R E C E N S I O N I
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R E C E N S I O N I C. V . L . Comando Divisione Valle Versa D ario B arni, Diario storico, a cura del prof. Giulio Guderzo, Istituto Naziona le per la Storia del Movimento di Libe razione in Italia - Deputazione pavese, Pavia i960 - pp. 77 - L . 300. Degna di lode è l’iniziativa presa dalla Deputazione pavese del nostro Istituto di affidare al prof. Giulio Guderzo la pub blicazione di questo Diario, quasi del tutto inedito. La storia della lotta partigiana nell'Ol trepò pavese si è arricchita in tal modo di una pregevole fonte documentaria, che narra le vicende di una particolare for mazione che operò in quel settore, la pri ma brigata Matteotti, divenuta più tardi la divisione « Dario Barni ». Il merito cospicuo di tale pubblicazione sta soprattutto nel fatto che il prof. Gu derzo ha offerto qui un prezioso esempio del metodo che deve essere seguito nel rendere pubblico un documento, che può diventare valido solo a condizione che quanto in esso è narrato sia passato at traverso un vaglio critico che ne renda il più possibile attendibili fatti e giudizi. Più che il contenuto del testo, che è di proporzioni esigue e notevolmente frammentario, conta in questo libretto la ricchezza delle note che danno a chi legge una chiara visione degli avvenimen ti, collegando fra loro le varie parti, col mando ]e lacune con opportune notizie sugli avvenimenti stessi e sui loro prota gonisti, richiamando costantemente il con tenuto del diario non solo alle narrazioni storiche già pubblicate sull’argomento, ma alla ricca documentazione offerta dagli Archivi dell’Istituto nazionale. Per quella esperienza che possiamo ave re in questa materia, siamo in grado di misurare con quanta serietà e con quanto scrupolo il prof. Guderzo abbia intrapreso questa fatica, che realmente si può chia mare fatica, perchè l ’esigenza di una ri cerca paziente al fine di rendere valida la testimonianza ed utile, quindi, l’opera storica, lo studioso la sente come una specie di tirannia, alla quale non è pos sibile sfuggire. Trentasei pagine effettive di testo sono corredate da un’introduzione, da un ca pitolo sulla metodologia, sulle fonti e la bibliografia, nonché da venti fittissime pa gine di note scrupolosamente compilate, che da sole fanno già un tessuto storico, in cui si intrecciano i principali episodi della guerra partigiana nell’Oltrepò pa vese ed in cui si inseriscono le pagine del diario della divisione « Barni ». Quanto sia diffìcile, per non dire im possibile, giungere oggi alla verità incon trastata dei fatti ed all’ assoluta attendi bilità del giudizio che da essi dovrebbe scaturire, lo prova perfino questa esem plare pubblicazione, dove qualche volta constatiamo che lo sforzo dello studioso ha urtato inesorabilmente, non solo con tro l ’estrema e sfuggente labilità delle te stimonianze orali, ma contro l’impossibi lità di stabilire il valore di un documento svelando in esso tanto gli elementi occa sionali, quanto il gioco ignoto di quei mo tivi inconfessati che troppo spesso nascon dono la verità delle cose. Sono a tutti noti i limiti che rendono difficile qualsiasi ricostruzione storica; que sti limiti, di cui il Guderzo qui ha fatto larga conoscenza, sono naturalmente più che mai determinanti per chi voglia af frontare con serietà di metodo argomenti che si riferiscono alla storia più recente. A spianare a poco a poco con l’andare degli anni il terreno al compito dei futuri studiosi, varranno soprattutto saggi come questi del Guderzo, le cui doti, per amore degli studi sulla Resistenza, ci auguriamo di vedere presto impegnate in lavori di maggior peso e di più ampio respiro. B. C eva H ans R othfels , Die deutsche Opposition gegen Hitler, Fischer Biicherei, Fran kfurt, 1958, pp. 215. T ra le svariate pubblicazioni sul mo vimento di resistenza tedesco il libretto del Rothfels è quella che, malgrado la sua modesta mole, offre l’ esposizione più convincente del fenomeno della resistenza