zoonosi
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO Rischi biologici da carni di animali selvatici Prof. Alberto Vergara, Dott. Luca Pennisi Dipartimento di Scienze degli Alimenti Università degli Studi di Teramo animali selvatici come produttori di carne … prima della domesticazione unica fonte di proteine di origine animale attività venatoria: privilegio classi sociali elevate negli ultimi secoli … trasformazioni antropiche di vasti ambienti … pratica indiscriminata della caccia completa estinzione drastica diminuzione popolazioni selvatiche … situazione attuale … interesse mondiale conservazione razionale sfruttamento selvaggina risorsa economica 1 caccia: attività ricreativa fiorente industria turistica elevato valore sottoprodotti (pelli, corna, denti, …) utilizzazione delle carni come alimento valorizzazione territori marginali o poco produttivi studi naturalistici e di monitoraggio ambientale animali selvatici come produttori di carne … attualmente ruolo importante alimentazione numerose popolazioni … situazione attuale … consumo carni selvaggina … da occasionale (festività, ricorrenze, periodi dell’anno) cambiamento abitudini alimentari … a esteso a tutto l’anno 2 … situazione attuale … consumo carni selvaggina trend positivo “carni alternative” crisi carni bovine crisi carni avicole costante aumento 50.000 tonnellate/annue importate in Europa … situazione attuale … aumentata richiesta aumento produzione e commercializzazione circuito commerciale del fresco fiorente industria di trasformazione … situazione attuale … difficile distinzione selvaggina allevata selvaggina cacciata 3 … situazione attuale … selvaggina cacciata consumi inferiori rispetto alla selvaggina allevata ridotta disponibilità sui mercati importazione da paesi extracomunitari Europa dell’est Nuova Zelanda Australia Africa … situazione attuale … selvaggina cacciata produzione interna in grado di soddisfare solo particolari nicchie di consumatori cessione diretta di “piccoli quantitativi” in deroga all’art. 1 Reg (CE) 853/2004 … considerazioni igienico-sanitarie … importazione di carni di animali selvatici da Paesi con problematiche ambientali e sanitarie molto diverse da quelle del nostro Paese … nonostante i controlli a livello dei PIF … … possibilità di introdurre • zoonosi • agenti di malattie alimentari • agenti di patologie animali scomparse o mai segnalate in Italia 4 … considerazioni igienico-sanitarie … commercializzazione di piccoli quantitativi di prodotto senza controllo sanitario, in deroga alla normativa vigente atti legiferativi di alcune Regioni volti a regolamentare i controlli sanitari anche su tali quantità in cessione diretta … in un’ottica di analisi del rischio … differenze con altre tipologie di alimenti di o.a. • impossibile controllo dell’ambiente di vita • impossibile controllo dei rapporti trofici in esso instaurati • movimentazione in ecosistemi differenti • peculiari modalità di cattura … in un’ottica di analisi del rischio … consideriamo… • zoonosi (batteriche e parassitarie) • malattie alimentari umane da agenti di tossinfezione • intossicazioni da sostanze chimiche 5 zoonosi specie in alcune aree geografiche, diverse zoonosi possono essere ritenute un problema legato al passato ma segnalazioni scientifiche, seppur sporadiche impongono una certa prudenza nel contesto del controllo sanitario della carne di selvaggina • carbonchio ematico • rabbia • brucellosi • mal rossino • tubercolosi • pseudotubercolosi • paratubercolosi • listeriosi • tularemia • leptospirosi • pasteurellosi • toxoplasmosi • cisticercosi • trichinellosi • influenza aviare • chronic wasting disease … 6 carbonchio ematico - non frequente