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Tullio Levi Civita
Note padovane e familiari
(Padova, 1873 - Roma, 1941)
A cura di Mariarosa Davi – Liceo classico Tito Livio (Padova)
Tullio Levi Civita nacque a Padova il 29
marzo 1873 da Giacomo e Bice Lattis. Il
padre aveva lasciato gli studi liceali per
combattere, appena sedicenne, con
Garibaldi. Divenuto avvocato aveva vinto
la causa che nel 1880 permise al Comune
di Padova di acquisire la Cappella degli
Scrovegni, salvandola dalla vendita degli
affreschi di Giotto e dalla demolizione a
cui l’avevano destinata i proprietari.
Giacomo Levi Civita fu sindaco di Padova
dal 1904 al 1910 e diede grande impulso
allo sviluppo economico e urbanistico
della città. Dal 1908 fu nominato
senatore. Nel 1924 il Consiglio comunale
gli dedicò il busto in marmo, opera dello
scultore Augusto Sanavio, che si trova nei
giardini dell’Arena.
Mio caro e illustre amico,
Nel mattino del 29 marzo 1903 mi trovavo nel
tuo antico studio di via Altinate, a Padova, e
tu pazientemente mi dirigevi la mia tesi di
laurea, quando bruscamente la porta si aprì
per lasciare passare la caratteristica e tanto
simpatica figura di Tuo Padre, col sigaro alla
mano; ebbi la ventura di assistere – ospite
involontariamente indiscreto – agli affettuosi
auguri di tanto Padre a tanto Figlio. Questo
episodio, che non si è mai cancellato dalla mia
mente, mi è caro rievocare nel presentarti, o
meglio, rinnovarti, gli auguri per la lieta
ricorrenza: accettali anche in memoria di quel
mattino lontano ormai nel tempo.
(Lettera di Umberto Cisotti a Tullio Levi Civita, 28 marzo 1935)
Giacomo Levi Civita (1846-1922)
Tullio Levi Civita si iscrisse al Tito Livio
nel 1883, quando aveva dieci anni,
entrando direttamente in seconda
ginnasio (corrispondente all’attuale
seconda media). Al ginnasio ebbe come
insegnante di Lettere Luigi Padrin,
studioso dell’umanesimo padovano ed
editore delle opere del preumanista
Albertino Mussato.
Nella lapide dedicata a Luigi Padrin nel
chiostro del Tito Livio si legge : «Con nuovo
lume di critica/ordinava e chiariva gli scritti/
d’un grande patriota soldato e poeta/
l’Alighieri di Padova repubblicana/ Albertino
Mussato».
Come professore di matematica al liceo Tullio
Levi Civita ebbe Paolo Gazzaniga (18531930), di cui poi fu allievo e collega anche
all’Università di Padova. Alla sua morte Levi
Civita lo ricordò così:
Matematico insigne per acume e
dottrina … insegnante
impareggiabile: antico suo scolaro al
liceo e all’università, ne ricordo con
impressione incancellabile e schietta
gratitudine i consigli e gli
incoraggiamenti preziosi.
Un altro allievo del Tito Livio di quegli anni, lo
scrittore Virgilio Brocchi, ebbe per Gazzaniga
parole commosse:
Paolo Gazzaniga fu davvero un
magnifico maestro non solo di
matematica, ma anche di austerità e di
vita. L’ho negli occhi qual era, quando
giovanetto, quasi fanciullo, io lo
guardavo dal mio banco, ritto dinanzi
alla lavagna, alto, pacato, con quella
sua bella testa di artista e di asceta,
con gli occhi tutta luce; e mi riodo
dentro la sua calda voce che si
intenerisce parlando di algebra come
un poeta si intenerisce parlando della
propria passione. E il cuore trabocca di
riconoscenza, di ammirazione, di
affetto.
La lapide che ricorda Paolo Gazzaniga nel chiostro del Tito Livio.
Al Tito Livio Tullio Levi Civita fu sempre uno studente modello. Già il
primo anno, in seconda ginnasio, i suoi voti finali furono quattro 10 e due
9: ottenne così la promozione senza esami e il premio di primo grado.
Anche negli
anni
successivi
Levi Civita fu
sempre tra
gli studenti
migliori. Qui
compare
nell’elenco
dei premiati
del 1885
(terza
ginnasio).
