Varietà di democrazie - Dipartimento di Scienze sociali e politiche

Transcript

Varietà di democrazie - Dipartimento di Scienze sociali e politiche
Varietà di democrazie
Giovanni Carbone, Università degli Studi di Milano
da: Clark – Golder – Golder, Principi di scienza politica, McGrawHill, 2011
Il processo attraverso cui si prendono le decisioni nelle
democrazie è intrinsecamente
buono, equo o giusto?
(come spesso assumiamo contrapponendolo al processo
decisionale dei regimi dittatoriali)
Non ci sono processi decisionali perfetti,
e questo spiega in parte perché paesi diversi scelgono
istituzioni/bilanciamenti democratici diversi
Il problema della decisione collettiva
In presenza di due sole opzioni,
la regola della maggioranza non presenta problemi.
MA se ci sono più di due opzioni?
Paradosso di Condorcet: un insieme di individui con preferenze razionali non ha
necessariamente preferenze razionali quando agisce come collettività/gruppo
la razionalità individuale non è sufficiente per assicurare la razionalità collettiva
Individui razionali hanno ordinamenti di preferenze completi e transitivi:
x fi y
indica che x è preferito a y dall’individuo i: data una scelta tra x e y, l’individuo
sceglierebbe x
un attore ha un ordinamento completo di preferenze se può confrontare ogni
coppia di elementi (x e y) in un insieme di risultati in uno dei seguenti modi: l’attore
preferisce x a y, preferisce y a x, o è indifferente tra i due
un attore ha un ordinamento transitivo di preferenze se, per qualsiasi x, y, e z
nell’insieme di risultati, si dà il caso che se x è debolmente preferito a y e y è debolmente
preferito a z, allora x deve essere debolmente preferito a z
Il paradosso di Condorcet: un esempio
Un consiglio comunale composto da tre persone deve decidere se:
ƒ incrementare i servizi sociali (I)
ƒ diminuire i servizi sociali (D)
ƒ mantenere i livelli correnti di servizi sociali (C)
I consiglieri hanno le seguenti preferenze:
Torneo round-robin (o “girone all’italiana”)
I consiglieri votano su tutti i possibili confronti a coppia delle alternative,
utilizzando la regola della maggioranza:
l’alternativa che vince il maggior numero di confronti è la scelta del gruppo
MA il gruppo “non è in grado di decidere":
ogni alternativa vince uno ed un solo giro
______
di destra
questo insieme di preferenze, in combinazione con questa procedura, produce
“maggioranze cicliche” (non una maggioranza), ovvero instabilità
dunque è possibile che un insieme di individui razionali formi un gruppo con
preferenze intransitive
la razionalità individuale e la regola della maggioranza non garantiscono che
un’alternativa emerga come un vincitore Condorcet (ovvero un’alternativa
che batte tutte le altre in una serie di confronti a coppie)
La regola della maggioranza è quindi problematica
1. chi è la maggioranza? (ogni alternativa ha una sua
maggioranza)
2. a volte non c'è un vincitore finale
3. il risultato può essere determinato dalle regole del gioco (e.g.
agenda setter)
Quanto è serio il problema del Paradosso di Condorcet?
Probabilità di intransitività di un gruppo = f (m, n) dove
ƒ n è il numero di votanti
ƒ m è il numero di alternative
Quando più è grande il numero dei votanti o, soprattutto, il numero
delle alternative …
… tanto più sono probabili le maggioranze cicliche
L’instabilità della regola della maggioranza
Poiché molte decisioni in democrazia includono molti “votanti" o un gran
numero di alternative (e.g. specifica quota di bilancio 0-100% da
devolvere a servizi sociali), se le decisioni vengono prese impiegando un
torneo round-robin, dovremmo osservare una grande instabilità politica.
Nella realtà osserviamo però più stabilità politica di quanto il
Paradosso di Condorcet suggerirebbe.
Un motivo per cui non osserviamo instabilità è che, oltre al torneo round
robin, vengono utilizzati meccanismi decisionali alternativi: le istituzioni
sono importanti.
Prendiamo in esame :
1. il metodo di Borda
2. un agenda setter (colui che definisce l’agenda) potente
A) il metodo di Borda
z
z
ciascun elettore elenca un ordinamento completo di preferenze e
assegna a ogni elemento nell’ordinamento di preferenze un valore che
riflette le proprie preferenze
vince l'alternativa che raccoglie più "punti"
Nel nostro esempio:
In questo caso il Metodo di Borda non produce una risposta chiara
Ma immaginiamo una quarta alternativa:
«Futuri tagli (FT) alla fornitura di servizi sociali»
Il metodo di Borda ora produce un chiaro vincitore: “Diminuire la spesa"
Dunque:
z
le modifiche alle regole decisionali adottate da un gruppo possono
cambiare la decisione finale
z
anche all'interno della stessa regola decisionale (ad esempio, il metodo
di Borda), modifiche arbitrarie al processo (ad es. introdurre
un’alternativa che totalizza meno punti ogni altra e che non è una prima
scelta per nessuno) possono cambiare il risultato (dall’indifferenza ad
un ordinamento transitivo)
z
la decisione collettiva risulta influenzata da un’alternativa
«irrilevante»: il metodo di Borda NON soddisfa la condizione chiamata
«indipendenza da alternative irrilevanti» (necessaria ad evitare che
l’introduzione di una simile alternativa sia semplicemente una strategia
politica per cambiare il peso attribuito alle altre alternative e
determinare così la decisione finale)
B) regola della maggioranza con un agenda setter
Che cosa succederebbe se uno degli attori avesse il potere di decidere
l'ordine in cui si svolgono le votazioni?
