gennaio 2003

Transcript

gennaio 2003
G I
O
V
A
N
I
R E P O R T E R
GENNAIO-FEBBRAIO 2003
Gli studenti del 2003
OTTIMISTI, PESSIMISTI, IMPEGNATI,
o… semplicemente realisti?
Spedizione in a.p. - 45% -Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale Genova - € 0,50
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Perché voi valete.
Fotosondaggio
4
COSA TI ASPETTI
DAL FUTURO?
Sei ottimista o pessimista?
Che aspettative hai per il lavoro?
E per il mondo?
1 2
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17 18
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Martina Pupillo,
18 anni:
Mi sento ottimista,
non sono preoccupata e
non ho eccessivi timori
per il futuro: terminati
gli studi vorrei viaggiare
molto e fare esperienze
di lavoro
“
“
Althea Borio,
18 anni:
Anche se penso che
non sarà tanto facile
raggiungere tutti gli
obiettivi che mi sono
posta, mi sforzo di
essere ottimista a tutti i
costi
“
“
1 2
Doris Hayes,
5
19 anni:
Se dovessimo dar retta
alle news non c’è da
stare molto tranquilli.
Sono invece ottimista per
quello che mi riguarda
personalmente anche se
con qualche interrogativo
per il lavoro
“
“
6
Teresa Colosimo,
18 anni:
Ho un po’ di paura
riguardo al futuro in
generale: non sappiamo
cosa ci aspetta. Sono
invece ottimista e
fiduciosa per ciò che
riguarda il mio futuro
professionale
“
“
Andrea Cottone,
18 anni:
Non sono molto
ottimista: credo però che
un comportamento
corretto da parte di pochi
uomini possa
determinare un futuro
migliore per tutti
Fouzia Dhimene,
19 anni:
“
“
’95:
“Sono in Italianondalsono
completamente
ottimista. Non sono certa
infatti di poter ottenere
per me stessa tutto
quello cui aspiro
“
3 4
Anna Murano,
7
21 anni:
Sono pessimista per la
situazione in cui versa il
mondo, mi preoccupa
molto l’aspetto ambientale.
Sono piuttosto ottimista
sul futuro lavorativo. Se
scoppiasse una guerra,
mi arruolerei!
“
“
8
Monica Costantini,
20 anni:
Sono pessimista e se
guardiamo ai fatti
bisogna prepararsi al
peggio. Per il mio
“domani” lavorativo
invece sono ottimista e
mi aspetto solo cose
belle!
“
“
Luca Bortolomai,
18 anni:
Sono convinto che chi
abbia dei meriti personali
prima o poi emerge;
sono meno ottimista nei
riguardi della situazione
mondiale: direi che
migliorare è un
obbligo!
Alessia Morgillo,
18 anni:
Ho una visione negativa,
perchè studio in un
settore, quello turistico,
che entra facilmente in
crisi se le cose a livello
mondiale vanno male.
Mi sforzo però di vedere
10 le cose in positivo
“
Viola Vito,
18 anni:
Sono ottimista e
penso sempre che ci sia
una soluzione per tutto.
Trovo non sia giusto che
al mondo tante persone
abbiano tanto e alcune
nulla. Mi sento
fortunata
11
Valentina Vai,
19 anni:
Sono decisamente
ottimista. Spero che il
futuro possa essere
migliore del presente
grazie allo sforzo e alla
volontà di tutti. Il
lavoro? Staremo a
vedere!
12
Chiara Omedè,
13
18 anni:
Temo che il 2003
sarà peggiore dell’anno
appena trascorso. Non
so bene cosa aspettarmi
dal futuro, molte cose
stanno cambiando, ma
in meglio o in
peggio?
14 Valentina Scarsella,
18 anni:
Vedo un futuro
grigio: secondo me le
cose peggioreranno
anche dal punto di vista
dell’ambiente, perché
tutti dicono facciamo,
facciamo… e poi non
fanno mai niente!
Viviana Pugliese, 15
17 anni:
Sono ottimista
soprattutto per quanto
riguarda il mio lavoro,
ho una gran voglia di
fare. Vedo invece
abbastanza cupo il
futuro del mondo. Sì,
ne sono preoccupata
16 Stefania Giordano,
16 anni:
Sono un’ottimista
e sono consapevole che
studiando mi sto
costruendo un futuro.
L’ottimismo e la serenità
la trovo con gli amici,
soprattutto con i miei
compagni di classe
Debora Moroni,
Giampiero Oneglio,
18 anni:
18 anni:
Temo che il 2003 sarà
Ottimista, anche se
un anno duro, peggiore
c’è gente che sta peggio
di quello già trascorso.
di noi e se scoppiasse
Sono però ottimista per
una guerra le cose
quello che mi riguarda
peggiorerebbero! Dopo
personalmente e
la scuola andrò a
soddisfatta degli studi
lavorare con mio
che ho intrapreso
padre
17 18
Antonio Macchiarulo,
16 anni:
Se sono preoccupati
gli adulti, perché non
dovremmo esserlo noi!
Temo che quello che
abbiamo possa svanire
di colpo. Per il futuro
professionale sono
invece ottimista
19
Giuseppe Bisogni,
16 anni:
Mi sento tranquillo, e
contento dei miei studi.
Colore rosa per il mio
futuro; per quello del
mondo invece, colore
bianco: un non colore
perché veramente non
20 so cosa succederà
Rabi Rhoualem,
21 22 Sonia Militello,
20 anni:
18 anni:
Sono certo di
Non sono tanto
trovare lavoro finiti gli
ottimista, sono
studi e questo mi da
preoccupata delle
ottimismo. Sono invece
conseguenze e delle
moralmente preoccupato
sofferenze che possono
per il futuro del mondo,
derivare da una guerra.
non ho molta fiducia che
Manterrei un prudente
le cose miglioreranno
ottimismo
Stefania Vallerio,
18 anni:
“
“
9
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
Marina Di Fazio,
17 anni:
23 24
Sono un’ottimista
di natura e appena
possibile cercherò di
viaggiare e imparare
le lingue. Se avessi più
tempo mi dedicherei
al volontariato
“
“
“
Mi sento ottimista
soprattutto per il mio
futuro lavorativo; lo sono
un po’ meno riguardo al
futuro del mondo:
è un problema che
moralmente dovrebbe
riguardare tutti
“
Lettere a Zai.net
8
ATTUALITA’
AL NOSTRO FORUM È ARRIVATA
UNA PROVOCAZIONE: NON È
VERO CHE SIAMO CONSUMISTI
E DISIMPEGNATI!
E VOI COSA NE DITE ?
S
ono una ragazza di quasi 18 anni mi
chiamo Angela… già sto per raggiun-
12
gere quell'età che molti ragazzi non
vedono l'ora di raggiungere ed io invece so-
no seduta nella mia stanza a pensare alla
mia generazione. Siamo sempre etichettati
34
quello che facciamo è stato già fatto, che le
guerre che vogliamo combattere sono già
state combattute, che non abbiamo ideali,
che vogliamo perdere solo tempo, che non
abbiamo voglia di mobilitarci. Ogni volta
che sento queste cose mi sale una rabbia
dentro indescrivibile. Indubbiamente la no-
zi superficiali che con l'abito firmato sono
5
troppa fatica, che nei giorni di manifestazione entrano a scuola per timore della
mamma oppure stanno a casa nel lettuccio.
istante con i loro genitori per andare ai social forum, manifestazioni e scioperi. Siamo
GABBERS &
HARDCORE
E’ la frontiera della
musica techno. E’ più
di un genre, orami uno
stile di vita. Da
Rotterdam all’Italia
trend, info e
detrattori…
VENGO DA LONTANO…
STUDIO QUI
La lingua può essere
davvero una barriera
fra gli studenti stranieri
e la scuola....
L’incontro di Zai.net con
gli studenti stranieri in
Italia si arrichisce di
nuove testimonianze
COSA TI ASPETTI
DAL FUTURO?
Sei ottimista o
pessimista?
INTERVISTA
Ma ci siamo anche noi, quelli che vogliono
22
IL CINEMA DELLE
EMOZIONI: a tu per tu
con Mimmo Calopresti
noi, a cui poco importa il voto scolastico,
noi vogliamo la sostanza. Siamo noi quelli
a cui il buonismo fa schifo. Siamo quelli che
INCHIESTA
’68. Quelli a cui i cibi transgenici fanno schi-
2003: anno
europeo dei disabili
può migliorare. Siamo quelli che dicono basta a chi non crede in noi e spiegano ai nostri coetani che un jeans in meno può salvare una vita e urlare le proprie idee serve
a farle ascoltare…
Angela Maranta
Foto Istituto “Albe Steiner”
25
credono che le lotte non si sono fermate nel
fo. Siamo noi che crediamo che il mondo
22
TREND
FACCE DA
ZAI.NET
stra generazione è divisa: da un lato ragaz-
far sentire la loro voce, che litigano ogni
MOTOCICLISMO, CHE
PASSIONE!
INTERCULTURA
in maniera negativa, ci dicono che tutto
soddisfatti, per i quali guardare un tg costa
SPORT
NO MORE WAR:
GUERRA, VIETATO
CHIUDERE GLI OCCHI
Che cosa fare e cosa auspicare perché
lo sia davvero? Gli interventi
della nostra redazione sociale
14
PALLACANESTRO
NON SOLO PER
GIGANTI...
40
INTERNET
AVVISI AI
NAVIGANTI
VIAGGI
24
LONDON CALLING
GIOVANI CRITICI
47
TEATRO: I VINCITORI
DEL CONCORSO
PROMOSSO DAL
TEATRO DELLA
LIMONAIA
TEST
58
SEI “AUTO” CRITICO?
56
CINEMA
LA RECENSIONE
VINCITRICE DEL
PREMIO ZAI.NET
CINEMAMBIENTE
52
OROSCOPO
ASTRO CASTING
Le previsioni del mese
della nostra Cassandra:
segno per segno
tendenze e consigli
presentati dagli astro
testimonial...
60
L'Italia galleggia e non sa reagire
SPORT
di fronte a un futuro opaco
E' questo il ritratto del nostro Paese stilato dal rapporto annuale del Censis.
sistema che vive una prolungata bassa congiuntura e che
non sa che cosa fare. Un Paese "con le pile scariche”.
Il ritratto di un
Di fonte a questa generale mancanza di aspettative, abbiamo deciso di
condurre la nostra inchiesta intervistando oltre settecento coetanei e
fotografando quelli che rappresentano l’opinione più diffusa.
Il risultato?
Non siamo
poi tanto
delusi
né disillusi o intorpiditi.
Abbiamo sì di fronte un’incognita inquietante che riguarda il futuro del
mondo e la paura di un
conflitto; siamo invece piuttosto ottimisti per le
aspettative individuali.
A questo proposito vi segnaliamo il bell’intervento di Elena sulla guerra,
critico verso l’uomo che ancora segue il progresso senza scrupoli per il
prezzo che comporta.
Viene il dubbio che l’asserzione di Hobbes: “L’umanità è guidata solo
dall’egoismo e rischia la distruzione”, non fosse così pessimista e irreale,
anzi.
2003, ufficialmente
anno europeo dei disabili, debutta la redazione
“sociale” di Zai.net a Milano. I primi frutti sono l’approfondimento su
Ma voltiamo pagina e passiamo alle novità. Con il
proclamato
disabilità e scuola che troverete su questo numero e il resoconto della
straordinaria esperienza di “Dialogo nel buio”, ovvero le sensazioni della
cecità vissute attraverso un percorso in totale assenza di luce.
critici” con i
vincitori dei due concorsi promossi in collaborazione con il Teatro
della Limonaia di Sesto Fiorentino e il Festival Internazionale
Cinemambiente. Buona lettura!
E, ancora, musica, sport, trend e uno speciale “giovani
Ti piace scrivere o fotografare? Vuoi diventare un giovane reporter?
Con Zai.net hai la possibilità di entrare a far parte dell’unico circuito
di informazione realizzato dagli studenti per gli studenti. Scrivi a
[email protected] o telefona al numero 011 7072647 chiedendo di
Sonia, la nostra segretaria di redazione. A presto!
Attualità
12
VIETATO
GUERRA.
UN CONCETTO CHE TURBA, UNA
PAROLA INGANNEVOLE, UNA
MORALE CHE SFUMA. NE
SENTIAMO PARLARE A SCUOLA,
QUANDO LA STORIA NE SEGUE
IL CORSO SCANDENDO EPOCHE
ED EQUILIBRI.
GUERRA E’ DATE, RE, VITTORIE E
SCONFITTE. NE SENTIAMO
PARLARE IN TELEVISIONE,
QUALCHE MINUTO AL
TELEGIORNALE E QUALCHE ORA
NEI DIBATTITI-SCENEGGIATURE
FRA POLITICI-ATTORI.
GUERRA E’ CONSENSO ED
ESIBIZIONE.
13
chi udere gli
a ritroviamo nei racconti dei nonni,
quando troviamo la pazienza e il valore
di ascoltare.
Guerra è testimonianza.
Difficile da definire, impossibile da capire.
La nostra volontà di benessere, l’informazione selezionata, la curiosità limitata ci portano a considerare la guerra come una realtà
lontana e circoscritta. Ma evidenziando su
un planisfero i Paesi in guerra si vede chiaramente che non solo non è poi tanto circoscritta l’area di cui si parla, ma che addirittura noi viviamo al centro di essa. Forse è
conveniente chiudere gli occhi davanti ad
una guerra onnipotente, barricandosi in un
ipotetico spettacolo di pace, contenti di essere e di fingere di non sentirsi burattini pilotati.
Al di là dei conflitti di cui la televisione ci
aggiorna per farci sentire cittadini informati e
liberi, ci sono vite di bambini che non conoscono la parola “pace”, i cui Paesi sono da
decenni in lotta fra loro, ci sono minoranze
perseguitate, popolazioni indigene che combattono per la loro identità, ci sono storie di
diritti negati e di interessi imposti, di popoli calpestati e di Paesi
in cerca di una conveniente imposizione economica. Tutto ciò non
succede solo nei conflitti che fanno “audience”, come in Afghanistan o in Iraq, ma in molti altri
Stati più “nascosti”, come in Chiapas, in Colombia, in India e in
gran parte dell’Africa. (per approfondire: www.warnews.it, www.misna.org, www.unimondo.org)
La guerra accompagna il passato
dell’uomo dal momento in cui ha
tracciato confini e dettato leggi.
La guerra accompagna il presente
dell’uomo che ancora segue il
progresso senza scrupoli per il
suo prezzo.
L
OCCHI
MAPPE DELLE GUERRE
Viene il dubbio che l’asserzione di Hobbes:
“L’umanità è guidata solo dall’egoismo e rischia la distruzione”, non fosse così pessimista e irreale, anzi.
Guardando la mappa delle guerre non sembra così difficile prospettarsi un futuro costellato di conflitti armati. L’egoismo delle Nazioni interessate ai confini e la supremazia di
singoli individui che seguono i
propri interessi economici hanno
sovrastato la centralità dell’uomo
e dei suoi diritti. Se questo è il
mondo che l’uomo sviluppato e
intelligente ha saputo costruire,
forse occorre rivedere l’operato.
Occorre mettere in discussione le
proprie certezze, allontanandosi
dal gioco falso delle apparenze e
dei bei sorrisi e diffondere una
cultura di pace e di comprensione.
Solo così potremo evitare all’egoismo del potere di conquistare
il tacito consenso della gente e
continuare a propagarsi, calpestando la vita.
