[are_f1 - 61] testata-are/larena/sp/09 14/12/12

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[are_f1 - 61] testata-are/larena/sp/09 14/12/12
Sport 61
L'ARENA
Venerdì 14 Dicembre 2012
NonsolosportLastoria
Quandol’acquadiventainsostituibilecompagnadi vita
Rugby:ilCus
restainattesa
Altrisettegiorni diattesa primadi
conoscereilverdetto finaledel
matchgiocatodomenica scorsaa
Paronatra F&M CUsVerona
Rugby eRubanoRugby, sospeso
dall’arbitroDe Marco al33’ del
secondotemposul punteggio di
15-6per lasquadra verdeblù.Nel
comunicatodiramatodal giudice
sportivo si leggechela garanon è
stataomologata “per
accertamentia seguitodi reclamo
presentatoall’arbitrodalla società
Rubano,adeccezionedei
provvedimentiarbitrali”.
LACARRIERA. Parla unodei grandi campioni dellavela veronese
«Studiavo legge,
mabuttai viai libri
escelsiilmare...»
«Ilgiro delmondo,che avventura!
Ognuno dinoi dovrebbeognitanto
fare ilproprio"girodel mondo",
guardandosiper benedentro...»
Maria Cristina Caccia
Uomo libero, sempre avrai caro il mare”. Dal passato il monito di Baudelaire si attualizza
nella vita di chi attraversa
l’oceano in barca a vela, con il
desiderio di vincere una competizione, ma, soprattutto,
con la voglia di incontrare di
nuovo le onde, quelle onde
che raccontano ogni volta una
storia nuova.
“È incominciato tutto per gioco assieme al mio fratello maggiore - racconta il torresano
Claudio Celon - . Il primo approccio con lo sport, a 5 anni, è
stato con lo sci, abitando a pochi chilometri dal Monte Baldo, poi, un giorno, mio padre
mise me e mio fratello su una
barca da cui, metaforicamente, non sono più sceso. Io e mio
fratello ci innamorammo della vela e diventammo inseparabili compagni di viaggio. Incominciammo a partecipare alle
prime regate che ci coinvolsero per almeno una decina d’anni, fino ad arrivare al 1984
quando, allora ventenni, partecipammo alla prima Olimpiade, a Los Angeles, cui seguì la
seconda nel 1988 a Seul e la terza ad Atlanta nel 1996. Dopo
quest’ultima prova olimpica,
ci trovammo ad un bivio - prosegue Claudio -: entrambe dovevamo decidere se continuare nel professionismo velico o
se abbandonare e cercare un
lavoro, perché fino ad allora di
sola vela non potevamo mantenerci. Dopo la Maturità classica, mi iscrissi all’Università,
Facoltà di Legge, ma, superati
i primi quattro esami, mollai:
la carriera accademica non faceva per me, mi sentivo letteralmente un “pesce fuor d’acqua” . Mio fratello abbandonò
il mare, mentre io rimasi “a
bordo” e puntai tutto sulla carriera velica che, fortunatamente, vivo oggi con la stessa passione di allora. Nel 2000 partecipai con il team di Prada alla
Coppa America a Auckland continua Claudio - , poi nel
2001, assieme all’amico e collega velista, Stefano Rizzi, partii
per il Giro del Mondo e, nel
2007, con il team di Alinghi
vinsi la Coppa America”.
Gli occhi di Claudio brillano
di una luce più intensa al ricordo della lunga attraversata
che, come lui stesso sottolinea, è un’esperienza totalmente diversa sia dalla vela olimpica sia dalla Coppa America. Diversi sono i mezzi, per le tre si-
Lascheda
LAPASSIONE. Claudio
“Ciccio”Celon,classe
1951,è l’unico velista
italianocheha alsuo
attivotreOlimpiadi: la
prima,nel1984a Los
Angeles;la seconda a
Seoul1988e laterza ad
Atlantanel 1996.
Hapartecipato alGiro del
Mondoavela a tappe in
equipaggio(oraVolvo
OceanRace) nel2001e
dal2004 al2007 alla
CoppaAmericacon
Alinghi:partenza
dall’Inghilterra,con
passaggioa CapeTown,da
dove latrattaè proseguita
finoa Sidney,per arrivare
aAuckland,poi a Riode
Janeiroe daRio fino a
Baltimora,daBaltimora La
Rochelle,Göteborg e
rientrointerrainglese.
Oltreallapassioneper il
mare,ClaudioCelon
coltiva quella
perilvoloinParapendio
conl’inseparabileamicoe
collegavelista, Stefano
Rizzi,friulano dinascita
maveronese di adozione.
“Lavelaè il nostrolavorodiceClaudio- ma,non
appenaabbiamo
unattimo libero,alziamo
gliocchialcielo per
cercareun puntodi
decolloe vivere anche
emozioniinalta quota"
KOMBAT LEAGUE. Neicampionati triveneti,eccellenti risultati
Wildside,unosquadrone
Quattroorie dueargenti
Le vittorie da Altomani,
Musara, Avogadri e
Serugeri. Seconda piazza
per Cuiuli e Saurini
Ci sono quattro primi posti e
due seconde piazze per gli atleti veronesi ai campionati triveneti assoluti di kombat league. Nell'importante manifestazione di livello interregionale, gli scaligeri sono riusciti
a primeggiare sia nel muay
thai che nella K1.
