Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 20/02/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
Il capitolo non contiene articoli
SANITÀ NAZIONALE
20/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Il giorno del Jobs act, ma rinvio sul Fisco
7
20/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale
L'ipotesi del perito: «Nicole nata morta»
9
20/02/2015 Il Sole 24 Ore
Avanti su Rc auto e notai, stop sui porti
10
20/02/2015 La Repubblica - Nazionale
Arriva la "lenzuolata" delle liberalizzazioni ma ci sono resistenze su farmaci e
avvocati
12
20/02/2015 La Stampa - Nazionale
PIÙ LIBERTÀ CONTRO LE LOBBY
13
20/02/2015 La Stampa - Nazionale
Lavoro, ecco i nuovi sussidi Assegno di disoccupazione anche per i collaboratori
14
20/02/2015 Il Messaggero - Nazionale
Non c'è Padoan, saltano i decreti fiscali Renzi prova a spingere la concorrenza
16
20/02/2015 Il Fatto Quotidiano
Il farmaco salva la vita ma i soldi non ci sono
17
20/02/2015 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Liberalizzazioni, scontro tra ministriRenzi in pressing: non fermiamoci
18
20/02/2015 Avvenire - Nazionale
Fecondazione artificiale eterologa: ciò che qui si legge, ma troppi tacciono
19
20/02/2015 Libero - Nazionale
Le Coop mettono il medico nello scaffale
21
20/02/2015 Libero - Nazionale
L'ordine insorge: «Scelta assurda»
23
20/02/2015 Libero - Nazionale
La sanità viaggia senza assicurazione
24
20/02/2015 Libero - Nazionale
Messina-Palermo in elisoccorso per rifarsi il naso
25
20/02/2015 Il Secolo XIX - Nazionale
Epatite C, farmaco solo per pochi
26
20/02/2015 ItaliaOggi
Aria di liberalizzazioni
27
20/02/2015 L'Espresso
Stili di vita nella Terra dei Fuochi
28
20/02/2015 L'Espresso
Quant'è aperta questa chiusura
29
20/02/2015 L'Espresso
Sorpresa SALVACUORE
30
20/02/2015 L'Espresso
Esami: quali sì e quali no
32
20/02/2015 L'Espresso
DETOX OR NOT DETOX
33
VITA IN FARMACIA
20/02/2015 Corriere della Sera - Milano
Tangenti nella Sanità «Da Guarischi favori e regali a Formigoni»
37
20/02/2015 Corriere della Sera - Brescia
Giornata del farmaco, record di generosità
38
20/02/2015 La Repubblica - Milano
Ambulanza sporca, interviene l'Asl
39
20/02/2015 La Repubblica - Napoli
Cardarelli, spuntano le barelle perfino davanti agli ascensori
40
20/02/2015 La Repubblica - Palermo
Borsellino: "Procedimenti disciplinari per medici e infermieri"
42
20/02/2015 La Repubblica - Palermo
Parti cesarei perché quei numeri
43
20/02/2015 La Repubblica - Genova
La legge sui primari non è uno scandalo e farà bene alla sanità ligure
44
20/02/2015 La Repubblica - Genova
Primari, l'affondo di Doria "La Regione ha sbagliato tutto" e Burlando attacca il Pd
45
20/02/2015 Il Messaggero - Pesaro
Regione: «Marche Nord e Area vasta potranno prevedere assunzioni»
47
20/02/2015 QN - Il Resto del Carlino - Pesaro
Replica del direttore:«Sarà possibile farenuove assunzioni»
48
20/02/2015 Avvenire - Milano
Sanità. Il sindaco di Vimercate a Mantovani: «Dove sono finiti i fondi per l'ex
ospedale?»
49
20/02/2015 Avvenire - Milano
Le sette note, sollievo al dolore
50
20/02/2015 Il Gazzettino - Venezia
Ospedali , la Regione ferma tutto
51
20/02/2015 QN - Il Giorno - Milano
La condanna di Guarischi I giudici: «Garantì utilità a Roberto Formigoni»
52
20/02/2015 Il Secolo XIX - La Spezia
«Solidali e vicini al nostro farmacista »
53
20/02/2015 QN - La Nazione - Firenze
Mal di denti? Si cura al pronto soccorso
54
20/02/2015 QN - La Nazione - Firenze
Sanità toscana Scatta il corteo
55
20/02/2015 QN - La Nazione - Siena
RADICOFANI Bonus per neonati
56
PROFESSIONI
Il capitolo non contiene articoli
PERSONAGGI
20/02/2015 Il Sole 24 Ore
Fi: in Puglia è rivolta, a Roma scontro tra i capigruppo
58
20/02/2015 La Repubblica - Bari
Forza Italia, via i coordinatori Vitali a Fitto: "Meglio così li avrei commissariati io"
60
20/02/2015 Corriere del Mezzogiorno - Bari
La guerra di Fitto a Vitali si dimettono i coordinatori
62
20/02/2015 Corriere del Veneto - Treviso
Ufficio postale di Zoldo, anche Piccoli alla protesta
63
20/02/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
I fittiani lasciano, in panchina già pronti tre «berluscones»
64
20/02/2015 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi
Lasciano i coordinatori Vitali: chi andrà da Fitto avrà problemi con Fi
65
SANITÀ NAZIONALE
21 articoli
20/02/2015
Corriere della Sera
Pag. 8
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il giorno del Jobs act, ma rinvio sul Fisco
Oggi il governo vara le misure su occupazione e concorrenza. Subito lo stop per i contratti a progetto Renzi:
l'Italia si è rimessa in moto. L'Imu? Non posso fare promesse. La tassa sui contanti idiozia galattica
Dipendenti pubblici Circolare deI ministro Madia impone d'ufficio la pensione a chi ha raggiunto i limiti d'età
L. Sal.
ROMA «Sei soddisfatto? No, avrei voluto correre molto di più ma sono certo che l'Italia si è rimessa in moto».
E questo anche «grazie al sentimento di fiducia sulle riforme e alla convinzione che le cose si fanno». La sera
prima del Consiglio dei ministri che esaminerà diversi provvedimenti di peso di economia e a pochi giorni dal
suo primo «compleanno» come presidente del Consiglio, Matteo Renzi fa il punto della situazione a Virus , su
Raidue.
Dice il premier che il suo «obiettivo è ridurre ancora di più le tasse». Ma non si sbilancia sull'Imu per la prima
casa, quando gli chiedono se intende abolirla o anche solo ridurla: «Noi possiamo fare promesse quando
siamo certi di poterle mantenere. Non sono ancora in grado di prendere un impegno con tempi certi sul tema
della tassazione sulla casa». Renzi definisce un «errore politico clamoroso, colpa mia», il modo in cui il
governo ha trattato le partite Iva «perché abbiamo messo più soldi sugli autonomi ma ci siamo fatti prendere
in giro». E rivela che il primo a suggerirgli il decreto sulle banche popolari, sul quale non ha parlato di mettere
la fiducia, è stato Andrea Guerra, consulente del governo ed ex manager di Luxottica. L'ipotesi di una tassa
sul contante la definisce una «idiozia galattica, dopo c'è solo la tassa sul macinato» e dice che il governo
«incentiverà l'uso delle carte di credito e del contante, anche in vista di un'imminente direttiva europea». Poi,
però, aggiunge che nel lungo periodo si potrà alzare il limite all'utilizzo del contante: «Quando avremo
sistemato la fatturazione elettronica potremo riportare a livello europeo, 3 mila euro anziché mille, il limite del
contante».
Il premier non entra nel dettaglio sul Jobs act . Il nodo sui licenziamenti collettivi sarà sciolto solo oggi, nella
riunione di Palazzo Chigi. Il decreto attuativo approvato alla vigilia di Natale faceva ricadere anche questa
categoria nelle nuove regole del Jobs act (indennizzo economico anziché reintegro nel posto di lavoro). Ma le
due commissioni parlamentari di Camera e Senato chiedono di tagliarli fuori dalla riforma e la scelta finale è
ancora in bilico, anche se dopo le aperture dei giorni scorsi il governo sembra intenzionato a non modificare il
testo. Sempre nei decreti attuativi si prevede che scatti subito lo stop ai co.co.pro, i contratti a progetto. Tra
un anno partirà la transizione delle collaborazioni esistenti. Saranno assunti con il nuovo contratto a tutele
crescenti quei precari il cui carattere autonomo è fittizio, e cioè quando il rapporto è strutturalmente
organizzato e l'opera è prestata a titolo personale. Agli altri, invece, saranno estesi diritti oggi riservati ai
dipendenti, come maternità e malattia, con l'aggiunta della certezza nei tempi di pagamento. Ma solo se
rispetteranno tre requisiti: guadagnare meno di 1.500 euro netti al mese, avere un contratto che dura più di
un anno e prendere dallo stesso datore di lavoro almeno tre quarti del reddito.
Quanto ai nuovi ammortizzatori sociali, Naspi e Asdi, se i fondi non saranno sufficienti non scatterà nessuna
clausola di salvaguardia, come l'aumento delle accise e, diversamente da quanto ipotizzato in un primo
tempo, non saranno tagliate le prestazioni. Il governo ha deciso che se necessario si tornerà in Aula per
correggere le coperture. Ancora da sciogliere diversi nodi sul disegno di legge per la concorrenza che, non
viaggiando per decreto, avrà tempi lunghi e anche incerti. Confermata l'intenzione di evitare il passaggio dal
notaio per alcuni atti societari e per i passaggi di proprietà di piccoli immobili, come garage e cantine.
Sul fronte Pubblica amministrazione, il ministro Marianna Madia ha firmato la circolare che sopprime il
trattenimento in servizio, che permetteva di restare al lavoro dopo due anni dal compimento dell'età
pensionabile. La circolare specifica anche eccezioni e deroghe previste, in particolare per avvocati e
procuratori dello Stato, dirigenti medici, docenti universitari, magistrati.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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20/02/2015
Corriere della Sera
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Novità anche per gli avvocati con la possibilità che le società di capitali entrino negli studi professionali.
Ancora scontro aperto sulla liberalizzazione nella vendita dei medicinali di «fascia C» e sull'aumento delle
farmacie. Qualche dubbio sul capitolo bollette, con la graduale uscita dal regime di maggior tutela che però
vede contrarie le associazioni dei consumatori. Non saranno sul tavolo di Palazzo Chigi, invece, i decreti
attuativi della delega fiscale, la cui scadenza è stata peraltro prorogata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6,5 milioni i dipendenti del settore privato tutelati dall'articolo 18
502 mila i co.co.pro. in Italia: il loro reddito medio annuo è di 10.218 euro
I punti
Oggi alle 12 è stato convocato il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi All'ordine del giorno del vertice ci sono
i decreti attuativi del Jobs act e il disegno di legge concorrenza. Non verranno trattati, invece, i decreti
legislativi della delega fiscale, che saranno esaminati in una riunione successiva Sul fronte Jobs act arriva il
via libera definitivo al nuovo contratto a tutele crescenti, che scatterà dal primo marzo. Per le nuove
assunzioni
con contratto
a tempo indeterminato si limita la possibilità del reintegro del lavoratore, prevedendo invece indennizzo
economico certo e crescente con l'anzianità di servizio. Previsto anche l'addio ai co.co. pro., le collaborazioni
a progetto Per quello che riguarda
il ddl concorrenza: verranno introdotte norme per limitare il ricorso ai contratti dal notaio, come ad esempio
per le compravendite di piccoli immobili. In cantiere anche novità per ciò che concerne
le aree dell'energia, dei trasporti e della sanità. Ancora incertezza su una maggiore liberalizzazione della
vendita dei farmaci e sulla riorganizza-zione dei porti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Corriere della Sera
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Catania
L'ipotesi del perito: «Nicole nata morta»
Felice Cavallaro
Mentre i genitori di Nicole vanno verso il cimitero quasi cullando la piccola bara bianca (foto) , il sospetto del
loro perito di parte è che la bimba potrebbe essere nata morta. E che la corsa in ambulanza a Ragusa sia
stata una macabra messa in scena. Ma Antonio Di Pasquale, il pediatra che seguì il tormento di Nicole nella
clinica Gibiino, ribatte: «Ho fatto tutto quello che si doveva. Ma quando chiami e richiami i colleghi delle
terapie intensive troppo spesso ti rispondono che non c'è posto. Va quasi sempre così Catania...». Di qui la
decisione dei pm di indagare medici e infermieri di 4 ospedali. Compreso il Cannizzaro dov'è sotto inchiesta
anche il dottor Alessandro Rodonò, già denunciato da un anno per la morte di un altro neonato.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Il Sole 24 Ore
Pag. 2
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Avanti su Rc auto e notai, stop sui porti
Carmine Fotina
ROMA
Un vertice in mattinata tra il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il premier Matteo Renzi, poi
incontri tecnici tra gli uffici legislativi dei principali ministeri e il Dagl (dipartimento affari giuridici e legali di
Palazzo Chigi). Questo vortice di appuntamenti la dice lunga sulle tensioni e le difficoltà per mettere a punto il
testo finale del disegno di legge sulla concorrenza, il cui approdo al Cdm verrà ufficializzato dopo il
"preconsiglio" convocato per questa mattina alle 9. Proprio ieri l'Ocse ha sottolineato come sia
«particolarmente importante» aumentare la concorrenza con liberalizzazioni nelle industrie di rete, nei servizi
locali, nelle professioni regolamentate e vendita al dettaglio con un possibile impatto sul Pil del 2,6 per cento.
Farmaci e Rc auto
Le misure su farmaci e assicurazioni sono tra quelle più contestate, nel primo caso da farmacisti e industria
farmaceutica, nel secondo dai carrozzieri. Sui farmaci Renzi intenderebbe tirare dritto a dispetto delle voci di
un possibile stralcio dal Ddl e nonostante la netta contrarietà del ministro della Salute ed esponente di Ncd
Beatrice Lorenzin. Gli interventi centrali, su cui potrebbero esserci però degli alleggerimenti, riguardano la
vendita di farmaci di fascia C con ricetta anche nelle parafarmacie e nei corner della Gdo e la possibilità di
inserire sul mercato farmaci equivalenti a carico del Ssn anche prima della scadenza del brevetto.
Sull'Rc auto invece si punta a recuperare le norme che furono stralciate dal decreto Destinazione Italia di fine
2013. Tra queste l'obbligo per le compagnie di praticare «sconti significativi» in presenza di una serie di
condizioni tra le quali l'installazione della scatola nera o la riparazione in officine convenzionate con le
compagnie.
Professioni
Palazzo Chigi punta con forza anche sulla liberalizzazione nel settore dei notai. Il bacino verrebbe ampliato
modificando il rapporto tra posto notarile e abitanti. Inoltre alcune operazioni - di impatto comunque limitato saranno possibili senza l'obbligo di un atto notarile, ad esempio compravendite di pertinenze di appartamenti
come cantine e box. Senza notaio anche la costituzione delle srl semplificate. Per gli avvocati dovrebbe
invece scattare la possibilità di poter costituire società multidisciplinari facendo partecipare anche i soci di
capitali non professionisti.
Energia e tlc
Fanno molto discutere le proposte avanzate dal ministro Guidi su energia e telecomunicazioni. Sulla fine del
mercato tutelato per gas ed elettricità, per passare alle sole offerte libere, si sarebbe arrivati a un
compromesso con l'allungamento dei tempi. Inizialmente, lo Sviluppo aveva fissato al 30 giugno 2015
l'abolizione nel settore del gas per tutti i clienti e per l'elettricità fornita alle piccole imprese, al 30 giugno 2016
quella per le famiglie nelle forniture elettriche.
Sulle tlc confronto accesso, ancora ieri, sul recesso dai contratti per telefonia e tv senza spese né penali,
anche a fronte di costi che i gestori possono ritenere «giustificati». In extremis si valuta il recupero di una
vecchia norma che era stata stralciata dal "Destinazione Italia": i motori di ricerca che intendono indicizzare o
pubblicare news avrebbero l'obbligo di definire un accordo economico preventivo con gli editori.
Libri, porti e taxi
Si è alzato un muro anche contro la norma che cancellerebbe la legge Levi in base alla quale sulla vendita
dei libri oggi è applicabile uno sconto massimo del 15%: possibile una decisione in Cdm. Quasi certo lo
stralcio per il riassetto della governance e dei poteri delle Authority portuali, al centro di un lavoro già avviato
al ministero delle Infrastrutture sul Piano nazionale strategico della portualità e oggetto di scontro tra un altro
ministro Ncd, Maurizio Lupi, e Guidi. Rischiano di far discutere, se confermate, anche le norme sul «trasporto
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ddl concorrenza. Lunga serie di incontri per sbloccare il provvedimento: Palazzo Chigi pronto a difendere il
testo Guidi anche sulla liberalizzazione dei farmaci
20/02/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 2
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
pubblico non di linea», in pratica taxi e noleggio con conducente. Cadrebbe l'obbligo di situare la sede del
conducente del mezzo e della rimessa esclusivamente nel territorio del Comune che ha rilasciato
l'autorizzazione. E verrebbe abrogato anche l'obbligo per le auto Ncc di ricevere prenotazioni solo presso
l'autorimessa: una misura letta da alcuni come un vantaggio per i servizi tipo Uber.
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LE MISURE PRINCIPALI
PROFESSIONI
Il pacchetto notai sarà tra quelli centrali: stop agli atti notarili per piccole compravendite, come box e cantine,
e per le srl semplificate. In vista anche un aumento del bacino dei notai sul territorio nazionale
NOTAI
In arrivo l'obbligo per le compagnie di praticare «sconti significativi» in presenza di una serie di condizioni tra
le quali l'installazione della scatola nera o la riparazione in officine convenzionate con le compagnie
FARMACI
Verso la vendita di farmaci di fascia C con ricetta anche nelle parafarmacie e nei corner della Gdo e la
possibilità di inserire sul mercato farmaci equivalenti a carico del Ssn anche prima della scadenza del
brevetto
TLC-WEB-EDITORIA
Recesso dai contratti per telefonia e tv senza spese né penali. Si valuta in extremis se ripescare la norma sui
motori di ricerca che intendono indicizzare o pubblicare news: avrebbero l'obbligo di definire un accordo
economico preventivo con
gli editori
ENERGIA
Possibile compromesso sulla fine del mercato tutelato per gas ed elettricità: l'abolizione - per entrambi i
settori - avverrebbe con tempi più lunghi rispetto alle intenzioni dello Sviluppo economico che aveva indicato
due step, al 30 giugno 2015, e al 30 giugno 2016
TAXI E TPL
Destinato a saltare il pacchetto sulle Autorità portuali. Nella bozza figurano invece le norme che modificano il
regime relativo a taxi e noleggio con conducente. In vista anche aperture nelle modalità di assegnazione dei
servizi di trasporto pubblico regionale
20/02/2015
La Repubblica
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Arriva la "lenzuolata" delle liberalizzazioni ma ci sono resistenze su
farmaci e avvocati
Una delegazione di legali dal ministro Orlando per chiedere uno stralcio delle norme che li riguardano
affinché se ne occupi il dicastero della Giustizia
(v.co.)
ROMA. La confusione è cresciuta con il passare delle ore. E quando è arrivata la notizia chei decreti fiscali
saltavano, anche per il disegno di legge sulla concorrenza si è temuta analoga sorte.
Salvo sorprese, il ddl Guidi oggi sarà in Consiglio dei ministri. Una cinquantina di articoli, testo blindatissimo
e più lungo del previsto, la nuova lenzuolata di liberalizzazioni è stata oggetto di estenuanti limature e
mediazioni politiche fino a tarda notte e forse ancora questa mattina. Ieri il premier Renzi e il ministro dello
Sviluppo economico hanno fatto il punto sul provvedimento e poi lasciato lavorare i tecnici del legislativo
guidati dalla fedelissima Antonella Manzione, capo dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi. Il preconsiglio
tra capi di gabinetto, convocato per le 20 e poi per le 22, forse aggiornato alle 9 di oggi, dovrebbe sciogliere i
nodi. Che sono molti.
La tensione politica è alle stelle. Il ministro Guidi vuole tenere tutte le norme dentro, anche le più scomode e
discusse in questi giorni: farmaci di fascia C, notai, avvocati, porti, tlc, taxi, energia, Rc auto. «Il testo riprende
la relazione dell'Antitrust al Parlamento e anche il segretario dell'Ocse ha detto che le liberalizzazioni
possono far salire il Pil di 2,6 punti in cinque anni», ripetevano ieri dal ministero dello Sviluppo. Il ministro
della sanità Lorenzin vorrebbe però stralciare il capitolo sui farmaci, per discuterne con calma (visto il fuoco di
polemiche divampato da Federfarma, Aifa, farmacie, anche per la possibile riduzione della durata dei
brevetti). Gli avvocati dell'Oua ieri hanno incontrato il ministro Orlando chiedendo anche loro uno stralcio delle
norme che li riguardano perché se ne occupi il dicastero della Giustizia. I portuali hanno già annunciato uno
sciopero a marzo. Gli editori di libri si agitano, così i gestori di telefonia e servizi Internet (salta la penale
quando si cambia gestore). Le assicurazioni tifano invece per il ddl (piace la parte sull'Rc auto e la possibilità
che il governo metta mano alle tabelle sui maxi risarcimenti). Insomma tutte le lobby in queste ore cercano
protezione politica per sventare attacchi che definiscono mortali (paventando una pioggia di contenziosi)o
confermarei cambi che reputano convenienti.
La sintesi politica spetta al premier Renzi. Il testo è nelle sue mani, oggi deciderà cosa entra e cosa esce dal
Consiglio dei ministri. Se affondare sui notai, ad esempio, togliendo loro una fetta di atti (rogiti sulle
pertinenze come box o cantine, atti societari per la costituzione della srl semplificata e su operazioni
straordinarie come la fusione). Se andare allo scontro con i giganti di Internet, come Google news,
introducendo la link tax spagnola anche in Italia (l'aggregatore di notizie paga un equo compenso all'editore
per le notizie linkate nelle rassegne stampa personalizzate). Se sfidare i taxi, regolamentando Ncc e Uber. Se
agitare i sonni dei contribuenti, eliminando il mercato di maggior tutela per gas ed elettricità, esponendo le
bollette a rincari (e forse annunciare un dpcm con il commissariamento del gruppo gestore Gse, il M5S
prepara una interrogazione parlamentare in proposito). Se scontentare i ministri Ncd Lupi e Lorenzin su porti
e medicinali. La partita sui farmaci di fascia C è l'emblema del clima di scontro che piomba sul Paese ogni
volta che si parla di liberalizzazioni. Ieri l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha diffuso una lunga nota per
esprimere la contrarietà all'estensione della vendita di quei farmaci nelle parafarmacie e nei supermercati (la
spesa pro capite aumenterebbe del 2,2%). Le parafarmacie hanno risposto che «l'acquisto dei farmaci dietro
presentazione di ricetta non determina abuso». Un caos. PER SAPERNE DI PIÙ www.palazzochigi.it
www.tesoro.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA CONCORRENZA/ OGGI IL DISEGNO DI LEGGE ALL'ORDINE DEL GIORNO DEL CONSIGLIO DEI
MINISTRI, TRATTATIVE ANCORA IN CORSO
20/02/2015
La Stampa
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
ALBERTO MINGARDI
A PAGINA 23 Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la prima «legge annuale sulla concorrenza».
