Repertorio di fonti sul patriziato genovese

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Repertorio di fonti sul patriziato genovese
Soprintendenza Archivistica per la Liguria
Repertorio di fonti sul patriziato genovese
scheda n° 232
famiglia: Doria
compilatore: Andrea Lercari
Altre forme del nome: ab Auria, de Auria, D’Oria
Albergo:
Titoli: Patrizio genovese, signore di Oneglia, signore di Dolceacqua e conte della Rocchetta,
signore di Loano, marchese del Maro, marchese di Santo Stefano, Marchese di Torriglia,
Famiglie aggregate (solo per le famiglie capo-albergo)
Feudi:Oneglia, Dolceacqua, San Remo, Sassello, Loano, Torrigilia, Santo Stefano d’Aveto, Melfi,
Tursi,
Arma gentilizia: «Spaccato d’oro e d’argento all’aquila sul tutto di nero, membrata, imbeccata e
coronata di rosso»
Nota storica: Certamente una delle più importanti ed antiche famiglie-albergo genovesi, i Doria
compaiono tra le famiglie consolari poste al governo del Comune di Genova sin dal ****, quando
Ansaldo***fu eletto console de****. Numerosi furono i membri della famiglia che si avvicendarono
nel consolato per tutto il secolo successivo, come pure quelli che si affiancarono il podestà nel
consiglio degli otto nobili quando mutò il sistema. Posti a capo della fazione ghibellina con gli Spinola,
in contrapposizione dei Fieschi e Grimaldi capi dei guelfi, nella seconda metà del Duecento si
avvicendarono nelle diarchie di Capitani del Popolo. I Doria esercitarono per tutto il Medioevo una
grande influenza politica non solo in Genova ma su tutta la regione, sia attraverso possedimenti
signorili, sia attraverso la propria fazione maggioritaria nelle città di Savona e Albenga. I possedimenti
territoriali della famiglia includevano Loano, Oneglia, Dolceacqua, Sassello. Queste importanti basi
territoriali avevano garantito alla famiglia il controllo della Riviera occidentale per tutti i due secoli
successivi, quando gli scontri tra le fazioni cittadine nella Dominante si riflettevano e
contemporaneamente traevano risorse nelle due Riviere. La formazione di queste signorie doriane si
inserisce tra XIII e XIV in un più ampio processo che aveva portato alcune delle principali famiglie
della nobiltà consolare genovese a costituire delle signorie autonome che non riconoscevano superiorità
e non necessitavano quindi di legittimazione e investitura da parte di alcun sovrano. Tali erano, ad
esempio, le signorie costituite dai De Mari e dai Gentile nel Capo Corso, a nord della Corsica, quelle
dei Grimaldi signori di Monaco e altre terre provenzali, e ancora quella dei Doria nel Sassello, nel
Savonese, in posizione strategica per le comunicazioni tra Genova e il Monferrato, e priva di una
qualsiasi superiore legittimazione. Le famiglie genovesi esercitavano su questi territori la propria
giurisdizione con mero e misto imperio disponendone come veri e propri beni patrimoniali, senza
distinzione alcuna di primogenitura, caratteristica comune anche a tutta la feudalità imperiale
preesistente nell’arco ligure, dei quali potevano disporre liberamente per testamento, anche in favore
delle figlie femmine. Nel caso dei domini doriani emerge soprattutto la sottomissione alle regole
interne dell’albergo doriano, il grande clan familiare: regole non scritte ma che tutti i componenti della
famiglia seguono nella condivisione della promozione politica e sociale della stirpe. Da ciò la
proibizione da parte dell’albergo di vendere i feudi a persone estranee al clan, ma solo a “cognominati”
Doria, non importa a quale branca appartengano, con la possibilità per le figlie femmine di ereditare i
beni feudali ma a condizione che il loro matrimonio avvenga esclusivamente all’interno del consortile
Doria. Loano era stata dalla seconda metà del Duecento sino ai primi anni del Cinquecento, una delle
basi feudali della famiglia Doria nel Ponente Ligure, un possedimento sul quale essi aveva esercitato il
mero e misto imperio senza mai ricevere alcuna investitura da un sovrano superiore. Iniziatore della
dinastia dominante su questo territorio era stato:
Oberto Doria, celebre capitano del popolo genovese insieme a Oberto Spinola dal 1270, che nel 1263
aveva acquistato Loano dal vescovo d’Albenga. Lo stesso, in seguito, aveva ulteriormente esteso i
