N. 22 Cos`è un apostolo

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N. 22 Cos`è un apostolo
Cos’è un apostolo
N. 22
Cos’è un apostolo
Miei cari Amici,
l’ultima lettera che avete ricevuto risale al maggio 1976. Molti
di voi sanno che a partire da allora, a parte qualche eccezione, ho
abbandonato ogni attività di predicazione. Non per malattia, ma
semplicemente perché mi sono visto incapace di far fronte sia ai
viaggi di apostolato, che ho fatto per vent’anni, sia ai lavori
d’altro genere la cui necessità diveniva ogni mese più urgente.
Questa lettera ha lo scopo di presentarvene i risultati.
I. Prima di tutto l’ultimo cahier,33 intitolato Le Bon Larron et les
stigmates, che mette un termine alla serie cominciata nel 1964. Dato che la struttura dell’insieme non è mai parsa molto chiara, ecco qualche spiegazione al riguardo.
C’è stato dapprima Le Combat de Jacob avec l’Ange (1964),34 che
può essere considerato come il prologo.
Nel 1965, La Loi et la grâce, una sorta d’introduzione generale.
I quaderni teologici (cahier) di Padre Molinié sono stati pubblicati in francese in 10
volumi presso le edizioni Pierre Téqui, 2001, con il titolo di Un feu sur la terre. Réflexions sur la Théologie des Saints (ndt).
34 Da non confondere con il libro Le combat de Jacob, apparso in libreria nel 1967, poi
tradotto in italiano e pubblicato con il titolo La lotta di Giacobbe, edizioni Parva, 2011
(ndt).
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Lettera n.22
A partire da lì, l’insieme si suddivide in due grandi parti: Le
Don de Dieu e L’Épouse.
Le Don de Dieu comprende quattro cahier:
1.
2.
3.
4.
La Trinité (1966)
La Vision face à face e le régime du Ciel (1967)
L’Épreuve de la foi et la chute originelle (1968)
Le mystère de la Rédemption (1970)
L’Épouse comprende due cahier:
1. La Sainte Vierge et la Gloire (1973)
2. Le Bon Larron et le stigmates (giugno 1977)
Detto questo, la struttura attuale è molto diversa: questo ha
contribuito non poco a confondere le idee ai lettori. Ciascuno di
questi cahier, infatti, prevede, dopo il testo principale, delle Note
abbastanza tecniche, che non interessano tutti. Quando ho pubblicato di nuovo i primi cahier, mi è sembrato preferibile raggrupparli in un solo fascicolo, ma senza le Note in questione. Aggiungo che, siccome La Trinité si divide in due parti, e la seconda
era difficile da comprendere, ho limitato il suo testo alla prima
parte.
Poi ho ripubblicato nello stesso modo (e cioè senza le Note)
La Vision face à face et le régime du Ciel.
Infine ho raggruppato in un solo cahier le Note lasciate da parte, e anche la seconda parte de La Trinité.
La struttura attuale comporta dunque un primo cahier che raggruppa il prologo (Le Combat de Jacob avec l’Ange), l’introduzione
Cos’è un apostolo
generale (La Loi e la Grâce) e il n. 1 della prima serie (La Trinité,
ridotta alla prima parte) – senza le loro Note.35
Un secondo cahier: La Vision face a face, sempre senza le Note.
Un terzo cahier, che raggruppa le Note di quelli precedenti e la
seconda parte de La Trinité.
E infine gli altri cahier, la cui struttura non è stata modificata.
Riconosco che c’è di che perdersi, e me ne scuso. Tengo a dire
inoltre che i cahier più importanti sono di gran lunga Le Combat de
Jacob avec l’Ange, La Loi et la Grâce, La Vision face à face, Le mystère de
la Rédemption e Le Bon Larron.36
Mi permetto di insistere, con chi è in possesso della serie
completa, perché si abbia una particolare attenzione per Le Bon
Larron et les stigmates, che contiene l’ultima parola su ciò che ho
voluto dire fin dall’inizio, e che conclude la serie con una precisione che ho a lungo temuto di non poter mai raggiungere. Non
pretendo che questo cahier sia più facile da capire degli altri, ma è
certamente più preciso e soddisfacente de La Sainte Vierge et la
Gloire. Quelli che hanno avuto la buona volontà di seguire il mio
sforzo fin qui dovrebbero dunque trovarvi una ricompensa alla
loro fedeltà.
