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Kai Zen : La Strategia dell’Ariete : I sentieri di Seth : Simone Sarasso :
Il respiro di Seth
Milano, 27 febbraio 1958
La Rapina
ne aveva appena ventuno. I peli biondi sulle braccia, l’ombretto azzurro, i capelli a modino.
Invece di figli neanche l’ombra.
Luciano si chiese se la ragazza ne fosse capace. O
se in lei ci fosse qualcosa che non funzionava.
Brutti pensieri da fare alle nove del mattino, con un
macellaio che ti aspetta nella stanza accanto (verde,
sicuro come l’oro…) per levarti due denti del giudizio.
Luciano si alzò in piedi: “Vado a fumarmi una sigaretta e a prendere il giornale.”
Sofia sollevò lo sguardo di poco: “Va’ pure, ma non
fumare ancora. Che poi il dottor Lopersi se ne accorge…”
Luciano, ore 9 e qualcosa
Luciano la fulminò con lo sguardo: non solo questa
Milano era fredda e carogna e lo studio del dottor
tizia non era capace di dargli un figlio. Ora lo pren-
Lopersi era troppo verde.
deva per il culo in mezzo alla gente.
L’intonaco, le piastrelle, persino le copertine di
Robe da chiodi. Da piazzarle una cinquina secca.
Epoca e Gente. A Luciano pareva di stare in un
Sofia abbassò lo sguardo e arrossì. Luciano se ne
enorme pisello con le finestre sporche.
andò senza degnarla di uno sguardo.
Sudava, i caloriferi non davano tregua: brutta roba,
Fuori: freddo.
il dentista.
Luciano ricontrollò l’orologio: un pelo in ritardo,
Guardò l’ora e poi sua moglie Sofia: stava invec-
ma niente di eclatante. Comperò il giornale, accese
chiando. Sembrava una vecchia mamma, e di anni
una Stop tra i denti.
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Nando il terrone e il resto del gruppo era già al-
alle nove del mattino nessuno avesse voglia di la-
l’angolo. Con la tuta indosso.
vorare.
Luciano si diede una mossa.
Jesse strinse forte il volante, ingranò la prima.
“Lavoratori…”, fece il verso della reclame.
Nando il terrone sorrise. Sorrideva sempre: “Potevi
****
pigliartela pure cchiù comoda. Tanto ci stavamo noi
qua a gelarci le palle.”
Luciano spense la cicca: “Vado a cambiarmi”. E in
due minuti la tuta blu da operaio della Breda l’aveva indosso anche lui.
Luciano chiese di Jesse. Nando il terrone disse
chiaro e tondo che non si doveva preoccupare di
nenti. Che il caruso stava già in macchina.
Luciano non fece tempo a girarsi: il furgone portavalori imboccava la via Osoppo.
Gli occhi di Luciano divennero spilli: “Si va in
scena…”
Jesse il Bandito, 9 e 30 in punto
Quella cosa lì di Jesse il Bandito non si ricordava
com’era venuta fuori. Se gli era venuta in mente al
Luciano o a quel terrone del Nando. Ma per uno
come lui, che all’anagrafe faceva Arnaldo Gomito,
farsi chiamare Jesse il Bandito era tutto di guadagnato…
La tuta era di cotone grezzo, e sotto aveva messo le
mutande lunghe che adesso gli pizzicavano il culo.
Nella 1400 faceva un freddo cane. Milano sa essere
L’autista del portavalori spalancò la bocca: una
stronza a febbraio: l’umidità rientra nelle ossa co-
macchina senza guidatore contro il muro del civico
me niente.
7.
Il furgone portavalori lo vide arrivare piano, im-
Roba da bocca spalancata.
boccare la via Osoppo ancora assopito. Come se
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Roba da frenare, subito, che a momenti ci finisci
Jesse il Bandito stava rompendo il finestrino del
contro.
blindato. La guardia non fece resistenza, mollò il
mitra che era un piacere.
****
La gente guardava la scena e pareva di stare a Chicago.
Jesse il Bandito rotolò di spalla. La portiera aperta
Dal fondo della via Osoppo tutti sentirono le gom-
appena davanti al furgone. E meno male che c’era
me stridere, un furgone da macellaio faceva i set-
l’erba e non l’asfalto, in mezzo allo spartitraffico.
tanta contromano.
Jesse il Bandito si tirò su. Sgarbellato e dolorante.
L’uomo nero era arrivato.
Vide il portavalori inchiodare.
Vide l’autista con la bocca spalancata.
L’uomo nero, 9.38 precise
Sorrise: tutto filava liscio.
