10 buoni motivi per dire no agli abbattimenti del lupo

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10 buoni motivi per dire no agli abbattimenti del lupo
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LUPO - DECALOGO WWF
10 BUONI MOTIVI PER DIRE NO AGLI ABBATTIMENTI DEL LUPO
Le obiezioni tecnico-scientifiche del WWF al nuovo Piano di gestione del lupo
C’è sicuramente bisogno di un nuovo piano per la conservazione e la gestione del Lupo ma la definizione dei
criteri per la concessione delle deroghe sugli abbattimenti è una forzatura che ci porta lontano rispetto a
quanto prevede la Direttiva Habitat europea. Questa scelta è destinata ad acuire il conflitto tra allevatori e
altre realtà produttive locali con il lupo e ampie fasce della società civile.
Ecco i 10 motivi principali per dire NO.
1) CARENZE DI CONOSCENZE
Il Piano distingue in modo arbitrario una sottopopolazione appenninica e una alpina quando una è
frutto dell’altra; al momento non ci sono conoscenze sufficienti sul numero di esemplari e la loro
reale distribuzione che possano ‘sdoganare’ la deroga alle normative di tutela del lupo autorizzando
gli abbattimenti. Non c’è neppure la prova di uno stato di conservazione favorevole della specie che
giustifichi una scelta così drastica.
2)
MANCANO DATI SU LUPO APPENNINICO
Si vuole applicare l’abbattimento sulla popolazione appenninica giustificando la scelta con la
‘condizione favorevole’ di questa sottopopolazione; la valutazione deriva però da un insieme di
conoscenze non comparabili con quelle alpine e frutto di un modello predittivo e non da censimenti
standardizzati e pluriennali. Non esistono nemmeno dati attendibili sull’effettiva incidenza del
bracconaggio.
3) LA SPECIE ANCORA VULNERARIBILE SULLE ALPI La sottopopolazione alpina è, al
contrario, conosciuta in modo abbastanza approfondito e sappiamo che essa non si trova in un
favorevole stato di conservazione. In particolare sulle Alpi centro-orientali la specie è tuttora
ragionevolmente da considerarsi vulnerabile e con dinamiche di colonizzazione tutt’ora in atto.
4) PIANI DI PREVENZIONE: CHI L’HA VISTI? Adeguati piani di prevenzione dei danni da
predatori non sono stati finora né predisposti nè implementati in molte Regioni. Risultati ottimi
invece laddove interventi di riduzione dei conflitti e protezione del bestiame sono realmente stati
messi in opera.
5) DANNI DA LUPO? I danni dovuti ai grandi carnivori costituiscono certamente un problema serio
per gli allevatori, ma non sono tra i principali problemi della zootecnia italiana, come ammesso dagli
stessi addetti ai lavori.
6) ITALIANI DALLA PARTE DEL LUPO Sondaggi e raccolte firme mostrano come la stragrande
maggioranza dei cittadini italiani sia nettamente contraria agli abbattimenti legali.
7) IL PARADOSSO DEGLI ABBATTIMENTI Uccidere esemplari di lupo sperando di contenere i
danni agli allevamenti è una chimera: una ricca bibliografia scientifica internazionale mostra che
questa pratica produce in molti casi un effetto contrario e sicuramente indesiderato per chi svolge
attività di pastorizia. Molti studi dimostrano che il numero dei danni è aumentato, per motivazioni
legate all’etologia della specie. Sta accadendo ad esempio in Francia dove 5 anni fa si era deciso di
applicare queste deroghe, e si sta dimostrando inefficace, oppure in Slovenia, paese che vede le
quote di abbattimento in costante diminuzione ogni anno a favore di strategie di prevenzione non
letali .
8) OBIETTIVO: TENIAMOLI INSIEME Gli esperti dicono che i branchi di lupi stabili e strutturati
tendono a nutrirsi prevalentemente di Ungulati selvatici (soprattutto cinghiale e capriolo), mentre gli
individui singoli tendono a preferire gli animali domestici. Ogni attività di selezione e abbattimento
tende invece a destrutturare i branchi con il risultato contrario a quello sperato: i lupi si
disperdono sul territorio e aumentano così la pressione sugli animali domestici.
9) ESPERIENZA FALLIMENTARE Anche la bibliografia legata alle scienze sociali mostra come la
concessione di abbattimenti non abbia portato alla diminuzione del conflitto, anzi, in diversi casi ha
portato all’acuirsi delle proteste e degli scontri sociali.
10) UNA FORZATURA EVIDENTE La parte del Piano che ipotizza gli abbattimenti è frutto di
un’interpretazione delle attuali conoscenze, delle esperienze e della legislazione vigente che fa
prevalere le pressioni delle componenti più retrograde di alcune categorie sul volere dei più, sulle
evidenze scientifiche e sui principi di tutela nazionali e comunitari che non garantisce alcuna difesa
efficace nemmeno per allevatori e pastori.