Prodotto4BLS Orazione nell`Orto2
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Giovanni Bellini ORAZIONE NELL’ORTO Laura Campagnola Marta Greco Alessandra Prosdocimo 4^B Liceo Scientifico_ A.S. 2013/2014 ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون _Il Monte Oliveto, la sommità, l’arrivo_araboال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور ,ال زي تون ج بل _ال طور Orazione nell’Orto L’OPERA 2|Pagina Orazione nell’Orto Titolo: Orazione nell’ Orto Genere artistico: sacro Soggetto: _ Cristo in preghiera nell'Orto degli Olivi Datazione: 1465-1470 d.C. Corrente artistica: _ Rinascimento veneziano L’incontro tra Venezia e l’arte rinascimentale avviene un po’ più tardi rispetto ad altre località italiane. Per buona parte del Quattrocento a Venezia si respira ancora aria di stile bizantino, mentre le sole novità sono l’introduzione di alcuni elementi gotici filtrati soprattutto attraverso i contatti con l’area tedesca. Nella seconda metà del Quattrocento il rinascimento inizia a comparire grazie alla presenza a Venezia di Antonello da Messina e grazie ai contatti tra la famiglia Bellini e Andrea Mantegna. Quest’ultimo aveva sposato la figlia del pittore Jacopo Bellini, nonché sorella di Gentile e Giovanni, anche loro pittori come il padre. Fu soprattutto Giovanni Bellini a sintetizzare gli elementi appresi da Mantegna e da Antonello da Messina in uno stile del tutto nuovo, in cui non erano esenti alcune reminescenze tardo gotiche. Questo nuovo stile, che dà luogo ad un rinascimento che possiamo definire veneziano, consisteva in un uso del tutto nuovo del colore, che diede vita a quella pittura definita tonale. Rinascimento fiorentino vs rinascimento veneziano La differenza tra il rinascimento fiorentino e quello veneziano è essenzialmente basata su una diversa concezione di bellezza. Il bello può avere due finalità principali: produrre un piacere intellettuale o produrre un piacere fisico, sensoriale. L’arte fiorentina nasce come ricerca di una bellezza che è soprattutto perfezione ideale, quindi di natura più intellettuale che sensoriale. Il clima che si respira a Venezia, soprattutto 3|Pagina Orazione nell’Orto nel Cinquecento è ben diverso: la bellezza ha una sua natura e finalità legata più ai sensi che all’intelletto. Questa diversa concezione estetica è anche il motivo per cui a Firenze si diede più importanza al disegno nella pratica pittorica, mentre a Venezia si diede più importanza al colore. Il disegno è la trascrizione del nostro pensiero del reale, mentre il colore fa sì che l’immagine che vediamo in un quadro ci trasmetta anche sensazioni tattili rendendo l’immagine un qualcosa di reale e non solo la rappresentazione di una finta realtà. Autore: _ Giovanni Bellini (ca 1435-1516 d.C.) Nato a Venezia attorno al 1435, Giovanni Bellini, noto anche con il nome di Giambellino, divenne uno dei principali innovatori della pittura veneziana introducendo nell’ambiente lagunare le novità dell’arte rinascimentale. Figlio del pittore Jacopo, costituisce, insieme al fratello Gentile, la più importante famiglia di pittori di Venezia, tra l’altro imparentata anche con Andrea Mantenga che sposò una sorella di Giovanni Bellini. Il padre era stato allievo di Gentile da Fabriano e nella sua pittura sono chiaramente ravvisabili gli elementi stilistici tardo gotici che, del resto, sono presenti in quasi tutta la pittura veneta del tempo. Giovanni Bellini partendo da questi elementi tordo gotici, riesce a fare una sintesi originale con il senso della spazialità rinascimentale appreso dal Mantegna. Ma il risultato al quale giunge è decisamente originale e alla base della futura pittura veneziana del Cinquecento. Dall’arte di Giovanni Bellini ha infatti inizio la grande pittura veneziana, una pittura fatta di colore e di luce, che verrà poi proseguita da Giorgione e da Tiziano. La fama dell'artista, in continua ascesa, lo portò in particolare ad essere nominato pittore ufficiale della Repubblica veneziana nel 1483. Morì il 29 