Agenda Digitale del Settore Bancario Italiano

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Agenda Digitale del Settore Bancario Italiano
Agenda Digitale del Settore Bancario Italiano 20 Marzo 2012
03/2012
Agenda Digitale del Settore Bancario 03/2012
Sommario
Premessa ...............................................................................................................................................3 Agenda Digitale del Settore Bancario Italiano ........................................................................4 Contesto di riferimento ....................................................................................................................4 L'Agenda Digitale del settore bancario italiano: una proposta di intervento
articolata su 3 iniziative ...............................................................................................................8 1) Normativa Digitale Amichevole ...........................................................................................8 2) Ecosistema Digitale Pubblico ..............................................................................................12 2a) Fatturazione Elettronica.....................................................................................................12 2b) Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione ........................14 2c) Internazionalizzazione del settore produttivo italiano: International Trade
Hub Italia.......................................................................................................................................16 2d) Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini/ imprese tramite canale
bancario .........................................................................................................................................18 3) Stimolo dei Comportamenti "Digitali" .............................................................................20 Realizzazione dell'Agenda Digitale.............................................................................................22 Appendici – Dettaglio delle iniziative e delle proposte di intervento ..........................23 1) Normativa Digitale Amichevole .............................................................................................23 2) Ecosistema Digitale Pubblico ..................................................................................................31 2a) Fatturazione Elettronica.....................................................................................................31 2b) Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione ........................35 2c) Internazionalizzazione del settore produttivo italiano: International Trade
Hub Italia.......................................................................................................................................41 2d) Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini/ imprese tramite canale
bancario .........................................................................................................................................42 3) "Stimolo di Comportamenti Digitali" ...................................................................................47 Pagina 2 di 49
Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
Premessa
L’Agenda Digitale proposta dall’Associazione Bancaria Italiana rappresenta il
contributo del settore bancario al programma di digitalizzazione del Paese. Le
iniziative che vi sono contenute hanno l'obiettivo di contribuire ad accelerare questo
programma facendo leva sul processo di digitalizzazione già in atto nell'industria
bancaria e si inseriscono nel quadro delle iniziative programmatiche del Governo1,
favorendo positive ricadute sull’intera economia nazionale.
L'industria bancaria ritiene che gli obiettivi dell’Agenda Digitale possano essere
raggiunti solo se, attraverso un'azione concertata, tutte le parti interessate
(Governo, PP.AA., imprese, …) sono disposte ad investire nella rimozione dei vincoli
che oggi ostacolano la digitalizzazione dei settori economici del Paese. Dal lato suo,
l'industria bancaria crede fortemente nei benefici derivanti dalla Digitalizzazione,
come dimostrano gli sforzi messi in campo a livello associativo e i 20 miliardi di
euro2 che, nell'ultimo quinquennio, le singole banche hanno investito per la
dematerializzazione dei processi, l'introduzione di nuove tecnologie in filiale e la
creazione di nuovi canali di relazione.
Il presente documento si articola in 2 sezioni, con caratteristiche differenti:
 Agenda Digitale del settore bancario italiano: in questa prima sezione sono
descritte brevemente le iniziative promosse, i benefici attesi per il Sistema
Paese e gli specifici interventi suggeriti.

Appendici – Modalità di attuazione delle iniziative dell’Agenda Digitale del
settore bancario italiano: in questa sezione le iniziative vengono descritte con
maggiore profondità, con riferimento specifico alla loro implementazione e ai
successivi possibili sviluppi.
1
Si fa riferimento agli interventi contenuti nel D.L. n.5 (cd. "Semplifica Italia") del 9 febbraio 2012 ed, in
particolare, all'art. 47 che stabilisce la creazione della Cabina di Regia del Governo come presidio realizzativo
dell'Agenda Digitale del Paese.
2
Fonte: elaborazione ABI Lab – "Rilevazione dello stato dell'automazione del sistema creditizio".
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Agenda Digitale del Settore Bancario Italiano
Contesto di riferimento
L'importanza dell'economia digitale in Italia: una priorità ormai condivisa
E' generalmente riconosciuto che la Digitalizzazione dell’economia sia divenuta un
fondamentale pilastro dello sviluppo economico e sociale di ogni Paese ed è
indiscusso l'impatto positivo che ha già generato e che può continuare a generare in
termini di crescita economica.
La Digitalizzazione promuove e genera nuovi servizi, garantendo il miglioramento di
quelli esistenti: nel 2010, la crescita economica dell’Italia è stata dell'1% mentre la
componente "Digitale" è cresciuta del 10%3. Negli ultimi 15 anni la Digitalizzazione
ha sostenuto i livelli occupazionali, creando 1,8 posti di lavoro per ognuno perso di
tipo "tradizionale” e generando un incremento netto di 320 mila nuovi occupati4.
I servizi resi più rapidi ed accessibili dai nuovi canali e strumenti digitali migliorano
la qualità della vita sia in termini di tempo impiegato dai cittadini per ottenerli che
di impatto ambientale. Non ultimo è lo stimolo che la Digitalizzazione sta dando agli
investimenti privati5, che nel 2010 hanno raggiunto 11 miliardi di Euro, con un
incremento del 4,7% rispetto all’anno precedente6.
Per il nostro Paese esistono tuttavia ampi margini per lo sfruttamento dei vantaggi
offerti dalla Digitalizzazione e su questo fronte abbiamo accumulato un ritardo
rispetto ad altri Paesi sviluppati: in Italia, l'Economia Digitale vale solo l'1,9% del
PIL contro il 7,2% della Gran Bretagna o il 3,4% della Germania7.
La bassa diffusione della banda larga, e quindi la possibilità di accesso ad internet,
costituisce indubbiamente un limite "strutturale", ma la limitata Digitalizzazione del
Paese è anche legata a fattori di tipo "culturale". Ad esempio, risulta ancora poco
utilizzato l'e-commerce: l'Italia è al 33-esimo posto (su 50) per spesa di
consumatori ed imprese in acquisti e pubblicità su internet; cittadini, imprese, e
Pubblica Amministrazione mostrano un livello di attività8 sulla rete ancora basso
(siamo al 39esimo posto su 50) 9. La popolazione che ancora non utilizza Internet è
3
Fonte: The Boston Consulting Group (BCG) – "Fattore Internet", 2011.
Fonte: report Digital Advisory Group: "Sviluppare l'economia digitale in Italia: un percorso per la crescita e
l'occupazione", 2011.
5
Si fa riferimento ad investimenti del settore privato in tecnologie legate al web.
6
Fonte: BCG – "Fattore Internet", 2011.
7
Fonte: BCG – "Fattore Internet", 2011.
8
Il livello di attività è misurato dal numero di imprese che comprano o vendono online, dal numero di interazioni
effettuato online con le PP.AA. ed il numero di transazioni eseguite dai consumatori su internet. Fonte: BCG –
"Digital Manifesto", 2012.
9
Fonte: BCG – "Turning Local", 2011.
4
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pari al 48,5% e tra i 65-74 anni, la percentuale sale all'87%10. Non diversa è la
situazione della Digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione: se si esamina, ad
esempio, il settore dei pagamenti pubblici, appare che solo il 47% degli enti locali
taliani permette di pagare imposte e/o tasse tramite i propri portali web11 e che la
grande maggioranza dei pagamenti dei cittadini viene ancora effettuata tramite gli
uffici postali, molto spesso in contanti.
Se consideriamo l'identità digitale del cittadino, osserviamo che sono state
distribuite solo 2,5 milioni di Carte di Identità Elettroniche (CIE) e 20 milioni di
Carte Nazionali / Regionali dei Servizi (CNS / CRS), le quali spesso non offrono
ancora quei servizi per cui erano nate (ad esempio, solo 650 mila CRS includono,
oltre al certificato di identificazione, anche il certificato di firma digitale12).
Per rispondere a questa situazione, il Governo italiano ha intrapreso una serie di
iniziative per modernizzare il Paese su temi importanti come la dematerializzazione
dei processi documentali, la "riduzione del contante" e lo sviluppo delle
infrastrutture abilitanti. Solo per citare le principali, il recente "Decreto Salva
Italia"13 introduce norme14 che vietano i pagamenti in contante da 1 000€, mentre il
"Decreto Semplifica Italia"15 istituisce una Cabina di Regia unica del Governo per
promuovere la strategia di Digitalizzazione del Paese, imponendo, inoltre, l'utilizzo
di canali telematici per una serie di procedure anagrafiche e di stato civile che
riguardano più di 7 milioni di comunicazioni con le PP.AA.
La necessità di un'azione collettiva forte per rimuovere i vincoli alla
Digitalizzazione
La riduzione del "gap competitivo" del Paese richiede un'azione forte, immediata e
concertata da parte di tutti i principali attori interessati, sia pubblici che privati, in
modo da allineare gli interessi in gioco e sfruttare tutte le leve in maniera sinergica.
Con riferimento ai propri ambiti di business, il settore bancario ha identificato
quattro tipologie di vincoli "ostativi" alla digitalizzazione: vincoli normativi,
tecnologici, comportamentali e di gestione delle risorse umane.
 I vincoli normativi risiedono specificatamente in alcune norme che
impediscono direttamente o indirettamente l'esecuzione di processi in modo
digitale; ad esempio, la stipula di contratti totalmente da remoto senza
riconoscimento fisico del cliente o la gestione della contrattualistica e della
documentazione interamente su supporti elettronici;
 I vincoli comportamentali, invece, derivano dalla limitata propensione dei
cittadini all'utilizzo di taluni servizi e strumenti digitali (es. gli utenti abituali
di Internet in Italia sono circa il 50% vs il 65% della media Europea16): in
10
Fonte: ISTAT - "Cittadini e nuove tecnologie", 2011.
Fonte: indagine del Politecnico di Milano (School of Management – MIP, dipartimento di Ingegneria Gestionale)
sulle PP.AA. Locali – Rapporto 2010 Osservatorio e-Government .
12
Fonte: Rapporto eGov Italia 2010.
13
D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011.
14
Si fa riferimento, ad esempio, al D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive modificazioni,
convertito nella L. n. 214 del 22 dicembre 2011.
15
D.L. n.5 (cd. "Semplifica Italia") del 9 febbraio 2012.
16
Fonte: Eurostat 2011.
11
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

questo caso il vincolo deriva prevalentemente dal livello di preparazione
"digitale" dei cittadini e dalla errata percezione di scarsa sicurezza e utilità
riscontrata nell'utilizzo di canali e strumenti digitali;
I vincoli tecnologici, che risultano avere un impatto inferiore rispetto ai due
già descritti, risiedono principalmente nella limitata diffusione di
infrastrutture tecnologiche innovative (es. banda larga), nel basso livello di
investimenti ICT, nella scarsa interoperabilità delle identità digitali del
cittadino tra settori pubblico e privato e nella limitata standardizzazione dei
flussi informativi e documentali delle PP.AA.;
Infine, sulla gestione delle risorse umane pesano vincoli di tipo giuslavoristico
che, per il settore bancario e nei limiti consentiti dallo strumento, sono stati
di recente indirizzati con il nuovo Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.
Il ruolo del settore bancario nel processo di Digitalizzazione del Paese
Il settore bancario si colloca come partner naturale del Governo e delle altre forze
sociali nel processo di Digitalizzazione del Paese, per almeno due ragioni. In primis,
le banche hanno già sviluppato infrastrutture informatiche e standard interoperabili
sia a livello nazionale che internazionale. Ciò permette già alcune “relazioni digitali”
con i propri clienti per le quali è garantito un elevato livello di sicurezza.
In secondo luogo, le banche, assieme agli enti territoriali, hanno già avuto
l’opportunità di avviare progetti per supportare la Digitalizzazione del rapporto
banche-PP.AA. e PP.AA.-Cittadino/Impresa, maturando un know-how specifico sul
quale è possibile capitalizzare. Questi asset del settore, possono essere messi al
servizio del Paese in sinergia con quelli presenti nella P.A., riducendo così gli
investimenti pubblici necessari per proseguire il processo di Digitalizzazione del
rapporto P.A.-Cittadino/Impresa e aumentando l'offerta di servizi online.
Altre iniziative pubbliche per stimolare l'utilizzo di servizi digitali, come ad esempio
quelle di e-government e quelle relative ai pagamenti elettronici nella P.A.,
contribuiranno fortemente alla creazione di un "volano" per la Digitalizzazione del
Paese. In particolare, come dimostrato recentemente17, politiche pubbliche che
agiscono sulla domanda di servizi digitali (es. educazione digitale, sussidi
all'acquisto di strumenti di connessione ad internet, lancio di programmi di egovernment, ...) possono avere un effetto positivo sulla penetrazione di banda
larga anche maggiore rispetto a programmi che agiscono principalmente
sull'offerta.
Il settore bancario, sia a livello associativo che di singola impresa, ha inoltre già
incluso nella sua agenda adeguati programmi per gestire l'evoluzione delle
competenze Digitali richieste alle risorse dell'intero settore.
Si ribadisce, dunque, l’interesse da parte del settore bancario a fare la propria parte
nel processo di Digitalizzazione del Paese, nella consapevolezza che, in ultima
istanza, tutti i cittadini e le imprese operanti nel territorio ne trarrebbero valore. Da
17
Belloc, F., et al. "Whither policy design for broadband penetration? Evidence from 30 OECD countries".
Telecommunications Policy (2012).
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più di 10 anni le banche hanno messo a disposizione i propri servizi online arrivando
nel 2010 a 14 milioni di clienti abilitati 18 all'internet banking e più di 800 mila
aziende connesse attraverso il Corporate Banking interbancario. L'azione del settore
bancario è quindi sinergica e di stimolo rispetto agli obiettivi di informatizzazione
del cittadino che si propone l'Agenda Digitale a livello Paese. In quest’ottica, tramite
il presente documento, l’ABI e i Consorzi ad essa collegati19 intendono mettere a
disposizione le proprie competenze specialistiche per il raggiungimento di un miglior
livello di digitalizzazione del Paese.
La funzione dell'Agenda Digitale del settore bancario
Noto è l’impegno che il Governo sta mettendo nel processo di Digitalizzazione del
Paese con l'istituzione di una Cabina di Regia per lo Sviluppo dell'Agenda Digitale20
e con la definizione di sei gruppi di lavoro: infrastruttura e sicurezza, e-commerce,
e-government e open data, educazione informatica, ricerca ed investimenti e smart
communities.
Ciascun gruppo, coordinato da due Ministri responsabili, dovrà censire le iniziative
in corso, individuare le best practice, definire il quadro finanziario di riferimento,
predisporre gli interventi normativi necessari e recepire le indicazioni dell'Europa.
Questa iniziativa, infatti, si inserisce all'interno del programma di realizzazione della
Digital Agenda 2020 della UE nel nostro Paese, la quale prevede 101 azioni
strategiche da realizzare entro il 2020.
In questo contesto, l'Agenda Digitale del settore bancario vuole porsi come
strumento di approfondimento specifico di alcuni temi a favore della Digitalizzazione
del Paese promuovendo, ove possibile, la rimozione di vincoli importanti. A questo
fine, si auspica che l'iniziativa raccolga un ampio consenso da parte di tutti gli
stakeholder partecipanti allo sviluppo del Paese.
Il settore bancario, attraverso la propria Agenda Digitale, richiede pertanto al
Governo di dare la giusta priorità e di rendere possibili le iniziative in essa previste,
consentendo di avviarne la realizzazione all’interno della governance centrale. In
particolare, si richiede al Governo di discutere con i rappresentanti del settore
bancario le migliori modalità di coordinamento delle stesse iniziative con i
competenti gruppi di lavoro dell'Agenda Digitale del Paese.
Vista la possibile disponibilità dei fondi stanziati dalla Comunità Europea con la
Digital Agenda 2020, si propone, inoltre, di creare una task force congiunta
(Governo, ABI ed eventuali altre associazioni / enti accomunate dai medesimi
intenti) per individuare e facilitare l'accesso ai finanziamenti ottenibili, nell'ambito
delle iniziative di seguito descritte.
18
Fonte: Indagine ABI 2011.
ABI Lab, il Centro di Ricerca e Innovazione per la Banca, il Consorzio Bancomat ed il Consorzio CBI che
gestisce i servizi di corporate e retail banking nonché di gestione documentale strutturata e non strutturata quale, ad
esempio, di Fatturazione elettronica.
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D.L. n.5 (cd. "Semplifica Italia") del 9 febbraio 2012.
19
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L'Agenda Digitale del settore bancario italiano: una
proposta di intervento articolata su 3 iniziative
L’Agenda Digitale del settore bancario prevede tre macro-iniziative prioritarie di
intervento, tutte caratterizzate da una stretta interconnessione:
1. Normativa Digitale Amichevole, ha lo scopo di promuovere la creazione di
un sistema normativo che favorisca la digitalizzazione dell'interazione tra
banca e clientela, dando vita a strumenti flessibili, innovativi e di semplice
utilizzo per il cittadino;
2. Ecosistema Digitale Pubblico, per una modernizzazione delle PP.AA. e
delle imprese, per la creazione di un ecosistema pubblico digitale
interoperabile e d’eccellenza in Europa, per una più funzionale interazione tra
banca e clientela.
Le iniziative proposte fanno riferimento a quattro specifici interventi
presentati in ordine di crescente livello di ambizione:
a. Fatturazione elettronica;
b. Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione21;
c. Internazionalizzazione del settore produttivo italiano: International
Trade Hub Italia;
d. Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini / imprese, tramite
canale bancario.
3. “Stimolo dei comportamenti Digitali", volta all'educazione dei cittadini ed
all'identificazione di incentivi e regole per stimolare l'utilizzo di canali e
strumenti digitali.
1) Normativa Digitale Amichevole
Il punto di partenza
L'innovazione digitale può avere un forte impatto su tutti gli ambiti dell'attività
bancaria, ed in particolare sull'interazione banca-cliente. Le principali innovazioni
che si possono auspicare sono:
 Il riconoscimento da remoto del cliente, anche se "non già cliente" della
banca e/o non bancarizzato al fine di avviare processi di vendita totalmente
da remoto che eliminino passaggi fisici allo sportello e/o scambio di
documenti cartacei.