E lo
troviamo tra
i premiati
anche nel
1886
(quarta
ginnasio) e
nel 1887
(quinta
ginnasio) e
così via fino
alla terza
liceo nel
1890. Con
una sola
eccezione …
Per qualche ragione
che non conosciamo
in prima liceo (a.s.
1887-88) Tullio Levi
Civita ebbe un 6 in
condotta nel primo
trimestre che gli
pregiudicò il premio
e la promozione
senza esame. I suoi
voti finali anche
quell’anno furono
comunque ottimi,
cinque 10 e due 9.
L’anno della maturità, il 1890,
Tullio aveva 17 anni, era tra i più giovani
della sua classe di 36 studenti. Allo
scrutinio i suoi voti furono ancora una volta
i migliori di tutta la classe.
Dal 1888 il regolamento d’esame
consentiva la scelta tra matematica e greco
nelle prove scritte. Tullio optò per la
matematica.
Dei suoi compagni solo uno fece la stessa
scelta: Alberto Alessio, di Schio (18721944), che poi, laureatosi in matematica,
divenne docente universitario di geodesia
ed esperto di astronomia nautica (fu anche
ammiraglio). A loro si aggiunse uno
studente privatista, Eugenio Calamani, che
passò l’esame nella sessione di ottobre.
I candidati agli esami di
maturità della sessione
di luglio 1890 furono
103: oltre ai 36
studenti dell’ultima
classe si presentarono
infatti anche 67
privatisti. Quelli che
superarono l'intero
esame a luglio
("licenziati in tutte le
materie") furono solo
30. Anche all'esame i
voti di Tullio furono i
migliori di tutti.
Si iscrisse a Matematica
all’Università di Padova.
Dal suo piano di studi
del 1992-93 risultano fra
i suoi professori, oltre a
Paolo Gazzaniga (Teorica
dei numeri),
Ernesto Padova
(Meccanica razionale),
Giuseppe Veronese
(Geometria), Gregorio
Ricci Curbastro (Fisica
matematica), Francesco
Flores D’Arcais (Analisi
superiore), Antonio
Favaro (Storia delle
matematiche).
Padova, Archivio generale di
Ateneo, Facoltà di Scienze
(sez. Mat.), Fascicoli degli
studenti: Tullio Levi Civita.
Tullio Levi Civita si
laureò con lode in
matematica nel luglio
1894, discutendo la tesi
Sugli invarianti assoluti.
Nello stesso mese
ottenne a pieni voti
anche il Diploma di
Magistero in
matematica, valido per
l’insegnamento.
Padova, Archivio generale di
Ateneo, Facoltà di Scienze (sez.
Mat.), Fascicoli degli studenti:
Tullio Levi Civita.
Ancora studente, nel 1891-92 Tullio
Levi Civita aveva iniziato a
pubblicare studi scientifici. Dopo
un breve incarico all’Università di
Pavia, nel 1897, ad appena 24 anni,
fu nominato professore
straordinario di Meccanica
razionale a Padova. Cinque anni
dopo, il 23 giugno 1902, festeggiò
la promozione ad ordinario con
una sontuosa cena all’Hotel Fanti Stella d’Oro, il più rinomato di
Padova.
L’Hotel Fanti – Stella d’Oro, in piazza
Garibaldi. Fu demolito nel 1926 per far
posto a via Emanuele Filiberto. Anche la
statua di Garibaldi venne spostata.
Fra i 53 partecipanti alla cena, oltre ai
maestri sopra ricordati, ai familiari e agli
amici, fra cui Federigo Enriques, c’era
anche il filosofo positivista Roberto Ardigò
(1828-1920) che gli dedicò questi versi:
In breve cammino
toccasti la meta.
Non sono profeta,
non sono indovino;
ma il cor mi parlò:
- Sarà che, allegrata
di studj fecondi,
la vita ti abbondi,
in lunga giornata,
di gioja, d’onor -.
(Da Pietro Nastasi e Rossana Tazzioli, Tullio Levi Civita,
http://matematica.unibocconi.it/articoli/tullio-levi-civita)
Al brindisi conclusivo, con champagne Moët & Chandon, Levi Civita
rivolse queste parole ai suoi ospiti:
Signori e cari amici,
A molti di voi è nota probabilmente, per non
gradevole esperienza, agli altri sarà in breve
manifesta, la mia singolare imperizia nel
pronunciare quattro parole filate. A questa consueta
condizione si aggiunge ora – emozione del resto
dolcissima – il naturale e legittimo turbamento per
le asserzioni e gli auguri, iperbolicamente cortesi,
che la vostra benevolenza ha escogitato e sottoposto
alla lente rosea di un ottimismo moltiplicatore.