L’uomo nero vestiva come gli altri: tuta blu e calza
in testa.
Nando il terrone, 9.35, più o meno
I ragazzi della banda avevano preso a chiamarlo
Nando vedeva la faccia bella di Luciano e le palle
così per via di quel Borsalino che aveva recuperato
se le sentiva in giostra.
chissà dove e per quel cappotto scuro che non si
Al freddo non ci si abituava, nemmeno dopo cinque
levava nemmeno al chiuso.
anni. Pieno di pensieri, Nando, ma se questa cosa
Ma oggi era giorno di lavoro e la divisa era la stes-
filava ad arte c’era da starsene al calduccio per un
sa per tutti: tuta della Breda e mephisto di lana.
bel po’.
A giudicare da quello che vedeva in fondo alla via,
Il cassonato grigio era una bella bestia, e quando
la cosa stava andando per il verso giusto. “Geeesù,
Nando ci montò sopra partì al primo colpo.
è una follia lavorare in queste condizioni”, pensava.
Luciano stava seduto al posto del passeggero, disse
L’uomo nero di cognome faceva Brambilla. Il mi-
solo: “’dem”.
lanese delle barzellette.
E Nando partì sgommando.
Stava con l’Ariete da prima della guerra: l’organiz-
L’impatto devastante: la botta la sentì nelle ossa
zazione iniziava a fidarsi di lui.
fredde.
Per anni aveva capito poco, si limitava a eseguire
Cuore a mille, il portavalori non sarebbe ripartito.
gli ordini.
Nando e Luciano volarono giù dal furgone coi ferri
Non era poi così male, questa gente pagava bene e
in mano.
chiedeva solo di non fare domande.
Poi c’era stata quella cosa dell’Angelina, la sua nipotina piccola. A una riunione in uno scantinato si
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era finiti a parlare di caffè. Adesso sì che potevi
L’Angelina l’aveva implorato: “Zio, ti prego: non
permettertene uno come si deve. Ma in tempo di
dire niente al papà! Che ci viene un infarto, mado-
guerra c’era solo quella brodaglia di cicoria. O tut-
nasanta…”
t’al più l’orzo.
Il Brambilla Gino ci aveva pensato: “Madonasanta,
In casa sua però niente orzo, che l’Angelina – la
madonasanta…”.
figlia di suo fratello – come annusava l’odore riget-
Aveva deciso di non dir niente a suo fratello.
tava. Quelli dell’Ariete li aveva visti drizzare le
L’Angelina, che non sapeva più come fare a dir
antenne ma aveva fatto finta di niente.
grazie allo zio, aveva trovato il modo.
L’uomo nero aveva pensato che fosse una delle so-
E il Brambilla Gino andava a farsi ringraziare tutti i
lite cose loro, quelle che non gli dicevano neanche
mercoledì pomeriggio.
a pagare.
Ad ogni modo, quando quelli dell’Ariete gli avevan
Invece – ma questo l’aveva capito tempo dopo – ce
chiesto dell’Angelina, il Brambilla Gino credeva di
l’avevano con l’Angelina.
aver capito. E gliela portò senza tante storie.
E com’è come non è, dopo un mesetto gli chiesero
Invece aveva capito un bel niente.
cosa sarebbe stato disposto a fare per l’Ariete. Che
E l’Angelina non l’aveva più vista.
il praticantato era bell’e finito ed era ora di fare sul
A quel punto sì che a suo fratello gli aveva preso il
serio.
coccolone. L’aveva cercata dappertutto, era andato
“Tutto farei per l’Ariete”, rispose l’uomo nero che
anche dai grippa, ma niente.
all’epoca era solo il Brambilla Gino. E fra sé e sé
Il Brambilla Gino un po’ di rimorso per la cazzata
pensava “basta che paghino…”
ce l’aveva. Ma oramai era fatta, e anche se non ne
Allora quelli dell’Ariete smisero di girarci intorno:
sapeva molto del-
“Vogliamo l’Angelina”.
l’Ariete, una cosa ce
Il Brambilla Gino mica era scemo, l’aveva vista
l’aveva chiara in te-
anche lui l’Angelina dalle parti di Porta Vittoria, la
sta: quella è gente
sera tardi, fare la vita. Perché con quella testa lì ci
che non scherza.
nasci, c’è poco da fare. L’Angelina mica aveva bi-
Per cui aveva tirato
sogno: suo papà, il Brambilla Egidio, stava bene e
diritto e si era fatto i
la viziava. Ma lei, vigliacco se la piantava lì col
cazzi suoi.
mestiere.