novembre 1516. Tecnica: _ tempera su tavola questo tipo di tecnica di solito viene impiegato su un supporto ligneo. La superficie della tavola prima di essere dipinta viene ricoperta da un impasto composto da gesso mescolato a colla animale. Questo impasto viene steso con la spatola sulla superficie della tavola e una 4|Pagina Orazione nell’Orto volta essiccato viene levigato. Il disegno viene poi riportato sulla tavola. Mediante l'uso dei colori a tempera, formati da un impasto di polvere colorata acqua e colla oppure di polvere colorata tuorlo d'uovo e acqua, si può dipingere il soggetto. Dimensioni: _ 81 x 127 cm Committenza: _ Ignota Non si conoscono le circostanze della creazione del dipinto che, però, derivò da una composizione di Andrea Mantegna. Quest'ultimo aveva, infatti, già trattato in due riprese il tema del Cristo in preghiera nell'Orto degli Olivi, in un'opera conservata alla National Gallery di Londra, dalla quale probabilmente deriva un disegno di Jacopo Bellini, e nella predella della pala di San Zeno, oggi al Musée des Beaux-Arts di Tours. Collocazione: _ National Gallery, Londra Nel XVII secolo il dipinto figurava nella collezione del console britannico a Venezia, Smith, che la esportò a Londra dove entrò a far parte della raccolta di J. Reynolds con l'attribuzione a Mantegna. Nel 1863 l'intera collezione passò alla National Gallery di Londra, a quel tempo dedita ad una politica di incremento nell'acquisizione di opere italiane del XV e XVI secolo. Analisi denotativa: Il dipinto raffigura Gesù inginocchiato in preghiera su uno sperone rialzato del monte degli Ulivi mentre sotto di lui stanno tre discepoli addormentati (Pietro, Giacomo e Giovanni). Gesù si rivolge in cielo a un angelo che gli appare reggendo il calice eucaristico.Sullo sfondo possiamo notare la presenza di due città una in alto a destra l'altra in alto a sinistra , al centro invece si scorge un gruppo di nomadi. In primo piano invece possiamo vedere un albero secco. 5|Pagina Orazione nell’Orto Analisi connotativa: Guardando il dipinto osservo il Cristo è inginocchiato di spalle, davanti ad una roccia, questa roccia possiede delle linee rotonde e morbide, è priva di spigoli. Dietro noto tre personaggi addormentati: gli Apostoli, che sono sistemati in primo piano. Agli argini del fiume infine, noto un gruppo soldati. Il paesaggio riporta maggiormente al vero e anche gli edifici sono reali costruzioni del tempo. Infine in alto a destra, quasi in trasparenza noto l’angelo che porge il calice a Gesù, illuminato dalla vivace luce dell’aurora. Da tener ben presente è il fatto che, subito si nota, Gesù non ha l’aureola; questo ci riconduce alla visione dell’antropocentrismo che in quel tempo si stava diffondendo molto in tutta Europa. Questa visione ha come incipit l’uomo, l’uomo è difatti al centro di ogni cosa ed è proprio lui il fondamentale protagonista. Così si vuole ricordare che Gesù prima di diventare nostro Maestro e Salvatore era un uomo proprio come tutti noi, questo è il perché dell’assenza dell’aureola sul suo capo. Lettura iconografica: In questo dipinto possiamo notare una caratterisctica fondamentale del nostro autore: l'uomo è solo una parte del mondo naturale. Il dipinto raffigura Gesù inginocchiato in preghiera su uno sperone rialzato , mentre sotto di lui stanno tre discepoli addormentati. Questi tre discepoli si presentano in posizioni scomode e due di essi hanno l'aureula. Si potrebbe intuire la presenza di Giovanni, perchè è il più giovane dei tre Pietro e Giacomo.Gesù ( il quale si presenta con le mani giunte , la barba lunga e i capelli anchessi lunghi) si rivolge in cielo a un angelo che gli appare reggendo il calice eucaristico. Il paesaggio in particolar modo ha perso ogni artificiosità attendendosi maggiormente al vero e anche gli edifici non sono più dotta rievocazione dell'adorata Antichità, ma costruzioni del tempo. La luce è un altro fattore importantissimo in questo quadro infatti Bellini vi gioca per formare la prospettiva cromatica