Nel cantiere della modernità rifiorisce la regina del Nord

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Nel cantiere della modernità rifiorisce la regina del Nord
MERCOLEDÌ 5 MAGGIO 2010
VIAGGI UN GIORNO UNA CITTÀ
■ 36
La ricca capitale norvegese archivia i fasti della monarchia
e le epopee vichinghe per reinventare se stessa: architetture
ardite per nuovi spazi culturali, quartieri di tendenza e, in vista
dell’estate, una spiaggia artificiale di finissima sabbia bianca
09.00 COLAZIONE
Da Bolgen & Moi
dove vanno
scrittori, attori,
modelle. Ottimo
il succo di mela
10.00 LA NAVE
Al Museo
del Fram, la nave
di Nansen
per la spedizione
al Polo Nord
12.00 AL MUSEO
Il Kon-Tiki
conserva
la zattera
dell’esploratore
Thor Heyerdhal
13.00 PRANZO
Da Havsmak
il pesce migliore
Attenti alla carta
dei vini (in vista
del conto)
Oslo
Nel cantiere della modernità
rifiorisce la regina del Nord
15.00 LE MAPPE
Visita al Damms
Antikvariat, il più
grande e antico
negozio di carte
geografiche
17.00 IL NOBEL
L’Oslo Radhus,
il municipio:
qui la cerimonia
del Nobel
per la pace
18.00 CHIC
Aker brygge,
il nuovo quartiere
chic. Qui sorgerà
il museo firmato
Renzo Piano
19.00 APERITIVO
All’Ice bar,
tutto di ghiaccio,
sette gradi sotto
zero: vi salverà
una pelliccia
20.00 CENA
Da Eik, molto
alla moda, cucina
locale rivisitata
Squisita la coscia
di faraona
23.00 BY NIGHT
Per i più giovani
SW-20. Per bere
e ascoltare
musica
meglio Smuget
DAL NOSTRO INVIATO
PIETRO DEL RE
U
OSLO
na moderna Bisanzio sta sorgendo sui moli del vecchio porto della capitale norvegese, in parte
grazie alla riabilitazione di edifici ormai disabitati e in parte
strappando al mare preziose
metrature. I quartieri appena ultimati sono eleganti, colti, goderecci: luoghi dove traspare ovunque una solida ricchezza, mai
ostentata con volgarità. Nei cantieri della nuova Oslo fervono i
lavori, mentre vengono aperte
decine di ristoranti e i loft che affacciano sulla baia raggiungono
prezzi da capogiro. Del resto, da
quando ha scoperto il petrolio a
poche miglia dalle sue coste, la
Norvegia è diventata il paese
più ricco del pianeta, e l’unico dove la crisi economica
non abbia influito sul reddito dei suoi abitanti.
Che male c’è, quindi, a
voler operare un restyling della propria
capitale?
Tutto è cominciato con il nuovo
Teatro dell’Opera, che lo studio
Snohetta, già
creatore della
Biblioteca di
Alessandria,
ha consegnato con
sei mesi
d’anticipo
rispetto
alla tabella di
marcia.
È impo-
nente come quello di Sydney, e
svetta anch’esso sulle acque del
fiordo che lambisce la città. Ma
questo è più bello di quello australiano, perché più moderno e
insieme più funzionale. È ricoperto di marmo bianco che gli architetti hanno fatto arrivare da
Carrara, come fecero gli zar
quando costruirono l’Ermitage a
San Pietroburgo. L’ambizione
dello studio Snohetta era di “democratizzare” o di “popolarizzare” il melodramma. Hanno
perciò progettato attorno al corpo centrale una fascia di piattaforme pedonali per far passeggiare la gente. E ora, appena esce
un raggio di sole, il teatro diventa uno dei luoghi d’aggregazione
Dal nuovo
Teatro dell’Opera
al futuro museo
di Renzo Piano:
forme in fermento
della città, dove gli abitanti si recano magari per un picnic come
farebbero in un parco pubblico.
Il Teatro, che ad alcuni ricorda
un iceberg spiaggiato, è tuttora
circondato da edifici in costruzione. In alcuni di questi verranno raggruppate le grandi collezioni pittoriche della città (non
ultima quella del lascito testamentario di Edward Munch) per
costituire un unico polo museale. La strada, che costeggia questi cantieri, sarà presto interrata:
il tunnel sottomarino è già stato
adagiato sul fondo del fiordo.
Ci sono altri cantieri nel quartiere dei vecchi arsenali, ad Aker
Brygge e Touvholmen, sui moli
che si snodano alla destra del ciclopico municipio. Qui, tra pochi giorni, verrà posta la prima
pietra del museo disegnato da
Renzo Piano, che ospiterà le
opere (soprattutto di arte contemporanea) appartenenti agli
armatori Fearnley. Tutto intorno sono già stati ristrutturati numerosi edifici in uno stile che un
critico d’arte norvegese ha definito post-post moderno. Sono
architetture che possono apparire coraggiose, al limite della
sperimentazione, ma che l’uso
degli stessi materiali adoperati
in passato, ossia legno, mattoni e
ferro, riesce a non far mai risultare pacchiane. Mentre in vista
dell’estate, sotto il nuovo molo
verranno scaricate tonnellate di
sabbia, e nasceranno stabilimenti balneari, poiché anche se
glaciale il mare della capitale è
depurato da anni e pulitissimo.
Certo, i soldi non sono tutto,
LE IMMAGINI
Il Parlamento norvegese;
a destra, l’orologio
del porto di Oslo;
sotto, ancora il porto
Nella foto grande in alto,
un particolare
dell’Opera House
Repubblica Nazionale