Rec-PSF57-AFH - Edizioni Biblioteca Francescana
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ARCHIVUM FRANCISCANUM HISTORICUM PERIODICA PUBLICATIO PP. COLLEGII S. BONAVENTURAE Annus 109 Ianuarius - Iunius 2016 - Fasc. 1-2 PROPRIETAS LITTERARIA Fondazione Collegio S. Bonaventura Frati Editori di Quaracchi Via Vecchia di Marino, 28-30 00046 GROTTAFERRATA (Roma) Italia NOTAE BIBLIOGRAPHICAE 411 prima fu terminato il convento nel 1509 e, un anno dopo, la chiesa in stile gotico. Essa fu dedicata all’Annunciazione della B.M.V. e fu consacrata nel 1511 dal vescovo-fondatore Mikołaj Kościelecki. Alla sua morte nel 1518, il vescovo, vestito in abito francescano, fu sepolto nella chiesa dei Frati Minori a Skępe. Il nipote del vescovo nel 1524 costruì nella navata nord della chiesa una cappella dedicata a S. Anna, dove collocò i quadri di S. Anna, S. Francesco e S. Stanislao. La cappella fu consacrata nel 1531 dal vescovo di Płock, Piotr Lubart, il quale consacrò anche gli altari della Madonna di Skępe e dei santi Fabiano, Sebastiano e Floriano nella navata centrale. Nel 1712 la cappella di S. Anna fu restaurata. L’attuale l’altare centrale fu costruito nel 1792, grazie alla promozione del ministro provinciale Hadrian Liszewski. Nel secolo XVIII la chiesa fu ricostruita e furono inseriti elementi barocchi. Nel convento di Skępe, in diversi periodi nei secoli XVII-XIX, si trovavano il noviziato e lo studio teologico. Il convento fu soppresso nel 1864. I frati tornarono solo nel 1933. Nel 1939 il convento di nuovo fu soppresso e occupato dai tedeschi: alcuni frati furono imprigionati ed altri portati ai campi di concentramento di Stutthof e Dachau. A Skępe rimase in un nascondiglio un fratello laico, Wincenty Budzyński, e proprio lui nascose la statua miracolosa della Madonna con le corone. Alcuni soldati tedeschi scoprirono il nascondiglio della statua ma non riuscirono a distruggerla. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1945, i frati tornarono nel convento di Skępe, e anche la Madonna tornò al suo posto. Una parte di questo volume è dedicata alla descrizione della statua della Madonna di Skępe, Regina della Masovia e della Cuiavia. La statua fu scolpita nel legno nel 1496, in un’officina di Poznań; è policroma, in stile gotico, di 86 cm. La statua raffigura una giovane ragazza, in stato di gravidanza; in piedi, con la testa leggermente inclinata a sinistra; sul capo una corona d’oro, dono di Benedetto XIV, e sotto i suoi piedi una luna d’argento, dono dei fedeli. Il 18 maggio 1755 la statua della Madonna di Skępe fu incoronata dal vescovo di Chełm, Fabian Pląskowski, con le corone papali di Benedetto XIV. Il più grande diffusore del culto mariano fu il guardiano Franciszek Radoński, autore delle antifone mariane “Ave stella matutina” e “Sub Tuum praesidium”. Nel 1980 le corone della Madonna sono state rubate. L’8 settembre 1984 la statua miracolosa della Madonna è stata ricoronata dal vescovo di Płock, Bogdan Sikorski. Nel 2005 i frati festeggiarono il 250° anniversario dell’incoronazione della statua della Madonna di Skępe e l’anno scorso il 260°, organizzato dal guardiano Dobromil M. Godzik. Il libro è arricchito di belle fotografie a colori, che rappresentano il santuario mariano di Skępe con la sua miracolosa statua della Madonna del Parto. B. F. * SOLVI, DANIELE. – Uomini celesti e angeli terrestri. Una lettura francescana dei Fioretti. – 20121 Milano, Edizioni Biblioteca Francescana ([email protected]), Piazza Sant’Angelo 2, 2015. – 180 x 120 mm, 144 p. – (Presenza di san Francesco 57).