Calvados Boulard rinnova la gamma e gioca cinque,Il Cantico di
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Calvados Boulard rinnova la gamma e gioca cinque,Il Cantico di
La prima è donna All’ottava edizione di “Bols Bartending World Champion”, competizione a livello mondiale tra barman con oltre 3.000 partecipanti provenienti da 76 paesi, ove non sono mancate le figure femminili, si è classificata vincitrice la statunitense Kate Gerwin. Kate Gerwin (nella foto) ha vinto il titolo di Bols Bartending World Champion 2014 nella finale del “Bols Around the World” che si è svolta il 20 maggio scorso ad Amsterdam, per la prima volta, trasmessa in diretta streaming. Alla competizione ha presto parte il più alto numero di concorrenti mai finora visti per questo evento. Agli otto finalisti è stato chiesto di dimostrare di essere ‘il barman più visionario al mondo, un innovatore determinato a creare il nuovo trend nel bartending’. La giuria era composta da sei esperti internazionali del mondo del bartending. Il presidente Malika Saidi, trainer della Bols Bartending Academy, ha affermato: “I finalisti hanno lavorato davvero duramente per impressionare la commissione con le loro capacità ed è stato difficile scegliere. Le competenze tecniche di Kate sul bartending, la sua esperienza, la creatività e l’innovazione si sono decisamente imposte su quelle degli altri, così come le sue straordinarie abilità nella presentazione”. Kate ha vinto con il suo eccezionale cocktail dal nome “Brown chicken, brown cacao”, a base di Bols Cacao Brown, Bols Natural Yoghurt, latte di mandorla speziato e liquore alle noci. L’ispirazione per questo drink proviene da un classico cocktail americano creato al tempo del boom petrolifero nella sua città natale di Bismarck, Nord Dakota. Oltre al titolo di campione mondiale di Bols Bartending, il premio include un ‘bar tour’ mondiale di 10 giorni e l’opportunità di lavorare come bartender ospite nei locali delle quattro città fra le più famose per i cocktail a livello mondiale. Tutti gli 8 finalisti di “Bols Around the World” diventeranno Bols Ambassadors della propria nazione: Kate Gerwin degli Stati Uniti e Katerina Babich della Russia, Frederic Lafontaine del Canada, Elliot Ball del Regno Unito, Jack Sotti dell’Australia, Airto Cramer dei Paesi Bassi,Yukiko Watanabe del Giappone ed Antonio Lai Chun Nam di Hong Kong. Il filmato della finale, disponibile su bols.com e youtube/Bolsbartending, comprende anche lo spettacolare flair show della coppia di artisti campioni del mondo di flair Tomek Malek e Marek Poluszny. Maura Sacher L’olio italiano Giappone piace al Sabato 17 maggio 2014 si è svolta a Tokio l’Italian Olive Oil Day, una giornata organizzata dalla Camera di Commercio Italiana in Giappone e dedicata interamente alla promozione dell’alimento simbolo della dieta mediterranea, nell’ambito del JOOP – Japan Olive Oil Prize, un concorso nato da poco ma che attira produttori da diverse parti del mondo. Il primo boom dell’olio d’oliva in Giappone avvenne nel 1997-98 innescato dai programmi televisivi che ne illustravano le proprietà salutari. Nel 2007, a seguito della crescente informazione sulle proprietà sue benefiche, l’interesse prese a crescere, trainando le importazioni. Il Giappone è il quarto principale mercato di sbocco per l’olio d’oliva dell’Italia, e l’Italia rappresenta il primo importatore del Sol Levante seguita a distanza dalla Spagna, con importazioni che nel 2012 hanno avuto un valore di 9.505 milioni di yen. A questo evento, che ha alle spalle due edizioni di successo, ha partecipato anche Olio Capitale, la fiera degli oli extravergini d’oliva, da otto anni promossa dalla Camera di Commercio di Trieste, e che nella conclusa edizione ha riscosso alto interesse tra