Se ne è parlato, nei giorni scorsi, per la polemica dei farmacisti contro l'ipotesi, ancora da confermare, che il
governo voglia completare la liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Si tratta dei medicinali venduti su
prescrizione medica ma non rimborsati dall'Ssn. Pare che il ministro Guidi abbia pensato che, siccome nelle
parafarmacie o nei corner del farmaco della grande distribuzione lavorano farmacisti con una laurea identica
a quella degli altri, costoro abbiano tutti i titoli per venderli. I farmacisti proprietari di farmacia sostengono che
così non è: la laurea non vale nulla, se lo stipendio te lo paga il supermercato. Nel pieno della crisi greca, è
forse paradossale che il nostro governo si occupi di medicine. O forse no. L'Italia sta disperatamente
cercando di uscire da una recessione che si trascina da sette anni. Come facciamo a tornare a crescere? Sul
tema, studiosi e politici si dividono da sempre. Possiamo però dire, con un certo margine di sicurezza, che
non torneremo a crescere se non aumentano gli scambi, se non si sviluppano più transazioni. Sotto questo
profilo, è fondamentale quella che potremmo chiamare la «libertà di farsi scegliere»: la libertà di cercare
consumatori, di proporsi per fornire beni e servizi. Regole e restrizioni limitano gli scambi possibili. Se un
certo servizio lo possono fornire soltanto gli iscritti a un albo, se un certo bene può essere prodotto soltanto
da alcune aziende (magari statali), se l'offerta è a vario titolo calmierata, le opportunità di scambio
diminuiscono. Il governo Renzi sembra averlo capito e con il provvedimento in discussione oggi, se possiamo
dar credito alle voci, cercherà di aprire porte e finestre. Le «liberalizzazioni» a questo dovrebbero servire: non
solo a ridurre i prezzi per i consumatori, ma anche a dare spazio alla voglia di fare impresa. E' dal 2009 che
l'Italia si deve dare una «legge annuale» sulla concorrenza. L'esecutivo dovrebbe predisporla sulla base di
una «lista della spesa» compilata dall'Autorità Antitrust. La logica è quella di utilizzare uno stesso veicolo per
eliminare alcune delle rigidità che ancora rendono tanto difficoltoso il funzionamento del mercato, specie nel
settore dei servizi. L'Antitrust non si è mai sottratto al compito, tuttavia a Palazzo Chigi finora hanno avuto
altro a cui pensare. Se Renzi e il ministro Guidi riescono a varare questa legge annuale, gliene andrà reso
merito. Si parla di misure molto eterogenee. Molte di queste contribuirebbero a ripristinare condizioni
autenticamente di mercato: per esempio, la piena liberalizzazione e trasparenza del mercato dell'energia, la
rimozione di alcuni dei privilegi goduti da Poste Italiane a spese dei suoi concorrenti, un regime di
accreditamento certo ed affidabile per ospedali e cliniche private, l'eliminazione delle norme che definiscono
l'«illecita concorrenza» (l'aggettivo è inutile) fra notai. Altre hanno già suscitato la reazione infastidita di alcuni
gruppi di pressione: il caso dei farmacisti è il più eclatante. Gli edicolanti si sono opposti all'abrogazione del
regime autorizzatorio per le nuove rivendite e alcuni grandi editori hanno difeso la Legge Levi, che limita la
libertà di vendere un libro a un prezzo scontato. E' una battaglia aspra, che si combatte nel retrobottega della
politica: vedremo se Matteo Renzi saprà imporsi sulle lobby. Non dovrebbe avere problemi sul fronte della
sinistra interna: dopotutto, il nonno di tutte le «lenzuolate» è Pierluigi Bersani. Certo è che un singolo
provvedimento, per quanto ricco di buone intenzioni, non basta. Per intenderci: immaginiamo che il governo
ottenga l'effetto sperato, che tutta una serie di attività «ripartano». L'asfissia dell'economia italiana non è certo
frutto dei soli ordini professionali. Gli stessi renziani, appena due giorni fa, meditavano di mettere un'imposta
di bollo sui depositi giornalieri in contante di valore superiore ai 200 euro: con l'effetto di taglieggiare anche la
più modesta attività commerciale. L'abrogazione delle vecchie norme corporative può infondere fiducia negli
investitori, ma se lo Stato rinazionalizza l'Ilva gli investitori fanno in fretta a ricredersi. Se i prezzi dei farmaci
scendono, e poi l'Iva sale per tutti, è arduo sostenere che si sono «liberate» risorse. E' difficile tornare a
crescere facendo i liberalizzatori una volta l'anno, e i dirigisti i restanti 364 giorni.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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PIÙ LIBERTÀ CONTRO LE LOBBY
20/02/2015
La Stampa
Pag. 5
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Lavoro, ecco i nuovi sussidi Assegno di disoccupazione anche per i
collaboratori
Oggi il Jobs Act in Cdm, resta il nodo dei licenziamenti collettivi Arriva il ddl concorrenza, slittano le norme su
catasto e fatture
ROBERTO GIOVANNINI ROMA
Ancora una volta, sarà rinvio per il pacchetto delle misure di attuazione della delega fiscale. Dicono a Palazzo
Chigi che è solo perché il ministro dell'Economia Padoan è impegnato sulla questione della Grecia, ma
intanto non arriveranno le novità sul catasto e le fatture elettroniche. In ogni caso resta molto ricco il menu
all'esame del Consiglio dei ministri di oggi. Massiccio è il capitolo dedicato al lavoro, con l'ok definitivo ai primi
decreti del «Jobs Act» (quelli sul nuovo contratto a tutele crescenti e sugli ammortizzatori) e il varo di alcuni
nuovi (tra cui quello che modifica le norme sui contratti precari). E poi c'è l'atteso disegno di legge sulla
concorrenza con nuove liberalizzazioni. Le «tutele crescenti» Arriva il via libera finale alla nuova modalità di
assunzione, che scatterà dal primo marzo. Il decreto attuativo era stato varato a fine dicembre, ed è stato
esaminato dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. Tutti ormai sanno che chi sarà assunto con questo
strumento potrà essere licenziato semplicemente pagando un'indennità economica fissa, crescente con
l'anzianità di servizio. L'articolo 18 scatterà solo per licenziamento discriminatorio o disciplinare
«insussistente». Chi assume con questo strumento, godrà di una cospicua decontribuzione a carico dello
Stato. L'ultimo interrogativo riguarda i licenziamenti collettivi: il Parlamento ha formalmente chiesto che non
siano resi possibili, ma l'ultima parola ce l'avrà Matteo Renzi. Aspi e «Dis-Coll» È previsto l'ok definitivo anche
per i nuovi ammortizzatori sociali. Il primo è la cosiddetta «Dis-Coll», cioè l'indennità di disoccupazione per i
collaboratori che hanno almeno 3 mesi di contributi versati. Si tratta di un meccanismo che sarà sperimentato
solo per il 2015, avrà una durata pari alla metà dei mesi di versamento e potrà arrivare ad un massimo di sei
mesi. L'altra novità è la «Naspi» (Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego) l'assegno di
disoccupazione universale che scatta da maggio e che, rispetto alla Aspi durerà più a lungo. Il sussidio sarà
pari alla metà dei periodi contributivi degli ultimi 4 anni, in pratica potrà arrivare al massimo a 24 mesi. I
contratti atipici Ne ha parlato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai sindacati: è il decreto attuativo che
sfoltirà (un pochino) la giungla dei contratti precari. A quanto si è capito, verranno aboliti subito lavoro ripartito
e associazione in partecipazione. Tutti gli altri contratti fondamentalmente restano, e anche i contratti a
termine senza causale potranno durare 36 mesi. Incertezza c'è sulla sorte dei contratti di collaborazione
continuativa e «a progetto»: Poletti ha spiegato che non se ne potranno stipulare di nuovi, che quelli in vigore
restano attivi, e che ci sarà un periodo di transizione, e poi una nuova definizione. La legge sulla concorrenza
È un disegno di legge con il quale il governo punta a realizzare alcune liberalizzazioni. Di certo arrivano
norme per limitare il ricorso ai contratti dal notaio, ad esempio per le compravendite di piccoli immobili. Novità
anche sui capitoli dell'energia, dei trasporti e della sanità. Due i nodi ancora da sciogliere: una maggiore
liberalizzazione della vendita dei farmaci e la riorganizzazione dei porti.
Le misure sul tavolo del Cdm n Lavoro, arriva il via libera definitivo al nuovo contratto a tutele crescenti,
che scatterà dal primo marzo. Per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato si limita la
possibilità del reintegro n Il Cdm, in prima lettura, esaminerà anche lo schema di decreto delegato per attuare
le nuove tipologie contrattuali. È prevista l'eliminazione delle collaborazioni a progetto con il divieto di nuovi
contratti n Arrivano anche norme per limitare il ricorso ai contratti dal notaio, ad esempio per le
compravendite di piccoli immobili. Novità anche sui capitoli dell'energia, dei trasporti e della sanità.
24 mesi La durata della Naspi, il nuovo sussidio di disoccupazione che a partire da maggio sostituisce la Aspi
Contenuti principali del Milleproroghe Sfratti Stop per 4 mesi. Il giudice, su richiesta, potrà sospendere
l'esecuzione di uno sfratto fino al centoventesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione, per
consentire il passaggio da casa a casa Minimi Iva Ritorna la tassazione agevolata al 5% , che coesisterà per
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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I PROVVEDIMENTI
20/02/2015
La Stampa
Pag. 5
(diffusione:309253, tiratura:418328)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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tutto il 2015 con il nuovo regime (al 15%). Stop all'aumento dei contributi per gli autonomi iscritti alla gestione
separata Inps, che restano al 27% Equitalia Si riaprono i termini per chiedere un piano di rate per i debiti con
il fisco. Chi è decaduto fino a fine 2014 può fare la richiesta entro il 31 luglio. Niente azioni esecutive per chi
accede a un nuovo piano Rientro cervelli Arriva per i prossimi due anni la proroga degli incentivi per arginare
la fuga dei cervelli e rendere più invitante la prospettiva di tornare in patria. Passa da 4 a 6 anni la durata
massima degli assegni di ricerca Giudici di pace Fino al 30 luglio i sindaci, anche le unioni di Comuni,
potranno chiedere la riapertura degli uffici soppressi per effetto del riordino. Slitta a fine anno il termine per
completare l'unione dei Comuni Anticipo appalti Prorogato a fine 2016 l'anticipo di una quota degli appalti alle
imprese, aumentata al 20% . Congelato per il 2015 l'ampliamento dell'accesso al Fondo di garanzia per le
Pmi alle imprese fino a 499 addetti Avvocati e farmacie Avvocati : slitta al 2017 la riforma dell'esame di
abilitazione. Farmacie : per due anni la titolarità si potrà ottenere con la sola iscrizione all'albo, salvo che per
le 2.600 nuove sedi oggetto del concorso straordinario Aquila Emilia Niente sanzioni per l' Aquila anche nel
2015 per lo sforamento del Patto di Stabilità, Salva Lazio e Salva Venezia . Dilazione fino a metà 2016 per le
imprese emiliane che hanno acceso mutui per pagare le tasse
Foto: - LA STAMPA
Foto: ANGELO CARCONI /ANSA
Foto: Ministro del Lavoro «Da marzo le aziende potranno assumere con le nuove regole» ha detto ieri
Giuliano Poletti
20/02/2015
Il Messaggero
Pag. 9
(diffusione:210842, tiratura:295190)
LE LIBERALIZZAZIONI SU FARMACIE , NOTAI E ASSICURAZIONI IN BILICO PER L'OPPOSIZIONE
DELLE CATEGORIE
Luca Cifoni
L'AGENDA R O M A Ancora uno stop, ancora un rinvio. Stavolta è la concomitanza con la riunione decisiva
per la Grecia, a Bruxelles, a far saltare l'esame dei decreti legislativi che devono attuare la delega fiscale. Il
ministro Padoan, che fino al pomeriggio di ieri era intenzionato a restare comunque a Roma facendosi
rappresentare la direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, ha deciso dopo un colloquio con il premier
Renzi di cambiare programma. Il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto quindi esaminare i provvedimenti in
materia tributaria in assenza del ministro titolare e così si è deciso di soprassedere. Fino alla tarda serata è
rimasto in bilico il disegno di legge sulla concorrenza: titolare in questo caso è il ministro dello Sviluppo
economico, e le esitazioni derivano dalle pressioni delle categorie che si oppongono a questa o quella parte
del provvedimento. Criticità censite anche in un documento che ieri circolava in ambienti di governo. TEMPI
LUNGHI Sul fronte fiscale, il nuovo slittamento dei tempi è arrivato proprio nel giorno in cui veniva
formalizzata in commissione Finanze del Senato la proroga di sei mesi per la scadenza della delega. Dunque
si potrà arrivare al massimo al 26 settembre. Il disegno di legge era stato approvato dal Parlamento quasi
undici mesi fa: da allora sono stati resi operativi il decreto su semplificazione e 730 precompilato, quello sulle
accise ed un terzo in materia di commissioni censuarie, in preparazione della riforma del catasto. Lo scorso
24 dicembre era stato esaminato dal Consiglio dei ministri anche il testo relativo ai reati tributari, che poi però
è stato ritirato a seguito delle polemiche sul meccanismo del 3 per cento che avrebbe potuto sulla carta
salvare Berlusconi dalla condanna per evasione fiscale. Nella riunione di oggi dovevano essere esaminati i
decreti su catasto, fatturazione elettronica e fiscalità delle imprese internazionali: se ne riparlerà un'altra volta.
Quanto alla concorrenza, le resistenze si concentrano su alcuni punti qualificanti del provvedimento,
originariamente basato sulle segnalazioni dell'Autorità antitrust: vendita dei medicinali di fascia C al di fuori
delle farmacie, apertura al mercato di professioni come avvocato e notaio, riduzione delle pratiche di
competenza dei notai, lotta alle frodi sulle assicurazioni Rc auto. Lo stesso documento governativo annota
per ciascuna di queste materie le probabili contrarietà, ovvero le farmacie stesse, gli ordini professionali
coinvolti, i carrozzieri. Le voci di dissenso hanno trovato una sponda politica nel Nuovo centro destra, ma ieri
sera il premier Renzi pareva intenzionato a procedere almeno su una parte delle misure.
Foto: Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan oggi sarà a Bruxelles per la decisiva riunione
dell'Eurogruppo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Non c'è Padoan, saltano i decreti fiscali Renzi prova a spingere la
concorrenza
20/02/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 22
(tiratura:100000)
Il farmaco salva la vita ma i soldi non ci sono
IN COMMERCIO Il Sovaldi guarisce dall ' epatite C. In Italia i malati sono un milione, per le cure servirebbero
50 miliardi. Un terzo dell ' evasione fiscale
Bruno Tinti
È STATO MESSO in commercio un farmaco nuovo: Sovaldi, cura l'Epatite C. In realtà non la cura, la
guarisce, nel 99% dei casi. Siccome si tratta di una malattia mortale (si " c u ra " con trapianto oppure non si
cura) si può ben dire che far guarire la gente con due pillole al giorno è una scoperta rivoluzionaria. A questo
tipo di medicine non si arriva con facilità: occorrono anni e anni di ricerca e milioni di euro. Così, quando il
farmaco è pronto, costa un sacco di soldi; non solo perché si deve recuperare l'investimento: più la malattia è
grave, più il b u s i n e ss diventa proficuo. Quindi il Sovaldi, la cura completa, un mese e mezzo di pillole,
costa 80 mila euro. Ci sono Paesi dove questo non è un problema: negli Usa chi può permettersi questa
spesa guarisce, gli altri muoiono. Ma l ' Italia è un Paese civile, c'è il Servizio Sanitario Nazionale; tutti hanno
diritto a farsi curare nel modo migliore. E qui sono cominciati i guai. In Italia i malati di Epatite C sono circa un
milione. Il SSN ha spuntato (pare) con le imprese produttrici del Sovaldi un prezzo di 50 mila euro per la cura
completa: fa 50 miliardi, un terzo dell ' eva s i o n e fiscale annua. Ma, siccome non la combattiamo, da lì non
arriva niente. L ' AIFA (Agenzia Italiana per il Farmaco) ha autorizzato l ' uso della medicina; però soldi per
comprarla non ce n ' è. I malati vanno in ospedale, i medici gli spiegano che potrebbero guarire
completamente ma che il farmaco non è disponibile perché gli ospedali non hanno ricevuto gli stanziamenti
necessari. Quindi ognuno si arrangia come può. I ricchi vanno a comprarsi le medicine a Ginevra, Vaticano,
San Marino, Oslo. Non in Italia perché, incomprensibilmente, l'AIFA ha classificato il Sovaldi " fa r maco
ospedaliero " , che significa che non si può comprare in farmacia. Con un po' di lungimiranza si sarebbe
potuto autorizzarne la libera vendita, alleggerire la domanda consentendone l'acquisto privato, permettere
almeno ai fortunati di guarire. Sarà un po ' ingiusto ma così va il mondo. Alcune Regioni del Nord hanno
anticipato un po ' di soldi. Non si sa da dove li hanno presi né quando li riceveranno dallo Stato e se potranno
dunque ripianare il bilancio. Ma intanto qualcuno, i più gravi, viene curato; gli altri aspettano. Altre Regioni, ad
esempio il Piemonte e molte Regioni del Sud, non hanno stanziato soldi, non hanno comunicato progetti né
dato istruzioni; insomma "non ci sono; e - se ci sono - sto dormendo". EPPURE almeno istruzioni sui criteri di
priorità da seguire sarebbero opportune: è ovvio che alcuni di quelli messi in coda (sulla base di una scelta
discrezionale del medico) forse non ce la faranno; i familiari non saranno contenti; e le denunce civili e penali
fioccheranno. E poi alcuni medici danno una ricetta al malato: che sappia di potersi curare; anzi, che loro lo
curerebbero ma la Regione non dà i soldi necessari. Altri la ricetta non la danno; tanto - dicono - è inutile.
Che non è proprio vero: la facessero, i malati potrebbero prendersela con la Regione, fare ricorso al TAR ...
Magari è per questo che non la fanno. Infine questa potrebbe essere l'occasione virtuosa per risparmiare: il
budget sanitario della Regione Piemonte se ne va, al 68%, per stipendi a personale amministrativo. Il che è
ovvio: da sempre le ASL sono state il serbatoio di voti per i politici locali che, in cambio, facevano assumere
chi li votava. Insomma, per essere migliori degli USA non bastano leggi più civili: occorre anche essere
capaci di applicarle. n
Foto: Beatrice Lorenzin Marco Lanni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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GIUSTAMENTE
20/02/2015
QN - Il Resto del Carlino
Pag. 5
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Farmacie e porti, i no di Ncd. Jobs Act, rebus licenziamenti
LIBERALIZZAZIONI e licenziamenti collettivi. Il braccio di ferro nella maggioranza arriverà al culmine nel
consiglio dei ministri convocato a mezzogiorno. Ieri si è svolto a tarda sera un lungo pre-consiglio con i capi di
gabinetto e del legislativo che hanno tentato qualche aggiustamento tecnico. Lo scontro politico è invece
rinviato a oggi. Gli unici provvedimenti su cui c'è pieno accordo sono quelli fiscali, ma non verranno approvati
per l'assenza del ministro Pier Carlo Padoan. A FAR DISCUTERE è soprattutto il disegno di legge sulla
concorrenza messo a punto da Federica Guidi, che contiene tra l'altro liberalizzazioni che riguardano farmaci
, brevetti farmaceutici, porti, taxi, Rc auto, notai. Ieri Matteo Renzi ha incontrato a lungo il ministro dello
Sviluppo e, dopo alcune limature (non di sostanza) ai testi, l'ha invitata a portare tutte le sue lenzuolate
all'esame dei colleghi per giocare lì la partita finale. «Dobbiamo andare avanti, dare segnali concreti sulla
concorrenza», ha ripetuto ai suoi, ben consapevole che è quello che vuole dall'Italia Bruxelles. In serata in tv,
il premier ha inoltre promesso un interessamento sulle partite Iva «perché è stato compiuto un errore
clamoroso» e ha detto che «una tassa sul contante è tecnicamente parlando una idiozia galattica». A dare
battaglia sono i ministri dell'Ncd. Il titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, spalleggiata dal sottosegretario
Simona Vicari (anche lei alfaniana), non ha mai nascosto la sua opposizione al provvedimento che ha messo
nel mirino le farmacie private, che hanno l'esclusiva sui medicinali rimborsati dal Servizio sanitario pubblico e,
in generale, su tutti quelli che richiedono la ricetta. Il ddl Guidi (osteggiato anche da Aifa e Federfarma) ha
previsto che i farmaci di fascia C', quelli utilizzati per patologie di lieve entità, e quindi non considerati
«essenziali», possano essere venduti nelle parafarmacie e nei supermercati. Oggi si capirà se, alla fine dello
scontro, la misura passerà oppure si arriverà a uno stralcio o a una sorta di scambio. Il premier potrebbe
invece cedere alle richieste di Maurizio Lupi, contrario a liberalizzare i servizi portuali. Il titolare delle
Infrastrutture ha fatto presente che sta procedendo con una riforma complessiva del settore e che dunque
non è il caso di scorporare dei pezzi. Altro terreno di scontro è quello sui decreti attuativi del Jobs Act.
Camera e Senato hanno approvato dei pareri sul contratto a tutele crescenti, quello che di fatto elimina
l'articolo 18, in cui si esorta il governo a non estendere le norme previste sui licenziamenti individuali a quelli
collettivi. I pareri sono passati con il voto contrario dell'Ncd. Il capogruppo della commissione Damiano, che
rappresenta la minoranza dem dialogante, ha chiesto di cancellare ogni riferimento ai licenziamenti collettivi.
Da Sacconi, suo omologo Ncd al Senato, è arrivato l'appello opposto: «I pareri vanno disattesi. Se venisse
meno questa novità positiva il provvedimento, già timido, perderebbe gran parte del suo contenuto
innovativo». SULLA LINEA di Sacconi si dice che sia anche il ministro Poletti, che con Renzi su questo fronte
deve fare i conti con la minoranza del partito. «Non dimentichiamo che dopo 44 anni abbiamo un contratto a
tempo indeterminato a tutele crescenti e la Naspi», sottolinea il responsabile economico del Pd, Filippo
Taddei.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Liberalizzazioni, scontro tra ministriRenzi in pressing: non fermiamoci
20/02/2015
Avvenire
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Fecondazione artificiale eterologa: ciò che qui si legge, ma troppi tacciono
Provocatorio e severo ragionamento della parlamentare Roccella: se si consente il pagamento di gameti
umani, allora perché non accettare pure "rimborsi" a chi cede un rene o una cornea?
Marco Tarquinio
Gentile direttore, vorrei ringraziare "Avvenire" per le ottime pagine dedicate domenica scorsa al mercato dei
gameti, in particolare degli ovociti. Il tema è imbarazzante e i mezzi di comunicazione tendono a ignorarlo.