Elena Gasparri, 19 anni
Legnano (Milano)
Trend
14
15
Dal techno
all’HA RDCORE
La storia
APICE SUPREMO DELLA
MUSICA RITMICA, È UN
SOTTOGENERE DELLA
TECHNO, CARATTERIZZATO
DA UNA CASSA POTENTE,
VIBRANTE E DISTORTA.
a musica hardcore è stata creata a Rotterdam nel 1990: i pionieri sono stati i
tifosi del Feyenoord che, con le loro
teste rasate, hanno fondato una moda che
è poi divenuta uno stile di vita. Nel corso
del tempo l’hardcore si è evoluta in differenti stili tra cui il genere Gabber che ha un
ritmo ancora più veloce e meno melodia:
per le sue caratteristiche quindi, come la
musica Techno, l’hardcore non raccoglie
molto successo se non tra i ragazzi più
grintosi e aperti a nuove esperienze musicali. Questo movimento è finalmente giunto anche in Italia (divulgato in principio
dalle discoteche bresciane), dove ha as-
L
sunto grande importanza soprattutto negli
ambienti più trasgressivi. I ragazzi che abbracciano questa moda vengono chiamati
“Hardcore Warriors” (Guerrieri Hardcore) e
“Gabbers” e, nel modo di vestirsi, si attengono a precisi modelli. Come attraverso la
musica, anche attraverso l’abbigliamento si
vuole esprimere quell’aggressività che non
riesce a trovare sfogo nella società; e forse
è per questo motivo che si è diffusa la leggenda secondo cui i membri del popolo
Hardcore sono esclusivamente di genere
maschile.
Leone Fossati,
Milano
La musica Hardcore nasce a Rotterdam all’inizio degli anni ’90, creata dai dj Paul e dj
Rob che, “giocherellando” con dei campionatori, tirarono fuori per la prima volta un
suono distorto dalle casse. Fu proprio a Rotterdam che questo genere di musica elettronica estrema si diffuse, prima tra piccoli negozi di dischi, poi con trasmissioni radio a
tema, infine con la diffusione nei primi locali hardcore della storia. Primo bacino di utenza di questo nuovo genere furono i tifosi del
Feyenoord ma ben presto l’hardcore si diffuse su tutto il territorio nazionale, grazie anche all’organizzazione di eventi tuttora esistenti che richiamano ogni volta migliaia di
persone. Tra i raduni rave hardcore più famosi si possono citare i “Nightmare in Rotterdam” organizzati dallo stesso dj Paul. A
metà degli anni ’90 i dj olandesi iniziarono a
fare serate hardcore in Germania e da quel
momento il genere invase tutta l’Europa.
La sua diffusione ha comportato come conseguenza naturale il fatto che i vari dj cercassero un modo più personale ed uno stile riconoscibile rispetto agli altri. E’ così
che, a circa dieci anni dalla nascita, l’hardcore si è diviso in numerosi sottogeneri
ognuno con caratteristiche peculiari ed elementi distintivi. Ci si ritrova così ad ascoltare non dj hardcore, ma dj che suonano
hardcore di un certo tipo (speedcore, terror,…) in base ai gusti e alle preferenze personali. Tra i dj più famosi si devono elencare, oltre ai già citati dj Paul e dj Rob, anche Neophyte, Ruffneck, Mark Acardipane,
Rotterdam Terror Corps, solo per citarne alcuni. Nel panorama italiano spiccano invece
i nomi di Claudio Lancinhouse, gli stunned
guys, Digital Boy e tanti altri…
I Generi
Gabber:
Hardcore veloce, bpm intorno ai 200
Happycore:
Melodica e allegra, gli strumenti tipici sono
il piano e le voci accelerate
Industrial:
Incontro tra punk e speedcore
New style:
Hard-house con cassa hardcore, bpm
compresi tra i 120 e i 160
Old school:
Comprende tutte le vecchie tracce storiche
dell'hardcore
Speedcore:
Altissimo numero di bpm
Terror:
Melodia macabra e voci distorte
Trend
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17
Chi balla questa musica: i gabbers
I ragazzi che ballano questo tipo di musica
sono detti “Gabbers”, termine che in slang
olandese significa amico, compagno. Sono
generalmente molto giovani, difficilmente
superano i vent’anni, si muovono in gruppi
numerosi e frequentano i locali in cui i dj
suonano esclusivamente la loro musica. I
Gabbers si distinguono per il loro look tipico: capelli rasati, jeans stretti, scarpe da
ginnastica griffate e felpe delle loro marche
preferite. Tra le firme più in voga la Lonsdale London, l’Australian, la Terror Corps e
la Space Trip. Ai piedi sono d’ordinanza le
Nike Air Max di qualsiasi colore. Dall’Italia
si è poi diffusa la moda del piercing, che
nessun Gabber può non sfoggiare in più
zone del proprio corpo.
Accanto ai Gabber si è formata una minoranza di ragazzi che, pur ascoltando un genere musicale analogo, si distinguono per il
look e il modo di ballare.
Il loro nome è Hardcore Warriors, hanno un
look che ricorda il punk inglese della fine
degli anni ’70, anche se più curato. Sfoggiano pettinature con creste e spunzoni colorati, collari e bracciali di pelle disseminati di borchie e un pesante trucco in faccia.
Il loro modo di ballare è molto più agitato
e violento rispetto ai Gabbers. Gli Hardcore
Warriors pogano in pista e si esibiscono
nelle cosiddette piramidi umane, vere e proprie ammucchiate di ragazzi che si arrampicano uno sull’altro fino a che la base non
cede e si cade tutti a terra.
Gabber vocabolario
Hardcore:
È un’evoluzione della musica Techno, arriva
da Rotterdam e definisce uno stile di vita
Bpm:
Battiti per minuto; sono il metro di misura
della musica hardcore (e non solo!)
Gabber:
Compagno, amico
Warrior:
Alla lettera è guerriero
Scavallare:
Fare rissa e rubare
Pogare:
Spingersi e darsi spallate ballando
Piramide:
Una montagna umana che si forma quando
tutti pogano
Fuffa:
Sono i "finti gabber", quelli che si vestono
così solo per moda
Sclerare:
Diventare nervosi, facilmente irascibili
Impasticcarsi:
Prendere pastiglie di ecstasy o allucinogeni
SI MUOVONO IN
GRUPPO, SFOGGIANO
IL PIERCING, HANNO I
CAPELLI RASATI, I JEANS
ATTILLATI E LE SCARPE
DA GINNASTICA
GRIFFATE… SONO I
GABBERS!
L’hardcore in Italia
Questo genere musicale si è diffuso in Italia
abbastanza rapidamente tanto che ora il
nostro Paese è diventato uno dei maggiori
diffusori di questa musica. L’hardcore è
maggiormente diffuso nel nord-est della penisola, famosi i locali bresciani e bergamaschi che ormai presentano spesso dj di fama internazionale e nei quali sono stati inventati alcuni riti che ora fanno parte della
cultura hardcore come la piramide e il look
da warrior. L’hardcore è comunque in
espansione e comincia a contare un certo
seguito anche sul resto del territorio na-
zionale. Il popolo hardcore italiano ha l’occasione di riunirsi all’“Hardcore Nation” rave party su scala nazionale che si svolge
due volte all’anno, di solito a giugno e a
novembre, e che attrae migliaia di Gabbers
da tutta Europa. Oltre a queste manifestazioni, tutte le settimane, in locali come il
Number One o il Matrix di Brescia o il
Gheodrome di Rimini, solo per citarne alcuni, gli amanti dell’hardcore possono assistere alle esibizioni dei dj più bravi, sia italiani, sia stranieri.
Francesco, 17 anni
Discovery Zai.net
18
19
L’ANTI
GABBERS
iao a tutti, sono uno studente di 5° B,
no soliti vestire Lonsdale ed adornare con
e, nelle vesti di una sorta di Piero Anvari piercing il proprio muso di cui, se guargela, curerò mensilmente una rubrica
dato attentamente, si può notare una vaga
che ci permetterà di saperne di più sul fasomiglianza con quello di un essere umano.
voloso regno animale.
A caratterizzare questa razza è anche il basInnanzitutto, a tutti voi un caloroso benvesissimo quoziente intellettivo, fatto risconnuto in questo splendido mondo. Vado sutrabile anche dalla serie di rumori a casacbito ad introdurre la specie di cui parlerò su
cio che usano ascoltare nei loro momenti di
questo numero del giornalino, un mammifesvago e che prende il nome di “hardcore”.
ro onnivoro discendente dall’uomo e i cui
Solitamente si riuniscono in sorte di tribù
primi esemplari sono stati avvistati nell’euche chiamano “balotte”, che devono essere
ropa centro-settentrionale,
rigorosamente “troppo in…zprecisamente in Olanda. TutUN NOSTRO LETTORE zate”, altrimenti non sanno
tavia di questa specie si è
di cosa vantarsi con gli amiCI PROPONE UNA
potuta notare da alcuni anni
ci e con le persone con cui
NUOVA RUBRICA DI
a questa parte una forte cretrovano da ridire.
scita anche nella nostra pePSEUDODIVULGAZIONE Queste tribù usano ballare
nisola, ed in particolare nella
una danza, che a una prima
SCIENTIFICA SULLE
nostra scuola: sto parlando
vista può sembrare ridicola
SPECIE NUOVE E SU
dei GABBER.
ma che alla seconda toglie
Gli habitat naturali del gabogni dubbio, che prende,
QUELLE IN VIA DI
ber si chiamano Gheodrome
per l’appunto, il nome di
ESTINZIONE.
e Number One. Come di ogni
“gabber”.
animale, anche del gabber
Per chiamarsi tra di loro, i
esistono l’esemplare maschio e l’esemplare
gabber usano i termini “uomo” (per chiamafemmina. Il primo è caratterizzato da pelo
re l’esemplare maschio) e “uoma” (per l’erasato sulla testa, mentre la caratteristica
semplare femmina).
della femmina di gabber è il pelo rasato soSpesso questi mammiferi possono rivelarsi
lo nella parte inferiore della testa e più lunpericolosi per l’uomo: come si fa per i cani
go in quella superiore, solitamente raccolto
più feroci, chi incrocia un esemplare (indiffein una coda alta o da una fascia, rigorosarentemente maschio o femmina) di gabber
mente marcata Australian. Tuttavia, nella
deve assolutamente evitare il suo sguardo.
natura si sono riscontrati anche esemplari
Infatti, nel malaugurato caso che qualcuno
femmine di gabber completamente rasati a
guardi anche per una sola frazione di sezero, come gli esemplari maschi.
condo un gabber negli occhi, il malcapitato
Indipendentemente dal sesso, i gabber sosi sentirà fermare con una frase che può va-
C
riare dal “…zzo guardi?” al “Che …zzo guardi?”. Da quel momento, chi osa rispondere
è passibile di essere “sganciato” (la cui traduzione in italiano corrisponde a “picchiato”, “malmenato”) dalla balotta troppo
in…zzata cui appartiene l’esemplare che ha
subìto il torto. Perchè un’altra caratteristica
di questa specie è di non combattere mai
uno contro uno, bensì di riunirsi in branchi
il cui numero di componenti sia almeno di
tre volte superiore quello degli sfidanti.
La tendenza politica di questi animali è l’estrema destra: non di rado si sono visti
gabber con tatuaggi raffiguranti svastiche,
croci celtiche o simboli dell’SS e del terzo
reich. La cosa curiosa è che questi esseri
non sono minimamente interessati nè informati sulla politica italiana o estera, semplicemente seguono la massa.
Passeggiando per le vie di Bologna, ed in
particolar modo in centro, si possono trovare molti esemplari di questa specie, ma
si consiglia di fare attenzione in quanto,
almeno per il momento, questi non sono
ancora rinchiusi in gabbie e non sono
nemmeno muniti di museruola. È in fase di
progettazione un apposito zoo, in cui i genitori potranno accompagnare i loro bambini a conoscere questi animali senza correre alcun pericolo. Si raccomanda comunque di non dar da mangiare ai gabber, come a nessun altro animale in ogni zoo che
si rispetti.
I gabber si accoppiano e si riproducono
esattamente come gli esseri umani, e, come
per gli esseri umani, si suppone che la
femmina di gabber impieghi 9 mesi a partorire. Non si hanno tuttavia ancora tracce
di cuccioli di gabber, in quanto questa è
una razza relativamente nuova. Se questa
razza non dovesse essere sterminata prima
dalle droghe ingerite e dovesse arrivare ad
avere dei cuccioli, vi prometto che ne parlerò in un altro numero del giornalino.
Vi ringrazio per la cortese attenzione e mi
congedo dandovi appuntamento al prossimo numero, in cui vi erudirò con altre notizie sullo splendido regno animale.
Nella foto, tre
esemplari maschi
di gabber.
Effetto Musica
20
Le TASTIERE
VIRTUALI
Virtual Synths
a dare il giusto ritmo ai loro pezzi… Prima o
poi, la batteria, quella vera, arriverà!
senza problemi… poi, quando hai capito cosa cerchi, basta entrare in un negozio e
chiedere: “Avete il suono dei Subsonica?!!”
Il mondo in un pc
ANDREA E FABIO,
DA QUALCHE
MESE IN TRIO
CON DANIELA,
CONTINUANO A RACCONTARCI
IL LORO VIAGGIO ALLA
SCOPERTA DELLA MUSICA…
DOPO IL BATTERISTA “VIRTUALE”,
CI PRESENTANO ORA IL
SINTETIZZATORE, UN
CONCENTRATO DI EFFETTI
DAVVERO SPECIALI!
“La prima volta che
ho visto su una tastiera la sigla A/S/R/D
mi sono detto: “Cos’è?”
E’ una cosa fantastica!!! Vuol
dire poter controllare come e quando suonerà una nota... per creare quei suoni spaziali che negli anni ’70 hanno cambiato la
musica! …stai suonando un sintetizzatore”.
Purtroppo i sintetizzatori costano…. oggi però esistono i Virtual Synths, i synth nel computer!”
Andrea, Fabio e Daniela, in realtà il batterista lo stanno ancora cercando. E, con l’aiuto del computer non solo ricercano effetti
speciali da grande band, ma riescono anche
“Aiuto!!! Ricomincia con il computer!!!”
“Accendi il pc, apri il programma di musica, scegli il virtual che vuoi e cominci…
non solo synth, anche bassi, batterie, pianoforti, voci, chitarre, praticamente tutti gli
strumenti!!!
“Si certo, sono due anni che imparo a suonare la chitarra, ora arrivi tu, con il pc, e fai
tutto da solo!!! Sai che noia…!”
“Invece di suonare e divertirti con gli amici,
è più il tempo che sprechi per accendere e
spegnere il pc…. i computer si sa, si bloccano sempre…!!!”
“Non è vero! Fino a un anno fa forse era così, ma oggi, i computer potenti sono alla
portata di tutti!”
Puoi usare i VST (Virtual Synth Technology)
Innamorato del suono “virtuale”…
“Basta Fabio, oggi non smetti più di parlare,
…mi sa che ti sei innamorato… di un Virtual
Synth!!!” Il prossimo mese parleremo di come scrivere una canzone con la chitarra e la
voce, in acustico.
E' vero che i computers sono utili, ma è anche vero che da sempre una canzone ha solo bisogno di una bella melodia e uno strumento di accompagnamento.... lo facciamo
con Michele di Supervix e con Luca, un nostro amico cantante.
Potrebbero darci una mano a completare la
canzone che stiamo scrivendo con Daniela...
“Ciao ragazzi, alla prossima.”
Fabio e Andrea,
Brescia
Anche i dj usano i computers!
In disco ancora non si fidano, ma li usano…
per aggiungere batterie, rumori e voci.
In studio invece i pc sono essenziali per le
compilation già mixate. I programmi?
Abetlon Live, Acid, Pro Tools…
Intervista
Il
CINEMA
delle
EMOZIONI
Intervista a Mimmo Calopresti
Vedo molto i ragazzi usati o addirittura
sfruttati come merce; target pubblicitari da
colpire. Non mi piace l’omologazione…
I giovani sono fortemente attratti dal mondo
dello spettacolo. I possibili percorsi per
giungere alla notorietà possono essere diversi: partecipazione al concorso per veline,
spettacoli come “Saranno famosi” o il
“Grande fratello”. Quale consiglio darebbe
ad un ragazzo appassionato di cinema che
volesse intraprendere una carriera più impegnativa come quella di regista?
Quello del regista è un lavoro creativo che permette di esprimersi liberamente nel mondo.
MIMMO CALOPRESTI
Nato nel 1955. Nel 1985 ha
vinto il 1° premio al Festival
Cinema Giovani di Torino
con il video A proposito di
sbavature.