II. Un nuovo libro è stato pubblicato dalle Edizioni du Cerf:
Prigionieri dell’infinito. Questo libro riprende il testo del Ritiro
sull’Obbedienza che molti di voi hanno letto, ma ha una veste tipografica più accessibile e attraente che vi permetterà di prestarlo, o donarlo, più facilmente.
Il libro La lotta di Giacobbe raccoglie la sostanza di questo primo cahier.
Chi ha letto il libro La lotta di Giacobbe, che è stato pubblicato, può dunque contentarsi de La Vision face à face, La Rédemption e Le Bon Larron.
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Lettera n.22
Prima di presentarvi il testo della prima delle Conférences aux
jeunes37 devo ancora darvi qualche informazione.
1. Non ho parlato, nella mia ultima lettera, del libro di Robert
Rochefort sul Padre de Menasce, intitolato La Porte sur le jardin,
per le Éditions du Cerf. Il Padre de Menasce meritava in pieno il
titolo di frate predicatore. La sua amicizia mi fu preziosa sotto
molti punti di vista, e devo ringraziare Robert Rochefort di aver
tentato di mettere in luce la figura di questo “Principe dello spirito.” Dico tentato, perché l’umiltà del Padre de Menasce così
schiva e sottile non permette molto di sperare che questa luce
brilli come dovrebbe fra i suoi confratelli e, per mezzo loro, nel
popolo cristiano. Perciò, a maggior ragione, vi invito a leggere
quest’opera per meglio comprendere uno dei carismi più sorprendenti della vocazione domenicana: la santità dell’intelligenza.
2. Robert Rochefort ha anche pubblicato, più di recente, presso Pierre Téqui, un piccolo libro intitolato Cette obscure clarté. Se
l’idea guida di questo libro fosse accolta, in particolare dagli studiosi, potrebbe modificare totalmente il clima della cultura occidentale. Infatti, Robert Rochefort dimostra che la scienza tradisce la sua vera vocazione – quella di sfociare nella poesia, quella
vera, che non riflette le tenebre dell’anima, ma lo splendore immacolato delle stelle. Questa poesia dovrebbe a sua volta condurci più lontano ancora di quanto non faccia la metafisica, ai
piedi della Croce. È una teologia vertiginosa, che l’autore accenna rapidamente in pagine straordinarie. Lascio ai lettori (molto
pochi, temo) interessati a un tale cammino verso Dio il compito
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Vedi nota n. 29 a pag. 66 (ndt).
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di scoprire questo itinerario imprevisto, discreto, sottile, austero...
e in ultima analisi apocalittico.
3. In relazione alle Conférences aux jeunes, che sono una sorta di
catechismo di perseveranza, trasmetto un appello dell’Action familiale pour l’apostolat de l’enfance (25 rue des Carmélites, 44000 Nantes) – appello che non ha bisogno di commenti...
Molti giovani, e persino i bambini, sono letteralmente intossicati da una propaganda antireligiosa, posseduti da uno scetticismo che li induce a pretendere
delle prove di ciò che noi sosteniamo, e a considerare la religione cattolica come una fra le tante, pur dicendosi ancora credenti...
Per questo abbiamo un grande bisogno di voi, di
tutti voi che pensate di “non potere fare molto,” e
quello che oggi lanciamo è un appello molto pressante.
C’è un’arma a cui niente resiste:
IL ROSARIO
Tutti, nonni, malati o handicappati, catechisti a riposo – volontario o meno – bambini e giovani, genitori, padrini e madrine, avete quest’arma a portata di
mano.
Perciò:
- per il Santo Padre che diffonde instancabilmente l’unica dottrina cattolica;
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- per i Vescovi, difensori della fede nelle loro
diocesi,
- per i sacerdoti;
- per i genitori: perché riprendano coraggio e
facciano delle loro famiglie delle vere cellule
della Chiesa, dove si vive veramente ciò che il
catechismo insegna;
- perché i bambini e i giovani non siano storditi
e allontanati da Dio da un ambiente paganizzato, ma conservino quella sete di Dio che è
loro naturale ed accolgano la Sua parola;
- perché i catechisti abbiano il coraggio di convertirsi e d’imparare a meglio testimoniare e
formare;
- per tutto questo vi chiediamo:
IL VOSTRO ROSARIO DEL MERCOLEDÌ
Allora, sostenuti, aiutati, guidati dalla Santa Vergine,
potremo tutti insieme far crescere nei bambini la
grazia del loro battesimo e guidarli verso il Signore.