- € 11,00. – Daniele Solvi, autore del piccolo libro in oggetto, propone una lettura francescana dei Fioretti di san Francesco, celebre opera medievale di ampia divulgazione sulle origini del francescanesimo, il cui fascino risulta inossidabile dal punto di vista letterario e contenutistico. Infatti, oltre la comprovata bellezza e armonia delle forme letterarie, la sua originalità risiede nella semplicità e genuinità dei fatti raccontati in forma 412 NOTAE BIBLIOGRAPHICAE attraente e pittoresca, che non possono non suscitare l’immaginazione del lettore. Quest’opera è la traduzione parziale di una fonte latina conosciuta con il nome di Actus Beati Francisci (1327-40 ca.), traduzione che si colloca tra la composizione della Cronaca dei ventiquattro generali (1365) e del Libro delle conformità (1385-90) di Bartolomeo da Pisa. Si tratta di una raccolta di racconti sulla vita di Francesco e dei primi compagni (Bernardo, Egidio, Filippo Longo, Silvestro, Rufino, Giovanni della Cappella, Masseo, Leone, etc.) e dei frati appartenenti alla provincia delle Marche che vissero tra la fine del sec. XIII e l’inizio del sec. XIV. Pur non avendo intento biografico, l’obiettivo è comunque quello di presentare Francesco d’Assisi conformato a Cristo. Benchè i 53 capitoli dei Fioretti costituiscano la traduzione degli Actus – anche se non vi è una traduzione meccanica e fedele delle forme latine –, la tradizione manoscritta appare più fiorente di quella della fonte. In effetti, se la prima edizione integrale degli Actus apparve solo nel 1902, dei Fioretti, invece, si possono contare già molte edizioni a stampa prima del 1500; inoltre, gli esemplari manoscritti degli Actus giunti fino a noi sono in numero inferiore rispetto a quelli dei Fioretti. Non a caso, infatti, nella fortunata raccolta delle Fonti Francescane è pubblicata l’edizione dei Fioretti (da cui Daniele Solvi trae le citazioni degli Scritti e delle biografie di Francesco e Chiara d’Assisi) e non un’edizione degli Actus, dimostrando così che il rapporto tra Actus e Fioretti si è ridotto a una semplice identificazione tra la fonte e la traduzione-volgarizzamento, senza più considerare, in modo distinto, le finalità delle due opere, pur nella consapevolezza ormai acquisita del tipo di rapporto che esiste tra le due. Non sarebbe da sottovalutare, infatti, che il volgarizzamento fu redatto durante la grave crisi del Grande Scisma d’Occidente e che il profondo mutamento del quadro storico-religioso che si determina tra il tempo della stesura degli Actus e i Fioretti non è un elemento indifferente nella comprensione del significato delle due opere. Basti pensare, infatti, ai destinatari: mentre gli Actus si rivolgono principalmente ai frati dotti, i Fioretti, invece, si offrono per un pubblico più ampio, ossia il popolo, come rimedio e fuga da quella terribile storia, con la relativa possibilità di riscoperta del vero senso di santità (cf. p. 13). L’intento di Daniele Solvi è di evidenziare in che modo l’insegnamento spirituale di questa celebre opera sia rispondente all’esperienza di Francesco, testimoniata nei suoi Scritti e conservata, seppur parzialmente, nella memoria agiografica (cf. 24). Così, attraverso la proposta di alcuni brani tra i più significativi dei Fioretti, egli cerca di dimostrare, alla luce della critica storica e senza alcuna forzatura, che nonostante il modesto valore quanto alla credibilità dei fatti narrati, l’opera si pone in una logica di continuità nell’alveo dell’esperienza sanfrancescana e minoritica, e «nonostante arrivi a distanza di oltre un secolo dai fatti narrati, è tra i testi più originali nella agiografia francescana» (11-2). Il libro si snoda in nove capitoli (1. I Fioretti di san Francesco: sette secoli d’incanto; 2. I Fioretti e la spiritualità di Francesco: un incontro possibile; 3. Diventare figli nel Figlio: la cristiformità di Francesco; 4. Solo Dio basta: il senso della conversione; 5. Povere signore: Francesco con o contro le donne?; 6. Mandati al mondo: missione di Cristo e missione