nella selvaggina - osservato in: ruminanti selvatici, cinghiale, volpe e tasso - grossa selvaggina eviscerata: difficoltà diagnostiche da considerare sospetti: emorragie ed infiltrati gelatinosi sottocutanei o sottosierosi (raramente perirenali ) senza causa apparente - conferma diagnosi: analisi di laboratorio - comportamento ispettivo: massima severità distruzione carcasse carbonchiose distruzione carcasse a contatto diretto o indiretto con esse accurata disinfezione locali e utensili visite di controllo persone a contatto con animali infetti infezioni nell’uomo per manipolazione di selvaggina morta naturalmente rabbia - rischio di infezione in zone dove la rabbia silvestre è endemica - osservata in: volpi, carnivori selvatici, ruminanti selvatici (caprioli), lagomorfi, roditori, chirotteri - facilità di abbattimento selvaggina con malattia in fase prodromica - mancanza tempo sufficiente per apprezzare comportamenti anomali - mancanza conoscenze adeguate per valutarli - educazione sanitaria cacciatori: valutazione comportamenti anomali selvaggina evitare contatto con saliva animali abbattuti utilizzare per eviscerazione e scuoiamento guanti protettivi evitare il contatto tra le carcasse egli estranei brucellosi - prima segnalazione: lepri in Germania (Witte, 1941) - attualmente presente nei Paesi dell’Europa dell’est - lepri, cinghiali e alcuni cervidi 7 brucellosi - descritti: Br. abortus, Br. melitensis, Br. suis, Br. leporis e Br. intermedia (lepre) - possibilità contagio crociato: bovini, suini, ovini e caprini - contagio nell’uomo: congiuntiva o soluzioni di continuo cute - nella lepre: splenomegalia con ascessi nel parenchima, orchite ed epididimite necrotizzante, metrite, piccoli ascessi sottocutanei e polmonari omogenei in sezione brucellosi eradicazione malattia negli animali domestici conoscenza ruolo epidemiologico fauna selvatica necessità di un piano di sorveglianza specifico necessità di metodiche diagnostiche valide brucellosi diagnosi sierologica difficoltà nel prelievo di sangue spremuto polmonare e/o muscolare difficoltà nella validazione di test per i selvatici (cross-reattività con Yersinia enterocolitica) 8 brucellosi diagnosi anatomopatologica nella lepre: splenomegalia con ascessi nel parenchima, orchite ed epididimite necrotizzante, metrite, piccoli ascessi sottocutanei e polmonari omogenei in sezione nel camoscio: orchite necrotica e presenza di focolai calcificati, artrite brucellare con localizzazione all’art. del carpo mal rossino - agente eziologico: Erysipelothrix rhusiopathiae - cinghiale, lepri, volatili selvatici (fagiani) - anche in carni di selvaggina a penna in iniziale stato putrefattivo tubercolosi - colpiti: cinghiali, daini, cervi; eccezionalmente caprioli e lepri - Mycobacterium bovis (più frequente): cinghiali e diversi cervidi Mycobacterium tuberculosis: mammiferi, fagiano, piccione, rapaci Mycobacterium avium: specie più diffusa tra la selvaggina da penna - in Svezia e Stati Uniti daini ed alci rispettivamente responsabili della recrudescenza della zoonosi in allevamenti bovini - in Italia da linfonodi di cinghiali provenienti da attività venatoria isolamento di M. bovis, M. avium, M. tuberculosis e M. fortuitum (Serraino, 1999) possibilità di contagio dei cinghiali da bovini al pascolo cinghiali responsabili ulteriore diffusione della malattia 9 tubercolosi - forme anatomo-patologiche simili a quelle degli animali da macello - nei cinghiali frequenti localizzazioni linfonodi della testa - diagnosi complessa in assenza di visceri: magrezza della carcassa, lesioni sierose e linfonodi - infezione nell’uomo: via orale, mucose o cute lesionata pseudotubercolosi - Corynebacterium ovis: ruminanti selvatici (capriolo) - Pasteurella pseudotuberculosis: lepri ed altri roditori selvatici, cervidi - Yersinia pseudotuberculosis: volatili e lagomorfi paratubercolosi Mycobacterium paratuberculosis GRAM + germe acido resistente alta disseminazione ambientale del germe con le feci di cervidi selvatici Repubblica Ceca e Slovacchia (da cui l’Italia importa una discreta quantita di tali carni): percentuale d’infezione di daini e cervi selvatici del 3% uomo: implicazioni con Morbo di Crohn diarrea cronica la cui cura è per lo più sintomatica ma non risolutiva 10 paratubercolosi numerose positività negli ungulati alpini ruminanti, soprattutto cervo e capriolo … rilevate non solo sull’arco alpino orientale, dove da anni la malattia è presente ed è causa di problemi di una certa consistenza anche tra i domestici, … ma anche nella parte occidentale dell’arco alpino dove sono state riscontrate alcune positività che necessitano indubbiamente di ulteriori ed approfondite indagini. paratubercolosi controllo e monitoraggio della malattia nei selvatici - test diagnostico Agar Gel ImmunoDiffusione (AGID) sul siero di sangue in aggiunta: - esame microscopico su feci o raschiati intestinali (previa colorazione Ziehl-Neelsen) - esame colturale su campioni di feci (tempi piuttosto lunghi per la lenta crescita del batterio) listeriosi - Listeria monocytogenes occasionalmente in tutte le specie selvatiche - elevata patogenicità soprattutto roditori domestici e selvatici - diffusione infezione carnivori per ingestione animali infetti - contagio nell’uomo: contatto diretto o via orale - descritte in Canada morie di conigli imputabili a forme setticemiche 11 tularemia o “febbre da Lemming” in Europa del Nord-Est - patologia propria dei lagomorfi (lepri e conigli selvatici) segnalate infezioni altri mammiferi e selvatici a penna - agente eziologico: Francisella tularensis, patogeno intracellulare facoltativo, sopravvive a T°basse, a T° ≻ di 13°C perde vitalità, sensibile a clorazione Contea Tulare in California nel 1900 isolamento del Bacterium tularense in uno scoiattolo californiano Edward Francis batteriologo americano negli animali • malattia fulminante in ospiti sensibili (scoiattolo / topo) inoculati sperimentalmente • malattia a carattere cronico granulomatosa in ospiti poco sensibili lagomorfi / roditori (eccezione lepre europea) • immunità persistente assenza segni clinici in animali resistenti altre specie sviluppo forme asintomatiche + ac specifici = animali sentinella (primati, carnivori, ungulati …) = utili per valutare circolazione batterio lesioni soggetti colpiti: splenomegalia, tumfazione linfonodi, focolai grigio-biancastri multipli in fegato, milza e midollo osseo tularemia - fortemente patogena per l’uomo - contagio nell’uomo: contatto o ingestione di carni (inalazione polveri, artropodi emosucchiatori) - Atlanta (Stati Uniti), 1985: malattia umana in 3 individui accidentale contatto con conigli domestici infetti allevati in giardino limitrofo zona boschiva elevata mortalità conigli selvatici per tularemia 12 ZOONOSI UOMO malattia in base al tipo e gravità ZECCHE, TAFANI, ZANZARE funzione serbatoio dell’infezione ed in rapporto al ceppo batterico MANIPOLAZIONE LAGOMORFI E RODITORI INSETTI ARTROPODI ZECCHE ALTRI ANIMALI FORAGGI… CONTAGIO PER UOMO ANIMALI PREDATORI ACQUE INCIDENTI DI LABORATORIO GATTO, CONIGLIO, TASSO, PROCIONE, SCOIATTOLO, VOLPE, LINCE, CERVO, MARMOTTA, UCCELLI ( cornacchia, corvo, poiana..) TOPO CAMPAGNOLO animale serbatoio, infezione renale cronica con escrezione tramite urina (Bell e Scott 1975) tularemia reazione focale + necrosi suppurativa, infiammazione granulomatosa simil tubercolare patogenesi: penetrazione (Pullen e Stuart 1945) via transcutanea via transmucosa via digerente via respiratoria LINFONODI REGIONALI disseminazione intero organismo 7 forme in UOMO - ulceroghiandolare - oculoghiandolare - ghiandolare - orofaringea - polmonare - tifoidea - setticemica sintomi sempre - febbre - brividi e dolori - tosse talvolta - nausea, vomito, diarrea tularemia - recentemente segnalata in Austria, Scandinavia e Spagna - Italia: prime segnalazioni anni ’30, ma la malattia venne identificata nel 1966/67 in seguito a contatto con lepri infette (Bianchi 1966; Rinaldi e Cervio 1967). denunciati altri casi a metà degli anni ’80 sempre tramite contatto con lepri infette, ma anche in seguito al morso di faina o graffio di gatto Toscana andamento malattia a carattere endemico con epidemie saltuarie! nessuna recente segnalazione 13 leptospirosi - mammiferi selvatici, uccelli acquatici - presenza leptospire nelle acque stagnanti territori di caccia - possibilità di contagio per l’uomo influenza aviare - uccelli selvatici, in particolare quelli legati agli ambienti acquatici serbatoi di virus a bassa virulenza per volatili domestici - mancanza di conoscenza sulla prevalenza dei virus LPAI (influenza aviare a bassa virulenza) sottotipi H5 e H7 nelle specie aviarie. influenza aviare fondato sospetto che l’infezione dei domestici originasse dagli uccelli a vita libera, sebbene quasi tutti i virus circolanti nelle popolazioni aviari selvatiche (soprattutto uccelli acquatici) sono a bassa patogenicità “LPAI” e causano infezioni molto lievi o asintomatiche virus a bassa patogenicità appartenenti ai sottotipi H5 o H7 trasmessi ad allevamenti intensivi di galliformi aumento patogenicità ….. effetti della malattia catastrofici con pesanti ripercussioni economiche e sociali (italia 1999-2000) 14 influenza aviare a Hong Kong nel 1997 il virus H5N1 ha causato una malattia similinfluenzale in 18 persone con 6 decessi nel 1999, sempre a Hong Kong, 2 bambini sono stati infettati dal virus H9N2 influenza aviare Olanda (2003) - focolaio di HPAI (Influenza Aviare ad Alta Patogenicità), sottotipo H7N7 colpite oltre 80 persone venute a contatto con polli infetti, con congiuntiviti, forme simil-influenzali (in alcuni casi) e un decesso al 1 febbraio 2004 confermati 13 casi in Asia con 10 decessi influenza aviare • uccelli acquatici principali fonti di tutti i virus influenzali per tutte le altre specie animali • più alto tasso dei virus influenzali anatidi • riscontrato un variabile tasso di infezione in numerose altre specie aviari • in un singolo volatile identificati diversi sottotipi virali contemporaneamente 15 pasteurellosi - agente eziologico: Pasteurella multocida - forme morbose più diffuse e gravi tra i ruminanti selvatici - fattori predisponenti (fame, carenze alimentari, clima avverso) - germe normalmente presente a livello delle vie respiratorie - pleuropolmonite acuta ad esito rapidamente mortale - contagio nell’uomo: ferite imbrattate da materiale infetto toxoplasmosi - lepri in diversi paesi (Nord Europa) - splenomegalia, intumidimento linfonodale, necrosi organi parenchimatosi (fegato e milza) - trasmissione all’uomo: vettori animali (insetti, parassiti), alimenti - descritta ampiamente anche in Italia come causa di mortalità lepri province di Parma, Pavia e Mantova cisticercosi - Cysticercus cellulosae segnalato nel cinghiale - sedi elettive: muscolatura addominale, cuore, lingua, muscoli masticatori, della nuca, intercostali, adduttori degli arti posteriori, muscolatura sternale 16 sindrome da dimagrimento cronico Malattia cronica devastante del cervo Chronic Wasting Disease malattia progressiva, debilitante ad esito infausto