gli osservatori giapponesi, presente anche l’Ambasciatore. e buyer L’Italia ha portato a Tokyo i vincitori dell’ultima edizione del Concorso Olio Capitale: il siculo Castro (azienda Olio Castro), il campano Ortice Riserva (Frantoio Romano) e il pugliese Le selezioni Armonia – Le Tre Colonne (Azienda Salvatore Stallone), giudicati i migliori delle rispettive categorie, emblemi degli egregi oli extravergine italiani. La partecipazione al JOOP è considerata importante per promuovere anche in questa occasione l’eccellenza della produzione olearia made in Italy e continuare l’azione di penetrazione sui mercati esteri. Seminari, talkshow, degustazioni e presentazioni di aziende produttrici hanno arricchito la giornata, all’insegna dell’utilizzo e delle proprietà dell’olio d’oliva extravergine. Maura Sacher Calvados Boulard rinnova la gamma e gioca cinque «Un Monde de Plaisirs et de Raffinement depuis 1825» troneggia in elegante corsivo sulla pagina che presenta la gamma del prodotto e ne descrive le caratteristiche nel sito ufficiale del Calvados Boulard, Maison fondata appunto nel 1825 e giunta alla quinta generazione familiare, impersonata con grande passione e con piglio innovativo da Vincent Boulard, attuale direttore globale della comunicazione. Calvados è sinonimo di “sidro”, distillato di mele, con raffinata arte arricchito di aromi calibrati e con generosi sapori e profumi, dal floreale al fruttato, allo speziato, trattato con doppia distillazione in alambicco e con invecchiamento di almeno due anni in barili di quercia. Calvados rimanda alla Normandia, e la Normandia ha la sua storia anche in fatto di mele. Nel periodo della Galla Romana, molti scritti menzionavano il grande numero di alberi presenti colà ed una bevanda che veniva ottenuta dalla cottura delle mele. Fin dall’VIII secolo, all’epoca di Carlo Magno, è citata una pratica di fermentazione di tale frutto. Il riconoscimento “ufficiale” risale al 1553, grazie a Sieur de Gouberville, un gentiluomo del Cotentin, il quale scrisse un trattato sulla distillazione di acquavite di sidro, che ancora non si definiva Calvados. Il nome con cui oggi la zona è nota, risalirebbe ad un evento tra storia e leggenda, quando, alla fine del XVI secolo, sulle coste naufragò una nave della Invincible Armada, “El Salvador”, il cui nome sarebbe stato francesizzato in “El Calvador”, ma secondo storici più recenti il nome è presente in una carta del 1675 in riferimento a due dossi sulle scogliere della costa coperti da una rada vegetazione e definiti come “calva”, punto di riferimento per i marinai. Ad ogni modo, quando il dipartimento ‘Calvados’ venne creato durante la Rivoluzione francese (1790), l’«Eau-de-vie-decidre» (acquavite di sidro) era già comunemente chiamata “calvados”. La Boulard è la prima Società nel Calvados ad aver integrato tutta la filiera: dalla produzione delle mele (di cui seleziona ben 120 qualità differenti), all’ottenimento del sidro base fino alla risultato finale, con doppia distillazione in alambicchi tradizionali, al 100% A.O.C. Pays d’Auge, area restrittiva per la denominazione più pregiata. La Calvados Boulard A.O.C. Pays d’Auge risulta ai vertici sia in Francia sia sui mercati all’esportazione, ed è presente in oltre 60 Paesi del mondo. Oggi il suo assortimento si presenta rinnovato in 5 referenze: Grand Solage (3-5 anni di invecchiamento); V.S.O.P. (4-10 anni di invecchiamento); X.O. (8-15 anni di invecchiamento); Decanter “Auguste”; Decanter “Extra”. La nuova gamma dei Calvados Boulard per il canale ho.re.ca. è distribuita in esclusiva per l’Italia dalla Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna. Maura Sacher Il Cantico di Lungarotti nella top list tedesca Per Der Feinschmecker, il più importante magazine di food&wine