 L'identificazione del cliente elettronicamente, facendo leva sulla CIE22 o su
altre identità elettroniche del cliente (es. CNS/CRS23) ed eliminando, quindi,
la verifica "manuale" della carta d'identità ed eventuali fotocopie necessarie.
21
Si fa qui riferimento sia agli incassi che ai pagamenti delle PP.AA.
Carta d'Identità Elettronica.
23
Carta Nazionale / Regionale dei Servizi
22
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

La stipula di contratti, sia in remoto che in filiale, in elettronico ab origine,
ricorrendo a processi e strumenti di firma sicuri ed user friendly come, ad
esempio, le firme cd. "grafometriche" su tablet .
La dematerializzazione di tutte le operazioni dispositive allo sportello, delle
comunicazioni con i clienti ed, infine, la trasformazione degli archivi cartacei,
ricorrendo alla cd. "conservazione sostitutiva".
Oggi, la normativa necessita di importanti adeguamenti per favorire l’offerta di
servizi del settore bancario in modalità digitale. Infatti, alcune delle norme in vigore
non forniscono tutte le tutele legali all'utilizzo dei vari strumenti che contribuiscono
a definire e, come tali, risultano fonte di dubbi interpretativi, mentre altre rendono
la digitalizzazione di fatto difficile per le banche e per i clienti. Nonostante, quindi,
la tecnologia permetterebbe oggi l’adozione di soluzioni efficienti per le banche e al
contempo user friendly, queste non possono essere ancora utilizzate. La
digitalizzazione comporta notevoli investimenti upfront e le banche necessitano di
una maggiore certezza giuridica prima di lanciare nuove soluzioni tecnologiche: è
pertanto necessario evitare che ingenti investimenti siano vanificati ex-post dal
rischio di controversie legali con i fruitori delle norme.
Parte delle incertezze esistenti derivano dal fatto che il sistema normativo italiano
risulta frammentato e composto da norme in parte "disallineate", le quali richiedono
una rivisitazione complessiva e unitaria. Di qui, un'unica interfaccia istituzionale di
riferimento, che garantisse uniformità tra le diverse normative, non potrebbe che
favorire il superamento di questi ostacoli.
In particolare, sono quattro le normative su cui è più urgente intervenire per
"sbloccare" il potenziale innovativo del settore bancario24, con alcuni benefici anche
per il sistema Paese:
1. "Nuovo CAD" – Codice dell'Amministrazione Digitale25: il CAD e le regole
tecniche collegate offrono un quadro normativo concepito in primis per
digitalizzare la P.A., ma per alcuni ambiti si applica anche al settore privato
pur non essendo pensato per esso. Ciò comporta che soluzioni pensate per la
P.A. rischiano di ridurre il potenziale innovativo che le imprese private
potrebbero esprimere se supportate da un quadro normativo sviluppato ad
hoc.
A titolo di esempio, si consideri che, ad oggi, le regole tecniche non offrono
elementi sufficienti per favorire pienamente il ricorso a strumenti di firma
elettronica user friendly (come ad esempio la firma grafometrica su tablet o
altre forme di firma biometrica) mentre la firma digitale ha una diffusione
sostanzialmente limitata alle imprese26, data la complessità dello strumento e
del suo utilizzo per la clientela retail; di conseguenza la sottoscrizione dei
contratti bancari continua ad avvenire principalmente con la firma autografa
su carta.
24
Per ulteriori dettagli sulle normative di riferimento e sulle modifiche necessarie si vedano gli allegati tecnici a
questo documento.
25
D.Lgs. n. 82/2005 (e successive modificazioni) e relativi Schemi di DPCM in fase di emanazione da parte di
DigitPA.
26
Le firme digitali emesse dai certificatori accreditati DigitPA sono circa 3,7 milioni al 2010 (fonte: Rapporto eGov Italia 2010).
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Infine, la normativa costituisce un freno e disincentiva le banche anche nel
ricorrere alla dematerializzazione e alla conservazione sostitutiva dei
documenti, non essendo adeguatamente definiti gli standard e i requisiti di
processo per la validità giuridica dei documenti elettronici.
2. Trasparenza27: taluni obblighi sono definiti tenendo in considerazione la sola
stipula dei contratti su carta, ciò risulta oneroso per la banca e privo di
sostanziale beneficio per il cliente. Si pensi all’obbligo per la banca28 di
acquisire l’attestazione del cliente circa l’avvenuta ricezione della copia del
contratto stipulato29.
la
normativa
prevede,
come
principio
generale,
3. Antiriciclaggio30:
l'identificazione del cliente de visu in fase di apertura del rapporto, salvo
permetterla da remoto richiedendo l’obbligo di adempimenti di "rafforzata
verifica" dell'identità del cliente. Ciò obbliga i clienti a ricorrere all'uso di
documenti cartacei o a passaggi fisici allo sportello.
4. Privacy: la possibile necessità che le innovazioni tecnologiche con impatto
sulla clientela debbano essere sottoposte a verifica preliminare del Garante
pone un elemento di rallentamento al processo di diffusione di tecnologie
innovative, immotivato in quanto la digitalizzazione non determina alcuna
riduzione delle tutele per il cittadino rispetto a quanto accade nel mondo
analogico. Si pensi ad esempio, alla possibilità che le banche siano tenute a
richiedere la verifica preliminare al Garante per la gestione digitale dei dati
del cliente. Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Gli interventi di rimozione dei vincoli sopra descritti per ognuna delle normative
menzionate hanno come obiettivo quello di rendere possibili:
 La stipula dei contratti da remoto, anche con nuovo cliente e se
precedentemente non bancarizzato, ampliando le modalità con cui le banche
devono oggi condurre la "rafforzata verifica" dell'identità del cliente;
 La piena digitalizzazione dell’attività di sportello, con riferimento sia alle
singole operazioni, che alla stipula dei contratti tramite firme elettroniche
che permettano una buona user experience e ne incentivino il ricorso da
parte dei clienti;
 La conservazione elettronica sostitutiva dei documenti analogici e
l'abbandono definitivo degli archivi cartacei, assicurando rilevanza giuridica e
27
Disciplina di Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari, contenuta nelle Disposizioni della
Banca d'Italia attuative del Titolo VI del Testo Unico Bancario.
28
Prescritto dalla Sez. III delle Disposizioni.
29
In proposito, considerato che l’ambiente in cui avviene la stipula è sicuro e condiviso, la firma in questione non ha
ragione di essere e impone alle banche adempimenti ulteriori (come ad esempio riaprire il documento informatico)
privi di reale beneficio.
30
D.Lgs. 231 del 21 novembre 2007.
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fiscale della documentazione elettronica, anche alla luce dei provvedimenti e
delle circolari dell’Agenzia delle Entrate31.
Da questi interventi, caratterizzati da un’importante innovazione dei processi interni
alle aziende, può derivare un importante beneficio non solo per il settore bancario,
in termini di incremento della produttività ottenibile, ma anche gli altri settori
produttivi. Infatti, ciò potrebbe dar luogo anche alla nascita di nuovi business, in
settori industriali diversi da quello bancario, ora disincentivati per i vincoli normativi
esistenti.
La proposta di intervento
Qualsiasi azione di ottimizzazione normativa non può prescindere dalle reali
esigenze di sviluppo di servizi digitali e valutare, ad ogni proposta di intervento su
norme e leggi, i benefici per gli operatori privati (incluse le banche) e per la user
experience del cliente, per evitare di dover ricorrere a soluzioni scarsamente
apprezzate dal cittadino e quindi con scarse probabilità di larga diffusione.
Come già evidenziato, lo sviluppo del progetto richiede un intervento ampio e
diffuso che interessa diverse discipline dell’ordinamento. Si propone pertanto la
formalizzazione di "Tavoli di confronto verticali ABI/Regolatori" su ciascuna
normativa la cui funzione è quella di proporre e discutere interventi sulle norme che
nascono da esigenze di "business". Data l'entità e l'importanza degli interventi sulle
norme, si propone che a tali tavoli partecipino i vertici dei regolatori e che questi
momenti di confronto abbiano una cadenza periodica.
Inoltre, poiché l'eventuale disallineamento anche di una sola delle menzionate
discipline condurrebbe ad un'inevitabile mitigazione degli effetti positivi complessivi,
si rende necessario un intervento organico e coerente su tutte le normative. Proprio
a questo fine, oltre ai suddetti "Tavoli di confronto verticali", appare chiara la
necessità di istituire una "Cabina di Regia Normativa", super partes e composta da
un membro del Governo, dai Vertici dei regolatori di riferimento, dai rappresentanti
del settore bancario e allargabili ad altri operatori privati. Questa, coordinata con la
"Cabina di Regia" dell'Agenda Digitale del Governo, avrà il compito di saper
avvicinare le diverse parti in gioco, comprendendone gli interessi ed accelerando gli
interventi necessari.
Infine, per ogni cambiamento normativo proposto, tali modifiche saranno
comunicate e promosse presso le associazioni dei consumatori ed altri stakeholder
rilevanti per illustrare i benefici complessivi dell'intervento.
31
Tra cui la recente circolare n. 5/E recante “quesiti riguardanti la comunicazione dell’impronta relativa ai
documenti informatici rilevanti ai fini tributari, ai sensi dell’articolo 5 del decreto 23 gennaio 2004 e del
provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del 25 ottobre 2010”.
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2) Ecosistema Digitale Pubblico
Per ridurre il "gap competitivo" con i più avanzati Paesi europei in tema di
digitalizzazione dei servizi della Pubblica Amministrazione appare necessario creare
un ecosistema pubblico digitale, interoperabile e d'avanguardia. Il settore bancario
ha identificato quattro ambiti su cui poter intervenire fornendo un supporto
attraverso asset o competenze specifiche già disponibili:
a) Fatturazione elettronica;
b) Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione19;
c) Internazionalizzazione del settore produttivo italiano: International Trade
Hub Italia;
d) Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini/ imprese tramite canale
bancario.
2a) Fatturazione Elettronica
Il punto di partenza
Implementare un processo di Fatturazione Elettronica significa informatizzare il
processo di generazione della fattura, autenticare il documento ottenuto con una
firma elettronica valida, certificare il momento in cui il documento è stato generato,
inviarlo attraverso canali digitali e archiviarlo su supporti informatici. Il risultato di
questo processo è che tutte le informazioni prima contenute in un documento
cartaceo, sono ora disponibili in modo strutturato in un sistema informatico
facilmente accessibile e consultabile.
Digitalizzare questo processo porta a ingenti benefici sia per l'impresa che emette la
fattura e sia per quella che la riceve, tuttavia il grado di diffusione in Italia è ancora
molto basso e per lo più relativo a dei sistemi di trasmissione non "a norma"32.
Negli ultimi anni l'industria bancaria ha messo a punto un processo di Fatturazione
Elettronica "pura e a norma di legge" che permette da un lato di realizzare benefici
per tutti gli attori coinvolti e dall'altro di ottemperare agli obblighi imposti delle
leggi vigenti.
Per promuovere la diffusione di uno standard di fatturazione elettronica è
necessario attivare un "volano" che crei una massa critica di aziende che utilizzano
uno standard comune: in Italia l'"azienda" che può dare questo impulso è la P.A.
che riceve ogni anno un elevato33 numero di fatture, tutte cartacee. Il Governo
Italiano si è già espresso su questo tema emanando una legge34 che obbliga le
PP.AA. a ricevere soltanto fatture in formato elettronico secondo un modello che ha
32
Non esiste un Ente od Organismo di certificazione che possa attestare che "un dato" sistema EDI abbia tutte le
caratteristiche per porsi in alternativa all'utilizzo della FEA (es. caratteristiche di sicurezza, affidabilità, …).
33
Osservatori.net stima in circa 50 milioni le fatture ricevute dalla P.A. nel 2009, tuttavia non esistono cifre ufficiali
e altri studi vedono questo valore molto conservativo indicando in 150-200 milioni di fatture/ anno una stima più
accurata.
34
Legge n. 244 del 24 dicembre 2007.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
valore legale; tuttavia questa norma non è stata ancora applicata poiché mancano il
secondo decreto attuativo e le norme tecniche35.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
L'obiettivo di questa iniziativa è rendere la Fatturazione Elettronica un processo
standard di mercato sfruttando la Pubblica Amministrazione come volano per la sua
diffusione; da ciò deriverebbero chiari benefici per l'intero Sistema Paese in termini
di produttività e quindi di competitività.
Studi effettuati stimano fino a 2 miliardi di € / anno36 i risparmi per la P.A. sui costi
di gestione della fattura e almeno 2-2.537 miliardi di € / anno la riduzione dei costi
operativi per il sistema produttivo italiano; con la Fatturazione Elettronica,
l'implementazione dei "Costi Standard" a livello nazionale potrebbe risultare
semplificata e garantire così un più agevole controllo della spesa pubblica. Grazie
ad uno standard di fatturazione interoperabile con l'estero le aziende italiane
riuscirebbero a gestire in modo più efficiente i loro processi di import/export e la
diffusione di questo modello stimolerebbe gli investimenti ICT del sistema
produttivo. Infine, la possibilità per le imprese di rendere più rapido l'accesso dei
privati a talune informazioni detenute dal settore pubblico (cd. open data) potrebbe
contribuire a migliorare il processo di valutazione del merito creditizio.
La proposta di intervento
L'industria bancaria già oggi partecipa al Forum Nazionale sulla Fatturazione
Elettronica che ha l'obiettivo di individuare ed adottare misure atte ad incentivare il
passaggio alla fatturazione elettronica, soprattutto delle PMI. Nel supportare
l'azione del Forum, il settore bancario propone di lanciare un'iniziativa pilota
coinvolgendo alcune PP.AA. e le relative imprese fornitrici per testare sul campo le
infrastrutture e gli standard oggi disponibili; in questo modo sarebbe possibile
quantificare con esattezza i benefici per tutto il sistema, gli investimenti che P.A. e
imprese dovrebbero sostenere ed infine offrire ai lavori del Forum degli elementi
maturati direttamente sul campo da considerare durante la redazione della norma.
Coerentemente con gli obiettivi del Forum, si suggerisce di accelerare il processo di
emanazione del secondo decreto attuativo relativo alla Legge n. 244 del 24
dicembre 2007 e, parallelamente a supporto dei lavori, si suggerisce di avviare in
modo congiunto con ABI un'analisi approfondita della Digital Agenda 2020 con
l'obiettivo di individuare fondi per il finanziamento dell'implementazione di questo
modello in Italia.
35
Nel dicembre 2011 è stato creato un forum sotto la guida del MEF per la definizione delle norme tecniche; la fine
prevista dei lavori è il 2014.
36
Fonte: "Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione" – Politecnico di Milano – MIP School of
Management, 2011; stime che presuppongono la de-materializzazione completa del ciclo di fatturazione passivo. Il
Piano e-Gov 2012 stima in 30 Mld € / anno il risparmio della P.A. dalla de materializzazione di tutti i suoi processi,
incluso quello di fatturazione elettronica.
37
Fonte: "Fare Sistema, il vero motore della fatturazione elettronica" – Politecnico di Milano – MIP School of
Management, 2009; stime BCG considerando imprese i cui processi interni di fatturazione hanno già un elevato
grado di efficienza.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
2b) Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica
Amministrazione
Il punto di partenza
L'ingresso dirompente delle nuove tecnologie digitali ha inevitabilmente avuto
ripercussioni anche sul settore dei pagamenti, rovesciando i paradigmi tipici del
pagamento tramite contante e permettendo forti innovazioni da un punto di vista
tecnologico e di business model. Tuttavia, nell'ambito pubblico, nonostante
l'impegno con cui numerose iniziative sono state avviate negli ultimi anni, molto
ancora può essere fatto per digitalizzare i pagamenti da e verso le PP.AA.: rispetto
alle principali economie mondiali, infatti, l'Italia soffre di un posizionamento
fortemente penalizzante sia in termini di transazioni elettroniche per abitante
(ancora lontane dalla media dell’Area Euro38, con una situazione superiore solo a
quella registrata in Polonia e Grecia) sia in termini di sviluppo dei sistemi di
eGovernment39, nella cui classifica l'Italia appare quart’ultima davanti a Polonia,
Grecia e Portogallo.
Nell’ottica di rendere l'economia pubblica il "volano" di quella privata, due sono gli
ambiti dove si riscontra una forte necessità di intervento per una più efficace
Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione:
1. Incassi della P.A. – pagamenti C/B2G (Citizen or Business to Government).
Ad oggi, ancora una quota troppo consistente dei pagamenti effettuati dai
privati (cittadini o imprese) verso le PP.AA. (centrali e locali) avviene tramite
denaro contante, con evidenti oneri per le PP.AA.40 e per i cittadini41. Sono
infatti rari i casi di enti in cui sono presenti POS agli sportelli o è possibile
pagare via internet imposte, contributi e servizi. La difformità e non
interoperabilità delle soluzioni tecnologiche implementate, anche dipendenti
dallo scarso ricorso al "riuso"42 da parte delle PP.AA., rallenta ulteriormente il
già difficile processo di digitalizzazione.
2. Pagamenti della P.A. – pagamenti G2C/B (Government to Citizen or
Business). Una percentuale rilevante dei pagamenti effettuati dalle PP.AA.
verso privati (cittadini o imprese) avviene con denaro contante, spesso
ritirato tramite gli sportelli postali – si pensi, ad esempio, alle pensioni
(anche di invalidità) o agli stipendi dei dipendenti pubblici.
38
Fonte: Banca d'Italia, Relazione Annuale 2010: 66 transazioni pro capite con strumenti diversi dal contante per
anno a fronte di una media dell’area euro di 176.
39
Fonte: UN e-Government survey 2010 (metodologia include calcoli sulla base di completezza, profondità, qualità,
evoluzione dei servizi online offerti, livello di sviluppo dell'infrastruttura telecom ed educazione dei cittadini). Si
veda al riguardo anche Capgemini World Payments Report 2011.