tedesca nel suo complesso e dei problemi che vi sono connessi. Il lavoro, che era stato pubblicato per la prima volta nel 1948 negli Stati Uniti Recensioni (The German Opposition to H itler, Henry Regnery, Hinsdale, Illinois) ha subito a dieci anni di distanza in questa sua prima edizione tedesca dei mutamenti notevoli, che non dipendono soltanto dall’impiego di una documentazione più esauriente ma anche dal fatto che nel frattempo gli studi sulla resistenza tedesca o su singoli episodi di essa si sono moltiplicati e si è messa in luce tutta la problematica etico-, religiosa, che ha determinato l’attività o la « non attività » dei gruppi di resistenza sotto il regime di Hitler. A ll’A . interessa sin dall’inizio mettere a punto il suo at teggiamento, con il quale rifiuta di ope rare una discriminazione politica tra i va ri gruppi e preferisce metter l’ accento sui comuni motivi che ne avevano determi nato la rivolta e che andavano in ultima analisi al di là di considerazioni di par tito o di classe: per tutti si trattava in sostanza di una lotta contro l’ antiumanità rappresentata da Hitler e dal suo regime. Infatti nel considerare la gran parte avuta nel movimento di resistenza dagli alti ufficiali e dai nobili feudatari prus siani, cioè dai tipici esponenti di quelle caste che facilitarono con il loro assentei smo se non proprio con il loro aperto appoggio l’ascesa di Hitler al potere, vien fatto di pensare che i motivi di rivolta nei primi siano stati determinati daU’irritazione dei tecnici, dei professionisti della guerra di fronte al dilettantismo esaltato dei piani militari del « caporale boemo » e negli altri da un senso di di spetto verso l’esaltato demagogismo del dittatore. Rothfels non disconosce che questi uomini nella gran parte avevano assistito con simpatia alla vittoria del partito nazista, ma riconosce appunto il loro merito nell’essersi saputi svincolare, mediante un duro travaglio di coscienza, dalle loro pesanti tradizioni di conserva torismo e di ossequio all’autorità. Se proprio degli ufficiali, educati al ri gido senso di disciplina del militare prus siano, erano riusciti a concepire l’idea di attentare alla vita del loro capo, cui erano legati dal vincolo del giuramento di lealtà ed obbedienza, ed avevano considerato un’ eventuale vittoria nazista come una « rovina per l’ Europa intera ed una ver gogna per l’umanità », ciò significa che in ciascuno di loro si era attuata quella crisi, che doveva portare alla revisione di tutte quelle tradizioni culturali, sociali e politi che su cui poggiava la loro stessa ragione di esistere. E ’ noto come alcuni ufficiali non trovarono altra soluzione a questo II5 dilemma che andare incontro alla morte sul campo di battaglia. T ra gli uomini che presero parte ai piani di un colpo di stato contro il regi me nazista non tutti però erano disposti a riconoscere la necessità o la legittimità di un'azione violenta contro il dittatore: non soltanto Cari Goerdeler, l’ex borgo mastro di Lipsia che fu anche commis sario per i prezzi del Reich nel 1934, una delle figure centrali dell’opposizione, ma quasi tutti i partecipanti al circolo di Kreisau (dal nome di una proprietà del giovane conte von Moltke, animatore del gruppo, in cui si svolgevano le riunioni). Essi si limitarono pertanto ad elaborare dei piani, più o meno utopistici, sul fu turo ordinamento di una Germania postnazista, nei quali i punti fondamentali riguardavano una decentralizzazione del Reioh, un ritorno alle clausole di V er sailles ed un sistema di organismi fede ralistici europei allo scopo di evitare altre guerre. Si giunse anche alla costituzione di una specie di governo-ombra, che avrebbe assunto i poteri qualora il colpo di mano contro il sistema nazista fosse riuscito, nel quale le posizioni più impor tanti sarebbero state assunte dal generale Ludwig Beck (capo di Stato), dallo stesso Goerdeler (cancelliere), dal sindacalista so cialdemocratico Wilhelm Leuschner e dal sindacalista cattolico jakob Kaiser (vice cancellieri), dall’ ex ambasciatore di Ger mania a Roma Ulrich von Hassel (mini stro degli esteri), da Julius Leber (mini stro degli interni) che era stato uno dei dirigenti del partito socialdemocratico. Una certa incertezza regnava ancora sulla possibile forma statale della Germania, perchè si pensava anche ad una restau razione monarchica, nel senso di una monarchia parlamentare di tipo inglese, per la quale il candidato più probabile era il principe Luigi Ferdinando della casa di Hohenzollern, allora impiegato presso la Ford negli Stati Uniti. Goerde ler, von Moltke, von Hassel, Leuschner, Leber vennero tutti fucilati dopo l’atten tato del 20 luglio assieme a Canaris, il capo del controspionaggio, a Bonhoeffer, un dirigente della Bekennende Knche e ad un numero imprecisato, ma che sem bra superare il migliaio, di persone coin volte nella congiura: Beck, la sera stessa del fallito attentato, si tolse la vita di fronte ai soldati che venivano per giu stiziarlo. A questo punto il Rothfels si chiede se i gruppi d’opposizione avessero l’intenzio ii6 Recensioni ne di operare una scissione dell’ alleanza russo-occidentale. Infatti quando, dopo la disfatta di Stalingrado ed il cedimento del fronte orientale, i piani per il colpo di stato sembravano dover essere attuati, i membri dell’opposizione riuscirono a mettersi in contatto con il governo in glese ed americano, per mezzo anche del capo del servizio informazioni ame ricano Allan Welsh Dulles che si trovava in Svizzera, per metterli al corrente del loro piano e sondare l’eventualità di con cludere una pace separata con gli occi dentali e di mantenere il fronte orientale finche la Germania non fosse stata tutta occupata dalle truppe anglo-americane. La risposta degli occidentali fu evasiva e que sto, secondo il Rothfels, valse a scoraggia re l’opposizione nell’ effettuazione dei suoi piani. Ma per l’A . queste considerazioni d ’ordine politico costituiscono un elemen to secondario di fronte al fatto che tutti gli uomini della resistenza tedesca, prote stanti o cattolici, nobili o militari, sinda calisti o funzionari di stato, socialisti o conservatori si fossero trovati uniti nel sentimento di rivolta verso la barbarie nazista sulla base dei comuni principi di umanità in cui l’elemento religioso svol geva una parte predominante. Che questa .posizione non sia apologe tica e non sia intesa ad eludere la do manda, che peraltro viene spontaneo por re, sulla reale « efficienza » di quel movi mento, ma tocchi la vera sostanza del movimento d’ opposizione tedesco, lo at testano le dichiarazioni stesse di coloro che parteciparono all’attentato del 20 lu glio, in ultima analisi l’unica azione « vi sibile » di quella resistenza, in cui il loro gesto è avvalorato come « testimonianza di -fronte alla storia ed al mondo della loro esistenza » e la loro morte come « punizione » come « espiazione » per i delitti perpetrati dal nazismo contro l ’u manità. Il 20 luglio in tal modo non è da giudicarsi secondo la sua riuscita, ma assume puramente il valore di un sim bolo. Se nel trasferire su questo piano meta politico e metafisico la valutazione della resistenza tedesca il Rothfels riesce a met terne in luce la grandezza morale ed a sottolineare il coraggio di quegli uomini nell’affrontare una crisi di coscienza così forte e nel suggellarla con la morte, ne mette peraltro, forse inconsapevolmente, in rilievo i limiti e le mancanze. Esse so no da ricercarsi più che nel difetto dei singoli, nella stessa tradizione culturale tedesca priva di un’ etica politica che per metta di operare delle scelte nelle situa zioni sempre nuove che offre la storia. L a stessa eterogeneità sociologica di quei gruppi, dei quali si può a buon diritto parlare di un incontro fortuito, dimostra come in Germania nessuna istituzione sia riuscita a tradurre in termini di struttura, di organizzazione, la sua opposizione al regime: l ’unico gruppo che in una certa misura è riuscito ad istituzionalizzare que sta opposizione, pur