Così stando le cose sarebbe vano ogni mio tentativo
per rispondere in modo anche semplicemente
tollerabile. Ma non posso rinchiudermi nell’aureo
silenzio senza aver prima adempiuto al mio dovere,
lietamente e cordialmente sentito, e ringraziarvi
tutti con cordiale effusione. Dopo ciò, mi si consenta
di compendiare il mio pensiero in un brindisi
elementare:
Bevo, riconoscente, alla vostra salute!
La goliardia padovana
Tullio Levi Civita (a sinistra) e i suoi maestri Francesco Flores
D’Arcais (al centro) e Gregorio Ricci Curbastro (a destra) disegnati
da Sinopico (Raoul Chareun, studente di ingegneria e caricaturista).
Tullio Levi Civita insegnò a Padova
vent’anni. Già nel 1909 gli era stata
offerta una cattedra alla Sapienza di
Roma, allora centro italiano della
matematica, ma aveva rifiutato per non
allontanarsi da Padova e soprattutto
dagli affetti familiari.
Nel 1914 sposò Libera Trevisani (18901973), sua allieva e promettente
matematica che tuttavia, dopo il
matrimonio, preferì affiancare il marito
nei suoi studi senza intraprendere una
carriera propria.
Libera Trevisani
(da https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/138-trevisani-levi-civita-libera)
Il trasferimento dei Levi Civita a Roma avvenne nel gennaio
1919 avendo Tullio ottenuto «per chiara fama» la cattedra
di Analisi superiore (passerà poi quella di Meccanica
razionale). Abitava in via Sardegna 50, in un palazzo dove
nel 1823 si trasferì anche l’amico Federigo Enriques. Da
tempo aveva stretto rapporti di lavoro e d’amicizia con i
principali matematici italiani, come Vito Volterra e Guido
Castelnuovo. Ugo Amaldi, suo amico e biografo, oltre che
collaboratore (pubblicò con lui un fondamentale trattato di
Meccanica Razionale) lo ricordò così:
Matematico nato, nel pieno senso della
parola, egli passava senza sforzo dall'uno
all'altro di campi svariati – dalla meccanica
analitica all'elettromagnetismo, dalla
meccanica celeste alla teoria del calore,
dall'idromeccanica all'elasticità – e ovunque
affrontava problemi precisi ed elevati, per lo
più i problemi fondamentali caratteristici dei
singoli indirizzi considerati.
Vito Volterra e Tullio Levi Civita
Lo scambio epistolare con Einstein nella
primavera del 1915 fu decisivo per la
definizione della struttura matematica
della teoria della relatività.
Le attitudini matematiche di Levi Civita
erano invidiate da Einstein, che in una
lettera del 1917 gli scrisse:
Ammiro il Suo metodo di
calcolo. Deve essere bello
cavalcare sul cavallo della vera
matematica attraverso questi
campi, mentre uno come me
deve accontentarsi di procedere
a piedi.
Si dice che una volta venne chiesto a
Einstein che cosa gli piacesse dell’Italia e
che egli abbia risposto: - Spaghetti e Levi
Civita -. Io posso dire lo stesso.
(Dirk Struik, matematico olandese, 1894-2000)
Caro collega, mi
farebbe piacere se la
prossima volta lei mi
scrivesse in italiano.
Da giovane trascorsi
più di sei mesi in
Italia; ebbi allora
anche il piacere di
visitare la graziosa
cittadina di Padova e
ancor oggi mi fa
piacere utilizzare le
mie modeste
conoscenze della
lingua italiana.
(Einstein a Levi Civita, 17 marzo 1915)
Il rapporto tra Einstein e Levi-Civita, uniti anche dal
comune pacifismo e internazionalismo, continuò nel
tempo, fino all’ultimo incontro a Princeton nel 1936.
Il fascismo cominciò presto a guardare con sospetto
l’autorevole gruppo dei matematici italiani, molti dei quali
ebrei (Levi Civita, Volterra, Castelnuovo, Enriques …).
Nel 1929, il segretario del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, Giovanni Magrini, li liquidò così:
Purtroppo oggi scienziati italiani veramente superiori, ad
eccezione di Marconi, non ve ne sono […] Dei matematici,
dei due ora meglio quotati il migliore, il Levi Civita, è un
comunista convinto e uno squinternato, Volterra è stato
fatto un grand’uomo dalla massoneria internazionale,
come l’Einstein.