della Germania, è considerato tra i 200 migliori oli al mondo, selezionati tra 750 oli di oliva da ogni continente. Il Cantico, l’olio umbro delle Cantine Giorgio Lungarotti, è nella top list dei migliori duecento oli al mondo per Der Feinschmecker. Per la Bibbia tedesca dell’olio, gli oliveti delle colline di Torgiano producono un nettare verde che merita la presenza nella “Olivenol Guide 2014”, la guida più autorevole della Germania stilata da una commissione internazionale di assaggiatori per la rivista che raggiunge le 100 mila copie vendute al mese. “L’Umbria è la terra di San Francesco, e Cantico – ha detto Chiara Lungarotti, amministratore unico delle Cantine Lungarotti – è un marchio che richiama immediatamente questa terra cantata dal Frate Santo, per cui l’abbiamo scelto come nome per il nostro olio che porta sulle tavole dei tedeschi tutto il sapore delle colline umbre”. Cantico è un olio extravergine di oliva dal colore verde lucente con riflessi oro e fruttato persistente. Dal gusto amaro medio piccante, ampio e intenso, è l’ideale nelle ricette di cucina mediterranea, ottimo e salutare condimento per zuppe di verdura, bolliti, insalate e legumi, trova impiego anche in cottura e frittura essendo più stabile, e quindi più digeribile, degli oli da seme. Le medaglie di Bruxelles Pubblicati i risultati della più grande kermesse del settore enologico che dal 1994 mette in competizione i produttori di vino in una gara senza esclusioni di colpi. L’Italia con 1153 campioni in concorso ha vinto 285 medaglie, con una percentuale del 24,7. Sicilia e Veneto le regioni che hanno fatto incetta di premi. Ottimo piazzamento dell’Italia al Concorso Mondiale di Bruxelles che ha ottenuto 12 gran medaglie d’oro, 82 medaglie d’oro e 191 d’argento, con una percentuale di premi pari al 24,7 rispetto ai campioni presentati. Come dire, un vino su quattro è stato premiato. Il mondo del vino italiano può essere orgoglioso della prestazione ottenuta nella più grande kermesse del settore enologico a livello mondiale. Fra le regioni italiane più premiate, al primo posto la Sicilia e il Veneto, segue la Puglia, la Toscana e il Piemonte; buona la prestazione degli Abruzzi. Fra le cantine d’Italia che hanno conquistato il maggior numero di medaglie, l’Azienda agricola Milazzo, Terre della Baronia, di Campobello di Licata (Ag), con cinque medaglie d’oro e quattro d’argento. L’Azienda siciliana negli anni ha ottenuto i massimi riconoscimenti in tutti i concorsi enologici internazionali, tanto da incoronare il patron dell’azienda, Giuseppe Milazzo, come il “Signore dei Vini e degli Spumanti” di Sicilia, segno tangibile della qualità dei prodotti. Il Concorso Mondiale di Bruxelles nato nel 1994, ha esteso la sua presenza a livello internazionale dal 2006, anno in cui ha deciso di abbandonare i confini del Belgio per rendere omaggio ad altri Paesi europei. Grazie alla perfetta organizzazione e alla dimensione mondiale, l’autorevolezza del Concorso è cresciuta di anno in anno. L’anno prossimo il Concours Mondial de Bruxelles ricomincerà a viaggiare per toccare le più importanti regioni vinicole del mondo e tornerà in Italia, direttore del premio, Thomas ospitare questa prestigiosa assegna giudizi di qualità su come è stato annunciato dal Costenoble. Toccherà a Jesolo manifestazione che ogni anno migliaia di vini in commercio. Le date del Concours il prossimo anno coincideranno con l’inizio dell’Expo 2015 e contribuiranno a fare dell’Italia il cuore pulsante del mondo. Tutti i risultati su www.concoursmondial.com/it/resultats.html. Obikà Mozzarella Bar made in Italy Da dieci anni innovativo format di ristorazione con la mozzarella di bufala campana Dop. Due nuovi ristoranti si apriranno a Dubai e New York che si aggiungeranno