi risvolti positivi per i laboratori odontotecnici;
il recupero di base imponibile che oggi sfugge a qualsiasi imposizione con grave
danno per l’erario e l’intera collettività;
il rispetto delle normative vigenti a tutela dei pazienti, come la Direttiva CEE
93/42 ostacolata in tutti i modi proprio per i suoi risvolti di carattere fiscale.
Gli eventuali costi per l’erario derivanti dall’aumento delle detrazioni, sarebbero
ampiamente compensati dal notevolissimo recupero di base imponibile, visto che i ricavi
per studio odontoiatrico si aggirano oggi intorno ai 50.000 Euro/anno.
Ma l’iniziativa non può e non deve esaurirsi con i risultati che riusciremo a raggiungere o
meno in sede di Legge Finanziaria 2008, l’iniziativa deve protrarsi sino a quando non
avremmo raggiunto tutti gli obiettivi posti.
Per tale motivo, abbiamo più volte evidenziato che la manifestazione odierna
altro non è che la prima di una lunga serie di iniziative di mobilitazione, alle
quali chiediamo alle Associazioni dei Consumatori e dei Pensionati di unirsi.
Profilo professionale
Per introdurre la trattazione sul profilo, ripercorriamo quanto abbiamo avuto modo di
esporre nel corso dell’audizione di martedì 26 giugno u.s. presso l’apposita Commissione
costituita nell’ambito del CSS.
Ancora oggi la regolamentazione dell’attività odontotecnica si basa essenzialmente sul
Regio Decreto 1928 n. 1334. Nel corso dei decenni successivi più volte si è tentato
inutilmente di modificare quanto previsto da tale Regio Decreto.
Il 29 febbraio 2000 (Ministro Rosi Bindi) si avviò il confronto con il Ministero della salute
(Dott. D’Ari e Dott.ssa Martelli) per disciplinare il profilo in forza del DLGS 502/92.
Dopo la caduta del Governo D’Alema e l’insediamento del nuovo Ministro della salute
Prof. Veronesi, il confronto riprese con il Sottosegretario Grazia Labate, elaborando un
testo su cui venne raggiunto un accordo il 15 febbraio 2001.
Il 12 aprile 2001 nel corso di un incontro con il Ministro Veronesi, accogliemmo alcune
osservazioni fatte da ANDI e concordarono su un nuovo testo.
Il 14 maggio 2001 il CSS incaricò un apposito Gruppo di lavoro che nel corso di alcune
riunioni apportò con il nostro contributo ulteriori modifiche che furono illustrate il 5 luglio
2001 nel corso di una audizione da noi effettuata presso la II° Sezione del CSS.
Nel corso della seduta del 30 ottobre – 14 novembre 2001 la II Sezione del CSS,
presieduta dal Prof. Cuccurullo apportò con il nostro consenso ulteriori modifiche al testo
esprimendo parere positivo.
Nella relazione dopo il parere favorevole del CSS, il Direttore Generale ed il Capo di
Dipartimento del Ministero informarono per completezza che “sulle modifiche apportate al
testo del provvedimento a seguito del parere reso dal Consiglio Superiore di Sanità, non
sono pervenute obiezioni né da parte delle Associazioni di categoria, né da parte della
FNOMCeO”.
Nel novembre 2001, Il Sole-24ore pubblicò una intervista al Presidente ANDI che si
congratulò con il CSS per il lavoro svolto eccezion fatta per la collocazione presso la
Facoltà di Medicina del Corso di laurea, ma non crediamo di poter essere smentiti se
affermiamo che tale riserva era dettata da motivazioni che esulavano il merito.
Su quel testo, in breve, si realizzò una convergenza tra odontotecnici, FNOMCeO e ANDI.
Nell’Adunanza Generale dell’11 aprile 2002, il Consiglio di Stato a fronte dell’intervenuta
modifica del Titolo V della Costituzione rinviò il regolamento al Ministero della salute
affermando che anche in materia di disciplina delle professioni sanitarie si doveva
prevedere la cosiddetta “legislazione concorrente Stato-Regioni”; nulla eccependo il
Consiglio di Stato nel merito del profilo, nell’iter seguito e nella qualificazione di
professione sanitaria.
In due successive riunioni del giugno e dell’ottobre 2002, il Ministero della salute (Dott.