nei limiti che la sua natura richiedeva, fu forse quello della Bekennende Kirche, nel tentativo cioè, in parte riuscito, di formare una chiesa pro testante svincolata dall’ ossequio verso l’au torità costituita che la tradizione luterana, per la mancanza appunto di un'etica mon dana, sembrava sancire. Infine la valutazione puramente morale del movimento di resistenza tedesco porta ad un’altra interessante conseguenza, que sta volta sotto l’ aspetto storiografico, e cioè che le origini di quel movimento stesso, le cause ohe lo hanno determi nato non sono reperibili mediante lo stu dio delle origini storiche del nazionalso cialismo e delle combinazioni politiche ed economiche che lo hanno portato alla vit toria del 1 9 3 3 - Sembra quindi che non si possa parlare di oppositori « naturali » del nazismo sulla base degli schieramenti po litici dell’era weimariana. E ’ ben vero che l’unico gruppo il quale svolse una vera e propria attività di sa botaggio fu quello comunista della Rote Kapelle, che mediante un’emittente segre ta passava a Mosca i piani militari nazisti d ’invasione della Russia, ma per il Roth fels (cui peraltro bisogna riconoscere il merito di aver -messo in luce la fermezza morale di questi uomini quando furono scoperti e fucilati, mentre la storiografia ufficiale ignora volutamente questo episo dio o si limita a giudicare i suoi protago nisti come semplici agenti del Cremlino) questo fatto assume minore rilievo di fron te al coraggio con cui gli uomini dell’op posizione, superando tante difficoltà inte riori, cercarono di salvare la propria ani ma andando incontro al martirio. Ed è senza dubbio questa la nota dominante nel comportamento degli uomini della re sistenza tedesca. S ergio B ologna Recensioni F red M ajdalany, La battaglia di Cassino, Milano, Garzanti, 1958, pp. 302 - L i re 1.800. Con quest’opera l’A . — un giornalista inglese che partecipò alla battaglia di Cassino come ufficiale di fanteria — ha raggiunto solo uno degli scopi prefissisi — e precisamente quello di fornire una com pleta ed esauriente documentazione sul l’unica importante battaglia sostenuta da gli alleati sul fronte italiano — attraverso ricerche effettuate su pubblicazioni uffi ciali edite e anche inedite e sulle testi monianze rese dai maggiori protagonisti, politici e militari, dell’uno e dell’altro campo (Churchill, i generali Clark, Truscott e von Senger und Etterlin) — . Non solo infatti egli non ha raggiunto gli al tri obiettivi che si era proposto — giu stificare la distruzione del celebre Mona stero e dare un giudizio positivo sull’in tera battaglia — ma soprattutto sul se condo di essi egli è costretto a rovesciare il suo giudizio dandone uno compietamente negativo. La giustificazione ideologico-moralistica — che la distruzione dell’Abbazia doveva avvenire « perchè i suoi ideali potessero sopravvivere in un mondo che li aveva troppo spesso abbandonati » — non trova conferma nell’esame obiettivo della vi cenda. E ’ vero che il Monastero faceva parte integrante di una struttura fisica fortissima, ma — oltre al fatto fondamen tale che esso non era occupato nè usato dai tedeschi come osservatorio — la sua distruzione si rivelò doppiamente errata, psicologicamente e tatticamente, come ha riconosciuto lo stesso comandante della V armata americana gen. Clark. L ’errore psicologico consistè infatti nell’offrire ai tedeschi un’ottima occasione per una cam pagna propagandistica a largo raggio, ef fetto raggiunto con le interviste all’ abate; errore tattico, in quanto il compito per liberare la zona fu reso più difficile dal fatto di dover combattere tra le rovine. Inoltre — e questo dimostra maggior mente l’inutilità dell’ atto — il bombar damento del 15 febbraio 1944 fu deciso dall’ areonautica in considerazione della si tuazione atmosferica senza alcun coordi namento con l’ esercito, il quale non potè attaccare se non il giorno dopo, quando gli effetti del bombardamento, la sorpresa soprattutto, si erano ormai dileguati. In merito