Per la RAI ha realizzato:
1991
Paolo ha un lavoro
la felicità
non costa niente
elle sue opere è sempre stato molto
attento ai sentimenti e alla psicologia
dei personaggi. In questo può essere
stato influenzato da un particolare tipo di lavoro come quello di insegnante dove i rapporti umani e interpersonali sono essenziali?
Non in maniera particolare perché comunque a me interessa rappresentare l’universo
umano. I sentimenti e la psicologia dei personaggi sono fondamentali e il cinema ha
un tipo di linguaggio che si presta molto a
far emergere questo.
Vista la sua esperienza di insegnante, non
ha mai pensato di ambientare un film nel
mondo della scuola?
Più che al mondo della scuola come “struttura e organizzazione” mi interessa analizzare l’individuo come risultato di un percorso
che parte anche dalla scuola. In particolare
nel film “Preferisco il rumore del mare” uno
N
dei personaggi principali era studente del Liceo Artistico di Torino che veniva rappresentato in un contesto sociale più ampio (famiglia, luogo d’origine, amicizie). Non condivido una certa visione della scuola proposta in
alcuni film con uno stile più da commedia.
Le tematiche da lei trattate, problemi esistenziali, ricerca dell’amore, della felicità,
sono questioni che assillano ciascuno di noi.
Il messaggio che lancia il nuovo film, binomio felicità – semplicità, può essere recepito e condiviso dagli adolescenti di oggi che
sognano grandi cose e credono in un mondo artificiale?
Sì, me lo auguro. Tutti hanno bisogno di felicità; la felicità è un diritto, come la tendenza a star bene. E’ necessario smascherare “il teatrino della vita” perché raggiunta
un’età responsabile per effettuare delle scelte si deve decidere di diventare protagonisti.
Non bisogna adeguarsi agli stereotipi. Il percorso è difficile, ma il consiglio che posso dare è quello di fissare un obiettivo, una meta e
puntare a quella nonostante gli ostacoli e le
difficoltà che si possono incontrare. Vi possono anche essere percorsi alternativi, scorciatoie, ma il risultato non sarebbe lo stesso e soprattutto non vi sarebbe la stessa soddisfazione alla fine dell’opera. Nella mia esperienza infatti ho incontrato persone scontente per aver
aggirato l’ostacolo e per aver bruciato i tempi.
M. Letizia Tavone
in collaborazione con la Classe V B
Mercurio ITC “Russell-Moro” di Torino
E’ il regista de La felicità non costa niente, da poco uscito nelle sale. Il suo cinema è fatto di emozioni, di idee, di
piccoli racconti che si incuneano nella vita dei protagonisti, tutti uniti dalla coerenza, dalla volontà caparbia di
non volersi adattare ad una realtà che non amano. Storie di tenacia, sentimenti, scontri.
Nel suo curriculum figura anche l’esperienza di insegnante in un Istituto professionale Torinese…
la felicità
non costa niente
22
1992
Paco e Francesca
Remzjia per la trasmissione
"Storie vere"
Ha realizzato per l'archivio audiovisivo del Movimento Operaio i video:
1943
La scelta
1994
'43 - '45 Pane e libertà
Diversi suoi lavori sono stati presentati a Festival Internazionali.
1987
Ripresi
Fratelli minori
1990
Alla Fiat era così
Nel 1994 vince il Premio Solinas per la migliore sceneggiatura con La seconda volta.
Nel 1995 è regista e sceneggiatore del film La seconda volta
(in selezione Ufficiale al Festival di Cannes 1995).
Nel 1997 è regista e sceneggiatore del film La parola
amore esiste
(Festival di Cannes 1997 "Quinzaine des Réalisateurs")
Nel 1998 è regista del documentario Tutto era Fiat.
Nel 2001 è regista, co- sceneggiatore e interprete del
film Preferisco il rumore
del mare
Nel 2002 è regista, co-sceneggiatore e interprete del
film La felicità non costa
niente
Ha vinto diversi premi tra cui:
- Chicago International Film
Festival per la miglior opera
prima;
- Ciak d'oro per la migliore
opera prima. La scelta
Viaggio
24
LONDON
CALLING
È IL LUOGO DOVE FUGGIRE, LA
CITTA’ DOVE TUTTO ACCADE. È
SINONIMO DI MUSICA, MODA,
AVANGUARDIA. MA LONDRA È
ANCHE DI PIU’.
nuti sono situate Covent Garden, Piccadilly
Circus, Soho e le rive del Tamigi.
uando sono atterrata per la prima volta in uno degli aeroporti di Londra ero
felicissima, non potevo credere di aver
davvero convinto i miei a portarmici. Avevo
sentito parlare molto di questa città, avevo
letto molti articoli e visto servizi in televisione, e ogni piccolo aspetto che arricchiva la
mia conoscenza serviva per nutrire un maggiore interesse al riguardo.
Non so perchè, ma tutte le volte che sono
andata a Londra ho sempre trovato un bel
clima, forse per pura fortuna. Vederla dal vivo è completamente diverso rispetto alle immagini delle cartoline, perchè devi proprio
essere lì in mezzo per capire davvero quanto sia particolare.
Q
Un vero “melting pot”
Ricordo le metropolitane, sempre piene di
gente di tutte le razze, che danno così alla
città l’aspetto cosmopolita. Proprio questo
aspetto mi ha portato a un senso di venerazione per una città che è così diversa dalla mia, poter uscire e vedere ogni genere di
persona, con un taglio di capelli particolare,
senza essere continuamente guardata e giudicata è per me un aspetto assai strano essendo cresciuta con la mentalità di una piccola cittadina.
Ricordo ancora Trafalgare Square, il mitico
centro di Londra, sempre gremito di gente,
dove gli inglesi si incontrano con gli amici.
Qua si può visitare la National Gallery, un
museo molto particolare. È un ottimo posto
per fare una bella passeggiata, a pochi mi-
Cibo, divertimento, musica…
Come dimenticare Piccadilly Circus, il secondo
centro di Londra, sempre tutto illuminato, pieno di negozi e dei conosciutissimi Fast Food e
Fish’n’ chips. A Candem Town invece è possibile mangiare Messicano, Indiano, Cinese, o
ogni altro cibo particolare. Per la strada si può
ascoltare musica classica, jazz o rock. Non
posso dimenticare di descrivervi i parchi, immense distese di prati ombreggiati da alti alberi, come St. James Park, Green Park, Hyde
Park (situato nel centro di Londra),
Kensington Gardens e Regent’s
Park (la lista potrebbe continuare!). Se dovessi consigliarvi qualcosa da vedere di certo citerei la
Casa Reale, il Big Ben e la casa del Parlamento, Tower
Bridge, i magazzini Harrods,
Westminster Abbey, National
Gallery, il Museo delle Cere
(Madame Tussauds), e il British Museum.
Londra ha un’atmosfera magica, ma devi andarci personalmete per scoprire davvero il suo splendore. Se avete l’occasione e vi piacciono
le città gremite di gente senza ombra di dubbio Londra
fa per voi!
Annelise Cirillo, 17 anni,
Albenga (Sv)
(redazione di Savona)
Regione Lombardia
nasce la più giovane
redazione sociale
intercultura
scusi, dov’é il Midwest?
eventi
dialogo nel buio
uno sportello
dedicati ai disabili
un servizio di informazioni
d’avvero utili
REDAZIONE
SOCIALE
vengo da lontano…
Abbattere il primo
ostacolo: la lingua
2003 anno europeo
dei disabili
che cosa possiamo
aspettarci?
inchiesta
e se a scuola si iscrive
un disabile
La redazione sociale è sostenuta dall’Assessore a Famiglia e Solidarietà Sociale della
Redazone sociale
26
Disabilità
e scuola
GIAN CARLO ABELLI
Assessore a Famiglia e Solidarietà
Sociale della Regione Lombardia
l 2003 è stato destinato dall’Unione Europea ad iniziative ed attenzione per la disabilità.
La Regione Lombardia, ed il mio Assessorato
in particolare, molto volentieri ha accolto il
suggerimento e ha inteso svolgere una significativa programmazione per questa categoria fragile tanto presente nel nostro contesto sociale.
La scuola, il luogo più condiviso dai nostri ragazzi, davanti al tema della disabilità fisica e
psichica mostra in più occasioni la difficoltà a
corrispondere alle diverse esigenze degli insegnanti, delle famiglie e dei più giovani. Non
si tratta solo di qualificare le strutture ambientali – spesso ancora carenti – né solo unicamente di intervenire con personale qualificato di supporto – che spesso è insufficiente,
ma di procedere con ogni strumento, anche
I
normativo per riformare una cultura dell’accoglienza che diventi
azione, punto di riferimento, concreto aiuto
e novità davanti a bisogni crescenti.
Questo numero di Zainet vede in veste di
protagonisti gli stessi disabili/giornalisti.
Il loro impegno qualifica l’indirizzo che la Regione Lombardia intende percorrere promuovendo proprio presso la redazione regionale
un’apposita redazione che curi in particolare
i temi della diversità e del sociale e che sia
punto di riferimento per tutte le redazioni
nazionali.
Si tratta ad esempio di valorizzare, di far conoscere, di inserire nel quadro delle azioni di
supporto le molte esperienze che ci giungono da Associazioni come Ledha ed Aias, che
da ormai due anni, contribuiscono aiutando
i disabili nello specifico Sportello Regionale,
sia per problemi pratici sia per offrire soluzioni al tempo libero.
La disabilità a scuola è innanzi tutto un problema di qualità di rapporti, di esperienza
educativa possibile, in cui formazione e aggregazione svolgono un identico ruolo: una
vita pienamente godibile è possibile pur in
presenza di difficoltà. Una umanità che c’è e
che deve rifluire nel contesto sociale portando il positivo contributo di tante energie.
A questo proposito mi sembra importante
segnalare che la Regione Lombardia, prima
tra le Regioni italiane, poi, ha posto e più
volte richiamato il tema della sussidiarietà e
dell’aiuto alla famiglia (Legge 23/99).
Questa riflessione ha avuto un momento forte di verifica e di confronto, dedicato al tema
del rapporto tra disabilità e trasporti in un recente convegno “Muoversi” che si è tenuto a
Milano e che ha visto insieme, non solo La
Regione ed il Comune di Milano, ma gli stessi erogatori di servizio pubblico di trasporto
sul territorio, quali ATM e Ferrovie Nord.
Il risultato di partecipazione ed il livello degli interventi di associazioni e di operatori è
stato indubbiamente superiore alle attese: le
sessioni di lavoro e le tavole rotonde erano
gremite.
Il convegno è stato seguito in modo particolare dallo staff dei giornalisti di Superabile, il
sito internet destinato integralmente al mon-
do della disabilità, che vede una fruttuosa
collaborazione con INAIL e Segretariato sociale RAI e da ora anche con Regione Lombardia.
L’avvio dell’anno del disabile è stato evidenziato con una campagna pubblicitaria sui
media nazionali tendente a sottolineare non
solo l’impegno delle istituzioni, ma l’attiva
programmazione, durante questo periodo di
tempo, di iniziative di sensibilizzazione verso il tema proposto dall’Unione Europea.
Ad esempio già nell’autunno 2002 l’Assessorato alla Famiglia ha sostenuto sia il Campionato Mondiale di Calcetto per Ipovedenti sia il
Campionato Mondiale di tennis che si è svolto nel bellissimo scenario del Lago di Garda.
In queste occasioni il binomio sport-disabilità
ha avuto una efficace possibilità di manifestazione e di incontro. Gli spettatori hanno visto
come è possibile abbinare una notevole qualità tecnica ad una tensione al risultato, sorprendente in quanto a vigore della tensione
agonistica e della resistenza alla fatica.
Infine desidero invitarvi, sia che siate vicini o
lontani, a Febbraio, dal 19 al 22, alla manifestazione Progetto Città, alla Fiera di Milano in cui sarà possibile incontrare nello Spazio Espositivo di Regione Lombardia Associazioni del Terzo Settore, la Mostra di oggetti riservati ad abili e non abili, realizzata
in collaborazione con l’Associazione Ar.Co.
ed il Politecnico di Milano.
Redazone sociale
28
Uno SPORTELLO
dedicato ai
DISABILI
e da un lato sono sempre
ro famiglie, delle associazioni e
DAL 2000 LA
più numerose le persone
degli operatori del settore.
disabili che chiedono di
Il servizio è costituito dallo
REGIONE
integrarsi nel tessuto sociale,
Sportello Vacanze (gestito da
LOMBARDIA HA
dall’altro sono in aumento gli
AIAS Milano) che offre consuATTIVATO UN
interventi delle istituzioni publenza su turismo e tempo libebliche e private in loro favore.
ro “accessibile” e da InformaSERVIZIO DI
Tra i molti problemi che ancora
handicap (gestito da Ledha)
INFORMAZIONI
ostacolano questo percorso di
che si occupa delle problemaDAVVERO
UTILE
crescita vi è la difficoltà per
tiche legislative legate alla
molte persone disabili di repedisabilità.
rire informazioni certe e affidabili su ciò che
L’esperienza di questi anni sta a dimostrare
la società già oggi è in grado di offrire loro.
come effettivamente lo Sportello Disabili riPer ovviare a questo problema, a partire dal
sponda a un forte bisogno della cittadinan2000 la Regione Lombardia ha attivato uno
za disabile. Se nel corso del 2001 il servizio
sportello informativo dedicato alle persone
ha fatto registrare circa 2.500 contatti, nel
disabili.
2002 le richieste evase sono
Si tratta di un servizio in collaborazione
quasi triplicate, arrivando a
con AIAS Milano Onlus (Associazione
quota 6.000.
Italiana Assistenza Spastici) e Ledha
L’obiettivo per l’immediato
(Lega per i Diritti degli Handicappati),
futuro è quello di far conodue associazioni storiche del panorascere in modo
ma no profit lombardo.
Lo Sportello Disabili è attivo
presso la sede di Spazio Regione a Milano ed è a
disposizione dei cittadini disabili, delle lo-
S
sempre più capillare e diffuso lo Sportello,
così da invogliare i cittadini ad utilizzarlo come un servizio “amico”, in grado di offrire
consulenza e soluzioni alle questioni più importanti.
In questa ottica è iniziato un progressivo
trasferimento di competenze anche agli uffici della Regione ubicati negli altri capoluoghi di provincia, per far sì che tutti i cittadi-
ni lombardi possano avere facile accesso al
servizio.
Infine, visto che sempre più persone disabili si rivolgono a internet per reperire comodamente informazioni da casa, le due
associazioni che gestiscono lo Sportello
hanno attivato due siti web in cui è possibile trovare indicazioni sulle tematiche più
richieste.
Più in dettaglio, il servizio
Informahandicap offre consulenza
e informazioni su:
ze di gruppo con accompagnatori
assistenza, tutela e cura
sanità
accertamento e benefici
istruzione e formazione professionale
lavoro
abbattimento barriere architettoniche
servizio giuridico - legale
Lo Sportello Vacanze offre invece
consulenza e informazioni sul
turismo “senza barriere”:
accessibilità ai disabili delle strutture
ricettive e turistiche e dei mezzi di
trasporto,
organizzazioni che offrono viaggi e
vacanze “per tutti”
organizzazioni che propongono vacantrasporti e mobilità sul territorio
SPORTELLO DISABILI
C/o Spazio Regione
Via Fabio Filzi, 22 - 20124 Milano
tel. 02 67654740 fax 02 67655898
e-mail: [email protected]
SPORTELLO VACANZE
AIAS Milano onlus
www.milanopertutti.it
martedì e giovedì: 9 - 18,30
sabato: 9 - 13,30 Informahandicap
Ledha
www.informahandicap.it
lunedì e venerdì: 9 - 18,30
mercoledì: 9 - 14
Redazone sociale
30
2003: anno
EUROPEO
dei DISABILI
ti come parcheggi, quando
isabile è la persona
CHE COSA POSSIAMO
vediamo telefoni pubblici
che in seguito ad un
inutilizzabili da chi sta in
ASPETTARCI?
evento nefasto di dicarrozzina, attraversamenti
versa natura si ritrova in
pedonali impossibili per chi non cammina o
una condizione di impossibilità a svolgere
per chi non è vedente.
azioni necessarie e importanti per la sua inLa stragrande maggioranza degli edifici di
dipendenza e per la sua partecipazione alla
pubblica utilità è piena di barriere, ma molvita stessa.
to spesso i percorsi agibili, dove esistono,
Handicap è invece l’ostacolo che si interponon sono segnalati con il simbolo internane fra l’individuo disabile e l’azione che l’inzionale di accessibilità.
dividuo non è in grado di svolgere. Questo
La persona disabile può avere la necessità
termine sta dunque ad indicare la barriera
di essere parte attiva del contesto sociale in
materiale e psicologica che non permette il
cui vive, ma nel momento in cui trova un
realizzarsi dell’azione desiderata
ostacolo diventa un “handicappato”.
