CORSO DI ARTE MARINARA Lezione 17
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Arte Marinara - Lezione 17 CORSO DI ARTE MARINARA Lezione 17 (Aggiornamento 21 maggio 2007) 4.3.2. La sicurezza a vela La sicurezza a bordo di uno yacht a vela richiede qualche precauzione in più, rispetto ad un’imbarcazione da diporto a motore: l’ambiente è più complesso, irto di manovre, esposto agli agenti atmosferici. Anzitutto raccomando che su uno yacth a vela siano sempre a portata di mano in coperta, presso la timoneria un fischietto ed un coltello bene affilato con caviglia e svitagrilli, per i normali interventi sull’attrezzatura. Inoltre, una robusta cesoia trinciacavi deve essere stivata sottocoperta in posizione di facile accesso1, per l’utilizzo di emergenza su grossi cavi di tessile o sui cavi d’acciaio. Nei resoconti di disalberamento resi da noti navigatori oceanici, è sempre evidenziato che i maggiori danni occorsi siano derivati, o potevano essere causati, dallo sbattere del troncone d’albero contro lo scafo per il mare agitato. Ma, in situazioni ben meno critiche, può essere necessario trinciare un cavo che corra il rischio di finire nell’elica o la drizza di una vela caduta in mare che minacci di finire sotto la carena. Un saggio consiglio per il tribolante, che debba manovrare le vele in navigazione, è quello di “tenere sempre una mano per sé ed una per la barca” e che “a bordo si lavora bene con il sedere”. Cosa significa? Significa che quando si manovra per alzare o ammainare una vela, trasportare a 1 Posizione ideale è sotto il tavolo da carteggio 17 - 1 Arte Marinara - Lezione 17 prora uno spinnaker, mollare o tesare una scotta o una volante2, occorre sempre stare ben agguantati ed in sicurezza. Occorre, cioè, tenersi saldamente con una mano ad un corrimano, oppure agganciarsi con un braccio ad uno strallo3, oppure mettersi a sedere accovacciati sulla coperta, oppure appoggiarsi bene con le spalle fra due sartie4, oppure incastrarsi saldamente con il bacino nel pulpito5 di prora. Detesto il tribolante super volenteroso per la manovra, che, senza alcun motivo, corra saltellando come la Vispa Teresa da poppa a prora, inciampando nei golfari, beccandosi in testa il bozzello della volante in bando, scivolando sulla scotta, per riuscire, infine, ad incocciare trionfante la drizza del genoa alla redancia di mura anziché a quella di penna!!! Un bella tradizione marinara in navigazione, riservata ai soli maschietti, è quella di fare una liberatoria pipì a poppa. Quale soddisfazione, in una notte di mare agitato, riuscire a svuotare la vescica senza essere costretti a scendere sottocoperta, per infilarsi nell’angusto, traballante e nauseante locale igienico di bordo, costretti ad armeggiare con valvole pompe ed altri marchingegni!!! Magnifico, ma, attenzione: mingere sempre abbracciati al paterazzo6, senza curarsi troppo se si annaffia un po’ il prezioso specchio di poppa della barca! A maggior ragione avvinghiarsi saldamente all’amico paterazzo o a una sartia sottovento per raccare, quando sopraffatti dal mal di mare. 2 Sartia volante: manovra corrente armata su ciascuno dei due lati degli yachts a vela, che serve per sostenere l’albero dal settore poppiero laterale sopravento; è costituita generalmente da un segmento in cavo di acciaio nella parte alta dormiente incocciata all’albero, e da un segmento di tessile armato a paranco nella parte bassa corrente in coperta; fa dormiente a metà o a tre quarti dell’albero ed è corrente in coperta per essere cazzata e filata; in navigazione a vela quella sopravento è messa in forza, mentre quella sottovento deve essere mollata in bando per non ostacolare la randa ed il movimento del boma; sugli yachts armati a tre quarti, in genere sono due (alta e bassa): quella alta deve essere messa in forza sempre quando è armata una vela di prua; su tutti i tipi di