La “Seconda primavera” del messinese Calogero
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La “Seconda primavera” del messinese Calogero
LA SICILIA MARTEDÌ 20 GENNAIO 2015 18. L’OPERA PRIMA DI LAURA BISPURI SPETTACOLI “Vergine giurata” in gara a Berlino ROMA. “Vergine giurata”, opera prima di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher, è l’unico film italiano in concorso alla 65a edizione del Festival di Berlino. Nel film della Bispuri, coprodotto dalla Film Commission Alto Adige e tratto dall’omonimo romanzo di Elvira Dones, a determinare la storia della ragazza albanese di nome Hana (Rohrwacher), leggi e tradizioni arcaiche che le permettono di rinunciare alla sua identità attraverso il kanun, una particolare legge della sua terra, che le permette di ottenere gli stessi diritti degli uomini, a patto di giurare sulla propria verginità e farsi uomo. Hana diventerà così Mark, una“vergine giurata”. La “Seconda primavera” del messinese Calogero Il regista al festival di Trieste con un dramma che sembra commedia IL CAST Nel cast, un folto gruppo di attori messinesi, Nino Frassica, Angelo Campolo, Antonio Alveario, la catanese Tiziana Lodato. E ancora il protagonista Claudio Botosso, l’architetto cinquantenne che viene attraversato anche intimamente dall’avvicendarsi delle stagioni, Anita Kravos (Rosanna) i giovani Desirèe Noferini, Hedy Krissane, Gianluca Cesale e Barbara Silva. Direttore della fotografia è Giulio Pietromarchi, scenografia di Antonio Virgilio MARIA LOMBARDO I l trascolorare del cielo, del sole, delle stagioni è non solo sfondo ma soggetto e metafora principale del nuovo film di Francesco Calogero: Seconda primavera partecipa al Trieste Film Festival nella sezione Italian screenings – Premio Corso Salani. Vita non facile per il cinema d’autore: il regista messinese dopo aver cercato dei produttori, si è reso conto della necessità, per non perdere i finanziamenti della Sicilia Film Commission, di fare da sé e assieme a Mia Anfuso, la sua compagna, ha costituito la Polittico Srl che ha debuttato all’ultima Mostra di Venezia presentando Mise en scène with Arthur Penn (a conversation) di Amir Naderi. Calogero, autore de La gentilezza del tocco film che l’ha rivelato (1987) ha allargato negli anni il suo impegno con l’associazione culturale Nutrimenti Terrestri, realizzando poi Visioni private e nelle sale Una scena del film girato ad Acqualadroni in una villa sul mare con un grande giardino Nessuno, dirigendo il Messina Film Festivale il Costaiblea Film Festival, tenendo corsi di cinema e poi ancora i film Cinque giorni di tempesta (1997), premiato a Osaka e Annecy (2000), Metronotte, In the Name of the Godfather (2004). Il giallo ironico e l’indagine sui sentimenti sono i temi preferiti da Calogero. “Poliziesco del cuore”, come dice Ghezzi, anche “Seconda primavera”? «In tutte le mie sceneggiature tendo a svelare poco per volta. Seconda Primavera si presenta come commedia. I personaggi di Nino Frassica, Antonio Alveario e Gianluca Cesale alleggeriscono la vicenda di cui è protagonista un architetto (Mario Botosso) che si porta dentro una cicatrice interiore. Nel cast anche la catanese Tiziana Lodato. Si scivola nel dramma anche se emerge l’invito a impadronirsi della propria vita e cogliere gli aspetti più positivi». Ci sono personaggi, primaverili, estivi, autunnali e invernali: un confronto fra lutto e malinconia. E il giardino è un personaggio. «Inutile dire che ho dei riferimenti sia letterari che cinematografici a (tra gli altri Affinità elettive di Goethe), il giardino è importante perché il personaggio di Ikman, una maghrebina, insegna all’architetto a prendersi cura del giardino. Lui che era diventato un cuore in inverno capisce