alla battaglia di Cassino l’ A. mette in luce il cumulo di errori politici, tattici e psicologici compiuti nel corso di 117 essa. La battaglia di Cassino fu infatti conseguenza della divergenza tra l’ idea politica di Churchill (invadere l’Italia per servirsi della penisola quale trampolino di lancio per un'invasione dell’ Europa bal canica) e la concezione americana di con siderare il fronte italiano un fronte se condario, e quindi di non impegnarvisi ec cessivamente con mezzi e uomini, per po ter aprire in altro luogo il secando fronte in modo da portare un attacco diretto alla Germania. A questo errore politico di fondo si aggiunse la difficoltà tecnica costituita dalla geografia del paese, osta colo naturale quasi insormontabile nelle condizioni di mezzi in cui si trovava l’e sercito alleato. A completare la difficoltà del compito vi fu infine la decisione te desca di stabilire la linea difensiva (linea Gustav) sulla città di Cassino e sui monti che la circondano. Se questi furono gli errori fondamenta li, altri e non certo secondari furono com piuti nel corso delle prime tre battaglie. Così la prima (17 gennaio - 11 febbraio) fu lanciata prematuramente in obbedien za agli ordini degli uomini politici per facilitare lo sbarco ad Anzio; la seconda 16 - 18 febbraio), anch’essa prematuramen te, per salvare la testa di ponte di Anzio; la terza (15 - 23 marzo) fu fermata dalle avversità atmosferiche. La quarta ed ulti ma battaglia (11 - 25 maggio) fu la sola preparata accuratamente, in senso tecnico e tattico, ed essa confermò che per supe rare certe difficoltà naturali occorre una forza numericamente tre volte superiore alla forza avversaria. L ’accorgimento tat tico fu quello di far credere prossimo al nemico uno sbarco al nord di Roma, di modo che i tedeschi concentrarono le loro riserve a così lunga distanza da Cassino da non avere tempo sufficiente per ac correre in difesa delle truppe colà impe gnate. Tuttavia, nonostante la vittoria ottenu ta, lo scopo ultimo della battaglia — di struggere le forze tedesche a sud di Ro ma e arrivare alla linea Pisa-Rimini — non fu raggiunto neppure questa volta in seguito all’ordine di Clark di conquistare Roma, che impedì il congiungimento tra le forze che avevano attaccato da Anzio e quelle provenienti da Cassino. Quest’or dine di Clark riesce ancora oggi tatticamente incomprensibile, ma può trovare la sua spiegazione nel desiderio americano di entrare per primi nella capitale italiana. .Ancora di più: nonostante quest’ultimo errore tattico, la resistenza tedesca avreb- n8 Recensioni be potuto essere superata rapidamente se non fosse intervenuto a fermare l’avan zata in Italia l ’ordine d i , Eisenhower e Marshall di togliere dal fronte italiano una parte delle truppe per sbarcarle nel la Francia meridionale a complemento deh l’ apertura del secondo fronte avvenuta in Normandia il 6 giugno. Così anche nel momento in cui la vittoria avrebbe po tuto essere sfruttata, la campagna d ’Italia mantenne il suo carattere di fronte se condario sul quale non era necessario im pegnarsi a fondo. Nonostante tutta la sua buona volontà l’A ., è quindi costretto a dare un giudizio negativo e amaro del l’intera vicenda, sul quale non resta che concordare: «Cassino... rimane... un mo numento agli orrori della guerra e alla perversa e paradossale nobiltà di una battaglia ». M arcello D e l l ’ Omodarme A . G alante-G arrone, Questa nostra R epubblica, edizioni Loescher, Torino, 1959, pp. 249 - L . 840. Profilo della Costituzione, edizioni Loes cher, Torino, 1959, pp. 239 - L . 900. F ilippo S acchi, L ’A B C del cittadino, Edizioni Scolastiche Mondadori, Milano, 1959, pp. 188 - L . 