E a dirla tutta, la stra-
Gino l’aveva scoperto per caso. Aveva fatto una
tegia aveva pagato.
scenata in mezzo alla strada: “Se lo viene a sapere
Perché quelli del-
tuo papà ti ammazza. Deficient!”.
l’Ariete gli avevano commissionato il Lavoro.
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Un furgone blindato della Banca Popolare di Mila-
Dieci minuti dopo rientrava nello studio del dottor
no carico di titoli e valuta faceva sempre lo stesso
Lopersi a farsi cavare due denti del giudizio.
giro il giovedì mattina: partiva da Piazza Meda e
arrivava in via Solari passando da Piazzale Brescia
Luciano 10.30 circa
e via Osoppo. Sul quel furgone c’era un fracasso di
Sofia non aveva più aperto bocca. Meglio così.
grana: quaranta milioni almeno. Ma non era quello
Magari s’era offesa per quell’occhiata, vai tu a sa-
il punto. Il 27 febbraio, sul quel portavalori, c’era
pere le donne…
una cosa che l’Ariete voleva a tutti i costi.
Comunque non s’era accorta di nulla, e l’interes-
E per quella roba lì al Brambilla Gino di milioni ne
sante era quello. Luciano in dieci minuti aveva ra-
avrebbe dati anche cinquanta, se fosse stato abba-
pinato un blindato e si era assicurato la vecchiaia. E
stanza in gamba da recuperarlo.
quella gli teneva il muso.
Il Brambilla Gino era proprio in gamba, questo è
La sera stessa le avrebbe fatto vedere il grano: c’era
poco ma è sicuro. E la cosa l’aveva organizzata ad
da scommetterci che Madama Magone avrebbe
arte insieme al Luciano, un vecchio amico della X-
cambiato faccia. Pensava ancora alla storia del fi-
Mas che solo Dio sa come era ancora in piedi, a
glio. Quel benedetto figlio che non veniva dopo
quasi quindici anni dalla fine della guerra.
due anni e fischia di matrimonio. Quella sera Lu-
Il Luciano aveva chiamato un altro paio di ragazzi
ciano l’avrebbe risolta facile: “Sofia: basta preoc-
per bene.
cupazioni! Se proprio non ce la fai a mettermi al
E adesso, quel mucchio selvaggio da spender poco,
mondo l’erede, t’el crompi mì!”.
con indosso le tute della Breda e la calza ben calca-
Con la sua parte di grano ne avrebbe trovati dieci di
ta in testa, era in fondo alla via Osoppo con la si-
bimbi. Povera gente che ne aveva fin troppi ce
tuazione perfettamente sotto controllo.
n’era una caterva. Pagavi il giusto, Sofia girava
Il Brambilla Gino arrivò spedito e parcheggiò vici-
qualche mese con un cuscino sotto la camicetta, et
no al portavalori. Smontò, fece segno di caricare.
voila!”
Casse e uomini a bordo in quaranta secondi.
Sofia, ne era certo, avrebbe sorriso.
Solo Luciano rimase a terra e controllò che il fur-
Alla fine le voleva bene. Nonostante la scorza che
gone del Brambilla Gino si allontanasse per la sua
si portava addosso.
strada.
Ma a tutta questa roba ci avrebbe pensato dopo.
Poi s’infilò con calma dentro una cabina del telefo-
Adesso bisognava andare a recuperare la grana, po-
no e si cavò tuta e calza: Nembo Kid alla rovescia.
che palle.
Non lo notò nessuno.
Ché se no ‘sto casino che avevano messo in piedi
serviva a poco.
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Scaricò Sofia a casa e guidò piano verso la via
so: “Africa, i patti sono questi: voi vi beccate i sol-
Chinotto.
di, io la cassa dell’India. Punto.”
Avevano preso un appartamento al piano terra. Con
Nando ci aveva pensato su un attimo, poi aveva
l’accesso diretto al garage.
cacciato la mano in tasca e aveva accarezzato il ser-
Roba fine, ci aveva pensato il Gino.
ramanico. Da quando gli avevano fottuto la valigia
Così potevano scaricare senza dare nell’occhio.
in Centrale, appena smontato da quel carro bestia-
Che poi era una bella testa anche il Gino, va là.
me che veniva da Portici, Nando non aveva più gi-
Aveva messo in piedi tutto l’ambaradàn e diceva di
rato senza.
non volere niente. Solo la cassa che veniva dall’In-
Luciano l’aveva fermato: “Vedi di non fare cazzate,
dia. Il resto era roba
testa quadra d’un
loro.
terrone. Se no ti ri-
Il resto, Luciano
spedisco a casa tua a
s’era informato, vo-
calci in culo, intesi?”
leva dire minimo
E la cosa era finita
quarantacinque cin-
lì.
quanta testoni.