Quali sono le cose da fare affinché il 2003
L’altro blocco è invece costituito dalle barsia in tutto e per tutto l’anno dei disabili? La
riere per così dire “morali”. Ancora oggi, nel
nostra società sarà in grado di offrire più co2003, non siamo riusciti a raggiungere un
modità, più agevolezze alle persone disabili?
buon grado di rapporto e convivenza con le
Le difficoltà da affrontare per eliminare
persone disabili. Molto spesso esse vengol’handicap si possono racchiudere in due
no emarginate dal contesto sociale e relegablocchi ben distinti fra loro.
te a svolgere mansioni che non danno loro
Il primo blocco è costituito dalle difficoltà
alcuna soddisfazione personale.
materiali che possono creare disagi alle perQueste persone, al contrario, devono a tutti
sone disabili, ossia è costituito da quelle che
i costi potersi inserire nell’ambiente in cui
sono chiamate “barriere architettoniche”.
vivono e rapportarsi agli altri in modo assoL’eliminazione delle barriere architettoniche
lutamente normale, senza alcun favoreggiapresuppone che vi siano delle leggi adeguamento piuttosto che pietismo.
te con criteri precisi. Attualmente esiste una
È inoltre da criticare aspramente la previsiolegislazione in materia, ma non esiste ancone di “appositi spazi” per i disabili. Ciò conra una cultura adeguata che esprima la netribuisce al diffondersi di quella profonda
cessità di attuare con urgenza e in modo
barriera culturale che fa dei disabili dei “dicorretto tutte le modifiche ambientali indiversi” e che, come tali, hanno diritto non alspensabili. Laddove si è intervenuti, pure se
la completa integrazione ma soltanto a dein pochi casi, si è ricorso a degli interventi
gli “appositi settori”.
parziali, a volte ricercati, a volte raffazzonaQuello che bisogna quindi aspettarsi dal
ti, senza ottenere una vera accessibilità e
2003 non è l’eliminazione completa di tutte
fruibilità degli spazi.
queste problematiche, ma almeno un avverTutto ciò lo abbiamo sotto gli occhi ogni giortibile tentativo di fare ciò.
no, quando vediamo marciapiedi inagibili
Mattia Muratore, 18 anni
perché sprovvisti di scivolo o perché utilizza-
D
STUDENTI come
31
gli ALTRI?
n primo luogo la scuola non può rifiutare
l’iscrizione ed ha l’obbligo di provvedere
alla completa integrazione del ragazzo.
Integrazione significa provvedere sia all’assunzione di insegnanti di sostegno, sia alla
destinazione di spazi per lo svolgimento
delle attività integrative, sia all’abbattimento delle barriere architettoniche, quali gradini d’ingresso, laboratori ai piani alti, strutture inaccessibili se non attraverso le scale,
ecc. Per fare tutto questo, la scuola deve
mandare la propria richiesta alla Provincia,
la quale, dopo averla approvata, finanzia le
operazioni necessarie.
I problemi però si riscontrano sul piano pratico. Gli istituti, infatti, non preparano quasi
mai dei veri e propri piani di integrazione,
ma richiedono l’intervento della provincia
solamente nel momento reauna descrizione dei bisogni
le di bisogno, ovvero dopo
PATRIZIA ARMELLINI,
del ragazzo, come ad esemaver ricevuto l’iscrizione di
RESPONSABILE
pio la necessità di avere un
un ragazzo disabile. Gli istiassistente personale.
SERVIZIO SCUOLA,
tuti però non sempre sono
Infine, anche se le operaziocosì tempestivi da inoltrare
GRUPPO STUDIO E
ni “burocratiche” per l’intele richieste al momento stesRICERCA PER
grazione riuscissero ad esseso dell’iscrizione, che avviere attuate e terminate in
L’INTEGRAZIONE,
ne nel mese di gennaio, ma
tempo, rimangono i probleaspettano spesso la fine delDELL’AIAS,
mi più meramente scolastici,
l’anno scolastico. Questo riASSOCIAZIONE
che non dipendono dai ritartardo, sommato ai lunghi iter
di e dai lunghi tempi della
ITALIANA ASSISTENZA
d’ufficio della provincia, imburocrazia, ma dal sistema
pedisce spesso che l’attuaSPASTICI, CI SPIEGA
scolastico stesso. Gli insezione delle modifiche necesLE DIFFICOLTA’
gnanti di sostegno, infatti,
sarie per l’integrazione sia
non sempre sono qualificati
D’INSERIMENTO DEI
portata a termine in tempo.
e in grado di soddisfare le
A questo si aggiunge la diffiRAGAZZI DASABILI.
esigenze di un ragazzo dicoltà della scuola d’accosabile. La loro nomina, inoltre, è annuale.
glienza di andare incontro perfettamente alQuesto comporta l’impossibilità di una conl’esigenze del ragazzo, considerando che
tinuità educativa, dato che in un anno, a
non conosce né lui né il suo handicap spemala pena, un insegnate riesce a conoscere
cifico. La scuola di provenienza, infatti, doe a farsi conoscere dal ragazzo. Per di più,
vrebbe, insieme alla domanda di iscrizione,
non sempre le scuole ricevono i finanziainviare alla futura scuola di destinazione
I
ALCUNI
DATI
Redazone sociale
menti adatti per l’allestimento degli spazi
necessari e sono costrette ad arrangiarsi sistemando come meglio riescono gli spazi
che già hanno a disposizione.
Tutto questo fa sì che la percentuale annua
delle iscrizioni di ragazzi disabili a licei ed
istituti superiori pubblici sia molto bassa.
Molti, infatti, prima dell’innalzamento degli
studi a 16 anni, terminavano il ciclo degli
stessi con la scuola media, mentre ora la
maggior parte si riversa nelle scuole professionali.
Perché la scuola sta diventando sempre meno accessibile? Perché vengono aiutate scuole dove per essere ammessi è necessario pagare migliaia di euro e vengono lasciate allo
sbando le scuole con il maggiore afflusso? Ci
sono scuole in cui ogni anno i muri vengono
imbiancati senza una reale necessità (e lo
stato ne sovvenziona l’esistenza) e scuole
che non possono accogliere nel migliore dei
modi un ragazzo disabile per mancanza di
fondi. Perché succede tutto questo?
Mattia Placanica, 19 anni
Degli Alunni dell'anno scolastico 1999/2000
133.029 sono in situazione di handicap pari
all'1,5% del totale degli alunni:
di cui 130.146 (pari al 97,8% dei disabili
ed all'1,6% del totale degli alunni che frequentano scuole normali) sono iscritti e frequentano scuole normali;
di cui 2.883 (pari allo 0,03% del totale degli alunni) sono iscritti e frequentano scuole
speciali o normali di tipo posto speciale.
Le Tendenze
Nell'anno scolastico 1989/1990 gli alunni
in situazione di handicap hanno rappresentato l'1,2% del totale degli alunni. Nell'anno
scolastico 1999/2000 tale percentuale è salita all'1,6%, segno di una crescente integrazione degli alunni con handicap;
Spicca il considerevole aumento degli
alunni in situazione di handicap nel primo
anno di scuola superiore del 1999/2000
(7.050 rispetto ai 4.440 dell’anno precedente), quale immediata conseguenza dell’attuazione del prolungamento dell’obbligo
scolastico fino a 15 anni.
Le Scuole nell'anno scolastico 1999/2000
Il totale delle scuole, (normali, speciali e
normali di tipo posto speciale) in Italia è pari a 58.784;
Le Scuole Speciali in Italia rappresentano
lo 0,03% di tutte le scuole;
Le Scuole Normali di tipo posto Speciale
sono lo 0,1% di tutte le scuole.
Gli Alunni promossi
Il 94,2% degli alunni disabili scrutinati
nelle scuole elementari è promosso rispetto
al 98,9% degli alunni in totale;
L'84,1% degli alunni disabili scrutinati
nella scuola secondaria di I grado è promosso rispetto al 94,8 degli alunni in totale; la tendenza che si osserva nella popolazione scolastica disabile scrutinata si riscontra, quindi, anche nella popolazione scolastica generale.
Impatto della legge sull'innalzamento dell'obbligo scolastico
Tra gli anni scolastici 1998/99 e
1999/2000 si è assistito ad un incremento di
oltre il 50% degli alunni in situazione di
handicap frequentanti il 1° anno delle scuole secondarie di II grado statali;
Nelle scuole medie inferiori, a seguito
dell'estensione dell'obbligo scolastico a 9
anni di frequenza, si è assistito ad un decremento della leva complessiva di oltre
l'1%. Per gli alunni disabili tale decremento
è risultato inferiore (0,5%).
Organico di sostegno nell'anno scolastico
1999/2000
44.378 sono i docenti di sostegno, pari al
5,5% del personale docente in forza nell’anno scolastico 1999-2000;
In media si ha un docente di sostegno
ogni tre alunni in situazione di handicap.
Superamento delle barriere architettoniche
Il 23,7% delle scuole statali è dotato di
ascensori o scale a norma;
Il 15% delle scuole statali è dotato di servizio di trasporto per alunni in situazione di
handicap.
(Fonte www.handicapincifre.it)
I dati più recenti sono relativi all’anno
scolastico 1999/2000
Dialogo nel
buio
Divulgare la
conoscenza dell’hand
SO
ic
ap e in
ER
TTRAV
VIAGGIO A
particolare
E
de
R
lla cecità
ISITATO
NI DI UN V
attraverso
un percorso
LE SENSAZIO
compiuto in
totale asietra ruvida, fresco umido, rumore d’acqua che
senza di lu
ce. È questo
scorre ed una voce per amica. Una moltitudine
il “viaggio”
che vuole
di emozioni colta attraverso quattro sensi.
re
alizzare la
Un senso di spaesamento per la perdita della vimostra
sta e poi… per averla riacquistata.
“Dialogo
nel buio”,
La riscoperta della capacità di vedere ad occhi
ospitata
a Palazzo
chiusi.
Reale di Mila
Comprendere ed imparare a rispettare il disagio
no fino al
di un non vedente.
16 febbraio
. L’iniziatiScoprire quanto l’uso quotidiano (a volte assillante)
va è del Co
mitato Diadell’immagine abbia portato all’assopimento degli allogo nel Bu
tri sensi e ci abbia resi meno capaci di assaporare a pieio Onlus, in
no ciò che ci circonda. Scoprire quindi la nostra cecità.
collaborazi
one con il
Ritrovare una nuova umanità attraverso un nuovo modo
Comune di
Milano, Culdi rapportarsi con le persone. Tastare le pareti ed inoltu
ra e musei.
trarsi lentamente in luoghi visti ma mai sentiti, scontranLa durata
dosi con altre persone ed aiutandosi a vincere una deldel percorso
della mole più grandi paure: il buio. Un senso di solidarietà, di
stra è di ci
rca un’ora,
vicinanza nei confronti di persone mai viste né conoattraverso
sciute ed una voce soave e rassicurante che ti guida atstanze buie
traverso luoghi a lei più familiari.
che riprod
ucono am
Un esperienza unica ma non irripetibile che termina con
bienti
diversi,
la guida che ti domanda se preferisci o no vederla alla
con
l’aiuto di
luce, cioè conoscerla nell’unico modo in cui lei non
una guida
può contraccambiare.
tutta partic
olare - un
O per rispetto nei suoi confronti o per tener fede ai
non vedent
e - che aiuprincipi alla base di quella bellissima esperienza io
ta
il visitatore
decisi di non vederla…
a scopri…quella mattina, infatti, non ho visto una mostra, ma
re un altro
modo di ve
l’ho vissuta!
dere attrav
erso i sens
i
Come ultimo appello invito tutti coloro che non hanche non so
no la vista.
no potuto vivere questa esperienza a chiudere gli ocL’iniziativa
nasce da
chi ogni tanto e a farsi trasportare dagli altri sensi;
un
’idea di
abbiamo molto da imparare da chi non vede (attraAndreas
verso gli occhi).
Heinecke ed
è già stata
Marco Giacomini, 19 anni
ospitata in
molte capiMilano
tali europe
e,
oltre che
PALAZZO REALE, MILANO
a Tokio e M
on
tr
eal.
DAL 16 OTTOBRE 2002 AL 16 FEBBRAIO 2003
P
Prenotazione obbligatoria. Posti esauriti.
Intercultura
34
Vengo da lontano...
STUDIO QUI
ando ascolto a certe ditutto, coloro che di quelle
ABBATTERE IL PRIMO
chiarazioni che appaiono
culture sono portatori spasui media, si ha l’impresventano ancora molti di noi.
OSTACOLO:
sione che ci sia qualcuno conPresentiamo l’esperienza di
LA LINGUA
vinto che l’interculturalità (che
due ragazze che, tramite un
chiamiamo così e non altrimenti perché il preaccordo tra due istituti scolastici (l’I.T.C. Marfisso inter- significa scambio e condivisione, a
tino Bassi e la S.M.S. Mercalli) di Seregno, in
differenza dell’altro prefisso, multi-, che indica
provincia di Milano, si stanno impegnando
invece l’accostamento parallelo di più parti
dallo scorso settembre ad aiutare alcuni rasenza comunicazione reciproca) che l’interculgazzini stranieri che frequentano la scuola meturalità, dicevo, in Italia sia un fenomeno del
dia a imparare l’italiano.
tutto assimilato e accettato senza riserve.
L’apprendimento della lingua, che è privilegio
Purtroppo, in un paese in cui ancora scottanti
di una ristrettissima fascia di immigrati nel
e per nulla celati sono gli odi tra sud e nord,
nostro paese, è il primo passo per avvicinare
in cui l’unificazione linguistica è appena uscita
e integrare quelle diversità che tanto ci rendallo svezzamento (abbiamo una lingua veradono diffidenti e per fare in modo che, da pemente nazionale da non più di 50 anni!), in
ricolo, diventino risorse culturali.
cui ancora serpeggiano più o meno manifeQuando parliamo di linguaggio, non parliamo
stamente velleità di scissione interna, in un
soltanto di uno sterile strumento di comunipaese così non si è affatto
cazione, essenziale per muoversi nella nostra
preparati a ricevere con
società, ma parliamo prima di tutto di un veiserenità e apertura culcolo di cultura. Tramite l’apprendimento di
ture lontane, e, sopratuna lingua si impara a conoscere anche coloro che con quella lingua crescono e comunicano quotidianamente. Le strutture sintattiche, grammaticali e logiche di un codice linguistico rispecchiano quanto mai fedelmente la mentalità di chi ne fa uso.
È dunque cominciando dall’insegnamento e dalla divulgazione dell’italiano che
possiamo tentare di dirigerci verso
una condivisione serena di quanto
di buono (e di cattivo) l’umanità
ha prodotto.
Fabio Berio
Coordinamento delle scuole di
italiano per stranieri di Milano
e provincia
D
IMPARARE LA LINGUA
GIOCANDO
La realtà di oggi ci proietta in un mondo interculturale.
Per molte persone, nate e cresciute in contesti culturali lontani e differenti dal nostro,
il processo di integrazione risulta difficile e
faticoso. Noi cosa facciamo? Creiamo una
barriera di indifferenza, quando non di odio,
nei loro confronti?