Eppure è chiaro che esiste ormai una rete strutturata e ben organizzata che copre moltissimi Paesi e che
vuole penetrare anche in Italia. La fecondazione eterologa necessita obbligatoriamente dei cosiddetti
"donatori", termine con cui si vela pudicamente un ampio giro di affari fondato sulla compravendita dei gameti
e sullo sfruttamento delle giovani donne in condizioni di bisogno. Per anni ci hanno detto che non era così.
Per anni, nei dibattiti, ho ascoltato importanti specialisti (potrei citare i nomi) raccontare che, nel mondo ideale
e autoregolato in cui si praticava la fecondazione in vitro, compresa quella eterologa, prima della legge 40,
non c'era necessità di ricorrere al mercato. In quel mondo beato e solidale, si utilizzavano solo ovociti prodotti
dalle stesse donne che si sottoponevano ai trattamenti di fecondazione assistita, e che mettevano
gratuitamente a disposizione di altre donne una parte dei propri ovuli. Oggi emerge una verità ben diversa: i
gameti mancano, di donazioni vere, cioè gratuite, non c'è traccia. Il re è nudo; e sono nudi anche quei
presidenti di regione che hanno spinto, e spingono, per consentire di praticare la fecondazione eterologa a
qualunque costo. Oggi, quando si pone il problema della gratuità, la risposta degli operatori del settore è
disarmante: la domanda di ovociti è elevata, si dice, e l'offerta scarsa. Ai "donatori" non basta un rimborso
spese, specie alle donne, vista l'invasività dell'intervento: senza una qualche forma di compenso non ci
saranno mai gameti a sufficienza per rispondere a tutte le richieste. Ma se il criterio è l'equilibrio tra domanda
e offerta, a fronte di un "diritto" all'eterologa, mi chiedo allora per quale motivo non si fa lo stesso
ragionamento per la donazione di organi, proponendo una forma di compenso per chi potrebbe offrirne, da
vivente, a persone gravemente malate. Sarebbe tecnicamente possibile per reni, lobi polmonari, segmenti di
fegato, pancreas o intestino. Allora, perché non stabilire un opportuno "risarcimento" per chi, cedendo un
proprio organo - e potendo comunque continuare a vivere in salute - salverebbe la vita a un'altra persona?
Quante persone sono morte, mentre, in lista d'attesa, speravano arrivasse per loro un rene di ricambio? Se si
pensa di incentivare economicamente (anche solo mediante una forma di "indennità" e non un pagamento
esplicito) l'offerta di gameti, a maggior ragione si dovrebbe seguire la stessa strada nel caso sia in gioco una
vita umana. Insomma, se mercato deve essere, che mercato sia. Discutiamone apertamente, senza
infingimenti, senza imbarazzati silenzi, senza usare a sproposito parole come "donazione". Ma con onestà
intellettuale, rispondiamo alla domanda: è giusto, è accettabile pagare chi cede parti del proprio corpo ad altri
che ne hanno bisogno per sopravvivere? È giusto che si apra un mercato del corpo umano? Se si risponde di
"no", perché sono chiare le gravissime implicazioni etiche e sociali di una scelta simile, qualcuno spieghi
perché invece si è così tolleranti, così disponibili a chiudere un occhio quando si tratta della fecondazione
artificiale. Qualcuno mi spieghi perché sulla stampa nazionale non si trova mai un servizio come quello
pubblicato da "Avvenire". Eugenia Roccella Parlamentare di Area popolare e vicepresidente Commissione
Affari Sociali della Camera Non sono io, gentile e cara onorevole Roccella, a dover rispondere
all'interrogativo finale di questa lettera. Potrei, ma non voglio, dire perché troppi altri giornali nascondano
ancora oggi, persino davanti alle evidenze, la pesantissima e dilagante realtà della mercificazione delle
persone attraverso i meccanismi propri della procreazione artificiale e raccontino, invece, la favola della
conquista di uno spazio di libertà e di autorealizzazione delle persone... Posso e voglio dirle, piuttosto, perché
noi di "Avvenire" abbiamo immediatamente denunciato il rischio e la concreta prospettiva di un ritornante
"commercio della vita" dopo che un'infelicissima sentenza della Corte costituzionale ha aperto le porte, anche
in Italia, alla fecondazione eterologa, cioè realizzata con seme od ovuli di persone estranee alla coppia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
il direttore risponde
20/02/2015
Avvenire
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
madre-padre. Una pratica, ricordiamolo, che era stata saggiamente fermata grazie alla legge 40: preziosa
(eppure avversatissima sia da libertari radicali sia da rigoristi antiprovetta) "normativa di incontro" tra visione
morale cattolica, favorevole alla generazione naturale e contraria alla procreazione artificiale, e visioni laiche
non rassegnate alla "rimozione culturale" del diritto di ogni figlio a conoscere madre e padre, la storia di cui è
parte e che continua. Abbiamo semplicemente e schiettamente preannunciato ciò che purtroppo da anni
vediamo accadere in tutti i continenti e che raccontiamo con crescente consapevolezza e allarme: la vita
umana ridotta a "prodotto" nel supermarket della procreatica. Abbiamo denunciato, e continueremo a farlo, la
contiguità straziante tra banconi di laboratorio e banconi del mercato. Grazie, gentile vicepresidente, per
l'apprezzamento che riserva al nostro lavoro e per l'acuta e profonda condivisione del nostro obiettivo di far
trionfare chiarezza e umanità.
20/02/2015
Libero
Pag. 14
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Le Coop mettono il medico nello scaffale
Dall'Emilia si allarga il fenomeno dei dottori della mutua nei centri commerciali. Un mercato da conquistare
grazie al regime fiscale agevolato
ANTONIO AMOROSI
In Emilia Romagna le coop entrano anche nelle prestazioni sanitarie e vogliono sostituire i medici di famiglia.
Non sarà più il cittadino a cercare il medico, quello che dall'800 chiamavamo «condotto», ma il medico a farsi
trovare nel centro commerciale coop. Tutto parte nel 2012. Legacoop dà inizio a «un progetto regionale» con
delle proprie mutue che assicurano i cittadini per le prestazioni sanitarie, visto che le regioni vogliono ridurre
la spesa sulla diagnostica e la specialistica ambulatoriale. Le mutue-coop aprono così, una dopo l'altra, negli
ipermercati del gruppo. In Emilia con un progetto strutturato ma a macchia di leopardo anche in Toscana,
Liguria, Lombardia e Friuli, con un sistema da estendere al resto d'Italia. Giancarlo Piseri, segretario generale
di Sanicoop (150 coop del settore) spiegava già nel dicembre 2012 come e perché, in un convegno della sua
organizzazione tenutosi a Ferrara e in presenza dell'attuale ministro Giuliano Poletti,allora presidente di
Legacoop. IL PROGETTO «La riorganizzazione della medicina territoriale» e il «decreto Balduzzi» ci dicono
che la «medicina generale dovrà dotarsi di strumenti societari, ed in particolare di cooperative per gestire il
personale», dichiarava. Aggiungendo che chimeglio dei 150 centri associatia Legacoop potevano farlo? Così
i medici possono essere «protagonisti di un indispensabile processo di cambiamento». Spiegando che
«fatturare» per i singoli medici dentro una coop comporta «una condizione favorevole, c'è una riduzione dei
costi del 15% rispetto alle altre forme societarie». Per non contare, aggiungiamo noi, che le coop di questo
tipo pagano le tasse solo sul 40% degli utili, viste le loro particolari agevolazioni fiscali. Le coop diventano
proprietarie dei fattori della produzione sanitaria: personale, spese, stabili, macchinari. Trasformando i medici
di famiglia in propri dipendenti o soci o semplici prestatori d'opera. Come è scritto con chiarezza nel
documento Medici in cooperativa, modelli organizzativi e strumenti di coordinamento, sempre di Piseri, che
Libero ha potuto consultare. Un intreccio tra ambulatori, centri polifunzionali-supermarket, Asl, mutue e
assicurazioni, con annessa banca dati telematica gestita dalla coop che alimenterebbe un «numero di
pazienti sempre più ampio». Discorso che riduce la sanità a merce di consumo e ricorda la nascita degli
ipermercati nelle città «rosse» a danno del commercio al dettaglio (in città non trovi parcheggio o lo paghi, ma
negli ipermercati coop è gratis,i prezzi sono vantaggiosi e adesso fai la visita durante la spesa, sei già lì).
Tutto solo per «aiutare» le regioni. IL CONVEGNO Il progetto diventa d'attualità dopo le dichiarazioni del neo
assessore regionale alla sanità del Pd, Sergio Venturi,al Convegno sul Welfare organizzato a Bologna da
Unipol e dal Censis, il 12 febbraio scorso: «Il privato deve entrare nel cuore della sanità». E ancora: «Fino ad
oggi il privato ha avuto solo una funzione ancillare occupandosi di servizi non di pregio come la
lungodegenza o dei servizi alberghieri». Ma il governatore della Regione Stefano Bonaccini, in ogni sede
pronunci la parola «privato» aggiunge quasi ossessivamente il termine «sociale». L'ex governatore Vasco
Errani per anni si è vantato della diversità della sua sanità non aperta a privati! E chi è questo privato che ha
sensibilità sociale? Gli studi di Legacoop, come abbiamo visto, lo spiegano. Pasti, sicurezza, pulizia, ricambi,
lungodegenza. Le coop già occupano quasi tutti i servizi connessi negli ospedali e nelle Ausl dell'Emilia
Romagna. Dividendosi la sanità locale tra coop rosse (Legacoop), in larga maggioranza, e coop bianche
(Confcoperative). Da Rimini a Piacenza passando per tutte le città e i principali comuni. Per non parlare del
settore assicurativo integrativo dove Unisalute, l'assicurazione del gruppo Unipol, è la prima assicurazione in
Italia per numero di clienti gestiti. O di UnipolSai, secondo gruppo assicurativo italiano, che ha visto nascere
Faremutua per l'Emilia e Mutua Ligure. Ora il grande assalto ai medici di famiglia e la creazione delle mutue
alternative. Perché le coop hanno dei meriti, scrive sempre Piseri nelle sue relazioni, «una forma societaria
democratica», «scopo mutualistico» e «non finalità speculative», cercano solo di «realizzare dei servizi a
condizioni vantaggiose per i soci». Non hanno cioè fini di lucro. Un po' come i grandi colossi coop del
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Il Pd spinge i privati nella sanità
20/02/2015
Libero
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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consumo ci hanno insegnato. I prezzi per i cittadini sono gli stessi della normale distribuzione, se non più alti,
e come spesso hanno dimostrato i fatti l'accumulo di denaro serve a fare grande finanza. Ma le tasse
vengono pagate solo sul 65% dell'utile. E non si sa perché.
::: LA SCHEDA PRIMO PASSO Nel 2012 Legacoop dà inizio a «un progetto regionale» con delle proprie
mutue che assicurano i cittadini per le prestazioni sanitarie. Le Regioni, infatti, vogliono ridurre la spesa sulla
diagnostica e la specialistica ambulatoriale. Inizia così l'avventura delle mutue-coop che aprono una dopo
l'altra negli ipermercati del gruppo. In Emilia in modo più strutturato, ma a macchia di leopardo aprono anche
in Toscana, Liguria, Lombardia e Friuli. SECONDA FASE Il progetto prende ancora di più corpo dopo le
dichiarazioni del neo assessore regionale alla sanità del Pd, Sergio Venturi, al Convegno sul Welfare di
Bologna del 12 febbraio scorso: «Il privato deve entrare nel cuore della sanità. Fino ad oggi ha avuto solo una
funzione ancillare occupandosi di servizi non di pregio come la lungodegenza o dei servizi alberghieri». I
PRECEDENTI Nei grandi colossi coop del consumo abbiamo visto che i prezzi per i cittadini sono gli stessi
della normale distribuzione nonostante le agevolazioni fiscali, Mentre in alcuni casi l'accumulo di denaro è
servito a fare grande finanza.
Foto: Farmaci da banco venduti all'interno di un centro commerciale [Fotogramma]
20/02/2015
Libero
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L'ordine insorge: «Scelta assurda»
I camici bianchi: «Così si perde il rapporto di fiducia coi cittadini. La sanità diventerà un'industria»
A.A.
Le dichiarazioni del neo assessore del Partito Democratico Sergio Venturi sull'entrata dei privati «sociali»
nella sanità emiliana hanno determinato molta preoccupazione tra i medici della regione. «Siamo sicuri di una
scelta del genere?» ha reagito il presidente dell'Ordine dei medici di Bologna Giancarlo Pizza sentito da
Libero , «cioè che i servizi essenziali siano erogati da strutture e non dal medico di famiglia che ha un
rapporto diretto con il paziente?». Stessa preoccupazione dalla Fimmg, la federazione dei medici di medicina
generale con Fabio Maria Vespa: «Non possiamo diventare dipendenti di strutture di fatto estranee al servizio
sanitario nazionale. E spostare il rapporto di fiducia colcittadino». Infatti mettere i medici e le attività sanitarie
di base alle dipendenze dei grandi colossi coop potrebbe stravolgere il settore e trasformare ancor di più la
sanità in una struttura industriale che deve produrre profitti. I medici di base sono liberi professionisti
convenzionati con il servizio sanitario regionale e pagati in base a numero di pazienti e prescrizioni. Nel 2014
il 61,1% della spesa complessiva regionale è nel settore sanità: 7,7 miliardi sui 12,6 del bilancio regionale.
Ma occorre tagliare visto che anche l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha certificato che in 10
anni la spesa sanitaria emiliana è aumentata del 45%, portandosi dai 5,9 miliardi del 2002 agli 8,5 del 2012.
Su dove risparmiare e come le parole dell'assessore e del governatore sembrano dare chiare indicazioni.
Foto: Sergio Venturi [web]
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Le reazioni
20/02/2015
Libero
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La sanità viaggia senza assicurazione
MATTEO MION
Il ministro Beatrice Lorenzin, essendo incinta di due gemelli, è particolarmente sensibile alla drammatica
morte del neonato di Catania. Ogni giorno la responsabile del dicastero della Salute è prodiga di buone
intenzioni: «Non sono stati applicati i protocolli, dobbiamo intervenire». In che modo però non è dato sapere,
allora ci permettiamo un sommesso consiglio. Premettiamo che vicende disgraziate come quella catanese
dovrebbero appartenere al protozoico della sanità, ma purtroppo sono spesso all'ordine del giorno. In questo
caso, però, la questione sanitaria è sin troppo semplice da risolvere: qualsiasi ostetricia di una clinica sia
essa pubblica, privata convenzionata o privata autorizzata deve disporre di una minima unità di neonatologia,
altrimenti tanto vale partorire a casa. Con la vita non si scherza. Punto e a capo. Nel 2015 non si può morire
di crisi respiratoria al primo giorno di vita per assenza di macchinari in un paese che pretenda di essere civile.
La responsabilità dell'accaduto è quindi della politica, più abile a maneggiare vitalizi che culle. L'unico
riguardo che il governo ha avuto per i neonati è il solito strampalato spot dei bonus bebè. Poi, quando capita
il fattaccio, il ritornello è sempre lo stesso: trombe, grancasse, commissioni, procure, titoloni di giornali e tv,
una decina d'indagati e il ministro di turno ovviamente indignatissimo a lanciare dichiarazioni, pur nella
consapevolezza che rimarranno lettera morta. Poi, tra sei mesi, nell'indifferenza generale qualche perito
medico scriverà il sillogismo con cui molti morti vengono sepolti sotto una coltre di omertà: «Complicanza
prevedibile, ma non prevenibile». La varietà lessicale per ottenere il nulla osta alla sepoltura mi è tristemente
nota: «Il piccolo sarebbe morto lo stesso, la patologia di base era aggressiva, i medici hanno fatto tutto il
possibile per evitare il danno, è impossibile dimostrare che un trattamento adeguato avrebbe evitato la morte
eccetera, eccetera». Da avvocato specializzato in malasanità, sono stracerto che nessuna condanna penale
definitiva colpirà i medici per i fatti di Catania: canis ne cavet canem . Veniamo allora al civile, al risarcimento
danni, dove la situazione, caro ministro, è terrificante perché gli ospedali italiani sono ormai privi di copertura
assicurativa oppure le polizze hanno franchigie altissime. La Sicilia in primis con il governatore Crocetta
disdettò tutte le polizze e le casse delle aziende ospedaliere alla voce risarcimenti piangono. La Corte dei
Conti vigila sulle liquidazioni dell'amministratore pubblico che, nominato dalla politica e poco esperto della
materia, attende le sentenze per risarcire le parti lese senza incorrere in responsabilità nei confronti
dell'Erario. In sintesi il sistema è prossimo al cortocircuito, perché al danno sanitario si aggiunge la beffa
giudiziaria. Suggerisco allora al ministro Lorenzin di prendere u impegno concreto: obbligo di polizza con
assicurazione di rating AAA (ho sorvolato sulle compagnie fantoccio che hanno fatto man bassa del mercato
nazionale) non dico per gli ospedali, ma almeno per i reparti di ostetricia. Per scegliere dove far nascere la
mia piccola, ho chiesto la sinistrosità al liquidatore capo delle Generali. Cinismo? Forse, ma sempre meglio di
trovar scritto che «la morte è una complicanza prevedibile, ma non prevenibile della vita».
www.matteomion.com
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Commento
20/02/2015
Libero
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Messina-Palermo in elisoccorso per rifarsi il naso
Giovane conoscente di Crocetta cade in moto e viene trasferito in codice rosso per la rinoplastica. I medici:
«Non era necessario»
ALBERTO SAMONÀ
Non c'è pace per la sanità siciliana. Dopo il caso della neonata morta nella disperata corsa in ambulanza da
Catania a Ragusa per mancanza di postiin tre ospedali, dopo il volo «speciale» del direttore del 118
palermitano che si è fatto trasportare in elicottero da Alghero a Palermo per un malore, un'altra tegola cade
sul sistema sanitario e sull'elisoccorso dell'Isola. L'episodio risale a giugno 2013 ma è venuto fuori solo oggi,
con la procura palermitana che ha aperto un fascicolo. I fatti: Antonino Interdonato, messinese, 23 anni, oggi
vicepresidente del Consiglio comunale della città dello Stretto, a seguito di un incidente in moto subì lesioni a
setto nasale e volto. Il giovane politico, che all'epoca non era ancora consigliere comunale, è molto vicino al
deputato regionale Beppe Picciolo della lista «Democratici riformisti», che sostiene il governatore Crocetta. Il
parlamentare si recò a far visita a Interdonato, al Policlinico di Messina, e poco dopo il giovanotto sarebbe
stato imbarcato in elicottero e trasportato in «codice rosso» direttamente a Palermo, dove il giorno seguente
venne operato dal primario di chirurgia plastica Matteo Tutino, medico vicinissimo allo stesso Crocetta.
L'ennesimo privilegio concesso alla casta? A stabilirlo sarà la procura della Repubblica del capoluogo
siciliano, che ha aperto un'inchiesta, affidata a un sostituto che si occupa di reati contro la pubblica
amministrazione. Con buona pace dell'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, la quale, dopo aver
annunciato le proprie dimissioni all'indomani della morte della piccola Nicole, le ha «dimenticate», nonostante
gli avvertimenti del ministro Beatrice Lorenzin, che ancora 48 ore fa tuonava: «Se la Sicilia non interviene lo
farò io». Per inciso, il dietro-front della Borsellino non sorprende nessuno, dato che fin da subito Crocetta
aveva fatto intendere che l'assessore sarebbe rimasta saldamente al proprio posto. In quest'atmosfera non
certo idilliaca, la vicenda del giovane trasferito in elicottero da Messina a Palermo rischia di mettere
ulteriormente in difficoltà il già claudicante governo regionale. A gettare acqua sul fuoco è il deputato Beppe
Picciolo, secondo cui non ci sarebbe stata alcuna irregolarità e soprattutto nessun interessamento da parte
sua: «Mi sono soltanto trovato insieme ad altri amici in ospedale - spiega - quando il giovane è arrivato in
condizioni assai critiche. Quando sono giunto al Policlinico, poi, era stata già presa la decisione di trasportare
il ragazzo a Palermo. Io mi sono recato là in qualità di conoscente, di amico del giovane. Altro che
malasanità, qui siamo in presenza di un caso di buona sanità». Di contrario avviso il segretario regionale
vicario del sindacato medici ospedalieri Cimo, Angelo Collodoro: «Il paziente è stato trasferito con
l'elisoccorso da Messina a Palermo nonostante ci fossero tre reparti di chirurgia attrezzati per l'intervento. Se
era un codice rosso come mai non è stato ricoverato in terapia intensiva? Il giorno dopo è stato sottoposto a
un intervento estetico di rinoplastica e dopo due giorni dimesso». Per Crocetta, ovviamente, tutto normale.
Anzi di più: il governatore afferma che si sia trattato di «un intervento umanitario».
Foto: Antonino Interdonato
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La Procura indaga. Ma per il governatore fu «intervento umanitario»
20/02/2015
Il Secolo XIX
Pag. 11
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Epatite C, farmaco solo per pochi
Cure garantite, per ora, a un paziente su cinque. Montaldo: sar à estesa a tutti
MARIO DE FAZIO
SAVONA. Cure garantite, per ora, solo a un paziente su quattro. Sono circa 110 i pazienti liguri affetti da
epatite C che avranno le cure a base del nuovo farmaco, il Sofosbuvir, che consente di guarire anche in 3
mesi, in virtù dei quattro milioni di euro stanziati dalla Regione. Ma la platea dei pazienti che ne hanno diritto,
in base alle stime delle sei unità operative individuate in Liguria, è molto più ampia: oltre cinquecento
persone. Per gli altri casi bisognerà trovare le risorse. Una prima svolta è prevista per luned ì , quando
dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale il via libera all'utilizzo del secondo farmaco anti-epatite, il
Simeprevir, che costa molto meno (circa 20mila euro) consentendo di abbattere i costi. Si procederà in
maniera graduale, quindi, in base ad elenchi in ordine di priorità già redatti da ogni azienda sanitaria. La
Regione, dice l'assessore alla Salute Claudio Montaldo, assicura che «saranno date le cure necessarie a tutti
i pazienti». È una partita complicata, quella delle nuove frontiere per combattere l'epatite C. L'Aifa, l'Agenzia
italiana del farmaco, ha strappato un contratto più conveniente con la Gilead, la multinazionale che produce il
Sofosbuvir. Invece degli iniziali 80mila dollari a ciclo completo, l'Aifa pagherà 37mila euro, con bonusrisparmio superati certi volumi d'acquisto. I quattro milioni di euro stanziati dalla Regione le cure garantiscono
poco più di un centinaio di pazienti. Ma in Liguria, in base ai report inviati dalle sei unità operative, ci sono
circa altre quattrocento persone per ora rimasti fuori. Le "esclusioni" dipendono da ragioni scientifiche: i ceppi
di virus sono sei, non tutti compatibili con i farmaci e le diverse équipe hanno proceduto per priorità,
stabilendo chi può attendere e chi no. I primi lotti, per i 110 casi giudicati "prioritari", saranno distribuiti tra
qualche giorno, quando sarà già disponibile l'acquisto del secondo farmaco, il Simeprevir. Dall'Agenzia
regionale fanno sapere che è difficile, ad oggi, quantificare la spesa complessiva: i due nuovi farmaci
possono essere usati in alternativa ma anche combinati, a seconda delle valutazioni cliniche fatte caso per
caso. Ad ogni modo si tratta di altri milioni di euro da trovare. «Sono stati definiti i casi che progressivamente
verranno presi in carico - assicura Montaldo -. È ovvio che dovremo procedere in maniera graduale, contando
anche su altri farmaci che dovrebbero abbassare i prezzi e velocizzare i processi».