Ma adesso Luciano
Quindici a cranio.
non riusciva a smet-
Non ci poteva pensa-
tere di rimuginare, a
re.
sei isolati dalla Via
Per un attimo una
Chinotto, con la
nuvola nera gli attraversò il cervello: qualche scaz-
gengiva che pulsava e una voglia di bere che leva-
zo, qualcosa di storto.
ti…
Tutto perché quel terrone del Nando si era messo a
Ingranò la terza, sorpassò malamente un Lancia
questionare col Gino durante la preparazione:
Estau carico di letame: meglio darsi una mossa.
“Come è che non vuoi una minchia? Ci stai pigliando per il culo? E tu che ci guadagni, uomo ne-
Jesse il Bandito 10.42
ro?”
Jesse il Bandito non era un tipo sveglio. Belloccio,
La cosa dell’uomo nero al Gino lo faceva incazza-
questo sì, che le ragazze venivan matte per quei
re. Che già di suo i terroni li reggeva poco. In più
capelli biondi e gli occhi blu.
l’africano s’era messo a questionare…
C’è chi diceva che c’entrasse la storia del Pippo. Il
Il Gino aveva cercato di controllarsi, ma la baiaffa
Pippo era un ricognitore tedesco. Montava due mi-
che portava alla cinta gliel’aveva mostrata lo stes6
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tragliatrici da otto pollici e sette e non faceva tanta
sangue e fango, in mezzo ai ferri vecchi ancora ab-
distinzione tra donne e bambini.
bracciato alla povera mamma.
Jesse il Bandito, sarà stato l’ottobre del ’44, era in
Jesse il Bandito non aveva aperto bocca per quattro
cortile a giocare a pallone. Pallone, poi: una balla
anni.
di stracci recuperati chi sa dove.
E da lì era nata la storia che non capisse granchè.
Si ricordava ancora sua mamma che sbraitava. Che
Nel palazzo sentiva le vecchie parlare in dialetto a
gli urlava di mettersi al riparo. Ma Jesse il Bandito
bassa voce: “Quaicus ‘ntla testa. Rut…”.
aveva una bella testa, e si era accucciato in un an-
Forse qualcosa nella sua testa s’era rotto davvero.
golo del cortile.
O forse non aveva niente da dire. Ad ogni modo,
Sua mamma era corsa per le scale, la sirena dei
Jesse il Bandito, da un giorno all’altro era diventato
bombardamenti fischiava.
un orfano. E mezzo matto.
Il Pippo l’aveva inquadrata subito e aveva mollato
Matto o no, ad ogni modo, quello che aveva sotto
la prima raffica. Lo donna si scapicollava tra le bu-
gli occhi adesso non ci andava un genio per capirlo.
che dei proiettili. Era inciampata e forse si era stor-
E Jesse il Bandito aveva preso a sudare freddo.
ta una caviglia.
Tutto liscio come l’olio: soldi scaricati, nessun ru-
Stesa in mezzo al fango l’aveva visto, finalmente.
more. Stava contando pezzi da dieci e fantasticando
Sotto un montone di ferri vecchi. Si vedevano solo
su una Giulia rosso fiamma quando sentì lo scatto
quegli occhi azzurri di paura.
dell’otturatore.
Gli era corsa in contro, l’aveva stretto che piangeva
Nando e il Gino si beccavano da un po’, ma sem-
come un vitello.
brava normale amministrazione.
Poi era arrivata la seconda raffica.
Nando continuava a insistere con quella cassa del-
E poi più niente: il Pippo era un tipo frettoloso.
l’India: “E aprila, uomo nero, che ti costa?”
Jesse il Bandito non aveva parlato per un’ora alme-
Il Gino stava perdendo la pazienza: “Africa, faresti
no. Troppa strizza, i muscoli non ne volevano sape-
meglio a tenere la bocca chiusa. Che se non fosse
re di muoversi.
che ho promesso al Luciano di aspettarlo, me ne
Poi, piano piano, aveva cominciato a chiamare la
sarei già andato e non dovrei più sentirti dar aria al
mamma.
culo…”
Ma la mamma, sopra di lui, non rispondeva da un
Nando ripartì col vecchio disco: “Che ci vuoi fre-
pezzo.
gare?”. Poi si girò verso Jesse il Bandito: “Hai ca-
Jesse il Bandito non aveva più aperto bocca. Nem-
pito Jesse bello? Questo qua pensa che siamo co-
meno dopo, quando la vicina l’aveva trovato, tutto
glioni… Ci vuole fregare a tutti e andarsene col
malloppo grosso!”