Diffondete il nostro appello, chiedeteci delle copie
di questa lettera.
Il rosario riguarda tutti!
L’evangelizzazione riguarda tutti!
Uniamoci nel rosario e così catechizzeremo tutti insieme.
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4. Trasmetto anche, in favore dell’India, un appello che attraverso suor Fabiana ci giunge da Madre Teresa. Ve lo trasmetto molto in ritardo, perché mi è stato comunicato poco dopo la lettera
N. 21.
Nell’ultima lettera suor Fabiana, che è con suor
Mary e con suor Audrey a Calcutta, scriveva che in
quel momento ospitavano 41 bambini, 25 dei quali
pesavano meno di 2 o 3 chili. A Shishu Bhavan ci
sono 160 bambini, giudicate voi stessi il lavoro necessario e il bisogno che hanno. Le suore assicurano
che le casse che arrivano sono le benvenute: tutto
viene utilizzato, le medicine che non servono ai
bambini sono dirottate verso i dispensari tenuti dalle
Missionarie della Carità. Queste Suore hanno bisogno di tutto.
Speriamo nell’aiuto di voi tutti per poter fare
quest’anno ancora di più.
UN GRANDE GRAZIE da parte di suor Fabiana e
delle altre suore per tutti coloro che le aiutano a salvare questi piccoli.
Nancy, 15 agosto 1977
Fr. M.D. Molinié, o.p.
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CONFERENZA AI GIOVANI (N. 1)38
Ottobre 1968
Per spiegare perché faccio queste conferenze, devo dirvi che
cos’è un apostolo, e per questo parlare del mistero della conversione.
Avevo venticinque anni quando, come per André Frossard,
Dio mi è piombato addosso. È difficile raccontare come ciò sia accaduto. Preferisco far parlare altri convertiti. Per esempio Paul
Claudel, che così descrive la sua conversione avvenuta il Natale
del 1886 (lo stesso in cui santa Teresa del Bambino Gesù si è,
anche lei, convertita o, meglio, è diventata forte), nella cattedrale di
Parigi, Notre-Dame, dove egli si trovava per cercare “uno stimolo appropriato al suo decadentismo. Fu allora che si produsse
l’avvenimento che domina tutta la mia vita. A un tratto il mio
cuore fu toccato e credetti. Credetti con tale forza di adesione,
con una tale elevazione di tutto il mio essere, con una convinzione così profonda, con una certezza così assoluta, che, dopo, tutti
i libri, tutti i ragionamenti, tutte le vicende di una vita agitata non
furono capaci di scuotere la mia fede e neanche, a dire il vero, di
sfiorarla.”
Altro esempio: Eve Lavallière. Attrice famosa, compagna di
Sacha Guitry, aveva del genio, quel particolare spirito che trasfigura tutto. Tutta Parigi era ai suoi piedi. Tuttavia era infelice, osQuesta conferenza è presente anche in Beati gli umili, cap. 1: “I convertiti” (vedi
nota n. 29 a pag. 66) (ndt).
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Cos’è un apostolo
sessionata dall’idea del suicidio. Si lasciò attirare dalla magia e
dallo spiritismo ed entrò in contatto con un medium che le comunicò questo responso: “Non possiamo far niente per lei: è
protetta.” Ridendo raccontò il fatto a un sacerdote della Touraine: “Io non credo al diavolo, però ho tentato lo stesso di mettermi in contatto con lui, ma non ha funzionato!” “Signorina, rispose il sacerdote, io le dico che il diavolo esiste, e che lei un
giorno se ne renderà conto.” Eve fu folgorata da queste parole.