Mastrocola) elaborò con noi un articolato per attuare quanto richiesto dal Consiglio di
Stato, successivamente integrato con quanto richiesto dal MIUR e quindi, dopo
l’approvazione del Consiglio dei Ministri, trasmesso al Senato che lo integrò con varie
proposte di legge all’attenzione della competente Commissione.
Nel gennaio 2006 il Parlamento approvò la Legge 43/06 sulle professioni sanitarie che
all’art. 5 fissa la procedura per l’individuazione dei nuovi profili e successivamente
abbiamo dovuto attendere: la ricostituzione del nuovo CSS avvenuta nel novembre 2006,
la designazione degli esperti per integrare la Commissione nel marzo-aprile 2007, il
decreto di nomina della Commissione firmato dal Ministro il 6 giugno 2007.
Dall’inizio di questo lungo viaggio (29 febbraio 2000) si sono succeduti alla guida del
Ministero 6 Ministri di 4 diverse maggioranze parlamentari in 3 diverse Legislature (On.le
Rosi Bindi; Prof. Umberto Veronesi; Prof. Girolamo Sirchia; On.le Francesco Storace;
On.le Silvio Berlusconi; On.le Livia Turco).
Il profilo degli odontotecnici non è figlio della volontà politica di una determinata parte
politica, né della volontà di questo o quel Direttore Generale;
né questo o quel
Ministro, Sottosegretario né tanto meno Direttore Generale ne hanno mai boicottato
l’iter: di questo ne dobbiamo dare atto e lo facciamo con molto piacere, non solo per
dovere e riconoscenza, ma anche perché questo rafforza non poco l’iter di approvazione.
Salvo il paragrafo 5 (equipollenze), il testo sottoposto all’attenzione della Commissione il
26 giugno u.s. è stato lo stesso testo su cui la II° Sezione del CSS, presieduta dal Prof.
Cuccurullo, oggi Presidente dell’intero CSS, espresse parere positivo.
A conclusione della relazione tecnica di accompagnamento allo schema di profilo
trasmesso il 24 aprile 2007 al CSS dal Ministero si afferma:“Per completezza di
informazione si comunica che il presente testo è condiviso oltre che dalle Associazioni di
categoria anche dalla FNOMCeO e che lo stesso è conforme al parere a suo tempo reso
dal CSS pro-tempore nella seduta del 30 ottobre-14 novembre 2001 “.
A fronte di quanto sopra documentato, il Presidente ANDI e il Presidente FNOMCeO che
hanno fatto parte della Commissione; il Presidente CAO e il Presidente AIO che non ne
hanno fatto parte ma hanno partecipato alle audizioni il 26 giugno scorso, hanno
condotto e stanno tuttora conducendo, nonostante le modifiche peggiorative apportate,
una strenua battaglia contro il profilo.
Con questi dirigenti, qualcuno si illude di poter ancora dialogare, non comprendendo che
il profilo è solo il pretesto per le loro dispute interne: un motivo questo che indigna, e
non poco, di più di tanti attacchi al merito stesso del profilo!
Sui diversi aspetti al centro dei contrasti e soprattutto su quelli per i quali chiediamo a
gran voce una sollecita soluzione riguardano i seguenti punti.
Equipollenza
Il Consiglio Superiore di Sanità nel 2001 decretò la fine della distinzione fra “atti cruenti”
e “atti incruenti” introducendo al comma 3 dell’art. 1 (Figura e profilo) quanto segue:
“L’odontotecnico su richiesta, alla presenza e sotto la responsabilità dell’abilitato a norma
di legge all’esercizio dell’odontoiatria, può collaborare, solo all’interno di strutture
odontoiatriche autorizzate ai sensi delle normative vigenti, agli atti di verifica di congruità
dei dispositivi medici su misura al solo scopo di ottimizzare tutti gli elementi relativi
esclusivamente al manufatto che egli stessi realizza”.
Al di là di ogni altra considerazione, va sottolineato – ai fini di una riflessione sulla
equipollenza – che “gli atti di verifica di congruità ….” si configurano come atti di natura
tecnica e non come atti clinico-terapeutici e comunque non esorbitanti i livelli di
preparazione professionale conseguiti dall’ordinamento scolastico che ha consentito
l’acquisizione dell’attuale titolo abilitante l’attività odontotecnica.
