bologna: le torri, l`acqua ei portici

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bologna: le torri, l`acqua ei portici
BOLOGNA: LE TORRI, L’ACQUA E I PORTICI
“Qual pare a riguardar la Garisenda / sotto 'l chinato, quando un nuvol vada /
sovr'essa sí, che ella incontro penda; / tal parve Anteo a me che stava a bada / di
vederlo chinare ...” Così Dante nel XXXl canto dell’Inferno nomina la torre bolognese della
Garisenda che, insieme a quella degli Asinelli, entrambe pendenti in opposte direzioni,
sono il simbolo della città. Considerate e chiamate torri gemelle, in effetti gemelle non lo
sono per forma e per altezza. La torre Garisenda, la minore, la più pendente e quella
maggiore, l’Asinelli, furono edificate fra il 1109 ed il 1119 da due omonime famiglie patrizie
bolognesi.
Nell’osservare la pianta della città di Bologna, desta attenzione la distribuzione a raggiera
di cinque strade del centro storico, che confluiscono emblematicamente nell’area delle due
torri, a ridosso della seicentesca chiesa di San Bartolomeo, punto di ingresso in città
dell'antica via Aemilia, aperta nel 187 a. C.
Bologna, specialmente nel periodo medievale, tra il XII ed il XIII secolo innalzò un gran
numero di torri, forse centoottanta, tutte di origine gentilizia, tanto da essere caratterizzata
e riconosciuta proprio per questa peculiarità. A testimoniare il suo apprezzamento e il suo
rispetto per la passata cultura bolognese, il famoso architetto giapponese Kenzo Tange,
nel realizzare il progetto del moderno polo fieristico di Bologna, ha inserito proprio le torri,
per riaffermare quella caratteristica bolognese.
Si presume che originariamente l’altezza della torre degli Asinelli non dovesse superare i
sessanta metri; sopraelevata successivamente alla sua costruzione, attualmente è alta 97
metri e 20 centimetri e presenta uno strapiombo (pendenza) di 2 metri e 23 centimetri. E’
presente al suo interno una stancante scalinata di ben 498 gradini che porta alla sommità.
Il Comune ne acquisì la proprietà intorno al 1300, utilizzandola per vari scopi:
preminentemente fortilizio, ma anche come prigione. Il basamento è circondato da una
loggia, “rocchetta”, edificata nel 1488 per ospitare i soldati di guardia.
L’attuale altezza della Garisenda è di 48 metri e 16 centimetri con uno strapiombo di 3
metri e ventidue centimetri mentre, l’originaria altezza era di circa 60 metri: imfatti nel 1300
un cedimento del terreno la rese pendente, considerata pericolante, fu abbassata. Intorno
al 1400 la torre fu acquistata dall'Arte dei Drappieri, che riuniva i fabbricanti e i venditori di
tessuti, molto attivi in Bologna, la corporazione ne restò l'unica proprietaria fino alla fine
dell’Ottocento quando passò di proprietà comunale.
Bologna conserva, e sono ancora visibili, alcuni "torresotti": sono una sorta di fortificazioni
innalzate lungo le mura, in corrispondenza delle porte cittadine, dette serragli o, appunto,
torresotti, quando sormontate da una torre. Bologna fu protetta e delimitata, in tempi
diversi, da tre cerchie di mura: si presume che i primi a costruire delle mura a protezione
della città furono gli Etruschi.
Il centro storico di Bologna è costituito da un dedalo di strade strette; il cuore di queste
viuzze ha dato vita all’antico ghetto ebraico, nato dopo l’emanazione della nota bolla del
papa Paolo IV: Cum nimis absurdum. La bolla papale, del 1555, valida in tutto il territorio
pontificio, precisava che, qualora il numero degli ebrei residenti in una città fosse limitato,
avrebbero dovuto abitare in un’unica casa (la casa dell’ebreo), in una sola strada (la
giudecca) se il numero era maggiore, in più strade se le presenze fossero state
considerevoli: in questo caso rigorosamente delimitate da un muro, con ingressi ed uscite
protetti da cancelli (il ghetto).
E’ interessante ricordare, ed è importante citare, tra l’altro, due fondamentali caratteristiche
di Bologna, una scomparsa, e pochissimo ricordata, l’altra ancora ben visibile e,
soprattutto, viva e fruibile. Sono scomparsi e inspiegabilmente dimenticati i canali e i corsi
d’acqua che animavano Bologna; l’acqua è stata determinante per la città, preziosa come
mezzo di comunicazione e fonte di energia idraulica che, sapientemente sfruttata, ha
costituito una grande ricchezza sino ai primi dell’Ottocento. L’acqua ha permesso
all’economia bolognese importanti attività lavorative: in particolare, a cavallo tra il XVII e
XVIII secolo, molte botteghe artigiane, filande, segherie e cartiere sono sorte lungo i canali
sfruttando la vitale energia dell’acqua. Si pensi soltanto che grazie allo sfruttamento
dell’energia idraulica, nacque a Bologna, già nel 1272, il primo filatoio idraulico di cui si
abbia notizia nella storia della seta. I portici di Bologna, ancora presenti e ben conservati,
costituiscono uno spazio urbano ben definito, nati soprattutto per ospitare e proteggere le
attività commerciali. L’uso del portico; originariamente realizzato in materiale ligneo poi in
muratura risale al XIII secolo. Un curioso dato che vale la pena riferire riguarda i portici, del
centro storico di Bologna che misurano complessivamente circa quaranta chilometri: il
portico più stretto non supera i novantacinque centimetri, mentre il più largo misura circa
cinque metri e novanta centimetri.
Infine va ricordata “Bologna, la Dotta” l’appellativo dovuto alla maggior gloria della città:
l’antica Università, prima istituzione universitaria italiana e di tutto il mondo occidentale. La
sua costituzione risale all'anno 1088, ma questa è una data convenzionale fissata da un
comitato di storici guidato da Giosuè Carducci.