“Ma allora – si disse – se il diavolo esiste, esiste anche Dio, e se
Dio esiste non posso più vivere come prima.” E in un istante
abbandonò tutto. I suoi amici erano stupefatti. Sacha Guitry non
si dava pace e diceva: “È diventata matta!” Divenne terziaria
francescana. Aveva anche cercato di entrare in convento, ma
nessun convento l’aveva accolta, perché non era una donna perbene. La sua vita fu, da allora sino alla fine, dolorosa e traboccante
di gioia.
Di storie come queste ce ne sono molte. I convertiti non diventano necessariamente dei santi. Paul Claudel non lo è stato,
Eve Lavallière forse sì, anche se all’inizio non era che un povera
donna segnata dal peccato... finché un fulmine si è abbattuto su
di lei.
Dopo essere stati folgorati, si può, e si deve, per quanto possibile, studiare la filosofia e la teologia. Io avevo il temperamento
adatto a questo, e la vocazione domenicana mi guidava e mi
coinvolgeva totalmente e perciò mi sono impegnato a pieno. Ma
senza questo fulmine la teologia, come dice Faust, non lascia che
un gusto di cenere.
Il mio scopo non è di dimostrare l’esistenza di Dio, né la verità del Vangelo. A chi mi paragonerò, dunque, per spiegare ciò
che mi spinge a parlare? A qualcuno “che va in cerca di pietre
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compra,” ma sente anche il bisogno di gridare ai suoi
Lettera n.22
compagni: “Venite a vedere che cosa ho trovato!” sperando che gli altri
pescatori, gli altri cercatori, lascino le loro reti per venire a vedere.
Il Padre Loew, un domenicano che fu tra i primi preti operai,
ha sempre conservato questo slancio; è andato tra la gente con
una immensa compassione, e con il desiderio di condividerne la
vita... ma per parlare solo di Dio. Non si stancava di ripetere:
“Non sono storie, Dio esiste! Da vent’anni trovo ogni giorno una gioia e una
forza sempre nuove in questa grande certezza: Dio esiste, questa è la verità.”
E si immaginava, come tutti gli apostoli all’inizio, che i suoi fratelli l’avrebbero ascoltato.
È l’illusione di Paolo dopo la conversione: “Devo andare dai
miei fratelli; li capisco, perché ero come loro, e anche peggio.
Perciò, se dirò: fratelli ero uno di voi, ci siamo sbagliati... senza
dubbio mi crederanno!” E invece non gli hanno creduto. Il Padre
Loew ha fatto la stessa esperienza. Voleva far capire agli operai
che Dio li amava davvero, ma loro non gli hanno creduto. Diceva a tutti: “Io amo Dio in te, perché amo ciò che tu hai e ciò che
tu sei di più prezioso.” Non è facile far capire questo ed egli, in
fondo, non ci è riuscito.
Allora ha pubblicato dei fascicoli illustrati dove scriveva: “A
prima vista, nelle cose e negli avvenimenti della vita, Dio non si
vede, ma se si guarda in una certa luce, allora è leggibile come in
filigrana, e questo è la mia gioia; potete dirmi tutto quello che volete, ma nessuno potrà togliermi questa gioia! Eppure, con quanto affanno tanti cercano questo Dio così vicino. Per di più, molti
hanno l’aria di non cercarlo affatto, e questo è il mio tormento!”
Il Padre Loew diceva anche che per cercare Dio ci sono delle
cose da fare e delle cose da evitare; egli temeva che i suoi amici
cadessero in uno di quei tranelli che ci attendono tutti, e che in
fondo sono sempre gli stessi.
Cos’è un apostolo
Uno dei suoi fascicoli mostra l’immagine del viso di un bambino cieco, e sopra le parole di San Paolo: “Dio ha voluto che lo cercassimo come a tentoni.”
È la prima cosa che dobbiamo accettare. Noi vorremmo sempre cercare con i nostri occhi, ma in questo caso sarebbe un tranello; perché nei confronti di Dio noi siamo ciechi, e di una cecità più grave di quella fisica, perché non ci accorgiamo nemmeno
di soffrirne. In che modo Dio governa il mondo, perché permette il male? Io non lo so, non vedo. È un fatto contro il quale è
inutile ribellarsi. Molti si sforzano di capire a tutti i costi, e sprecano il loro tempo e le loro forze; altri si ribellano, o cadono in
una rassegnazione che non è altro che il volto triste della ribellione...