Epatite C, ecco le novità L' epatite C non ha ancora un vaccino e colpisce 1,5 milioni di italiani I nuovi
sofosbuvir e simeprevir sono farmaci ad azione molecolare diretta Non provocano eetti collaterali (anemia,
reazioni cutanee) Non contengono interferone (tutti i pazienti possono prenderli) Prevedono una terapia più
rapida (3-6 mesi contro i 6-12 attuali) Sono più ecaci ( si guarisce nel 90% dei casi contro l'attuale 65% )
Sono molto costosi (una settimana di trattamento costa più di 3.000 euro ) Il Governo ha stanziato un miliardo
di euro per assicurarli a tutti i casi più gravi GRAFICI IL SECOLOXIX 500 pazienti liguri aetti da epatite C
compatibili, per ceppo di virus, con il nuovo farmaco Sofosbuvir 37mila euro , il costo per un ciclo completo di
Sofosbuvir , rispetto agli 80mila dollari previsti inizialmente 110 i pazienti liguri già coperti dalla prima tranche
di fondi stanziati dalla Regione 4 milioni di euro , primo stanziamento regionale per l'acquisto di Sofosbuvir
20mila euro , il costo di un ciclo di Simeprevir , secondo nuovo farmaco che lunedì dovrebbe arrivare in
Gazzetta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La nuova terapia in Liguria IL CASO
20/02/2015
ItaliaOggi
Pag. 24
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Aria di liberalizzazioni
Più concorrenza per avvocati, notai, farmacie
BENEDETTA PACELLI
Conto alla rovescia per le nuove liberalizzazioni in materia di professioni. Oggi in consiglio dei ministri, infatti,
dovrebbe approdare una nuova lenzuolata di misure fi nalizzate, dice il premier Renzi,a favorire lo sviluppo
della concorrenza. Tantissimi i capitoli contenuti nella bozza sul tavolo dei ministri: dalla stretta per banche,
servizi pubblici locali e assicurazioni, alle norme «per la concorrenza nella professione forense e nel
notariato» e «per incrementare la concorrenza nel settore farmaceutico». Il condizionale è d'obbligo, non solo
perché il testo è stato blindatissimo fi no a ieri, pur essendo stato trasmesso mercoledì a Palazzo Chigi, ma
anche perché su più di una norma ci sono spinte e pareri contrari pure tra gli stessi rappresentanti del
governo, basti pensare alla diatriba fra le due ministre Guidi-Lorenzi sulle farmacie. Ma due punti sono chiari:
il primo che si tratta di un disegno di legge, e non di un decreto come si ipotizzava fi no a qualche giorno fa, il
secondo è che la traccia seguita dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi è quella della
segnalazione trasmessa dall'Antitrust la scorsa estate. Diverse le norme in materia di professioni che fi no a
ieri sera erano contenute nel testo. Per gli avvocati due le novità principali contenute nell'ultima bozza
circolata ieri sera: la previsione di poter costituire società multidisciplinari facendo partecipare anche i soci di
capitali non professionisti e l' abrogazione del divieto reinserito nella riforma forense del patto con cui
«l'avvocato percepisca come compenso in tutto o in parte una quota del bene oggetto della prestazione o
della ragione litigio». Per i notai, invece, tra le misure volte alla concorrenza si prevede che «uditi i consigli
notarili e le corti d'appello, tenendo conto della popolazione, dell'estensione del territorio (...) a ogni posto
notarile corrisponda una popolazione inferiore a 7 mila abitanti» (oggi è almeno 7 mila abitanti). Poi ancora
tra le norme il discusso tema delle farmacie, anche se tra le ipotesi circolava la possibilità di sdoppiare il
provvedimento e rimandare questo capitolo a una fase successiva. In ogni caso tra le due opzioni contenute
nel provv e dimento sembra che possa prevalere quella che indica la possibilità di intervenire sulla legge
475/1968 trasformando il numero massimo in numero minimo di farmacie ogni 3.300 abitanti. In pratica si
cambierebbe da «una farmacia» per 3.300 abitanti ad «almeno una», con la scelta affi data ai comuni di
decidere quante farmacie aprire. Inoltre sembrerebbe confermata la possibilità di estendere alle parafarmacie
la possibilità di vendere farmaci di «fascia C» con obbligo di prescrizione anche nelle parafarmacie o nei
nuovi punti vendita, scelta che il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha defi nito però insostenibile anche
dal punto di vista tecnico. Infi ne ritorna la norma che aveva fatto andare su tutte le furie le professioni
tecniche (che all'epoca riuscirono ad averla vinta) e che apriva la possibilità alle società di ingegneria, quindi
di capitali o cooperative, di poter fornire servizi di progettazione anche ai privati. Mercato questo da cui, fi no
ad ora, ne erano escluse.
Foto: Federica Guidi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Dovrebbe arrivare oggi in Cdm il ddl. Ma non tutto il governo è d'accordo
20/02/2015
L'Espresso - Ed. n.8 - 26 febbraio 2015
Pag. 7
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Stili di vita nella Terra dei Fuochi
Il ministro Lorenzin attribuisce l'alto numero di tumori in Campania alle abitudini sbagliate dei cittadini. E non
all'inquinamento criminale del territorio. Però proibisce anche la coltivazione sul 40% dei terreni monitorati.
Perché?
Roberto Saviano
Stiamo considerando l'attuale governo il meno peggio degli ultimi anni e ci stiamo abituando a fare delle sue
priorità le nostre priorità. E invece siamo noi a dover dettare l'agenda politica. Dalla superfcialità del ministro
Lorenzin, che attribuisce la causa della maggiore incidenza di tumori in Campania agli stili di vita, passando
per quel grafco a torta in cui era evidenziato il 2% di territorio inquinato supponendo che il 98% fosse invece
sano e che l'inquinamento fosse frutto di una psicosi collettiva, si arriva alla denuncia del Movimento 5 Stelle
in Parlamento nell'ambito della discussione del decreto "Milleproroghe" a proposito dello spostamento di 9,7
milioni di euro dei 10 previsti per il pattugliamento della Terra dei Fuochi alla sorveglianza dell'Expo di Milano.
La politica fa costantemente questo: tradisce la fducia, mostra come sia impossibile abbassare la guardia. E
a un anno dall'approvazione della legge sulla Terra dei Fuochi (6 febbraio 2014) nulla o quasi è stato fatto per
dare sicurezza e garanzie ai cittadini e ai produttori delle aree che a torto o a ragione riteniamo contaminate.
TEMPO FA commentai una lettera drammatica scritta da un medico di base di Frattamaggiore. Oggi, il dottor
Luigi Costanzo, medico di famiglia, ancora una volta fa, insieme ai suoi colleghi, una proposta di enorme
buon senso al Ministero della Salute a costo zero sulla base di dati già in suo possesso. «Da tempo
segnaliamo evidenze nei nostri studi di medicina generale di un aumento anomalo di patologie tumorali, di
malformazioni, di allergie, di aborti, di infertilità. In attesa di dati uffciali e completi per il registro tumori che ha
i suoi costi e i suoi tempi, noi, medici di famiglia, siamo in grado di avere subito e a costo zero la fotografa del
territorio, estraendo dal nostro database tutte le notizie possibili che possono riguardare le patologie». Queste
informazioni potrebbero servire a tutelare la salute di chi vive in aree a rischio soprattutto in termini di
prevenzione, quella stessa prevenzione che il ministro Lorenzin, con una punta di superfcialità, defnisce "stili
di vita". E mentre rifetto proprio sugli "stili di vita", apprendo che ben tre ministri, quello delle Politiche agricole
Maurizio Martina, quello dell'Ambiente Gian Luca Galletti e quello della Salute Beatrice Lorenzin hanno
firmato un decreto che vieta qualunque tipo di coltivazione in 15 ettari di terreno agricolo nella Terra dei
Fuochi a seguito di indagini svolte nei primi 57 comuni della Campania oggetto di analisi. DEL RESTO COSA
SONO 15 ettari, si dirà. 150mila metri quadrati di terreno di cui l'agricoltura italiana potrà pur fare a meno. Ma
quello che mi interessa sapere più di tutto non è la quantità di terreno che non si può coltivare, quanto che
percentuale costituiscono quei 15 ettari dell'area complessiva su cui sono state fatte analisi. E questo dato
non mi rassicura perché su un totale di quasi 43 ettari di superfcie agricola classifcata, 15,53 ettari quindi il
36,1% dei terreni monitorati risultano idonei alle produzioni agroalimentari (classe A), 11,6 ettari, pari al 27%
sono terreni con limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni (classe B) e
15,78 ettari, pari quasi al 40%, sono terreni con divieto di produzioni agroalimentari (classe D). Quindi il 40%,
quasi la metà dei terreni analizzati, non possono essere utilizzati per produzioni agroalimentari. Quasi la metà
e fnora sono state fatte analisi su 57 degli 88 comuni considerati a rischio. Se questo significa "stili di vita",
cari Ministri, allora sì, è lo stile di vita di una politica che continua a non saper fare il proprio lavoro, che
continua a comunicare male, che continua a dare responsabilità a chi è vittima e aspetta risposte. E per
l'ennesima volta, noi che raccontiamo verremo accusati di diffamare, di mettere in ginocchio l'economia del
Paese. Noi verremo accusati, mentre in Campania si continueranno a sversare illegalmente rifuti di ogni tipo
(10 milioni di tonnellate negli ultimi 20 anni) e si continueranno ad appiccare roghi. L'Expo non risolverà
questi problemi, non sarà traino di nessuna trasformazione... sarebbe bello piuttosto se avesse un focus su
come l'Italia ha rovinato e continua a rovinare la sua ricchezza.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'antitaliano
20/02/2015
L'Espresso - Ed. n.8 - 26 febbraio 2015
Pag. 20
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Quant'è aperta questa chiusura
Dal 31 marzo prossimo, tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari esistenti dovranno essere dismessi e i detenuti
trasferiti nelle nuove Rems (Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza sanitaria). Ma Psichiatria
democratica, che da anni si batte per il superamento degli Opg, lancia l'allarme: sarà una chiusura solo di
facciata. In molti casi, infatti, i detenuti non verranno spostati di un metro: le vecchie strutture riapriranno
come residenze e saranno gestite e controllate dallo stesso personale sanitario e dagli agenti di sicurezza dei
vecchi penitenziari criminali. Il caso più eclatante è quello di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, dove la
Regione ha deciso semplicemente di cambiare nome al vecchio Opg, lasciando tutto come prima. Nel mirino
dell'associazione fondata da Franco Basaglia c'è il governatore Rosario Crocetta, accusato di aver portato a
termine «un'operazione gattopardesca». A. Mas.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ospedali psichiatrici giudiziari
20/02/2015
L'Espresso - Ed. n.8 - 26 febbraio 2015
Pag. 92
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Sorpresa SALVACUORE
Sotto accusa gli zuccheri. Peggiori del sale. Ma via libera a latte, pesce. E vino. I medici disegnano la nuova
dieta. Con molte novità
FEDERICO MERETA
Sorpresa: gli zuccheri fanno male al cuore. E, in base a un'analisi pubblicata su "American Journal of
Cardiology", sarebbero persino più temibili del sale. Tanto che James Di Nicolantonio, autore della ricerca,
arriva a raccomandare a chi ha la pressione alta di tagliare i dolci prima del sale. Consumare alimenti
zuccherini, comprese le bevande che sono ormai un fuoripasto molto diffuso, stimolerebbe infatti l'ipotalamo una sorta di "centrale di controllo" dell'organismo - dalla quale partono una serie di segnali che arrivano fno al
cuore e ai vasi sanguigni, col conseguente aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. È
una rivoluzione copernicana che potrebbe evitarci il ricorso a spezie ed erbe aromatiche nel tentativo di
ridurre il sale da cucina, a patto di rimanere indifferenti a paste, bibite e macedonie. «Il principio di base è
giusto perché l'eccesso di zuccheri complessi può avere effetto anche sulla pressione», spiega Claudio
Borghi, direttore dell'Unità operativa di medicina interna del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna. In
particolare il processo di trasformazione di zuccheri come il fruttosio porta alla produzione di sostanze che
possono danneggiare le pareti dei vasi e sicuramente conduce ad un incremento dei livelli di acido urico nel
sangue. Questo può comportare un rischio cardiovascolare più elevato. Tuttavia, corregge Borghi: «Non si
può dire che i cibi eccessivamente salati sono meno pericolosi di quelli dolci». Quel che è certo, però, e che
l'analisi pubblicata dell'"American Journal of Cardiology" è un altro fondamentale tassello nella complicata
costruzione di una vera e propria dieta salvacuore. Cardiologi e nutrizionisti ne sanno sempre di più sui
meccanismi attraverso cui sostanze diverse possono infuire sulla salute cardiovascolare, anche se faticano
ancora a delinearne precisamente il ruolo nella degenerazione cardiovascolare. Il rischio è che i medici
finiscano per aprire la strada a delle mode alimentari che privilegiano questo o quell'alimento mentre ne
demonizzano altri. I sanitari riuniti all'ultimo congresso della Società europea di cardiologia, ad esempio,
erano estasiati dalle virtù di una dieta "danese" come paradigma alimentare per i paesi del nord Europa; e
fumi d'inchiostro sono stati versati per dire e ribadire che il modello di tutte le alimentazioni virtuose è la dieta
mediterranea. Poi è stata la volta della vitamina C che, in dosi elevate, prometteva di proteggere dall'infarto;
della prescrizione di bere due bicchieri di vino rosso al giorno, o ancora dell'indicazione di puntare sulla
vitamina D come arma salvacuore. In sintesi, molti hanno indicato in una dieta antiossidante un buon viatico
contro le malattie cardiovascolari. perché è un fatto che il consumo di frutta e verdura, le maggiori fonti di
antiossidanti, si associ a una riduzione del rischio di ictus ischemico, che rappresenta l'ottanta per cento degli
infarti cerebrali. «È vero che si è visto che esiste una correlazione inversa tra eventi cardiovascolari ed
assunzione di sostanze antiossidanti, ma è altrettanto vero che nessuno studio clinico randomizzato ha
dimostrato la reale utilità degli antiossidanti nella prevenzione cardiovascolare», spiega Damiano Rizzoni,
docente presso la Clinica Medica dell'Università di Brescia, autore di un'analisi di tutti i possibili "salvacuore"
sul sito web della Società Italiana di prevenzione Cardiovascolare (Siprec): «Ma avere dati certi è diffcile
perché il sistema antiossidante è costituito non solo da elementi introdotti nell'organismo attraverso quello
che mangiamo e beviamo, ma anche da fattori intrinseci allo stesso organismo. È questo mix di componenti
genetiche e ambientali che genera l'azione protettiva per le arterie». VITAMINE SÌ, PASTICCHE NO Eppure
è un fatto che ci siano sostanze più utili di altre a fare da scudo al cuore. A partire dalle vitamine. Negli anni
scorsi, erano tutti sicuri che bisognasse assumere vitamina A in virtù di due osservazioni. Innanzitutto si è
visto un'alimentazione ricca di questo composto - di cui sono ricchi latte, uova, pesce, vegetali di colore
arancione - aiuta a ridurre la pressione. E si è anche scoperto che più bassi sono i valori di vitamina A nel
sangue più alto è il rischio di infarti ed ictus. Lo stesso si può dire della vitamina C che limita l'ossidazione del
colesterolo cattivo Ldl e può far scendere di poco la pressione arteriosa; non solo: come nel caso della A,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Scienze ALIMENTAZIONE
20/02/2015
L'Espresso - Ed. n.8 - 26 febbraio 2015
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bassi livelli di vitamina C sembrano essere correlati ad un maggior rischio di aterosclerosi e di infarto
miocardico. «Questi dati vengono da studi epidemiologici che non possono stabilire con certezza il ruolo
protettivo della vitamina», precisa Rizzoni. Ma posssono aiutare a schizzare una dieta protettiva: insomma,
anche se non è ancora del tutto chiaro perché, sembra che le vitamine siano cardioprotettive se sono assunte
con una dieta ricca di frutta e verdura. Perché il fatto molto concreto, e supportato da molti studi condotti negli
ultimi anni, è che non è utile assumere supplementi. anzi dosi molto alte di queste sostanze potrebbero
addirittura far salire il rischio cardiaco. E stiamo parlando di tutte le vitamine: dalla C alla D alla E.
Conclusione: «Per quanto gli alimenti ricchi in vitamine abbiano effetti favorevoli sulla salute questo non basta
a giustifcare l'uso di supplementi vitaminici», taglia corto Rizzoni che invece spezza una lancia per il
"bicchiere" di vino. Gli studi su ampie popolazioni dicono, infatti, che esiste una correlazione inversa tra
moderato consumo di vino e rischio di eventi cardiovascolari: il "bicchiere", insomma, protegge. Se si
esagera, però, i pericoli per l'organismo crescono a dismisura». BICCHIERE SUPERSTAR Per il bene del
cuore, quindi, occorre considerare che una dose quotidiana "moderata" (e quindi con effetti protettivi), è
stimabile intorno ai 24-36 grammi di etanolo per gli uomini (2-3 bicchieri) e 12-24 per le donne (1-2 bicchieri).
Ed è bene anche bere regolarmente: il bicchiere "una tantum" non serve a nulla in questo senso. «Un
consumo moderato di bevande alcoliche riduce signifcativamente la mortalità per aritmie, il rischio di infarti e
di ictus», precisa Rizzoni: «Non c'è ragione di scoraggiare l'abitudine a berne modeste quantità, ma non è
nemmeno il caso di fssarsi su questa sostanza fno a iniziare ad assumerne a scopo profilattico o
terapeutico». Il che, fatte le debite distinzioni di gusto e culture, si può dire anche del tè verde, che ha un
effetto antiossidante e chi lo sceglie sembra rischiare meno di essere colpito da ictus cerebrale: chi beve
regolarmente almeno tre tazze di tè verde al giorno hanno un rischio inferiore del 20 per cento circa di
sviluppare ictus. Latte, frutta arancione, vino o the. La scienza è a caccia del perfetto salvacuore. ma, pur
confermando la lista dei cibi buoni e di quelli cattivi, i cardiologi fniscono con ripetere la solita vecchia litania:
per proteggere il cuore nella persona sana non serve altro che una dieta equilibrata, che offra tutti i nutrienti e
le vitamine necessari. E soprattutto, non bisogna confidare solo sull'alimentazione, come ricorda una ricerca
condotta su quasi 21 mila maschi seguiti per 11 anni all'Istituto Karolinska di Stoccolma, pubblicata su
"Journal of American College of Cardiology". Per risparmiare almeno un infarto su cinque nei maschi adulti
bisogna puntare sul pokerissimo. I cinque assi? Bere poco, non fumare, fare una dieta sana, muoversi
regolarmente e controllare il peso corporeo. Se proprio volete, aggiungete ai pasti un quadretto di cioccolato
fondente, ricco in favonoidi, ad azione protettiva per i vasi. Ma pochi o nessun energy drink: chi ne abusa
rischia una vera e propria sindrome da caffeina con tremori, ansia, mal di testa e tachicardia. L'eccesso può
portare a un maggiore rischio di aritmie e defcit della capacità di contrazione del cuore, oltre che a vere e
proprie crisi anginose. Come è ampiamente dimostrato da uno studio francese condotto da Milou-Daniel
Drici, basato sulle informazioni raccolte dal 2009 al 2012 dall'agenzia francese per la sicurezza degli alimenti
Anses. Foto: Corbis, Gallerystock; pag 94-95: Corbis, Gallerystock
Foto: PESCE, FRUTTA E VERDURA RICCA DI VITAMINA C. E MELATONINA. PER PREVENIRE
L'INFARTO
Foto: SOPRA: REGISTRAZIONE DEL BATTITO CARDIACO SU UN TRACCIATO
ELETTROCARDIOGRAMMA
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Ci sono test che possono consentire la valutazione di fattori di rischio cardiovascolare, permettendo quindi
una prevenzione mirata, o arrivare ad una diagnosi precoce dei pericoli che corre il cuore. Altri esami, invece,
servono a poco per la persona sana. I controlli vanno eseguiti a seconda dei profli di rischio, sulla scorta della
predisposizione genetica e delle abitudini di vita, in base alle indicazioni del medico. DA FARE Le carte del
rischio. Questi strumenti offrono al medico un quadro sull'evoluzione del pericolo di andare incontro ad un
infarto negli anni a venire. Se da questa valutazione emerge ad esempio un rischio elevato, cioè se il pericolo
che si verifchi un infarto supera il venti per cento in dieci anni, si può procedere con esami più accurati.
Controllo della pressione arteriosa. Va eseguita da tutti, almeno una volta l'anno. Il controllo regolare
consente di individuare un'eventuale ipertensione e quindi di trattarla, riducendo il rischio di malattie
cardiovascolari e renali. Misura del colesterolo. Il controllo del colesterolo del colesterolo nel sangue va
eseguito regolarmente, almeno una volta l'anno nei soggetti a rischio che presentano familiarità per malattie
cardiovascolari oppure altri fattori di rischio, come ipertensione e diabete. Importante è eseguire il
frazionamento delle lipoproteine: valori di colesterolo elevato Ldl (che tende a concentrarsi nei vasi) e basse
Hdl (ad azione protettiva per le arterie) aumentano infatti il rischio di patologia cardiache. Controllo della
glicemia. Il test della glicemia, eventualmente associato alla ricerca del glucosio nelle urine (glicosuria) è
consigliato alle persone in sovrappeso e a quanti presentano familiarità per diabete e malattie
cardiovascolari. In ogni caso la glicemia andrebbe ripetuta annualmente dopo i 40-45 anni. FORSE SÌ,
FORSE NO Misura dell'adiponectina. È una proteina prodotta dalle cellule adipose, la cui sintesi cala
drasticamente nei soggetti diabetici obesi. Diverse ricerche hanno dimostrato come bassi livelli di
adiponectina si associano all'incremento dell'indice di massa corporea, e ad aumento del rischio
cardiovascolare, con aumento di incidenza di infarto. Al momento il test non viene applicato di routine.
