Testimone

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Massimiliano Kolbe
San Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894, in Polonia.
Dopo aver frequentato le scuole francescane, continua gli studi
all'Università Gregoriana di Roma. In seminario,
Massimiliano, dimostra un carattere socievole, assiduo nella
recita del rosario e nell'Adorazione Eucaristica, è animato da
un forte ottimismo e da un'intensa vita spirituale. Viene
ordinato sacerdote nel 1918 a Roma. Molto devoto a Maria,
inizia la stampa del «Cavaliere dell'Immacolata», periodico
che raggiungerà una tiratura di milioni di copie. Fonda in
Polonia, un convento chiamato Niepokalanow, cioè Città di
Maria, dotato di una tipografia e di un seminario missionario.
Nei primi anni della guerra, questo convento, uno dei più
grandi del mondo, offre riparo a numerosi rifugiati. Nel 1930,
come missionario si reca in Estremo Oriente, vivendo in
Giappone e in India. Dopo sei anni rientra in Polonia e fonda
una Radio per diffondere la devozione Mariana. Il 19 settembre
1939, padre Kolbe viene deportato in un campo di concentramento, poi, inaspettatamente, l'8 dicembre, festa dell'Immacolata, viene liberato. Kolbe, ritorna a Niepokalanow, dove
riprende, con altri frati, un'attività di assistenza sostenendo
migliaia di rifugiati, di cui 1500 ebrei; dopo qualche mese,
insieme a dei confratelli, viene nuovamente imprigionato. Nel 1941 è deportato
ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti. Nel campo di sterminio
Massimiliano offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di
famiglia, il quale ha lasciato questa testimonianza: «Quando padre Kolbe mi si
avvicinò per prendere il mio posto (non potevo parlargli), ci siamo guardati
profondamente negli occhi e, in fondo ai suoi, ho visto che era contento, era in
paceā€¦ Poi venne condotto nel bunker, con gli altri prigionieri scelti per essere
uccisi, erano nudi, e fu consegnato loro un secchio per le urine, non c'era altro
nella stanza dell'attesa; la loro fu una lenta agonia, non avevano cibo, però
pregavano e cantavano guidati da padre Kolbe. Noi, da fuori, sentivamo la voce
calare con il passare dei giorni». Padre Kolbe sopravvive a tutti gli altri e alla
vigilia della festa dell'Assunzione di Maria in cielo, viene ucciso con
un'iniezione di acido fenico. All'ufficiale medico nazista che sta preparando
l'iniezione letale, Padre Kolbe dice: «Lei non ha capito nulla della vita...l'odio
non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il
braccio, sono: «Ave Maria». Sarà lo stesso tenente medico nazista, a distanza di
alcuni anni, a testimoniare questo fatto.