che deve reimpadronirsi della sua vita, delle cose che aveva abbandonato per via di un senso di colpa in- Il giardino. «E’ importante, il personaggio di Ikman insegna a prendersene cura» giustificato». Com’è andata la produzione dunque? «Mi hanno aiutato l’ospedale Garibaldi nuovo di Catania che mi ha consentito di girare una scena lunga e importante di parto in acqua e investitori nel delle aziende di Ragusa con il tax credit esterno. Un sostegno importante ci ha dato l’Università di Messina: l’accordo con l’ateneo ci ha permesso di immettere nella troupe studenti del Dams: dovevano essere semplici stagisti ma si sono dati da fare». C’è un giardino che ti ha ispirato suggerendoti questa storia? «Sì, una bella villa sul mare vicino Messina con un grande giardino interno e spazi interni molto angusti: si trova ad Acqualadroni (tra Torre Faro e Villafranca Tirrena). Un luogo vissuto d’estate. Provavo a immaginare come fosse d’inverno quando la natura si impossessa del giardino, i rovi invadono tutto. Mi sono chiesto come cambiasse la vita di chi vi abita, costretto a stare chiuso in casa: il rapporto di un uomo con la casa, con le stagioni». Ne hai messo di tempo dopo “Metronotte” a fare un altro lungometraggio. «Non sono veloce. Nel nostro settore poi c’è forte crisi e se volessi fare delle commedie come vanno di moda adesso – cosa che non so fare – potrei fare un film l’anno. Vado sempre su percorsi personali dove trovare la produzione è più difficile. Autoprodursi è la soluzione. Ho sofferto molto con Metronotte. Adesso si proverà a trovare un distributore che sappia dare a Seconda primavera il percorso giusto. Il TriesteFF ha istituito da qualche anno il premio Corso Salani per portare avanti il cinema italiano indipendente». E’ un peccato che MessinaFF abbia cessato di vivere. «Era molto seguito. Sono venuti i maggiori cineasti, si sono tenuti concerti di musicisti legati al cinema: Nyman, Battiato. Ma poi la politica…». Messina è set del tuo film e tu racconti anche la città. «Città problematica: si parla di dissesto idrogeologico, si sente in sottofondo una città molto rumorosa in forte contrasto con la pace del giardino. Tir, traffico, negozi che chiudono, cinema trasformati in supermercati. Ci sono dei multisala ma certi film non arrivano a Messina, è difficile che i piccoli film italiani o stranieri arrivino. C’è ancora il Cineclub Don Orione con la sua battaglia cinquantenaria, le iniziative speciali. Dal punto di vista della creatività, c’è un bel fermento. Un piccolo merito me la voglio prendere io. La gentilezza del tocco nell’87 mostrò ai ragazzi che anche a Messina si poteva fare. Massimo Piparo, Christian Bisceglie, Stefano Incerti che non è di Messina ma è stato mio assistente, vengono da quella stagione culturale di Messina. Nel film ci sono riferimenti alla città di oggi: gli architetti discutono su come sarebbe bello riportare Messina alla città giardino che era». Romantiche avventure in campagna per Bova Da domani. “Sei mai stata sulla luna?” la commedia-favola di Paolo Genovese in cui si riscopre la vita agricola CAST Nel cast Sergio Rubini, Emilio Solfrizzi, Neri Marcorè, Nino Frassica, Sabrina Impacciatore, Pietro Sermonti, Paolo Sassanelli e Rolando Ravello ROMA. Auto di lusso, riviste di moda, jet privati versus mucche, api e campagna. Lo schema è chiaro: affermatissima giornalista che lavora viaggiando tra Milano e Parigi si imbatte per caso nel cuore della campagna pugliese in un contadino che però ha la faccia di Raoul Bova e che di colpo le fa pensare all’amore. Siamo dentro Sei mai stata sulla luna? , nuova commedia by Paolo Genovesi (dal 22 gennaio nelle nostre sale in oltre 400 copie targate 01 Distribution) che segna il debutto al