dei frati; 7: Affidarsi a Dio: la povertà francescana; 8. Il Dio paziente: Francesco e gli infedeli; 9. Il Dio lebbroso: la minorità come servizio) e ripercorre i temi più interessanti dell’esperienza spirituale di Francesco e dei suoi seguaci. Il testo si chiude con una bibliografia essenziale divisa in nove sezioni corrispondenti ai NOTAE BIBLIOGRAPHICAE 413 nove capitoli (133-43). Il merito di Daniele Solvi è di aver riproposto un’opera che esalta la santità dei personaggi, «uomini celesti e angeli terrestri» (cf. Fior 11, 27, 29, 44), le cui virtù umane eccellono a tal punto da confondersi con quelle divine, «perché nella contemplazione la loro anima è costantemente alla presenza di Dio e nella vita pubblica è lo Spirito a parlare e operare in loro, dopo aver preso dimora nei loro cuori. In questo senso si può dire» – riprendendo le parole di G. Davico Bonino – «che i Fioretti sono il poema di una nuova, armonica fusione tra divino e umano» (17-8). ALESSANDRO MASTROMATTEO, OFM Pontificia Università Antonianum, Roma * SOTO PÉREZ, JOSÉ LUIS [OFM]. – Junípero Serra en la vida y obra de Lino Gómez Canedo. – 15705 Santiago de Compostela, Provincia OFM de Santiago, Campillo de San Francisco 3, España, 2015. – 240 x 170 mm, 339 p., ilustr. b/n. – (Erudición y Conventualidad 1).- s.i.p. – El libro que reseñamos está dedicado al insigne estudioso e historiador franciscano Lino Gómez Canedo (1908-90) que dedicó su actividad investigadora y académica a la historia del franciscanismo en América y a las misiones franciscanas en Venezuela, Perú, México y California Alta y Baja, como atestiguan sus publicaciones respectivas, y no sólo las dedicadas a Junípero Serra (canonizado el 23 de septiembre de 2015) y de su primer biógrafo, discípulo y compañero, Fr. Francisco Palou (cf. pp. 15-7; 128-30; 146-50; 174-7); se puede ver la referencia a su obra en pp. 117-55 y en los correspondientes grabados reunidos en el apéndice III (237-90) donde se reproducen las portadas de sus textos editados. Entre ellos también su actividad en la Academy of American Franciscan History (cf. su presencia y participación en los “Serra Award”, 209-32, espigada de su diario) o su tarea de editor de los escritos y biografías de san Francisco editadas por la BAC en el lejano 1945. Hay otras muchas publicaciones y traducciones dedicadas a los archivos de la historia de América (México, Puerto Rico, Venezuela), los colegios de Propaganda Fide, las misiones de Sierra Gorda, o la reflexión sobre “la evangelización y conquista” desde la experiencia franciscana, incluida la administración franciscana en la Baja California, o la educación y la promoción social, el epistolario de Fray Toribio Motolinía. Visto este panorama resumido, creemos que el libro es conmemorativo del P. Lino Gómez Canedo más que de Junípero Serra, sin pretender un análisis historiográfico de la extensa obra del autor conmemorado, la publicada y la inédita, siguiendo su “diario” y su correspondencia, e incluso los preparativos y movimientos para realizar un monumento a Junípero Serra, que no se llegó a concretar, en el estado de Veracruz; también los episodios de la muerte del P. Lino y su sepultura en la iglesia de San Francisco de Tilaco (en el año 2005, estado de Querétaro). El P. Lino Gómez Canedo mantuvo también contactos con los colegas estadounidenses Zephyrin Engelhardt (10, 16), Maynard Geiger (67-8, autor de una biografía de Junípero Serra, cf. 138-40, 164) y el belga Charles Maximin J.G. Piette (cf. 30-4). En resumen, un libro que permite saber con detalle los muchos trabajos e investigaciones llevadas a cabo a lo largo de su fecunda vida, que con motivo de Junípero Serra, ofrecen un panorama sobre la investigación de Lino Gómez Canedo dedicada a las misiones franciscanas en California y México. R. S.