Alla fine degli anni Trenta, quando in Italia uscirono le leggi razziali,
Levi Civita era ritenuto uno dei matematici più geniali del mondo.
Era stato invitato più volte all’estero (in Argentina, Austria, Brasile,
Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Uruguay) per
tenere cicli di conferenze. Era socio delle più importanti Accademie,
in Italia e nel mondo. Aveva vinto i principali premi scientifici: la
medaglia d’oro della Società italiana delle Scienze (nel 1903); il
Premio reale dell’Accademia dei Lincei, con Amaldi, nel 1907; la
medaglia Sylvester della Società Reale di Londra (1922); la medaglia
«Dem Verdienste» dell’Università di Amburgo. Era dottore honoris
causa delle Università di Amsterdam, Aachen, CambridgeMassachussets, La Plata, Parigi, Tolosa.
Poderosa è la sua produzione scientifica che ha
costituito il centro di irradiazione delle moderne
ricerche nel campo della fisica matematica, della
meccanica analitica, e dell’analisi tematica […].
Dotato di penetrazione profonda, di un grande
potere di assimilazione, padrone di una cultura
estesissima, trattò un numero immenso di problemi,
lasciando ovunque tracce insigni del suo ingegno.
(Umberto Cisotti e Carlo Somigliana)
Con le prime leggi razziste del 5 settembre 1938, che
decretavano l’espulsione dalla scuola di studenti e docenti
ebrei, Levi Civita fu sospeso dall’università e da tutti gli
incarichi. Venne allontanato anche dalla redazione degli
«Annali della matematica» e, contemporaneamente, dalla
redazione della prestigiosa rivista tedesca «Zentralblatt für
Mathematik». Questo fatto provocò una catena di dimissioni
per protesta da parte di altri redattori di tutto il mondo, che
fondarono negli Stati Uniti una rivista rivale, la «Mathematical
Reviews».
Levi Civita avrebbe potuto trasferirsi all’estero, come gli fu
offerto e come altri scienziati ebrei avevano fatto. Preferì
rimanere, continuando a dedicarsi agli studi, anche se non gli
era consentita alcuna attività, come scrisse nel 1939: «A
causa della campagna antisemita che infuria qui, io non ho
più contatti con il mondo accademico italiano». Questo
«brutale, obbrobrioso ostracismo dalla Scuola» (U. Amaldi), lo
annientò. Le sue condizioni fisiche peggiorarono
rapidamente. Morì di crepacuore il 29 dicembre 1941.
Lettera di sospensione di Levi Civita dalla cattedra all’Università di Roma
(Copia dell’originale dall’Archivio degli eredi Levi Civita)
Nonostante il divieto di commemorazione degli ebrei, l’8 gennaio 1942,
pochi giorni dopo la morte, il Reale Istituto Lombardo di Scienze e
Lettere ricordò Levi Civita con due Cenni commemorativi letti da
Umberto Cisotti e Carlo Somigliana. Quest’ultimo, che era stato collega
e amico di Levi Civita al tempo del suo primo incarico a Pavia, ebbe
anche il coraggio di non tacere la vera causa della sua morte:
L’insegnamento fu per lui una missione, fu la sua
vita. Quando dovette abbandonarlo cominciò per
il Levi Civita una impressionante decadenza
fisica, che non lo abbandonò più.
Non visse che per la scienza e per la scuola. Poco
si curò di quanto avveniva intorno a lui. Ebbe
animo dolce e buonissimo; fu per gli allievi suoi
più che un padre. Si può dire che la
caratteristica essenziale del suo animo fu una
bontà illimitata.
«Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di scienze e Lettere», 1941-42, vol.75
fasc.1, Padova, Biblioteca civica. Alle pag. 110-112 il necrologio di Tullio Levi Civita.
Anche a Padova le leggi razziali colpirono Tullio Levi Civita e
la sua famiglia. All’università il suo nome venne depennato
dall’elenco dei professori emeriti. Nella sede del tribunale
fu staccata (e mai più ricollocata) la lapide a ricordo del
padre, Giacomo.