propri domini signorili nel Ponente ligure acquistando dapprima Dolceacqua nella diocesi di
Ventimiglia, e nel 1297, assieme a Giorgio De Mari, - altro esponente della nobiltà ghibellina genovese
- San Remo e Ceriana da Iacopo da Varagine, arcivescovo di Genova. Mentre la signoria di San Remo
fu ceduta dai Doria al Comune di Genova tra il 1350 e il 1359, quella di Dolceacqua, comprendente le
ville di Apricale, Perinaldo e Isolabuona, rimase alla discendenza di Oberto, costituendo un caposaldo
doriano nell’estremo Ponente ligure, al quale i signori unirono per lungo tempo il controllo del castello
della Penna (oggi Piène-Haute in Francia), formalmente esercitato in nome del Comune di Genova, con
le stesse caratteristiche di autonomia signorile sino al 1522, quando Bartolomeo Doria, in seguito
all’assassinio dello zio materno Luciano Grimaldi, cedette la signoria al Duca di Savoia venendone
reinfeudato. A questi possedimenti i Doria avevano affiancato anche quello di Oneglia e della sua valle,
che i fratelli Nicolò e Federico Doria fu Babilano avevano a loro volta acquistato nel 1298 dal Vescovo
di Albenga. Anche questo dominio, diviso nelle due signorie della valle superiore e della valle inferiore
tra i discendenti dei primi acquirenti, fu goduto in piena autonomia, senza alcuna dipendenza da alcun
signore superiore che non fosse, in modo assai remoto, l’imperatore. Proprio dal ramo dei Doria signori
della valle inferiore d’Oneglia sarebbe discesa la seconda linea dei signori di Loano, quella cioè di
Andrea, subentrata come detto ai Fieschi nel 1547. Corrado Doria. Capitano del Popolo e del Comune
Nel 1283 ottenne il comando di una flotta di oltre cinquanta galee allestita da Genova per contrastare i
Pisani che si trovavano ad Alghero, ammiraglio del Regno di Sicilia, signore di Loano, nato intorno alla
metà del XIII secolo da Oberto fu Pietro, morto intorno al 1323. Nel 1297, Corrado si ritirò
dall’incarico (che passò allo zio paterno, Lamba Doria) per assumere la carica di grande ammiraglio del
Regno di Sicilia, offertogli da re Federico d’Aragona, da poco insediato sul trono siciliano. Pietro
Doria. Signore di Loano, ammiraglio, nato intorno al 1340/45 da Dorino (Oberto) di Dorino fu
Corrado, morto a Venezia il 22 gennaio 1380. Nel 1379, dopo la morte del cugino Luciano Doria che
aveva riportato una importante vittoria a Pola, comandò la flotta genovese contro i Veneziani e
conquistò Chioggia ma morì nel tentativo, fallito di prendere Venezia. Corrado Doria. Signore di
Loano, capitano, nato intorno al 1364 da Pietro Doria fu Dorino dei signori di Loano e da Selvaggia
Doria fu Filippo, morto ante 1427. Ebbe contrasti con il Comune di Albenga, che nel dicembre del
1400 inviò il capitano di ventura Filippo Cavasola a saccheggiare Loano, e rimase celebre soprattutto
per avere sedato la rivolta di Chio nel 1409. Pietro Doria. Consignore di Loano, capitano di Famagosta,
nato intorno al 1395 da Corrado fu Pietro dei signori di Loano e da Ginevra Doria fu Lazzaro, morto a
Famagosta (Cipro) nel dicembre 1427. Tomaso Doria. Signore di Loano, capitano della Riviera di
Ponente, nato tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo da Corrado fu Pietro dei signori di Loano e da
Ginevra Doria fu Lazzaro, morto ai primi di luglio del 1438. Nel 1436, quale capitano della Riviera
occidentale, organizzò la difesa di Albenga durante l’assedio di Niccolò Piccinino, capitano di ventura
al soldo di Filippo Maria Visconti duca di Milano. La carica di capitano della Riviera gli venne
rinnovata il 9 gennaio 1437 e, successivamente, di tre in tre mesi durante il 1437 e il primo semestre del
1438. Tommaso Doria morì ai primi di luglio del 1438 per le ferite riportate durante uno scontro non
meglio identificato, che non era, come affermano alcuni storici, legato all’assedio di Albenga,
terminato circa due anni prima; la città gli tributò perenne riconoscenza e ricordo con la tomba la cui
lapide oggi si trova sul palazzo comunale. Doria Corrado. Signore di Loano, nato intorno al 1430 da
Tomaso fu Corrado fu Pietro dei signori di Loano e da Mariettina Lomellini di Stefano fu Leonello,
morto a Genova nel dicembre 1514. vende il feudo ai Fieschi.
