Torno da mia madre

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Torno da mia madre
Torno da mia madre
DATA USCITA: 25 agosto 2016 GENERE: Commedia
REGIA: Eric Lavaine ATTORI: Alexandra Lamy, Josiane Balasko, Mathilde
Seigner PAESE: Francia DURATA: 91 minuti
Stéphanie alla soglia dei quarant’anni è tornata a vivere con sua madre. Fino a
pochi mesi prima aveva tutto ciò che potesse desiderare dalla vita, una carriera di
architetto in rapida ascesa e un matrimonio felice. Poi tutto è cambiato. In seguito
al fallimento del suo cliente ha perso il lavoro e la sua vita matrimoniale è andata in
pezzi, così senza soldi e con il cuore in frantumi è tornata indietro sui suoi passi ed
è stata costretta a chiedere asilo a sua madre, che l’ha accolta a braccia aperte ma
naturalmente alle sue condizioni. La vita dell’anziana Jacqueline è infatti scandita
da ritmi lenti e impegni improrogabili con i pasti e con i suoi programmi preferiti,
che mal si conciliano con quelli di Stéphanie, alla frenetica ricerca di un lavoro per
ritrovare al più presto la sua libertà.
A questo si aggiunge il fatto che per tutto il tempo in cui le due donne hanno
vissuto divise sono cresciute, sono cambiate e nuove persone sono entrate nelle
loro vite, e questo vale soprattutto per Jacqueline che, dopo la morte di suo marito,
ha iniziato una relazione sentimentale clandestina con un altro uomo. Nulla di
scandaloso vista la sua età e il suo stato di vedova ma per ragioni imperscrutabili,
la donna non riesce a confessare ai suoi figli di aver trovato un nuovo amore e si
barcamena tra mille escamotage per incontrare il suo amante senza farsi scoprire
da Stéphanie, che ora vive sotto il suo tetto. E gli altri due figli non le facilitano
certo il compito non perdendo neanche un’occasione in cui sono seduti allo stesso
tavolo per vomitarsi addosso malumori, ostilità e vecchi rancori.
Questo è il quadretto familiare dipinto da Eric Lavaine, che racconta i drammi che
serpeggiano in una famiglia come tante mentre sullo sfondo imperversa una crisi
economica sempre più difficile da sopportare, che tarpa le ali e nega
l’indipendenza economica.
Stéphanie è il ritratto perfetto della “generazione boomerang”, quella degli adulti
che in seguito a un licenziamento o a una rottura sentimentale tornano a casa dai
genitori dopo aver vissuto una vita indipendente, e oltre al peso del fallimento si
trovano a fronteggiare tutti i malesseri della vita familiare che si erano lasciati alle
spalle insieme alla loro infanzia. Eric Lavaine parla di sciogliere i nodi del passato
per affrontare i problemi del presente con coraggio, affrontando i propri cari con
onestà, senza più nascondere la polvere sotto al tappeto, ma trasformando le
discussioni in contrasti costruttivi. Il plot è il più semplice che si possa immaginare
ma l’analisi che fa Lavaine della psicologia familiare è profonda, accurata e
perfettamente incarnata dai suoi interpreti, che abbracciano il loro ruolo con
spontaneità, incarnando perfettamente i tormenti di una generazione che non trova
pace e che lascia ai propri genitori la spensieratezza di vivere l’amore e godere a
pieno della vita. (www.sentieriselvaggi.it)
Commedia leggera? Forse, ma che fa pensare
Ci sono commedie che nascono dall'affondo della scrittura al di fuori della comfort
zone di un personaggio, là dove è più vulnerabile, scoperto, talvolta letteralmente
nudo. Sono fatte di spregiudicatezza e di un pizzico di cattiveria e portano a
risultati comici o tragicomici.
Torno da mia madre non appartiene a questa categoria: il perimetro della sua zona
d'appartenenza è circoscritto e il copione non si avventura mai oltre, pur
rasentando i bordi in molte occasioni e dunque lasciando intravedere le possibilità
in tal senso. Al centro del film di Eric Lavaine c'è il tavolo della sala da pranzo,
emblema della famiglia e di una commedia che passa attraverso il dialogo e le
relazioni. Una commedia leggera, dunque, non nel senso della farsa degli equivoci
(anche se questo aspetto è presente, affidato a una Josiane Balasko in ottima
forma), ma proprio di una penna che non calca la mano, che tampona con la
tenerezza e un goccio di malinconia ogni piccola deriva, e non conosce
spietatezza.
Il registro è quello del naturalismo e dello specchio della quotidianità, con la
volontà di non dimenticare nel conto elementi di reale attualità come la crisi
economica, la difficoltà di reinserirsi nel mondo del lavoro che incontra una donna
non più giovanissima e la piccola grande sofferenza che le comporta separarsi dal
figlio, anche per poco, e nonostante il buon rapporto con l'ex. Sono ami, però, che
il regista appende alla lenza e poi dimentica di controllare se hanno prodotto un
esito, se qualcosa ha abboccato. Il film di Lavaine, infatti, sembra scordare, dalla
metà in poi, i problemi sociali e identitari di Stéphanie per concentrarsi sul segreto
della madre e sulla cronaca famigliare che ne deriva. Appurato il raggio d'azione,
sarà facile apprezzare di questo film le sfumature di verità e il gioco di classe delle
tre interpreti femminili. (mymovies.it)