Vittime sul lavoro: tre morti e ventisette invalidi al giorno

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al giorno e 1.200 vittime nel 2007
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Vittime sul lavoro: tre morti e ventisette invalidi al giorno
ROMA
Tre morti al giorno, 27 permanenti invalidi in 2.500
incidenti. Sono queste le cifre rese note oggi
dall’Associazione nazionale mutilati e invalidi del
lavoro che ricordano come, sulla base dei dati Inail,
le morti bianche nel 2007 siano state circa 1.200: «Un numero inaccettabile - scrive l’Anmil - per un Paese
civile».
L’Associazione, nel giorno della 58esima giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro, ricorda
come queste cifre testimonino «la persistente gravità del fenomeno infortunistico che resta una delle
principali cause di morte e provoca quasi il doppio dei decessi rispetto agli omicidi». La giornata di oggi, ha
spiegato il presidente dell’associazione Pietro Mercandelli, vuole essere «una occasione fondamentale per
denunciare le drammatiche condizioni di vita degli oltre 800mila invalidi del lavoro e dei quasi 130mila
superstiti di caduti sul lavoro, tra vedove ed orfani».
Per questi, secondo l’Anmil, è necessario «arrestare il progressivo deterioramento dei livelli di tutela
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indennitaria, interrompendo la deriva assistenzialistica verso cui il sistema si sta spingendo negli ultimi
anni». Il problema principale, spiega l’Associazione, è che «i titolari di rendita attendono dal 2000 il
semplice adeguamento Istat delle loro prestazioni, con una perdita del valore economico del 16%. Basti
pensare - ricorda Mercandelli - che una vedova percepisce in media una rendita di appena 700 euro al
mese». L’Anmil «si impegna a non abbassare la guardia chiedendo nell’immediato alcuni ritocchi parziali
ma significativi a questo sistema»; in un secondo momento promuovendo «una proposta di legge di
iniziativa popolare per un nuovo testo unico sull’assicurazione infortuni che sostituisca - spiega il
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presidente Mercandelli - l’attuale anacronistica normativa risalente al 1965».
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In un messaggio inviato all’Anmil, interviene anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «È
doveroso tenere viva l’attenzione al fenomeno, non demordere nell’allarme sulla sua gravità sociale,
applicare e migliorare le norme legislative. È, questo, un obiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei
tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro». Il Capo dello Stato ricorda infatti che la realtà quotidiana
propone «casi drammatici, persino ripetitivi nella loro dinamica, storie personali e familiari di dolore e
sofferenze». Messaggio simile a quello del presidente del Senato, Renato Schifani: «La sicurezza dei
lavoratori rappresenta una priorità assoluta per il nostro paese e questa consapevolezza deve spingerci a un
costante impegno per valorizzare e diffondere tra i cittadini una cultura di maggiore attenzione e
precauzione negli ambienti lavorativi».
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