yacht, quella unica o quella bassa viene messa in forza quando è issata una trinchetta sullo strallo basso o quando vi è mare molto mosso, per evitare che l’albero “pompi”, cioè si fletta alternativamente nella parte centrale per effetto del beccheggio; sugli yachts da regata serve anche per regolare la curvatura dell’albero nella parte centrale onde conferire corretta forma alla randa nelle andature di bolina 3 Strallo: manovra fissa, normalmente in cavo di acciaio, che sorregge l’albero da prua, cui si inferiscono le vele di prua (fiocchi e genoa); spesso è armato anche uno strallo basso, che fa dormiente a due terzi dell’albero ed è incocciato qualche decina di centimetri a poppavia dell’estrema prua, cui si inferiscono le vele di trinchetto 4 Sartie: manovre fisse, normalmente in cavo di acciaio, che sorreggono l’albero lateralmente; si distinguono in alte e basse, in relazione all’altezza cui fanno dormiente sull’albero 5 Pulpito: piccola ringhiera guarda corpo, sistemata sulla prua o sulla poppa delle imbarcazioni da diporto, per rendere più sicure le manovre di ancoraggio, ormeggio e pesca 6 Paterazzo: manovra fissa, in genere in cavo di acciaio, che sorregge l’albero da poppa; fa dormiente in testa d’albero o, per gli yachts armati a due terzi, in corrispondenza dell’attacco dello strallo di prua; è incocciato su una landa all’estrema poppa in genere tramite un tornichetto o un sistema di carrucole che consentano la regolazione della tensione per regolare l’inclinazione dell’albero verso prora sia per variere il centro velico; in bolina va tesato per eliminare ogni catenaria dello strallo di prora e stringere meglio il vento con le vele di prua, mentre in poppa va mollato per dare più potenza alla randa ed allo spinnaker 17 - 2 Arte Marinara - Lezione 17 Apprezzo gli yacht a vela ove sono sempre stese in coperta fra prora e poppa le “life lines”7. I tribolanti, vedendole sempre armate, sia con tempo buono che con tempo avverso, sono più facilmente indotti ad avvelersene anche in condizioni meteo normali, incocciandovi il gancio quando a scocco vadano a manovrare a prora o a base d’albero. Questo spirito di “normalità della sicurezza” promuove, si altresì, facendo indossare sempre le cinture di sicurezza ed i salvagenti durante le guardie notturne, anche quando non vi siano condizioni meteo marine severe. Ovviamente il personale in coperta deve obbligatoriamente indossarli quando vi sia mare formato e la barca rolla e beccheggia allegramente. Richiamo, infine, l’attenzione sul pericolo cui si espone un membro dell’equipaggio quando permane in coperta da solo. Purtroppo sono molto più elevate di quanto si possa immaginare le probabilità di cadere in mare per disattenzione, malore o incidente, anche in condizioni meteo maneggevoli: parecchi grandi navigatori o semplici diportisti sono incorsi in tale evento, spesso luttuoso. Pertanto, quando non si può evitare che un membro dell’equipaggio resti in coperta da solo in navigazione (in particolare notturna), è saggia precauzione che questi indossi la cintura di sicurezza e la tenga incocciata a supporti sicuri, anche quando è in pozzetto. 7 Cavi “salva vita”: cavetti in acciaio o in kevlar stesi sulla coperta fra prora e poppa e saldamente incocciati alle estremità, ai quali agganciare il moschettone delle cinture di sicurezza, con possibilità di farlo scorrere da prora a poppa seguendo lo spostamento del manovratore. Per evitare di rovinare la coperta e di fare rumore (in particolare in orari notturni) è consigliabile far passare la cima della cintura di sicurezza attorno al cavo ed incocciare il moschettone alla cintura. Ciò consente anche, in caso di necessità, di sganciare più facilmente il moschettone dalla cintura che è vicino (sul proprio corpo), anziché distante sulla “life line”. Ovviamente ciò e fattibile quando il cavo è sufficientemente lungo. 