Ricordiamo infine un grande personaggio legato alla storia di Albenga Giovanni Doria. Patrizio
genovese, cavaliere aurato, diplomatico, governatore d’Albenga, nato a Genova intorno al 1450 da
Domenico Bartolomeo fu Giovanni e da Isolta Negrone fu Nicolò, ivi morto intorno al 1535.
Importanti affari commerciali a Bruges e legami con il potente banchiere Lazzaro Doria, capo
dell’albergo Doria nella seconda metà del Quattrocento, del quale sposò la figlia Pellegrina, col quale
fu in società in importanti operazioni commerciali, soprattutto l’appalto delle allumiere di Tolfa
concesso loro dalla Santa Sede in società con i Centurione. Dopo la morte del suocero dopo la morte
del suocero, morto a Roma (forse avvelenato) nel 1486 ove era stato inviato come ambasciatore al papa
Innocenzo VIII, Giovanni divenne il capo indiscusso dell’albergo. Suo costante interesse per impedire
l’alienazione dei feudi della famiglia a Oneglia, Dolceacqua Loano e Mornese. Quando nel 1488 i
Doria consignori d’Oneglia decisero di alienare la signoria sulle due valli, Giovanni si intromise nella
vendita a nome dell’albergo, impedendo la cessione a Onorato Lascaris signore del Maro e favorendo
l’acquisto da parte di un altro membro del clan familiare, quel Domenico Doria capitano pontificio che
diede origine alla nuova linea dei signori di Oneglia. Esiliato da Agostino Adorno negli anni novanta
del Quattrocento. Giovanni Doria ricevette da Luigi XII di Francia il governo di Albenga, che
mantenne dal 1506 al 1513. Al governo di Giovanni sulla città di Albenga sembra potersi ricondurre il
grande stemma dei Doria affrescato nella loggia comunale, sopra un precedente stemma recante già la
grande corona a fioroni e gigli di Francia che orna l’arma doriana. Nel 1512 tentò anche di ottenere la
signoria di Pornassio.
Andrea Doria costituisce la figura nodale nella storia del casato come in quella di tutta la Liguria
Dopo il 1547 la signoria di Loano ritornò ai Doria Andrea, poi il nipote Pagano, cavaliere di Malta, poi
il fratello di questi Giovanni Andrea quindi i discendenti principi Doria Pamphilj.
Archivi parrocchiali di riferimento: Genova, Parrocchia gentilizia di San Matteo.
Opere manoscritte generali: A. M. Buonarroti, I, pp. ***; A. Della Cella (BUG), cc. ***.; A.
Della Cella (BCB), I, pp. ***; F. Federici, cc. 23 r.-30 v.; O. Ganduccio (BCB), I, cc. ***; G.
Giscardi, II, pp. ***; Lagomarsino, ***; Manoscritti Biblioteca, 169, cc. ***; G. A. Musso, n°
***; G. Pallavicino, I, cc. ***; M. Staglieno, Genealogie di Famiglie Patrizie Genovesi, I, cc. ***
Fonti archivistiche specifiche:
Complessi archivistici prodotti: Archivio Doria Pamphilj, Roma; Archivio Doria di Montaldeo,
Genova presso Univesità di Genova-Facoltà di Economia e Commercio; Archivio Doria in
Archivio Durazzo-Giustiniani, Genova.
Fonti bibliografiche generali: C. Bitossi (1990), pp. ***; C. Bitossi (1995), p. ***; C. Cattaneo
Mallone di Novi, pp. ***; G. Guelfi Camajani, pp. ***; A. M. G. Scorza, Le famiglie...., pp. ***;
C. Sertorio, pp. 80-83; F. B. Sopranis, p. ***; V. Spreti, I, pp. ***.
Fonti bibliografiche specifiche: