Dal Paleolitico al Neolitico La storia dell`uomo è indissolubilmente

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Dal Paleolitico al Neolitico La storia dell`uomo è indissolubilmente
CONSIGLIO REGIONALE
DI BASILICATA
SCHEDE DI
DOCUMENTAZIONE
UFFICIO DEL
SISTEMA INFORMATIVO
di: Alfonsina Russo
La Preistoria
LE PRIME TRACCE DELL’UOMO IN BASILICATA
Dal Paleolitico al Neolitico
La storia dell’uomo è indissolubilmente legata al problema di adattamento all’ambiente e della capacità di
sfruttare le risorse naturali per mezzo di sempre più avanzate tecnologie. Essa inizia nell’era geologica più
recente, il Quaternario, che si protrae da quattro milioni di anni.
A partire dalla seconda metà del secolo scorso sono iniziate le ricerche sulla Preistoria in Basilicata ad
opera di insigni studiosi quali il Ridola, proseguite nella prima metà del Novecento da altri collezionisti come, ad esempio, Monsignor Briscese.
Le testimonianze più antiche della presenza umana in Basilicata risalgono al
Paleolitico Inferiore (circa 700.000 anni fa) e si riferiscono in primo luogo a
rinvenimenti effettuati lungo le sponde di vasti bacini lacustri ubicati nei dintorni
di Matera, nei territori di Atella-Vitalba di Venosa, del fiume Mercure e dell’alta valle dell’Agri. Questi luoghi ricchi di acqua (elemento essenziale per la vita),
costituivano l’habitat ottimale per forme elementari di sussistenza quali la caccia ai grandi mammiferi e la raccolta.
Gli alimenti vegetali, che integravano la dieta prevalentemente carnivoL’antico vulcano del Vulture
ra (non essendo praticata l’agricoltura), ci sono ancora in gran parte sconosciuti.
Il clima e il paesaggio, che pure hanno subito numerose trasformazioni nel corso del Paleolitico, erano molto diversi da quelli
attuali tanto che, tra la fauna, si annoverano animali oggi non più
documentati in Italia meridionale, quali la tigre con i denti a sciabola (specie sopravvissuta del periodo precedente), l’ippopotamo, l’elefante, il rinoceronte, cervidi, orsi. Questi animali vivevano proprio in prossimità degli specchi d’acqua precedentemente citati dove erano oggetto della caccia dell’uomo
Lineamenti morfologici della Basilicata preistorica
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paleolitico. Tale attività era svolta con
rudimentali armi e strumenti in pietra,
che costituiscono oggi la principale testimonianza delle forme di vita e di occupazione del territorio da parte dei
gruppi umani. Gli oggetti più antichi
sono rappresentati da manufatti realizzati con la tecnica della scheggiatura su
ciottolo, calcare, selce, quarzite, basalto
e ossidiana. Essi si ottenevano mediante
percussori di pietra o, più tardi, di leI calanchi presso S. Maria di Anglona: forme di erosione
gno e di osso e venivano utilizzati per le
attività quotidiane: per scuoiare gli animali, per tagliare la carne e per lavorare il legno. Gli strumenti del
Paleolitico si distinguono in due grandi categorie: la prima comprende i manufatti di maggiori dimensioni
realizzati su ciottolo scheggiato su una sola faccia o su entrambe (bifacciali), fino ad ottenere margini
taglienti; l’altra raggruppa piccoli strumenti costituiti da schegge staccate dal nucleo del ciottolo e ritoccate
(grattatoi, raschiatoi). Oltre agli insediamenti all’aperto, diffusi in tutta la regione, nel Materano strumenti simili sono stati rinvenuti anche in grotta (Grotte
“Funeraria” e “dei Pipistrelli”) a documentare una diversa forma insediativa.
Rarissimi sono i resti umani databili al Paleolitico limitati in Basilicata,
ad un frammento di femore di Homo erectus, riferibile ad un individuo
adulto vissuto circa 300.000 anni fa a Notarchirico, presso Venosa.
Circa 12.000 anni fa (Mesolitico) si attua un grande cambiamento
climatico, con il passaggio ad un clima più caldo, il conseguente diradarsi degli alberi ad alto fusto e il lento venir meno della fauna a grandi mamLavorazione della pietra
miferi, che si spostano verso quote più elevate. L’uomo è dunque costretto
ad affiancare alla tradizionale attività della caccia quella della raccolta, soprattutto di molluschi marini
e terrestri ed utilizza ormai strumenti in pietra di piccole dimensioni, funzionali a questa nuova forma
di sussistenza. Contestualmente si avvia il processo che porterà al superamento di un tipo di vita nomade
e alla progressiva sedentarietà. Insediamenti in grotta sono ora documentati anche in località Tuppo dei
Sassi di Filiano (area del Vulture), a Croccia Cognato (Oliveto Lucano, area materana) e a Latronico
(Basilicata meridionale, alta valle del Sinni).
