Le REGINE della lirica

Transcript

Le REGINE della lirica
Personaggi | Le signore del melodramma
Mirella
Mi
ll Freni
F ieR
Raina
i K
Kabaivanska
b i
k ffesteggiano
t i
80
8 annii
Le REGINE della lirica
Una è nata sotto la Ghirlandina, l’altra in Bulgaria. Le loro voci hanno conquistato e incantato i palcoscenici di tutto il mondo.
e Modena è sempre il regno del bel canto, lo deve alle sue
splendide regine. In questi giorni che tracciano un ponte
fra un anno e l'altro, Mirella Freni e Raina Kabaivanska,
voci che hanno conquistato e incantato i palcoscenici di tutto il
mondo, celebrano importanti pietre miliari della loro vita personale e artistica: il 15 dicembre Raina ha festeggiato i suoi ottant'anni, luminosamente portati e dichiarati, sull'onda di un'ener-
Raina e Mirella sono regine e sono amiche, senza rivalità. Hanno
personalità e percorsi differenti, ma entrambe hanno saputo coltivare con intelligenza il loro talento e oggi lo mettono a disposizione degli allievi che arrivano da ogni continente per seguire le
loro lezioni: Raina Kabaivanska è docente del Master in Tecnica
vocale e interpretazione del repertorio all'Istituto musicale
Vecchi Tonelli, oltre che all'Accademia Chigiana di Siena e alla
S
90 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015
gia e di un entusiasmo senza pari, e in febbraio Mirella, accanto
a un analogo ammiratissimo compleanno, suggellerà i 60 anni
della sua carriera. Insieme a Luciano Pavarotti e a Nicolai
Ghiaurov (che con Mirella ha condiviso più di vent'anni della
vita), Freni e Kabaivanska hanno davvero scritto e cantato la
Storia della lirica, portando ovunque il nome e le qualità di
Modena.
Ma Modena è nel loro cuore. Tanto che entrambe qui insegnano ai nuovi talenti. E il consiglio più ricorrente è di non smettere
mai di studiare e di migliorarsi. «Perché il palcoscenico è come una lente d'ingrandimento: si vede quello che sei»
di Stefano Marchetti
Nuova Università Bulgara di Sofia, Mirella Freni insegna al
Cubec, l'Accademia di bel canto che (in coincidenza con l'avvio dei
lavori all'ex ospedale Sant'Agostino) ha trovato una nuova sede
nel complesso San Paolo. Del resto, le storie di Raina e Mirella
sono l'emblema di un mondo musicale dove, prima di tutto, contano lo studio, la passione e anche il sacrificio. Il successo, quello
vero, non si può comperare e non viene neppure regalato.
GENNAIO/FEBBRAIO 2015 - OUTLOOK 91
Personaggi | Le signore del melodramma
Raina Kabaivanska
di New York, che già nel 1962 la scritturarono per i «Pagliacci». E la
La musica è entrata molto presto nella vita delle due signore della liri- sua Desdemona nell'«Otello» di Verdi la fece volare anche a San Franca. «Quando avevo sei anni, mia mamma mi mise al pianoforte, e ri- cisco, a Buenos Aires e al Covent Garden di Londra (con un debutto
cordo che cantavo tutto quello che suonavo», esordisce Raina Kabai- diretto da Sir George Solti). Negli Stati Uniti poté anche studiare con
vanska. Nata a Burgas, città bulgara sul Mar Nero, si diplomò bril- la mitica Rosa Ponselle, che al Metropolitan era stata la prima Leolantemente al Conservatorio: «E pensare che tutti si aspettavano che nora di Vargas e la prima Elisabetta di Valois, nel 1918 e nel 1920. Via
facessi architettura. Io invece volevo cantare, e per fortuna i miei ge- via è entrata nei ruoli che sono diventati i suoi cavalli di battaglia,
Butterfly, Francesca da Rimini, Adriana Lecounitori mi assecondarono». Il saggio finale fu così
vreur. E il debutto a Modena con Tosca, di cui Raina
eccellente che il ministero della Cultura propose
Nelle pagine precedenti:
è sempre stata l'interprete assoluta, le ha fatto
di assegnare a Raina una borsa di studio (un asRaina Kabaivanska
conoscere Franco Guandalini, regista, farmacista e
segno da 700.000 lire del 1958) perché potesse
è la «Vedova allegra» (1999);
collezionista d'arte, che è divenuto suo marito: «Era
recarsi in Italia a seguire corsi di perfezionamenMirella Freni interpreta
la sua prima Tosca, l'inizio di un grande percorso»,
to. Zita Fumagalli fu la sua prima insegnante nel
«Fedora» con Domingo (1995).