specie colpite: cervo mulo - mule deer (Odocoileus hemionus) cervo virginiano - white-tailed deer (Odocoileus virginianus) alce americana - rocky mountain elk (Cervus elaphus nelsoni) l’appartenenza alle ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI TRASMISSIBILI (EST) è stata confermata dalla trasmissione sperimentale ad animali della stessa specie *Williams E.S. & miller M.W. 2002 Chronic Wasting Disease eziologia: come la BSE è molto probabilmente causata da un prione lungo periodo di incubazione non facilita la completa definizione delle caratteristiche della patologia contrariamente a BSE e Scrapie, non vi è certezza assoluta che esistano relazioni tra la CWD e il consumo di alimenti di origine animale contaminati e non sufficientemente trattati sintomi: deperimento organico e alterazioni comportamentali esito letale Chronic Wasting Disease patogenesi: studiata in prove sperimentali ed in casi di infezione naturale omogenato di encefalo (di soggetto malato) somministrato per os Pr PCWD Linfonodi retrofaringei, ileocecali, placche del Peyer SNC: nuclei vagali parasimpatici del midollo allungato danni maggiori nuclei vagali parasimpatici midollo allungato emaciazione (probabilmente) al danno ipotalamico polidipsia lesioni dei nuclei sopraottico e paraventricolare Williams E.S., Miller M.W. (2002) 17 Chronic Wasting Disease localizzazione lesioni - tronco encefalico - ipotalamo - regioni olfattorie della corteccia esame istopatologico - vacuolizzazione dei neuroni - astrocitosi - formazione di placche amiloidi in assenza di reazioni flogistiche e immunitarie Chronic Wasting Disease la CWD è una patologia che, negli Stati Uniti, è presente e coinvolge l’opinione pubblica, sensibilizzata dopo l’allarme BSE in Italia, tale problema non è ancora stato rilevato nulla fa escludere, tuttavia, che in futuro, con il proseguimento delle indagini clinico-epidemiologiche, anche in Italia si rilevino focolai di CWD. Williams E.S., Miller M.W. (2002) trichinellosi trichinellosi umana da T. pseudospiralis primo caso in Europa: sud-est della Francia nucleo familiare cacciatore consumo carni poco cotte di cinghiale 18 trichinellosi - ciclo silvestre - serbatoi: volpe rossa (più importante in Europa), altri carnivori come lupo, orso, mustelidi, … (meno importanti per bassa consistenza delle popolazioni) cinghiale: principale responsabile trasmissione parassita dal ciclo silvestre all’uomo trichinellosi Trichinella in altri erbivori infezione sospetta in un bovino in Cina infezione naturale in una renna (Rangifer tarandus) in Russia infezione naturale in 2 caprioli (Capreolus capreolus) in Croazia trichinellosi passaggio dal ciclo silvestre al ciclo urbano: contatti tra animali selvatici e suini domestici ruolo dei roditori 19 trichinellosi ruolo del cinghiale anello di congiunzione tra ciclo silvestre uomo carni destinate alla alimentazione umana trichinellosi carica infestante UOMO 100 larve/g SUINO 1000 larve/g di tessuto muscolare per dare sintomatologia significativa trichinellosi malattia nell’uomo carni equine importate da Paesi terzi 54,3% focolai urbani con centinaia di casi carni suine 26.1% provenienti da piccole aziende o da animali al pascolo carni di selvaggina (cinghiale) 19.6% piccoli focolai presso famiglie di cacciatori 20 trichinellosi principali segni e sintomi clinici gastroenterici (diarrea, vomito, dolori addominali, flatulenza) 0-40% dei soggetti sistemici (febbre, mialgie, artralgie, edemi, eruzioni cutanee, prurito, mal di testa, emorragie oculari e sottounghiali, sudorazione profusa, ecc.) 0-100% dei soggetti le infezioni nell’uomo possono essere: • • • • inapparenti lievi gravi mortali a seconda di: • carica