Larga è la via di questa ricerca di Dio che non conduce a niente, e molti sono quelli che la percorrono, stretta e angusta quella
di chi accetta di cercare diversamente, senza pretendere di vedere, e pochi quelli che la trovano. Essi imparano presto che, in
questa oscurità, quando è pienamente accettata, si tocca qualcosa,
qualcosa che nessuno potrà togliere loro; come dice la Sposa del
Cantico: l’ho afferrato e non l’ho più lasciato.
Non chiedetemi che cos’è questa cosa. non posso dirlo che a
coloro che accettano veramente di camminare a occhi chiusi. Dio
non è lontano da noi (“Io sto alla porta e busso”), ma non è davanti,
è alle spalle. Se qualcuno sta dietro di voi e si nasconde, non dovete voltarvi per guardarlo, perché anche lui girerà per rimanere
sempre alle vostre spalle e non vi incontrerete mai. Fermatevi,
chiudete gli occhi, lasciate fare a questa presenza, e sentirete che
vi prende per mano; ma guai a coloro che guardano indietro,
come Orfeo... o come la moglie di Lot.
Il Padre Loew, poi, denuncia un altro ostacolo, da cui dovremmo guardarci soprattutto noi, occidentali del XX secolo:
l’impressione illusoria che il senso di Dio sia ormai un’eccezione.
Lettera n.22
Il che è vero, ma solo nel nostro ambiente, poiché siamo noi
l’eccezione. “Attualmente, in Francia e in qualche altro paese
d’Europa, capita a certuni una strana avventura: a furia di dubitare di tutto, hanno finito per dubitare anche di Dio; avrebbero anche voglia di credere, ma non osano, perché tanto non ci crede più nessuno. Ma non è così. Il numero di coloro che pregano è infinitamente più alto di coloro che non pregano, e l’ultimo dei fedeli di
una qualsiasi religione è più vicino a Dio di questa minoranza che
ha smarrito il cammino, minoranza di uomini agiati, educati cristianamente e che continuano ad andare a messa... ma non pregano più.”
Per concludere il suo discorso Padre Loew presenta poi due
immagini desunte da Ramakrishna.
La prima è quella dei pescatori di perle (perché si tratta sempre di trovare la perla preziosa!). Quando si cercano delle perle,
non ci si può immergere una volta, risalire dicendo: “Non ho
trovato niente,” e smettere. Se non si è trovato niente, si ricomincia... anche centocinquanta volte se è il caso, e alla fine si è
ripagati dei centoquarantanove tuffi inutili. E se non si trova mai
niente? “Se non trovate mai niente – risponde Ramakrishna –
l’importante è non concludere che nel mare non ci sono delle
perle!”
La seconda immagine sottolinea l’importanza della purezza di
cuore: le pescivendole non riescono a stare in un negozio di fiori
perché i fiori puzzano. E, in effetti, Dio ha un cattivo odore per
chi, come noi, è abituato al pesce marcio: “La luce del sole colpisce tutte le superfici; ma solo le superfici pulite, come quella
dell’acqua, degli specchi o dei metalli lucidi la possono riflettere.
Per la luce divina è lo stesso: essa cade su tutti i cuori, ma solo i
cuori puri e umili la possono ricevere.”
Abbiamo bisogno di quello che Napoleone chiamava il coraggio delle due del mattino: tener duro proprio quando si ha più
Cos’è un apostolo
voglia di lasciare. Molti accolgono la Parola di Dio con gioia, ma
non hanno radici, e si tirano indietro quando viene la persecuzione, sia quella esteriore, sia quella della carne contro lo spirito.
Da giovani la tentazione di lasciare è forte. Ne so qualcosa io,
che l’ho fatto per dieci anni. Tuttavia il lucignolo fumigava ancora e vivevo nell’attesa di una straordinaria ondata di luce. Dopo,
quando ho voluto aiutare i miei fratelli, ho scoperto che molti
non aspettano più niente: il discepolo non è più del suo maestro.
Conservare sempre accesa nel nostro cuore la lampada
dell’attesa, anche quando si è in piena bufera e apparentemente
non c’è più niente da sperare: è questo il coraggio, quello che il
Padre Loew, io e Gesù Cristo vi chiediamo per andare più lontano.