ricorda Guandalini in «Vissi d'arte», un numero
nostro Paese, «una donna molto generosa che è
A destra: l'artista bulgara
speciale dei «Quaderni del Ducato» (a cura di Elena
stata fondamentale per me», aggiunge il soprain «Tosca» nel 1993,
Bianchini Braglia) che l'associazione culturale
no. Nel 1959 il debutto italiano con «Il tabarro»
uno dei ruoli in cui è stata
«Terra e identità» ha voluto dedicare al soprano per
di Puccini al Teatro Civico di Vercelli, poi varie
più apprezzata
il suo compleanno. «Poiché avevo già fatto una riesperienze su blasonati palcoscenici di provincia, da Sanremo a Merano, nel 1961 l'arrivo alla Piccola Scala con il presa della regia di Mauro Bolognini a Chicago, mi fu affidato anche
«Torneo notturno» di Gian Francesco Malipiero. E subito dopo la Gran- quello spettacolo. Raina fu subito bravissima. Ne fui completamente
de Scala con «Beatrice di Tenda» di Bellini, accanto a Joan Suther- affascinato. La amai innanzitutto come artista». «E grazie a lui sono
land. Nel frattempo l'avevano ascoltata gli emissari del Metropolitan divenuta modenese», sorride il soprano.
Vita in musica
80 primavere anche per Leone Magiera
«È proprio vero. Non bisogna mai smettere di
studiare», afferma convinto il maestro Leone
Magiera, valente e apprezzato pianista e direttore d'orchestra. Anche per lui sono scoccate
ottanta primavere, ma evidentemente alla tastiera non si invecchia: il suo spirito e la sua
verve sono gli stessi di quando accompagnava
Luciano Pavarotti in giro per il mondo, in centinaia e centinaia di concerti. Originario di Modena, si è trasferito a Bologna, tuttavia le radici
restano salde sotto la Ghirlandina. Leone Magiera ha accompagnato i primi passi artistici di
Mirella Freni, che è stata sua moglie, ha indirizzato e seguito Pavarotti, e poi ha avuto fra i suoi
pupilli Ruggero Raimondi, suo allievo già al
Conservatorio (dove ha insegnato trent'anni), e
Carmela Remigio, in luminosa carriera internazionale. «Claudio Abbado era mio grande amico», ricorda. «Tra l'altro, anche lui era nato il 26
giugno, ma un anno prima di me. Da giovani ci
preparammo insieme per un concorso pianistico, che nessuno dei due vinse. Poi Claudio mi
92 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015
Luciano Pavarotti insieme con Mirella Freni,
Leone Magiera e Raina Kabaivanska (2004)
disse che sarebbe andato a Vienna per studiare direzione d'orchestra: lo ritrovai alla Scala
per i “Capuleti e Montecchi” e con lui ho lavorato varie volte».
Magiera ha studiato con Lino Rastelli, «ma con-
sidero che i miei maestri siano stati principalmente Von Karajan, con cui ho collaborato per
cinque anni, e lo stesso Abbado. E poi è stata
fondamentale la vicinanza con Mirella Freni e
Luciano Pavarotti: erano artisti tali da trasmettere qualcosa di sé: fra loro e me si creava una
sorta di osmosi, di travaso di idee». Con Luciano ha viaggiato ovunque, è stato al suo fianco nei teatri più prestigiosi. Discreto e puntuale,
c'era anche durante gli show di «Pavarotti and
friends» al parco Novi Sad, anche se non ha
mai nascosto le sue perplessità sulla commistione fra lirica e pop: «Luciano era un eccelso
cantante lirico, le canzonette non facevano per
lui». Tutti i giorni il maestro Magiera continua il
suo dialogo con il pianoforte, si esercita, prepara nuovi programmi: ha inciso i 24 Studi di Chopin, e ha eseguito in concerto anche le temibili
Ballate, capolavoro di virtuosismo. «Tornare allo studio quotidiano richiede rigore e costanza,
ma era il mio desiderio», continua. «In fondo, è
una forma di giovinezza mentale».