La nostra risposta è no. Anzi, per renderci
utili cerchiamo di aiutare dei ragazzi provenienti da Cina, Pakistan e Perù, che frequentano la scuola media, a familiarizzare
con la nostra lingua e, di conseguenza, con
la nostra società.
Io e altre ragazze ci alterniamo durante tutta la settimana per “insegnare” ad alcuni ragazzi, con età comprese tra i 13 e i 15 anni,
a parlare, leggere e studiare la lingua italiana. La nostra è un’esperienza impegnativa
ma allo stesso tempo entusiasmante. Il nostro ruolo è molto diverso da quello dei loro insegnanti, abbiamo più un rapporto di
complicità e per questo riusciamo, a volte
giocando, a trasmettere non solo nozioni
scolastiche ma anche e soprattutto l’amore per la nostra cultura.
…giocando si impara…
lo scorso venerdì abbiamo deciso
di impostare una lezione fuori dai
soliti schemi, ma altrettanto educativa. Caos in aula: lancio di palline
di carta e scherzi di ogni genere… ab-
Brevi pensieri:
“Zaid (Pakistan), è molto sveglio e vivace.
Prima di inziare la lezione di storia e
geografia, mi racconta le sue molteplici
avventure nel nostro paese”
Eliana
“Sarah e Josy (Perù), sono due gemelle molto
unite ed intelligenti, a volte mi stupiscono
perché apprendono prima ancora che
spieghi le cose!”
Erika
biamo dato loro un momento per esprimersi con più libertà, in modo che si “sforzassero spontaneamente” a parlare l’italiano.
Abbiamo notato che grazie al gioco erano
più stimolati a farsi capire, perché se ci fossimo limitati a far leggere loro un libro, lo
sforzo sarebbe stato più artificioso e meno
produttivo. Questa “lezione” è servita tanto a loro quanto a noi, infatti abbiamo deciso tutti quanti di riproporla.
…e tutto questo…
lo facciamo non solo perché ci sentiamo
molto utili per questi ragazzi, ma anche perché stiamo imparando a conoscere diverse
culture da vicino e in modo diretto. Alla fine
di un pomeriggio trascorso con loro, non solo ti senti soddisfatto per il lavoro svolto e
per i loro progressi, ma anche per aver dato
un contributo all’abbattimento di quel muro
di pregiudizi. Noi ci sentiamo sicuramente
più aperte verso gli altri grazie all’incontro
di mondi con stili e realtà differenti.
Francesca Mancuso
Elena Palopoli, 17 anni - Seregno (Milano)
di Zai.net la
ogni numero
su
e
qui”:
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rubrica “Ven
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Intercultura
Per info, www.intercultura.it, oppure
36
[email protected], od ancora contattare
PROSEGUONO I RACCONTI DEI
RAGAZZI CHE HANNO TRASCORSO
UN ANNO ALL’ESTERO GRAZIE
ALL’ASSOCIAZIONE INTERCULTURA.
SARA, DI ROMA, CI RACCONTA
IL SUO ANNO A WASHINGTON,
NEL KANSAS.
telefonicamente l’associazione allo 0577 900011
ria, ma anche a mandare e-mail e a costruirmi il mio sito internet personale. Nel corso
di chimica ho incontrato un sacco di amici.
A vederci travestiti da scienziati col camice
bianco e gli occhialoni di plastica sembriamo persone serissime, tutte prese dai nostri
esperimenti con gli alambicchi e le reazioni
chimiche.
Scusi, dov’e’ il
o vissuto per un anno negli Stati Uniti,
a Washington. Sì, ma non quella a cui
pensano subito tutti, la capitale. La
mia Washington è una cittadina nello stato
del Kansas. Potrei dirvi che è a due ore e
mezza a nord di Wichita, la capitale del
Kansas, ma dubito che vi darei un’idea precisa (e poi noi italiani sosteniamo di sapere
bene la geografia…) e allora cercherò di
descrivervela io. Vediamo …il Kansas è piatto. Sì, un’immensa pianura. E questo lo
rende ideale per andarci in bici! Proprio io,
che a Roma non avrei fatto 100 metri senza
il mio motorino, mi sono innamorata delle
gite in bici. Ed è proprio in una di queste
gite che ho conosciuto lo splendido Jay dagli
occhi azzurri e il fisico perfetto …ma queste
è una “mia” storia e non mi va di raccontarvela! Torniamo al Kansas.
H
Casa, non alloggio!
Tutti abitano in una “casa”. Anche a
Washington e nelle città più grandi gli
appartamenti sono solo per gli uffici. E tutte
le case hanno i basement. Non può esistere
una parola italiana per descriverli, noi li
chiameremmo cantine (che fa tanto ripostiglio) o tavernette (che fa tanto fighetto). E
invece sono divisi quasi sempre in tre. Una
parte è il regno della mamma, che ci fa le
lavatrici e stende i panni, un altro pezzetto
è per i papà che come il mio hanno l’hobby
del fai da te. Ma il pezzo più grande è sempre per noi ragazzi. Una bella sala grande,
Midwest?
come li avevo visti nei film su New York o
pieni di paranoie come i ragazzi di Beverly
Hills. E invece no, tutto il contrario.
Bistecche, che passione
immancabile la moquette per terra (su cui è
d’obbligo camminare senza scarpe) un bel
divano grande su cui stravaccarsi in libertà,
lo stereo e gli amici. E’ talmente un’istituzione che qui nessuno invita gli amici in
camera sua. Io di amici ne avevo un mare.
Anche quando sono arrivata e non spiccicavo una parola di inglese. E’ facile fare amici
negli USA. Il Kansas sta in quello che si
chiama il Mid-West, che non è West (come la
California o l’Arizona, o l’Oregon), ma non è
neanche East (come New York o Boston). E
nel Mid-West fare amici è davvero facile. Io
mi aspettavo gli americani tutti stressati
Quando mio papà… ecco, vi devo spiegare
che parlo del mio papà americano, Bill, e
che per me Bill e Laurie sono stati davvero
papà e mamma, non “quelli che mi hanno
ospitata”. Dicevo, Bill tornava a casa dal
lavoro e riusciva a dimenticarsi di tutti i
problemi dell’ufficio, a ridere con quella sua
bella risata tuonante (è alto più di sei piedi,
cioè quasi un metro e novanta) e quando
era di buon umore (cioè quasi sempre)
accendeva un bel barbecue su cui cuoceva
delle bisteccone che saranno state di un
kilo l’una. Non credo di averne mai avanzate … e meno male che poi a scuola ci andavo in bici. Anche a scuola sono tutti più
rilassati. State pensando che sono tutti
rilassati perché non studiano niente. E invece no. Il fatto è che ognuno si sceglie le
materie che ha voglia di studiare e quindi
non capita di dover studiare delle materie
che non sopporti. Quello che scelgono lo
studiano tantissimo. Soprattutto in maniera
pratica. Io mi sono fatta un intero corso di
informatica e ho imparato un bel po’ di teo-
A scuola di dibattito
Il corso più bello in assoluto è stato quello
di “dibattito”. Ti insegna a non aver paura di
parlare in pubblico, ad argomentare con efficacia le tue idee. Funziona così. Due persone discutono davanti a tutta la classe. Uno
sostiene che una cosa è nera, l’altro che è
bianca, su questioni soggettive. Dopo dieci
minuti la classe decide chi è stato più convincente e gli assegna un punto, e il prof.
spiega quali sono stati gli errori nell’argomentazione, e poi, cambio! Chi sosteneva
nero, parla a favore del bianco e vice-versa.
Alla fine del corso i voti vengono dati anche
in base ai punti. All’inizio avevo una paura
tremenda di parlare in inglese di fronte a
tutti, e per provocarmi e farmi uscire dal
guscio mi hanno fatto discutere su “L’Italia è
meglio degli Stati Uniti”. Inutile dire che ho
preso coraggio e ho difeso con forza il mio
paese. Ho scoperto di amare un sacco di
cose dell’Italia a cui non avevo mai pensato,
e che adesso non do più per scontate. E ho
scoperto quanto stavo bene in USA quando
mi sono trovata a dover sostenere il contrario. E ne ho trovate di cose da dire…
Io amo Roma, mi è sempre piaciuta la grande città. Non avrei creduto di poter amare
così tanto la mia piccola Washington e di
voler così bene alla mia famiglia americana.
A loro ho insegnato l’abitudine italiana di
baciarsi su una guancia quando si esce o si
torna a casa, e prima di andare a dormire.
Per raccontare tutto quello che mi hanno
insegnato loro non basterebbero cento
pagine.
Sara, Roma
Motociclismo
Il Motomondiale
è già qui...
Pallacanestro
Uno sport da giganti
... campioni e tifosi si
preparano alle grandi
emozioni su due ruote
REDAZIONE
SPORTIVA
Anche le redazioni di
Cestisti per caso
Le interviste a due
giovani promesse del
basket italiano
Zai.net sostengono la
Campagna di Emergency
“Uno straccio di Pace”
www.emergency.it
Basket e tv:
Perché così poca attenzione
da parte dei media?
Sport
40
PALLACANESTRO:
41
uno sport da
“GIGANTI”
Un po’ di storia
È UNO DEGLI SPORT PIU’ DIFFUSI
AL MONDO, EPPURE NON HA
ANCORA TUTTA L’ATTENZIONE
CHE MERITA…
’inverno del 1881 del Massachussets fu
molto freddo, tanto che un professore
di ginnastica di nome James Naismith
non se la sentiva di uscire all’aperto per
svolgere le sue lezioni sulla neve. Doveva
inventare qualcosa che si adattasse allo
spazio ristretto della palestra per risvegliare l’entusiasmo dei suoi studenti. Non pensava ad un Football ridotto o ad un arrangiamento del Baseball, voleva trovare qualcosa di nuovo e, nel suo studio, non faceva altro che buttare giù appunti su appunti. "No, no, anche questo progetto non va
bene, tanto vale gettarlo". Il foglio appallottolato centrava dritto il cestino dei rifiuti. "Per Giove! È un’idea". Due cestini da
frutta, una palestra, una grossa palla di
gomma, diciotto ragazzi e una mente: era
nata la pallacanestro!
L
La diffusione in Italia
Da quel giorno, questo sport si è diffuso fino a diventare tra i più praticati al mondo e
anche in Italia è ormai tra le discipline più
conosciute. Da noi ci sono centinaia di società, grandi e piccole, sparse su tutto il territorio nazionale che contano tra loro quasi
un milione di iscritti.
A fronte di questi dati, viene da pensare che
la pallacanestro meriterebbe un po’ più di
attenzione da parte di tutti i media visto che
Sport
attualmente l’unico modo per seguire questo sport è avere un abbonamento ad una
pay-tv. Ma se non si ha la pay-tv, allora ci si
deve accontentare di vedere qualche secondo tempo trasmesso una volta ogni tanto
dalle reti nazionali. Possibile che non ci sia
una trasmissione in cui ci dicano solo risultati e classifica? In cui non si analizzino, anche solo in maniera generale, anche altri
aspetti del campionato o di questo sport?
Senza arrivare al paradosso delle trasmissioni calcistiche, nelle quali si discute per
ore e ore su particolari insignificanti che accadono dentro e fuori dal campo.
E se il campionato italiano e le coppe europee sono sempre stati trascurati, negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva diminuzione delle trasmissioni che parlano
della mitica NBA, la National Basket Association americana, progenitrice e massima
espressione di questo sport. Ne da
conferma il fatto che siano più conosciute, spesso anche tra i giovanissimi, le stelle del passato come Magic Johnson e Larry Bird, piuttosto che i nuovi talenti, tra cui
Allen Iverson o Kevin Garnett.
Il gioco
La pallacanestro è sicuramente uno sport valido sotto molti punti di vista; essendo uno
sport di gruppo, è molto utile per la socializzazione e per l’inserimento in un ambiente di
coetanei: in una squadra è importante che
si sia prima amici, e poi compagni che
giocano per un obiettivo comune.
Il basket è uno sport situazionale, in
cui cioè non si devono svolgere automaticamente e sempre gli stessi movimenti (come ad esempio accade nel nuoto o nell’atletica), ma si deve reagire in tempo reale alle diverse situazioni che si presentano durante la partita. E’ vero che ci si deve
attenere ad un regolamento dettagliato e a
schemi predefiniti, ma l’improvvisazione sul
campo risulta spesso essere l’arma in più
che distingue il campione dal bravo giocatore. Lo dimostra il fatto che tutti i
grandi del passato siano ancora ricordati perché hanno “inventato” un
nuovo modo di giocare, creando situazioni alle quali gli avversari non
erano in grado di reagire adeguatamente.
Giocare a pallacanestro significa giocare ad uno sport che permette di esprimersi se-
condo le proprie caratteristiche. Ci sono diversi ruoli, molto differenziati tra loro; è utile essere alti, ma non è indispensabile. In alcuni ruoli si è favoriti dall’altezza, ma in altri può diventare addirittura un’handicap:
per fare il portatore di palla, ad esempio, è
meglio essere più piccoli e rapidi, piuttosto
che dei giganti relativamente goffi e impacciati. Spud Webb, campione a stelle e strisce
di qualche anno fa ne è l’esempio più significativo: era alto 168 cm e giocava nell’NBA!
Senza dilungarsi su regole o aspetti tecnici,
e senza voler dimostrare quanto sia avvincente ed esaltante giocare a pallacanestro,
si può solo aggiungere che, a differenza del
calcio, nel basket sono forse rispettati maggiormente quei valori e quei principi di onestà e di divertimento che caratterizzano (o
dovrebbero caratterizzare) le discipline sportive in generale. Ogni volta che finisce una
partita c’è solo un vinto e un vincitore; senza polemiche. Non si vanno a cercare interessi oscuri e congiure che hanno influito sul
risultato del campo, forse perché nel basket
non ci sono quegli enormi interessi economici che ormai “infestano”
il calcio; o forse perché,
più semplicemente, nel
basket ci sono sempre stati due arbitri,
da quest’anno addirittura tre!
Cestiti per caso…
Abbiamo intervistato 2 giovani atleti che si dedicano con entusiasmo
alla pratica di questo sport.
Il primo è Giacomo, un quattordicenne di Livorno che gioca a basket dall’età di otto anni. La sua passione per questa disciplina è
nata grazie al fratello maggiore, che attualmente gioca ad alto livello, e che sin da piccolo lo portava a vedere le sue partite. “La
caratteristica che più mi piace di questo
sport è che, essendo un sport di squadra, mi
permette di passare del tempo con dei coetanei e stabilire delle amicizie. Prima di essere compagni di squadra, infatti, si deve essere buoni amici, perché solo così si possono ottenere dei buoni risultati in campo”.
Diego ha 16 anni e gioca per una società torinese. Ha iniziato a praticare questo sport
quasi per caso; infatti nel suo ultimo anno
delle elementari ha frequentato un corso obbligatorio di minibasket che era stato organizzato dalla sua scuola come sostituto delle tradizionali ore di ginnastica.
Ha così conosciuto la pallacanestro e se ne
è appassionato. “Del basket mi piace soprattutto il fatto che,
essendoci la possibilità di segnare molti punti, il risultato
resta sempre incerto fino alla fine
e si può assistere
a dei rapidi cambiamenti dell’andamento della partita”.
Sport
Bandiera a scacchi
APPENA CHIUSA LA STAGIONE
“02”, SI APRE IL
MOTOMONDIALE. ED I GRANDI
CENTAURI SI STANNO GIA’
PREPARANDO.
l 3 novembre si è conclusa sul circuito di
Valencia la stagione di motociclismo
2002. La bandiera a scacchi ha chiuso così il sipario su un mondiale che gli appassionati di moto e gli amanti di motociclismo
(per dirla alla Guido Meda) ricorderanno per
le derapate alla McCoy del dottor Rossi, per
l'invasione "selvaggia" dei tifosi al Mugello,
per i baci a quel cielo lontano lanciati da
Melandri ma anche per quei due piloti giapponesi, Testuya Harada e Noboru Ueda che
hanno deciso di lasciare "il mondo degli
eroi" per tornare in quello degli uomini.