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Kai Zen : La Strategia dell’Ariete : I sentieri di Seth : Simone Sarasso :
Frasi fregare: l’incubo peggiore dei terroni.
Nando aveva gli occhi di fuori. Il Gino la baiaffa la
Jesse capiva poco, questo sì, ma quando Nando tirò
teneva a due mani. E poi quel pirla del Jesse col
fuori il ferro e lo puntò sul Gino, imbracciare il
Thompson spianato.
Thompson della guardia giurata e spianarlo sul ter-
“Mi dite che cazzo succede, banda di marocchini?”
rone gli sembrò la cosa giusta da fare.
Il Gino era di ghiaccio: “Qui di marocchino ce n’è
Anche se si stava cagando addosso.
uno solo. Ci pensi tu o devo fargliele saltare io le
Dove cazzo era finito Luciano?
cervella?”
Luciano si fece due conti: “Fatemi indovinare: ancora la storia della cassa dell’India?”
Nando annuì: “Chistu cca preferisce sparare che
aprire quella minchia di cassa. Ci sta futtendo, che
non lo vedi Lucià?”
Luciano guardò il suo amico: “Gino, non si può
andare avanti così. Aprì quel cazzo di valigia,
fammi la cortesia. Così la smettiamo di fare casino
e ci spartiamo il grano da buoni fratelli.”
Il Gino non abbassava l’arma. Ne cacciò un’altra
dalla cinta e la sbattè in faccia a Luciano: “Non ti
avvicinare a quella valigia, Lucianino, che quant’è
vero Iddio ti spedisco al creatore insieme a ‘sta
Luciano, 10.45
merda umana d’un napuli.”
Là dentro non volava una mosca: brutto segno,
Luciano non sudò nemmeno: “Io la apro. Tu fai
brutto davvero.
come cazzo ti pare…”
Tre uomini adulti che hanno appena vinto la lotteria
Si avvicinò piano alla valigia, fece saltare il luc-
non se ne stanno zitti e buoni: anche se son solo le
chetto.
undici del mattino, fanno baldoria.
La cosa si mise parecchio male.
E invece niente.
La porta la spalancò piano, e quello che vide gli
Nando il terrone, 10.46
piacque poco.
Nando fece fuoco. D’istinto.
Pasticcio brutto: nessuno parlava e l’aria si tagliava
E si ritrovò rosso e caldo. Sentiva il cuore a mille,
col coltello.
la testa friggeva. Nelle orecchie il botto fortissimo.
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Kai Zen : La Strategia dell’Ariete : I sentieri di Seth : Simone Sarasso :
Il Luciano era a terra. Niente più occhio destro: forato da parte a parte. A pisciar sangue.
L’uomo nero, a terra anche lui. A tenersi la pancia e
respirare piano, troppo piano.
Nando sentì la schiena che bruciava. Si passò una
mano sulle reni: rosso su rosso.
Per poco non perse i sensi.
Jesse aveva gli occhi sgranati e il Thompson fumava ancora.
Montò lato passeggero. L’autista parlò piano: “Bel
Nando pensò che la vita è una puttana. Fece un
lavoro, Astrolabio. Hai fatto un po’ di casino ma
passo verso la valigia e a un tratto non sentì più la
alla fine te la sei cavata…”
gamba destra.
Jesse il Bandito sorrise e l’occhio gli cadde sulla
Aprì la valigia: immaginava diamanti e rubini e
leva del cambio: una testa d’ariete grande quanto
smeraldi. I gioielli della corona. E invece…
una palla da tennis. “La prossima volta starò più
attento, Enciclico. Promesso…”
Jesse il Bandito, 10.48
E poi Enciclico ingranò la retro e nessuno sentì più
Jesse tirò una seconda raffica. Che non si sa mai.
parlare di loro.
Nando crollò sul cadavere di Luciano.
Il Gino boccheggiava ancora, in fondo alla sala.
Jesse tirò la raffica numero tre.
Il Gino smise di fare casino.
Jesse si avvicinò alla valigia: i vasi di terracotta
erano avvolti da gommapiuma e paglia.
Intatti nonostante il trambusto.
Chiuse la valigia, diede un’ultima occhiata alla
stanza: poveri cristi in un lago di sangue e pezzi da
dieci zuppi di morte. Soffocò il conato in un colpo
di tosse.
Le sirene fischiavano in lontananza e la macchina
lo stava aspettando.
9