infestante • reattività dell’ospite • ceppo di trichine in causa trichinellosi Trichinellosi nell’uomo in Paesi della UE negli ultimi 20 anni (Da Pozio, 1998, includendo i dati degli anni 1999 – 2000) - valori minimi stimati - mancanza di possibilità di comparazione tra i dati dei diversi Stati membri - non pervenuti: Austria, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Svezia, Olanda fonte numero di casi Paese suini allevati in aziende a carattere familiare > 1000 suini al pascolo 800 Francia, Germania, Italia,Spagna cinghiali (compresi alcuni casi dovuti a selvaggina diversa) 1300 Francia, Germania, Italia,Spagna equini (importati da paesi terzi) > 3300 totale > 6400 Spagna Francia, Italia trichinellosi • l’incidenza di focolai di trichinellosi sembra in aumento nell’UE • notevole variabilità di dati raccolti da fonti diverse di uno stesso stato • riportati 36 focolai dal 1966 al 1999 di cui 20 nell’ultimo decennio • colpite diverse migliaia di persone 21 trichinellosi modifiche ecologiche a carico delle aree rurali (riduzione numero aziende agricole, vaste aree incolte) aumento numerico popolazioni cinghiali (fino a 9 logaritmi negli ultimi 20 anni) aumento focolai da consumo di carni di cinghiale trichinellosi nel 2000 registrati 88 casi di trichinellosi in Olanda, Germania, Spagna, Regno Unito ed Italia Francia - Novembre 2003: ricoverati a Nizza 5 pazienti affetti da trichinellosi dovuta al consumo di salsiccia di cinghiale cruda Segnalazione Servizi Veterinari Francia- CeRMAS 2003 negli ultimi 10 anni l’incidenza della malattia è drammaticamente aumentata nei paesi dell’Europa dell’est trichinellosi Fonti d’infezione da Trichinella Spp. : Paese Fonte d’infezione Abitudini alimentari Autori Regioni artiche Tricheco, orso polare, balena Carni crude o poco cotte Forbes (2000) Schantz (1992) USA Maiale, selvaggina Salsiccia cruda Messico Maiale Carne poco cotta Cile Maiale Prosciutto crudo e prodotti crudi di carne Argentina Maiale Prodotti poco cotti o affumicati Giappone Selvaggina, orso, canidi, cavallo Consumo di carni crude Cina Maiale, canidi, montone Carni poco cotte o fermentate Francia, Italia Cavallo Preparati di carne cruda Boireau et al. (2000) Germania Maiale Salsicce crude Anders et al. (1990) Ortega-Pierres et al. (2000) Takahashi (2000) da: “Opinion of the Scientific Committee on Veterinary Measures relating to Public Health on Trichinellosis, epidemiology, methods of detection and Trichinella-free pig production” 22 trichinellosi Reg. CE 2075/2005 Allegato I - metodo dell’agitatore magnetico o metodi considerati sufficienti per individuare infestazioni in grado di causare malattia clinica nell’uomo Allegato I METODI di RILEVAMENTO Metodo di riferimento del rilevamento • Metodo dell’agitatore magnetico con digestione artificiale di campioni aggregati Metodi equivalenti • Metodo di digestione artificiale di campioni aggregati/tecniche di sedimentazione • Metodo di digestione di campioni aggregati mediante assistenza meccanica/ tecniche di isolamento mediante filtraggio • Metodo di digestione automatica per campioni aggregati fino a 35 grammi trichinellosi ricerca di Trichinella nel muscolo: in carni fresche da destinarsi al consumo umano. nei muscoli di animali selvatici a scopo di ricerca epidemiologica. ciclo urbano ciclo silvestre (suidi-ratto) (volpi-roditori) 23 trichinellosi tutte le carni di selvaggina diverse da quelle di cinghiale, quali carni di orso, di mammiferi carnivori (compresi mammiferi marini) e rettili, devono essere sottoposte ad analisi mediante il prelievo di campioni di 10 g di muscolo dai seguenti siti di predilezione: i) negli orsi: diaframma, massetere e lingua; ii) nei