Ogni classe una storia, ogni suo campione
un'emozione: Rossi è diventato il primo campione della neonata Motogp, l'amico Melan-
I
dri ha trovato nella 250 quel giusto mix di
grinta e coraggio che gli permette oggi di essere il numero uno della sua classe, e infine
Vincent, quel piccolo grande uomo della 125,
capace di disegnare con le sue traiettorie
una stagione perfetta. Archiviata questa nuova pagina della storia, il Motomondiale è
pronto ora ad aprire un nuovo capitolo; ed è
per questo che i piloti si stanno già preparando: Loris Capirossi, dopo una stagione da
dimenticare, cerca la riscossa che, si spera
avverrà, con la rossa Ducati, mentre il suo ex
compagno di squadra Alex Barros cederà la
sua Honda, vincitrice dell'ultimo Gp, all'altro
italiano Max Biaggi. Sarà però l'arrivo di Marco Melandri la vera novità della stagione
foto ANSA
2003. A far crescere l'attesa contribuiscono
anche i movimenti della classe 250: Manuel
Poggiali, messa da parte la delusione per la
perdita del titolo iridato 125 all'ultimo Gp,
guarda con occhi sognanti al suo imminente
salto di categoria. L'anno di gavetta del sanmarinese sarà affiancato da quello che si
preavvisa essere un derby tutto spagnolo
Elias-Nieto anche se le speranze di noi italiani sono riposte nel "gas" del torinese Roberto Rolfo.
Pronti a ripartire anche nella classe 125, ormai da anni sinonimo di bagarre e babycampioni: Barbera, De Angelis e Bianco, che
non arrivano a 56 anni in tre, sono i piloti
che nella stagione passata hanno più im-
pressionato chi per la determinazione e chi
per i risultati, ottenuti o sprecati per la troppa voglia di strafare. A meno di quattro mesi dallo start le piste di quasi tutto il mondo si stanno preparando ad accogliere tifosi
e campioni, donne e motori, team e giornalisti perchè il motomondiale non è solo lo
show che si vede ma è anche il duro lavoro
di meccanici e uomini che 365 giorni all'anno lavorano nel silenzio per realizzare quello show.
E allora buon lavoro a tutti! L'appuntamento è per il 6 aprile, tutti incollati allo schermo per fare impennare gli ascolti!
Alice e Nora Cestari, 17 anni
Asti
internet
le web novità
del 2003
film
ma che colpa abbiamo noi
Frida
cinemambiente
la recensione vincitrice
del concorso
GIOVANI
CRITICI
libri
l’avvocato di strada
il maestro e Margherita
teatro della Limonaia
i testi vincitori del concorso
“Giovani Critici”
test
sei “auto” critico?
Teatro
48
SARANNO ANCHE “GIOVANI CRITICI”, MA DIMOSTRANO TALENTO E
ORIGINALITÀ. APPASSIONATE E VIVACI LE RECENSIONI DEGLI
SPETTACOLI DEL CARTELLONE DEL FESTIVAL INTERCITY CHE GLI STUDENTI
DELLE SCUOLE DI SESTO FIORENTINO HANNO SCRITTO NELL”AMBITO
DEL CONCORSO PROMOSSO DAL TEATRO DELLA LIMONAIA. BRAVI!!!
INNO NAZIONALE
Testo di Silvia Calamai e Michael Marmarinos
ibertà dalle convenzioni. Sembra questa
la parola d’ordine di “Inno Nazionale”.
E così il pubblico è a tavola con gli attori, beve e mangia con loro in un bizzarro
convivio; il camerino non è più abilmente
celato ma illuminato e ben visibile; il tecnico del suono entra nella finzione scenica interpretando se stesso; gli spettatori sono
coinvolti, partecipi; diventano interlocutori,
attori, ballerini.
Se Brecht aveva eliminato la “quarta parete”, qui si elimina la partizione scena-platea,
attori-pubblico, recitazione attiva - ricezione
passiva.
Il “convitato” è immerso nell’azione, nella
discussione… e nella musica, filo rosso, questo, di tutto il dramma.
Sì, perché è l’inno, l’inno nazionale, il tronco centrale da cui tutti gli altri si ramificano.
ni, le sue ere, le sue rivoluzioni, i suoi “inni”,
appunto, colonne sonore di un’esistenza…
All’idea di “individuo-nazione” si allaccia
quella di “ corpo - cartina geografica”. Qui
nasce lo stridente contrasto tra l’oggettività,
l’univocità e la rigorosa scientificità della descrizione fornita della “nazione Donna” e la
natura oscura, impenetrabile, inafferrabile,
indefinibile di ogni essere umano (“Nessuno
può credere di sapere tutto di lei, è impensabile anche solo pensare di conoscerla per
intero, da tutti i lati”). Forse un’eco pirandelliana? “Uno, nessuno e centomila” sembra permeare queste parole.
E poi un altro contrasto, quello tra la comicità della descrizione pseudo-scientifica,
“geografica” della “nazione Donna” e la pro-
L’inno nazionale è lo scrigno della memoria di
una pagina di storia di un popolo. Ma che cos’è, oggi, per noi, la memoria? che valore ha
in un mondo che mercifica tutto? “Good quality memories at a price you can afford”. E’ ridotto a bene di consumo, a semplice oggetto
che obbedisce alle leggi di mercato, sembra
dirci lo slogan con cui si apre lo spettacolo.
Ma la memoria può essere anche un film di
cui siamo, allo stesso tempo, attori e registi,
come Daniela…
Poi la domanda del giornalista: “Cos’è per
voi l’Inno Nazionale?”.
Da qui l’idea di “inno individuale” e dunque
di individuo come nazione, con le sue regio-
fondità di alcuni spunti di riflessione tutt’altro che banali che emergono in modo del
tutto imprevisto da quest’ultima.
Inno nazionale. E se la nazione fosse un romanzo? E se fosse l’eroina di un libro a prender voce, e a desiderare come nuova “patria”
il mondo esterno al libro (“Tu potresti diventare la mia patria e io il tuo estero”)?
Ma la figura del personaggio che “esce” dal
libro (o dal dramma) confrontandosi con i
viventi non sarà forse ancora una volta un’eredità pirandelliana, reminescenza di “Sei
personaggi in cerca d’autore”? Qui però il tema sfocia in una riflessione esistenziale
nuova: “Sei proprio sicuro di non essere il
L
Concorso
GIOVANI CRITICI
frutto della fantasia di qualcuno? Sei sicuro che la Tua vita
non sia una pura invenzione?”. Insomma: sei sicuro di non essere anche tu, lettore, un personaggio di un libro, creazione dell’immaginazione di un artista?
“Che cos’è l’Inno Nazionale?”; “Quello che fate significa qualcosa per la gente che vive in questa città?”; “Che cos’è una città?”: queste alcune delle domande poste dal giornalista agli attori. Sì, agli attori, non alle personae, ai personaggi. Perché “Inno Nazionale” è, tra l’altro, un esempio di “teatro nel teatro”,
eredità, anche questa, del Pirandello di “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Ma è anche un esempio di scrittura “simultanea”, attuale al massimo grado: nella definizione degli attori della “città” compaiono
riferimenti a persone (es.: Giuliano o
l’ “angelo custode” di p.zza Ginori di
Vincitrice
Sesto) e luoghi (Sesto, Firenze…) di
cui ogni giorno ciascuno di noi può
Valentina Gori
fare esperienza. Quotidianità che si
fonde con citazioni colte tratte da
Segnalati
Brecht e Barthes. Perché è teatro anche (anzi, soprattutto, per MarmariEleonora Cantini
nos) il mondo nel quale viviamo ogni
Lorenzo Gasbarri
giorno, la città in cui ci muoviamo.
Ma soprattutto, è un esempio di teTommaso Tanini
sto “corale”: nessuna voce, qui,
Caterina Viti
prevale sulle altre; è l’insieme che
emerge.
Partecipanti
“Inno Nazionale” è inoltre un testo
che lascia spazio a molteplici interSilvia Barducci
pretazioni… e a mille dubbi. Ad
Martina Taci
esempio: va intesa come maschera
pirandelliana quella raffigurante un
Eva Maciocco
porcellino e indossata da Daniela
Alice Giachetti
verso la fine dello spettacolo?
Chiara
Filippini
E infine: perché la canzone “Sapore
di sale” ripetuta all’infinito? Forse
Tommaso Tanini
un inno alternativo, disimpegnato,
in cui la gente si può riconoscere,
privo di un bagaglio storico e culturale che la gente non sente
più?
O forse la metafora di tutte le parole futili, superflue, vuote, di
tutto il parlare senza in realtà comunicare che caratterizza la nostra epoca? (<<“Non siamo nemmeno capaci di fare silenzio… se
non abbiamo il valore del silenzio.”; “Eppure non c’è niente da
dire…Allora stiamo zitti”; segue un minuto di silenzio con conteggio dei secondi…>>).
Mille domande assalgono il “convitato” a fine “cena”, a fine
spettacolo. Ma in fondo non è questa la grandezza dell’arte, di
non fornire mai una soluzione univoca?
Valentina Gori
(Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino)
La giuria: Masolino d’Amico (La Stampa) Gianni Manzella (Il Manifesto) Massimo Marino (L'Unità) Laura Montanari (La Repubblica) Sonia Renzini (Il Corriere di Firenze) coordinata da Luca Scarlini
…Cos’é l’oblio? …Lithi…
“Lithi” di Dimitri Dimitriadis regia di
Theodoros Terzopoulos Compagnia
Attis di Atene
Era buio; sì era buio anche questa volta… delle parole proiettate su un muro nero, erano bianche e…
Così tremendamente lontane, semplici, prive di ogni attrattiva, proprio come un vecchio ricordo che ha
lasciato solo una labile traccia e che ormai non desta più nessuna emozione. Poi un uomo e una donna, un incontro quasi d’amore tra una musa greca e un comune mortale. Così forte il tono delle parole prima dell’uomo e poi della donna: sembravano ardere dal desiderio di descrive emozioni provate in modo fortissimo e passionale, i movimenti del loro corpo sembravano parlare e dire: “Ho
voglia di vivere, ho voglia di amare”. …Non potevo capire le loro parole: la loro lingua era diversa
dalla mia, ma se è vero che tutte le lingue sono universali, se si segue il dolce e sfumato linguaggio
del corpo, probabilmente ho capito più di quanto potessi immaginare, forse per fantasia, forse per
sentimento, non so… So soltanto che ho “visto” parlare d’amore, ma non di un amore platonico o
divino, di un amore terreno, di un amore già vissuto e finito, di un amore che ha dato gioia ma che
ora lascia tanta amarezza, a tal punto da voler uccidere l’altro con un coltello che poi, però, per un
sentimento d’affetto e desiderio di provare quell’amore coinvolgente, già provato una volta, si trasforma in una piuma con cui andare a corteggiare la persona desiderata. Tante cose che meriterebbe
ricordare per evitare di soffrire nuovamente d’amore, spesso vengono lasciate all’oblio e si fa finta di
non conoscerle, di non averle mai provate, perché amare è bello, è coinvolgente, significa ardere e non
avere più i piedi per terra… È come se ci fosse il rifiuto dell’accettazione del dolore che questo può portare. Tante volte però non vogliamo nascondere il nostro dolore da infatuazione troppo potente, e ci disperiamo davanti a tutto e tutti, ci lasciamo divorare da un vortice di grida al buio che non ci permette di costruire niente nella vita… La vita è breve e va goduta e gestita nel modo migliore… Cosa c’è dopo la morte non lo sappiamo: possiamo conoscere solo la nostra carnalità e amarla, seguire il nostro
cuore e cercare di capire quello degli altri finchè l’oblio della morte non ci catturi: “oblio”, saremo noi a
non ricordare o sarà tutto ciò che è di carne a non ricordare più noi? Come passeremo all’olio? Sarà musica dolce come i battiti sincroni del nostro cuore… o cos’altro? …Secondo la musa greca vestita di nero ci saranno “voci in gruppo tenendo il ritmo con i battiti del cuore” che canteranno…
Eleonora Cantini, Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino
IL TEATRO E LE SUE EMOZIONI ATTRAVERSO SAGGI DEI
GIOVANI CRITICI SEGNALATI DALLA GIURIA… OPERA DOPO
OPERA, EMOZIONI, PENSIERI ED OPINIONI CHE NASCONO
DALLE PAROLE CHE PRENDONO VITA IN SCENA.
La corte dei miracoli
“La corte dei miracoli” di I. Kambanellis
Compagnia Teatro della Limonaia mise
en espace a cura di Barbara Nativi
Nella lettura del testo di Kambanellis s’intrecciano le vite dei caratteri più diversi.
Grecia, anni ’50, un gruppo di case popolari che si affacciano sullo stesso cortile… la “corte dei miracoli” appunto. Tutto mi richiama alla mente il bianco e nero di molti film già visti, comicità mista a crudo realismo nella descrizione dei nostri tempi.
La convivenza forzata lega le storie e le azioni degli inquilini. Donne che tentano di sfuggire alla
solitudine con pettegolezzi, analizzando e commentando tutto che accade, come la signora Annetò, abbandonata dalla figlia trasferitasi in Inghilterra, che rivelerà poi a Stelios il tradimento della moglie.
Uomini che vivono nel ricordo delle glorie passate, nel tempo che li ha visti protagonisti attivi, come Jordanis che passa tutto il suo tempo sul tetto e che ormai con il suo fucile ha la possibilità
di sparare solo a noiosissimi gatti. Yannis, figlio di Jordanis, innamorato di Dora, giovane che vive
nell’attesa di un amante immaginario.
Ma tra tutti i personaggi creati da Kambanellis spiccano Olga e Stelios, forse per il tragico epilogo
della loro storia. Nella coppia, che si sta mano a mano sgretolando si riconoscono le illusioni e le
frustrazioni di un utopico rinnovamento del paese reso ancor più aspro dai molteplici e sempre falliti tentativi di lasciare la Grecia per costruire una nuova vita in Australia.
Il rinnovamento ci sarà… ma solo dal punto di vista edilizio. La corte dei miracoli verrà infatti demolita per far posto a più moderne costruzioni e gli inquilini dispersi.
Caterina Viti, Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino
GIOVANI CRITICI
Notturno
“Notturno” di Sophia Dionisopoulou
regia di Barbara Nativi con Renata
Palminiello
Un uomo, una donna. Penelope rinchiusa dalla propria tela. Ulisse perso dalle proprie paure. Una
visione in cui i ricordi rimangono attaccati alla ragnatela che rinchiude la scena in uno stretto, lungo corridoio. Lentamente si mette a fuoco una figura, un vecchio, una donna. Una donna rinchiusa nella propria vita. Un dialogo interiore, un mondo diviso in due. Ulisse torna e uccide, libera. Il
dolore di aspettare, la prigione della pazienza. Il terrore di non voler sapere. Tutti i fili sciolti da
Penelope la tengono rinchiusa in una notte eterna, e sprigionano tutto l’odio, la paura con il quale erano stati cuciti. È arrivato il felice ritorno, brindiamo alla nuova gioia, venuta col sangue. Un ritorno sospeso, incredulo, che appare come un sogno di una Penelope perduta, incastrata tra le proprie congetture fino a non riconoscere il marito, fino a dubitare dell’atteso ritorno, fino a confessare un presunto tradimento, per dimostrare di essere viva, per non rimanere chiusa nella propria visione e trasformare il proprio nome, a lungo sequestrato dalle bocche altrui. Un Ulisse barcollante
di fronte al ritorno, che rinnega la verità e innalza la menzogna come mezzo delle proprie vittorie.
Ma il suo fuoco è ormai spento, Penelope è riuscita a cancellare la sua sicurezza. “Te ne sei andato e
mi hai portato via il respiro.” “Sono ritornato, e mi rubi la vita.”
Lorenzo Gasbarri, Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino
Quarta dimensione
“Quarta Dimensione” recital di e con
Elisabetta Pozzi da testi di Costantinos
Kavafis e Ghiannis Ritsos
Due monologhi, recitati su uno sfondo scarno, a testimonianza che sono sufficienti le tematiche affrontate a riempire il palco di poesia.