Proteina C reattiva. Esiste una correlazione tra incremento dei livelli di proteina C-reattiva e maggiori pericoli
per il cuore. Il parametro appare particolarmente valido per le donne, ma anche in questo caso al momento
non è ancora nelle valutazioni regolari per la misurazione del rischio in persone sane DA NON FARE, A
MENO CHE... Elettrocardiogramma. L'esame registra l'attività elettrica del cuore. Può servire solamente per
cogliere eventuali alterazioni del ritmo, ma non dà informazioni sul rischio di ischemia. L'elettrocardiogramma
sotto sforzo può svelare più facilmente queste alterazioni ma per chi non ha disturbi il test non è considerato
utile a meno che non si tratti di una persona con diabete o di individui che presentano diversi fattori di rischio
cardiovascolare. Eco-Doppler delle arterie carotidi. Si effettua con una sonda che rileva il fusso del sangue
all'interno dei vasi, visualizzando anche eventuali piccole ostruzioni delle arterie carotidi (quelle che portano
sangue al cervello). In assenza di rischi specifci il rischio è quello di individuare lesioni poco signifcative, che
sono però in grado, una volta scoperte, di mettere in ansia il paziente e magari avviarlo ad un intervento
chirurgico. Tac coronarica. Va effettuata solamente con indicazioni precise, se si cercano lesioni alle arterie
che irrorano il cuore. Né ha senso effettuare sui sani lo "score del calcio", un test in uso da qualche tempo
per valutare la presenza di calcifcazioni, indice indiretto della possibilità che siano presenti restringimenti al
fusso del sangue all'interno delle arterie coronariche.
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Esami: quali sì e quali no
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Pag. 116
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DETOX OR NOT DETOX
È diventata una moda: staccare la spina per un giorno, mettersi a dieta digitale, andare in rehab. Ma il
problema è perchÈ passiamo da una dipendenza all'altra
ROSELINA SALEMI
Per David Roberts, 37mila follower su Twitter, 30 tweet al giorno, blog star di Grist. org (azienda no proft di
Seattle), tutto è cominciato nel 2012 a cena con i fgli, Griffn e Huck. Le solite domande: «Che cosa volete
diventare da grandi?» («Paleontologo sottomarino» e «scimmia»). Ma poi: «Sapete cosa fa papà per
vivere?». Huck, 7 anni: «Stai tutto il giorno seduto davanti al computer e dici bla-bla-bla il Congresso, bla-blabla il presidente». Huck non aveva tutti i torti. Roberts non se ne era reso conto, ma aveva trasferito la sua
vita on line. «Mi mettevo alla ricerca di uno schermo appena sveglio, pranzavo sulla scrivania; qualche ora
libera per cena, bambini a letto, un po' di tv e poi alle 10 di sera di nuovo online fno alle 2. Alla ricerca
perenne di informazioni». Il suo momento di autocoscienza è diventato l'inizio di un percorso, culminato in un
drastico anno sabbatico: niente stipendio e niente tecnologia salvo il telefono e Google maps. Il tutto è stato
raccontato in un lungo articolo su Outside Magazine, "Reboot or die trying" ("Riavviarsi o morire provandoci").
Per Roberts i primi giorni "unplugged", a spina staccata, sono una riscoperta: «La calma è come una droga.
Mi sento così bene sempli cemente seduto ad osservare il vento che scuote gli alberi del cortile». Comincia a
camminare, a fare yoga, a suonare il basso, a immaginare una serie televisiva e buttare giù idee per un
romanzo. Arriva alla conclusione che: 1) della tecnologia non si può fare a meno; 2) la consapevolezza è una
forma di autodifesa, non la soluzione al problema di eccessi digitali, «proprio come guidare una Prius non è la
soluzione al cambiamento climatico»; 3) invece di considerare certe ansie come segno che i nostri cervelli
sono inadeguati, dovremmo vederle come una sfda collettiva: quella di non voler più essere multitasking,
dopo averlo sognato per anni. Roberts è poi rientrato nella vita digitale. Ma con cautela. Per almeno un'ora al
giorno taglia totalmente la connessione grazie all'app Freedom (Internet produce i suoi anticorpi) e si
concede 15 minuti di attività "nonscreen" ogni 2 ore al computer. Paul Miller invece, giornalista di "The
Verge", reduce da un esperimento simile (pagato dal suo editore), ha messo online il suo anno offine (dal 30
aprile 2012 al primo maggio 2013): durante il quale ha letto e pianto sui "Miserabili" di Victor Hugo, ha
partecipato a un convegno di ebrei ortodossi antitecno logici (vero, anche se sembra un flm di Woody Allen),
è andato in bicicletta, ha annusato fori. Però non gli è piaciuto: ha vissuto, racconta, isolato e passivo. Ha
smesso di andare in moto, ha passato pomeriggi sul divano. «L'ozio non si è trasformato, come speravo, in
una esplosione di idee geniali», si lamenta. Anche se uno studio dell'Università del Lancashire stabilisce una
correlazione tra "digiuno digitale", seguito per almeno una settimana, e la capacità di sviluppare il pensiero
creativo. Sia Miller che Roberts, comunque, concordano su un punto: bisogna imparare a staccarsi, a
decidere in autonomia quando spegnere le notifche o disconnettersi dai social. Evitare di appiattirsi sulla rete.
Facile? Non tanto, se c'è bisogno di una giornata (National Day of Unplugging) per ricordarselo: la prossima è
il 7 marzo, ci si iscrive su nationaldayofunplugging.com. Staccare la spina, anche per poco, sta diventando
una forma di eroismo contemporaneo. Un gesto rivoluzionario, da rivendicare su siti e blog. Su cui scrivere
articoli e storie di vita vissuta, come si faceva un tempo con viaggi ed esperienze estreme. Nella maggioranza
dei casi infatti, i protagonisti di questi molto mediatici digital detox sono giornalisti, pubblicitari e networker.
«In pratica spacciatori che prima diventano tossicodipendenti, poi vanno in riabilitazione», commenta Alex
Rubin, regista del flm "Disconnect": atto di accusa contro un sistema che, mentre promette di metterti in
relazione con il mondo, ti allontana da tutto. Non mancano i casi italiani. Il blogger Luca Conti ha rinunciato ai
social per due settimane: pare sia stata dura. Matteo Dossi, creatore di videogiochi basato a Los Angeles,
usa toni drammatici per descrivere i suoi 7 giorni di dieta social: «Facebook non mi è mancato, Twitter sì,
tanto, WhatsApp tremendamente. Senza Whatsapp sei morto». Il più resistente è stato Enzo Di Frenna,
giornalista, saggista, formatore nel campo del benessere olistico e presidente di Netdipendenza Onlus,
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Società Ossessioni contemporanee
20/02/2015
L'Espresso - Ed. n.8 - 26 febbraio 2015
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agenzia di informazione su tecnostress e videodipendenze. Lui il 22 aprile 2013 ha chiuso i profli su
Facebook, Twitter, Google+, Linkedin, Viadeo. Ha cominciato con sei mesi, poi diventati un anno. Il digiuno si
concluderà il 22 aprile 2015. Gli si è liberato moltissimo tempo. Che cosa ne ha fatto? È andato a spasso in
campagna con il cane, ha costruito una casetta su un albero, ha guardato le stelle. È stato tra i promotori di
No Tecnostress Day, giornata di disconnessione digitale: meno ideologica di quella americana, più puntata
sul benessere. Altro interessante esercizio di disconnessione è quello proposto dall'Accademia del Silenzio
(accademiadelsilenzio.org): giornate di meditazione lontano dal rumore del mondo, da un'idea del flosofo
Duccio Demetrio e della giornalista Nicoletta Polla Mattiot. Ma servono? È scettico lo scrittore Luca Bianchini:
«Ormai al ristorante non chiediamo più il tavolino con la vista migliore, ma quello accanto a una presa di
corrente. La "nomofobia", la paura di trovarsi senza cellulare, sta condizionando il nostro benessere». Una
ricerca Nokia conferma: tolte le ore di sonno, controlliamo lo smartphone 150 volte al giorno - una ogni 6
minuti e mezzo. Secondo un'indagine di ISPO per l'Osservatorio Salute AstraZeneca, nella fascia fra 16 e 35
anni la metà soffre di "sindrome del follower". Sotto i vent'anni ci sono un milione e duecentomila dipendenti
dal web, 850mila "malati" di smartphone e 600mila forzati da social network. I lavoratori a rischio tecnostress
sono circa 1,8 milioni. I sintomi: ansia, ipertensione, insonnia, attacchi di panico, disturbi della memoria, calo
della concentrazione. Uno studio di "Found!" su un campione di 1800 persone tra i 16 e i 60 anni rende bene
la situazione: il 51% dichiara "Non posso vivere senza tecnologia", il 56% ammette che il primo pensiero la
mattina e l'ultimo la sera è controllare lo smartphone, il 27% resta connesso anche otto ore. Vita privata e
lavoro sono mescolati, fuidi. Secondo dati del Politecnico di Milano e Assinform in Italia ci sarebbero 22
milioni di "mobile surfer" e 7,3 milioni di "mobile workers". E il loro numero aumenta costantemente. «La
tecnologia ha modifcato la nostra percezione del tempo, almeno di quello esteriore», spiega lo psichiatra
Eugenio Borgna: «lo ha rimodulato, scandito, parcellizzato, dai 140 caratteri del tweet al diario in pubblico di
Facebook. Il tempo è diventato spazio, da riempire in maniera vertiginosa di cose fatte, successi, aspirazioni.
Tutto ciò che non è concreto è destituito di signifcato. Ma la tecnologia esasperata è una fuga dalla
rifessione, dal cammino che porta verso l'interno, il senso del dolore, l'area sconfnata delle emozioni vissute».
Borgna ha appena pubblicato da Feltrinelli "Il tempo e la vita", spiazzante rifessione flosofca: «Che cosa c'è
dietro l'occupazione militare di tutti i nostri territori, dietro il bulldozer di una tecnologia che spiana ogni cosa?
Il rifuto dell'altro. Il non voler vedere che il nostro tempo interiore è diventato insignifcante, deserto. Più che
con la modernità, l'iperconnessione ha a che fare con la noia, con la spasmodica necessità di stimoli, unica
ancora di salvezza una volta che sono stati ridotti a banale comunicazione la fatica delle relazioni e il mistero
del desiderio. Vivere in superfcie ci dà l'illusione dell'onnipotenza. Ma per questa illusione abbiamo venduto
l'anima». E dunque la manualistica dilaga. "Digital Diet" di Daniel Sieberg è un bestseller negli Usa. Le
applicazioni di disconnessione sono popolari. Freedom costa 10 dollari e ha fatto mezzo milione di download.
Lo usano scrittori come Nick Hornby e Dave Eggers ("Questo programma vi salva da Internet!") il guru del
marketing on line Seth Godin e l'autrice di "No Logo" Naomi Klein. Cold Turkey (per Windows) suggerisce
una donazione (facoltativa): il 90% del ricavato va in cure per la malaria. Self Control è gratis (solo per Mac).
È nato un intero nuovo business: in California, a Navarro, "Camp Grounded", versione nostalgica dei vecchi
campi scout, offre disconnessione forzata con grande successo: obbligo di lasciare all'ingresso tablet &Co.
per vivere in mezzo alla natura, mangiare, meditare, nuotare, dormire nei sacchi a pelo, partecipare a
workshop sui colori, pestare su antiquate macchine da scrivere; Digital Detox, società di Oakland, ha lanciato
l'idea nel 2013 e i trecento posti disponibili nelle varie sessioni vanno esauriti in un attimo. Se ci si mette in
contatto con alcuni di loro, si scopre che parlano come ex tossici ed ex alcolisti. Alcuni, dopo Camp
Grounded, sono entrati in gruppi di self-help. In Italia, resort e centri termali si stanno attrezzando per offrire
vacanze "unplugged", per esempio il Poecylia Resort in Sardegna o l'hotel Villa di Campo in Trentino. L'Hotel
Boscolo di Milano ha messo a disposizione una stanza con Detox da i-Phone e psicologa annessa. Serenella
Salomoni, che ha guidato l'esperimento e cura parecchi internet-dipendenti, dice che si scivola nell'addiction
senza volerlo né capirlo: «All'inizio è piacevole. Il cervello riceve un impulso positivo stimolando la produzione
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di endorfne, che procurano benessere. Ma gli stimoli alterano la produzione di melatonina, che regola il ciclo
del sonnoveglia». Azzarda una connessione tra tecnologia e depressione (crescono parallelamente):
«Assorbi un fusso costante di notizie e credi di interagire attraverso i social, in realtà sei passivo al punto da
arrivare alla dipendenza. La passività è la chiave della depressione». Moda o pratica saggia, dunque, il digital
detox? Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e antropologia dei media all'Università Cattolica di Milano,
esprime riserve. «Inutile continuare a ripetere che la tecnologia fa male e che ce ne dobbiamo disintossicare,
come fosse una questione di quantità. La questione è invece qualitativa: non si tratta di pensare a come
limitare i danni, ma a come vivere bene nell'era del globale, del multiculturale, del digitale. Il pericolo è
l'individualismo. Prima c'era il guardare la televisione o leggere il giornale invece di parlarsi: sintomi di una
diffcoltà di relazione. Non è disconnettendosi, come indica la metafora sempliciotta del digital detox, che si
risponde al bisogno di spazi di vita autentici. Smettiamola di usare la tecnologia come capro espiatorio per
non interrogarci sui nostri fallimenti. Si parla di disconnessione perché non siamo in grado di tollerare
l'impegno in ciò che ci coinvolge e ci richiede tempo. La "pausa detox" è falsa coscienza, un rimedio last
minute. Un po' come fa la signora che si mette a dieta dopo la prova costume invece di mangiar sano tutto
l'anno. La soluzione non è fuori, ma dentro di noi». Eugenio Borgna arriva alla stessa conclusione. «Per
affrontare i furori della tecnologia la disconnessione non basta. Serve un pensiero forte, un'educazione alla
profondità. Ci si libera della dipendenza soltanto se interviene una correzione interiore». Lo stesso invito
arriva, anche se in altra forma, da Gary Turk, faccia da bravo ragazzo e occhio azzurro, autore di "Look Up":
un video pubblicato il 25 aprile dell'anno scorso e diventato virale (49 milioni di visite). Un poema
commovente e massimalista, che defnisce gli iperconnessi «una generazione di idioti». "Look up" è nato
perché Gary, nonostante i suoi 422 amici su Facebook, si sentiva solo. E ha provato a far alzare lo sguardo a
chi, come lui, ha sempre camminato per strada con gli occhi inchiodati su WhatsApp. Se invece alzassimo lo
sguardo? Se vivessimo di più? La domanda è un sasso lanciato nello stagno immenso della rete. Le onde
non hanno ancora toccato la riva. Foto: pagine 116-117 P. Yang - August / Contrasto, B. Van der Meer Stone / Getty Images, J. Griggs - Flickr / Getty Images
Foto: IL MITO DEL MULTITASKING SI APPANNA. L'ABUSO DI TECNOLOGIA È SPESSO FUGA DALLA
RIFLESSIONE
Foto: SECONDO UNA RICERCA NOKIA CONTROLLIAMO ORMAI I NOSTRI SMARTPHONE 150 VOLTE
AL GIORNO L'iperconnessione ha a che fare con la noia. Con la continua necessità di stimoli. Il nostro tempo
interiore è diventato deserto
VITA IN FARMACIA
18 articoli
20/02/2015
Corriere della Sera - Ed. milano
Pag. 7
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tangenti nella Sanità «Da Guarischi favori e regali a Formigoni»
Luigi Ferrarella
«Il condizionamento illecito dei vertici della Regione è avvenuto solo a fronte della dazione, o quantomeno
della promessa, di un ritorno economico che Massimo Gianluca Guarischi era perfettamente in grado di
soddisfare»: così i giudici della IV sezione (presidente Oscar Magi) argomentano la condanna a 5 anni di
Guarischi, ottenuta in primo grado dai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, come intermediario di tangenti
nella sanità lombarda. Per il Tribunale «risulta accertato che Formigoni» (al momento indagato per corruzione
e turbativa d'asta con l'ex assessore alla Sanità Luciano Bresciani) «ha tratto dal rapporto con Guarischi
sicuri vantaggi e utilità personali che hanno comportato per quest'ultimo esborsi economici non irrisori». Tra
essi, le motivazioni della condanna di Guarischi elencano «viaggi» organizzati «tra giugno 2009 e marzo
2013, nei quali Guarischi risulta essersi accollato la spesa nella totalità o per una quota sproporzionata
rispetto a numero dei partecipanti», senza che risulti «dimostrato» che le somme pagate da Guarischi (ex
consigliere regionale) fossero «mera anticipazione» di denaro restituito poi da Formigoni. Oltre a «numerosi
ristoranti, e cassette di vino e champagne», ci sono poi i «regali che nel 2009 e nel 2010, per Natale,
Guarischi chiede» all'imprenditore sanitario Giuseppe Lo Presti «di fare a Formigoni». Il quale protesta:
«Sono fantasie degne dei racconti di "Mille e una notte". Curioso si continui a parlare di me, estraneo a
questo processo».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La condanna del «mediatore»
20/02/2015
Corriere della Sera - Ed. brescia
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Giornata del farmaco , record di generosità
I bresciani si sono confermati generosi. La giornata di raccolta del farmaco, arrivata alla sua quindicesima
edizione (organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, in collaborazione con la Compagnia delle
Opere - Opere Sociali e Federfarma) ha avuto un successo oltre le previsioni. Nelle 71 farmacie aderenti sul
territorio di Brescia e provincia sono stati donati circa 7.100 farmaci a beneficio di 3.800 assistiti. L'iniziativa
ha avuto il patrocinio della Provincia, del Comune, dell'Ordine dei Farmacisti, dell'Asl di Brescia e dell'Asl
Vallecamonica-Sebino.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Raccolti 7.100 prodotti
20/02/2015
La Repubblica - Ed. milano
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Ambulanza sporca, interviene l'Asl
ALESSANDRA CORICA
AMBULANZE sporche e con dotazione insufficiente, ed equipaggi senza certificati in regola. L'Asl di Milano
bacchetta La Samaritana, una delle croci che - in convenzione con Areu e diversi ospedali - svolge trasporti
sanitari, sia d'emergenza sia per lo spostamento di campioni, sangue o pazienti non urgenti. I mezzi
dell'associazione sono stati controllati dai tecnici del servizio di Igiene pubblica lo scorso martedì. Con risultati
poco positivi, visto che sarebbero stati riscontrate diverse irregolarità, sia per quanto riguarda la sede
dell'associazione, sia per quanto riguarda le ambulanze, soprattutto sul fronte della sanificazione. Di qui
l'intenzione dell'Asl di bloccare i mezzi ritenuti carenti, «e l'ipotesi di sospendere la convenzione».
I controlli effettuati dall'Asl rientrano tra quelli che vengono fatti periodicamente su tutte le associazioni che
svolgono trasporti sanitari. «In questo caso- spiega Giorgio Ciconali, che dirige il servizio di Igiene pubblica di
corso Italia - l'ispezione era già prevista, ma è stata anticipata a seguito di una segnalazione».
Ovvero, un esposto inviato all'Asl da un utente per avvertire di alcune irregolarità, a cui è seguito il
sopralluogo. «In due ambulanze utilizzate per i trasporti sanitari - dice Ciconali - abbiamo riscontrato delle
irregolarità sul fronte della sanificazione, oltre che la mancanza della dotazione necessaria». L'Asl avrebbe
trovato anche un'ambulanza utilizzata per i trasporti del 118 priva della revisione, e un furgoncino con
l'assicurazione scaduta.
Carenze anche sul fronte della sede, «priva degli spazi esterni necessari per la sanificazione dei mezzi». Sul
fronte dei documenti, invece, mentre gli equipaggi dei trasporti 118 sono risultati in regola, uno di quelli che si
occupa dei trasporti sanitari (composto da autista e accompagnatore) sarebbe risultato privo sia degli attestati
di formazione, sia dei certificati di idoneità psicofisica. Certificazioni, queste, mancanti anche in un secondo
caso, per uno dei componenti di un altro equipaggio. Contattata da Repubblica, la croce La Samaritana non
ha voluto rilasciare alcun commento.
Sulla vicenda l'Asl discuterà ancora nei prossimi giorni, per decidere se fermare o meno la convenzione con
l'associazione.
Nessuna multa, invece, sul fronte amministrativo: «Al momento - spiega Ciconali - la normativa non permette
di effettuare sanzioni. Da questo punto di vista sarebbe necessaria una revisione della legge: stiamo
ragionando sul da farsi, insieme con
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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IL CASO/ CONTROLLI SU UNA CROCE
20/02/2015
La Repubblica - Ed. napoli
Pag. 1
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Cardarelli, spuntano le barelle perfino davanti agli ascensori
CONCHITA SANNINO
LA DISTESA di barelle fuori al repartoè già annuncio di disfatta. L'impatto dei corpi e delle vite reali contro
parole e alibi della politica (in vigilia elettorale, peraltro). Lazzaretto Cardarelli, epicentroe simbolo di un
"bombardamento" sulla sanità che tutti conoscono e nessuno vede. Malati ovunque sulle lettighe. Un bagno
in comune per venti pazienti. Per tavolino, la bombola d'ossigeno. Per assistente, il familiare che sta lì notte e
giorno. Come privacy, comfort, spazi, garanzie di igiene: zero.
Il racconto dell'abbandono comincia il day after. Il giorno dopo dopo l'Sos scaricato da Caldoro a Roma, e
dopo l'allarme dei primari, Repubblicaè andata a registrare le voci di chi vive lì. Prigionieri di un luogo indegno
di chiamarsi sanità pubblica. Vittime entrambi: malati e operatori.
SEGUE ALLE PAGINE II E III L'ASSEDIO parte già dall'atrio. Le 13 di ieri, nell'azienda ospedaliera del
Meridione, versante nord, padiglione delle emergenze, quarto piano. Le porte si aprono sul reparto di
Medicina d'urgenza: ma quello che si srotola sotto gli occhi è un altro tempo, un altro mondo. Dove qualcuno
si limita prosaicamente a sognare, dal suo letto: «Se a marzo, Papa Francesco vuole incontrare gli ammalati
nella sua giornata napoletana, è in questo casino che deve venire, qui trova la sofferenza e la fine dei diritti».
Diciotto barelle, le prime addossate proprio a due centimetri dalle porte metalliche degli ascensori. Già il
vestibolo è ridotto a un accampamento. Ti spingi oltree il panorama si fa agghiacciante: ancora lettighe,
incolonnate lungo l'intero corridoio (per la cronaca: erano venti, due giorni fa; ventitré una settimana fa. E
magari domani saranno di nuovo ventidue o ventiquattro).
Dalla hall una catena di lettini volanti, quasi tutti collegati a bombole di ossigeno e tutti "presidiati" da familiari
che nessuno osa cacciare via, anche perché non vi sarebbe modo di tutelare quei pazienti, né di capire se
cadono o si fanno male e magari muoiono come accaduto in passato («E chi se la prende la responsabilità:
ormai i parenti sono autorizzati a starci sempre», ti racconta un infermiere»).
Antonio, 65 anni, ha avuto un edema polmonare e ne è uscito da poco. Carla, 55, ha un'insufficienza
respiratoria. Lucia, 80 anni, anche lei cardiopatica, ha un respiro come un rantolo, si lamenta dall'ultima
barella proprio accanto al muro- vetrata. Franco, 54, obeso, chiede un calmante. Intanto, tra un turno e l'altro,
entrano mendicanti immigrati a chiedere qualche euro. Il venditore degli accendini. L'umile extracomunitaria
che si offre per l'assistenza notturna: "Io brava, io buona". Il business degli spiccioli.