con l'utilizzo dei colori caldi e freddi. La luce dell'aurora indora le nubi facendosi strada dal lontano orizzonte, ma non è l'unica fonte di luce del dipinto. Ve n'è infatti un'altra che investe da tergo il Cristo: una luce calda e dorata che pervade tutte le cose e le unifica.Possiamo notare che questo dipinto è molto simile al quadro di Mantegna:Analoghe sono l’impostazione prospettica, la composizione ed il punto 6|Pagina Orazione nell’Orto di vista; profondamente diversi lo stile e, soprattutto, l’interpretazione della scena. Il tocco di Mantegna pare da scultore, atto a modellare ogni cosa in maniera solida: l’evento è collocato in una natura pietrosa e, tra rocce nude e scheggiate, viene accuratamente evitata una gradevole ambientazione fra le piante. Persino gli ulivi sono ridotti ad un lieve arbusto accanto ai tre apostoli dormienti e ad un tronco scheletrico “abitato” da un corvo. Lettura iconologica: _ interpretazione religiosa In questo passo del vangelo ritroviamo a pieno l’episodio dal quale si è ispirato Bellini per la sua opera. ‘’ Vennero a un podere, detto Getsemani, e Gesù disse ai suoi discepoli: Sedete qui, mentre io pregherò. E presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, cominciò a sentire spavento e angoscia. E disse loro: L'anima mia è triste da morirne; rimanete qui e vegliate. *E andato un poco avanti, si prostrò a terra, e pregava che se fosse possibile quell'ora passasse da lui. E diceva: Abba! Padre! Tutto ti è possibile: allontana da me questo calice; tuttavia non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu. Poi torna e li trova addormentati. Dice a Pietro: Simone, dormi? Non hai potuto vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tent6azione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. E di nuovo allontanatosi, pregò dicendo le stesse parole. E ritornato, li trovò ancora addormentati, perché gli occhi loro erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Ritornò una terza volta e disse loro: Dormite ora e riposate. Basta, l'ora è giunta; il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, il traditore è qui’’. Vangelo di Marco, capitolo XIV _ interpretazione tecnico- scientifica Bellini e Mategna Il dipinto venne eseguito nel momento in cui Giovanni Bellini si stava distaccando dallo stile tardogotico del padre per avvicinarsi alla sensibilità innovatrice di Andrea Mantegna. Infatti quest'ultimo aveva già trattato in due riprese il tema del Cristo in preghiera nell'Orto degli Olivi, in un'opera conservata anch'essa alla National Gallery di Londra e dalla quale probabilmente deriva un disegno di Jacopo Bellini, e nella predella della pala di San Zeno, oggi al Musée des Beaux-Arts di Tours. 7|Pagina Orazione nell’Orto Teatro dell'evento sacro in ambedue le tavole è il paesaggio che per Mantegna è il luogo dove si verifica la scena storica, mentre per Bellini diviene autonomo. Il minimo dettaglio è tangibile in questa sua opera, nella quale l'elevazione dello spirito è accentuata dalle nubi grigie e dal tramonto rosseggiante, che preannuncia la passione di Cristo. “È alla luce drammatica dell'alba e del tramonto che Bellini ricorre nelle sue prime opere e in quelle successive ogni volta che vuole rendere con maggiore intensità ed emozione la scena rappresentata”. K. Clarke La netta scansione dei piani rivela l'interesse del pittore per la ricerca di Piero della Francesca. Ma è soprattutto l'attenzione alla natura, alla quale si aggiunge l'atmosfera mistica, a fare di questa tavola un'opera tipicamente belliniana. Segno e linea: In questo dipinto possiamo notare un segno molto morbido dato dalle colline e dalle rocce, che diversamente da altri sono smussate. La linea è prevalentemente curva. La linea di forza è la diagonale che va dalla sinistra inferiore fino alla destra superiore, l'occhio ci induce a guardare il dipinto seguendo questa linea. In Primis notiamo gli apostoli che stanno dormendo, successivamente Gesù in posizione di preghiera, e per