40
Ad es. gestione del contante, gestione manuale procedure di incasso, riconciliazione manuale, rischi operativi, …
41
I.e. tempo perso, rischio rapina, …
42
Si fa riferimento a progetti che prevedono il trasferimento di soluzioni di e-government già realizzate e in
esercizio, dall’amministrazione cedente ad aggregazioni di amministrazioni interessate a riusare quella soluzione
("amministrazione riusante").
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
In questi ambiti, ovviamente, si sconta che le recenti norme43 produrranno effetti
solo in un futuro più o meno prossimo.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Il settore bancario italiano crede che, in entrambi gli ambiti descritti, sia necessario
intervenire con decisione per raggiungere due obiettivi:
 Da un lato, permettere a tutti i privati (sia cittadini che imprese) di effettuare
pagamenti verso qualsiasi P.A. con strumenti elettronici, sia fisicamente che
in remoto ed indipendentemente dall'oggetto del pagamento (es. tributi,
multe, servizi, ...). Le soluzioni operativo-infrastrutturali e gli standard di
pagamento già presenti nel settore bancario (es. bonifico SEPA) possono
permettere un rapido sviluppo del settore senza dover configurare nuovi
modelli di relazioni ed interazioni tra banche e P.A. Si ritiene tuttavia
fondamentale prevedere una roadmap di attuazione valida per le PP.AA. del
Paese.
 Dall'altro lato, digitalizzare i pagamenti delle PP.AA. verso i propri fornitori e
cittadini, riducendo la circolazione del contante ed automatizzando tutti i
dispendiosi processi amministrativi collegati. A questo fine è indispensabile
sollecitare una rapida attuazione dei principi recentemente introdotti nel
nostro ordinamento44, procedere con iniziative di educazione e moral suasion
sulle PP.AA. e promuovere ulteriormente l'adozione dell’Ordinativo
informatico locale (OIL) in tempi brevi.
Evidenti sarebbero i benefici che deriverebbero per il sistema Paese ed i suoi
cittadini dall'efficientamento dei processi delle PP.AA.: dalla riduzione dei costi
associati alla gestione manuale dei pagamenti, alla migliore allocazione delle risorse
oggi impiegate in attività a basso valore aggiunto; dall'accelerazione delle
procedure di incasso e di pagamento al miglioramento del livello di servizio verso i
cittadini.
La proposta di intervento
Il settore bancario propone di costruire un’iniziativa che affronti complessivamente
l’obiettivo, segmentando i diversi ambiti ed organizzando i relativi lavori nei
seguenti cantieri:
 Mappatura dei pagamenti da e verso PP.AA. (cd. "aree di intervento"), per
identificare i "bacini potenziali per la "digitalizzazione" e prioritizzare gli
investimenti necessari, da effettuare congiuntamente con il Ministro per la
P.A. e la Semplificazione (o suo delegato), DigitPA, Banca d'Italia ed ABI;
 Definizione delle soluzioni tecniche e degli standard implementativi per ogni
tipologia di pagamento / destinazione / controparte, effettuata dagli stessi
attori di cui sopra;
43
D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive modificazioni, convertito nella L. n. 214 del 22
dicembre 2011; D.Lgs. n. 82/2005 (e successive modificazioni) e relativi Schemi di DPCM in fase di emanazione da
parte di DigitPA.
44
Si fa qui riferimento al già citato art. 12 del D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive
modificazioni, convertito nella L. n. 214 del 22 dicembre 2011.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012




Intervento coordinato45 per la promozione degli standard individuati e per
l'adozione generalizzata dell'OIL46;
Analisi dei Fondi UE potenzialmente accessibili per l'iniziativa e preparazione
delle domande, effettuata da una task force congiunta ABI-Ministro per la
P.A. e la Semplificazione (o suo delegato);
Studio e lancio di iniziative di sensibilizzazione delle PP.AA. da parte del
Ministro per la P.A. e la Semplificazione (o suo delegato) ed ABI, ad esempio
tramite pubblicazioni su riviste specializzate o roadshow sul territorio;
Lancio di iniziative di comunicazione "virali" per la sensibilizzazione degli
utenti sulle nuove modalità di pagamento possibili, come previsto
dall'iniziativa "Stimolo di Comportamenti Digitali".
2c) Internazionalizzazione del settore produttivo italiano:
International Trade Hub Italia
Il punto di partenza
A fronte di un calo generalizzato della domanda interna, dati recenti mettono in luce
la crescita dell'export che nel 2011 si è attestata intorno all'11,4%47: con i consumi
nazionali in contrazione, le esportazioni verso i Paesi extra-UE costituiscono un
elemento fondamentale per il sostegno dell'industria manifatturiera e quindi per la
crescita economica del Paese.
In Italia, le aziende che lavorano con mercati extra-UE devono ogni giorno
impiegare molte risorse per espletare tutte le procedure amministrative e
burocratiche necessarie per l'invio di beni all'estero o per l'importazione di merci. Si
possono citare come esempio le procedure di sdoganamento delle merci, le
autorizzazioni necessarie ad esportare beni via nave48 o la compilazione della
documentazione49 necessaria per la spedizione di prodotti all'estero50 (e viceversa
per l'import). Queste procedure sono svolte interagendo con numerosi interlocutori
(es. agenzie doganali, trasportatori, intermediari, …) ed i documenti a supporto
sono spesso di tipo cartaceo (con l'obbligo di archiviarli anche per molti anni dalla
loro emissione). Questa complessità è sicuramente un freno alla crescita e
all'internazionalizzazione delle imprese, soprattutto per quelle piccole e medie, sia
perché comporta tempi lunghi ed incerti che per il dispendio di risorse economiche.
45
Si vedano le appendici del presente documento per i dettagli degli interventi suggeriti.
Ordinativo Informatico Locale.
47
Fonte: ISTAT 2011.
48
L'export di materiale via nave impone l'utilizzo di contenitori "fumigati" certificati.
49
Un esempio è l'etichettatura del prodotto che elenca tutti i componenti e i rispettivi Paesi di origine. In tal modo si
riesce a monitorare che i beni non contengano componenti prodotti in Paesi con cui le relazioni economiche sono
bloccate (es. embargo economico).
50
Solo per Paesi extra-UE.
46
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
L'industria bancaria si propone di supportare il MISE51 nello studio di fattibilità di
una piattaforma unica (International Trade Hub – ITH Italia) che permetta alle
imprese italiane di espletare in modo "digitale" tutte le procedure burocratiche,
amministrative e finanziarie di gestione dell'import / export.
I benefici derivanti dal lancio di una simile piattaforma sarebbero rilevanti per
l'intera industria manifatturiera. Con ITH, le imprese non devono più gestire
documenti cartacei, hanno una singola interfaccia con cui interagire e ricevono tutto
il supporto necessario alle attività di import / export grazie a servizi informativi e di
consulenza integrati nella piattaforma. Online sarebbe possibile richiedere
documenti52 direttamente agli enti competenti, effettuare operazioni di
sdoganamento verificandone real time l'avanzamento, eseguire pagamenti e gestire
il ciclo logistico accedendo a servizi assicurativi, di trasporto e di spedizione. Altri
Paesi hanno già lanciato sistemi di "single window", ottenendo in breve tempo
risultati importanti. Ad esempio, l'introduzione di TradeNet, la single window di
Singapore, ha ridotto il costo delle operazioni del ~70-80%53, il tempo per
concluderle da qualche ora (o addirittura giorni54) a circa 10 minuti ed il numero di
documenti richiesti da molte unità ad uno55. Grazie a questo strumento, il MISE
stima che le sole esportazioni potrebbero aumentare fino a 29,3 miliardi di euro
all'anno.
Infine, con la sottoscrizione del protocollo di intesa da parte di InvItalia, ITH
potrebbe includere anche servizi di supporto informativo e normativo rivolti ad
aziende straniere attraendo così investimenti produttivi greenfield nel nostro Paese.
La proposta di intervento
Il settore bancario è un partner fondamentale per questa complessa ed articolata
iniziativa poiché già dotato di infrastrutture tecnologiche che operano secondo
standard interoperabili con l'estero; queste ultime sono attualmente utilizzate da
circa un milione di aziende e dalla quasi totalità delle banche nazionali. Grazie ad
ITH il sistema delle imprese manifatturiere italiane potrebbe essere facilitato nella
gestione dei mercati extra-UE ed aziende che oggi operano solo sul territorio
nazionale potrebbero avere un "partner" che li aiuta ad affacciarsi su nuovi mercati
contribuendo alla crescita del Sistema Italia.
Con l'accordo/ Protocollo di intesa firmato da ABI e MISE in materia di Trade
Facilitation il 22 febbraio 2011, l'industria bancaria ha già manifestato il suo
interesse nei confronti di questa che è un'iniziativa strategica per l'intero sistema
51
Ministero Sviluppo Economico.
Es. licenze, certificati, autorizzazioni, …
53
Il costo per operazione è passato da €10-20 a €2,88. Fonte: Singapore Single Windows 2010, United Nations
Economic Commission for Europe.
54
Prima le operazioni potevano richiedere dalle 2 ore a 4 giorni. Fonte: Singapore Single Windows 2010, United
Nations Economic Commission for Europe.
55
Il numero di documenti richiesti poteva arrivare a 35. Fonte: Singapore Single Windows 2010, United Nations
Economic Commission for Europe.
52
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
Paese. Si propone pertanto di accelerare quanto più possibile la realizzazione della
piattaforma ITH ricercando la più estesa interoperabilità tra le parti coinvolte, ivi
compreso il settore bancario e finanziario.
2d) Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini/
imprese tramite canale bancario
Il punto di partenza
Relativamente ai servizi di eGovernment, si è già citata la limitata possibilità di
accesso multicanale ai servizi pubblici da parte dei privati (siano essi cittadini o
imprese). Il progetto "Reti Amiche", all'interno del piano e-Gov 2012, già costruiva
in questa direzione. Di più può essere fatto attraverso l'utilizzo delle nuove
tecnologie: una maggiore integrazione delle reti pubbliche56 e di quelle bancarie,
congiuntamente al raggiungimento di una piena interoperabilità tra identità digitali
(pubbliche e bancarie) del cittadino, potrebbe infatti permettere l'utilizzo del canale
bancario come punto di accesso ai servizi pubblici per ca. 29 milioni di clienti, già
censiti e conosciuti, 14 milioni dei quali già abilitati all'online57.
Oggi, infatti, non solo sono poche le PP.AA. che permettono l'accesso ai propri
servizi tramite strumenti digitali (sia fisici, come i totem, che virtuali, su internet),
ma limitato è l'utilizzo che ne fanno i cittadini a causa dell'insufficiente user
experience (per facilità, velocità o sicurezza percepita) e della scarsa diffusione e
del complesso utilizzo delle credenziali di accesso58. In questo scenario, l'utilizzo dei
canali distributivi del settore bancario sul territorio (30 mila sportelli e 40 mila ATM)
e, soprattutto, del suo canale di internet / corporate banking, potrebbe permettere
alle PP.AA. di raggiungere i cittadini italiani sfruttando reti e sistemi già presenti sul
panorama italiano ed integrati a livello internazionale.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
L'obiettivo ultimo di utilizzare il canale bancario per la digitalizzazione del rapporto
P.A.-cittadino ricomprende al proprio interno due ambiti diversi, anche se
fortemente interconnessi:
1. L'integrazione delle reti informatiche pubbliche e di quelle bancarie,
attraverso una soluzione architetturale che abiliti la convergenza dei servizi
delle differenti PP.AA.59 su ciascun punto di accesso delle banche (ATM,
sportelli, online) per cittadini e imprese;
2. La realizzazione dell'interoperabilità tra le identità pubbliche e bancarie
digitali del cittadino, permettendogli di essere riconosciuto ed accedere a
servizi pubblici anche solo con le credenziali attribuitegli dal canale bancario
56
Es. SPC – Sistema Pubblico di Connettività.
Fonte: Indagine ABI 2011.
58
Si pensi, ad esempio, che ad oggi sono state distribuite solo ca. 2,5 mio di Carte d'Identità Elettroniche (CIE) e
che molte di queste, nonostante abbiano un certificato di firma elettronica incorporato, non sono state attivate.
Fonte: Report "E-gov Italia 2010".
59
Si fa qui riferimento sia a servizi informativi (es. richiesta di certificati, stato dei pagamenti dovuti alla P.A. (tasse,
multe, servizi, ...), servizi del sistema sanitario, invio cartelle esattoriali, ...) che a servizi di pagamento.
57
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
e, viceversa, di sfruttare la sua identità digitale pubblica60 come uno dei
possibili fattori di autenticazione per l'internet / corporate banking61.
Evidenti sarebbero i benefici derivanti dalla realizzazione di questo ambizioso
progetto: l'interoperabilità delle identità bancarie e pubbliche agirebbe da "volano"
per la diffusione dei servizi pubblici online che, grazie alla miglior user experience,
spingerebbe il cittadino verso canali digitali piuttosto che fisici62, riducendo così i
costi di gestione delle PP.AA. Inoltre, lo sfruttamento della partnership con il settore
bancario permetterebbe alla P.A. di limitare i nuovi investimenti necessari per la
creazione di servizi di eGovernment, grazie all'utilizzo di reti e sistemi già disponibili
ed interoperabili con l'estero63.
Tali servizi, oltre a ridurre fortemente anche i costi di comunicazione tra P.A. e
cittadini (grazie alla dematerializzazione degli invii cartacei64), rispetterebbero
altresì gli standard di sicurezza in uso nel settore bancario, già elevati. Infine,
abilitando il riconoscimento del cliente da remoto (grazie alla diffusione delle
identità digitali) questa iniziativa potrebbe stimolare la nascita e lo sviluppo di nuovi
business totalmente da remoto, anche in altri settori non bancari65.
La proposta di intervento
L’iniziativa include sia aspetti di tipo infrastrutturale (l'integrazione tra reti) che di
servizio (l'interoperabilità tra identità). La sua realizzazione prevede l'identificazione
dei modelli logico-architetturali (da realizzare congiuntamente da parte di ABI e del
Ministro per la P.A. e la Semplificazione o suo delegato) e l'analisi dei Fondi UE
potenzialmente accessibili per il finanziamento: ad esempio, i fondi destinati al
progetto Smart Communities66, così come quelli relativi al STORK67 o a Connecting
Europe Facility68.
60
Si fa riferimento, ad esempio, all'identità digitale sottostante alla Carta d'Identità Elettronica (CIE) o alla Carta
Nazionale dei Servizi (CNS).
61
Diversi sono i modelli tecnologico-infrastrutturali che potrebbero permettere la realizzazione di una piena
interoperabilità tra servizi bancari e pubblici. Da un lato, essa potrebbe essere, infatti, realizzata attraverso un
"middleware", che consenta una gestione unificata delle differenti entità digitali rilasciate da banche e PP.AA., e
degli standard comuni, che permettano cioè che l'identità pubblica e bancaria abbiano un'architettura informativa
comune. Dall'altro, si potrebbero configurare interazioni tra soggetti indipendenti (banche e PP.AA.) simili a quelle
che intercorrono nei processi di acquisto con carta di credito tra issuer e acquirer, in cui l’acquirer si affida
all’infrastruttura dell’issuer per la certificazione del cliente.
62
Ciò è valido in particolare ai fini dell'utilizzo dell'internet banking come canale aggiunto della P.A. ma anche
come leva per il miglioramento della user experience dell'utente dei servizi online della P.A., che ne è oggi
disincentivato all'uso - ad esempio, a causa delle troppe carte, userID e password da ricordare.
63
Coerentemente con le indicazioni dell'Agenda Digitale UE.
64
Il piano e-Gov 2012 stimava in 30 mld € annui i benefici potenziali dovuti alla dematerializzazione dei processi
della P.A..
65
Si noti, inoltre, che l'identità interoperabile potrebbe essere usata da altri business che non sarebbero costretti a
costruire da zero un nuovo sistema di autenticazione e beneficerebbero di un elevato livello tecnologico e di
sicurezza.
66
Comunità che utilizzano l'information technology (IT) per creare sistemi che dialogano tra loro e ottimizzano ad
esempio i consumi e i l'utilizzo di servizi.
67
Secure idenTity acrOss boRders linKed – Commissione EU.
68
Propone di stanziare 9,2 Mld € per l'infrastruttura di connessione di cui almeno 7,2 Mld € per l'infrastuttura e la
parte restante per i servizi a partire dal 2014 sino al 2020.
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Infine, una volta definiti modelli e modalità di applicazione, e a valle di possibili
progetti pilota a livello locale, si prevede la definizione di una roadmap applicativa
per l'adeguamento di tutte le PP.AA. alle soluzioni identificate.
3) Stimolo dei Comportamenti "Digitali"
Il punto di partenza
Il ritardo accumulato in tema di digitalizzazione non dipende solamente dal livello
delle infrastrutture disponibili e dalla quantità dei servizi offerti, ma anche dal loro
effettivo utilizzo da parte dei cittadini. Rimane quindi indispensabile rimuovere i
"vincoli comportamentali" all'utilizzo dei servizi forniti su canali digitali.
Con riferimento ai servizi bancari, il limitato uso di strumenti (es. carte di
pagamento) e canali digitali (es. internet banking) da parte dei clienti privati, è da
collegarsi ad almeno quattro fattori: la percezione di scarsa sicurezza riscontrata
nel loro uso, il basso livello di "educazione digitale" di una parte della clientela, la
forte propensione all'utilizzo del contante per i pagamenti e la preferenza per una
relazione diretta con il personale di filiale.