Una storia triste, di una donna disperata, che dalla rassegnazione della sua sigaretta accesa, ci racconta l’ipocrisia del suo matrimonio, nel quale passione ed entusiasmo sono stati sostituiti da maschere artificiali, che la costringono ad essere insieme attrice e spettatrice di una crudele commedia, nella quale è il suo cuore a sanguinare.
Dai toni più malinconici è il secondo racconto, che profuma di antico e di esotico e che narra di certi grandi velieri che trasportavano preziosi tesori.
Sono navi che non attraccano mai nei porti, forse per il loro carico proibito e che quindi scomparivano veloci all’orizzonte.
Di tanto in tanto però puoi sentire nell’aria una dolce melodia, la stessa che un tempo intonavano
i marinai al passare di questi vascelli dalle vele di seta.
Tommaso Tanini, Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino
La giuria: Masolino d’Amico (La Stampa) Gianni Manzella (Il Manifesto) Massimo Marino (L'Unità) Laura Montanari (La Repubblica) Sonia Renzini (Il Corriere di Firenze) coordinata da Luca Scarlini
Cinema
52
IL CONCORSO PROMOSSO DA ZAI.NET E CINEMAMBIENTE HA
PROCLAMATO IL SUO VINCITORE: LA GIOVANE CRITICA DESIRÈE CHE HA
RECENSITO UN FILM CHE GIA’ DICIASETTE ANNI FA’ DENUNCIAVA LE
TRAGICHE CONSEGUENZE SUI PIU’ POVERI DELLA SOCIETA’ GLOBALE
LA FORESTA DI SMERALDO
a prima immediata riflessione sul film
“La foresta di smeraldo” è molto semplice: l’ingegnere americano, simbolo di
una visione del mondo imperialista e colonizzatrice (oggi forse si direbbe globalizzatrice) si “converte” a mezzo del figlio ritrovato riconoscendo
la priorità dei sentimenti sui principi
dello sfruttamento
e del progresso (la
diga). Il messaggio è
chiaro: l’uomo si deve
integrare nella natura senza
stravolgerla, conservandola intatta e
rispettando le tribù che con essa interagiscono da secoli.
La parola che sinteticamente riassume meglio la filosofia del film è
rispetto: per l’etnia indigena, per
la foresta di smeraldo e ciò che
essa contiene, per ciò che il figlio
bianco oramai integrato nella natura sceglie.
Questa riflessione iniziale porta
però ad ulteriori considerazioni.
Pur datato (il film è stato
L
estremo all’altro. È indubbio che questo
processo di unificazione culturale, sociale
ed economica ha radici lontane che risalgono al dopoguerra e che sono esplose con la
caduta del mondo comunista facente capo
all’allora Unione Sovietica.
Le multinazionali del legno, così
come tutte le grandi industrie
dei paesi occidentali, non
hanno certo sposato la
posizione dell’ingegnere del film. Il
profitto e l’espansione selvaggia hanno
portato all’inquinamento indiscriminato dell’ambiente; oggi con le alluvioni e l’effetto
serra stiamo pagando le conseguenze
di questo sfruttamento delle risorse
naturali del nostro pianeta. Le popolazioni indigene sono state integrate forzatamente al mondo “civilizzato”. Gli
aborigeni australiani, i lapponi in
Groenlandia e tante altre minoranze
Premio Zai.net
CINEMAMBIENTE
girato diciassette anni fa) il lungometraggio
pone una problematica divenuta attuale
all’inizio del nuovo millennio: la globalizzazione. Il fenomeno della globalizzazione ed
i gruppi che ad essa più o meno violentemente si oppongono, sono notizia quotidiana con saggi, articoli, pareri con una
gamma di schieramenti che vanno da un
etniche si sono dovute adeguare o sono
scomparse. In pochi decenni hanno dovuto
cambiare lingua, religione, sistema economico, perdendo un’identità secolare e tradizioni millenarie. Ovviamente questa globalizzazione nelle società più vicine alla
nostra si è manifestata meno violentemente, ma se andiamo ad analizzare le nostre
abitudini quotidiane, ci accorgiamo che
anche noi ne siamo stati colpiti: i nostri
padri non avevano McDonald o Mtv mentre
per noi è naturale ascoltare la stessa musica degli inglesi, dei francesi o dei canadesi e vedere gli stessi programmi televisivi o
indossare gli stessi abiti.
Coloro che difendono a tutti i costi la situazione attuale invocano il cambiamento come
“progresso” in senso positivo. Certamente in
campo sanitario, culturale e sociale la globalizzazione ha portato tanti aspetti positivi. L’informatica è ormai indispensabile per il
nostro sistema economico e tra pochi
decenni parleremo forse tutti una sola lingua (ovviamente l’inglese). Le nostre case
sono comode e piene di confort, abbiamo
negozi ove si trova di tutto e scuole all’avanguardia, abbiamo auto di lusso e divertimenti di ogni tipo.
Ma mi chiedo se il prezzo pagato e da
pagare sia veramente necessario, mi chiedo
se lo sviluppo edilizio ed agricolo che ha
distrutto le foreste di smeraldo in
Amazzonia abbia portato benessere alle
popolazioni locali o profitti nelle tasche di
pochi, mi chiedo se il nucleare indispensabile al progresso industriale non creerà
un’altra Chernobil e bambini ucraini affetti
da tumori che trasmetteranno ai loro figli e
ai figli dei loro figli.
Mi auguro che l’uomo ritrovi la saggezza e
valuti sempre l’impatto ambientale che
ogni scelta può provocare sull’ecosistema
anche a lungo termine, poiché una diga
che pare un’opera costruttiva e fonte di
benessere spesso si trasforma nell’impoverimento della natura e nella scomparsa dei
deboli: il film inviava un messaggio di speranza; purtroppo il tempo ha dimostrato
che pochi sono stati sensibili a questa e
simili riflessioni.
Siamo ospiti di questa terra, ma ci stiamo
comportando da padroni ciechi e sordi che
stanno distruggendo la loro stessa casa.
Speriamo che il progresso culturale porti ad
una necessaria inversione di tendenza.
Desirèe Bertolotto, classe 2ª C
I.I.S.S. “Oscar Romero”, Rivoli (To)
53
La giuria: Lidia Gattini (Zai.net) Flavia Gotta (I ragazzi del 2006) la redazione di Torino di Zai.net. Coordinatore: Gaetano Capizzi (direttore Festival Internazionale Cinemambiente)
Ma che colpa abbiamo noi
Italia 2002 Regia Carlo Verdone
Cast C. Verdone, M. Buy, A. Caprioli,
A. Catania, L. Sardo
Verdone torna dietro la macchina da presa per raccontare le
difficoltà di otto personaggi, alle prese con turbamenti, ansie
e fobie, che si ritrovano a fare psicoterapia di gruppo presso
un’anziana psichiatra. Nessuno di loro ha problemi trascendentali se non il bisogno di parlare e parlare per superare l’incomunicabilità che si è creata con amici, mogli, parenti, amanti. Sono talmente presi dal raccontarsi che neanche si accorgono del decesso, sotto i loro occhi, della loro analista. Incapaci di andare avanti senza
un sostegno psicologico il gruppo decide, dopo averle provate tutte, di continuare la terapia di gruppo autogestendosi e ogni settimana si vedono a casa di uno di loro per parlare, parlare e parlare. Ben presto questa terapia fai da te si dimostrerà fallimentare e il
gruppo deciderà di perdersi di vista. Il tragico suicidio di uno di loro li farà piacevolmente rincontrare e sarà l’inizio, forse, di una nuova vita.
Un motivo per vederlo: il film rispecchia bene le fragilità del nostro vivere quotidiano.
Un motivo per non vederlo: se la psicoterapia e la demenza psicologica vi annoiano.
L’avvocato di strada
Autore John Grisham Editore Mondadori
Prezzo 15,34 euro Dati 370 pag.
Per Michael Brock non sembrano esserci ostacoli nella vita: è dei uno dei
più brillanti avvocati dello studio legale più in vista di Washington, è ricco e nel giro di pochi anni potrebbe diventarlo ancora di più, grazie alla
prospettiva di una carriera in ascesa. Quando però un homeless prende
in ostaggio lui e altri otto avvocati e viene poi ucciso dalla polizia, la sua
mente crolla sotto misteriosi interrogativi. Chi era veramente quell’uomo?
Cosa lo ha spinto a compiere quel folle gesto? Da quel momento la vita
di Michael avrà una svolta, comincerà ad indagare e scoprirà un’amara realtà, quella degli homeless, e un doloroso segreto che lo porterà a compiere un’aspra battaglia contro i suoi ex potenti
colleghi. Un libro intenso che fa capire che i veri valori della vita non sono i soldi e il successo e
che tutti possiamo compiere azioni che non avremmo mai pensato di saper fare.
Un motivo per leggerlo: per chi vuole leggere un giallo appassionante, “L’avvocato di strada”, uno dei migliori romanzi di Grisham, vi lascerà con il fiato sospeso fino all’ultima riga.
Un motivo per non leggerlo: se non si ha il sangue freddo per immergersi in un crudele
viaggio in un mondo sicuramente a molti sconosciuto, quello dei senzatetto, che affascinerà
e stupirà e che forse farà riflettere sulla vita “normale” che ciascuno di noi conduce.
Marty, 17 anni
Milano
GIOVANI CRITICI
Frida
USA 2002 Regia Julie Taymor
Cast S. Hayek, A. Molina, G. Rush, A. Judd,
A. Banderas, E. Norton, V. Golino
E’ una bravissima Salma Hayek, quella che riesce in pieno nel difficile compito di incarnare lo spirito di Frida, la cui femminilità viene
stroncata da un grave incidente che le frammenta gran parte delle
ossa. Frida è una pittrice dotata e carismatica, la prima donna ad
esporre un proprio quadro al Louvre di Parigi, che vive però nell’ombra del grande e stimato pittore Diego Rivera, passionale, donnaiolo e profondamente egoista. I due sono indissolubilmente legati da una grande storia d’amore e nonostante la lunga malattia, è
Frida che rappresenta la passione e la vitalità. Attraverso la pittura, specchio della propria
anima, Frida ci narra la sua vita, sé stessa e il mondo che la circonda, dall’amore per il grande pittore al dolore per i tradimenti, al sofferto aborto spontaneo che la condurrà verso una
profonda crisi depressiva. Il caldo e colorato Messico, tanto amato dalla pittrice, fa da sfondo
con i suoi cromatismi violenti e accecanti, gli stessi che ritroviamo nelle tele di Frida.
Un motivo per vederlo: un film ricco non solo di amore e passione ma anche di ironia e arte.
Un motivo per non vederlo: un racconto contagioso, sofferto e amaro che non lascia indifferenti.
Zai.net è per il diritto di critica… vota, consiglia, stronca
Il maestro e Margherita
Autore Michail Bulgakov Editore Einaudi
Prezzo 8,55 euro Dati 386 pag.
Il maestro e Margherita è un libro imperdibile e profondo, un capolavoro della letteratura russa, anche se non di facile lettura. Con la sua
abilità l’autore riesce a intrecciare presente e passato, a dare luce a
numerosi personaggi diversi tra loro e a far sì che non ci sia un vero
protagonista all’interno di tutta la storia. Anzi è possibile che volti
l’ultima pagina e ancora non ti rendi conto delle sensazioni e delle
impressioni che il libro ha avuto su di te. È capace di darti diversi
sentimenti: divertimento, meditazione e malinconia. Ciò è dovuto alla vastità della fantasia
di Bulgakov che però potrebbe complicare la vita al lettore e potrebbe spaesarlo già a metà
dell’opera.
Un motivo per leggerlo: per chi vuole perdersi nella vastità di idee di Bulgakov e riflettere su temi come la vanità umana, la passione e la letteratura corrotta degli anni trenta.
Un motivo per non leggerlo: se ci si vuole negare un grande capolavoro della letteratura
classica...
Marty, 17 anni
Milano
f i l m , l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u l s i t o w w w. z a i . n e t
VUOI SCAMBIARE OSPITALITA’ CON COETANEI STRANIERI?
CONOSCERE LE NOVITA’ DISNEY O LE PREVISIONI
SUL MONDO DEL PC FINO AL 2010? ECCO I SITI CHE
FANNO PER TE!
Anno nuovo computer vecchio?
Pare proprio di no. L'evoluzione dei processori sembra non arrestarsi mai. IBM ha
annunciato che nel primo trimestre del 2003 avvierà la produzione di Big Blue, il nuovissimo processore da 0.09 micron (i processori attuali sono fabbricati con tecnologie a 0.13 micron). Questa riduzione di dimensioni consente di incrementare la
“densità” dei chip, che saranno sempre più veloci. Il
nuovo processore di IBM dovrebbe essere in dotazione agli Apple Mac fra il 2003 e il 2004. E i pc?
Intel e AMD non stanno certo a guardare, pronti a
lanciare rispettivamente il Pentium 4 Prescott e la
seconda generazione di Claw Hammer.
Tron 2.0: ritorno al futuro
Era il 1982. La Walt Disney investì
in un progetto che all’epoca aveva
dell’incredibile, frutto dell’enorme inventiva
di un uomo capace di precorrere i tempi,
Steven Lisberger.
Il risultato fu il film Tron, primo vero esempio
di film in cui si mescolano animazioni ed
effetti speciali digitali. La storia forse vi ricorderà qualcosa: esistono due universi paralleli, quello del mondo reale e quello dei software. Un esperto programmatore si ritrova
catapultato in quest’ultimo e diventa parte di
una serie di videogames utilizzati per addestrare le truppe dal Master Computer
Program, una sorta di dittatore elettronico che vuole controllare il mondo degli umani.
Poco considerato dal pubblico del tempo, rivela oggi tutta la sua forza innovativa. E il 2003
è pronto a proporre due grandissime novità. Lisberger starebbe lavorando al sequel, con
titolo di lavorazione “Tron Killer App”: viste le premesse e considerata l’evoluzione tecnologica degli ultimi vent’anni, è lecito aspettarsi qualcosa di spettacolare. Ancora nessuna
notizia è trapelata dal set (chissà, magari è tutto virtuale…)
Contemporaneamente, la Monolith e la Disney Interactive sono quasi pronte a rilasciare
Tron 2.0, videogame per Pc che, con i suoi trenta livelli di gioco, i suoi elementi di RPG
(seppur minimi) e le splendide animazioni cinematografiche, promette davvero bene.
GIOVANI CRITICI
Vacanze gratis
Un’altra rivoluzione potrebbe coinvolgere una delle più
importanti invenzioni dell’era moderna: la vacanza. Sì, perché viaggiare gratis si può. Soprattutto se provate a visitare il sito
www.veitkuehne.de che, a scapito dell’estensione teutonica, ha la
sua brava e chiara versione inglese.
L’idea del ventiquattrenne Veit Kuehne è semplice e vincente al
tempo stesso: creare una comunità online di persone disposte a
offrirsi gratuitamente come guide turistiche dei loro paesi, o anche
solo a dare a qualche visitatore un posto letto. Per avere in cambio
lo stesso trattamento quando decideranno di viaggiare a loro volta.
Fare in modo che questa comunità – assolutamente senza scopo di
lucro – arrivi a contare perlomeno un milione di viaggiatori è l’obiettivo finale di Veit, che viaggia da più di un anno in autostop, utilizzando questo metodo, e – ci tiene a sottolineare – non
è uno sbandato, anzi, ha ultimato gli studi in una delle più prestigiose facoltà di Economia in
Germania. I referenti italiani sono una decina; iscriversi è semplicissimo, poi se volete che la
vostra ospitalità sia testata, non avete altro da fare che invitare Veit o un altro dei viaggiatori
già inseriti in questa grande famiglia virtuale. Potrete subito dopo godere degli stessi benefici.