Morta la madre nel 1927, dei familiari di Tullio rimaneva
solo la sorella minore Ida (1875-1964) con il marito Enrico
Senigaglia, avvocato: il loro unico figlio Renato, volontario
nella Prima guerra mondiale, era morto nel 1920. Quando,
alla fine di novembre del 1943, scattò per gli ebrei l’ordine
di arresto e di confisca dei beni, Ida e il marito si salvarono
nascondendosi a Bologna. In dicembre la casa di via
Altinate 14 venne sequestrata e svuotata del suo
contenuto, benché i beni fossero in comune con la vedova
di Tullio, non ebrea, che nelle carte della questura è
definita «tale Libera Trevisani». Poco dopo l’intero palazzo
fu distrutto dal bombardamento del 30 dicembre 1943.
La casa di via Altinate 14 (oggi 46). Della struttura
originaria è rimasto solo l’arco d’entrata.
Libera Trevisani fu sempre impegnata in molte attività
culturali e nelle associazioni femminili. Aderì alla
Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori
(FILDIS) sorta ufficialmente nel 1922 come sezione
italiana della International Federation University Women
(IFUW) di Londra allo scopo di contribuire al progresso
economico e sociale delle donne. Nel 1944 fu eletta
prima presidente della ricostituita FILDIS dopo che nel
1935 era stata sciolta dal regime fascista. Rimase in
carica fino al 1953. Si impegnò anche a favore
dell’istruzione degli operai delle borgate romane, ai
quali tenne lezioni di inglese e matematica.
(da https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/138-trevisani-levi-civita-libera)
Subito dopo la guerra Libera adottò una bambina,
Susanna Silberstein, unica sopravvissuta di una famiglia
ebraica viennese che era stata arrestata a Firenze e
interamente sterminata nella Shoah. Essendo vedova,
poté dare alla figlia solo il proprio cognome, Trevisani.
Oggi Susanna, il marito Pier Vittorio Ceccherini e i figli
Tullio e Francesca sono gli eredi di Tullio Levi Civita.
Tullio Levi Civita è sepolto nel cimitero del Verano a Roma. La sua tomba accoglie anche i resti della moglie,
di una sua sorella e di una nipote. Accanto, un cippo ricorda la famiglia della figlia adottiva Susanna: il
fratellino, la sorellina, i genitori, la zia paterna e i nonni paterni e materni, tutti uccisi nella Shoah.
Si ringraziano gli eredi di Tullio Levi Civita
per le informazioni, le immagini, i documenti
gentilmente concessi.
Fonti archivistiche:
Archivio del liceo classico Tito Livio (Padova).
Padova, Archivio generale di Ateneo, Facoltà di Scienze (sez. Mat.), Fascicoli degli studenti: Tullio Levi Civita. (Ringrazio Giulia Simone di
avermi gentilmente fornito i documenti).
Archivio di Stato di Padova, Fondo Questura, b. 48, fasc. Senigaglia Enrico, e Fondo Gestione Beni ex ebraici, b. 30 fasc. 2 (Ida Levi
Senigaglia) e b. 39 fasc. 4 (Enrico Senigaglia).
Bibliografia e sitografia:
Mariarosa Davi, Giulia Simone (a cura di), Giacomo Levi Civita e l’ebraismo veneto tra Otto e Novecento, Padova University Press, 2015.
Sandra Linguerri, Raffaella Simili (a cura di), Einstein parla italiano, Bologna, Pendragon, 2008.
Padova. Una storia per immagini, vol.2 (1900-1915), «Il Mattino», 2001.
Francesca Chinello, Paolo Gazzaniga, un matematico dimenticato, tesi di laurea, Università di Padova, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., 1987.
Umberto Cisotti, Carlo Somigliana, Tullio Levi Civita (1873-1941). Cenni commemorativi, «Rendiconti Istituto lombardo di scienze e lettere»,
vol. 75 fasc. 1 (1941-1942).
Paolo Gazzaniga, «Annuario del R. Liceo-Ginnasio Tito Livio in Padova», gennaio-dicembre 1932, pp. 97-111.
- Franco Cardin, Conversazione su Tullio Levi Civita. La grande matematica a Padova, Mathesis, 22 maggio 2015.
http://www.math.unipd.it/~cardin/Titolo-e-Abstract.pdf
- Pietro Nastasi e Rossana Tazzioli, Tullio Levi Civita, http://matematica.unibocconi.it/articoli/tullio-levi-civita
- https://scienzaa2voci.unibo.it/scienzaa2voci/biografie/138-trevisani-levi-civita-libera/gallery_view?id=138-trevisani-levi-civita-libera
- http://www.treccani.it/enciclopedia/tullio-levi-civita_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Scienze)/
- http://rudimatematici-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/03/29/29-marzo-1873-buon-compleanno-tullio/