Non trova pertanto giustificazione alcuna la negazione dell’equipollenza tra i
diversi titoli abilitanti come si evince dalle reiterate affermazioni da parte
odontoiatrica, né la giusta equipollenza può essere considerata come “sanatoria” come
viene spesso con evidente spregio definita dalle stesse rappresentanze odontoiatriche.
Non si capisce perché il veder riconosciute le competenze previste nel nuovo profilo che
prevede un nuovo titolo abilitante a quanti in possesso del previgente titolo abilitante,
possa essere stato possibile senza nessuna “guerra mondiale” per le altre 22 professioni
sanitarie già normate e non possa essere previsto per gli odontotecnici.
Non si capisce perché con l’avvento dei CLOPD all’inizio degli anni ottanta si sia
consentito di continuare ad esercitare l’odontoiatria anche a quanti avevano conseguito
un diverso titolo abilitante e questo, quando riguarda gli odontotecnici, sia oggetto di
siffatto conflitto e contrasto.
Nessuno può immaginare che si possano creare artificiosamente diverse figure di
odontotecnico; né crediamo che qualcuno possa augurarsi una sollevazione, una vera e
propria giusta rivolta da parte della nostra categoria.
Scontata fortunatamente la volontà del Ministero di prevedere – al pari delle altre
professioni sanitarie già normate – l’equipollenza dei titoli, si dovrà stabilire attraverso
quale strumento legislativo far transitare il riconoscimento di questo diritto: se attraverso
una legge ordinaria da far approvare in Parlamento con i tempi e le procedure che
conosciamo o attraverso altri sedi, quali la Conferenza Stato-Regioni come a noi sembra
possibile anche alla luce della modifica del Titolo V della Costituzione.
Negli ultimi incontri avvenuti al Ministero questi riteneva esclusiva la via della Legge
Ordinaria; noi, non fidandoci delle nostre pressoché nulle competenze in materia faremo
ricorso a un parere di un esperto amministrativista per verificare se ci sono concrete
possibilità di ovviare alla Legge Ordinaria.
Nell’un caso o nell’altro, non potremo assolutamente prescindere da forme di
mobilitazione della categoria in grado di rappresentare e manifestare nelle varie sedi le
sacrosante aspirazioni e attese degli odontotecnici
Professione sanitaria
Da alcune parti si osserva che l’attività odontotecnica non può essere considerata
“professione sanitaria”. A tale scopo ci permettiamo di osservare:
™ per esercitare l’attività odontotecnica gli abilitati devono iscriversi nell’apposito
ELENCO FABBRICANTI di DISPOSITIVI MEDICI presso il Ministero della salute,
secondo la previsione della Direttiva CEE 93/42 e DLGS di recepimento;
™ l’Autorità Competente alla vigilanza e al controllo è il Ministero della Salute;
™ il Consiglio di Stato nell’Adunanza Generale dell’aprile 2002 ha evidenziato la
correttezza del Ministero della Salute che a fronte del DLGS 42/99 ha assimilato
per analogia le Arti Ausiliari delle Professioni Sanitarie alle Professioni Ausiliari
delle Professioni Sanitarie considerandole tutte Professioni Sanitarie;
™ in virtù di quanto sopra, sia gli odontotecnici che gli ottici, sono stati assoggettati
all’obbligo ECM sin dal 1 gennaio 2002;
™ la Corte Costituzionale con sentenza n.423 del 6.12.2006 ha accolto il ricorso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri avverso la Provincia di Bolzano che aveva
istituito la figura del maestro odontotecnico, disponendo che la materia deve
essere regolamentata tra le professioni (sanitarie).
Infine da più parti si tende artatamente a confondere la “regolamentazione dell’attività”
(profilo di professione sanitaria) con la “forma attraverso la quale si esercita l’attività”
(artigianato e non solo).
Abusivismo e sovrapposizione di competenze
Da alcune parti si osserva che il nuovo profilo professionale potrebbe incrementare il
deprecabile fenomeno dell’abusivo esercizio della professione medica in odontoiatria.
A tal fine si evidenzia che le rappresentanze ordinistiche e associative degli odontoiatri
hanno sempre rifiutato di collaborare con noi per contrastare efficacemente il fenomeno
dell’abusivismo e prestanomismo e si precisa che - come specificato nello schema di
profilo - l’odontotecnico solo su richiesta, alla presenza e sotto la responsabilità
dell’odontoiatra, può collaborare agli atti di verifica di congruità ……..