Il futuro secondo Bill Gates
Odiato-amato a seconda della militanza informatica, Bill Gates delinea un quadro di
come sarà il nostro futuro tecnologico in un articolo su “The World in 2003”, prontamente pubblicato (in inglese, ovviamente) sul sito della Microsoft (ecco il link:
http://www.microsoft.com/presspass/ofnote/11-02worldin2003.asp). I “vaticini” di Gates mostrano un futuro che non si discosta poi molto da quello a cui ci hanno abituato letteratura e cinematografia di fantascienza. Alla base delle sue previsioni sta il “disappearing computer”. Il suo
esordio: “Entro il 2010 saremo circondati da computer di ogni tipo, ma spesso nemmeno ce ne
accorgeremo”. Insomma, i computer finiranno per accompagnare ogni istante delle nostre vite,
al punto che verranno dati per scontati; diventeranno il punto di partenza dell’economia di
intrattenimento, conferendo a internet un ruolo sempre più centrale, e soprattutto finiranno per
essere interfacciati con tutta una serie di oggetti di uso quotidiano, al punto che la gente non
si renderà nemmeno conto di avere a che fare con qualcosa che può assomigliare a un pc. In
effetti è quello che già accade con i modelli più evoluti di telefonia mobile. C’è da augurarsi
che questo scenario, già caro a celebri autori quali Philip Dick e Asimov, non si porti dietro tutti
i problemi che può causare un eccesso nella diffusione tecnologica (matrix docet)
Alberto Puliafito, 23 anni
Genova
Cliccare, scoprire e par tire: ecco le rotte più interessanti per i navigatori che non vogliano perdersi nella rete...
Test
58
Sei
“auto”critico?
1 SEI CRITICO:
a) “Solo verso me stesso e c’è molto da
criticare...”
b) “Gli altri mi danno molti spunti… è come
sparare sulla croce rossa!”
c) “Verso tutto e tutti: criticare è razionale,
non fa distinzioni”
1
2 QUANDO GUARDI IL TG PENSI:
a) “Se lo dice Fede sarà vero”
b) “Meglio prenderli con le molle questi
giornalisti, tanto fumo e niente arrosto”
c) “PORCuyuejdrègfhS!!!
…Meglio mordersi la lingua
2
3 TI SENTI COME:
a) Un critico cinematografico ad un festival
del cinema trash
b) Uno chef al fast food all’americana (panino pazzo, patate fritte, coca assiderata)
c) Pinocchio nel paese dei balocchi, vorrei
avere più senso critico, ieri Annibal the
cannibal mi ha chiesto una mano e io
gliel’ho data
3
4 TI DICONO CHE CRITICHI TROPPO:
a) “Io non critico, esprimo pareri, do opinioni, non sono per niente d’accordo
con chi mi rivolge certe accus…”
b) “Io non critico, semplicemente sono sincera/o e dico ciò che penso”
c) Raramente, il dubbio che Babbo Natale
portasse i regali attraverso il camino, che
non abbiamo, mi è venuto a 17 anni.
4
5 GUARDANDOTI ALLO SPECCHIO:
a) “Questa zampa di gallina non vuole andare via, l’occhio destro è più chiuso del
sinistro, la pelle non ha un colore uniforme… o non esco o aspetto carnevale!”
b) “Specchio specchio delle mie brame chi
è la più bella del reame? Sono così irresistibile che posso finire la ceretta al
mento quando torno”
5
1
A 1
B 5
C 3
2
1
3
5
3
5
3
1
4
3
5
1
5
5
1
3
6
5
1
3
7
1
5
3
pu
nt
eg gio
gi
te
o
n
pu
CRITICO
A
ACRITICO
RISPONDETE ALLE SEGUENTI
DOMANDE, CALCOLATE LA SOMMA
DEI VOSTRI PUNTI E AFFRONTATE LA
VOSTRA SITUAZIONE.
c) “Prima di uscire forse è meglio levarsi
quella cispa che mi nasconde l’occhio destro, per il resto non è che gli altri alle
8.00 siano dei gran pezzi di…”
6 CRITICHI PIU’ SPESSO:
a) L’ipocrisia, tipo chi si butta nei bidoni per non
salutarti e poi ti dice: “non ti avevo visto”
b) La disorganizzazione, tipo la sorella che
al mattino si trucca, poi si lava poi si ritrucca…
c) Le cose futili, perché le cose serie che
non vanno sono talmente tante da
schiacciarti col senso di impotenza
6
7 TI AUTOCRITICHI:
a) Quando canni di brutto, tipo uscire con
le mutande sopra ai pantaloni…
b) Nei periodi di depressione, quando penso
che i fiori servano a fare venire le allergie…
c) Ho il fascino di una latrina pubblica, se
non sfrutto un po’ di autoironia acida al
punto giusto…
Marco Bazzica, 20 anni
Genova
7
La mancanza di spirito critico è un’ottima difesa dal gran nervoso
che si fanno i brontoloni, d’altronde è dagli errori propri e
altrui che si migliora e allora… meglio sforzarsi di cercare il
rovescio della medaglia.
Il tuo motto è: “Ama dio e non fallire, fai del bene e lascia dire”
(tratto dai proverbi da mura di campagna)
ICO
ILOSOF
FFILOSOFICO
Il confine tra critica costruttiva e brontolio è sottile, ti sforzi di non sconfinare
conscio che il Pensiero razionale è critico per sua stessa natura, muove dal
dubbio verso l’irraggiungibile verità.
Il tuo motto è: “cogito ergo sum”
ONE
RONTOL
BBRONTOLONE
A Genova si chiama mugugno, è la propensione ad avere sempre qualcosa
da ridire, anche contro se stessi, tra se e se. Spera solo di non ritrovarti tra
40 anni a dire agli operai dei cantieri pubblici: “finire entro Natale? Ah ma
non ce la farete mica se….”
Il tuo motto è: “ meglio criticare che essere criticati”
Oroscopo
60
casting
ASTRO
Antonio V. - 16 anni
Enrica G. - 14 anni
Ogni mese Cassandra seleziona per voi il volto
più rappresentativo di ciascun segno zodiacale…
a cura di Cassandra
Simone - 19 anni
Annamaria G. - 18 anni
Sara M. - 15 anni
Valentina G. - 15 anni
61
Emilia B. - 18 anni
Rocco D.G. - 18 anni
ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
21 marzo - 20 aprile
21 aprile - 21 maggio
21 maggio - 21 giugno
22 giugno - 22 luglio
23 luglio - 23 agosto
24 agosto - 23 settembre
24 settembre - 22 ottobre
23 ottobre - 22 novembre
CUORE
CUORE
Sei alla ricerca di un
nuovo amore? Allora è
il tuo “golden
moment”, perché
anche le stelle ti
aiuteranno. E per chi è
in coppia, serate
romantiche e momenti
di gioia da vivere col
partner… meglio di così
proprio non potrebbe
andare!
AMICI
AMICI
Non essere d’accordo
con gli altri non
significa esternarlo con
tutta questa forza!
Controllati di più. E, se
davvero ti trovi in
difficoltà, chiedi aiuto
ad un amico più
vecchio: la sua
esperienza sarà
davvero preziosa,
vedrai.
Ahi, non ammettere i
propri errori potrebbe
anche bloccare i
rapporti, interrompere
il dialogo, mettervi ai
ferri corti col gruppo,
insomma… Tentate di
mediare, e non
preoccupatevi, errare è
umano! Gli altri
capiranno.
CONSIGLIO
CONSIGLIO
CUORE
Periodo di contrasti:
alternerai momenti di
grande dolcezza ad
estrema acidità…
Evitate di essere
stressanti, pignoli e
perfettini, e l’amore
andrà a gonfie vele!
Per i single:
attenzione, c’è una
possibile preda in
avvicinamento.
(non richiesto)
Perché non provi lo
yoga? Ti darebbe la
calma di cui hai così
bisogno… Prova almeno
a rilassarti e a cercare la
calma dentro di te!
CUORE
Accipicchia: c’è una
new entry che non ti
da pace: è entrata nei
tuoi pensieri e non
puoi far altro che
desiderare di
rivederla… Occhio,
perché ti darà del filo
da torcere: sarà una
conquista lunga e
difficoltosa. Ce la farai,
ma ci vorrà tempo,
tanto tempo. Avrai
abbastanza pazienza?
AMICI
AMICI
Il periodo non è dei
più semplici. Per
risolvere quel dubbio
che ti attanaglia,
l’unica via di uscita è il
consiglio del tuo amico
più saggio… Solo lui ti
conosce abbastanza
bene per aiutarti con
sincerità.
Anche se tutto non sta
proprio andando come
avevi sperato, non
disperare, i tempi
stanno per cambiare.
Eppoi qualche gran bel
voto arriverà giusto in
tempo per restituirti il
sorriso e la voglia di
stare con i tuoi amici
CONSIGLIO
(non richiesto)
Leggetevi qualche bel
racconto di Stefano
Benni: vi restituirà il
buon umore, la voglia di
sognare e di stare con
gli altri.
CUORE
Questo nuovo amore ti
travolge, ma non ti
stravolge… riesci
finalmente ad essere
romantico e dolce,
pieno di ottimismo, ma
certo non passionale.
Attenzione però a non
farti distrarre da altri
interessi e continua a
dedicare al cuore tutto
il tuo tempo: ne vale
la pena!
CONSIGLIO
(non richiesto)
Hai bisogno di fare
molto sport. E’ l’unica
soluzione per risolvere
tutti quei noiosi
disturbetti che non ti
lasciano in pace.
CUORE
Hai bisogno di stare
solo per decidere il da
farsi. Risolvi tutti i tuoi
dubbi prima di
conquistare una nuova
conoscenza. Anche
perché, lo sai bene, la
tua preda ha proprio
voglia di lasciarsi
catturare…
AMICI
Come al solito non
vuoi ammettere i tuoi
torti e quindi ti becchi
le reazioni che
provochi (più che
giustificate) nei tuoi
“antagonisti”… Essere i
leader significa dare la
giusta importanza agli
altri ed ascoltare anche
le loro esigenze.
Potrebbero altrimenti
cercare un nuovo
punto di riferimento…
CONSIGLIO
(non richiesto)
Dedicati un po’ di più
agli altri e al
volontariato: potrebbe
aiutarti a recuperare le
giuste dimensioni del
tuo ego.
Il partner qualche volta
può apparire
insopportabile, nervoso
e pesante come un
macigno. Ricorda però
che bisogna sopportare
per essere sopportati.
E poi prova a
mostrargli il lato ludico
della vita e vedrai che
ti sorriderà, smettendo
di ringhiare…
Hai un’unica via per
risolvere tutti i tuoi
guai: parlarne col
partner! Se invece sei
single, datti una
mossa ed esci di
casa! Come puoi
pretendere di trovare
l’anima gemella
rimanendo in
camera tua?
AMICI
AMICI
AMICI
Tutto bene, però… stai
attento alla fretta, che
potrebbe essere
davvero una cattiva
consigliera. Ti potrebbe
infatti mettere nei guai
proprio con gli amici di
vecchia data. E questa
volta sarà difficile
convincerli della tua
buona fede.
CONSIGLIO
(non richiesto)
Leggiti la Banda dei
Brocchi di Jonathan Coe:
è un romanzo divertente
e romantico, perfetto per
farti tornare il buon
umore.
CUORE
CUORE
Il tuo cuore batte forte,
per il partner, se ce
l’hai, o per la new
entry del gruppo. Hai
tanta energia, sprigioni
positività e l’allegria e
la tua risata sono
contagiose. Punta tutto
sul buon umore e sulla
tua favolosa capacità
di comunicare. Non
sbaglierai!
Un prof, davvero
insospettabilmente, ti
darà il consiglio giusto
al momento giusto per
uscire da una
situazione spinosa. E
questo ti farà molto
piacere. Non farti
innervosire dai
contrattempi, davvero i
tuoi amici non ne
hanno colpa!
CONSIGLIO
(non richiesto)
Una buona lettura?
Leggi d’un fiato Ritorno
a Stomersee di Boris
Biancheri. Realtà e gioco
di specchi, riflessi e
riflessioni…
Quanta energia! Così
tanta che non solo
sarai il più attivo del
tuo giro, ma aiuterai
anche gli amici in
difficoltà. La tua
sicurezza ed il tuo
savoir faire ti
renderanno il punto
di riferimento per
tutti, il centro
dell’attenzione.
CONSIGLIO
(non richiesto)
Rilassati con musica
altamente piacevole
come quella dei The
Penguin Cafè Orchestra.
Fidati: ti rimetterà a
nuovo!
(non richiesto)
Vuoi leggere un
romanzo fuori dagli
schemi? Scegli C’era
una volta l’amore ma ho
dovuto ammazzarlo, di
Efraim Medina Reyes.
nostro or
nche tu il v
oscopo
olto protagonista del tuo segno nel
Diventa a
Oroscopo
Per essere scelti a rappresentare il proprio segno occorre:
una foto ben riuscita
una autorizzazione alla pubblicazione
una faccia espressiva
un po’ di CUL.*
ASTROcasting
Valentina M. - 14 anni
*...tura, naturalmente
Grazia S. - 14 anni
Ilaria S. - 14 anni
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI
23 novembre - 21 dicembre
22 dicembre - 20 gennaio
21 gennaio - 19 febbraio
20 febbraio - 20 marzo
CUORE
CUORE
D’accordo che vuole
sempre avere ragione il
tuo partner, ma in
fondo state insieme da
una vita! Sopporta. Per
i single è invece
difficile scegliere: le
opzioni papabili sono
almeno due… L’unico
che può aiutarti è il
tuo amico più caro.
CUORE
Non prender sul serio
l’ex che ribusserà alla
tua porta così come gli
atteggiamenti antipatici
del tuo partner: sono
entrambi passeggeri…
Tutto questo potrebbe
renderti nervoso: tu
invece resisti e sforzati
di sorridere.
AMICI
AMICI
La paura di non farcela
e di apparire sciocco ti
attanaglia e ti paralizza. Anche in questo
caso è l’amico vero e
di una vita quello che
può aiutarti a superare
questa situazione
difficile. Non aver
paura di chiedere aiuto
a chi ti apprezza.
Ascoltare gli altri e le
loro esigenze è buona
norma, e se sono
proprio i tuoi amici più
cari ad avere bisogno
di te, quasi un
obbligo. I tuoi consigli
saranno preziosi: datti
da fare ad aiutare chi
ne ha davvero
bisogno.
CONSIGLIO
CONSIGLIO
(non richiesto)
Piazza nel cd Plastic
Fang dei Jon Spencer
Blues Explosion, e
vedrai che energia e
gioia di vivere
nasceranno dalle note!
Jessica P. - 18 anni
CUORE
Non sei di buon
umore: hai una
persona in mente e
non riesci a renderti
conto che è già troppo
lontana da te. Ma non
ti preoccupare.
Uscendo con gli amici
gli incontri non ti
mancheranno e
soprattutto una
persona ti colpirà
dritto al cuore. E forse
forse...
AMICI
Hai una voglia matta
di uscire, di ridere, di
divertirti. Ma anche la
scuola ha le sue
priorità. Quindi non
esagerare e dedica più
tempo agli studi. Gli
amici ti capiranno.
Finalmente riesci ad
essere sincero e
spontaneo con il tuo
partner, che, diciamolo,
davvero non aspettava
altro. Alla tua apertura
corrisponde il suo
slancio e la sua voglia
di stare con te.
Insomma, farete
scintille!
AMICI
Dopo un periodo un
po’ litigarello, anche
con il gruppo torna il
sereno. Avrai anche
quel pizzico di fortuna
che ti aiuterà ad avere
buoni voti e quel certo
fascino che ti rende da
sempre uno dei
“grandi”…
CONSIGLIO
(non richiesto)
Next di Alessandro
Baricco è la lettura che
ti farà riflettere. E tu ora
hai proprio bisogno di
pensare per rilassarti e
riprender fiato.
CONSIGLIO
(non richiesto)
Per frenare la tua
iper - energia fai dei
lunghi bagni caldi e
profumati dagli oli
essenziali prima di
andare a letto. Presto!
(non richiesto)
Potresti davvero sentirti
giù di tono: melio
andare a letto presto,
almeno durante la
settimana. Ti aiuterà a
essere in forma!
Sul sito www.zai.net le istruzioni per partecipare
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Vice direttore
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