Personaggi | Le signore del melodramma
«Allo scoccare degli anni Settanta, Raina Kabaivanska si trovò a esse- Mirella Freni
re universalmente considerata come la sovrana dell'opera verista, del- Mirella Freni, Modena ce l'ha addirittura nel dna. Lei e Luciano
l'opera naturalista e dell'opera Liberty», ha rimarcato il grande musi- Pavarotti nacquero a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, crebbero
cologo Rodolfo Celletti. «Sono stata 400 volte Tosca e altrettante But- insieme e, secondo la simpatica leggenda che tutti amiamo, avrebbeterfly, ma poi ho voluto esplorare anche altri orizzonti musicali, come ro preso il latte dalla stessa balia, perché le mamme lavoravano alla
il repertorio del '900», spiega la cantante: ha interpretato dunque la Manifattura Tabacchi. «Già quando avevo due o tre anni, se la nonna
Contessa del «Capriccio» di Richard Strauss, la Donna Abbandonata ascoltava l'opera alla radio oppure da un disco, io smettevo di giocare
de «La voix humaine» di Poulenc, la Governess di «The turn of the e correvo da lei. Dondolavo seguendo il ritmo», ricorda. Quando avescrew (Il giro di vite)» di Britten, la tragica Emilia Marty del «Caso va cinque anni, qualcuno chiese a Mirella cosa avrebbe voluto fare da
Makropoulos» di Janácek. «Sono andata avanti come un treno, senza grande, e lei rispose «la cantante d'opera», ma suo padre le rifilò uno
mai ascoltare quelli che dicevano male, ma neppure quelli che diceva- scappellotto. «Eppure io sentivo che quella sarebbe stata la mia vita.
no bene», racconta. «Era un istinto imperioso che io seguivo, senza Mi mettevo in fila al Teatro Comunale con la nonna che mi portava in
pensarci». Alla sua spiccata personalità si è sempre unita una fortis- loggione e mi raccontava le trame delle opere, che lei conosceva a
sima presenza scenica, riconosciuta da tutti. «Carissima Raina, la sua memoria. Fu lei a spronarmi a seguire il mio desiderio di cantare». In
interpretazione, sia dal punto di vista vocale che da quello drammati- effetti, come ha annotato anche il critico Giuseppe Gherpelli, «Mico, rimarrà sempre un modello di perfezione artistica», le scrisse rella Freni ha cominciato il suo lungo viaggio nel mondo della musiHerbert Von Karajan, dopo le recite del «Trovatore» all'Opera di Vien- ca tra le rovine della Seconda guerra mondiale, sfacelo che travolse i
na. «L'ammirazione c'era da prima, per la tua classe, per la tua impec- teatri e le istituzioni culturali modenesi, pronte a risorgere in una
cabile musicalità. Ma quando ci siamo trovati insieme in palcosceni- terra ricca di antiche tradizioni musicali». La famiglia di Mirella era
co, che bellezza!», ha esclamato il regista Luca
numerosa, il papà era andato in guerra, ma lei
Mirella Freni nel 1999 al Teatro
Ronconi, in un messaggio d'auguri.
voleva a tutti i costi prendere lezioni di canto:
Comunale
di
Modena
nel
panni
Primadonna lo è stata sempre, e lei stessa lo am«Per raggranellare i soldi, andavo anche a dare
di «Madame Sans-Gene».
mette con legittimo orgoglio: «A Parma, di recenuna mano a imbiancare le case». Il debutto fu il 3
L’11 aprile, per il 60° della sua
te, mi hanno ricordato che, quando entravo in scefebbraio 1955, proprio al Comunale: Mirella Frecarriera, si terrà una serata
na, scattava l'applauso prima che aprissi bocca».
