il Sass lino - Cattedrale di Aosta

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il Sass lino - Cattedrale di Aosta
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grafica by  Mel
il Sass
lino
n. 28
9 luglio
2016
Informazioni settimanali per i cristiani
residenti e di passaggio nella parrocchia
di SANTO STEFANO in Aosta.
Si pubblica il sabato.
Ufficio parrocchiale: Via Martinet, 16 - 11100 Aosta - tel. 0165 40 112
Dal lunedì al venerdì h 9:30 - 11:30.
4 Celebrazioni Eucaristiche della Settimana
Il simbolo
indica le feste di precetto.
DOM 10 ● QUINDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(vigilia) h 17:30 def. Antonia, Settimio e Anna Piovano | def. Gioacchino, Albina, Angelo | def. Fam. Rodi, Zanolo e Guglielmetti
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
Deut 30,10-14 Col 1,15-20
questo foglio è consultabile anche sul sito:
www.cattedraleaosta.it
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi lo caricò
sulla sua cavalcatura, lo portò in un
albergo e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)
Lc 10,25-37
lun 11
mar 12
mer 13
gio 14
h 8:00 int. del richiedente
h 8:00
————
h 18:30 def. Maria Pierina Blanc, Aurelio Gubinelli, Desiré Borney | def. Pino
Rainero | def. Simeone Piffari (messa di 7a)
ven 15 h 18:30 def. Renata Leporati Freydoz (messa di 30a) | def. Liliana Balmas
(messa di 30a)
sab 16 ————
DOM 17 ● SEDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(vigilia) h 17:30 def. Val, Camilla, sr. Roberta
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
Gn 18,1-10a Col 1,24-28
Lc 10,38-42
U Agenda Settimanale della Comunità
(Parrocchiale, Zonale, Diocesana)
DOM 10 ■ Pellegrinaggio diocesano al Santuario di Notre-Dame de Guérison - Courmayeur. Raduno al ponte sulla Dora inizio salita al santuario, h 9:30. Programma:
partenza a piedi dal luogo di raduno e recita del rosario; h 11:00 celebrazione
eucaristica; pranzo al sacco; h 14:30 Adorazione Eucaristica (tema delle meditazioni: «Misericordiosi come il Padre»). Per recarsi al luogo di raduno usare mezzi
propri. Per il calendario completo, v. locandina in chiesa.
Pochi secondi per un sorriso
Promemoria
v
Sar ebbe bene pr ender e
l’abitudine, poco prima di iniziare
la messa, di dare un’occhiata a
chi ci sta accanto oppure nel banco davanti, per “intuire” se si tratta di un turista o
di una persona che non frequenta abitualmente la nostra comunità, in modo da procurargli il foglietto dei canti, permettendogli
una maggiore partecipazione e la sensazione di essere accolto.
Il grissino al panino: «Brrrr! Che temperatura! Ma tu non hai freddo?».
Il panino: «No, io sono imbottito!».
p Un minuto per Pensare...
Se la gente conoscesse il valore
dell’eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica.
Santa Teresa di Lisieux
v L’Orazione della Liturgia
(È l‘orazione pronunciata all’inizio dell’eucaristia
domenicale o festiva. Facendo spesso riferimento alle
tre letture, lungo la settimana può servire a ricordare la
Parola di Dio ascoltata).
Padre misericordioso, che nel comandamento dell’amore hai posto il compendio e
l’anima di tutta la legge, donaci un cuore
attento e generoso verso le sofferenze e le
miserie dei fratelli, per essere simili a Cristo, buon samaritano del mondo.
Appunti e Noterelle...
Fratelli e Sorelle,
nonostante l’impegno delle forze
dell’ordine e nonostante le azioni preventive applicate, la violenza continua ad insanguinare le pagine dei nostri notiziari,
dagli attentati di matrice religiosa ai femminicidi, dalle azioni insensate delle cosiddette tifoserie calcistiche alla cronaca nera
mafiosa, dal becero razzismo nostrano al
commercio della droga…
Ahimè, la violenza “da sempre” accompagna la storia umana, come anche la
Bibbia ci testimonia, collocando in una mitica alba dell’umanità il primo omicidio. Ma
la potenza attuale dei mezzi d’informazione, così pervasivi e capaci di raggiungerci
ovunque non più soltanto con la carta
stampata come accadeva un tempo, ma
anche tramite televisioni, smartphone,
tablet e quant’altro, ci fa sprofondare in
una sensazione di smarrimento, come se
assistessimo ad uno scatenarsi dello spirito del male. Non è così, appunto, ma questa è l’impressione causata dal bombardamento mediatico.
