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Giorno x Giorno n° 773 22 luglio 2012 - 5.411 Parrocchia San Giovanni Battista di Candiolo, Piazza Riccardo Sella 2 Sms: rischi e possibilità Un tempo usavamo le cartoline o le lettere. Oggi la tecnologia mette a nostra disposizione nuove possibilità di comunicazione: chattare, mandare sms, dialogare su facebook, usare twitter. Cambiano le modalità di comunicazione, rimangono invariati almeno tre elementi: la rapidità delle comunicazioni, cosa comunico all’altro e cosa rimane dopo tanto “dialogo”. 1. Rapidità delle comunicazioni. Questi nuovi strumenti di comunicazione consentono di comunicare in “tempo reale”. Una sera sono sceso dai campi estivi e ho dormito in parrocchia. Al mattino presto ho scaricato la posta elettronica (altro bel marchingegno). Un messaggio mi invitava ad andare su facebook per vedere alcune foto: erano gli animatori del campo che (di notte ed usando il cellulare) rendevano noto al mondo intero quello che stavano facendo. 2. Cosa comunico all’altro. “Non sempre” la rapidità favorisce la qualità dei contenuti. Forse è meglio dire “quasi mai”. Cosa comunichiamo all’altro? Sovente si tratta di pensieri sparsi o di saluti ripetitivi. La rapidità, specialmente nell’uso di sms, consente solo la comunicazione di qualche stato d’animo senza la possibilità di approfondimenti. Una volta inviato il messaggio attendiamo risposta. Poi rispondiamo noi. Poi l’altro risponde. Così il tempo passa veloce. Un siffatto dialogo scritto è come se avvenisse tra non vedenti e non udenti. Qualcuno ha dimostrato che un uso improprio degli sms è tra le cause maggiori di separazione: vengono usate espressioni piacevoli nei confronti del destinatario. Ovviamente si scrivono tali cose senza riflessione e con il timore che qualcuno di famiglia legga il contenuto. Siamo in presenza di un fenomeno paradossale: l’uso di sms può contemporaneamente avvicinare un lontano e allontanare un vicino. La corrispondenza ha bisogno di segretezza. Quando il possessore di cellulare ha timore di lasciare che si vedano i suoi sms, può far nascere il sospetto di una vita parallela o segreta. 3. Cosa rimane dopo tanto “dialogo”. Questo “dialogo frammentato” vale solo se è vero, se entrambi cercano la verità e se questa verità avviene alla luce del sole. Altrimenti è l’inizio della fine. Solo la verità rimane. Il resto distrugge. Centinaia di sms non valgono quanto una lettera scritta. La rapidità è nemica della verità. Il dialogo autentico ha bisogno della persona: si fa sempre a quattr’occhi. Chattare, mandare sms, dialogare su facebook, usare twitter sono certamente strumenti molto belli. Come sempre tutto dipende dall’uso che facciamo di uno strumento. Posso usare un coltello per tagliare la carne. Oppure per uccidere. Questi strumenti della tecnica sono come dei coltelli. Che uso ne facciamo? Un peccatore incallito Signore, tu conosci le mie fragilità e le mie debolezze. Sai meglio di me quali sono le cattive inclinazioni, le passioni, l’egoismo e l’orgoglio che offuscano la mia anima e mi impediscono di accoglierti con purezza. Signore fammi la grazia di conoscermi, di accettarmi e di non scoraggiarmi quando cado nella trappola mortale del peccato. Dammi la forza per riprendere il cammino per l’ennesima volta, avendo pienamente fiducia nella tua misericordia di vero Padre che “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. Tu hai sempre pietà di noi, perché sai che siamo stati plasmati dalla polvere. Fammi realmente conoscere le tue vie in modo che la mia vita ti sia gradita. Ti offro tutta la mia fragilità e la depongo ai tuoi piedi. Donami la capacità di amare Te al di sopra di tutto e di tutti. In questo modo, con il tuo aiuto, potrò amare anche me stesso e il prossimo. XVI domenica Ordinario 4ª settimana Il Signore è il mio pastore Geremia 23, 1-6 Efesini 2, 13-18 Marco 6, 30-34 Le letture descrivono la bontà e la compassione del Signore nei confronti dell’umanità intera e di ogni singola persona: “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro”. 1. I cattivi pastori. Tutti si interessano della nostra vita e ci dicono cosa è meglio per noi. Ci insegnano cosa pensare su Dio, su Gesù, sulla Chiesa, sull’aldiquà e sull’aldilà. Ci dicono cosa indossare, cosa mangiare, cosa cercare, cosa ignorare. Anche Dio ci parla di queste cose. Non tutti però sono dei buoni pastori: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere». 2. Sei il mio pastore. Il salmo di questa domenica è bellissimo perchè mette in risalto le azioni di Gesù, buon pastore: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. 3. Riposatevi un po’. Le parole di Gesù sono importanti per ogni generazione. Gesù dice anche a noi: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Correre ed agitarci non è un bel vivere perchè l’anima soffoca. Con uno spirito riposato i pensieri si fanno più veri, i sentimenti diventano più trasparenti, le parole sono più autentiche. Il vero riposo interiore ha bisogno di tre elementi: la compagnia di Gesù («venite»); il distacco dagli altri («voi soli»); un ambiente diverso («in un luogo deserto»). Gesù, nella solitudine e nel deserto, realizza quanto scritto da San Paolo: «voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini». Vicini a Dio e vicini a noi stessi. Rispetto per la Chiesa 27. Forti contro la morte La paura della morte è dunque la madre di tutte le paure: si esprime anche riguardo a ciò che, in qualche maniera, anticipa la morte: dolori, disgrazie, malattie. Noi fuggiamo anche da ciò che in qualche modo ci fa morire: le umiliazioni, le accuse, le calunnie, la solitudine, gli abbandoni. Queste paure sono tremende. La fortezza è la capacità di guardare a queste fatiche senza panico; non perché non siano dei mali, ma perché li consideriamo in vista di un bene più grande, di una certezza più grande, di una forza più grande di noi. San Paolo, dopo aver ricordato che “abbiamo questo tesoro in vasi di creta” , descrive le nostre forme di fragilità: “tribolati da ogni parte, sconvolti, perseguitati, colpiti”. Ma noi resistiamo affinché “la vita di Gesùdi manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4, 7.8.11). In noi opera la morte, però noi abbiamo fiducia in Dio. La fortezza è la virtù che ci aiuta a non turbarci nelle avversità e nemmeno di fronte alla morte; ci consente di guardare all’aiuto di Dio, al bene che siamo chiamati a compiere, alla forza che ci viene donata dall’alto. Per 1. 2. 3. entrare in Chiesa bisogna: Essere coperti fino alle ginocchia. Essere coperti con le maniche corte. Avere petto, schiena e pancia coperti. Rispettiamo quattro regole di comportamento: 1. Non gettare carta per terra. 2. Fare silenzio per consentire la preghiera. 3. Spegnere il telefonino. 4. Evitare di masticare caramelle o altro. La Sagra della costina e il nuovo oratorio Un grazie sentito agli amici dell’Oratorio. Grazie al vostro impegno è stata una magnifica festa. Grazie perchè avete coinvolto tanti giovani nel servizio. Grazie per avere donato 3.000 euro per la costruzione del nuovo oratorio. Perseverate, amici. Perseverate.