In quanto atti di carattere esclusivamente tecnico, tali atti di verifica di congruità non
determinano una sovrapposizione di competenze con quelle previste per gli odontoiatri.
Ma a proposito di abusivismo, rinviamo a quanto allegato alla presente relazione che
costituisce copia del documento a noi richiesto dal Sottosegretario Gian Paolo Patta nel
marzo scorso in materia di abusivismo, prestanomismo e illegalità diffusa.
Desideriamo sottolineare che ad una nostra specifica proposta avanzata alle varie
rappresentanze odontoiatriche sin dal gennaio del 2006 per iniziative comuni nei
confronti delle Istituzioni, non abbiamo avuto nemmeno il piacere di un riscontro formale.
Da parte odontoiatrica, in materia di abusivismo abbiamo solo esibizioni di cifre e
dimensioni assolutamente fantasiose e mai, sottolineiamo mai, lo straccio di una prova,
sinanco a rendere contradditorie, contrastanti fra loro e comiche certe denunce:
riportiamo a tal proposito ancora una volta alcune affermazioni in materia.
Il Presidente CAO Bari ha affermato che in Italia 45.000 persone (ovviamente
odontotecnici) esercitano abusivamente la professione odontoiatrica quando gli
odontotecnici in attività sono solo 20.000.
Il Presidente CAO Nazionale affermò nel
1999 che a fronte di circa 50.000 abilitati all’odontoiatria esercitavano abusivamente
altrettanti abusivi, quasi tutti odontotecnici.
Lo scorso anno il Presidente CAO di
Roma ha denunciato che a fronte di 5.000 abilitati all’esercizio dell’odontoiatria
esercitavano abusivamente 1.000 non abilitati, mentre in tutta la provincia sono presenti
meno di 3.000 studi e i laboratori non arrivano a 900.
Dal 2005 il Presidente ANDI ha fissato – ex cathedra e bontà sua – in 15.000 il numero
degli abusivi in attività e dal quel giorno non si è discostato da quel numero, salvo
ascoltare in una assurda trasmissione televisiva questa estate il suo Segretario Sindacale
affermare che gli abusivi in attività sono 10.000.
Potremmo quindi affermare che il fenomeno dell’abusivo esercizio dell’odontoiatria sta
crollando nel nostro paese: dai 50.000 abusivi del 1999 ai 10.000 abusivi di quest’anno.
Sappiamo che i nostri committenti hanno da sempre una certa idiosincrasia con i numeri
(lo sanno bene quelli dell’Agenzia delle Entrate) così come sappiamo bene della
imperturbabilità con la quale – senza alcun timore di apparire comici – affermano, come
hanno recentemente affermato alle accuse di essere reiterati evasori fiscali che il
fenomeno dell’evasione fiscale in odontoiatria è colpa degli abusivi.
Un vero e proprio delirio della ragione.
Le modifiche intervenute sul testo del 2001 circa l’ottimizzazione e la
progettazione dei dispositivi.
Il testo sul quale si è espresso il positivo parere tecnico-scientifico da parte dell’apposita
Commissione costituita a norma dell’art.5 della legge 43/2006 è diverso da quello su cui
si espresse favorevolmente il CSS nel 2001, ma anche diverso da quello inviato alla
stessa Commissione.
Non ci interessa conoscere nel dettaglio come e perché ciò sia avvenuto, ciò che
interessa in questa sede è evidenziare – dopo la questione dell’equipollenza che
comunque è stata declassata nel testo finale a “norma transitoria” – cosa è stato
modificato e cosa deve a nostro avviso essere ripristinato.
Sul secondo aspetto – cosa deve essere ripristinato – non dobbiamo fare molte
dissertazioni: deve essere ripristinato il testo che nel 2001 riscontrò il parere
favorevole del CSS e la convergenza della FNOMCeO e della stessa associazione
dei dentisti.
Se non ci saranno modifiche sostanziali al R. D. del 1928, ci rifiuteremo di fare
la ECM e detto ciò da una associazione – come CNA_SNO - che tanto ha difeso il
sistema di formazione continua e tanto ha speso in termini organizzativi e di
risorse finanziarie per difendere insieme alla ECM anche la qualifica di
professione sanitaria, riteniamo abbia un particolare valore.