In particolare, il tema della sicurezza risulta essere un vincolo essenzialmente
psicologico: emerge, infatti, che le infrastrutture informatiche italiane già offrono
standard d’avanguardia69. Il numero di frodi sulle carte usate per acquisti online
sarebbe in ogni caso più contenuto se i cittadini utilizzassero alcune semplici misure
precauzionali70, la cui esistenza è spesso ignorata e la cui adozione non comporta il
sostenimento di alcun costo aggiuntivo. Inoltre, il cittadino spesso ignora le misure
di protezione dal furto di identità e credenziali elettroniche (ad esempio, il
phishing). Di qui la necessità di un programma di educazione digitale.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Al fine di incidere sui vincoli citati è necessario individuare dei meccanismi che
spingano il cittadino a modificare i suoi comportamenti. L'obiettivo dell'iniziativa è
aumentare il livello di utilizzo di strumenti e canali elettronici per servizi bancari e
questo risultato può essere ottenuto lanciando iniziative di pura educazione e
comunicazione nonchè introducendo meccanismi di incentivo che facciano percepire
al cittadino la "convenienza" dell'utilizzo di servizi e canali digitali.
Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale far leva su tutte le opportunità che
la Digitalizzazione offre: oggi l’”educazione digitale” è possibile utilizzando
strumenti avanzati come videoclip, animazioni e applicazioni (cd. "app") nonchè
attraverso i social network (es. Facebook) che consentono risultati notevoli anche
se paragonati alla pubblicità tradizionale sui mass media. Allo stesso tempo,
69
Fonte: Rapporto Statistico con carte di pagamento 2011, Ministero dell'Economia e delle Finanze. Ad esempio in
Francia lo 0,06% delle transazioni con carte di pagamento è oggetto di frode contro solo lo 0,02% in Italia.
70
Es. Verified by VISA e Mastercard SecureCode.
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potrebbero essere organizzate anche campagne educative rivolte alle fasce meno
digitalizzate sui servizi bancari disponibili attraverso nuove tecnologie (es. internet
banking, sicurezza transazioni online,..) anche in partnership con altri attori pubblici
e privati.
L'incremento dell'utilizzo di canali e strumenti elettronici porterebbe notevoli
benefici; ad esempio, l'incremento dei pagamenti con strumenti elettronici
favorirebbe l'emersione dell'economia "sommersa" (che ha oggi una dimensione
stimata in circa il 22% del PIL71) e la conseguente riduzione del contante ridurrebbe
i costi di gestione, spesso non considerati, per famiglie, imprese e banche.
Ancora, una maggior propensione all'uso delle carte di pagamento online avrebbe
impatti positivi sull'e-commerce che in Italia è limitatamente diffuso (solo 5% dei
ricavi delle imprese è ottenuto tramite internet rispetto al 14% della media
europea72). Al contempo, anche il consumatore beneficerebbe dei nuovi canali e
strumenti digitali: molti servizi sono molto più rapidi ed accessibili online e riducono
notevolmente il tempo impiegato per queste operazioni nonché l’impatto
ambientale (per spostamenti, consumo di carta, …).
La proposta di intervento
L'industria bancaria propone di coordinare gli interventi nel più ampio progetto di
"educazione digitale" del cittadino, che il Governo sta predisponendo nella propria
Agenda Digitale. L’impegno degli attori pubblici e privati resterebbe coordinato
nell’ottica di un'unica direzione.
Il piano di lavoro prevede tre cantieri:
 Il primo cantiere consiste in una customer discovery per comprendere nel
dettaglio, a partire dal bagaglio di conoscenza già sviluppato in ABI, le cause
che bloccano o limitano l'utilizzo di canali e strumenti digitali da parte dei
diversi segmenti di clientela;
 Il secondo cantiere prevede il lancio di iniziative di educazione e
comunicazione mirate per ciascun segmento di clientela, facendo anche leva
su strumenti innovativi (es. app, videoclip,…);
 Il terzo cantiere, infine, prevede lo studio di un sistema di incentivi per
indurre il cambiamento dei comportamenti del consumatore, anche in
sinergia con altre industrie o il Governo stesso (es. offerta in bundling di
servizi bancari e tecnologici come l'accesso a internet con banda larga,
iniziative premianti73 per i cittadini che utilizzano carte di pagamento, …).
Non vanno, infine, dimenticate possibili modalità di incentivazione di nuovi
investimenti ICT nelle PMI ed, in particolare, nel settore terziario, per
stimolare ulteriormente la nascita di nuovi servizi.
71
Fonte: The Shadow Economy in Europe – VISA, 2010.
Fonte: Eurostat 2011.
73
Es. lotteria per cittadini che utilizzano carte di pagamento elettroniche in modo frequente. A titolo di esempio si
cita il programma "Boletazo" lanciato in Messico nel 2004, che istituiva una lotteria cui partecipavano i clienti che
utilizzavano carte di pagamento con una certa frequenza.
72
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Realizzazione dell'Agenda Digitale
Per intraprendere questi importanti passi verso il futuro del nostro Paese è
indispensabile che le tutte le forze sociali in gioco inizino ad agire, sin da subito,
coordinandosi e mettendo in campo le migliori competenze.
Molte delle iniziative proposte in questo documento sono collegabili all'Agenda
Digitale del Governo e alla Digital Agenda 2020 della UE, nonché condivise da
programmi digitali di altre associazioni ed istituzioni del Paese. Infatti, la migrazione
verso le fatture elettroniche74 e la presenza di un documento di identificazione
interoperabile a livello europeo,75 sono temi integranti della Digital Agenda UE.
Inoltre, la possibilità di effettuare pagamenti elettronici verso le PP.AA. è
pienamente in linea con i più recenti interventi normativi del Governo: questo tema
è uno dei punti chiave anche secondo AgCom, ai fini di una più generale
promozione delle transazioni online. Infine, l'educazione digitale è un tema chiave
sia della Digital Agenda 2020 della UE (dove rappresenta uno dei sette "pilastri"),
sia nell'Agenda che il Governo sta predisponendo per il Paese.
Con questo documento l'Associazione Bancaria Italiana, a nome dell'industria che
rappresenta, mette a disposizione del Governo le proprie proposte e le proprie
competenze al fine di contribuire all'importante programma di Digitalizzazione del
Paese.
74
75
Azione 7 dell'Agenda Digitale Europea.
Azione 8 dell'Agenda Digitale Europea.
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Appendici – Dettaglio delle iniziative e delle proposte di
intervento
1) Normativa Digitale Amichevole
Il punto di partenza
Il settore bancario da anni segue con estremo interesse l’evoluzione
dell’ordinamento nazionale (ed europeo) in tema di digitalizzazione, auspicando di
pervenire rapidamente ad un sistema di regole ispirato a modernità, efficienza e
semplificazione. L’interesse consiste nel potersi avvalere di regole certe e chiare,
che possano essere calate nella realtà operativa e adottate nell’attività corrente.
Il tema della digitalizzazione è estremamente ampio e variegato per cui, anche a
fini di un'economia di analisi, il presente documento intende soffermarsi su taluni
specifici aspetti della disciplina ed in particolare su quelli attinenti alle firme
elettroniche e al possibile utilizzo delle stesse per la stipula dei contratti bancari
ovvero per l’esecuzione di operazioni, nonché sugli aspetti attinenti alla
conservazione anche sostitutiva di documenti informatici.
Inquadrate le macro tematiche oggetto di esame, si rende necessaria un'ulteriore
premessa.
L’analisi delle problematiche connesse alla digitalizzazione dell’attività bancaria
deve certamente muovere dalla disciplina dettata dall’Ordinamento in tema di firme
elettroniche, vale a dire il c.d. Codice dell’Amministrazione Digitale (di seguito
anche “CAD”), oggetto tra l’altro di una recente riforma che non può dirsi ancora
completa, in quanto si è in attesa dell’emanazione degli Schemi di DPCM attuativi.
L’analisi in questione deve però essere estesa anche a tutte quelle disposizioni
dettate dall’ordinamento, non strettamente attinenti al tema della digitalizzazione,
che le banche devono comunque applicare nello svolgimento dell’attività, in
particolare in sede di costituzione, gestione e chiusura del rapporto con la clientela.
Occorre in altre parole considerare il quadro normativo nella sua complessità, al
fine di individuare quei profili delle (diverse) discipline che possono – per ragioni e
per aspetti anche diversi - rappresentare un vincolo all'effettiva digitalizzazione
dell’attività bancaria. La prospettiva di tale analisi è rappresentata dalla necessità di
pervenire ai seguenti risultati:
 digitalizzare l’attività “allo sportello”, con riferimento sia alle singole
operazioni, sia alla stipula dei contratti fino al momento della chiusura dei
relativi rapporti;
 stipulare i contratti con i canali da remoto, anche laddove il cliente non sia
“conosciuto” dalla banca e sia quindi un nuovo cliente;
 accedere ad un sistema di conservazione elettronica della documentazione
anche sostitutiva dei documenti analogici, assicurando rilevanza giuridica e
fiscale della documentazione elettronica.
In diverse occasioni, le banche hanno sottolineato in sede associativa come siano
gli aspetti normativi a costituire un importante vincolo alla digitalizzazione del
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settore bancario, suscettibile di incidere in maniera preponderante rispetto ad altri
aspetti come, ad esempio, quelli tecnologici, organizzativi, di impatto sui clienti o,
più semplicemente, di costo.
In virtù di quanto detto, l’Associazione Bancaria Italiana e i consorzi collegati, con il
supporto di appositi Gruppi di lavoro interbancari, hanno svolto un’attività di analisi
delle discipline che sono destinate ad incidere sull'effettiva diffusione della
digitalizzazione dell’attività bancaria (secondo quanto sopra indicato) nella
prospettiva di:
 individuare le disposizioni o i comparti normativi che possono rappresentare
un freno alla menzionata digitalizzazione;
 elaborare proposte di riforma da rappresentare nelle competenti sedi
istituzionali nazionali, ovvero comunitarie allorché sussistano vincoli di
carattere europeo;
 valutare le modalità e le tempistiche con cui poter realizzare gli incontri
istituzionali.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Di riflesso, l'iniziativa si pone in ultima istanza l'ambizioso obiettivo di incentivare
gli investimenti a favore della digitalizzazione da parte non solo del settore bancario
e finanziario ma anche di altri settori che, sulla base dell'esperienza del primo,
potrebbero essere trainati/stimolati ad innovare modelli di business e servizi al
cliente, con beneficio per l’intero Paese.
Un ulteriore obiettivo è riuscire a valorizzare l’impianto normativo in fase avanzata
di aggiornamento per potenziare la valenza giuridica dei processi digitalizzati da
parte di tutti i soggetti pubblici e privati che investono in ICT.
In tale contesto è però rilevante differenziare gli elementi a valore per il settore
privato e associare al settore pubblico le regole tecniche, sviluppate da DigitPA, che
solo per alcune parti inquadrano la flessibilità necessaria alle aziende private e
abilitano la differenziazione competitiva fondante l’innovazione ICT.
Questo passaggio rappresenta un forte cambiamento nell’approccio seguito dalla
normativa italiana in questi ultimi anni e permette un maggiore avvicinamento alle
logiche abilitanti seguite negli altri paesi europei (es. Spagna76).
L’auspicio è consentire al settore bancario e finanziario di raggiungere livelli elevati
del processo di innovazione, così diventando un esempio di best practice di
riferimento anche in ambito internazionale. In particolare, si realizzerebbero:
 una forte innovazione di servizi verso cittadini ed imprese derivante dalla
possibilità di vendita di prodotti e servizi totalmente in remoto;
 una più ampia diffusione e penetrazione dei servizi bancari e finanziari
guidata dal forte miglioramento della customer experience;
 consistenti risparmi di costi amministrativi e di gestione grazie al ricorso a
strumenti di firma tecnologicamente meno complessi ed onerosi, alla
dematerializzazione dei relativi processi (ad es. grazie all'utilizzo della firma
grafometrica su tablet in filiale), alla forte riduzione degli archivi cartacei e
delle attività di back office a basso valore aggiunto connesse.
76
Fonte: CECA (Confederación Española de Cajas de Ahorros) definiti standard settoriali per l’utilizzo della carta
d’identità elettronica nel settore bancario e di tablet con firma grafometrica nelle filiali.
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Allegato tecnico: analisi dei vincoli normativi
L’esito dei lavori finora condotti sul tema che qui interessa ha portato ad individuare
quattro diversi “comparti” normativi suscettibili di incidere sulla digitalizzazione
dell’attività bancaria e finanziaria, in sede di stipula e gestione dei rapporti con la
clientela nonché in sede di conservazione della documentazione. Essi possono
individuarsi come segue:
A. il Codice dell’Amministrazione Digitale (D.lgs. n. 82/2005 e successive
modificazioni) e relativi Schemi di DPCM in fase di emanazione;
B. la disciplina di Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari,
contenuta nelle Disposizioni della Banca d'Italia attuative del Titolo VI del
Testo Unico Bancario;
C. la disciplina di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, c.d.
Antiriciclaggio, di cui al D.lgs. 231 del 21 novembre 2007;
D. la disciplina in materia di trattamento dei dati personali di cui al D.lgs. n. 196
del 2003, c.d. Privacy, e relative disposizioni dell’Autorità Garante.
A. Il Codice dell’Amministrazione Digitale
Nel corso degli anni l’Associazione Bancaria Italiana e i consorzi collegati hanno
collaborato con il legislatore ai lavori di revisione della normativa primaria dettata
dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD).
Numerosi contributi sono stati forniti con riferimento al tema delle firme
elettroniche e della conservazione della documentazione, pervenendo ad una
disciplina che può ritenersi complessivamente positiva, in quanto connotata da
modernità e flessibilità.
La collaborazione è poi proseguita con riferimento agli Schemi di normativa
secondaria, rispetto ai quali - anche in sede di risposta a consultazioni formali
avviate da DigitPA – sono state fornite osservazioni e proposte di modifica. Tali
Schemi sono ancora in via di definizione ma dalla lettura delle ultime versioni
continuano ad emergere profili di criticità.
I profili di maggior preoccupazione riguardano lo Schema in materia di generazione,
apposizione e verifica delle firme elettroniche, rispetto al quale l’impostazione di
fondo delle norme conduce ad una penalizzazione della firma elettronica avanzata
di cui al Titolo V (di seguito anche “FEA”, intesa come categoria generale di firma
elettronica che in questa sede non fa riferimento alle tipologie specifiche, pur ad
essa riconducibili, della firma digitale e della firma elettronica qualificata). Ciò
ancorché la ratio della normativa primaria ha espressamente attribuito – attraverso
gli artt. 20 e 21 CAD - ampia valenza giuridica e probatoria, al pari delle firme
elettroniche qualificate e digitali.
Entrando più in dettaglio i principali profili di criticità possono individuarsi come
segue:
 incertezza sui requisiti che la firma elettronica deve possedere per essere
qualificata come “avanzata” e carenza al tempo stesso di un procedimento di
validazione ex ante. L’attuale stesura dello Schema si occupa dei requisiti che
devono essere soddisfatti dalla FEA in termini eccessivamente generici, senza
valore aggiunto rispetto a quanto già previsto dal Codice. Allo stato attuale lo
Schema non è dunque idoneo a supportare gli operatori nell’individuazione di
una soluzione che possa definirsi FEA in quanto tale e che possa avere
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
elementi chiari di “solidità”. Tale carenza conduce nei fatti a vanificare la
configurazione da parte del CAD di una rosa ampia di firme elettroniche da
utilizzare (tali potrebbero essere le firme elettroniche di c.d. “secondo
livello”, che sono ancora in attesa di un inquadramento dal punto di vista
normativo) anche in via alternativa. La carenza di parametri che oggi
caratterizza lo Schema è suscettibile infatti di favorire la proliferazione di
possibili contenziosi e con esso la instabilità dei rapporti con la clientela. Sia
pur dunque nella consapevolezza che la FEA si traduce nei fatti in un
processo la cui definizione è rimessa alla scelta degli operatori, si ritiene che
lo Schema debba fornire elementi che consentano di delimitare il campo delle
soluzioni legittime e valide nella costruzione della FEA rispetto alle soluzioni
inidonee;
limitazione, non contemplata dalla normativa primaria, dell’utilizzo della firma
elettronica avanzata ai rapporti giuridici intercorrenti tra le due parti del
rapporto; vale a dire nel caso che qui interessa, tra banca e cliente, così
limitandone l’utilizzo ogni qual volta la banca svolga attività di collocamento
per conto di terzi. Tale limitazione deve dunque essere rimossa, nella
prospettiva di allineare correttamente la normativa primaria e quella
secondaria.
Fermo restando quanto sin qui osservato, si richiama l’attenzione sul fatto che
permangono notevoli margini di incertezza per ciò che concerne il riconoscimento
ufficiale dei sistemi EDI come alternativi alla FEA (intesa sempre come categoria
generale che include anche la firma digitale e la firma elettronica qualificata).
Come noto, già il D.lgs. n. 52/2004 riconosce – sia pur nell’ambito più limitato della
fatturazione elettronica - la possibile e legittima alternatività tra firma digitale e
sistemi EDI, ma non chiarisce a quali condizioni un sistema trasmissivo EDI possa
avere questa equivalenza. A tutt’oggi il problema nasce dal fatto che esiste sul
mercato una pluralità di sistemi EDI77 ma non è dato rinvenire un Ente od
Organismo di certificazione in materia, che possa attestare che “quel” dato sistema
EDI ha tutte le caratteristiche (di sicurezza, affidabilità, ecc.) per porsi in alternativa
all’utilizzo della FEA.
Si propone, quindi, di valutare l’opportunità di colmare tale lacuna, e quindi
individuare (in capo a DigitPA ovvero ad un istituendo un organismo ad hoc) un
Ente che sia competente a certificare detti sistemi come alternativi all’utilizzo di
firme elettroniche di qualsivoglia tipo.
B. La normativa in tema di trasparenza
77
Sono molteplici i sistemi EDI (Electronic Data Interchange) considerando quelli che scambiano dati secondo
tracciati standard internazionali (UN/EDIFACT, ANSI.X12, ODETTE, IDOC-SAP, etc. ) utilizzando reti di
trasmissione private messe a disposizione dai VAN (Value Added Network) oppure quelli basati sulle più
innovative, e meno onerose, soluzioni WEB-EDI con tecnologie di trasmissione web-based che utilizzano
piattaforme messe a disposizione dai VAN-SP (VAN service provider); oppure le ultime nate, le soluzioni XMLbased dove i dati vengono scambiati (anche in modalità peer-to- peer) utilizzando il metalinguaggio XML
(eXtensible Markup Language) secondo gli stessi standard dell’EDI oppure con nuovi standard internazionali quali
l’UBL.