Dovrebbero essere trenta, i pazienti nei rispettivi letti di degenza, in Medicina d'urgenza. Invece diventano
60, i malati, tra l'invasione di barelle e postazioni di cosiddetta "breve degenza". Se c'è un luogo che
simboleggia l'assuefazione di Napoli al suo peggio, e insieme il suo strenuo istinto a sopravvivere, questo è il
Cardarelli. Ovvero, dal dossier dell'associazione primari Anpo: indice di occupazione globale che è salito dal
119 per cento del 2013, al 123,3 per cento del 2014. Con 172mila accessi nell'ultimo annoe il record di un
paziente visto (visto?) ogni 120 secondi. Non a caso, il racconto dei sofferenti comincia dove finiscono i titoli
del giorno prima.
Ventiquattro ore dopo la "diffida" del governatore Caldoro al governo che preme ora sullo sblocco del turnover, e dopo la denuncia dell'associazione primari, Repubblica visita un luogo-cardine della generosità del
Cardarelli ma anche simbolo estremo del disastro Campania. Pazienti in totale promiscuità. Uomini e donne.
Molti seminudi. Senza spazi. Senza servizi. Raggelante una scena: in mezzo al corridoio, una donna
completamente curva e nascosta sotto un grande lenzuolo, tenuto ai due lembi da altre due donne, pulisce in
profondità le parti intime di una paziente: che, altrimenti, sarebbe esposta alla vista di chi passa. Malati senza
quiete intornoe senza buio, né di notte, né di giorno. Per tavolino, la bombola d'ossigeno su cui poggiare
acqua, bevande, fazzolettini. Per bagno, un unico servizio che dovrebbe servire per almeno 40 persone (non
solo i venti malati sulle barelle ma anche i rispettivi familiari). Anche perché i bagni interni alle stanze sono
spesso "vietati" dagli altri ammalati titolari di posto letto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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IL REPORTAGE
20/02/2015
La Repubblica - Ed. napoli
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Conferma un'infermiera: «Spesso interveniamo a sedare qualche protesta per consentire a chi sta in barella
di andare nel bagno delle stanze interne, dove ci sono gli altri ammalati, e non quello comune». Così quel
corridoio diventa linea di demarcazione ulteriore, ghetto nel ghetto: dentro, la serie A dei malati, con un letto e
un gabinetto lindo; fuori, nel corridoio, la serieZ di chi ha solo una barellae le scarpe e la valigia poggiate a
terra. Una trincea che lega chi vede negato il diritto alla salute a chi vede soppressa la dignità del proprio
lavoro.
Un infermiere dirà, dopo: «Con questo posto vivo un rapporto di odio e amore. Alla fine, salviamo le persone
anche quando i casi sono disperati». Aggiunge la collega: «Nonostante queste enormi mancanze che ci
aggravano di responsabilità che non vorremmo, ci sentiamo utili: gli ammalati sono inermi, e fragili, e come
noi vittime di dinamiche incomprensibili e più grandi di noi. Ma possiamo solo andare avanti perché siamo
squadre che funzionano nonostante tutto, ci rispecchiamo nel lavoro di un primario e di medici in gamba. Tutti
nella stessa sgangherata assurda barca». Eppure qui - dove non si chiude le porte a nessuna emergenza,
dove non si rifiuta nessuna sfida galleggiano i malati come cose: esposti a spifferi e infezioni, privati degli
standard minimi di assistenza, muti per il disagio, spesso in confusione. È l'immagine del lazzaretto, come ti
racconta una signora appena uscita dalla visita a una parente. «Sono un medico di base, qui entro solo come
parente di una persona ricoverata e fortunata perché ha un letto, mi fanno tenerezza sia i poveri ammalati
sulle barelle, sia infermieri e medici». Scene da un passato che rischia di restare aggrappato al futuro.
Ti spiega un sindacalista di lungo percorso, il medico Giosué Di Maro, segretario regionale della Fp Cgil
Campania: «Con il piano di rientro di cui, finora, si è fatto vanto il governo regionale guidato da Caldoro, sono
saltati 2.402 posti letti per patologie acute, abbiamo tagliato pronti soccorso e il territorio non è più stato in
grado di intercettare la domanda di salute. E il decreto cosiddetto "salva-barelle" si sta rivelando, come
sapevamo, un assoluto bluff, purtroppo: proprio l'altro giorno, dopo una riunione coni colleghi del Cardarelli, ci
siamo resi conto che dal 1 al 15 febbraio, sono stati inviati negli altri reparti del Policlinico o del Monaldi o
Cotugno appena 62 persone, ovvero 4 al giorno. Una goccia nel mare. Solo annunci buoni per fare titolo». Lo
aveva previsto, su questo giornale, una coraggiosa dirigente anestesista, Rosanna Spatola, chiudendo con
una semplice domanda: «Com'è possibile che il Cardarelli venga ancora preso in giro dalla Regione?». Se
davvero papa Francesco vuole incontrare la sofferenza, la Medicina al quarto piano lo aspetta.
NAPOLI.REPUBBLICA.IT Sul nostro sito napoli.repubblica.it le immagini e il video di Anna Laura De Rosa
girato tra le barelle del Cardarelli
NEI CORRIDOI Le immagini e il video girato nei corridoi dell'ospedale Cardarelli mostrano i pazienti adagiati
sulle barelle e assistiti dai familiari, perché nelle camere dei reparti non c'è più spazio. Al Cardarelli
confluiscono degenti da tutto il Mezzogiorno
PER SAPERNE DI PIÙ www.ospedalecardarelli.it www.napoli.repubblica.it
Foto: DOLORE I pazienti adagiati sulle barelle nei corridoi del Cardarelli perché nelle camere non c'è spazio
20/02/2015
La Repubblica - Ed. palermo
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Borsellino: "Procedimenti disciplinari per medici e infermieri"
L'iniziativa riguarda i nove camici bianchi che erano in servizio nelle strutture coinvolte quella notte Sotto
accusa Cilauro (Policlinico) e Rodonò (Santo Bambino) per aver saltato la centrale del 118
GIUSI SPICA
L' ASSESSORE alla Salute lo aveva detto senza mezzi termini: «Non guarderò in faccia nessuno». Un
avvertimento arrivato dritto all'indirizzo dei manager dei tre ospedali catanesi che hanno rifiutato la richiesta di
posto letto per la piccola Nicole, morta in ambulanza durante una disperata corso contro il tempo da Cataniaa
Ragusa. E così dalle direzioni aziendali è partita una raffica di procedimenti disciplinari, nove in tutto, nei
confronti di medici e infermieri che erano in servizio quella tragica notte.
Solo il primo atto di un terremoto che ha il suo epicentro a piazza Ottavio Ziino: ieri l'assessore Lucia
Borsellino è rimasta chiusa nella sua stanza con i suoi più stretti collaboratori. Solo l'arrivo del presidente
della Regione Rosario Crocetta e del segretario generale Patrizia Monterosso l'hanno distolta dalla montagna
di carte che sta passando al setaccio. Una visita improvvisa, con lo scopo di pianificare le prossime mosse
ma soprattutto di convincere Lucia Borsellino a non dimettersi.
Il giro di vite è arrivato in serata: l'assessore ha disposto un'ispezione a tappeto in tutti i punti nascita della
Sicilia per verificare che siano in regola con gli standard di sicurezza stabiliti da un decreto del 2012. Lo
stesso che prevedeva, fra l'altro, la chiusura di 23 ginecologie che fanno meno di 500 parti all'anno e
applicato solo in parte: ad oggi solo nove unità hanno chiuso i battenti. In corsia arriveranno anche i
carabinieri del Nas incaricati dal ministro Beatrice Lorenzin di verificare come vengono utilizzati i posti di
Terapia intensiva neonatale in Sicilia.
Negli ospedali intanto è partita la caccia alle responsabilità. Ad essere rimandati alla commissione
disciplinare non sono solo i medici che hanno ricevuto gli avvisi di garanzia dalla procura per il caso Nicole,
ma tutti gli operatori in servizio nei reparti coinvolti. Sette dell'ospedale Cannizzaro di Catania, dove ha sede
la centrale operativa del 118 che quella notte ha ricevuto la telefonata della clinica privata Gibiino per la
ricerca di un posto letto di Terapia intensiva neonatale. Nel mirino ci sono la direttrice della sala operativa
Isabella Bartoli e l'infermiere del 118 Vincenzo Mirabile, che risultano iscritti nel registro degli indagati, ma
dovranno giustificarsi davanti alla commissione anche il medico di turno del reparto di Terapia intensiva, il
primarioe tre infermieri. Quella notte, come ha riferito anche l'assessore all'Ars, c'era un posto libero al
momento della chiamata ma riservato a un bambino che sarebbe nato di lì a poco con gravi patologie
polmonari. Una circostanza comunicata dagli stessi vertici aziendali.
Sotto accusa ci sono anche i medici del Policlinico universitario. I procedimenti disciplinari sono stati avviati
per i due indagati Salvatore Cilauro (Utin Policlinico) e Alessandro Rodonò (Utin Santo Bambino) che
avrebbero avuto contatti telefonici diretti con i camici bianchi della clinica Gibiino, senza passare dalla
centrale operativa, come emerge dalle trascrizioni delle conversazioni tra il neonatologo della casa di cura e il
118. Anche in quel caso la risposta fu la stessa: niente posti. Nessun provvedimento, almeno per adesso, per
gli operatori dell'ospedale Garibaldi, il terzo ospedale contattato invano dalla centrale: i vertici aziendali
stanno valutando se mandare le carte al consiglio di disciplina. Per i camici bianchi coinvolti, adesso, si apre
una lunga fase di audizioni. Rischiano dalla sospensione al licenziamento.
Foto: L'assessore Lucia Borsellino
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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AL VIA L'ISPEZIONE IN TUTTI I PUNTI NASCITA. L' ASSESSORE FIRMA I PRIMI PROVVEDIMENTI
NELL'INCHIESTA INTERNA SU OSPEDALI E CLINICA DI CATANIA
20/02/2015
La Repubblica - Ed. palermo
Pag. 8
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Direzione Azienda Civico Palermo IN merito all'articolo dal titolo "Bisturi e ricoveri, il rischio ospedale",
pubblicato il 17 febbraio, riteniamo utile precisare che gli indicatori del Piano nazionale valutazione esiti
elaborato dall'agenzia ministeriale Agenas vengono calcolati a partire dai dati di attività di ricovero inviati dalle
aziende e dei relativi Drg (raggruppamenti omogenei di diagnosi).
Si intende per Drg complicato quello di una paziente già portatrice di patologie pre-esistenti all'atto del
ricovero, e non quello che si sviluppa per complicanze intercorse durante il ricovero. Le patologie più
frequentemente associate ai Drg di parto cesareo complicato sono malattie ematologiche e coagulative, preeclampsia ed eclampsia, complicazioni correlate alla gravidanza, malattie metaboliche e cardiovascolari. È
intuitivo come un'azienda di alta specialità come la nostra, riferimento per le gravidanze ad alto rischio,
presenti un numero di tali condizioni superiore alla media nazionale, da cui la percentuale del 3,2 per cento di
cesarei complicati riportati dalle schede Agenas.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Parti cesarei perché quei numeri
20/02/2015
La Repubblica - Ed. genova
Pag. 1
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La legge sui primari non è uno scandalo e farà bene alla sanità ligure
ANTONINO MICELI*
CARA Repubblica , iL PROVVEDIMENTO che consente ai primari degli ospedali pubblici di svolgere anche
attività privata extramoenia è analogo a provvedimenti attualmente in vigore in altre 15 regioni italiane su 20,
alcune delle quali di comprovata fede democratica come l'EmiliaRomagna e persino nella Puglia di Vendola.
Si può non essere d'accordo, ma non capisco perché in Liguria si debba gridare allo scandalo. Scopo del
provvedimento nonè quello di compiacere alcuni primari, ma di contrastare il fenomeno delle fughe di medici
e pazienti. I pazienti infatti tendono ad andare a farsi curare dove sono i medici migliori e questo
provvedimento punta proprio a far sì che i medici migliori vengano incentivati a rimanere a lavorare per la
sanità pubblica ligure, consentendo loro di operare, fuori dal loro orario di lavoro, anche nelle strutture private.
Il recupero delle fughe è uno degli obiettivi principali che questa giunta si è posta, anche perché costretta per
colmare il pesantissimo deficit di bilancio lasciato in eredità dalla giunta- Biasotti senza aumentare le tasse ai
cittadini.
*capogruppo pd in consiglio regionale I SERVIZI DI CAMPINI E VALLI ALLE PAGINE IV E V < DI
CRONACA IN QUESTA direzione, è andata ad esempio la sperimentazione gestionale di Albenga, avviata
nel 2012.
Operazioni come quella di Albenga hanno però collocato a poche decine di chilometri l'una dall'altra strutture
simili in cui operano professionisti con curriculum simili ma con trattamenti economici incomparabili tra loro: i
primari del privato guadagnano infatti 4-5 volte quanto i loro colleghi del settore pubblico. Proprio per colmare
in parte questo divario, la Regione Liguria è intervenuta con il provvedimento approvato ieri che consente ai
primari del settore pubblico di operare anche nelle strutture private, naturalmente fuori dal loro orario di
lavoro. Prima di andare in aula, per venire incontro alle richieste di coloro che manifestavano perplessità sul
merito del provvedimento, avevamo tentato una mediazione basata su due emendamenti alla legge e un
ordine del giorno che sono stati tutti e tre approvati, anche con i voti dei consiglieri e degli assessori che poi
hanno votato invece contro il provvedimento nel suo complesso. Sulla base di questi emendamenti sono stati
introdotti o ribaditi alcuni importanti principi. Prima di tutto viene mantenuta l'esclusività del rapporto con il
pubblico per i capi dipartimento. Inoltreè stato introdotto il principio secondo il quale nei concorsi pubblici da
primario, a parità di titoli, la scelta di lavorare esclusivamente per il pubblico costituisce, abbiamo usato
proprio questa esatta parola, costituisce un requisito preferenziale. Abbiamo poi approvato un ordine del
giorno per incentivare la libera professione dei medici e degli altri professionisti della sanità esercitata in
intramoenia, recependo le istanze provenienti dalle categorie e chiedendo che la quota delle parcelle che
rimane alla Asl venga abbassata il più possibile e venga uniformata nelle varie Asl liguri e, per gli infermieri,
che venga sbloccata la norma regionale che istituisce la libera professione anche per questa categoria.
Insomma, abbiamo approvato un provvedimento che secondo noi non peggiora la qualità del servizio fornito
ai cittadini e consente di arginare il fenomeno delle fughe. E' vero che la sanità pubblica ligure è afflitta da
molti problemi.
E' vero che ci sono lunghe liste di attesa, che mancano posti letto, che spesso le piante organiche sono
ridotte all'osso. E' per questo che occorre aprire una nuova fase della quale questo provvedimento
rappresenta un primo tassello.
Nel prossimo ciclo amministrativo cercheremo di risolvere questi problemi mettendoci mano in modo serio e
concreto e provando davvero a far cambiare verso alla sanità ligure.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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L'INTERVENTO
20/02/2015
La Repubblica - Ed. genova
Pag. 4
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Primari, l'affondo di Doria "La Regione ha sbagliato tutto" e Burlando
attacca il Pd
Il presidente della Regione: "La soluzione adottata era stata concordata con i vertici del nostro partito" L'ironia
del governatore: "Quando due anni fa ho detto che mi sarei ritirato ho fatto una minchiata"
NADIA CAMPINI
«LA LEGGE sui primari serve a contrastare le fughe delle eccellenze e dei pazienti dalla Liguriae quando
siamo usciti dalla direzione del Pd c'era un'intesa su questa linea. Al massimo ci si poteva aspettare
un'astensione, non un voto contrario». Il presidente della Regione Claudio Burlando rivendica l'utilità delle
nuove norme per la sanità ligure, ma è amareggiato: il provvedimento passato in consiglio regionale con il
voto contrario dell'assessore alla Sanità Claudio Montaldo ha risentito evidentemente del momento politico
travagliato del dopo-primarie e ha lasciato profonde lacerazioni nel Pd.
«Non avevamo capito oppure qualcuno ha cambiato idea - taglia corto Burlando - non è tanto importante, ma
una linea c'erae mi sarei aspettato che i segretari Lunardon e Terrile dicessero questo nel comunicato, non
che parlassero di un pasticcio». E' chiaro che le feroci contrapposizioni politiche che hanno spaccato il Pd in
seguito delle Primarie, hanno avuto il loro peso nella vicenda e il momento scelto per portare il testo
all'esame dell'aula sembra fatto apposta per spaccare. D'altra parte, Burlando mette bene in chiaro che «non
l'ho scelto io, è un provvedimento del Consiglio» e «chi dice che con questa legge abbiamo cercato voti
sbaglia perchè in realtà ne perdiamo probabilmente nel centrosinistra.» Evidentemente il ricambio di un
gruppo dirigente che per 25 anni ha guidato il partito non si può fare senza scossoni e Burlando pur
rivendicando l'importanza di portare a compimento questo ricambio, in linea con quello che sta facendo a
livello nazionale Matteo Renzi, con un pizzico di ironia fa anche autocritica dicendo che «due anni fa avevo
annunciato subito la mia intenzione di non candidarmi per un terzo mandato pensando di favorire una
transizione ordinata, ma ho pensato una minchiata ».
Al di là delle valutazioni politiche il presidente della Regione difende il provvedimento nel merito, convinto
che «sarà una cosa buona per i liguri». E ripercorre i risultati ottenuti in dieci anni di mandato, da un lato sul
fronte del risanamento dei conti, visto che nel 2004 la Liguria sulla sanità accusava un passivo di 300 milioni
di euro,e dall'altro sugli investimenti nelle strutture sanitarie, con le otto case della salute in parte già
realizzate, in parte finanziate e progettate, solo sul territorio genovese. «A questo punto è ora di investire
sulle teste - spiega Burlando - noi solo nel 2013 abbiamo avuto un saldo negativo tra arrivi e fughe che ci è
costato 60 milioni di euro: per invertire questo trend dobbiamo tenere qui le eccellenze e non trovo così
scandaloso farlo permettendo ai primari di svolgere visite private al di fuori della struttura pubblica, quando gli
altri medici già lo fanno». Burlando mettea confronto anche il caso dell'ospedale di Albenga, «un'operazione
molto più liberista, più di destra - secondo le sue parole - dove un ospedale costruito con soldi nostri e
finanziato con soldi nostri è gestito da un privato, ma a quell'operazione nessuno ha trovato nulla da dire,
evidentemente era diverso il momento».
Ora invece le critiche piovono da tutte le parti e anche da Palazzo Tursi, con il quale il fronte è ormai sempre
aperto. In particolare si scaglia contro la norma il sindaco Marco Doria. «Da cittadino trovo che la norma
introdotta dalla Regione Liguria sia profondamente sbagliata- ha dichiarato ieri mattina a Primocanale - non
apprezzo quelli che alla vigilia delle elezioni adottano provvedimenti per farsi belli, figuriamoci in questo caso,
è un provvedimento che è piaciuto a un gruppo di persone».
«I primari potevano già esercitare attività professionale privata all'interno delle strutture ospedaliereaggiunge il sindaco - e quando non consentivano ai primari di avere spazi adeguati permettevano loro di
lavorare fuori dalle mura dell'ospedale.
Una quota del ricavato andava all'ospedale, ora tutto ciò che ricavano viene cancellato, la quota pubblica
viene cancellata, lo trovo molto sbagliato». E se il capogruppo del Pd in consiglio comunale Simone Farello,
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Le scelte della politica
20/02/2015
La Repubblica - Ed. genova
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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parlando l'altro ieri in commissione a Tursi, ha sparato a zero sulle scelte della Regione in materia di politica
sanitaria, ieri su Facebook gli ha risposto la consigliera Pd Cristina Lodi, presidente della commissione
Welfare, che in un post ha dichiarato che «il capogruppo ha parlato a nome suo, senza prima aver consultato
il gruppo». Insomma, nel Pd ormai è tutti contro tutti.
LE TAPPE GIOVEDÌ Il presidente della Regione Claudio Burlando si dice sorpreso del voto in aula e difende
la bontà del provvedimento per contrastare le fughe di pazienti MERCOLEDÌ I segretari del Pd Alessandro
Terrile e Giovanni Lunardon in un comunicato parlano di "un pasticcio" e promettono di riaprire il confronto
politico MARTEDÌ Il consiglio regionale approva la legge che permette ai primari di svolgere visite private.
Vota no l'assessore alla Sanità Claudio Montaldo
NUOVO GALLIERA, SÌ DEL MINISTERO L'ANNUNCIO Il presidente della Regione Claudio Burlando ha
annunciato di aver apposto in forma telematica l'ultima firma all'accordo per il nuovo Galliera. "Adesso tocca
al Comune decidere cosa ritiene più opportuno fare", ha detto Burlando
PER SAPERNE DI PIÙ www.partitodemocratico.it www.regione.liguria.it
Foto: SCINTILLE Il presidente Claudio Burlando e il sindaco Marco Doria. Tra i due i rapporti non sono
idilliaci
20/02/2015
Il Messaggero - Ed. pesaro
Pag. 38
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ
Tagli, no assunzioni. È la replica della Regione ai sindaci di Pesaro e Fano che lamentavano tagli in materia
di sanità. E si sentivano «presi in giro». Ma dall'opposizione arriva un'accusa forte: in pratica si dice che i
sindaci sapevano tutto. La risposta da Ancona non si è fatta attendere «La Regione - afferma il direttore
amministrativo dell'azienda ospedaliera Marche Nord Falcini - ci ha assicurato che entro due settimane
saranno rivisti i Piani di assunzione per il 2015 per Area Vasta 1 e Marche Nord. Ciò sarà possibile anche
perché l'obiettivo del contenimento della spesa per il personale è stato rimandato dalla Legge di Stabilità, che
ha confermato il rinvio del Patto per la Salute al 2020, così come concordato dalla Conferenza Stato Regioni, permettendo alle Marche di approvare un piano assunzioni più vicino alle esigenze e richieste delle
Aziende sanitarie regionali». Questa la replica, ma Giancarlo D'Anna, consigliere regionale del gruppo misto,
rincara: «chi è c a u s a d e l s u o m a l p i a n g a s e s t e s s o » . E r i n f a c c i a a i s i n d a c i d i n o n a
v e r l e t t o i l p i a n o s o c i o s a nitario. «Il problema è che in realtà a piangere sono quanti hann o n e c e
ssitàdiusufruirediunospedaleeservizidecenti.Noncipiacechioggi,difro
nteadunarivoltapopolarecontroledisastrosescelteregionalisullasanità
,dopoavercondivisoesponsorizzatoilpercorsodell'assessoreMezzolani
, c h e d i f a t to ha chiuso gli ospedali dell'ent r o t e r r a e m a s s a c r a t o P e s a r o e Fano, vuole
"riportare la discuss i o n e n e i d u e c o n s i g l i c o m u n a l i " . P e r f a r e c o s a ? I l p e r c o r s o o p e
resserepiùchiariil"bidone"MarcheNord-OspedaleUnicoerascrittoachia
reletteresulPianoSocioSanitario.InquelPianoachiarelettereeraedèscr
ittocheperlanostraprovinciaèprevista«un'unicastrutturaperlacopertur
adelfabbisognodiassistenzaecuraalivellominimoperl'AreaVasta».Rob
ertoZaffinidiFratelliD'Italiasottolineacome«ormainessunocredechele
MarcheabbianolaSanitàfralemiglioriinItalia,soprattuttonellanostrapro
vincia,vistelefugheversoleregionidelNorddisemprepiùpazienti.Lechiu
suredegliospedalidell'entroterrarendononervosigliesponentidelPdloc
a l e c h e o r a c e r c a n o d i r i c o r r e r e a i r i p a r i , m a i l t e m p o è s c a duto. Queste dichiarazioni
semb r a n o p i ù s t i m o l a t e d a l l e p r o s s i m e e l e z i o n i r e g i o n a l i c h e d a l m i l i o n e e m e
zzodieurochecimanca».
