L`imperatore del male va sullo schermo

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L`imperatore del male va sullo schermo
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11-05-2014
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RECENSIONI
#CancerFilm
L
L’imperatore
del male
va sullo
schermo
Il film tratto dal best
seller di Mukherjee
ha tenuto incollati
ai video gli americani.
E c’è già chi dice che
questa operazione abbia
cambiato per sempre la
percezione della malattia
Q
a cura di DANIELA OVADIA
uando nel 2009 uscì negli
Stati Uniti, il libro di Siddhartha Mukherjee, L’imperatore del male, fece gridare
al miracolo: scalò le classifiche di vendita per settimane pur essendo un saggio di oltre settecento pagine dedicato alla ricerca sul cancro.
Il miracolo sembra essersi ripetuto.
La PBS (Public Broadcasting Service),
televisione diffusa in tutti gli USA, ha
prodotto, con il contributo di diverse
istituzioni, tra le quali l’American Cancer Research Association e il National
Cancer Institute, un film in tre episodi
tratto dal libro, diretto da Barak Goodman, che ha tenuto gli americani inchiodati al video. Girato con la tecnica
del documentario, inframmezzato da
immagini storiche e da interviste ai
protagonisti della ricerca e a pazienti,
il film condivide con il libro il respiro
epico, la narrazione di una grande impresa umana e scientifica.
Da sinistra Siddhartha
Mukherjee, autore del libro,
e il regista del film,
Barak Goodman
Amplificato dai social
Le reazioni non si sono fatte attendere, fin dal momento della messa in
onda e i social network le hanno amplificate. I medici più attivi su queste
piattaforme, come Deanna Attai, che
insegna alla UCLA, l’Università della
California a Los Angeles, e ha moltissimi follower su Twitter, avevano convocato un appuntamento virtuale per
guardare gli episodi tutti insieme e
commentare. “È stato incredibile, perché tanta gente che ancora vedeva il
cancro come una condanna ineluttabile ha cambiato idea, ha capito la complessità della sfida ma anche l’importanza dei traguardi raggiunti” spiega.
Che questa operazione possa cambiare il modo con cui i cittadini guardano alla malattia e alla scienza, e che
possa aiutare i malati a sentirsi meno
soli, è dimostrato dal fatto che tutte le
grandi istituzioni oncologiche del
Paese, dalla Columbia Medical School
allo Sloan Kettering Center di New
York hanno lanciato iniziative per
guardare gli episodi con i propri esperti, disponibili a rispondere in tempo
reale, di persona o sui social network,
alle eventuali domande del pubblico.
“Il film è stato essenziale anche per
far capire come funziona la ricerca medica e scientifica, per vincere alcuni
pregiudizi, per esempio sul ruolo delle
case farmaceutiche nella battaglia, diverso ma non meno essenziale del
ruolo dei ricercatori indipendenti”
continua Attai.
In questo articolo:
film
cancro
storia della ricerca
Più facile del libro
Tutto ciò che già c’era nel libro è
stato trasferito nel film, adatto a una
audience ancora più ampia, compresa tutta la parte dedicata ai fallimenti della ricerca, alle teorie che si sono
rivelate fallaci e alle promesse non
mantenute. “Direi che questa parte
della storia è essenziale, perché in
genere i prodotti di divulgazione
scientifica tendono a far vedere la
scienza come uno strumento che risolve tutti i problemi, mentre sappiamo che non esistono percorsi lineari, specie quando si tratta di combattere una malattia complessa
come il cancro”, continua Attai. La
capacità del film di narrare anche gli
aspetti meno edificanti della ricerca
contro il cancro, come l’uso politico
di alcune battaglie, senza però offuscare il quadro d’insieme più che positivo, è stato molto apprezzato (e
reso noto con un tweet) anche da
Alok Khorana, presidente della potente American Society of Clinical
Oncology (ASCO), che riunisce i medici oncologi.
Al momento non si sa se qualche
televisione italiana ha comprato i diritti di questo film. Non resta che auspicarlo, leggendo il messaggio di
una paziente che sta lottando contro
un tumore polmonare: “Come malata di cancro, mi dà coraggio vedere
quanta gente sta guardando #CancerFilm e sta capendo l’importanza
della ricerca scientifica”.
GIUGNO 2015 | FONDAMENTALE | 19