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La disciplina in oggetto assume rilievo nella misura in cui la stessa enuncia regole
cui gli intermediari devono attenersi nella costituzione di rapporti con la clientela,
sin dalla fase precontrattuale e fino alla chiusura del rapporto stesso. Sono stati
conseguentemente esaminati gli obblighi in parola – rinvenibili nell’ambito delle
Disposizioni dettate dalla Banca d’Italia - al fine di valutare il loro impatto
sull’attività bancaria allorché la costituzione del rapporto con il cliente avvenga
attraverso canali telematici.
L’analisi in discorso ha condotto a ritenere critico l’obbligo per la banca - prescritto
dalla Sez. III delle Disposizioni - di acquisire l’attestazione del cliente circa
l’avvenuta ricezione della copia del contratto stipulato. In proposito, considerato
che l’ambiente in cui avviene la stipula è sicuro e condiviso, la firma in questione
non ha ragione di essere e impone alle banche adempimenti ulteriori (come ad
esempio riaprire il documento informatico) privi di reale beneficio.
La realizzazione di tale obiettivo dovrebbe dunque avvenire attraverso interlocuzioni
con la Banca d’Italia, in occasione della prossima revisione delle predette
Disposizioni. Sempre in tale occasione potrebbe essere evidenziata l’esigenza di
rivedere la nota 1 al paragrafo 2 della Sezione III delle stesse Disposizioni, affinché
il valore di scrittura privata ai sensi dell’art. 2702 cod. civ. non sia espressamente
associato al solo documento informatico sottoscritto con firma elettronica qualificata
e con quella digitale ma anche al documento informatico sottoscritto con la firma
elettronica avanzata. Il tutto in linea con la normativa primaria dettata dal CAD.
C. La normativa antiriciclaggio
La normativa Antiriciclaggio è suscettibile di assumere rilievo nel contesto in esame,
in quanto, in sede di instaurazione del rapporto, le banche sono onerate di specifici
obblighi di identificazione della clientela.
Tale normativa – sia a livello nazionale che a livello comunitario - è stata formulata
sulla base di un rapporto de visu con il cliente e risponde alla volontà del legislatore
di imporre ai destinatari della normativa l’adozione di elevati livelli di sicurezza in
ordine alla verifica dell'effettiva identità del cliente.
In linea generale, nel caso in cui vi sia la presenza fisica del cliente e non vi siano
altri elementi da cui scaturisca una particolare rischiosità associata all’operazione o
alla persona che la intende eseguire, la banca provvede ad una verifica ordinaria
della clientela, ai sensi dell’art. 15 del D.lgs. n. 231 del 2007.
Va evidenziato che sia la direttiva n. 2005/60/CE che il decreto legislativo n. 231
del 2007 disciplinano i casi in cui la banca è tenuta a condurre una verifica
rafforzata. Tra questi casi entrambe le normative contemplano la fattispecie in cui il
cliente non sia fisicamente presente e quindi l’identificazione avvenga a distanza
(art. 13 della Direttiva e art. 28 del D.lgs. n. 231 del 2007); fattispecie che viene in
considerazione allorché la stipula avvenga attraverso canali da remoto.
La verifica rafforzata implica che la banca adotti “misure specifiche e adeguate per
compensare il rischio più elevato, applicando una o più misure previste dal D.lgs. n.
231 del 2007”. Si è posta dunque l’esigenza di analizzare le norme relative alla
verifica rafforzata, al fine di individuare spazi su cui intervenire per agevolare
l’attività della banca. Gli spazi in questione sono stati rinvenuti nell’ambito delle
regole dettate dal comma 3 del citato art. 28, nel quale sono elencati i casi in cui, in
assenza di presenza fisica del cliente, gli obblighi di identificazione e di adeguata
verifica possono considerarsi comunque assolti.
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Tra tali casi assumono particolare rilievo quelli indicati alla lett. c), che considera
assolti gli obblighi in questione “per i clienti i cui dati identificativi e le altre
informazioni da acquisire risultino da atti pubblici, da scritture private autenticate o
da certificati qualificati utilizzati per la generazione di una firma digitale associata a
documenti informatici ai sensi dell’articolo 24 del decreto legislativo 7 marzo 2005,
n. 82”. Attraverso tale disposizione il legislatore ha sostanzialmente inteso
legittimare le banche ad assolvere gli obblighi di verifica rafforzata avvalendosi di
una precedente identificazione realizzata, in presenza fisica del cliente, da parte di
specifici soggetti, quali i pubblici ufficiali ovvero i Certificatori di cui all’art. 1 del
CAD.
Muovendo da tale assunto e tenuto conto dell’evolversi delle tecnologie, si ritiene
possibile ampliare la portata della menzionata lett. c), al fine di includervi nuovi
strumenti tecnologici oggi disponibili che abbiano caratteristiche assimilabili a quelli
già citati dalla normativa.
Uno di tali strumenti può essere rappresentato dalla Carta Nazionale dei Servizi cui è associato un PIN - che contiene un certificato di autenticazione, consistente
nell'attestato elettronico che assicura l'autenticità delle informazioni necessarie per
l'identificazione in rete del titolare della carta, rilasciato da un certificatore
accreditato di cui all'articolo 1, comma 1, lettera z), del decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.
Altro strumento da includervi è la firma elettronica qualificata di cui all’art. 1, lett.
r), del CAD che, oltre ad essere totalmente assimilata alla firma digitale quanto a
valenza giuridica e probatoria, è generata - al pari della firma digitale stessa - su un
certificato qualificato.
Si tratta ovviamente di ipotesi che richiedono una modifica delle disposizioni
contenute nel D.lgs. n. 231/2007.
D. La normativa Privacy
L'ultimo tassello preso in esame nel corso degli approfondimenti riguarda la
normativa privacy rispetto alla quale sono stati individuati due profili di attenzione
relativi a:
Il recepimento della Direttiva UE in ambito e-Privacy (2009/136/CE, non ancora
recepita in Italia), che prevede un utilizzo più restrittivo dei dati contenuti nei
cookie, prevedendo che gli utenti diano il loro consenso esplicito all'impostazione di
cookie (procedura "opt-in").
La possibile necessità che le banche richiedano la verifica preliminare al Garante, ai
sensi dell’art. 17 del D.lgs. n. 196 del 2003. Ciò con particolare riferimento alla FEA,
per la cui realizzazione è previsto il ricorso anche a dati biometrici (si pensi
all’impiego su tablet).
A quest’ultimo riguardo si afferma che la necessità di chiedere al Garante la verifica
preliminare deve essere valutata sulla base della rischiosità del dato. Considerato
che vi sono alcune caratteristiche, come ad esempio la crittografia o l’utilizzo
dell’algoritmo di hash, che sono stati reputati dai Garanti europei meno rischiosi,
occorrerebbe valutare con il Garante nazionale se, nel caso in cui si adottassero tali
tecniche, si possa evitare la verifica preliminare. Non si eviterebbe comunque la
notifica al predetto Garante e le misure di sicurezza nonché l’adempimento della
normativa generale (informativa e consenso).
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La proposta di intervento
Lo sviluppo del progetto “Agenda Digitale” e la diffusione della digitalizzazione – si è
detto – richiedono un intervento ampio e diffuso suscettibile di interessare diverse
discipline dell’ordinamento, che devono dunque essere innovate in maniera
sinergica e coerente. L'eventuale disallineamento anche di una sola delle
menzionate discipline condurrebbe ad un'inevitabile mitigazione degli effetti positivi
complessivi.
In tale logica si rende necessario condurre un’azione coordinata – peraltro già in
corso - caratterizzata da continue interlocuzioni con le diverse sedi istituzionali
competenti sui singoli comparti normativi sopra indicati, vale a dire: i diversi
Ministri competenti (tra cui quello per la P.A. e la Semplificazione e quello
dell’Economia e delle Finanze); DigitPA; la Banca d'Italia; l’Autorità Garante per la
protezione dei dati personali.
L'Associazione Bancaria Italiana auspica il coinvolgimento in tali iniziative, anche in
relazione ai contenuti dell'intervento normativo, di altre organizzazioni
rappresentative degli interessi economici del Paese come, ad esempio,
Confindustria.
Come già accennato, il contesto normativo deve poter cogliere le differenziazioni
del settore privato attraverso l’abilitazione di un dialogo che evidenzi le necessità di
standardizzazione ma abiliti al contempo le opportunità competitive per i soggetti
che investono in innovazione ICT. Le specifiche tecniche, in coerenza con l’impianto
normativo comune a tutti i settori, potranno in alcuni casi nascere dalla spinta
competitiva da parte di singoli soggetti privati o laddove necessario con logiche di
autoregolamentazione settoriale.
Va d’altra parte tenuto conto della disposizione contenuta nel DL “Liberalizzazioni”
all’art. 47 – rubricato “Agenda Digitale Italiana” – che prevede la costituzione di una
cabina di regia secondo quanto segue:
“1. Nel quadro delle indicazioni dell’agenda digitale europea, di cui alla
comunicazione della Commissione europea COM (2010) 245 definitivo/2 del 26
agosto 2010, il Governo persegue l’obiettivo prioritario della modernizzazione dei
rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, attraverso azioni
coordinate dirette a favorire lo sviluppo di domanda e offerta di servizi digitali
innovativi, a potenziare l’offerta di connettività a larga banda, a incentivare cittadini
e imprese all’utilizzo di servizi digitali e a promuovere la crescita di capacità
industriali adeguate a sostenere lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi.
2. Con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro per
la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, il Ministro per la Coesione
Territoriale, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministro
dell’Economia e delle Finanze, è istituita, senza nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica, una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda digitale italiana,
coordinando gli interventi pubblici volti alla medesime finalità da parte di regioni,
province autonome ed enti locali”.
Ancorché il testo della norma faccia riferimento ad un contesto ben determinato –
vale a dire lo sviluppo della digitalizzazione nelle relazioni tra cittadini ed imprese
da un lato e la pubblica amministrazione dall’altro – che non sembra avere un
diretto impatto sulle questioni trattate nel presente documento, occorre prestare
attenzione e presidiare l’emanazione del decreto ministeriale istitutivo della citata
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
“cabina di regia”. Ciò al fine di verificare gli ambiti di competenza che a tale
organismo verranno effettivamente assegnati e le modalità di funzionamento dello
stesso. Va infatti considerato che la rubrica dell’articolo è molto ampia, facendo
generico riferimento all’ “agenda digitale italiana”, e in ogni caso le relazioni con la
P.A. sono comunque parte rilevante del progetto ABI sulla digitalizzazione.
Laddove alla cabina di regia venisse affidata una mission ampia, tale da incidere
anche sulle tematiche trattate nel contesto del presente documento, l’Associazione
Bancaria Italiana propone di avviare un lavoro di interlocuzione con il Governo,
mantenendo comunque fermo il presidio delle relazioni con le istituzioni prima
citate, designate alla redazione delle norme in materia.
Ai fini della creazione di una "normativa digitale amichevole" è quindi suggeribile
procedere su tre "cantieri" di attività paralleli:
1. Creare una governance dell'iniziativa ("Cabina di Regia Normativa") unitaria e
coordinata, con le seguenti caratteristiche:
a. Governo dell'iniziativa affidato direttamente ad un rappresentate del
Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione,
formalmente investito di un chiaro ruolo di leadership nel processo di
digitalizzazione del Paese e capace di avvicinare le diverse parti in
gioco, contemperandone gli interessi;
b. Prevedendo momenti di contatto periodici e strutturati tra i diversi
regolatori (i.e. DigitPA, Banca d'Italia e Garante della Privacy) per la
messa a fattor comune delle ratio che portano alla stesura delle
normative ed ai loro aggiornamenti;
c. Permettendo una forte partecipazione alle parti private (cd.
stakeholder), attori ultimi del processo di digitalizzazione, sotto la
forma della consultazione pubblica. ABI candida la sua partecipazione
alla Cabina di Regia Normativa, la quale dovrebbe auspicalmente
rimanere aperta ad altri possibili contributi da parte delle altre
principali forze associative del Paese (e.g. Confindustria Digitale,
ANIA)78.
2. Creando tre "Tavoli di confronto verticali ABI/Regolatori", rispettivamente con
DigitPA, Banca d'Italia e Garante della Privacy. Tali Tavoli dovrebbero essere
composti dai vertici delle organizzazioni, affiancata dai rispettivi organi
tecnici (legali e "di business" / tecnologici), ed avranno lo scopo di
identificare progressivamente nuovi vincoli normativi alla digitalizzazione del
Paese e prevedere interventi finalizzati al loro superamento.
3. Comunicando puntualmente alle associazioni dei consumatori le modifiche
che impattano le relazioni tra consumatori e privati (e.g. Privacy,
Trasparenza).
78
Tale collaborazione, ipotizzabile sotto la forma di gruppi di lavoro inter-associativi, con riunioni periodiche di
allineamento, permetterebbe, infatti, un miglior coordinamento delle forze di ottimizzazione normativa verso la P.A.
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2) Ecosistema Digitale Pubblico
2a) Fatturazione Elettronica
Il punto di partenza
Implementare un processo di Fatturazione Elettronica significa informatizzare le fasi
che comprendono la generazione della fattura, l’autenticazione del documento
apponendo una firma informatica valida ai sensi di legge79, la certificazione del
momento in cui il documento è stato generato80, l’invio attraverso canali digitali e
l’archiviazione su supporti informatici81.
Il risultato del processo di Fatturazione Elettronica è che tutte le informazioni prima
contenute in un documento cartaceo, diventano disponibili in modo strutturato e
organico in un sistema informatico (consultabile e utilizzabile anche per operazioni
di contabilità82).
Il processo di Fatturazione Elettronica porta a ingenti benefici, sia per l'impresa che
emette la fattura che per quella che la riceve: ad esempio, attraverso la riduzione
dei costi operativi, grazie all'automazione di attività a basso valore aggiunto (e.g.
riconciliazione delle fatture con i pagamenti), con la riduzione dei rischi operativi
tipici dei processi manuali e di quelli legali che ne possono derivare, con
l'eliminazione dei costi di invio dei documenti cartacei, ecc.
In Italia esistono forme diverse di digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento: la
tecnologia più diffusa consiste nello sfruttare i canali EDI per scambiarsi
informazioni su ordini, fatture e documenti di trasporto. Si conta che il 33% delle
grandi imprese abbia già implementato questa tipologia di processi, mentre lo ha
fatto solo il 2% delle PMI83. Anche se non si riscontra un trend di crescita nel
numero di aziende che adottano questa tecnologia, è forte l'incremento dei volumi
di documenti scambiati: +10% del 2010 rispetto al 200984. Tuttavia, l'utilizzo dei
canali EDI presenta l'inconveniente che la normativa attuale non chiarisce a quali
condizioni un siffatto sistema possa essere ritenuto "a norma", ovvero, non esiste
un Ente od Organismo di certificazione che possa attestare che "quel" dato sistema
EDI ha tutte le caratteristiche per porsi in alternativa all'utilizzo della FEA (es.
caratteristiche di sicurezza, affidabilità, …).
Negli ultimi anni il settore bancario ha messo a punto un processo di Fatturazione
Elettronica "Pura e a norma di legge" che assicura la realizzazione integrale di tutti i
benefici sopra citati85; tuttavia la sua diffusione è limitata86 a poche migliaia di
79
Oggi lo strumento ammesso, a livello minimo, dal D.lgs. 52/2004 è la Firma Elettronica Qualificata, ovvero
sistemi EDI.
80
Ovvero l’apposizione della "Marca Temporale".
81
Ovvero la "Conservazione Sostitutiva".
82
Esempio: riconciliazione delle fatture con i pagamenti
83
Grandi imprese: aziende con più di 250 dipendenti; PMI: aziende che contano tra 10 e 250 dipendenti.
84
Fonte: Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione (Politecnico di Milano).
85
La funzione CBI Fattura elettronica è offerta da 524 Istituti Finanziari consorziati sul canale CBI ed è oggi
disponibile per un bacino di utenze di oltre 840.000 aziende.
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aziende in quanto il fornitore è tenuto ad accordarsi con tutti i suoi clienti sugli
standard informatici da adottare e sulle modalità di scambio dei flussi informativi.
Per promuovere la diffusione di uno standard tecnologico è dunque necessario
attivare un "volano" che crei una massa critica di aziende che utilizzano uno
standard comune e a norma di legge: in Italia l'"Azienda" che può dare questo
impulso è la P.A. che riceve ogni anno un elevato87 numero di fatture, tutte
cartacee. Il Governo Italiano si è già espresso su questo tema emanando una
legge88 che obbliga le PP.AA. a ricevere soltanto fatture in formato elettronico
secondo uno standard che ha valore legale; tuttavia questa norma non è stata
ancora applicata poiché mancano il secondo decreto attuativo e le norme tecniche.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
L'obiettivo di questa iniziativa è rendere la Fatturazione Elettronica una realtà di
mercato sfruttando la Pubblica Amministrazione come volano per la sua diffusione.
I vantaggi per l'intero Sistema Paese sono molteplici e riguardano sia la P.A. che il
sistema produttivo:
 Fino a 2 Mld € / anno di risparmio per la P.A.89 sui costi legati ai processi di
gestione della fattura;
 Miglior controllo della spesa pubblica e, per esempio, maggior facilità di
implementazione dei "Costi Standard" a livello nazionale;
 Agevolazione dell'import/ export grazie all'utilizzo di un modello
interoperabile con l'estero;
 Almeno 2-2.5 Mld € / anno di riduzione dei costi operativi delle aziende90 nel
caso tutto il sistema produttivo adottasse un modello comune di fatturazione
elettronica;
 Maggior facilità di accesso al credito per aziende meritevoli;
 Stimolo agli investimenti ICT dovuti alla necessità di adottare nuove soluzioni
tecnologiche.