trichechi: lingua; iii) nei coccodrilli: massetere, muscoli pterigoidei e intercostali; iv) negli uccelli: muscoli del capo (ad esempio massetere e muscoli del collo). f) Il tempo di digestione deve essere sufficientemente lungo da garantire la completa digestione dei tessuti di tali animali, ma non deve superare i 60 minuti. trichinellosi se per particolari metodologie di preparazione non potessero essere utilizzati i muscoli raccomandati, dovrebbero essere saggiati tagli di muscoli alternativi utilizzandone per sicurezza quantitativi maggiori 24 Devitalizzazione delle larve Reg CE 2075/2005 Crioessiccazione trichinellosi metodi di trattamento per il controllo della trichinellosi cottura controllo colore e struttura durante il processo di cottura (indicatore generale di sicurezza) raggiungimento temperatura interna 71°C congelamento tagli fino a 15 cm di spessore: almeno –15°C minimo 20 giorni tagli fino a 50 cm di spessore: –15°C minimo 30 giorni le carni di animali selvatici spesso contengono ceppi di Trichinella resistenti al congelamento che pongono rischi di sanità pubblica anche dopo mesi o anni di congelamento 25 trichinellosi metodi di trattamento per il controllo della trichinellosi la cottura mediante microonde ed i processi di affumicatura salatura ed essiccamento non sono raccomandati per il controllo del parassita nella preparazione di prodotti affumicati salati o essiccati si raccomanda di utilizzare esclusivamente carni ispezionate o certificate libere da Trichinella educazione sanitaria cacciatori corretta preparazione carni precauzione nel consumo di prodotti carnei crudi trichinellosi: considerazioni future • aumento della prevalenza di T. spiralis tra gli animali selvatici che rappresenteranno una spada di Damocle per gli allevamenti di tipo “biologico” in futuro • il mercato globale faciliterà l’introduzione di nuove specie di Trichinella in nuovi paesi • la migrazione delle popolazioni umane introdurrà nuove abitudini alimentari aumentando il rischio di infezioni da Trichinella scarsa possibilità controllo capillare dinamiche patologie della selvaggina spesso in stretto contatto ambiente urbano 26 tossinfezioni alimentari mancanza dati esaustivi sulla responsabilità della selvaggina cacciata nel determinismo di malattie alimentari umane diffusione agenti di tossinfezione alimentare dati epidemiologici non sempre concordi 27 Salmonella frequente causa di malattia in avicoli selvatici in America e in Europa tuttavia dati epidemiologici raccolti dal CeRMAS (2002): bassa percentuale di positività, anche nelle specie avicole, per il nostro Paese ciclo di trasmissione di Salmonella spp. animali selvatici fonti di contaminazione da Salmonella spp. (deiezioni, letame, liquidi di scolo dei macelli, carcasse) animali domestici uomo cibo e bevande Isolamento e tipizzazione di Salmonella negli animali selvatici in Valle d’Aosta (2001-2002) Salmonella specie animale linfonodi feci tasso + - S. kibi tasso + - S. napoli volpe n.t. + S. heidelberg volpe + - S. kibi volpe + - S. enterica subsp houtenae volpe n.t. + S. enterica subsp houtenae volpe n.t. + S. enterica subsp houtenae volpe n.t. + S. heidelberg faina + - S. infantis totale testati totale positivi 221 9 Source: dati CERMAS 2003 28 Escherichia coli O157:H7 cervidi Stati Uniti: carni di daino parzialmente essiccate ed alce ruolo contaminazione fecale in fase di eviscerazione accidentale contaminazione fecale bacini acquatici Yersinia Yersinia pseudotuberculosis (specie avicole selvatiche) Yersinia enterocolitica (saprofita intestinale diverse specie) Campylobacter isolato, in diverse specie selvatiche da penna e da pelo, a livello di linfonodi e intestino Campylobacter jejuni : GRAM - ; sensib pH acido ; distrutto con PASTORIZZAZIONE • germe ubiquitario (diffuso in tutto il mondo) • colpisce animali a sangue caldo • causa più frequente di enterite diarroica di origine alimentare sintomi: diarrea con decorso variabile molti animali portatori asintomatici nell’animale rari i sintomi sistemici possibili e anche gravi in UOMO sindrome simil influenzale dolori addominali, vomito, diarrea (anche emorragica) durata 1 o più settimane 29 patogenesi: 1. 