ai 18 che già fanno parte della catena in Italia e nel mondo. Obikà Mozzarella Bar, il progetto di ristorazione 100 per cento made in Italy che pone la mozzarella di bufala campana Dop al centro della propria proposta gastronomica, compie oggi i suoi primi dieci anni. Nato a Roma nel 2004, si conferma un format unico nel suo genere e si contraddistingue per la ricerca continua di prodotti artigianali e genuini, tipici della tradizione, caratterizzati da un’altissima qualità e preparati a vista con l’obiettivo di diffondere gusti e sapori italiani nel mondo. In tutti i ristoranti Obikà in Italia e all’estero si utilizzano e si servono esclusivamente le vere mozzarelle di bufala campana Dop, provenienti da caseifici selezionati con una filiera tracciabile e certificati all’interno della zona d’origine stabilita dal disciplinare del consorzio di tutela. Tre, in particolare, le varietà offerte in menù, molto rare da trovare negli altri locali: la bufala di Paestum, quella aversana e la versione affumicata con paglia vera. In questi anni il marchio Obikà ha avuto una forte espansione e si è diffuso anche nel resto del mondo. Attualmente, infatti, fanno parte della catena 18 locali. Nove sono sul territorio nazionale (tre a Roma, due a Milano, uno a Firenze, Palermo, nell’aeroporto di Roma Fiumicino e a Milano Malpensa); Nove sono all’estero (quattro a Londra, due a Los Angeles, due a Tokyo e uno a New York). Nei prossimi tre mesi, due nuove aperture: un secondo ristorante sarà inaugurato a New York mentre il format approderà per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti, nella città di Dubai. I Mondiali del vino giocano a Bruxelles Dal 2 al 4 maggio ritorna nella capitale europea partorito, il “Concours Mondial de Bruxelles”, la kermesse del settore enologico che dal 1994 competizione i produttori di vino in una gara senza di colpi. Quest’anno compie venti anni. si che lo ha più grande mette in esclusioni Il Concorso Mondiale di Bruxelles festeggia i suoi 20 anni di vita e lo fa ritornando a Bruxelles, luogo da dove era partito nel 1994. Questo appuntamento conferisce a Bruxelles lo status di capitale mondiale del vino e il Belgio può essere fiero di organizzare quest’incontro unico nel suo genere, conosciuto e riconosciuto dai professionisti e i consumatori di vino del mondo intero. 8060 vini provenienti da 58 paesi produttori si affronteranno dal 2 al 4 maggio prossimi nella capitale europea. La Francia resta il primo paese partecipante con 2428 vini presentati, seguita dalla Spagna (1615 vini in competizione), dall’Italia (1153), dal Portogallo (965) e dal Cile che resta il paese più rappresentato dell’emisfero sud (365 vini in competizione). Il Concorso Mondiale di Bruxelles nato nel 1994, ha esteso la sua presenza a livello internazionale dal 2006, anno in cui ha deciso di abbandonare i confini del Belgio per rendere omaggio ad altri Paesi europei. Grazie alla perfetta organizzazione e alla dimensione mondiale, l’autorevolezza del Concorso è cresciuta di anno in anno. “Questo 20º anniversario qui a Bruxelles simboleggia un ritorno alle origini. E’ una cosa meravigliosa – ha dichiarato Baudouin Havaux, presidente del Concours Mondial de Bruxelles – il Belgio ha talmente tanto da mostrare. Credo che siamo tutti estremamente soddisfatti di rivivere in questo modo i primi passi di un concorso che è divenuto, durante gli anni, un circolo di amici, un circolo che accoglie quasi 350 membri! Il vino riunisce i popoli intorno ad una bottiglia e crea legami di amicizia istantanei”. E’ difficile sapere cosa aspettarsi ogni anno al Concours Mondial de Bruxelles, nessuna edizione assomiglia alla precedente. Aprire più di 8 mila bottiglie, provenienti da tutto il mondo, in 3 giorni, davanti a 310 