La proposta di intervento
Si propone di costruire l'iniziativa su tre principali "cantieri":
1. Accelerare il processo di attuazione della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007,
in cui si obbligano le PP.AA. a ricevere fatture solo in formato elettronico.
ABI, già membro del Forum Italiano sulla Fatturazione Elettronica, propone
nel dettaglio di:
 Redigere norme tecniche che rendano lo standard interoperabile;
86
Considerando ordini, fatture e documenti di consegna Fonte: Politecnico di Milano (Osservatori.net), Consorzio
CBI.
87
Politecnico di Milano (Osservatori.net) stima in circa 50 Mn le fatture ricevute dalla P.A. nel 2009, tuttavia non
esistono cifre ufficiali e altri studi vedono questo valore pari a circa 150-200 Mn di fatture/ anno.
88
L. n. 244 del 24 dicembre 2007.
89
Fonte: Stime Politecnico di Milano (Osservatori.net) assumendo la de-materializzazione completa del ciclo di
fatturazione passivo. Il Piano e-Gov 2012 stima in 30 mld€/ anno il risparmio della P.A. dalla de materializzazione
di tutti i suoi processi, incluso quello di fatturazione elettronica.
90
Fonte: "Fare Sistema, il vero motore della fatturazione elettronica" – Politecnico di Milano 2009; stime BCG
considerando imprese i cui processi interni di fatturazione hanno già un elevato grado di efficienza.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012

Assicurare che il decreto legge sia applicato a tutte le PP.AA. senza
eccezioni91, seppur con scadenze diverse;
 Chiarire le condizioni in cui sia possibile e legittima l’alternatività tra
firma digitale e sistemi EDI o controlli di gestione92;
 Prevedere che il fornitore del servizio possa essere anche, su delega
del titolare della fattura, incaricato dell'apposizione della firma Digitale
(o altro tipo di firma elettronica avanzata) e del "riferimento
temporale" nel nuovo documento generato, e che - nel caso in cui sia
richiesta la conversione del formato della fattura elettronica93ad un
ulteriore soggetto veicolatore intermedio - il momento di emissione
della fattura sia sempre fissato in capo al primo soggetto innanzi
indicato (quello cioè che per primo vi appone firma digitale e marca
temporale) ;
 Definire in modo univoco il momento di emissione della fattura nel
caso in cui è necessaria la conversione del formato per la sua
trasmissione;
 Accelerare il processo di emanazione del secondo Decreto Attuativo in
coerenza con gli obiettivi del Forum Nazionale sulla Fattura Elettronica.
2. Effettuare un test pilota in una o più P.A. ( Pubblica Amministrazione
Centrale, Regione o Comune, …) coinvolgendo tutti i principali attori della
filiera: Pubblica Amministrazione, imprese fornitrici, provider di soluzioni
tecnologiche. Gli obiettivi di questo test pilota sono:
 Mettere a punto gli standard di comunicazione e i flussi informativi tra
aziende e PP.AA.;
 Quantificare con precisione gli investimenti necessari sia per le imprese
che la P.A.;
 Verificare direttamente sul campo i benefici ottenuti dai principali attori
della filiera;
 Fornire al Forum Italiano sulla Fatturazione Elettronica feedback
operativi per la messa a punto della norma definitiva.
Per eseguire questo test pilota è necessario:
 Individuare una o più P.A. pilota che siano rappresentative del contesto
nazionale (i.e. evitando P.A. eccessivamente virtuose o arretrate);
 Coinvolgere i principali stakeholder (P.A., imprese fornitrici, partner
tecnologici, ABI) con cui implementare l'iniziativa stabilendo una
governance forte e un piano di lavoro condiviso;
 Disegnare ed implementare l'infrastruttura tecnologica necessaria sia
alle P.A. che alle imprese per abilitare l'invio e la ricezione delle fatture
in via telematica;
 Prevedere incentivi validi per le aziende private facenti parte del test;
91
Un'applicazione non uniforme tra le PP.AA. implicherebbe disomogeneità di standard o di procedure.
Ivi inclusi requisiti tecnici necessari affinché un canale sia riconosciuto come EDI e quindi valido a norma di
legge (Direttiva 2010/45/UE).
93
Sul tema in questione il Consorzio CBI ha presentato un Interpello inviato all’Agenzia delle Entrate: in data 5
marzo 2012 quest’ultima si è espressa nel senso che non è competente ad entrare nel merito delle varie soluzioni
tecniche e progettuali che è possibile sviluppare in applicazione della normativa vigente in materia .
92
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012

Implementare un “cruscotto di controllo” per monitorare investimenti,
tempi e benefici dell'iniziativa per la P.A.;
3. Progettare i test pilota con la logica del "Riuso" delle soluzioni realizzate
nell'ambito di altre Pubbliche Amministrazioni. Analizzare e studiare, con il
supporto del Governo, la Digital Agenda 2020 della UE per individuare le
iniziative coerenti con la presente al fine di individuare potenziali
finanziamenti ed eventualmente preparare le domande di richiesta di fondi.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
2b) Digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica
Amministrazione
Il punto di partenza
L'ingresso dirompente delle nuove tecnologie digitali ha inevitabilmente impattato
anche il settore dei pagamenti, rovesciando i paradigmi tipici del pagamento
tramite contante e permettendo forti innovazioni da un punto di vista tecnologico e
di business model. Fenomeni come PayPal, Google Wallet e tecnologie come l'NFC94
per i pagamenti contactless iniziano ormai a diffondersi anche in Italia. Tuttavia,
nonostante i passi in avanti fatti di recente da un punto di vista normativo95, che
esprimono la volontà governativa di muoversi nella direzione della digitalizzazione
anche di questo settore, la situazione svantaggiata dell'Italia rispetto al resto delle
altre principali economie mondiali è evidente.
Le evidenze sottolineano come sembri esserci correlazione tra la penetrazione dei
pagamenti elettronici in un Paese e il grado di digitalizzazione delle sue PP.AA. (cd.
eGovernment Development Index96 - Figura 197), proprio grazie al ruolo di "volano"
che esse stesse svolgono rispetto all'economia del Paese98. Ma in Italia è in
particolare l'Amministrazione Pubblica ad essere ancora arretrata in termini di
digitalizzazione dei propri incassi e pagamenti.
Figura 1
Transazioni elettroniche per abitante
400
Norway
US
Finland
Sweden
300
Denmark
Luxembourg
Austria
Belgium
200
Switzerland
France Australia
Germany
Canada
UK
South Korea
Ireland
Portugal
Slovenia
Spain
100
Poland
Greece
0
0.50
Japan
Italy
0.55
0.60
0.65
0.70
0.75
0.80
0.85
0.90
eGovernment development index
94
Near Field Communication.
Si vedano, ad esempio, l'art. 12 del Decreto "Salva Italia" (D.lgs. 6 Dic. 2011, n. 201) che dispone che a) le
operazioni di pagamento delle spese delle pubbliche amministrazioni (sia locali che centrali nonché dei loro
enti) devono essere disposte in via ordinaria mediante l’utilizzo di strumenti telematici e b) sancisce l'obbligo di
pagamenti elettronici per qualsiasi transazione superiore a 999,99€ e l'articolo 5 del Nuovo CAD (Codice
dell'Amministrazione Digitale, D.lgs. 30 Dic. 2011, n. 235) il quale obbliga le P.A. a consentire l'effettuazione di
pagamenti con modalità elettronica.
96
Fonte: UN e-government survey 2010 (metodologia include calcoli sulla base di completezza, profondità, qualità,
evoluzione dei servizi online offerti, livello di sviluppo dell'infrastruttura telecom e alfabetizzazione dei cittadini).
97
Fonte: Capgemini World Payments Report 2011.
98
Da un punto di vista meramente dimensionale, ad esempio, si consideri che, ogni anno, la sola Tesoreria dello
Stato effettua oltre 45 milioni di bonifici, il 13% del traffico nazionale (fonte: dati Politecnico di Milano – School of
Management).
95
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
In particolare, due sono gli ambiti pubblici dove si riscontra una priorità di
intervento:
1. Incassi della P.A. – pagamenti C/B2G (Citizen or Business to Government).
E' evidente come, ad esempio, molti enti della P.A. centrale e locale non
siano provvisti di POS e come solo in rari casi sia possibile pagare via
internet (con Bonifico, MAV o altri strumenti elettronici) imposte e contributi,
ma anche multe etc. Ciò contribuisce all'enorme volume di oltre 570 milioni
di bollettini cartacei pagati ogni anno99 da cittadini ed imprese
prevalentemente tramite la rete di Poste Italiane mentre sono già disponibili
soluzioni alternative maggiormente convenienti per il cittadino come, ad
esempio, i pagamenti tramite carta di credito e tramite bonifico, fisicamente
o in remoto. Inoltre, la parcellizzazione, difformità e non interoperabilità delle
soluzioni tecnologiche implementate100, anche dipendenti dallo scarso ricorso
al "riuso" da parte delle PP.AA., rallenta ulteriormente il processo di già
difficile digitalizzazione dei pagamenti pubblici.
In questo contesto, il mercato si potrebbe ulteriormente parcellizzare con
l'ingresso di nuovi attori101 i quali, pur fungendo da acceleratori di
innovazione, implementano modelli operativi “customizzati” per singola P.A.
e rendono ancora più complessa la gestione del processo di digitalizzazione
dei pagamenti nel suo intero. Al contrario, il settore bancario potrebbe
fungere da agente di "cambiamento coordinato", nel portare soluzioni
tecniche già esistenti e garantendo, allo stesso tempo, l'utilizzo di standard
interoperabili, anche verso l'estero.
2. Pagamenti della P.A. – pagamenti G2C/B (Government to Citizen or
Business).
Ad oggi ancora una quota consistente dei pagamenti effettuati dalle PP.AA.
verso privati (cittadini o imprese) avvengono tramite denaro contante,
ritirato agli sportelli bancari o postali. Si pensi ad esempio alle pensioni, agli
stipendi dei dipendenti pubblici o agli stipendi di invalidità. Per quanto vada
parzialmente scontato il potenziale effetto dei recenti interventi normativi,
ancora non effettivi102, il fenomeno appare presente tanto nelle PP.AA.
Centrali quanto in quelle Locali. D'altra parte, i principi recentemente
introdotti nel nostro ordinamento impongono da un lato, che il pagamento
delle spese delle PP.AA. (sia locali che centrali nonché dei loro enti) debba
essere disposto, in via ordinaria, mediante l’utilizzo di strumenti telematici;
dall'altro, obbligano le PP.AA. ad avviare il processo di superamento di
sistemi di disposizione degli ordini basati sull’uso di supporti cartacei.
La realizzazione della digitalizzazione di questi flussi, come peraltro richiesto
dalla legge, potrebbe fungere da "volano" per i settori privati del Paese ed i
consumatori.
99
Fonte: Poste Italiane.
Si pensi, ad esempio, alla possibilità di pagare tramite F24/I24, carta di credito su sito istituzionale, etc.
101
Istituti di Pagamento o di Moneta Elettronica.
102
Si fa riferimento, ad esempio, al D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive modificazioni,
convertito nella L. n. 214 del 22 dicembre 2011.
100
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
In entrambi gli ambiti trattati, ovviamente, si sconta che le norme di recente
introduzione103, che già agiscono in queste direzioni, produrranno effetti solo in un
futuro più o meno prossimo.
Anche se lo scenario può apparire chiaro e gli ambiti prioritari definiti, esistono in
realtà alcune criticità che rendono l'iniziativa particolarmente complessa da
realizzare, nello specifico:
 L'impossibilità di mappare dettagliatamente i volumi di transazioni di
pagamento per canale (cioè quale P.A.), causale (multa, servizi resi, bollo
auto, …), strumento utilizzato (bonifico, carta di credito, …) ed importo, a
causa dell'assenza di fonti pubbliche accessibili ed omogenee, ai fini
dell'individuazione delle soluzioni e degli standard più adatti;
 La difformità di standard e modalità implementative tra le PP.AA. presenti nel
Paese, da cui risulta una forte parcellizzazione degli interlocutori pubblici
necessari, sia a livello centrale che periferico, ciascuno con proprie
autonomie e conseguenti agende di priorità, difficilmente contemperabili;
 La resistenza di molte PP.AA. all'innovazione per scarsità dei fondi disponibili
e destinabili a nuovi investimenti, difficoltà a pagare i servizi, e/o assenza di
competenze tecniche sufficienti per lanciare e gestire nuove iniziative104.
Si rendono quindi necessarie modalità di lavoro e di governo dell'iniziativa che
permettano di superare le suddette criticità ed, in questo, il settore bancario si
mette a disposizione della P.A. come partner nel processo di digitalizzazione dei
pagamenti.
Gli Obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Coerentemente con i due ambiti prioritari sopra indicati, due sono gli obiettivi
dell'iniziativa:
 Incassi della P.A. – pagamenti C/B2G: permettere a tutti i privati (sia
cittadini che imprese) di effettuare pagamenti verso qualsiasi PP.AA. con
strumenti elettronici, indipendentemente dall'oggetto del pagamento (e.g.
multe, servizi resi, tributi, ...).
Si vogliono qui ricomprendere tutti i pagamenti dei cittadini verso le PP.AA.,
sia quelle centrali che quelle locali, sia pure con diverse modalità realizzative.
In funzione dell'ente e della tipologia di pagamento si vogliono quindi
abilitare forme di pagamento in elettronico sia fisicamente (es. tramite POS,
POS virtuale su totem, …) che in remoto (es. via F24/I24, bonifico su portale
internet / corporate banking, sito istituzionale della P.A. con carta, ...).
Eventualmente, in un orizzonte temporale più lungo, l'iniziativa potrebbe
essere comprensiva della creazione di un ambiente virtuale con la "posizione
unica del cittadino" nei confronti di tutte le PP.AA. (i.e. debiti e crediti,
pagamenti sospesi, etc.). Tutto ciò è realizzabile facendo leva sulle soluzioni
operativo-infrastrutturali e sugli standard di pagamento già presenti nel
103
D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive modificazioni, convertito nella L. n. 214 del 22
dicembre 2011; D.Lgs. n. 82/2005 (e successive modificazioni) e relativi Schemi di DPCM in fase di emanazione da
parte di DigitPA.
104
Si consideri che ~50% dei progetti lanciati in autonomia da Province fallisce, ~63% di quelli dei Comuni (Fonte:
Politecnico di Milano – School of Management).
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012

settore bancario, senza dover configurare nuovi modelli di relazioni ed
interazioni tra banche a PP.AA.. Eventuali soluzioni alternative, oltre a dover
ricercare l'interoperabilità con le soluzioni già utilizzate sul mercato e con gli
standard europei, avrebbero, tra l'altro, lo svantaggio di richiedere nuovi
importanti investimenti al settore bancario per la realizzazione di nuovi
standard ed infrastrutture alternativi a quelli già in essere, distogliendo
risorse utili (e scarse) da altri progetti.
Ai fini di una piena adesione e più veloce implementazione in tutte le PP.AA.
si ritiene inoltre fondamentale prevedere una roadmap di azioni con
tempistiche ben definite e coordinate tra i vari livelli di governo della P.A.
Pagamenti della P.A. – pagamenti G2C/B: digitalizzare i pagamenti delle
PP.AA. verso i propri fornitori e cittadini, riducendo la circolazione del
contante ed automatizzando tutti i dispendiosi processi amministrativi
collegati. A questo fine è indispensabile sollecitare una rapida attuazione dei
principi recentemente introdotti nel nostro ordinamento105, procedere con
iniziative di educazione e moral suasion sulle PP.AA. e promuovere
ulteriormente l'adozione dell’Ordinativo informatico locale (OIL) in tempi
brevi.
Tale iniziativa permette il raggiungimento di importanti benefici per il sistema Paese
(i.e. lo Stato ed i suoi cittadini):
 Lo stimolo di logiche competitive nel settore dei pagamenti pubblici ed il
conseguente miglioramento del livello di servizio verso i cittadini (privati ed
imprese), grazie alle soluzioni implementate106;
 L'efficientamento dei processi interni alle PP.AA., già avviato con
l'introduzione dell'OI107, con la liberazione di risorse oggi impiegate in attività
a basso valore aggiunto e con la riduzione dei costi associati alla gestione
manuale / non automatizzata dei pagamenti. Tale vantaggio permetterebbe,
contemporaneamente, di accelerare notevolmente le procedure di incasso e
di pagamento, con un evidente beneficio anche per i cittadini;
 La realizzazione di un progetto importante per il Paese, riducendo gli
investimenti necessari grazie al ricorso a soluzioni già esistenti nel settore
bancario;
 Indirettamente, come probabile esternalità, la riduzione del ricorso al
contante da parte dei cittadini, dei costi associati ed il recupero di gettito
fiscale da emersione del "sommerso".
Al contempo, ne beneficerebbe anche il settore bancario grazie a:
 La riduzione delle onerose attività amministrative e dei costi associati per le
banche tesoriere, derivante dall'automatizzazione delle procedure di incasso /
pagamento in elettronico e dall'uniformità degli standard applicati;
105
Si fa qui riferimento al già citato art. 12 del D.L. n. 201 (cd. "Salva Italia") del 6 dicembre 2011, e successive
modificazioni, convertito nella L. n. 214 del 22 dicembre 2011.
106
Es. aumento di trasparenza, riduzione tempi di attesa, possibilità di effettuare pagamenti 24/7, da qualunque
postazione, con visibilità real-time della propria posizione debitoria ed integrazione con altri servizi pubblici, …
107
Ordinativo Informatico.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012

Il potenziale rafforzamento del rapporto con i propri clienti, sia P.A. che
privati, attraverso maggiori occasioni di contatto, con la possibilità di
valorizzare le relazioni e fidelizzare i clienti.