gni (il cognome d'arte fu adottato in seguito) era
di gala con gli Amici dei Teatri
Magnetismo, carisma, ma soprattutto voce: «QuelMicaela nella «Carmen» di Bizet, diretta dal maemodenesi e «il Resto
lo della primadonna (ma anche dei primi uomini,
stro Mario Terni, regia di Giovanni Fiorini, con
del Carlino», in occasione
come Mario Del Monaco o Luciano Pavarotti) era
Livio Borri come maestro del coro. «La nonna fu
dei 130 anni del quotidiano
un fenomeno legato molto a quei tempi, quando
la più felice: per lei era come se io avessi realizzaancora il teatro era basato veramente sulle voci e
to anche il suo sogno».
sulla musica», continua Raina. «Oggi invece l'accento non è più sulla Fu il primo capitolo di una favola straordinaria. Alla Scala di Milano
protagonista, ma molto spesso sulla regia e sullo spettacolo in toto. esordì nel 1962, e l'anno successivo alla Staatsoper di Vienna, poi nel
Per cui anche la primadonna forse non è più necessaria, e si cercano 1965 le si sono aperte le porte anche del Metropolitan di New York,
soprattutto interpreti belle, perfette, che magari possano cantare in dove Mirella è stata sempre una beniamina (proprio l'anno scorso le
sottoveste», aggiunge con un pizzico di ironia.
è stato assegnato l'Opera News Award dedicato alle leggende della
Da vari anni l'impegno di Raina Kabaivanska è rivolto ai giovani can- lirica). Ha interpretato una quarantina di titoli del repertorio, da
tanti che si affacciano al panorama musicale. Nel 2002 ha costituito Puccini a Verdi a Bizet, e la sua discografia comprende più di settanun Fondo a suo nome alla Nuova Università Bulgara, che assegna ta incisioni: la sua Mimì nella «Bohème» di Puccini resta una delle
borse di studio nazionali e internazionali per lo studio del canto lirico. icone del Novecento teatrale (e ancor più quando sul palco con lei
In parallelo, Raina tiene i suoi corsi di alta formazione: «Insegnare c'era Pavarotti-Rodolfo a scaldarle la «gelida manina»). Ma Mirella
vuol dire amare e avere cultura. Questi giovani mettono la loro vita Freni non si è seduta sugli allori: a carriera già avanzata, ha deciso di
nelle nostre mani e noi dobbiamo aiutarli anche con i giusti consigli: affrontare anche le opere del repertorio russo, da «Eugene Onegin» a
una voce può andare bene per Monteverdi, un'altra per il barocco, «La pulzella d'Orleans», imparando meticolosamente la lingua. Un
un'altra ancora per Puccini». Al primo posto c'è sempre la tecnica, «ma miracolo? In un saggio, il critico Elvio Giudici ha sottolineato che la
anche l'etica», continua Raina. «Oggi un cantante non deve dire sem- fantastica progressione artistica di Mirella è stata legata fondamenpre “Io, io, io”, deve avere aperture culturali, coltivare la lettura, cono- talmente a un «duro ma soprattutto continuo lavoro: contrariamente
scere le lingue. Il palcoscenico è come una lente d'ingrandimento: si a quanto pensano molti diretti interessati, non finisce mai lo studio
vede quello che sei». Alcuni fra i pupilli del soprano hanno già spicca- che un cantante deve dedicare alla propria natura di strumento vito il volo, come Maria Agresta, oggi contesa dai maggiori teatri, o il vente».
tenore Andrea Carè e il mezzosoprano Veronica Simeoni. Grazie a Il Teatro alla Scala di Milano è divenuto la seconda casa di Mirella,
con incontri artistici specialissimi. Come il sodalizio ventennale con
Raina, anche loro adesso portano Modena nel cuore.