Proprio nella grotta di Tuppo dei Sassi sono, tra l’altro, documentate le
più antiche testimonianze di pitture rupestri che alludono all’interesse
dell’uomo verso la simbolizzazione del reale espressa attraverso forme
artistiche.
Con il Neolitico (10.000-2500 a.C.), si attua in tutto il bacino del Mediterraneo una vera e propria rivoluzione. Cambiamenti climatici portaPesce fossile dalle argille pleistoceniche
no ad un ambiente sempre più simile a quello attuale, determinando, di
del Materano
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conseguenza, una trasformazione nel sistema di vita dei gruppi umani. Inizia, infatti,
uno sfruttamento differente delle risorse naturali, con l’avvio della raccolta mediante l’osservazione dei cicli vegetali e dell’allevamento. Tali innovazioni sono documentate inizialmente nel vicino Oriente, dove si organizzano i primi insediamenti
stabili, veri e propri villaggi a capanne, in quanto per lavorare i campi ed immagazzinare i raccolti è necessaria una vita sedentaria. Nella stessa area si registrano
“conquiste” tecnologiche, come la produzione della ceramica (funzionale alla
conservazione delle derrate alimentari), la tessitura, la navigazione. Queste nuove
Il sito paleolitico di Notarchi- forme di organizzazione sociale ed
rico: lo scavo del 1984
economica si diffondono rapidamente verso Occidente e durante il 6000 a.C. gruppi di
agricoltori-allevatori arrivano dall’area egeo-balcanica
in Italia, trovando un ecosistema ideale. Le popolazioni
locali di tradizione paleolitica vengono rapidamente
acculturate dai nuovi gruppi, i quali trasferiscono le loro
conquiste tecnologiche e culturali nelle nuove sedi. Anche
in Basificata nascono nel Melfese (Rendina di Melfi) e sulLame e punte di freccia litiche
la Murgia Materana (Murgecchia, Murgia Timone, Serra
d’Alto, Trasano, ecc.) veri e propri villaggi con capanne circolari ovali o rettangolari, circondati, a scopo
difensivo, da fossati. Le capanne erano realizzate in canne,
paglia e argilla con un pavimento in battuto che ingloba
ciottoli fluviali. Tra i reperti più significativi rinvenuti all’interno di questi villaggi, si segnala la presenza di vasellame
in ceramica non depurata (impasto), decorato con impressioni a crudo, ottenute con semplici unghiate, sottili incisioni o con motivi impressi (servendosi di conchiglie). Nel
corso del IV millennio a.C. si afferma un tipo di ceramica
fine ed elegante in argilla depurata e dipinta con motivi geRicostruzione di un villaggio neolitico
ometrici di colore bruno (meandro, spirale, scacchiera) detta
di tipo “Serra d’Alto”, dal nome di uno dei principali villaggi murgiani e attestata nel Materano, a Latronico,
a Paterno. La molitura dei cereali è documentata dal rinvenimento di alcune macine in pietra, mentre
l’attività della lavorazione e della tessitura delle lane, ricavate dall’allevamento, è confermata dalle numerose fuseruole. Infine, lamette di ossidiana sono la
preziosa testimonianza
della diffusione di questa
particolare materia prima di origine vulcanica (utilizzata per la produzioni di strumenti molto taglienti)
Principali forme animali vissute nel Paleolitico
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oggetto di commercio tra le diverse aree del Mediterraneo.
In questo periodo le grotte vengono utilizzate per scopi sacrali o
funerari. I defunti, deposti in fosse con scheletro rannicchiato, chiara
allusione alla posizione fetale (e, dunque, ad un ciclo vitale in cui la
morte si ricongiunge alla nascita), erano oggetto di particolari cure: un
Piccola mola a mano utilizzata nel
Neolitico
defunto, in un sito del Materano, aveva il cranio dipinto di ocra, mentre in un
altro caso la sepoltura era “segnata” da una stele alta 1.20 m.
Verso la fine del Neolitico si avvertono nuovi stimoli culturali dall’Oriente
ed un rarefarsi degli insediamenti, fenomeno comune, del resto, ad altre
aree dell’Italia meridionale. L’inserimento graduale di gruppi di origine
egea ed anatolica determina una progressiva trasformazione delle comunità di agricoltori neolitici e l’avvio di
un’era, in cui si sviluppa, tra l’altro, la
Ceramiche neolitiche in Italia
metallurgia e che conseguentemente
prende il nome di Età dei Metalli.
Triticum Boeticum,
cereale coltivato
nel Neolitico
BIBLIOGRAFIA
S. BIANCO, M. TAGLIENTE (a cura di), Il Museo Nazionale della Siritide di Policoro, Bari. 1985.
C. LOUBOTON, Il Neolitico. Alle origini della civiltà. Trieste, 1993.
M. PIPERNO, (a cura di), Venosa, Notarchirico 500.000 anni fa, Venosa. 1996.
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