degustatori internazionali è un evento unico nel suo genere. Si tratta di un vero e proprio barometro che misura la salute del settore e che traccia istantaneamente il profilo del mondo vitivinicolo internazionale, oltre che a individuare le diverse tendenze e a confermare i cambiamenti. Il Concours Mondial de Bruxelles sceglie con rigore degustatori reputati e riconosciuti per la loro competenza. L’organizzazione assicura loro condizioni di degustazione ottimali e investe senza contare nel controllo a posteriori dei campioni premiati. Ulteriori analisi, quindi, sono realizzate regolarmente sui vini che esibiscono il prezioso contrassegno del Concours Mondial de Bruxelles. I controlli sono organizzati per garantire ai consumatori una perfetta soddisfazione grazie ai vini con marchio di garanzia “Concours Mondial”. Lunedì 12 maggio 2014 saranno pubblicati i risultati. Il “Barber’s London Dry Gin”: un’evoluzione non da poco Da lozione dopobarba o disinfettante per la pelle a pregiato distillato utilizzato soprattutto per arricchire bevande carezzevoli alla gola; un evoluzione di tutto rispetto, qualitativo e d’immagine. Il Gin è una bevanda spiritosa, limpida e incolore, a base di ginepro ottenuta dalla distillazione di un fermentato ottenuto da frumento ed orzo in cui viene messa a macerare una miscela di erbe, spezie, piante e radici, i cosiddetti “botanical”, per aromatizzarla. Il Gin è stato elaborato per la prima volta nei Paesi Bassi verso la metà del Seicento ad opera di un medico botanico dell’Università di Leida, allo scopo di trovare un rimedio per curare i soldati olandesi che si ammalavano di febbre nelle Indie Orientali. Dall’Olanda passò in Inghilterra con Guglielmo III di Orange-Nassau, diventato Re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda, in virtù delle strette parentele con gli Stuart. Stante la rivalità perenne con la Francia, Guglielmo proibì le importazioni straniere di qualunque genere, specie degli alcolici, cosicché la produzione del distillato di ginepro venne incrementata e addirittura si arrivò a servirsi di tale bevanda come parte del salario da destinare agli operai. Considerata l’alta gradazione alcolica, nonché l’impiego di specie botaniche con proprietà antisettiche, continuò ad essere impiegato come disinfettante e venne utilizzato nelle botteghe dei barbieri, i quali, come in altre parti del mondo, potevano esercitare anche l’arte chirurgica, di cavadenti per esempio. Nel 1745 Giorgio II separò con decreto reale le professioni; ai barbieri del regno fu comunque consentito di continuare a utilizzare il Gin, come disinfettante e come lozione dopobarba. Il ‘Barber’s London Dry Gin’, che ci viene segnalato, è ottenuto da una base neutra di acquavite di cereali, distillata tre volte in alambicchi tradizionali; vengono aggiunti gli ingredienti vegetali, i suddetti “botanical”, che contribuiscono a creare il carattere spiccato e personale di questo distillato. La produzione del ‘Barber’s London Dry Gin’ avviene secondo il metodo più antico, per piccoli lotti, ed ogni bottiglia riporta il numero di partita produttiva. La gradazione è fissata a 40% vol., perfetta per bere il distillato liscio o miscelato. Per le sue peculiari caratteristiche aromatiche, può essere degustato liscio, con l’aggiunta di qualche cubetto di ghiaccio, oppure nei classici Gin&Tonic e Martini. L’azienda produttrice, la Thames Distillers, è oggi una piccola distilleria della zona sud–orientale di Londra, in attività da oltre due secoli e appartenente a una famiglia di antiche tradizioni produttive. Il suo Master Distiller è fra l’altro il Presidente dell’Associazione dei Distillatori Inglesi. Maura Sacher Italesse per i cuochi Francia a Las Vegas di Il 59° congresso mondiale dei Maîtres Cuisiniers