94 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015
Personaggi | Le signore del melodramma
•
Le audizioni del 2015 si terranno in aprile, per il corso accademico
che partirà a ottobre e si porterà fino al giugno 2016: con una formula simile a quella dei talent show, gli aspiranti candidati potranno
inviare i loro provini via internet, e i più promettenti saranno invitati a Modena (grazie a borse di studio per coprire le spese) e si metteranno alla prova davanti a Mirella Freni che al termine individuerà
una prima rosa di papabili. Per loro inizierà un periodo di preparazione sulla professione di cantante lirico, e in maggio si arriverà al fatidico verdetto, con la scelta degli ammessi.
Nel frattempo, allievi ed ex allievi dell'Accademia Mirella Freni (come Ayse Sener, soprano, Felipe Oliveira e Fumitoshi Miyamoto, baritoni, o Francesco Marsiglia, tenore) saranno protagonisti del «Don
Giovanni» che debutterà al Teatro Comunale l'11, il 13 e il 15 febbraio. Sullo stesso palco, sabato 11 aprile sarà celebrato il 60° di carriera
di Mirella, in una serata di gala con gli Amici dei Teatri modenesi e «il
Resto del Carlino», in occasione dei 130 anni del quotidiano. «Ai giovani che si preparano con me chiedo grande impegno e serietà», dice
la cantante. «Devono imparare a liberare la loro voce, e devono studiare sempre. In più, spiego loro che è importante condividere, superare gli individualismi: anche noi cantanti affermati ci siamo sempre
aiutati».
Quelle di Raina e di Mirella dunque sono le storie di due stelle brillantissime. Per Beethoven la musica era «la rivelazione più alta», per
Gershwin una «scienza delle emozioni». Attraverso grandi interpreti
come Raina e Mirella (e come lo sono stati Luciano e Nicolai), per
tutti noi modenesi la musica è soprattutto il segno di una comunità.
E possiamo davvero dirlo a gran voce.
L'insegnamento è da tempo uno degli impegni più importanti per le due artiste: Raina Kabaivanska è docente del Master
in Tecnica vocale e interpretazione del repertorio all'Istituto musicale Vecchi Tonelli, oltre che alla Nuova Università
Bulgara di Sofia; Mirella Freni insegna al Cubec, l'Accademia di bel canto che ha sede nel complesso San Paolo a Modena
Herbert von Karajan, mitico e temutissimo direttore: «Nel 1963 stava dirigendo la “Bohème” con la regia di Zeffirelli: non mi conosceva,
ma un amico mi aveva ascoltata in Spagna e gli aveva parlato di me,
per cui volle farmi un'audizione», rammenta la cantante. «Lo seguii
in camerino, mi incuteva moltissima soggezione. Senza troppi preamboli, mi fece eseguire l'ultimo atto dell'opera, dove non ci sono arie
di spicco per il soprano. Alla fine l'ho visto impallidire, e mi ha detto
“Andiamo”. “Dove, maestro?”, ho chiesto io. “In teatro, no?”, ha risposto lui. Alla prima scoppiò in lacrime e mi confidò che aveva pianto
così solo quando era scomparsa sua mamma. Ho lavorato con Karajan a lungo, e questo mi ha procurato anche qualche invidia. Le ho
affrontate senza drammi». Allo stesso modo, sono indimenticabili le
opere portate in scena con direttori come Carlos Kleiber o Claudio
Abbado (che ne ammirava «la voce di una bellezza eccezionale, la presenza radiosa in palcoscenico e la sincerità e serietà artistica»), e registi come Visconti, Strehler o Zeffirelli. La sua è stata una carriera costellata di trionfi, eppure Mirella non ha perso mai un suo tratto distintivo, quello di essere un'antidiva: «Quando interpreto un'opera
non sono più la Mirella, sono un personaggio, e lo faccio con gioia. Ma
alla fine ritorno me stessa, mi piace il contatto con le persone, con la
famiglia. Figuriamoci se posso mettermi a fare la diva». Tornare a
Modena, per lei, è sempre stato fondamentale: il rapporto con la città
non è mai venuto a mancare.
E proprio qui è fiorita la sua attività di docente. Al Cubec, oggi in una
nuova sede, si formano con Mirella cantanti di tantissime nazioni:
per entrare alla sua scuola, arrivano centinaia di iscrizioni, e ogni
anno è necessaria una rigorosa selezione per individuare i migliori.
96 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015