La proposta di intervento
La realizzazione dell'iniziativa qui ipotizzata può essere efficientemente coordinata
in stretta collaborazione tra ABI (ed enti ad esso collegati) ed il Ministro per la P.A.
e per la Semplificazione (o un suo delegato), con l'intervento tecnico di DigitPA, del
MISE e di Banca d'Italia ognuno secondo i suoi specifici ambiti di competenza.
In termini di processo è suggeribile procedere secondo sei cantieri come di seguito
definiti:
1. La mappatura delle aree di intervento. Per identificare i veri "bacini di
potenziale per la digitalizzazione" e massimizzare quindi il ritorno, non solo
economico, degli investimenti necessari, è indispensabile procedere alla
mappatura pagamenti da e verso PP.AA., classificando i pagamenti per
destinazione, oggetto, mittente, canale, strumento, frequenza ed importo.
Sarà quindi possibile procedere con la stima delle quote aggredibili con
strumenti elettronici (fisici o remoti). Tale attività dovrebbe essere svolta
congiuntamente da ABI, Banca d'Italia, DigitPA e dal Ministro per la P.A. e
per la Semplificazione (o un suo delegato) con ABI come gestore del
processo, collettore delle informazioni provenienti dalle PP.AA. Centrali e
Locali e responsabile della costruzione della mappa. Si sottolinea inoltre la
probabile necessità di coinvolgere Banca d'Italia in quanto tesoriere dello
Stato.
2. La
definizione
delle
soluzioni
tecniche
e
degli
standard
implementativi. Una volta mappato nel dettaglio il sistema dei pagamenti
nazionale da e verso P.A. sarà necessario procedere all'identificazione delle
soluzioni tecniche possibili e degli standard (es. estensione del servizio F24,
bonifico SEPA, ...) da utilizzare per ogni bacino di potenziale, quantificandone
al contempo i relativi pro e contro e costruendo i business case per settore
bancario e PP.AA. ABI si candida come responsabile di questa attività, in
costante e stretto allineamento con il Ministro per la P.A. e per la
Semplificazione (o un suo delegato) e Banca d'Italia.
3. L'intervento coordinato per la creazione di incentivi alla
digitalizzazione dei pagamenti. Nello specifico si tratta di interventi volti
a:
o La rapida attuazione dell’art 12.2 del Decreto "Salva Italia" e la
generalizzata adozione dell'OIL da parte di tutte le PP.AA. Locali.
o L'emanazione di regole attuative su art. 5 CAD con l'obiettivo
dell'utilizzo di standard infrastrutturali e di pagamento già in uso nel
settore bancario. ABI si può in questo caso fare portatore delle
proposte di soluzioni tecniche per pagamenti da / verso PP.AA.
centrali, in funzione della tipologia di pagamento, con l'obiettivo di
ridurre gli impatti sul settore bancario e per le PP.AA. ma
massimizzando, parallelamente, l'efficacia dell'iniziativa. A tal fine si
rende necessaria la creazione di un tavolo di Lavoro congiunto ABIDigitPA e la sensibilizzazione da parte del Ministro P.A. delle
amministrazioni centrali dello Stato.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
o Il raggiungimento dell'obbligo normativo di stampa dell'IBAN del biller
sui bollettini postali, unitamente alla soluzione del problema della
relativa riconciliazione per le PP.AA., permettendo ai clienti di poter
scegliere la modalità di pagamento che preferiscono. Ai fini di
aumentare l'efficacia di tale attività, oltre ad ABI ed al Ministro per la
P.A. e per la Semplificazione (o un suo delegato), si possono
coinvolgere AGCM e le Associazioni dei Consumatori.
o Infine, è importante la definizione, da parte del Ministro per la P.A. e
per la Semplificazione (o un suo delegato), in coordinamento con le
PP.AA. Locali secondo quanto stabilito dalle proprie autonomie, di una
roadmap di implementazione dei sistemi di pagamento elettronici sulle
PP.AA. che assicuri l'effettivo allineamento delle soluzioni, in tempi
ragionevoli, oltre a definire chiaramente ambiti applicativi e servizi
ricompresi per ogni tipologia di PP.AA. ABI mette a completa
disposizione del Ministro per la P.A. e per la Semplificazione (o un suo
delegato) la propria competenza tecnica e di business, indispensabili
per una definizione realistica ed accurata di tale roadmap.
4. L'analisi dei fondi UE disponibili e la partecipazione ai relativi bandi per
finanziare, in primo luogo, il progetto pilota e, successivamente, la sua
estensione su tutto il territorio nazionale.
5. Lo studio ed lancio di iniziative di sensibilizzazione delle PP.AA.
Ministro per la P.A. e per la Semplificazione (o un suo delegato) ed ABI
potrebbero congiuntamente definire un piano di educazione delle P.A. che
includa il lancio di iniziative di sensibilizzazione, in particolare a livello locale,
ad esempio tramite pubblicazioni su riviste specializzate o roadshow su
soluzioni possibili a livello tecnico, per stimolarne il "riuso", ed concreti
vantaggi ottenibili per le PP.AA. (eventualmente tramite lo sviluppo di un
business case di alto livello). In questo modo la diffusione di sistemi di
incasso e pagamento elettronici potrebbe essere più veloce ed organica,
richiesta "dal basso" anziché solo spinta "dall'alto", con un minore sforzo sia
da parte del Ministro per la P.A. e per la Semplificazione (o un suo delegato)
che del settore bancario.
6. Il lancio di iniziative di comunicazione "virali" per la sensibilizzazione
degli utenti come meglio indicato nell'iniziativa di "Stimolo di
Comportamenti Digitali". Tale attività, condotta da ABI eventualmente anche
assieme alle principali associazioni dei consumatori, sarà principalmente
orientata al far percepire positivamente i cambiamenti introdotti dalle
comunità di consumatori, mostrando le nuove possibilità per loro ed i relativi
vantaggi, facendo indirettamente pubblicità ai fautori dell'iniziativa e quindi al
settore bancario.
A seguire saranno avviabili roll-out ed implementazione su vasta scala, con ruoli
variabili da parte di banche e P.A. Centrali / Locali in funzione delle soluzioni scelte.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
2c) Internazionalizzazione del settore produttivo italiano:
International Trade Hub Italia
Sintesi dell'iniziativa promossa dal MISE
L’ITH-Italia intende realizzare la più estesa interoperabilità fra le Amministrazioni
senza incidere in alcun modo sulle autonomie e sulle specifiche competenze
autorizzative degli Enti interessati.
I servizi fruibili dalle imprese nazionali via ITH-Italia riguarderanno a titolo
esemplificativo (anche attraverso la messa in rete di sistemi già esistenti) i seguenti
momenti, tutti caratterizzati da una circolazione totalmente elettronica della
documentazione:
 e-marketing (informazioni e consulenze sui mercati esteri di sbocco);
 e-licensing/certification (emissione di licenze, certificati, autorizzazioni, ecc.);
 e-logistics (commercio, assicurazioni, trasporti, spedizioni, ecc.);
 e-customs clearence (operazioni di sdoganamento);
 e-payment (pagamenti correlati, anche in valuta estera).
La piattaforma potrà consentire inoltre la sperimentazione di tecnologie innovative
quali la fatturazione elettronica cross-border, convergendo su una logica B2B.
Il cuore della piattaforma è rappresentato dall’ITH-document repository, volto a
consentire la fruizione unitaria ed elettronica dei servizi da parte delle imprese. Nel
repository verrà custodita la documentazione strumentale alla facilitazione del
commercio internazionale secondo modalità compatibili con la disciplina vigente in
materia di CAD e quindi pienamente a norma. L’accentramento in un unico punto
della gestione delle informazioni consentirà alle aziende di inserire un’unica volta i
dati necessari a tutte le procedure amministrative interessate.
I servizi citati sopra, saranno erogati in una cornice che si configura
sostanzialmente come un “sistema esperto in commercio estero” in grado di
ricercare tutte le informazioni in possesso di tutte le banche dati appartenenti al
sistema pubblico e consentire il collegamento diretto alle procedure operative
informatizzate messe a disposizione dagli Enti del comparto del Commercio Estero
sia pubblici che privati. Analogamente saranno messi a disposizione gli strumenti
per l’utilizzo dei procedimenti amministrativi lineari nel contempo aderenti alla
normativa.
Analizzando i dati dell’interscambio commerciale dell’Italia nel corso dell’ultimo
decennio il MISE stima che tramite questo strumento mediamente, ogni anno, i
nostri scambi con l’estero potrebbero incrementare di circa 58,9 miliardi di euro. In
particolare, le nostre esportazioni potrebbero crescere annualmente di oltre 29,3
miliardi di euro, pari cioè a poco più di quanto contribuisce una regione dinamica
come il Friuli-Venezia Giulia alla formazione del nostro PIL. Questi benefici sono
naturalmente legati al numero di soggetti che saranno integrati ed interoperabili sia
sul piano politico-amministrativo che tecnologico nella piattaforma ITH.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
2d) Digitalizzazione del rapporto tra P.A. e cittadini/
imprese tramite canale bancario
Il punto di partenza
Per superare la generale limitata possibilità di accesso multicanale ai servizi della
P.A. (già per altro identificata anche dal Progetto "Reti Amiche" e all'interno del
Programma e-Gov 2012) è necessario garantire l'accesso ai servizi pubblici tramite
nuovi canali ed intermediari, banche incluse.
Ad oggi si registrano due principali vincoli all'accesso multicanale dei servizi delle
PP.AA.: se da un lato è vero che sono poche le PP.AA. che permettono l'accesso ai
propri servizi tramite strumenti digitali (sia fisici, come i totem, che virtuali, su
internet), è anche vero che limitato è l'utilizzo presso i cittadini a causa
dell'insufficiente user experience (per facilità di apprendimento o sicurezza
percepita), della scarsa distribuzione ed del complesso utilizzo delle credenziali di
accesso. I privati devono già ricordare troppe credenziali di accesso (es. username
e password), sono spesso in possesso di diversi token e carte da portare con sé e,
di conseguenza, preferiscono servirsi di canali fisici "tradizionali" ritenuti, spesso
ingiustamente, più accessibili e comodi. L'impossibilità di utilizzare strumenti di
identificazione bancaria e pubblica in modo interoperabile, come già è stato fatto in
altri Paesi108, pone un ulteriore freno in questa direzione.
Figura 1- La situazione attuale
Assenza d'identità
interoperabile tra banche e PA
Banca 1
Scuola
Banca 2
ASL
Banca 3
Comune
......
......
Il cittadino utilizza diverse identità per ogni
istituzione pubblica e bancaria
ASL
Limitata user
experience
ID 1
ID 2
Comune
ID 3
Banca
Il tema dell'identificazione dell'identità da remoto è di particolare attualità:
considerati gli sforzi degli ultimi anni per distribuire Carte Regionali dei Servizi
(CRS) elettroniche e Carte d'Identità Elettroniche (CIE)109 ai cittadini, è evidente
come il poter accedere in poco tempo alle identità elettroniche di 30 milioni circa di
clienti bancari, 10 dei quali già online attivi, potrebbe essere un fattore di
accelerazione notevole nel processo di digitalizzazione dei rapporti della P.A. con il
cittadino. Inoltre, lo sfruttamento del canale internet delle banche, per dare al
cittadino la possibilità di accedere a servizi pubblici, permetterebbe alla P.A. di
ridurre gli investimenti necessari nella creazione di nuovi servizi / portali online,
facendo leva sull'infrastruttura tecnologica bancaria già in uso.
108
A titolo esemplificativo, i casi di Svezia e Norvegia.
Si noti che oggi solo ca. 2,5 mio di Carte d'Identità Elettroniche (CIE) sono state distribuite e che molte di queste,
nonostante portino a bordo un certificato di firma elettronica, non risultano attivate.
109
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
Obiettivo dell'iniziativa è quello di garantire, a cittadini ed imprese, l'accesso a
servizi della P.A.:
 Attraverso la propria identità bancaria (es. username e password per
l'internet o corporate banking sul sito della P.A., bancomat e PIN allo
sportello pubblico, …);
 Attraverso il canale bancario (es. tramite internet / corporate banking o
ATM).
Di converso, grazie alla realizzata interoperabilità, si vuole permettere al cittadino
di poter accedere ai servizi bancari anche con strumenti di identificazione pubblica,
qualora ne fosse in possesso. Ad esempio, si potrebbe sfruttare l'identità digitale
sottostante alla Carta d'Identità Elettronica (CIE) o alla Carta Nazionale dei Servizi
(CNS) come uno dei fattori di autenticazione per l'internet banking110.
Invero, l'obiettivo ultimo di utilizzare il canale bancario per la digitalizzazione del
rapporto P.A.-cittadino ricomprende al proprio interno due ambiti diversi, anche se
fortemente interconnessi:
1. L'integrazione delle reti informatiche pubbliche e di quelle bancarie,
definendo una soluzione architetturale che abiliti la convergenza dei servizi
delle differenti PP.AA.111 su ogni punto di accesso bancario del cittadino /
impresa (ATM, sportelli bancari, sportelli della P.A., online);
2. La realizzazione dell'interoperabilità tra tutte le identità pubbliche e bancarie
digitali del cittadino.
La piena interoperabilità tra servizi bancari e pubblici deve essere realizzata
attraverso l'identificazione di standard di comunicazione condivisi (e possibilmente
interoperabili con l'estero) e, conseguentemente, la creazione di soluzioni
architetturali abilitanti lo scambio informativo tra reti pubbliche e bancarie.
Rimanendo fondamentale, a questo fine, il rapporto già instaurato tra PP.AA. e
banche tesoriere, si sottolinea che già esiste, nel settore bancario, un'infrastruttura
di rete candidabile e già parzialmente sfruttata allo scopo qui trattato – la rete CBI
con il Servizio di Nodo e l'attuale set di servizi-standard, tra cui il Servizio B2C ebilling.
In particolare, relativamente all'identità interoperabile, oltre ad un'architettura
informativa comune tra identità, con standard minimi di sicurezza condivisi e
garantiti, si potrebbe ipotizzare la creazione di un "middleware"112 che consenta una
110
Ad esempio, un progetto pilota è stato lanciato di recente da parte del Monte Paschi di Siena che permette di
accedere al servizio di Internet Banking attraverso la Carta Regionale dei Servizi (CRS) della Regione Toscana.
111
Si fa qui riferimento sia a servizi informativi (es. richiesta di certificati, stato dei pagamenti dovuti alla P.A.
(tasse, multe, servizi, ...), servizi del sistema sanitario, invio cartelle esattoriali, ...) che a servizi di pagamento.
112
A titolo esemplificativo si potrebbe realizzare un vero e proprio network cooperativo (i.e. non necessariamente
fisico) fra "Identity Provider" (IP) omogenei su base federativa che costituisca un "Circle-Of-Trust" (COT): l'utente,
la cui identificazione avverrebbe secondo standard e livelli di sicurezza comuni e le cui credenziali sarebbero
rilasciate da uno degli IP federati, potrà accedere a qualsiasi servizio offerto dai Service Provider (SP) collegati
all'interno del COT, autenticandosi presso uno qualsiasi dei soggetti abilitati. Grazie alla funzionalità di "SingleSign-On" (SSO) l'utente, autenticatosi all'accesso di uno dei servizi web offerti all'interno di tale insieme (i.e. COT),
si trova automaticamente autenticato anche per l'accesso agli altri servizi, indipendentemente da quale sia stato il suo
punto di accesso.
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gestione unificata delle differenti identità digitali rilasciate da banche e PP.AA. In
alternativa, si potrebbero configurare dei meccanismi di interazione tra soggetti
indipendenti (banche e PP.AA.) simili a quelli che intercorrono nei processi di
acquisto con carta di credito tra issuer e acquirer, in cui l'issuer si fa carico della
certificazione del cliente. In questo caso, che non richiederebbe la realizzazione di
nuove infrastrutture fisiche, le banche rappresenterebbero dei fornitori di servizio
per la P.A. ed effettuerebbero direttamente, sui propri sistemi, l'identificazione del
cliente; simmetricamente, è possibile immaginare il servizio inverso in cui l’identità
del cittadino, certificata da sistemi pubblici, viene utilizzata dalla banca.
Un'ambizione futura potrebbe essere quella di tendere verso un modello di unica
identità elettronica rilasciata dalle banche sul modello, ad esempio, della Svezia.
Malgrado la forte diversità di contesto socio-economico-politico-culturale rispetto a
quello italiano, infatti, nel Paese scandinavo le banche rilasciano un'identità unica,
uguale per tutte, la quale è utilizzabile per servizi delle PP.AA., delle banche e di
tutte le altre aziende che vi vogliono avere accesso.
Importante, inoltre, è sottolineare che l'iniziativa proposta si pone anche l'obiettivo
di raggiungere l'interoperabilità dell'identità con quella degli altri Paesi dell'UE,
pienamente in linea con l'Agenda Digitale Europea113. Anche in questo caso la P.A.
potrebbe beneficiare della partnership con il settore bancario, dato che le reti
bancarie sono già predisposte all'interoperabilità con l'estero.
Figura 2- Possibili soluzioni
Identità interoperabile
tra banche e PA
Il cittadino accede a servizi pubblici con
identità bancaria e viceversa
Service
Banca 1
Banca 2
Scuola
Midleware
ASL
ASL
Banca 3
Comune
......
......
ID 1
ID 2
Comune
ID 3
Banca
Miglioramento
user experience
L'iniziativa porterebbe importanti benefici per il sistema Paese nel suo complesso,
sia per le PP.AA. che per i cittadini privati e imprese:
 L'interoperabilità delle identità bancarie e pubbliche agirebbe da "volano" per
la diffusione dei servizi pubblici online, spingendo il cittadino verso canali
digitali piuttosto che fisici, anche grazie alla migliorata user experience;
o Tali servizi online ridurrebbero anche i costi di comunicazione tra P.A. e
cittadini (grazie, ad esempio, alla dematerializzazione degli invii
cartacei114);
 Le PP.AA. potrebbero beneficiare della partnership con il settore bancario
anche grazie al know how tecnologico e di processo delle banche stesse e
delle loro strutture associative. Ad esempio, sul tema della sicurezza, le
PP.AA. potrebbero sfruttare l'infrastruttura fisica e tecnologica e gli standard
113
Che vuole raggiungerla in tutti gli stati membri attraverso i documenti di identificazione, rilasciabili da enti
pubblici o privati. Azione 83 dell'Agenda Digitale UE.