Allora mi sto chiedendo — ma persone molto più autorevoli di me lo hanno già
fatto da tempo — se non si debba reagire
con un analogo bombardamento mediatico
di notizie buone, positive, spargendo la
sensazione che, nonostante tutto, nel
mondo c’è qualcuno che opera il bene, c’è
gente che sorride alla vita, ci sono individui che aprono il cuore al prossimo…
Ma, come ci ricorda il proverbio, la
foresta che cresce è molto silenziosa, soprattutto rispetto all’albero che cade, e
nessun imprenditore si è mai lanciato in
un’attività editoriale di questo tipo, pena il
fallimento in brevissimo tempo!
Le eccezioni le troviamo in ambito cattolico, dove carta stampata e messaggio
televisivo cercano di dare più spazio, rispetto agli altri mezzi di informazione, anche al positivo del mondo. Ma si sa come
vanno economicamente le cose, soprattutto in questo periodo di crisi.
Noi cristiani in questo mondo siamo
immersi, ma ad esso non apparteniamo
(«Non prego che tu li tolga dal mondo, ma
che tu li custodisca dal Maligno. Essi non
sono del mondo, come io non sono del
mondo», Gv 17,15-16). E allora, pur provando smarrimento e inquietudine di fronte
alle nefandezze che ci circondano, nel nostro piccolo, cerchiamo comunque di essere testimoni e annunciatori della promessa
che il Risorto ci ha fatto, e cioè che il male
non ha la vittoria
finale, vittoria che
appartiene a lui:
«Vi ho detto questo perché abbiate
pace in me. Nel
mondo avete tribolazioni, ma abbiate
coraggio: io ho
vinto il mondo!»
(Gv 16,33).
Carmelo
Estate, tempo per pensare...
LA CHIESA E L’ALDILÀ
L’uomo chiamato alla risurrezione
8. Alla risurrezione sono chiamati tutti.
L’attesa della beata risurrezione, avviata
dall’evento del Cristo risorto, «primogenito
dei risorti», era così viva nei primi cristiani
che aveva portato alcuni a ritenerla imminente con la parusia del Signore, cioè con
il suo ritorno nella gloria, come ricorda
l’apostolo Paolo (2Ts 2,1-3). E così a coloro che erano preoccupati della sorte
di quelli che nel frattempo venivano
colti dalla morte prima della parusia
del Signore, l’apostolo Paolo non
manca di richiamare che la chiamata alla risurrezione riguarda tutti, vivi
e defunti: «Non vogliamo lasciarvi
nell’ignoranza, fratelli, circa quelli
che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri
che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo
di Gesù insieme con lui» (1Ts 4,1314).
Anzi, di fronte all’eventualità
della sua stessa morte prima della
parusia del Signore, l’apostolo Paolo non nasconde ai cristiani della
comunità di Filippi il suo desiderio di morire
per essere con il Signore: «Per me infatti il
vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma
se il vivere nel corpo significa lavorare con
frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra
queste due cose: da una parte il desiderio
di essere sciolto dal corpo per essere con
Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra
parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne» (Fil 1,21-24).
Già prima dell’apostolo Paolo era maturata la convinzione che la morte dei giusti
non era la fine di tutto, ma costituiva come
una sorta di morte aperta alla vita, come
ricorda la lettura della Sapienza prevista
per la liturgia funebre. Dopo aver ricordato
che la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, l’autore afferma: «Le anime
dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun
tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti
parve che morissero; la loro fine fu ritenuta
una sciagura, la loro dipartita da noi una
rovina, ma essi sono nella pace» (Sap 3,13).
Certo, la morte resta un fatto drammatico. Neppure per Gesù la morte è un avvenimento sereno. Di fronte a essa, Gesù
prova «paura, tristezza, angoscia» (cf. Mt
26,37 e Mc 14,33). Gesù scoppiò in pianto
per l’amico Lazzaro che era morto (Gv
11,35). È perciò naturale che il cristiano
soffra per la morte delle persone che ama.
Illuminata però dalla speranza della comunione con il Signore Gesù, anche la morte
non è più solo un fatto che incute paura,
ma una porta aperta, l’essere accolti nella
casa del Padre, come si esprime il vocabolario cristiano, fino a chiamare «Beati quelli
che muoiono nel Signore» (Ap 14,13). Nella tradizione spirituale è addirittura frequente il pensiero alla bontà della morte in
quanto condizione e via verso la futura risurrezione.
(Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, La Chiesa e l’Aldilà, Nota pastorale,
2000)
[3 - continua]