Foto: Una veduta del vecchio palazzetto dello sport di viale dei Partigiani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Regione: «Marche Nord e Area vasta potranno prevedere assunzioni»
20/02/2015
QN - Il Resto del Carlino - Ed. pesaro
Pag. 9
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Replica del direttore:«Sarà possibile farenuove assunzioni»
DOPO i due sindaci di Pesaro e Fano, Matteo Ricci e Massimo Seri, che hanno accusato la Regione di non
aver rispettato le promesse in merito alla sanità ma anzi, di aver provveduto ad aumentare i tagli e non
ripristinare il bugdet, la replica da Ancona non si fa attendere: «La Regione dice il direttore amministrativo
Falcini ci ha assicurato, dopo una verifica effettuata con gli uffici regionali, che entro due settimane saranno
rivisti i piani di assunzione per il 2015 per Area Vasta 1 e Marche Nord. Ciò sarà possibile anche perché
l'obiettivo del contenimento della spesa per il personale è stato rimandato dalla Legge di Stabilità, che ha
confermato il rinvio del Patto per la Salute al 2020, così come concordato dalla conferenza Stato-Regioni,
permettendo alla Regione di approvare un piano assunzioni più vicino alle esigenze e richieste delle aziende
sanitarie regionali». MA SI SA che quando si parla di sanità, le polemiche non mancano mai. Per questo,
nella lite' tra i due sindaci e la Regione, entrano anche esponenti dell'opposizione: «Chi è causa del suo mal
pianga se stesso», attacca il consigliere regionale Giancarlo D'Anna. Che aggiunge: «Il problema è che in
realtà a piangere sono quanti hanno necessità di usufruire di un ospedale e servizi decenti. Non ci piace chi
oggi, di fronte ad una rivolta popolare contro le disastrose scelte regionali sulla sanità, dopo aver condiviso e
sponsorizzato il percorso dell'assessore Mezzolani, che di fatto ha chiuso gli ospedali dell'entroterra
massacrato Pesaro e Fano, vuole riportare la discussione nei due consigli comunali». A D'Anna si aggiunge
anche Roberto Zaffini: «Che le Marche abbiano la sanità fra le migliori in Italia ormai non ci crede più
nessuno, soprattutto nella nostra provincia, lo testimoniano le fughe verso le regioni del Nord».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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SANITÀ AI DUE SINDACI
20/02/2015
Avvenire - Ed. milano
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
(P.F.R.)
Il sindaco di Vimercate (Monza) Paolo Brambilla scrive all'assessore regionale alla Salute, Mario Mantovani,
per sollecitare il recupero di parte dell'edificio del vecchio ospedale cittadino. Infatti lo scorso luglio, durante
una visita al nuovo ospedale di Vimercate, l'assessore Mantovani aveva promesso circa 7 milioni di euro per
la ristrutturazione della palazzina storica del nosocomio. Un recupero che avrebbe portato all'interno di
questo stabile tutti i servizi Asl del distretto di Vimercate, oggi ospitati in diversi comuni del circondario, oltre
ad alcuni servizi ospedalieri. Un atto sottoscritto da Azienda ospedaliera di Vimercate e dal'Asl di Monza. A
distanza di sette mesi sembra che del progetto si siano perse le tracce. Vista l'importanza che il rilancio di
questa struttura ha per la città, e per evitare che l'edificio possa essere oggetto di occupazioni abusive,
Brambilla chiede di conoscere se sono stati stanziati i fondi promessi.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Sanità . Il sindaco di Vimercate a Mantovani: «Dove sono finiti i fondi per
l'ex ospedale?»
20/02/2015
Avvenire - Ed. milano
Pag. 4
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Nel Lodigiano tante esperienze di musicoterapia per i malati Il gesto I volontari di varie associazioni tra cui il
"Samaritano" spendono molte ore per portare conforto ai degenti degli hospice di Codogno, Lodi e
Casalpusterlengo Avviato anche un corso di "colorterapia", pittura per esprimere emozioni
GIACINTO BOSONI
La musica familiare agisce come una sorta di sollievo al dolore e alla fatica, donando pace interiore. Attento
alla persona, desta grande interesse e porta speranza il progetto di musicoterapia attivato nell'hospice di
Casalpusterlengo, dove sono ricoverati malati oncologici, spesso in fase terminale. «I volti si animano di
espressione - spiega Simone Majocchi, musicista volontario - e succede che una o due persone cominciano
a cantare, altre poi si uniscono, e ben presto l'intero gruppo canta insieme, nella misura in cui può farlo.
Succede anche che si decida di lasciare spazio al silenzio, capace di riempire di significato le soglie
dell'esistenza». «Ci troviamo anche ad ascoltare i brani amati dal paziente - sottolinea - oppure a svolgere
piccole improvvisazioni, "esplorando" strumenti musicali più o meno consueti». In questo caso si parla di
"animazione musicale" che si intreccia con la musicoterapia che invece ha lo scopo facilitare l'espressione e
la gestione delle emozioni del paziente, utilizzando l'elemento musicale all'interno della relazione utenteoperatore, con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche. L'animazione musicale, invece, ha lo scopo
primario di realizzare una forma d'intrattenimento, in cui il musicista offre ai malati e ai familiari un momento di
serenità. La musica, soprattutto se eseguita "dal vivo", porta in hospice una presenza appunto "vitale", molto
gradita anche agli operatori sanitari e ai volontari presenti. Per i pazienti non allettati è un'occasione per
uscire dall'isolamento della propria stanza e magari dimenticare per un poco la propria sofferenza. La scelta
dell'orario, del luogo e del tipo di offerta musicale tiene naturalmente conto dell'esigenza primaria di non
creare disturbo ad altri degenti in condizioni critiche. «Anche nell'hospice di Codogno - spiegano i volontari
dell'associazione "Samaritano" che ha ora 26 anni di attività - si svolge la stessa attività settimanalmente il
mercoledì pomeriggio, per circa novanta minuti nel locale soggiorno dell'hospice». Poi nel reparto di
oncologia dell'ospedale Maggiore di Lodi c'è stata l'adesione di quasi trecento pazienti (in due anni) che,
durante il periodo di ricovero, sono stati sottoposti alla "colorterapia". Degenti che hanno dipinto su carta le
loro emozioni, con le sole dita a fare da pennello. «La terapia si è svolta in reparto e a volte anche a letto»,
spiega Carla Allegri, presidente dell'associazione Alao. «Dopo le dimissioni - sottolinea - i pazienti hanno
potuto continuare l'attività, partecipando alle terapie di gruppo nella nostra sede di Lodi».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Le sette note, sollievo al dolore
20/02/2015
Il Gazzettino - Ed. venezia
Pag. 25
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Accolta la richiesta dei sindaci: schede sospese nel 2015. Entro settembre la scelta sul sito
Maurizio Marcon
PORTOGRUARO Schede ospedaliere sospese per tutto il 2015 e scelta del sito dell'ospedale unico da parte
della Regione entro settembre. Il presidente della Regione Luca Zaia si è impegnato a far deliberare dalla
giunta regionale, nella prossima riunione in calendario, le due richieste deliberate dalla Conferenza dei
sindaci sulla sanità. Richieste che coincidono con quelle del consiglio regionale che, a ottobre, con voto quasi
unanime si era espresso per procedere a passo spedito verso l'ospedale unico del Veneto Orientale e nel
contempo sospendere l'applicazione delle schede ospedaliere, deliberate dalla Regione, che tante polemiche
hanno sollevato non appena il direttore generale dell'Asl 10, Carlo Bramezza, aveva iniziato ad applicarle.
Schede che prevedono una riorganizzazione degli ospedali nel Veneto Orientale basata sul taglio dei
cosiddetti reparti doppione, con il conseguente taglio dei primari. Sulla riorganizzazione dipartimentale di
Chirurgia il sindaco Andrea Cereser ha alzato le barricate. Ora, gli animi dovrebbero calmarsi almeno fino a
settembre, quando la commissione regionale deciderà su quale sito si dovrà costruire l'ospedale unico. «In
esecuzione della delibera della conferenza dei sindaci del 26 novembre 2014 - scrive in una nota il presidente
Luciano Striuli lo scorso primo dicembre ho inviato al Governatore Zaia la richiesta di sospensione
dell'applicazione delle schede ospedaliere e la richiesta che sia la Regione a farsi carico, anche a livello di
costi, dello studio finalizzato alla localizzazione del futuro ospedale unico del Veneto Orientale e delle altre
strutture intermedie compensative nel territorio. Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) sono stato ricevuto,
unitamente al direttore generale della Ulss 10 Carlo Bramezza, dal direttore generale della Sanità veneta
Domenico Mantoan, il quale ci ha comunicato che è volontà della giunta regionale accogliere la richiesta
presentata dalla Conferenza dei sindaci». «Il provvedimento - continua Striuli - sarà portato già nella
prossima giunta regionale per la formulazione della proposta, quindi successivamente dovrà passare in
Quinta commissione per il parere obbligatorio ed infine in approvazione definitiva da parte della stessa
giunta».
Foto: TEMPI PIÙ LUNGHI In alto, l'ospedale di Portogruaro: in tutto il 2015 la riforma resterà sospesa
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Ospedali , la Regione ferma tutto
20/02/2015
QN - Il Giorno - Ed. milano
Pag. 14
(diffusione:69063, tiratura:107480)
La condanna di Guarischi I giudici: «Garantì utilità a Roberto Formigoni»
ROBERTO FORMIGONI «ha tratto sicuri vantaggi e utilità personali» dal rapporto con Massimo Guarischi,
che ha dovuto affrontare «esborsi economici di entità non certamente irrisoria». Ne sono convinti i giudici
della quarta sezione penale, come scrivono nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso
novembre, hanno condannato l'ex consigliere regionale Pdl a 5 anni di carcere per un giro di mazzette nella
sanità lombarda. Anche Formigoni e l'ex assessore alla sanità Luciano Bresciani sono indagati, per
corruzione e turbativa d'asta, in un filone ancora aperto della stessa inchiesta, coordinata dai pm Claudio
Gittardi e Antonio D'Alessio. Guarischi, per i giudici, ha pagato di tasca propria i «viaggi con Formigoni»
organizzati «tra giugno 2009 e marzo 2013». Vacanze di lusso in Sardegna, Croazia e Sudafrica, dove si è
«accollato la spesa nella totalità o per una quota sproporzionata». Formigoni si era sempre difeso dicendo
che aveva sempre restituito le spese di viaggio, anticipategli dagli amici. Per i giudici, invece, «non risulta che
si trattasse di mera anticipazione». Guarischi - considerato il «grimaldello» al Pirellone per le società che
operavano nella Sanità - avrebbe pagato anche «numerose cene al ristorante». E ancora, «cassette di vino e
champagne» e voli privati. L'elenco si chiude con i «regali» per Formigoni che Guarischi «nel 2009 e nel
2010, in occasione del Natale, chiede a Lo Presti», titolare della Hermex Italia, che ha patteggiato 2 anni e 10
mesi, ammettendo di aver versato mazzette pari al 3% del valore delle gare vinte grazie a Guarischi. Dal
canto Formigoni ha bollato le motivazione come «fantasie degne dei racconti di Mille e una notte... Nessun
vantaggio o utilità illecita ho tratto dal rapporto con Guarischi». B.D.R.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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LE MOTIVAZIONI
20/02/2015
Il Secolo XIX - Ed. la spezia
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«Solidali e vicini al nostro farmacista »
Multato per i medicinali scaduti
UNA cinquantina di spezzini hanno scrtto una lettera a favore della farmacia di Pegazzano e del suo titolare,
il dottore Claudio Campodonico, al quale i carabinieri del Nas elevarono una multa di quarantamila euro
perché nel magazzino avevano trovato alcuni medicinali scaduti. Il farmacista ammise le proprie
responsabilità, sostenendo che aveva trascorso un periodo difficile per motivi familiari e che non aveva curato
adeguatamente il magazzino. Però, attraverso il suo avvocato Riccardo Balatri, aveva sottolineato
fermamente che alcun farmaco, tra quelli scaduti, era stato venduto ai propri clienti. Insomma una
dimenticanza senza conseguenza, che però era costata cara dopo il blitz dei carabinieri del Nas. Ieri proprio
una cinquantina di questi clienti hanno difeso a spada tratta il loro faramacista sottoscrivendo una lettera
inviata alla nostra redazione. «I sottoscritti "clienti e pazienti" della farmacia "Campodonico" di Pegazzano
scrivono allibiti, dispiaciutissimi, increduli e amareggiati per l'articolo apparso sul Secolo XIX di marted ì 27
gennaio 2015, riguardante il dottor Claudio Campodonico. Ci chiediamo come sia possibile trattare, in tal
modo, una persona rispettata e benvoluta da tutti coloro che la frequentano assiduamente e che la
conoscono da una vita? Noi tutti siamo concordi nell'affermare che il nostro farmacista è uan persona di alta
moralità, competenza, capacità solidarietà e disponibilità». «La Farmacia Campodonico rappresenta un
sicuro punto di riferimento anche per i molti anziani soli, che vivono nel territorio di Biassa, pegazzana e
dintorni. Altrettanto bene si può parlare della figlia dottoressa Alessandra e dei suoi collaboratori. Noi tutti
esprimiamo la più sentita e calda solidarietà al dottor Claudio Campodonico, alla sua famiglia e ai suoi
collaboratori».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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PEGAZZANO
20/02/2015
QN - La Nazione - Ed. firenze
Pag. 12
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Mal di denti? Si cura al pronto soccorso
Dal primo aprile l'appuntamento col dentista (pubblico) entro 24 ore
ILARIA ULIVELLI
DAL PRIMO APRILE, e non è uno scherzo, chi va al pronto soccorso con il mal di denti, esce senza dolore e
con un appuntamento dal dentista pubblico, già fissato, entro le 24 ore successive. In pratica chi ha mal di
denti e si presenta nelle ore serali e notturne o nei giorni festivi, in uno dei cinque pronto soccorso degli
ospedali dell'Asl (Santa Maria Nuova, Torregalli, Ponte a Niccheri, Borgo San Lorenzo e Serristori di Figline),
oltre al primo aiuto farmacologico, potrà fissare direttamente un appuntamento - entro 24 ore - nel più vicino
ambulatorio odontoiatrico del servizio pubblico, dove risolveranno il problema. Il pagamento? Con il ticket, a
seconda della prestazione ricevuta e della fascia di reddito. Gli esenti non pagano. TRA LE NOVITÀ di
quest'anno in campo odontoiatrico pubblico sarà raddoppiato il numero (che arriva a 600) delle protesi
gratuite che l'Asl potrà offrire ai cittadini che per reddito ne hanno diritto. E si potrà fare la pulizia dei denti: è
stata già avviata la selezione per tre igieniste dentali con un orario settimanale di 20 ore ciascuna. Queste
sono le risposte che l'Asl dà all'impegno richiesto da una delibera regionale che prevede il rafforzamento
dell'odontoiatria pubblica. Certo un impegno ancora largamente insufficiente per rispondere al crescente
bisogno di cure odontoiatriche della popolazione che con la crisi ha dovuto fare i conti con i prezzi dei dentisti
non sempre abbordabili, spesso rinunciando a farsi curare. Per attivare questi nuovi servizi l'Asl ha attinto agli
specifici fondi regionali messi a disposizione per quest'anno: quasi 451 mila euro. Per il 2015 l'Asl si impegna
anche a sostituire quattro riuniti, i blocchi che comprendono la poltrona sui cui si siede il paziente e la
strumentazione necessaria per le cure dentistiche. E a rafforzare le postazioni del Palagi, di Figline e di
Pontassieve-Pelago. BENCHÉ insufficiente si tratta di un passo di avvicinamento in attesa del
completamento dei lavori di Villa Margherita, all'Iot, che da cronoprogramma dovrebbero concludersi entro il
2016, consegnando finalmente a Firenze un vero centro odontoiatrico pubblico: su un'area di 2.500 metri
quadri saranno collocate circa 35 postazioni con relative attrezzature per fornire risposte a ogni necessità.
Foto: Cure dentistiche: un sos alle persone in difficoltà dal servizio pubblico
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA NOVITÀ NEI CINQUE OSPEDALI ASL PARTIRÀ IL SERVIZIO DI PRENOTAZIONE DIRETTA
20/02/2015
QN - La Nazione - Ed. firenze
Pag. 13
(diffusione:136993, tiratura:176177)
IL COORDINAMENTO toscano per il diritto alla salute promette che la manifestazione organizzata per
domani alle 15,30 sarà «colorita e rappresentativa di quanto accadrà alla sanità pubblica: un impoverimento
di servizi e della loro qualità in mano a sole 4 persone: tre superdirigenti e il presidente della Regione». Il
coordinamento sta preparando dei costumi che saranno indossati dalla partenza in piazza della Libertà fino
all'arrivo in piazza Duomo, fin sotto la sede della Regione.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Sanità toscana Scatta il corteo
20/02/2015
QN - La Nazione - Ed. siena
Pag. 17
(diffusione:136993, tiratura:176177)
IL COMUNE offre 50 euro alle famiglie per acquisti di pannolini, biberon o medicinali da effettuarsi nella
farmacia di Radicofani e nel dispensario di Contignano, entrambi di proprietà comunale. La cifra è già
disponibile, ed è a beneficio di tutti i nati nel corso 2015. L'anagrafe del Comune consegna i nominativi dei
neonati ai farmacisti, i genitori si presentano in farmacia e ottengono il buono spesa, una tantum.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 20/02/2015
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RADICOFANI Bonus per neonati
PERSONAGGI
6 articoli
20/02/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 10
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Fi: in Puglia è rivolta, a Roma scontro tra i capigruppo
M. Se.
L'EX CAVALIERE
Riunione con la famiglia
e i vertici aziendali, presenti
anche Letta e Confalonieri:
sul tavolo la riapertura
dei rapporti con il premier
roma
Guerra di nervi dentro Forza Italia. Dopo lo "schiaffo" di Silvio Berlusconi a Raffaele Fitto con il
commissariamento, con l'arrivo del berlusconiano ex parlamentare Luigi Vitali di Fi in Puglia arriva la
rappresaglia dell'europarlamentare azzurro. I vice coordinatori regionali Antonio Distaso, Roberto Marti e
Riccardo Memeo, il coordinatore di Bari, Luigi D'Ambrosio Lettieri, i coordinatori provinciali Luigi Perrone
(Bari), Luigi Tarquinio (Foggia), Benedetto Fucci (Bat), Gianfranco Chiarelli(Taranto) e Antonio Gabellone
(Lecce), si sono dimessi in blocco. E, come se non bastasse, a Roma è esploso lo scontro tra i due
capigruppo di Camera e Senato Brunetta e Romano.
Ma iniziamo dalla Puglia. I vertici locali di Fi, tutti fittiani, si dimettono. Il neocommissario Vitali sceglie la linea
dura. Con un sms inviato a Ignazio Zullo, presidente del gruppo di Fi in Regione, avverte lui e gli altri eletti: «I
consiglieri devono sapere che partecipare alla manifestazione dei Ricostruttori, sabato, potrebbe
rappresentare un problema per la ricandidatura». I dimissionari usano le stesse parole del loro leader:
«Quanto abbiamo irritualmente appreso dagli organi di informazione, circa il commissariamento di Fi in Puglia
è un nuovo grave errore, che allontana ulteriormente il partito dalla sua base».
Da Arcore, intanto, la linea ufficiale continua ad essere quella del silenzio. Nessun commento alle "sparate" di
Fitto: non devo dire più nulla, da solo sta danneggiando un intero partito e la storia di questi venti anni, è il
giudizio severo dell'ex premier che filtra da chi lo ha contattato in questi giorni. Raccontano che il Cavaliere
sia stanco di quelle che ormai considera delle "provocazioni" da parte dell'ex ministro: ormai è tutta una
contestazione - fanno notare i consiglieri dell'ex capo del governo - qualsiasi cosa decidiamo di fare. Anche la
rottura del patto del Nazareno non gli è andata bene. Ed è proprio la sconfessione del patto con Renzi uno
degli argomenti su cui il Cavaliere sarebbe tornato a discutere nei giorni scorsi con la famiglia ed i vertici
aziendali. La linea per ora non cambia, anche se Gianni Letta, ma soprattutto Fedele Confalonieri, gli
avrebbero suggerito di riaprire un canale di dialogo con Palazzo Chigi. Un percorso di riavvicinamento che
dovrebbe entrare nel vivo dopo le elezioni regionali.
Intanto a Roma esplode lo scontro fra i due capigruppo. Ad accendere la miccia è il capo dei senatori che in
un'intervista a Repubblica dice no all'Aventino sulle riforme e rimprovera Brunetta per il documento antiriforme portato al capo dello Stato: «Quel documento - incalza Romani - io non l'ho letto, di certo non è stato
votato e condiviso dai gruppi parlamentari. Nel testo si leggono espressioni che trovo sbagliate, si dice che
con le riforme si è costruito un mostro politico istituzionale. Ecco, questo non lo condivido. L'Aventino al
Senato non ci sarebbe stato». Parole imperdonabili per Brunetta che contrattacca: «Provo per lui umana
comprensione perché è rimasto orfano del Nazareno, della Boschi, degli incontri riservati con cui ha fatto
approvare al Senato la linea di Berlusconi».
Quanto a Berlusconi, pare che nella sua mente sia tornata ad affacciarsi la paura di nuovi guai giudiziari
legati al cosiddetto processo Ruby ter. Nonostante il 9 marzo - giorno in cui il Cavaliere terminerà i servizi
sociali - sia vicino, con i suoi fedelissimi non ha nascosto qualche preoccupazione: vedrete che i magistrati
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il partito di Berlusconi. A Bari dimissioni in blocco contro il commissariamento, nella Capitale due linee sulle
riforme
20/02/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 10
(diffusione:334076, tiratura:405061)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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faranno di tutto per rimettermi in mezzo e tentare di riaprire il processo.
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C LA PAROLA CHIAVE
Commissariamento
Indica il provvedimento con cui, in un ente, viene sospesa l'autorità degli organi direttivi, sostituiti da un
commissario. Al mutare dell'ente, varia anche l'organo che può disporne il commissariamento. Anche un
partito politico può sostituire temporaneamente con un commissario l'attività degli organi dirigenti locali
(provinciali o regionali), attraverso una decisione centrale.