de France, uno degli eventi più importanti nel calendario enogastronomico francese, ha scelto Italesse, azienda al cento per cento italiana, leader nel settore della fornitura horeca, come unico sponsor tecnico nella serata di inaugurazione. La MCF, associazione nata nel 1951 per garantire e promuovere la diffusione dell’arte culinaria francese nel mondo, ha concluso pochi giorni fa la sua conferenza annuale a Las Vegas, ospitando centinaia di chef di alto livello, che per una settimana si sono confrontati in incontri, workshop, e intorno a tavole e fornelli. La serata di gala si è tenuta al Venetian Hotel Casinò, con il suggestivo sfondo di una delle cinque piscine del mastodontico Resort, dove l’Executive Chef Olivier Dubreuil è uno dei Master Chef di Francia, o «Maître Cuisinier». Italesse si è collocata nel cuore di questo importante evento con flute e calici da vino per la degustazione appositamente studiati per Las Vegas, e con le spumantiere luminose per rendere ancora più glamour l’atmosfera di questa occasione. C’è stato anche un momento dedicato alla presentazione pubblica di Italesse e dei suoi prodotti da parte di Massimo Barducci, Managing Director della coraggiosa ed orgogliosa azienda triestina, nata nel 1979 e ad oggi con agenti, distributori o grossisti dislocati in oltre 80 paesi, tra cui appunto la Francia e gli Stati Uniti. Italesse parteciperà anche all’edizione 2014 del NRA (National Restaurant Association) Show, che si terrà a Chicago dal 17 al 20 maggio. Maura Sacher Vini italiani a Balkan Wine Expo di Beograd Il prossimo 5 marzo la Balkan Wine Expo edizione 2014 fa tappa nella capitale della Serbia, dopo le due prime edizioni a Tirana, Albania, proponendosi da ora evento itinerante. Balkan Wine Expo è una manifestazione dedicata al vino italiano, rivolta in esclusiva al mercato dell’area balcanica. Nato nel 2012 su iniziativa di Bacco Arianna, editore della rivista di enogastronomia “Papageno”, trimestrale cartaceo ed on-line, edito in italiano e in tedesco, l’evento è rivolto esclusivamente agli addetti ai lavori, importatori, distributori, buyer, Horeca, opinion leader e media. Nelle sale “Belexpocentar” dell’Holiday Inn di Belgrado, il workshop internazionale ospiterà oltre 40 aziende vinicole italiane, in rappresentanza di 11 regioni, 34 cantine con le proprie eccellenze e due importanti Consorzi di Tutela del Veneto. Saranno in mostra oltre 300 etichette. Durante la mattinata, alle ore 11.00, all’interno delle sale “Žic˘a i Mileševa” si terrà un seminario/degustazione promosso dal Consorzio Tutela Vini Soave e dal Consorzio Tutela Lugana Doc. Balkan Wine Expo ha come obiettivo la promozione delle aziende vinicole italiane ed occasione di contatto e scambio con gli operatori interessati a stringere rapporti commerciali. La tappa di Belgrado vuole essere un segno di maggior apertura verso un mercato in cui sono già operativi oltre 120 importatori di varie dimensioni e vi sono collocate numerose etichette italiane di vino e di distillati, di cui, per tradizione locale, c’è un notevole consumo. Belgrado, punto strategico nei paesi Balcanici, è città molto viva e in forte fermento di nuove tendenze. La Serbia, in fase di avvicinamento all’Unione Europea, rappresenta una destinazione ideale per numerose categorie merceologiche, come dimostra l’interesse degli investitori internazionali, mentre il miglioramento quanti-qualitativo del vino domestico sta educando i serbi alla cultura vinicola di alto livello. La Serbia negli ultimi anni ha visto aumentare la propria produzione del 1,9% su base annua e l’Italia rappresenta il primo investitore. Quale migliore occasione per esportare anche l’eccellenza del nostro italico “saper fare”, e soprattutto vino di qualità. Maura Sacher