Ritorniamo all’esempio delle 3 alternative:
ƒ
incrementare (I)
ƒ
diminuire (D)
ƒ
mantenere i livelli correnti di fornitura di servizi sociali (C)
Anche gli ordinamenti di preferenza sono quelli originali:
Un agenda è un piano che determina l'ordine in cui si svolgono le
votazioni (ovvero l’ordine del giorno).
Ad esempio:
Prima votazione:
Seconda votazione:
I vs. D
Vincitore 1° turno vs. C
Se i consiglieri danno un “voto sincero” (i.e. votano per la loro
“alternativa maggiormente preferita”) allora ciascuno dei possibili
confronti a coppie produce un risultato diverso:
MA gli attori strategici “pensano al futuro e ragionano a ritroso”
Data un’agenda del tipo "I vs. D, poi il vincitore è contrapposto a C",
pensare strategicamente equivale a chiedersi:
• “se I vince nel I turno, cosa succede nel II turno?”
• “se D vince al I turno, cosa succede al II turno?”
In altre parole …
•
•
poiché I vince in un confronto I vs. C e C vince in un confronto D vs. C, far
vincere I al primo turno produce I alla fine, mentre far vincere D al primo
turno produce C come risultato finale
dunque il I turno di voto è IN REALTÀ un voto tra il I e C
Ad es. il consigliere di destra:
•
•
•
ordinamento D > I > C
ma darà un voto strategico a I (anziché votare sinceramente per D) al primo
turno
questo voto produrrà il suo secondo miglior risultato (al contrario, un voto per D
al primo turno produrrebbe il suo peggior risultato nel turno finale, ovvero C)
Di conseguenza, data un’agenda del tipo:
Primo turno: I vs. D
Secondo turno: Vincitore del 1 ° turno vs. C
1.
2.
Destra e Sinistra formeranno una coalizione al 1° turno a sostegno di I, che
vincerà (nonostante la maggioranza dei consiglieri abbia una preferenza
"sincera" per D)
I sconfiggerà C al secondo turno
Il potere dell’agenda setter:
• esiste un’agenda in grado di produrre l'alternativa maggiormente
preferita di ogni attore
• l’agenda setter (l’attore strategico a cui è conferito il potere di
organizzare l'agenda o ordine del giorno) sceglierà quell'agenda che
produce la sua alternativa maggiormente preferita come risultato
finale.
• una ragione per la quale la politica è più stabile di quanto prevede il
Paradosso di Condorcet è perché viene data, ad uno o più attori, la
possibilità di definire l'agenda
• la stabilità viene raggiunta a scapito dell'equità: l’agenda setter è
come un dittatore (viene sempre scelta la sua alternativa preferita)
• la presenza di un’agenda setter NON soddisfa la condizione chiamata
«non dittatorialità»
Teorema del votante mediano (TVM) (Black 1948)
(i.e. il votante mediano è l’individuo che ha almeno
la metà di tutti i votanti alla sua destra, o nella sua
stessa posizione, e almeno la metà dei votanti alla
sua sinistra, o nella sua stessa posizione)
in una votazione per confronti tra coppie di alternative, condotti con la regola
della maggioranza, il punto ideale del votante mediano vincerà contro
qualsiasi alternativa, SE:
a) il numero dei votanti è dispari (senza non ci sarebbe un «votante
mediano» posizionato con un numero uguale di votanti su ciascun
lato dello spazio politico)
b) le preferenze dei votanti sono a un solo massimo rispetto a una
singola dimensione politica
c) i votanti votano sinceramente (no astensione e no voto strategico)
In altre parole è possibile superare il Paradosso di Condorcet ottenendo
stabilità ammettendo restrizioni sia alle preferenze che gli attori possono avere
(i.e. solo ordinamenti a picco massimo) che allo spazio politico (i.e. una sola
dimensione).
Ma entrambe le restrizioni sono problematiche/controverse.
Funzioni di utilità: scala numerica nella quale numeri più elevati
rappresentano posizioni superiori all’interno dell’ordinamento di
preferenze di un individuo
Ordinamento di preferenze «a un solo massimo»: funzione di utilità
raggiunge il massimo in un certo punto e diminuisce allontanandosi
da questo punto in entrambe le direzioni
• alcuni ordinamenti razionali di preferenze violano il principio del
picco unico (e.g. ordinamento del Consigliere di Destra)
Imponiamo ora che gli ordinamenti di preferenza
ammissibili siano a picco unico
Due scenari (verso l’equilibrio stabile del TVM):
a) se lo SQ coincide con il punto C, si tratta di un equilibrio
b) se lo SQ si trova in altra posizione (fig. 10.5): consiglieri centro e
sinistra proporranno e otterranno A, ma non è un equilibrio.