Avere infatti la proclamazione di professione sanitaria avendone tutti gli oneri e
nessun vantaggio avrebbe soltanto il sapore amaro della beffa finale!
Quali sono le modifiche introdotte nel testo approvato l’11 luglio in Commissione?
Paragrafo 1 – comma 2
Il testo del 2001 recitava:
“L’odontotecnico è l’operatore sanitario che, in possesso del titolo universitario abilitante,
provvede, in qualità di fabbricante, alla costruzione dei dispositivi medici su misura in
campo odontoiatrico, sulla base della prescrizione, contenente le specifiche cliniche
progettuali, rilasciata dall’abilitato a norma di legge all’esercizio dell’odontoiatria, cui è
riservato, in via esclusiva, ogni atto diagnostico, clinico e terapeutico”
Il testo approvato nel luglio 2007 recita:
“L’odontotecnico è l’operatore sanitario che, in possesso del titolo universitario abilitante
provvede, in qualità di fabbricante, alla costruzione dei dispositivi medici su misura in
campo odontoiatrico, in coerenza con la prescrizione, contenente le specifiche
cliniche e progettuali, rilasciata dall’abilitato a norma di legge all’esercizio
dell’odontoiatria, cui è riservato, in via esclusiva ogni atto preventivo, diagnostico,
terapeutico e riabilitativo”.
Intanto non comprendiamo perchè la frase “sulla base della prescrizione” si sia
modificata in “in coerenza con la prescrizione”.
In secondo luogo, e questo rappresenta la questione centrale di queste prime
osservazioni, la modifica dell’inciso da “ contenente le specifiche cliniche progettuali” in
“contenente le specifiche cliniche e progettuali” contraddice.
• quanto disposto dalla Direttiva CEE 93/42 in materia di progettazione;
• quanto disposto dai DLGS di recepimento del 1997 e 1998;
• quanto disposto dalle circolari ministeriali del giugno e luglio 1998.
Soprattutto contraddice quanto disposto dal TAR Lazio nel settembre 2003 quando
SNO-CNA inoltrò ricorso avverso la regolamentazione della ASP Lazio, delegata dal
Ministero della salute e dalla Regione Lazio, per l’attuazione e la gestione del progetto di
odontoiatria sociale per gli anziani.
ASP Lazio assegnava infatti indiscriminatamente all’odontoiatra la competenza esclusiva
in materia di progettazione del dispositivo.
Il TAR Lazio respinse il ricorso SNO-CNA, affermando paradossalmente ma
giustamente che era talmente evidente che la progettazione clinica è di
competenza dell’odontoiatra, mentre la progettazione tecnica è di competenza
dell’odontotecnico che non meritava un ricorso.
Ritenevamo che tale disciplina e lo stesso dispositivo del TAR Lazio in materia fossero a
conoscenza dei componenti la Commissione e comunque su tale punto è assolutamente
indispensabile ripristinare il testo del 2001 o quanto meno evidenziare quanto
disposto dal TAR Lazio.
Prendiamo infine atto che gli atti clinici non sono riservati alla competenza esclusiva
dell’abilitato all’esercizio dell’odontoiatria.
Paragrafo 1 – comma 3
Il testo del 2001 e sottoposto alla Commissione a giugno 2007 recitava:
“ L’odontotecnico, su richiesta, alla presenza e sotto la responsabilità dell’abilitato a
norma di legge all’esercizio dell’odontoiatria, può collaborare, solo all’interno di strutture
odontoiatriche autorizzate ai sensi delle normative vigenti, agli atti di verifica di congruità
dei dispositivi medici su misura, al solo scopo di ottimizzare tutti gli elementi relativi
esclusivamente al manufatto che egli stesso realizza”.
Il testo uscito dalla Commissione a luglio 2007 recita:
“ L’odontotecnico, su richiesta, alla presenza e sotto la responsabilità dell’abilitato a
norma di legge all’esercizio dell’odontoiatria, può collaborare, solo all’interno di strutture
odontoiatriche autorizzate ai sensi delle normative vigenti, agli atti di verifica di congruità
dei dispositivi medici su misura, al solo scopo di ottimizzare, al di fuori del cavo orale,
tutti gli elementi relativi esclusivamente al manufatto che egli stesso realizza”.
Risulta chiaro, contrariamente da quanto reiteratamente è stato affermato dalle
rappresentanze odontoiatriche e non solo, che l’inciso “al di fuori del cavo orale”
riguarda l’ottimizzazione e non gli atti di verifica di congruità.
