Quando l`arte ci dà una mano
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Quando l`arte ci dà una mano
Quando l'arte ci dà una mano ( Libera riflessione circa l'utilizzo in cinofilia del materiale iconografico Capita spesso di leggere, su forum, libri e riviste, studi su materiale iconografico di tipo cinofilo. Certe conclusioni affrettate però, finiscono per non avere alcuna utilità e aumentano la confusione esistente. 44 canidapresa Q ualcuno leggendo il titolo sarà rimasto perplesso, qualcun altro avrà storto il naso. Eppure mettere in relazione l'arte e la cinofilia è un esercizio che può essere spunto per interessanti riflessioni, nonché regalare autentiche sorprese... La storia di ogni razza canina ripercorre all'indietro il tempo e spesso si tratta di secoli, così i vari autori, nel loro pregevole sforzo di documentare quel percorso e dargli un supporto visivo- testimoniale, attingono per quanto possibile al materiale iconografico giunto ai nostri giorni. Ora se l'iconografia è definita un ramo della storia dell'arte che si occupa della descrizione, classificazione di quanto raffigurato nelle opere d'arte, va da sè che il supporto che ne deriva alle tesi storicocinofile, assume una formidabile rilevanza. È con questo approccio che viene condotta l'operazione di illustrazione e documentazione degli ascendenti con i loro caratteri ancestrali. Si passa perciò dall'annotare e attribuire al soggetto ritratto un generico e prudente significato prodromico alla razza in questione, all'illustrazione, attribuzione di ascendenza con relativi caratteri ancestrali. Insomma si arriva a una sorta di certificazione su base documentale che il soggetto osservato è un esemplare della razza trattata. Questa metodologia, un po' frettolosa, figlia spesso dell'eccessivo entusiasmo, ci fa venire il dubbio che, più che uno studio serio del materiale iconografico, se ne faccia un uso distorto a Fig. 1 - Bartolomeo Pinelli: autoritratto campagnolo Fig. 2 - Bartolomeo Pinelli: storia del lotto sostegno di tesi preconcette. Il tutto è facilitato dal fatto che molti dei soggetti si prestano alle interpretazioni dell'osservatore che può trovare in essi punti di contatto con diverse razze. Se con queste affermazioni sono riuscito ad accendere in voi il tormento del dubbio, mi corre l'obbligo di tranquillizzarvi, poichè quanto scritto può essere in gran parte spiegato anche con qualche esempio. Esiste poi la possibilità di approfondire la ricerca, risalire alle fonti, per quanto possibile, per non rimanere vittime delle attribuzioni. Già le attribuzioni… Quasi sempre sono all'origine del problema. Molto spesso infatti il materiale iconografico giunto a noi non ha origine certa. In questi casi le opere d'arte (dipinti, sculture, ecc.) vengono attribuite dagli esperti a un determinato autore. Ora noi comprendiamo facilmente che l'opera, in quanto tale, resta oggettivamente la stessa, ma il suo valore storico-iconografico, cambian- do l'autore, può mutare anche significativamente. Nel caso di materiale con contenuto cinofilo diventa di particolare importanza l'esatta attribuzione dell'autore poiché, avendone la conoscenza, siamo in grado di stabilire una spazio temporale dell'opera e circoscriverne l'area di riferimento. A questa prima attribuzione quasi sempre se ne aggiunge una seconda, questa in chiave specificatamente cinofila. L'opera d'arte, anche se raffigura un cane, quasi sempre non ci fornisce l'indicazione della razza: è l'osservazione del cinofilo che riconduce il soggetto raffigurato a una razza piuttosto che a un'altra. Può capitare perciò di trovarsi di fronte a doppie attribuzioni sbagliate, per cui tutto ciò che ne consegue ha indubbiamente un valore molto relativo. Nelle mie letture cinofile ho notato che ci sono diverse tipologie di autori. Alcuni, che definirei abbastanza prudenti, utilizzano il materiale iconografico a supporto visivo, ma forse sarebbe meglio dire a corredo della loro ricostruzione storica. Altri si lanciano in analisi approfondite con disamine morfologiche che, in qualche caso, portano anche ad azzardare rilievi cinometrici. Quest'ultimo modo di procedere non mi trova assolutamente d'accordo, perchè da un'immagine in scala sconosciuta, senza la presenza di oggetti di uso comune che possano dare l'idea delle dimensioni, si finisce per subire il fascino delle suggestioni. Comunque anche in presenza di altri oggetti il compito sarebbe abbastanza arduo perchè la prospettiva può indurre all'errore. Poi lo dico francamente, occorre contenere le conclusioni che derivano esclusivamente dallo spirito di osservazione, diversamente Fig. 3 Bartolomeo Pinelli: l’uccisione del brigante Bizzarro canidapresa 45 Fig. 4 Bartolomeo Pinelli: il difensore del trace si trasforma questa dote in una sorta di occhiometro omologato (da chi?!). Di conseguenza si assiste talvolta a discutibili osservazioni morfologiche, circa l'altezza, i rapporti cinometrici, andamento degli assi cranio/facciali, ecc. Si arriva anche a indicare, con bocche serrate, il tipo di chiusura delle arcate dentarie. Si riesce a parlare di colori perfino in disegni in bianconero dove, manco a dirlo, il bianco è bianco (appunto) mentre vengono recepite come colori o macchie semplici ombreggiature derivanti dalla sensibilità pittorica dell'autore