Il muay thai è una disciplina
di origini antiche, ed è una delle forme di combattimento
più efficaci e complete delle arti marziali: l'odierna muay
thai comprende i pugni della
boxe tradizionale, ma anche
gomitate e ginocchiate portate per lo più nel corso di un particolare tipo di corpo a corpo
detto clinch, e calci con le tibie
distribuiti su tutta la superficie del corpo, il più carattestico è il "low-kick", vibrato sulla
coscia dell'avversario.
Eccoi protagonisti dellasocietàveronese guidatadaGrimaldi
La specialità del K1 invece nasce in Giappone e riunisce sullo stesso ring atleti di diverse
arti marziali con un regolamento sportivo che permette
loro di confrontarsi. Nei campionati del Triveneto disputati presso il palazzetto dello
sport di Zevio gli atleti dell'Associazione Sportiva Wildsideverona, diretta da Alberto Grimaldi con l'apporto degli
istruttori Alessandro Fretti e
Elena Tibaldi, sono riusciti a
piazzarsi ai primissimi posti.
A vincere le rispettive gare ecco Andrea Altomani e Massimo Musara, primi nel muay
thai contatto pieno, Vittorio
Avogadri ed Angela Serugeri,
entrambi primi nel K1 contatto leggero. E' arrivata una comunque prestigiosa seconda
posizione per Valentina Cuiuli
e Davide Saurini, tutti e due
nella specialità del K1. • L.M.
Claudio"Ciccio" Celon inCoppaAmerica
«Cominciòtutto
pergioco,graziea
miopadreche
misemeemio
fratelloinbarca,
avevo5anni...»
ClaudioCelon,61 anni,uno deigrandivelistiveronesi
tuazioni, diversi gli obiettivi,
le motivazioni e le emozioni.
“Un velista deve vivere tutte e
tre queste dimensioni, perché
da ognuna trae un valido insegnamento e cresce dal punto
di vista professionistico, ma il
Giro del Mondo ti fa crescere
dal punto di vista umano "
precisa Claudio.
"L’oceano è un’avventura di
cui rimane traccia indelebile
nel profondo dell’anima. Sai
quando parti, ma non sai
quando e se tornerai. In mezzo alle acque tumultuose puoi
trovarti all’improvviso di fron-
te a un iceberg alto come una
collina e scontrarti con le forze naturali, rispetto alle quali
capisci di essere piccolo e vulnerabile. Tutto quello che vedi
e sperimenti in barca a vela in
queste lunghe tratte non lo
puoi raccontare, perché rischi
di non essere creduto - continua Claudio - : trovarsi in balìa
di onde alte oltre 20 metri oppure vedere animali che vivono e volano soltanto a una certa profondità marina o altitudine terrestre sono scene realmente vissute nell’oceano del
Sud. E impari che il “volere”
della Natura non può essere
contrastato, ma va assecondato con umiltà e senza alcuna
umana presunzione, mentre
di fronte al pericolo scopri,
con sorpresa, come il corpo sia
in grado di reagire. Quotidianamente viviamo al 30% delle
nostre possibilità - dice Claudio - mentre il restante 70%
non viene preso in considerazione ed è il lato più istintuale,
un ‘mondo sommerso’ che, scevro da schemi e da sovrastrutture razionali, dosa il coraggio
necessario a far fronte agli
ostacoli che, apparentemente,
sembrerebbero invalicabili”.
Ascoltare Claudio è come un
po’ navigare nello stesso momento, perché le sue parole
tratteggiano immagini talmente nitide da prendere vita
e sulle quali la paura apparentemente sembra non aver mai
posato lo sguardo e invece …
“Mamma mia se ne ho avuta dice, sorridendo -. Se qualcu-
«Frequentavo
l’università,
maerounpesce
senz’acquae
dopo4esami
abbandonai»
no afferma di aver fatto il Giro
del Mondo senza aver mai avuto paura, i casi sono due: o sta
barando oppure non ha capito
nulla del viaggio. La paura è
necessaria per segnare il senso del limite e guai a non averla, ma giorni e giorni vissuti in
mare ti aiutano a convivere
con questa profonda emozione e, inoltre, modificano la
prospettiva dalla quale osservi il mondo intorno a te e la
tua vita, il cui valore è completamente
ridimensionato.
Ognuno di noi - suggerisce
Claudio - dovrebbe ogni tanto
compiere il proprio ‘giro del
mondo’ ovverosia staccare la
spina dalla routine quotidiana e fermarsi, concedendosi
di sperimentare, provare, in
una parola, ‘osare’ oltre gli
schemi consolidati che ci rassicurano, per entrare in contatto con la parte indomita e sconosciuta di noi stessi”. •
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