Secondo il testo approvato dalla Commissione - che noi comunque contestiamo
chiedendo alla Conferenza Stato-Regioni di ripristinare il testo del 2001 – l’odontotecnico
potrà (su richiesta, alla presenza e sotto la responsabilità dell’odontoiatra) compiere gli
atti di verifica di congruità (la prova del dispositivo) nel cavo orale del paziente perché
non espressamente vietato.
Non potrà, sempre se il testo verrà confermato dalla Conferenza Stato-Regioni, compiere
gli interventi di ottimizzazione nel cavo orale nel caso gli atti di verifica di congruità
dovessero imporre interventi correttivi sul dispositivo.
Pertanto è assolutamente fuorviante e privo di assoluto fondamento affermare
come fanno reiteratamente le associazioni dei dentisti e qualche distratto
giornalista che il testo prescriva il divieto assoluto all’odontotecnico di mettere
le mani in bocca al paziente o - ancora più in maniera equivoca - che
l’odontotecnico “non potrà lavorare in bocca al paziente” atteso che anche gli
atti di verifica di congruità costituiscono un lavoro.
Sottolineiamo a tal proposito che proprio la modifica intervenuta su questo aspetto al
testo del 2001 rischia seriamente di azzerare la possibilità di distinguere quanti
intervengono nel cavo orale per i necessari atti di carattere tecnico da quanti invece
esercitano abusivamente la professione odontoiatrica.
Noi vogliamo identificare, isolare e contrastare efficacemente quanti esercitando
abusivamente la professione procurano un probabile danno alla salute dei malcapitati
pazienti, ma vogliamo anche al tempo stesso salvaguardare dall’accusa di esercizio
abusivo della professione odontoiatrica quanti sono chiamati dagli stessi committenti a
compiere i necessari atti di congruità e di ottimizzazione dei dispositivi alla loro presenza
sotto la loro responsabilità.
Quanto deciso dalla Commissione l’11 luglio non aiuta affatto a compiere questa
distinzione e peraltro se fossero vere le denunce sul fenomeno dell’abusivismo in
odontoiatria si dovrebbe concludere che nemmeno la politica “proibizionista” del Regio
Decreto 1928 - cui le rappresentanze odontoiatriche si richiamano – abbia sortito effetti
positivi.
Conclusioni
Gli obiettivi posti al centro della manifestazione odierna hanno riscontrato il consenso
unanime di tutta la categoria coinvolta nelle ultime settimane nelle decine e decine di
assemblee in 15 Regioni.
Abbiamo specificato nelle assemblee, sui nostri siti e nelle varie forme di comunicazione,
che la odierna giornata rappresenta la prima di una serie di iniziative di mobilitazione che
intendiamo portare avanti sino a quando non riusciremo a portare a casa qualche
risultato significativo.
Ciò non significa ovviamente che siamo in grado di garantire il raggiungimento assoluto
degli obiettivi, ma ciò che possiamo sin d’ora garantire in maniera assoluta ed inequivoca
è che: non lasceremo nulla di intentato; non molleremo mai.
Non commetteremo lo stesso errore che abbiamo commesso all’inizio della scorsa estate
quando abbiamo desistito dal mettere in atto alcune, sia pur non eclatanti, forme di
mobilitazione in occasione delle riunioni della Commissione per il profilo: vogliamo che
alla fine di tutte le vicende che ci vedono mobilitati non ci assalissero, come ci sono
assaliti a luglio, i rimorsi per ciò che potevamo fare e non abbiamo fatto.
Non lasceremo nulla di intentato e non molleremo mai: anche noi come il mediano della
canzone di Ligabue, intendiamo vincere finalmente il nostro Mondiale.
Concludiamo questa relazione con un fraterno e affettuoso abbraccio a tutti i Colleghi: il
loro consenso nelle varie iniziative sul territorio che hanno preceduto l’odierna giornata e
la loro presenza oggi ci danno:
•
una grande forza nel continuare le nostre comuni battaglie;
•
un grande conforto di fronte a tante amarezze;
•
una inesauribile energia rispetto alla quale nessun ostacolo risulta insuperabile.
Grazie per il grande privilegio che ci concedete nel lottare insieme a Voi per una battaglia
giusta e sacrosanta.