17 - 3 Arte Marinara - Lezione 17 4.3.3. Uomo a mare Durante una navigazione a bordo di uno yacht, la caduta in mare di un membro dell’equipaggio è un infausto incidente sempre immanente, che lo skipper deve far di tutto per prevenire con alto senso di responsabilità. Su una barca a vela l’evento di “uomo a mare” ha maggiore probabilità di verificarsi, essendo indispensabile che i tribolanti si muovano in coperta per manovrare le vele anche in condizioni meteo avverse: è questo un argomento di cui tratterò in seguito. Invece a bordo di un cabinato a motore la possibilità finire in mare è più remota: il ponte di coperta poppiero ed il posto di comando sono generalmente ben protetti. Il pericolo sussiste quando un membro dell’equipaggio si rechi sul flying bridge o a prua, mentre il natante proceda in velocità sbattendo sulle onde. E’ ovvio che tale eventualità deve essere accuratamente prevenuta, riducendo la velocità al minimo quando vi sia un uomo che si muova in area esposta. Come già indicato in precedenza, una primaria precauzione da adottare in navigazione, su qualunque tipo di imbarcazione da diporto, è quella di evitare che un membro dell’equipaggio resti da solo in coperta, non assicurato con una cintura di sicurezza e pertanto incautamente esposto alla caduta in mare senza che alcuno se ne accorga. Altra precauzione importante e scaramantica è che i responsabili della guardia sappiano bene cosa fare, nel caso malaugurato che l’incidente si verificasse. Ho già detto delle dotazioni di sicurezza per l’uomo a mare, per cui ritengo utile suggerire ora una possibile priorità8 delle azioni da svolgere alla caduta di un tribolante in mare. 8 Le teorie sulle azioni da svolgere in caso di “uomo a mare” sono varie e contrastanti fra loro, perché non vi è una regola fissa universalmente valida. Di seguito sono riportate le azioni ritenute valide per personale esperienza e buonsenso marinaro 17 - 4 Arte Marinara - Lezione 17 In caso di percezione immediata: dare l’allarme all’equipaggio per avere pronto supporto, lanciare il salvagente senza cimetta o la boetta IOR, destinare qualcuno a mantenere l’avvistamento del naufrago, marcare sul plotter o sul GPS la posizione (pulsante MOB), manovrare per mantenere il contatto visivo del naufrago, dirigere per il soccorso, filare il secondo salvagente con la cimetta e attivare le predisposizioni per il recupero. Se la caduta in mare viene percepita in ritardo: invertire subito la rotta di 180 gradi, allertare l’equipaggio, ricostruire con la massima attendibilità la navigazione effettuata dopo la presunta ora di caduta, marcare la posizione stimata del naufrago, dare l’allarme via radio sul canale 16 indicando posizione ed orario stimati dell’incidente, disporre l’equipaggio all’avvistamento del naufrago con ogni supporto ottico o radar disponibile, attivare le predisposizioni per il recupero. Potrebbe sembrare strano che io abbia indicato quale prima azione del soccorso all’uomo in mare il lancio del salvagente senza cimetta (o meglio della boetta IOR), mentre intuitivamente sembrerebbe più opportuno il lancio di quello con la cima. A mio avviso, un sia pur minimo ritardo di intervento è tale che la velocità di uno yacht (anche a vela) faccia risultare il lancio del rimorchiato salvagente probabilmente tardivo per consentire al naufrago di aggrapparvisi. Al contrario, si corre il rischio che il salvagente venga trainato via senza essere stato agguantato, privando sia il naufrago di un supporto al galleggiamento, sia i soccorritori di un valido riferimento per l’avvistamento. I velieri navigavano con un cavo tarozzato9 filato di poppa per garantire un agguanto immediato all’uomo caduto 9 Cavo tarozzato: cavogalleggiate con inseriti ad intervallo di un paio di metri i tarozzi (maniglie di legno) 17 - 5 Arte Marinara - Lezione 17 in mare: in particolari