Allora proporranno e otterranno B, che non è un equilibrio. E via
così fino all’adozione di una politica che coincide con il punto C,
punto di equilibrio/stabile.
Ma nella realtà lo spazio politico può essere bidimensionale e produrre
maggioranze cicliche.
E.g.
• rappresentanti di tre gruppi sociali (Capitale, Lavoro e Agricoltura) votano su
come dividersi le sovvenzioni
• ogni rappresentante vuole massimizzare le sovvenzioni per il proprio gruppo
• punti ideali: e.g. Agricoltura vuole assegnare 0% a Lavoro e Capitale perché
significa assegnare 100% ad Agricoltura
Curve di indifferenza: obliqua (per A), verticale (per C), orizzontale (per L).
Anche se una pari distribuzione appare equa, ci sono molte altre alternative
preferite da una maggioranza di rappresentanti (ad esempio, P1).
Insiemi vincenti (triangoli ombreggiati): ripartizioni alternative allo SQ preferibili
per una maggioranza
Ma se A o L propongono P1, ci sono numerose alternative (ad esempio, P2) che
possono batterlo.
e lo stesso vale per P3, P4, P5, ecc ...
Teorema del Caos
Se ci sono due o più dimensioni politiche, e tre o più elettori con
preferenze nello spazio politico che votano tutti in modo sincero, allora,
tranne in un raro caso di distribuzione di punti ideali, non vi sarà
alcun vincitore Condorcet.
Abbiamo quindi visto che in diverse situazioni la regola della
maggioranza crea problemi di ordine pratico (non produce un risultato
stabile):
z
z
per produrre un risultato chiaro, dobbiamo fare qualcosa di "non
democratico", come limitare le preferenze ammissibili o conferire
poteri per organizzare l'agenda ad alcuni individui
studiare istituzioni diverse ha anche lo scopo di meglio comprendere
come esse cercano di ridurre il potenziale «caos»
Ma allora, perché non abbandoniamo la regola della maggioranza?
Teorema (dell’impossibilità) di Arrow
La regola della maggioranza non è speciale:
le patologie viste per la regola della maggioranza valgono per "qualsiasi" procedura
decisionale di gruppo che rispetti alcuni standard minimi di equità:
1.
non dittatorialità (D)
2.
ammissibilità universale (U) [di qualsiasi ordinamento di preferenze individuali]
3.
indipendenza da alternative irrilevanti (I) [la preferenza collettiva tra X e Y deve dipendere
solo da come gli individui ordinano X rispetto a Y, non da come ordinano altre alternative]
4.
unanimità (o ottimalità paretiana) (P) [se tutti preferiscono X a Y, il gruppo non deve
scegliere Y quando X è disponibile]
Arrow ha dimostrato che è impossibile soddisfare tutte le quattro condizioni di
equità e, contemporaneamente, garantire che il gruppo prenda decisioni
razionali (cioè, eviti l'instabilità causata dall’intransitività)*.
*Il gruppo potrebbe avere preferenze tali che sia possibile soddisfare
le condizioni di equità ED ottenere una scelta di gruppo transitiva,
ma il punto è che non si può garantire questo risultato
Qualsiasi regola decisionale deve sacrificare almeno una delle condizioni di
equità per garantire transitività a livello collettivo e quindi stabilità.
Ad esempio, assumendo di accettare le condizioni di ottimalità paretiana ed
indipendenza da alternative irrilevanti,
allora nel disegnare le istituzioni del nostro processo decisionale sarà
necessario sacrificare almeno una caratteristica tra esiti stabili, non
dittatorialità e ammissibilità universale:
Non dittatorialità
Conclusione
C'è una tensione tra stabilità, equità e libertà degli attori di formare le
proprie preferenze (e.g. ammissibilità)
Se si desidera la stabilità, è necessario:
ƒ imporre delle restrizioni alle preferenze
… oppure ...
ƒ imporre dei limiti su chi è autorizzato a presentare proposte (agenda)
… oppure ...
La varietà di democrazie
ƒ se le democrazie mirano a soddisfare le condizioni di equità di Arrow,
allora in democrazia c'è una tensione tra equità e
"razionalità"/"transitività di gruppo"
ƒ in effetti, ci sono molti modi diversi di organizzare una democrazia e la
grande varietà di democrazie può essere pensata come tentativi
alternativi di gestire le tensione tra l'equità e risolutezza/efficacia
decisionale che deve affrontare qualsiasi meccanismo decisionale di
gruppo
ƒ «la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte
quelle altre forme che si sono sperimentate finora» (W.Churchill, 1947)