verso la luce. Sottolineati gli eccessi, resta comunque intatto l'interesse e la validità dell'iconografia per la storia delle razze canine. Non solo perchè quasi sempre i cani rappresentati erano tipici di quel periodo e di quei luoghi, ma perchè di fatto non esiste alternativa. Non dimentichiamo che la funzione illustrativa, oggi in gran parte svolta dai fotografi e cineoperatori, in passato per carenza di supporti tecnici, era demandata ad abili disegnatori, se non agli artisti stessi. Tanto per fare un esempio celebre gli inizi per Howard Carter in Egitto non furono la collaborazione con lord Carnavon e gli scavi che lo portarono alla scoperta della tomba di Tutankhamon, ma un incarico più modesto come disegnatore per illustrare i reperti archeologici in una spedizione finanziata dal British Museum. Si può anche disquisire su quanto sia aderente alla realtà l'attività dell'illustratore. Questo lo si può intuire dall'esame di alcune opere di Bartolomeo Pinelli (1781-1835). La sua attività fu duplice: da una parte illustrare i costumi popolari e la cronaca del suo tempo e dall'altra di illustratore di testi letterari come la divina commedia, la storia romana. I molossi (cane corso) presenti nelle illustrazioni riferibili alla sua prima attività, sono straordinariamente reali, vedi le illustrazioni (fig. n.1, 2, 3). Per contro i molossi intenti a dilaniare il difensore del trace, appaiono ipertrofici rispetto ai primi (fig.4 ). Una spiegazione possibile è quella che i primi non erano i protagonisti della scena, così sono stati riprodotti tali e quali. I secondi appartengono a una scena ricostruita che ha collocazione temporale in epoca romana, essi sono quindi protagonisti e accentuarne la massa muscolare aumenta la forza visiva dell'atrocità del supplizio agli occhi dell'osservatore. Proseguendo nel mio cammino di commentatore critico del materiale iconografico, vorrei soffermarmi sul celebre dipinto di Abraham Cooper “Crib e Rosa” fig 5. Si tratta di una coppia di bull- Fig. 5 - Abrham Cooper Crib e Rosa (1816) 46 canidapresa Fig. 6 - Il bulldog Tyger del duca di Hamilton (incisione del 1770) Il quadro della fig. 7 narra della vicenda di S. Giovanni Nepomuceno (1345-1393). Era confessore della regina di Boemia, moglie di Venceslao IV, sovrano crudele e corrotto. Venceslao pretendeva che Giovanni gli svelasse i segreti della confessione. Giovanni resistette fermamente, nonostante le insistenze e le ripetute minacce di morte, finché un giorno Venceslao dette l'ordine di gettarlo nel fiume Moldava ove si compì il suo martirio. È stato proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1729: è patrono della Boemia, dei confessori e di tutte le persone in pericolo di annegamento. Il quadro, per chi si trovasse in visita alla cattedrale di S. Vito, si trova poco prima dell'imponente monumento funebre in argento dedicato al Santo (fig. 10). fig. 7 - Dipinto del 1800 nella cattedrale di S.Vito a Praga (complesso del castello) canidapresa 47 Fig. 8 - Martin Ferdinand Quadal 1784. Forse si tratta di perro de presa canario dog particolarmente famosa poichè presente in molte opere letterarie a contenuto cinofilo. Essi oltre ad essere presentati come la testimonianza di bulldog di quel tempo (1816), sono presenti in testi riguardanti altre razze. Sarebbe fin troppo facile obbiettare su queste ulteriori letture. Focalizzo invece la mia attenzione proprio sulla loro valenza quali rappresentanti del bulldog che, fin qui, non mi risulta mai essere stata messa in discussione. Osservando infatti la fig. 6, incisione in rame del 1770 che ritrae il duca di Hamilton con il suo bulldog Tyger, non si può non notarne la diversità di tipo rispetto a Crib e Rosa. Un contributo determinante a queste riflessioni mi è venuto dalla recente osservazione di un dipinto presente nella cattedrale di S.Vito in Praga, nel complesso del Castello fig 7. Il quadro illustra i tre momenti salienti della vicenda di S. Giovanni Nepomuceno per la quale vi rimando alla lettura nello spazio apposito vicino alla foto del quadro. La parte che Fig. 9 - Molossiodi rappresentati nel celebre affresco del Mantegna 1467 Camera degli sposi Castello di S. Giorgio (MN) 48 canidapresa ci interessa nella nostra dissertazione in materia cinofila è quella a destra ove si vede un cane in primo piano. La somiglianza con gli attuali american bulldog è straordinaria. Pur avendo impiegato in loco due giornate, in tempi diversi, per avere informazioni sul dipinto non sono riuscito a conoscere il nome dell'autore (il dipinto ha una sigla ). Gli addetti della cattedrale mi hanno comunicato che risale ai primi anni del 1800. Ora, considerando i soggetti delle fig. 6 e 7, mi meraviglio come i soggetti del dipinto di Abram Cooper “Crib e Rosa” fig 5. possano aver goduto di tanta attenzione cinofila, perchè dal raffronto con i primi, mi par di poter dire che più che a due bulldog siamo di fronte a due povere bestie. Ciò detto, un po' più di prudenza non guasterebbe. La responsabilità di chi scrive verso i lettori non è poca cosa, dovendo fare una corretta informazione. Talvolta noto che si scrive con grande (troppa) disinvoltura, certi scritti possono essere anche suggestivi ma, in pratica, non hanno utilità e finiscono per aumentare la confusione già esistente... Renzo Carosio