condizioni di meteo avverso, potrebbe essere opportuno adottare questa precauzione anche per una moderna imbarcazione che proceda a vela in navigazione d’altura, pur riconoscendo che un cavo trainato è sempre un impaccio all’avanzamento ed alla manovra. Quando l’imbarcazione rolla e beccheggia violentemente, può essere pericoloso affiancarsi direttamente al naufrago. In tal caso è più opportuno filare di poppa il salvagente legato alla cimetta e girare attorno al naufrago in modo da consentirgli di agguantare la cima galleggiante ed il salvagente trainato, per essere poi alato10 sottobordo di poppa o dal lato sottovento se yacht a vela o sopravento se a motore11. Se il naufrago non fosse in grado di collaborare, può essere necessario filare in mare, legato ad una robusta barbetta da rimorchio, il battellino di salvataggio con a bordo un soccorritore, a sua volta assicurato con un’altra cima incocciata alla cintura di sicurezza e con il salvagente indossato. Nella fase di recupero da una imbarcazione con opera morta alta12, bisogna imbracare bene con le cinture di sicurezza i soccorritori che si sporgano da bordo per prestare aiuto, onde evitare di moltiplicare il numero dei naufraghi da recuperare. Infine, per issare a bordo il naufrago, può essere necessario far uso di una gruetta, o di una drizza passata al verricello, o del boma utilizzato come picco di carico con l’amantiglio13 armato e passato anch’esso al verricello. 10 Tirato In caso di vento fresco e mare formato, è più agevole avvicinarsi da sopravento e recuperare il naufrago da sottovento. Tuttavia, occorre considerare che uno yacht a vela, essendo munito di una deriva profonda, scarroccia relativamente poco rispetto ad uno a motore: con questo tipo di imbarcazione a chiglia poco profonda, avvicinandosi da sopravento si correrebbe facilmente il rischio di scarrocciare sopra il naufrago e travolgerlo una volta fermi e traversati per procedere al recupero. 12 In questo caso si intende fiancata alta 13 Amantiglio: cavo agganciato in varea (estremità) del boma, che fa via in testa d’albero e è dato volta a piè d’albero o in coperta per sostenere il boma quando la randa è ammainata o disarmata. 11 17 - 6 Arte Marinara - Lezione 17 Volutamente ometto di descrivere le manovre da eseguire all’evento di “uomo a mare”, rimandando ai tanti manuali delle scuole nautiche. Tuttavia, ritengo che le manovre classiche insegnate ai corsi per la patente nautica e richieste dalle Capitanerie agli esami, siano idonee per le navi di grosse dimensioni con propulsione a motore, caratterizzate da una significativa inerzia al moto, non per un’imbarcazione da diporto fra i dieci ed quindici di metri, oggetto di queste note. In conclusione, per conseguire la patente nautica eseguite le manovre prescritte dai testi consigliati dalla scuola nautica. Invece, nella angosciante realtà prendete atto che uno yacht in propulsione a motore arresta l’abbrivio in pochi metri levando prontamente il gas e dando indietro; così pure uno yacht che navighi a vela si ferma immediatamente mettendo la prua al vento ed ammainando tutto. Successivamente l’imbarcazione può agevolmente dirigere a motore verso il naufrago senza ricorrere a incerti virtuosismi da accademia velica, che tuttavia devono essere conosciuti nell’eventualità che non si sia in grado di mettere immediatamente in moto il motore14. Invece, evidenzio ancora l’importanza della tempestività dell’intervento di soccorso, ed a tal fine della necessità imperativa di mantenere con continuità l’avvistamento del naufrago: purtroppo occorre essere ben coscienti del fatto che sono pochissime le probabilità di recuperare un naufrago che sia stato perso di vista o non sia stato visto cadere in mare. 14 Per i velisti consiglio di consultare il link: http://www.accademiavelica.it/IT/professione_skipper/mob-usa/index.html 17 - 7