114
Il piano e-Gov 2012 stimava in 30 mld € annui i benefici potenziali dovuti alla dematerializzazione dei processi
della P.A.
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già disponibili nel settore bancario, molto elevati ed interoperabili con
l'estero, riducendo al contempo i nuovi investimenti necessari;
 La messa a fattor comune delle principali identità digitali dei cittadini
permetterebbe anche un miglior controllo sui furti di identità ed una
comunicazione più veloce con le Forze dell'Ordine per contrastare eventuali
crimini115;
 L'identità interoperabile potrebbe anche essere usata da altri operatori che
non sarebbero così costretti a costruire "da zero" un nuovo sistema di
autenticazione e beneficerebbero di un elevato livello tecnologico e di
sicurezza, con notevoli risparmi di tempo ed investimenti iniziali in fase di
start-up;
 Infine, la realizzazione della rete di identità interoperabili qui prospettata
potrebbe stimolare, se pur indirettamente, la nascita e lo sviluppo di nuovi
business totalmente da remoto, anche in settori non bancari.
D'altra parte, l'iniziativa porterebbe alcuni importanti benefici anche al settore
bancario:
 Offrirebbe la possibilità di identificare in maniera univoca qualsiasi cittadino o
impresa, anche in remoto e anche se il cliente non è bancarizzato;
 Favorirebbe la creazione di un rapporto più stretto con il cliente;
 Incentiverebbe una maggiore penetrazione dell'internet / corporate banking
tra i propri clienti come effetto dell'incrementata value proposition del
canale.
Le modalità di intervento suggerite
Si suggerisce la strutturazione dell'iniziativa attorno a quattro principali cantieri:
1 Definizione del modello logico-architetturale
 La prima fase, propedeutica al disegno, prevede lo studio di iniziative
che già sono state lanciate all'estero e dei test pilota delle banche
avviati in Italia116. L'analisi ha lo scopo di comprendere a fondo le
soluzioni adottate, gli attori coinvolti e le relative responsabilità. Può
essere condotta da ABI insieme a DigitPA.117
 In
parallelo,
è
indispensabile
uno
studio
diagnostico
per
l'identificazione e mappatura dei flussi informativi / documentali
pubblici (per tipologia, controparte, frequenza, ...) da veicolare
attraverso il settore bancario dalle PP.AA. ai cittadini / imprese e
viceversa. Tale attività potrebbe essere potenzialmente svolta da ABI e
dai consorzi collegati (Consorzio CBI, che già presidia questo ambito,
ABI Lab) insieme al Ministro per la P.A. e la Semplificazione.
 Infine si procederà con il disegno del modello da adottare in Italia dopo
una dettagliata analisi dei costi e dei benefici e della fattibilità di
ciascuna specifica alternativa (i.e. business case). In questa fase
verranno identificate anche la modalità di interazione e la suddivisione
115
Costruendo sul già presente Protocollo d'Intesa tra la Polizia Postale e delle Comunicazioni ed ABI / ABI Lab
Ad esempio, in tema di identità interoperabile, MPS-Regione Toscana, UBI-Regione Lombardia.
117
In particolare, un importante contributo potrebbe venire da ABI Lab che ha già condotto approfondimenti
sull'argomento e ha coordinato i progetti pilota banche-Regioni, in particolare per la definizione dei requisiti.
116
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di responsabilità tra pubblico e privato (le banche), nonché le
caratteristiche specifiche del modello (i.e. a coordinamento pubblico
vs. privato, accentrato vs. decentrato, ...). Il lavoro potrebbe essere
effettuato da ABI e consorzi collegati, congiuntamente con il Ministro
per la P.A. e la Semplificazione e con la collaborazione di DigitPA. In
questa fase, è importante evitare la frammentazione delle interfacce
anche per incentivare il "riuso" delle soluzioni già adottate da alcune
PP.AA. locali.
2
Analisi dei fondi UE disponibili per finanziare, in primo luogo, il progetto
pilota e, successivamente, la sua estensione a tutto il territorio. Oltre ai
progetti del già citato gruppo di lavoro Smart Communities dell'Agenda
Digitale del Governo, l'Unione Europa ha precedentemente finanziato progetti
nel campo dell'identità come ad esempio con STORK118. In questo cantiere,
bisogna verificare il possibile utilizzo di altri fondi, più capienti, quali ad
esempio il Connecting Europe Facility che propone di stanziare 9,2 Mld € per
l'infrastruttura di connessione di cui almeno 7,2 Mld € per l'infrastruttura e la
parte restante per i servizi a partire dal 2014 sino al 2020.
3
Lancio di un progetto pilota identificando una P.A. locale per il test. I
criteri di scelta saranno condivisi da parte del Governo e da un pool di attori
quali ABI, partner tecnologi e P.A. locali. Oltre alla definizione degli standard
ed all'implementazione processi e soluzioni tecnologiche per interfacciare il
sistema informativo pubblico con quello bancario, è molto importante in
questa fase anche il disegno e il monitoraggio di key performance indicator
(KPI) maggiormente rappresentativi dell'impatto dell'iniziativa.
Da valutare in questo cantiere, inoltre, il possibile inserimento del pilota in
uno dei progetti del gruppo di lavoro Smart Communities.
4
Proposta di legge per l'applicazione su base nazionale degli standard
definiti e testati. Insieme ai consorzi collegati, ABI potrebbe, in modo
proattivo, formulare la proposta per rendere validi gli standard di
interoperabilità tra reti ed identità. Tale proposta di legge dovrà essere
comprensiva del dettaglio dei canali utilizzabili per la fornitura dei servizi (es.
rete CBI), in ottica di massimizzazione del "riuso" e valorizzazione delle
soluzioni già disponibili nel settore, limitando quindi i nuovi investimenti
altrimenti necessari.
Ciò concluso, sarà possibile avviare l'implementazione del progetto che a seconda
della soluzione scelta vedrà coinvolte insieme alle banche le P.A. centrali e/o locali,
secondo il proprio specifico ambito di competenza.
118
Secure idenTity acrOss boRders linKed – Commissione EU.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
3) "Stimolo di Comportamenti Digitali"
Il punto di partenza
Il ritardo italiano accumulato relativamente alla digitalizzazione non dipende
solamente dalle infrastrutture disponibili e dai servizi offerti, ma anche dal loro
effettivo utilizzo da parte dei cittadini. Ad esempio, in Italia l'utilizzo di strumenti
digitali in ambito bancario è minore che negli altri paesi: 18% della popolazione
utilizza Internet Banking in Italia119 vs. 36% in Europa120 e 90% delle transazioni
sono fatti in contante in Italia vs. 80% in Europa121. Nello specifico del campo
bancario, il basso uso di strumenti (es. carte di pagamento) e canali digitali (es.
internet banking) da parte dei clienti privati, è causato da almeno quattro fattori: la
percezione di scarsa sicurezza riscontrata nel loro uso, la scarsa dimestichezza del
cittadino nell'utilizzo di strumenti e canali digitali, la forte propensione all'utilizzo del
contante per i pagamenti e la preferenza ad una relazione diretta con il personale di
filiale.
In particolare, il tema della sicurezza risulta essere un vincolo essenzialmente
psicologico: emerge, infatti, che le infrastrutture informatiche italiane offrono
standard d’avanguardia. Ad esempio in Francia lo 0,06% delle transazioni con carte
di pagamento è oggetto di frode contro lo 0,02% in Italia.
Il numero di frodi sulle carte usate per acquisti online sarebbe in ogni caso più
contenuto se i cittadini utilizzassero alcune semplici misure precauzionali, la cui
esistenza è spesso ignorata e la cui adozione non comporta il sostenimento di
elevati alcun costo aggiuntivo122. Inoltre, il cittadino spesso ignora le principali
modalità (ad esempio, il phishing) di furto di identità e delle credenziali elettroniche
nonché le norme a tutela dell'utente durante l'uso di servizi elettronici di
pagamento. Per incidere sui vincoli citati è quindi necessario individuare dei
meccanismi che spingano il cittadino a modificare i suoi comportamenti: questo può
essere ottenuto da una parte lanciando iniziative di educazione e comunicazione,
dall'altra introducendo o dei meccanismi di incentivo, che "convincano" ad utilizzare
i servizi e i canali digitali.
Gli obiettivi ed i benefici dell'iniziativa
L'obiettivo principale dell'iniziativa è la rimozione dei vincoli comportamentali del
consumatore che bloccano una relazione bancaria multicanale e l'utilizzo di
strumenti di pagamento elettronici.
La rimozione di questi vincoli comportamentali avrebbe importanti benefici per
l'intero Paese. In primo luogo dall'aumento dell'utilizzo di pagamenti elettronici
beneficerebbe fortemente le P.A. nella lotta al sommerso. In secondo luogo,
l'utilizzo di strumenti digitali in ambito bancario avrebbe un impatto positivo sui
119
La più recente indagine realizzata alla fine del 2011 dall’ABI sulla clientela di Internet Banking indica che
l’incidenza sulla popolazione dell’uso del servizio di Internet Banking ha superato il 20%.
120
Fonte: Eurostat 2010.
121
Fonte: Relazione al Parlamento e al Governo, Banca d'Italia, 2011.
122
Es. Verified by VISA e Mastercard SecureCode.
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
consumatori che avrebbero la possibilità di completare transazioni molto più
velocemente, con maggiore comodità e minore impatto ambientale rispetto all’uso
dei canali fisici. Infine, attraverso un'educazione del cittadino su temi di sicurezza si
otterrebbe una maggiore tutela del consumatore stesso.
Queste iniziative potrebbero avere importanti benefici anche per le banche. Infatti,
un aumento della multicanalità bancaria offrirebbe maggiori opportunità di contatto
con il cliente che, ad esempio, accede ad internet molto più spesso di quante volte
si reca in filiale. Inoltre, un maggiore utilizzo di strumenti digitali in ambito bancario
comporterebbe un trasferimento delle transazioni a basso valore aggiunto verso
canali a costo più basso. Infine, le banche potrebbero beneficiare di una liberazione
tempo delle risorse di rete da poter dedicare a servizi a maggior valore aggiunto
come, ad esempio, quello di consulenza finanziaria a contatto diretto con il cliente.
La proposta di intervento
Si propone di costruire l'iniziativa su tre principali "cantieri".
1. Il primo cantiere è rappresentato dalla customer discovery. L'obiettivo finale
del cantiere è comprendere nel dettaglio le cause (es. scarsa attitudine
all'uso delle carte di pagamento) che bloccano o limitano l'utilizzo di canali
digitali per servizi finanziari e dei pagamenti elettronici; successivamente
quantificare per ogni segmento di clientela123 i fattori bloccanti identificati. La
struttura del cantiere prevede, a partire da indagini già realizzate in ABI sul
tema, un approfondimento, attraverso l'utilizzo di focus group, sulle cause
dello scarso utilizzo di strumenti digitali e carte di pagamento elettroniche e,
in particolare, sulla barriera della sicurezza. Un'analisi approfondita sarà
dedicata anche alle ragioni che ostacolano la diffusione dei servizi bancari
tramite canali digitali in confronto ad altri servizi come l'acquisto di viaggi o
altri beni di consumo online. Infine, una seconda fase prevede una survey
che permetterà di quantificare per ogni segmento di clientela l'incidenza delle
varie cause bloccanti e di individuare i media più idonei a comunicare con
ciascuno dei target individuati. Quest'iniziativa è propedeutica al lancio di
iniziative educative e di comunicazione e può essere utile per comprendere la
possibile efficacia d'incentivi e regole.
2. Il secondo cantiere riguarda l'implementazione di iniziative educazione e
comunicazione mirate ai segmenti di clientela emersi più critici dal primo
cantiere, ai quali verranno veicolati messaggi specifici attraverso i media che
saranno risultati più efficaci dalla survey. L'iniziativa si propone di lanciare
delle campagne educative attraverso una molteplicità di media non solo
tradizionali, - utilizzabili in particolare con riferimento a coloro che non
accedono a Internet (es: lezioni in filiale,..) - ma soprattutto innovativi come,
ad esempio, animazioni, videoclip, quiz, app; infine, la distribuzione su vasta
scala dei contenuti definiti dovrà quanto più possibile far leva sull'opportunità
offerta dai nuovi strumenti di distribuzione come ad esempio i social network.
Un possibile esempio di campagna educativa è un portale dedicato alla
123
Da considerare l'eventualità di estendere l'analisi anche ad altri operatori economici e piccole medie imprese
(PMI)
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Agenda Digitale del Settore Bancario – marzo 2012
sicurezza dei canali digitali (es: Carte di pagamento, internet banking) che
educhi il cittadino sui principali problemi connessi alla sicurezza (es.
phishing), non solo nel mondo dei servizi finanziari, e che permetta di
denunciare episodi di frode “digitale” alimentando direttamente i database
delle forze di sicurezza.
3. Infine, il terzo cantiere riguarda la definizione di sistemi di incentivo per
promuovere il cambiamento dei comportamenti del consumatore
coinvolgendo sia attori pubblici che privati. Per quanto riguarda quelli
pubblici, sarà importante avviare un tavolo di studio con il Governo per
analizzare nel dettaglio i possibili incentivi anche in funzione del piano di
alfabetizzazione digitale nazionale. Un'iniziativa d'incentivo con attori privati
potrebbe invece consistere in una partnership con operatori TelCo per creare
sinergie nelle due industrie con benefici anche per i cittadini124. Per quanto
riguarda l'utilizzo di carte di pagamento potrebbe essere realizzata una
lotteria per coloro che utilizzano carte di pagamento elettroniche sull'esempio
del programma Boletazo che è stato lanciato in Messico nel 2004. Infine,
all'interno di questo cantiere andranno definite e valutate anche modalità di
incentivazione di nuovi investimenti ICT nelle PMI ed, in particolare, nel
settore terziario. Questa azione potrebbe generare un impatto importante in
termini di nascita di nuovi servizi e di stimolo alla digitalizzazione dei
consumatori.
124
Esempio di possibile applicazione è l'offerta in bundling di un conto bancario e di una connessione Internet ad un
costo più basso delle singole sottoscrizioni, magari supportandone la diffusione con una sovvenzione governativa.
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COMUNICATO STAMPA
ABI: l’Agenda digitale delle imprese bancarie
Arriva il contributo delle banche al programma di digitalizzazione del Paese.
Normativa amichevole, ecosistema pubblico, impulso a comportamenti innovativi:
le proposte dell’Abi per la digitalizzazione dei servizi finanziari. Negli ultimi cinque anni dalle banche oltre 20
miliardi di euro per la dematerializzazione dei processi.
Rimuovere i vincoli normativi, comportamentali e tecnologici che costituiscono un freno alla
digitalizzazione dei servizi finanziari. Questi gli obiettivi dell’Agenda digitale dell’industria
bancaria italiana. Il settore crede fortemente nei benefici derivanti dalla digitalizzazione.
Nell'ultimo quinquennio, le banche hanno investito oltre 20 miliardi di euro per la
dematerializzazione dei processi, l'introduzione di nuove tecnologie in filiale e la creazione di
nuovi canali di relazione con la clientela. L’Agenda Digitale del settore bancario costituisce un
piano di iniziative di tipo cooperativo, e rappresenta il contributo dell’industria bancaria al
programma di digitalizzazione del Paese.
Nel corso dell’evento Dimensione cliente, in programma a Roma il prossimo 11 e 12 aprile, un focus
particolare sarà dedicato all’Agenda digitale dell’industria bancaria.
L’Agenda individua tre macroiniziative prioritarie di intervento:
I.
Normativa Digitale Amichevole. Ha lo scopo di promuovere la creazione di un sistema
normativo che favorisca la digitalizzazione dell'interazione tra banca e clientela (consumatori e
imprese) attraverso l’utilizzo di strumenti volti al miglioramento della qualità della vita e
all’efficienza produttiva, e allo stesso tempo innovativi e flessibili (come ad esempio la firma
elettronica);
II.
Ecosistema digitale pubblico per una modernizzazione della Pubblica amministrazione e
delle imprese. L’obiettivo è una più funzionale interazione tra banca e clientela, secondo quattro
specifici interventi: fatturazione elettronica; digitalizzazione dei pagamenti della Pubblica
Amministrazione; internazionalizzazione del settore produttivo italiano, attraverso il supporto del
Ministero dello sviluppo economico nella realizzazione dell’International Trade Hub in Italia (la
piattaforma unica che permette alle imprese italiane di espletare in modo digitale tutte le
procedure burocratiche, amministrative e finanziarie di gestione dell'import ed export);
digitalizzazione del rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini/imprese, tramite il canale
bancario.
III.
Stimolo dei Comportamenti Digitali, iniziativa volta da un lato all'avvicinamento dei
cittadini alla realtà digitale, migliorandone la percezione in termini di sicurezza, di convenienza e
di facilità di utilizzo, e, dall’altro, all'identificazione di incentivi per stimolare l'uso di canali e
strumenti più efficienti.
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Per ciascuna macroiniziativa, il piano identifica gli interventi specifici, i soggetti coinvolti e i
benefici attesi per il sistema Paese.
L’Agenda Digitale del settore bancario è stata trasmessa al Governo. Il settore bancario mette in
questo modo a disposizione del Paese le proprie competenze per sostenere la realizzazione del
Progetto strategico Agenda Digitale italiana avviato dal Governo.
L’iniziativa si collega inoltre alla Digital Agenda 2020 dell’Unione Europea e propone la creazione
di una task force congiunta con il Governo e gli stakeholder coinvolti nelle iniziative, con
l’obiettivo di facilitare l'accesso ai relativi finanziamenti.
Roma, 5 aprile 2012
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