cinema di Agostino Saccà con la Pepito Produzioni («Mamma Rai ti riscalda, anche se Il protagonista: «Ho una piccola fattoria, mi emoziona stare con le galline». Nella pellicola un brano di De Gregori purtroppo hai un’infinità di azionisti ma fare l’imprenditore lontano da quel calduccio significa rischiare i propri soldi, la propria liquidazione e io lo sto facendo») e con cast affollato, accanto a Bova, Liz Solari, Sabrina Impacciatore, Neri Marcorè, Giulia Michelini, Sergio Rubini, Nino Frassica. E, non ultimo, con una chicca che è una canzone inedita di Francesco De Gregori, l’omonima Sei mai stata sulla luna? . Come l’ha avuta Genovese? «Era il mio mito De Gregori, lo mettevo sullo stesso piano dei Pink Floyd. L’ho conosciuto al festival Los Angeles, Italia, ha voluto leggere la sceneggiatura e mi ha donato questa canzone, perché, mi ha confessato, “sei stato uno dei pochi che non me l’ha chiesto”. E’ andata proprio così». Il tutto tirato fuori da L’Amor Vache, tv movie francese «di cui abbiamo preso solo lo spunto del contrasto comico tra città e campagna per regalare una storia d’amore con uno sguardo su una favolosa e bucolica Puglia» precisa Genovesi, seduto accanto a un sorridente Raoul Bova che racconta: «Al contadino che interpreto piacciono le api, le mucche, il pecorino piccante, e sta benissimo dentro la sua vita. Non posso dire di avere molti punti in comune con lui ma vado anche io a curare il mio orticello in campagna appena ho un po’ di tempo. Diciamo che sono molto amante degli alberi, ho creato una piccola fattoria nel reatino che mio padre gestisce, con galline, animali e stare lì mi emoziona». Qui dovrà vedersela non solo con galline e mucche ma con la giornalista in carriera con la faccia della star ar- gentina Liz Solari che il regista presenta dicendo: «Per me lei era una scelta decisamente particolare per una commedia italiana. Pensavo che usare un’attrice nuova per il pubblico italiano fosse un’idea stimolante. Cercavo una donna che fosse bella ma anche simpatica, una persona capace di unire in sé sia il lato più elegante che quello più buffo. Liz è perfetta in questo senso. La volevo già per il mio film precedente e sono contento di averla avuta finalmente su un mio set». E la Solari dal canto suo precisa: «Non ho nulla della donna che interpreto cui piace solo il suo lavoro e per il resto sembra del tutto distaccata. Ma anche io vivo il mio lavoro come una passio- La bella star argentina Liz Solari e Raoul Bova ne». Mentre per Sergio Rubini è tutta un’altra storia e «la forza del film non sta nello scontro tra città-campagna ma proprio nel non scegliere tra campagna e città, nel non farne una sorta di buoni contro cattivi e, soprattutto, nella idea estetica connessa alla storia. Voglio dire che Genovese non sarà figlio di Scola, piuttosto del cinema americano, ma ha una sua moderna idea stilistica». Non meno moderna della sognatrice interpretata dalla Impacciatore che così si descrive: «Lavoro in banca e sono del tutto scollegata dalla realtà, sogno l’uomo ideale e ogni volta sono piena di adrenalina quando devo incontrare un uomo nuovo. Di questo personaggio ho imparato che spesso la felicità non è nel sogno ma a portata di mano. Come lei sono una grande sognatrice ma per fortuna non sono sfiduciata come lei, anzi io sono forse ancora più ingenua di lei perché m fido dei miei sogni, però di solito stano subito i corteggiatori poco affidabili». E’ più affidabile di certo il mentre Neri Marcorè che vive in campagna e ama giocare con i Lego e mangiare patatine fritte, mentre non lo è per nulla la Giulia Michelini, giornalista di moda frettolosa «ama amare ed essere amata ma va troppo di fretta godendosi poco il presente». SILVIA DI PAOLA