ALTA TENSIONE DENTRO FORZA ITALIA
Il fronte pugliese
Dopo il commissariamento di Fi in Puglia, con l'arrivo del berlusconiano ex parlamentare Luigi Vitali, si sono
dimessi i vertici locali di Fi, tutti fittiani. Il neocommissario Vitali sceglie la linea dura. Con un sms inviato a
Ignazio Zullo, presidente del gruppo di Fi in Regione, avverte lui e gli altri eletti: «I consiglieri devono sapere
che partecipare alla manifestazione dei Ricostruttori, sabato, potrebbe rappresentare un problema per la
ricandidatura».
La posizione di Berlusconi
Da Arcore nessun commento alle "sparate" di Fitto: il Cavaliere dicono che sia stanco di quelle che ormai
considera delle "provocazioni", a partire dalla bocciatura della rottura del patto del Nazareno. Su cui però
Berlusconi sarebbe tornato a discutere nei giorni scorsi con la famiglia ed i vertici aziendali. Gianni Letta, ma
soprattutto Fedele Confalonieri, gli avrebbero suggerito di riaprire un canale di dialogo con Palazzo Chigi,
magari dopo le regionali
Lo scontro tra i capigruppo
Ad accendere la miccia è il capo dei senatori Paolo Romani che in un'intervista dice no all'Aventino sulle
riforme e rimprovera Brunetta per il documento anti-riforme portato al capo dello Stato. Brunetta, capogruppo
alla Camera, contrattacca: «Provo per lui umana comprensione perché è rimasto orfano del Nazareno, della
Boschi, degli incontri riservati con cui ha fatto approvare al Senato la linea di Berlusconi»
20/02/2015
La Repubblica - Ed. bari
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Forza Italia, via i coordinatori Vitali a Fitto: "Meglio così li avrei
commissariati io"
Guerra totale nel partito. Il nuovo capo invita l'ex ministro a "stare sereno". La replica: "Partito confuso" E la
Lega di Salvini si sfila dalla coalizione "Non ci sono le premesse per un accordo"
ANTONELLO CASSANO
DEFLAGRA Forza Italia in Pugliae l'esplosione si fa sentire forte anche a Roma.
Dopo il commissariamento del partito regionale voluto da Silvio Berlusconi e la nomina dell'ex sottosegretario
alla Giustizia, Luigi Vitali, come podestà pugliese, la mossa dei fittiani non si fa attendere. E così nella
mattinata di ieri, mentre l'europarlamentare Raffaele Fitto denuncia forte e chiaro dai microfoni di Repubblica
Tv «un tentativo di epurazione in atto nel partito», nella più classica delle manovre a tenaglia i suoi fedelissimi
in Puglia annunciano in massa le dimissioni da Forza Italia. Dai vice coordinatori regionali, Antonio Distaso,
Roberto Marti e Riccardo Memeo ai coordinatori provinciali: Luigi D'Ambrosio Lettieri e Luigi Perrone a Bari,
Benedetto Fucci nella Bat, Luigi Tarquinio a Foggia, Antonio Gabellone a Lecce e Gianfranco Chiarelli a
Taranto.
A questi si aggiungono anche i vice-coordinatori provinciali. In totale, una ventina di duri e puri rispondono al
grido di rivolta di Fitto da tutte le province (in serata arriveranno le dimissioni anche da Nicola Ciracì,
commissario del partito a Brindisi, la città di provenienza Vitali).
Le motivazioni delle dimissioni sono chiare e le confermano gli stessi rivoltosi: dissenso totale contro la
decisione del commissariamento, calata dall'alto, «un provvedimento grave che allontana ulteriormente il
partito dalla sua base. Con ciò - scrivono i dimissionari, non privi di ironia - liberiamo il commissario incaricato
dall'onere di valutare il nostro livello di allineamento al "nuovo corso"». Resta, comunque, «il massimo
impegno» a sostegno di Forza Italia e della candidatura di Francesco Schittulli, l'oncologo, candidato
presidente per il centrodestra alle regionali di maggio che, dopo aver riunito faticosamente tutti i partiti dietro
di sé si ritrova fra le mani i cocci di Forza Italia. «Questo gesto mi evita di commissariarli - replica sarcastico il
commissario Vitali - apprezzo il loro gesto e lo interpreto come un atto di grande responsabilità per il rilancio
del partito». Ma l'ex sottosegretario alla Giustizia, mentre apre pubblicamente ai rivoltosi augurandosi di poter
ancora contare «sul loro preziosissimo contributo» e chiede di parlare con Fitto, minaccia con un sms tutti i
consiglieri regionali diffidandoli dal partecipare alla manifestazione di domani a Roma promossa dallo stesso
Fitto: «I consiglieri devono sapere che partecipare alla manifestazione potrebbe rappresentare un problema»
scrive Vitali a Zullo e compagni. A rivelare la minaccia sono gli stessi fittiani: «L'ineffabile neo commissario denunciano Nuccio Altieri e Roberto Marti - inaugura così la propria attività politica. Del tutto evidente lo
spirito "ricostruttore"». Quel che è certo è che la rivolta dei fittiani peserà eccome sulla formazione delle liste
alle elezioni. Dei 20 consiglieri regionali, per il momento quelli che hanno aderito al programma di Vitali si
contano sulle dita di una mano (tra questi Alfarano e Scianaro). Tutti gli altri sarebbero pronti a dirigersi verso
Roma per partecipare alla Ricostruzione di Fitto. Intanto la guerra fra bande in Puglia si fa sentire anche nella
capitale. Dai richiami all'unità della deputata pugliese azzurra Elettra Savino, al pieno appoggio alla battaglia
di Fitto da parte di Daniele Capezzone. La giornata di ordinaria follia del partito si arricchisce con il commento
del consigliere di Berlusconi, Giovanni Toti, che parla di una prossima stagione di congressi e nasconde la
crisi.
Ma in attesa dell'arrivo dei congressi, il partito in Puglia esplode in mille pezzi e fa danni all'intera coalizione.
La Lega Nord - al Sud con il movimento Noi con Salvini - si appresta a una corsa solitaria in regione, proprio
alla luce del terremoto interno a Forza Italia. Ad annunciarlo è Raffaele Volpi, senatore del Carroccio e
vicepresidente del movimento, l'uomo che si è occupato dello sbarco della Lega al Sud: «Prendiamo atto
dell'implosione. Non ci sono le condizioni per alcun accordo».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Politica
20/02/2015
La Repubblica - Ed. bari
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
61
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LO SCONTRO FITTO L'ex ministro sta conducendo la sua battaglia all'interno di Forza Italia VITALI Ex
sottosegretario alla Giustizia, è stato inviato in Puglia come commissario
Foto: LEADER Silvio Berlusconi ha deciso l'offensiva contro Raffaele Fitto e ha commissariato il partito
pugliese
20/02/2015
Corriere del Mezzogiorno - Ed. bari
Pag. 3
(diffusione:27910)
La guerra di Fitto a Vitali si dimettono i coordinatori
Adriana Logroscino
Bari Durante la canonica cena-riunione del mercoledì, il clima tra i fittiani era quello da stato di guerra appena
annunciato. L'esito, scontato: linea dura. Il commissariamento del partito regionale che Berlusconi ha appena
affidato a Luigi Vitali, non si subisce. La risposta è una immediata controffensiva: i dirigenti pugliesi del
partito, tutti fedeli a Raffaele Fitto salvo il partito di Brindisi affidato allo stesso commissario, si dimettono in
massa. In nove - Antonio Distaso, vicario, e gli altri due vice, Roberto Marti e Riccardo Memeo, il coordinatore
cittadino di Bari, Luigi D'Ambrosio Lettieri, e i 6 coordinatori provinciali, Luigi Perrone (Bari), Benedetto Fucci
(Bat) Luigi Tarquinio (Foggia), Antonio Gabellone (Lecce) e Gianfranco Chiarelli (Taranto) - sottoscrivono un
documento che fa risuonare le cannonate del loro leader: «No all'epurazione, state umiliando la base». Vitali
fa il duro: «Apprezzo le dimissioni, mi evitano di commissariarli, cosa che non avevo intenzione di fare.
Prendo il loro come un atto di disponibilità. Ora via al rinnovamento. Per individuare i nuovi dirigenti, d'intesa
con il presidente Berlusconi, consulterò tutti gli eletti, provincia per provincia. Conto di poter fare le nomine
entro due settimane». Non apprezzano il tono che percepiscono sarcastico, Antonio Distaso e il senatore
Pietro Liuzzi. «Discutibile esordio, Vitali eviti di gettare sale sulle ferite. La sua ironia è inopportuna». Il
commissario rincara la dose: «Non ero ironico, confido nella disponibilità di tutti a collaborare e voglio credere
che chi si dimette, quasi tutti parlamentari in carica, vogliano davvero lasciare il loro ruolo di coordinatori per
avviare quel rinnovamento che a gran voce chiedono. Fin qui ad altri». Evidentemente tutti e due i fronti sono
ben equipaggiati per affrontare la radicalizzazione dello scontro. Il colpo successivo, infatti, lo spara Vitali.
Con un sms avverte i consiglieri regionali: tutti convocati per domani, chi manca per partecipare alla
manifestazione dei Ricostruttori fittiani, in programma a Roma, rischia di non essere ricandidato. Il testo è
contenuto in un sms, inviato al presidente del gruppo regionale di Forza Italia Ignazio Zullo che era stato in
questi due giorni più volte sollecitato, senza esito, a organizzare un incontro con il neocommissario. Ora
l'incontro Vitali lo fissa d'imperio. Per domani appunto. «Presidente - scrive Vitali - avrei piacere di fare
riunione con gli eletti anche oggi. I consiglieri devono sapere che partecipare alla manifestazione di sabato,
potrebbe rappresentare un problema». Una minaccia, senza se e senza ma. «Ma nient'affatto, un segnale di
chiarezza», si difende Vitali. «Se quella di Fitto fosse una manifestazione di politica alta e nobile
sull'economia e l'Europa, non ci sarebbe problema. Ma se dal palco attaccasse Berlusconi, leader indiscusso
del partito, sarebbe una manifestazione contro Forza Italia. Parteciparvi sarebbe o no incompatibile con una
candidatura? L'ho detto chiaro, perché nessuno in futuro possa dirmi "non sapevo"». La minaccia ha buone
chance di far presa. Lo sanno bene i fittani. Infatti alla reazione pensano due fedelissimi, come Altieri e Marti «Vitali, dicono, vuole la sconfitta di Forza Italia in Puglia» - che però siedono in parlamento. Gli eletti alle
prese con la ricandidatura alla Regione hanno tutt'altro spirito. E almeno in 5 o 6 tra brindisini, salentini ed ex
An, meditano di disertare la kermesse romana. Chi subodora l'opportunità di mollare il colpo, e può dirlo,
invece, è il vicepresidente di Noi con Salvini: il senatore Volpi avverte che al Sud potrebbero partecipare alle
elezioni con un candidato autonomo.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Sms minaccioso del commissario «Chi va con i Ricostruttori non viene ricandidato» La Lega di Salvini
abbandona l'alleanza: «In queste condizioni corriamo da soli»
20/02/2015
Corriere del Veneto - Ed. treviso
Pag. 15
(diffusione:47960)
Ufficio postale di Zoldo, anche Piccoli alla protesta
Corteo in difesa dell'ufficio postale di Zoldo Alto domani mattina. «Ci sarò anch'io - fa sapere il senatore di
Forza Italia Giovanni Piccoli - . Non si può non far sentire la propria voce di fronte al depauperamento del
nostro territorio. Mi auguro che i miei colleghi facciano lo stesso. Non è la battaglia di qualcuno, ma la
battaglia di tutti». Intanto è stata depositata da Piccoli e condivisa con il collega di Fi Andrea Mandelli
l'interrogazione rivolta al Governo sul tema del piano di tagli annunciato da Poste Italiane. Il documento
chiede quali iniziative intendano adottare per evitare che contro Poste Italiane possano generarsi contenziosi,
con ricorsi anche alla Corte europea, per sostenere che non a tutti i cittadini italiani è data la possibilità di
fruire di un servizio di pubblica utilità, indipendentemente da fattori come il reddito o la collocazione
geografica. «Con questa domanda specifica, si chiede al Governo di responsabilizzarsi nei confronti di una
società che sta perdendo la sua anima, quella di servizio pubblico». Si dice determinato il senatore di Forza
Italia Giovanni Piccoli in vista del corteo di protesta di domani mattina a Zoldo Alto in difesa del locale ufficio
postale.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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Domani il corteo
20/02/2015
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. bari
Pag. 37
(diffusione:48275, tiratura:63756)
I fittiani lasciano, in panchina già pronti tre «berluscones»
È SCATTATO IL TOTO-NOMINE Per Bari città, gira il nome del radiologo Michele Bellomo. Fra grida e
sussurri, quotati anche il farmacista Giua e l'architetto Telesforo APPUNTAMENTO A ROMA Domani nella
Capitale il raduno dei «fedelissimi» del leader pugliese, al motto di «Ricostruiamo il partito» Dimissioni a
valanga in Forza Italia dopo il commissariamento con l'on. Vitali È UNO TSUNAMI Sbattono la porta anche
Perrone, Finocchio e il sen. D'Ambrosio Lettieri
NINNI PERCHIAZZI l Forza Italia, è tsunami com missariamento anche nell'a re a metropolitana di Bari. E
dopo le dimissioni in sequenza, spuntano già i primi nomi circa le ne w entr y per i ruoli-guida a livello locale
del partito forzista. Con un giorno di ritardo e dopo accese discussioni arrivano sul tavolo di Luigi Vitali , il
«ricostruttore» (ma farà anche il rottamatore?) mandato in Puglia da Silvio Berlusconi , le dimissioni dei
coordinatori provinciali (per la Terra di Bari, il sen. Luigi Perrone ), dei vice-coordinatori regionali forzisti e del
coordinatore barese, sen. Luigi D'Ambrosio Lettieri . Un chiaro atto di protesta contro l'imposizione dell'ex
premier in attesa dell'evento di domani a Roma, quando in seguito alla manifestazione voluta da Raffaele
Fitto dovrebbero essere chiarite molte cose, anche se l'ex «protesi» del Cavaliere giura che «tutto avverrà
all'interno di Forza Italia». «Con ciò liberiamo il commissario incaricato dall'onere di valutare il nostro livello di
allineamento "al nuovo corso", sgombrando il campo da qualunque equivoco circa la nostra coerente
battaglia, al fianco di Raffaele Fitto, per una reale ricostruzione del Partito e del Paese», scrivono in un
comunicato congiunto coordinatori e vice di Puglia. D'altronde, l'atto del commissariamento, secondo alcuni,
porterebbe con sé in automatico l'az zeramento di ogni carica esistente. Medesima sorte spetterebbe anche
ai vicecoordinatori baresi Pasquale Finocchio, Massimo Posca, Ignazio Lagrotta, Vito De Benedictis , poco
meno di un anno fa insediati col beneplacito dello stesso ex capo del Govern o. Ad ufficializzare la propria
posizione, però è il solo capogruppo consiliare forzista e vice presidente del consiglio comunale. «Ritengo
giusto rassegnare le dimissioni, anche per dimostrare fin d'ora da che parte sto», sostiene Finocchio,
fedelissimo della prima ora del leader di Maglie, il più suffragato tra i ber luscones alle amministrative dello
scorso maggio. In serata è poi Perrone a ribadire la comune posizione: «Continuiamo a credere e a
sostenere a fianco di Raffaele Fitto, un rinnovato e vincente progetto per Forza Italia e per il Paese». Forse u
n'implicita risposta alla minaccia di scomunica da parte di Vitali per coloro che domani aderiranno all'eve n t o
f i t t i a n o. In attesa delle evoluzioni romane, si è aperto già il totonomine per i ruoli appena «liberati» dai
dimissionari in seguito all'avvento del commissario. Per la guida di Bari città, in pole position ci sarebbe il
radiologo Mi chele Bellomo , già consigliere comunale con Dc e Forza Italia a fine secolo scorso. Si fanno
anche i nomi del farmacista G i ova n n i Giua e dell'architetto Rober to Te l e s fo r o , entrambi fondatori del
movimento «Rinasci Bari». Tutto in alto mare, invece, per quanto riguarda il coordinamento dell'area
metropolitana. DIMISSIONARI COORDINATORI E VICE Il sen. Luigi Perrone (da sinistra), il sen. Luigi
D'Ambrosio Lettieri e il capogruppo FI al Comune, Pasquale Finocchio hanno rimesso gli incarichi di vertice
del partito forzista
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 20/02/2015
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AZZURRI A METÀ
20/02/2015
Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Ed. brindisi
Pag. 2
Strappo dei fittiani. Il commissario: peserà aderire alla manifestazione
d Il colpo di accetta, probabilmente, sarebbe arrivato in ogni caso. Perché il commissariamento dettato da
Roma vuol essere un ciclone, che tutto travolge nel regno fittiano per eccellenza. Insomma: Luigi Vitali, il
proconsole pugliese schierato in prima linea da Silvio Berlusconi, prima o poi avrebbe passato il colpo di
spugna sui coordinatori provinciali di Forza Italia, tutti fedeli a Raffaele Fitto. Ma gli ufficiali di collegamento
dell'eurodeputato salentino, e soprattutto capofila nazionale della dissidenza anti-berlusconiana, hanno
piazzato la mossa a scavalco e un po' a sorpresa: dimissioni corali e di massa, in aperto dissidio col
commissariamento del partito azzurro, con gli esami del sangue promessi da Vitali («coordinatori provinciali
confermati se collaborano»), e con la china imboccata da Forza Italia in Puglia, partito scientemente stretto
nella morsa berlusconiana per ragioni di guerra santa nazionale. Al punto che ieri Vitali ha scagliato le sue
saette, senza troppe remore: «Raccoglieremo le disponibilità dei consiglieri regionali uscenti ad una
eventuale ricandidatura. Ma di certo la partecipazione alla manifestazione di sabato a Roma dei "ricostruttori"
voluta da Fitto può rappresentare un problema...». Insomma: aria di epurazioni, come previsto e anticipato.
Un concetto che Vitali ha scandito via sms anche a Ignazio Zullo, capogruppo in Consiglio regionale, perché
comunicasse il nemmeno troppo velato veto a tutti gli altri consiglieri. La giornata ieri s'era aperta con i fuochi
d'artificio e con l'ormai canonica "marcia in formazione a testuggine" (l'uno affianco all'altro, serrando le file)
dei fittiani: da Roma l'ex ministro bombardava il quartier generale con le sue dichiarazioni, mentre in Puglia
partivano le dimissioni a raffica. In calce la firma di Antonio Distaso, Roberto Marti (deputati e vicecoordinatori
regionali), Riccardo Memeo (vicecoordinatore regionale), Luigi Perrone (senatore e coordinatore provinciale
Bari), Luigi D'Ambrosio Lettieri (senatore e coordinatore Area Metrapolitana Bari), Bendetto Fucci (deputato e
coordinatore provinciale Bat), Lucio Tarquinio (senatore e coordinatore provinciale Foggia), Antonio
Gabellone (coordinatore provinciale Lecce), Gianfranco Chiarelli (deputato e coordinatore provinciale
Taranto). «A seguito di quanto irritualmente appreso dagli organi di informazione circa il commissariamento di
Forza Italia - spiegano - e ritenendo tale provvedimento un nuovo grave errore, rimettiamo il nostro mandato.
Con ciò liberiamo il commissario incaricato dall'onere di valutare il nostro livello di allineamento "al nuovo
corso", sgombrando il campo da qualunque equivoco circa la nostra coerente battaglia, al fianco di Raffaele
Fitto. Un atto di doveroso rispetto degli elettori e dei militanti di Forza Italia, ancora una volta ignorati e traditi
da decisioni calate dall'alto. Continuiamo tuttavia ad attenderci un cambio di rotta che si manifesti innanzitutto
con l'azzeramento dei vertici nazionali e l'avvio di un libero confronto interno, allo stato di fatto impedito.
Resta inteso, per quanto scontato, il nostro massimo impegno a sostegno di Forza Italia e della candidatura a
governatore di Francesco Schittulli». A questo punto il piano si inclina proprio verso la destinazione
fatalmente segnata all'atto di nomina del berlusconiano Vitali: radere al suolo, o almeno provarci, il partito
fittiano in Puglia. Anche a costo di epurare i fedelissimi dell'eurodeputato dalle liste forziste delle regionali.
Ecco allora l'avvertimento del commissario: «Nei prossimi giorni mi auguro di poter incontrare i consiglieri (
ndr : nel sms a Zullo parlava di «riunione anche oggi»), che saranno l'ossatura delle liste, e raccoglieremo le
loro disponibilità. Poi sui territori vedremo come individuare le candidature rappresentative di tutta la società.
Quanto ai consiglieri uscenti, non so se Berlusconi fisserà criteri come il limite dei tre mandati o d'età. Ad ogni
modo incontrerò i consiglieri tranquillizzarli perché non taglio teste, ma una cosa dev'essere chiara: se sabato
Fitto farà un ragionamento alto, nobile di politica economica e sociale, è un conto; ma se tornerà a parlare di
azzeramento dei vertici, di nomine dall'alto, di Berlusconi mal consigliato e via così, allora sarà una
manifestazione contro Forza Italia, evidentemente incompatibile con la candidatura nel partito per chi sabato
sarà a Roma. Sarebbe una posizione ben oltre la dialettica interna». Parole che hanno mandato su tutte le
furie Fitto e i suoi. Vitali è un fiume in piena. Che travolge tutto, anche la tenuta delle casse regionali di Forza
Italia: «I problemi non mancano: a Bari il partito è stato sfrattato dalla sua sede regionale per un debito di
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Lasciano i coordinatori Vitali: chi andrà da Fitto avrà problemi con Fi
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Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Ed. brindisi
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50mila euro, però si riempiono i pullman per fare il tour turistico di Fitto in Italia. Peraltro da due anni
parlamentari e consiglieri regionali non pagano il loro contributo mensile di 800 e 500 euro». Intanto Vitali
lancia il messaggio: «Ringrazio i dimissionari, spero vogliano aiutarmi comunque nel rilancio del partito.
Adesso voglio invertire la tendenza: incontrerò in ogni provincia i rappresentanti istituzionali per condividere le
migliori scelte possibili e far entrare aria nuova nel partito, con un metodo diverso, con meritocrazia e
rinnovamento, senza i criteri e le scelte dall'alto applicati fin qui. E i nuovi coordinatori provinciali che andremo
a scegliere faranno solo quello: non saranno parlamentari, consiglieri o sindaci». F.G.G.
LOSCONTROFINALEINFORZAITALIA
La mossa dei dissidenti
La nomina ad hoc
Il voto in Puglia
Lo guerra interna Da mesi è in corso la guerra tra berlusconiani e dissidenti a livello nazionale. I secondi sono
capeggiati da Raffaele Fitto. Lo scontro si acuisce: Berlusconi commissaria il partito nella Puglia di Fitto e
manda il fedele Luigi Vitali. Alle porte le elezioni regionali: Vitali stilerà le liste forziste, col rischio epurazione
dei fittiani. Intanto domani a Roma prima kermesse dei "ricostruttori" dissidenti di Fitto: nasce la corrente
interna al partito.