finire il nostro sguardo si rivolge alla città di Gerusalemme. Colore: L’artista dispone in primo piano i colori caldi, nell’ultimo quelli freddi e nelle posizioni intermedie quei colori che, ben dosati, costituiscono il graduale passaggio dagli uni agli altri. I colori caldi,infatti, danno l’impressione di venire in avanti rispetto al piano del quadro (colori salienti), quelli freddi, al contrario, sembrano arretrare, spingersi indietro (colori rientranti). Tale invenzione belliniana sarà alla base della pittura tonale dei Veneti: pittura in cui il colore e la luce creano un effetto di spazialità nuovo, senza far ricorso alle architetture in prospettiva né alle sfumature leonardesche. Semplicemente i piani si staccano tra loro perché hanno un diverso grado di luminosità. Figure chiare su sfondi scuri o viceversa, in modo che l’occhio è naturalmente portato a percepire ciò che è avanti o indietro per il semplice fatto che cambia il tono del colore. Il tonalismo veneto, inoltre, portò ad una prima teoria dei contrasti tonali 8|Pagina Orazione nell’Orto tra i colori complementari. In pratica, accostando opportunamente i colori tra loro, si ottiene una vivacità cromatica più intensa dei colori stessi. Luce: _ Diffusa La luce aranciata dell’aurora indora i bordi delle nuvole facendosi strada dal lontano orizzonte. Essa illumina già le zone più elevate e fa brillare i contorni dell’angelo che porge a Gesù il calice. Il sole sta per sorgere e lentamente l’oscurità della notte comincia a dissiparsi pur lasciando gran parte del paesaggio nel freddo delle ombre. La luce naturale, però, non è la sola fonte luminosa del dipinto. Vi è infatti un’altra luce che investe da dietro Gesù: una calda luce diffusa che pervade tutte le cose e le unifica. Superficie: _ non sono state effettuate ristrutturazioni o modifiche ma ora lo stato dell’opera non è particolarmente noto Volume e spazio: La presenza del Chiaro-Scuro delinea chiaramente la volumetrica dei corpi e dello spazio dando un senso di forte realismo della scena. Le nuvole dipinte con i colori dell'alba fa chiaramente capire anche il tempo in cui la scena prende luogo. Bellini inoltre utilizza la prospettiva cromatica perseguita, cioè, mediante l'uso esclusivo dei colori. I colori caldi danno l'impressione di avanzare mentre quelli freddi di arretrare dando così profondità al dipinto.La profondità di questo dipinto è data dalla sinuosità delle strade e dal disegno dello steccato sulla destra . Sullo sfondo possiamo notare delle piccole città la prima in terzo piano sulla sinistra mentre le altre due sullo sfondo poste al centro e alla destra del dipinto. Composizione e tipologia formale: innanzitutto da notare la profondità che è data dalla sinuosità delle strade e dal disegno dello steccato sulla destra, ma, in special 9|Pagina Orazione nell’Orto modo, dall’uso sapiente dei colori caldi, per i primi piani, e dei colori freddi per i piani successivi. Con Giovanni Bellini si ha l’impiego, della prospettiva cromatica perseguita, cioè, con i soli mezzi del colore. L’artista dispone in primo piano i colori caldi, nell’ultimo quelli freddi e nelle posizioni intermedie quei colori che, ben dosati, costituiscono il graduale passaggio dagli uni agli altri. Infatti i colori caldi danno l’impressione di venire avanti rispetto al piano del quadro (e sono perciò detti anche salienti), quelli freddi, al contrario, sembrano recedere, spingersi indietro (sono perciò detti rientranti). La forma del dipinto è rettangolare di conseguenza la visione del quadro va da sinistra a destra. La composizione è organizzata secondo la successione netta dei vari piani. LA linea utilizzata maggiormente è la linea curva, che rende il tutto morbido e naturale. In una prima osservazione del dipinto notiamo Gesù posto al centro del quadro, in un secondo momento l'occhio si sposta in alto a sinistra dove notiamo una città ed infine notiamo gli apostoli che sono situati in primo piano. 10 | P a g i n a Orazione nell’Orto 11 | P a g i n a