2. replicazione nel tratto intestinale ad una temperatura di 32-45°c fonti contagio ⇛⇛ feci sogg. asintomatici ⇛serbatoi ⇛⇛ feci sogg. malati ⇛⇛ fonti acqua inquinate ⇛⇛ latte crudo ⇛⇛ alimenti contaminati ( >> carne pollame ⇒ insufficiente igiene (sia di macellazione che personale) diagnosi: → diarree frequenti e ricorrenti → sospetto • esame microscopico feci fresche • colture batteriche con terreni specifici per campylobacter in atmosfera a basso contenuto di O2 e t di 42°c prevenzione: → severe norme igieniche per diminuire il più possibile qualsiasi tipo di contaminazione → evitare carni poco cotte e latte crudo Cryptosporidium Inghilterra: una recente indagine su varie specie selvatiche ne evidenzia la presenza a livello intestinale nel 12% dei casi. Sarcosporidium Italia:diverse le segnalazioni di presenza di sarcocisti in muscolo di camoscio e altri ungulati importanza ispezione e controllo sanitario selvaggina • ruolo solo occasionale nella trasmissione di malattie alimentari acute nell’uomo; questa eventualità non può comunque essere ignorata • possibile trasmissione di zoonosi di natura infettiva • possibile trasmissione di zoonosi di natura infestiva • profilassi di malattie infettive ed infestive trasmissibili agli animali di allevamento e all’uomo (polizia veterinaria) • tutela patrimonio nazionale selvatici • garanzia stato di conservazione prodotto e sua genuinità (scopo di ordine annonario) 30 importanza sanitaria selvaggina “piccole quantità” o “pochi capi”: realtà difficilmente controllabili in maniera sistematica rischio sanitario considerevole comportamenti errati fonti di rischi sanitari alcuni di essi contravvengono inoltre a quanto previsto dalla legge • selvaggina non spennata, scuoiata né eviscerata dopo l’uccisione ma solo tenuta in luoghi freddi e asciutti • grossa selvaggina: eviscerazione al termine della giornata di caccia • visceri spesso non conservati per la successiva ispezione • decapitazione della carcassa: sottrazione importanti elementi diagnostici (lingua, masseteri, amigdale, encefalo, …) • mancato rispetto limiti temporali tra abbattimento e trasporto ai centri di raccolta o lavorazione comportamenti errati fonti di rischi sanitari • mancata esecuzione o insufficienti controlli per la trichinellosi nelle carni di cinghiale • contemporanea presenza sui mercati di carni con diversi livelli di garanzia sanitaria • centri di raccolta spesso carenti strutturalmente • confusioni e disordini in merito alla etichettatura (es. carni di cervo in realtà miste a carni di antilopi, gazzelle e canguro) introduzione peste suina classica in ambito CE legata ad importazione di carne di cinghiale etichettata come carne di cervo 31 ruolo dei cacciatori comportamenti spesso consolidati in consuetudini locali qualità delle carni provenienti dalla attività venatoria maggiori conoscenze modalità operative individuazione punti critici ed interventi correttivi predisposizione protocolli operativi adeguati strumenti formazione e informazione basati sull’analisi del rischio comportamenti più consoni nel rispetto delle caratteristiche igienico-sanitarie del prodotto dimensione Europea attività antica quanto l’uomo … 32