900. L ’Educazione civica è stata introdotta solamente da un paio d ’anni fra le disci pline scolastiche, e trascorreranno vari anni ancora prima che si possa giudicare della portata e deH’efficacia del provvedi mento. Già se ne parla, negli ambienti più direttamente interessati, molto meno di quanto non si facesse al suo primo apparire, e tutto rischia di essere ingoiato nella « routine » quotidiana di una Scuola che, come la nostra, riesce magicamente a trasformare agli occhi degli alunni ogni spunto o motivo di pur viva attualità nel trito e frusto catechismo di una cultura inaridita e messa sotto formalina. Il disinteresse di molti insegnanti per la nuova materia, che sottrae due ore al mese al programma di storia, già peren nemente angustiato e costretto per parte sua, si può spiegare anche con una certa ignoranza del meccanismo costituzionale, politico e amministrativo dello Stato, ma soprattutto con una sorta di disagio a tra vasare negli alunni un complesso di mas sime giudiridiche, di asserzioni vagamen te retoriche e di norme amministrative, la cui sintesi spesso si lascia vanamente desiderare o solo intravvedere nei cor renti testi di Educazione civica. Infatti, come era naturale, un vero fiume di libretti di questo genere si è rovesciato nelle librerie, non appena la legge che riguardava l’istituzione della nuova disci plina fu emanata: ma, per la maggior parte, i vari volumetti, magari elegante mente illustrati, mostravano nei loro au tori una accentuata confusione di idee, quando non addirittura il proposito di confonderle a bella posta. Se ne è parlato già a Firenze nell’apri le del 1959, nel corso del convegno su « La Resistenza e la scuola » ed è inutile ripetersi qui: le conclusioni, sempre va lide, erano state che un libro di Educa zione civica non può limitarsi a dare dei precetti di buona creanza, tratti dal ga lateo o dal codice stradale: deve (nei li miti del possibile) formare il cittadino di domani, fondandone in lui i presupposti con la chiara coscienza dei legami inter correnti fra le istituzioni di oggi e la sto ria di ieri. La Costituzione della Repub blica non viene dal cielo, ha i propri fon damenti e la propria giustificazione nel la Resistenza, nelle istanze ideali, forse più astratte, indubbiamente più pure e caratteristiche, di questa. Ed è quindi inutile, anzi sommamente dannoso, celare ai giovani queste origini, nascondendosi dietro al velo dell’imparzialità e dell’im possibilità di giudicare. E ’ ben vero che nessuna materia, come l ’Educazione civica, dipende per il proprio « successo » dalle doti personali, staremmo a dire dalla passione e dalla coscienza civile dell’in segnante; ma è altrettanto vero che la guida di un testo intelligente e aperto costituisce, anche per l’ insegnante prepa rato, un ausilio difficilmente sostituibile. Detto questo, la migliore presentazio ne dei libri del Galante-Garrone e del Sac chi consisterà nell’ asserire che essi forni scono appunto quella guida e che sono esenti dai difetti lamentati per molti altri testi del genere: differenti nella destina zione (il Galante-Garrone è riservato, ai licei, il Sacchi ai ginnasi) i due volumetti coincidono negli scopi ideali e nella loro pratica attuazione: tutti e due inquadra no il problema dei rapporti tra i citta dini e lo Stato e dei cittadini tra loro in una visione serena e distaccata, ma non « spoliticizzata » ad ogni costo. Più bonario e confidenziale l’ « A B C » , che si rivolge ai ragazzi fra i 14 e i 16 anni; austero e controllato, e pure estre- Recensioni inamente chiaro e interessante « Questa nostra repubblica », ambedue richiamano le giovani menti alla meditazione su te mi per esse inconsueti : il fascismo, la guerra, la responsabilità della monarchia e la sua caduta, la Resistenza, che costi tuiscono il presupposto storico insostitui bile di ogni illustrazione della Costitu zione, di ogni asserzione riguardante le nostre istituzioni democratiche. , Noteremo infine che il commento alla Costituzione del Galante-Garrone è uscito, 119 oltre che per le scuole, anche in un’edi zione destinata a un più largo pubblico, sotto il titolo « Profilo della Costituzione »; ci si potrebbe domandare la ragione di questo doppione, dato che le due edizioni sono identiche nel contenuto: un’occasio ne di più, comunque, offerta ai « padri » per mettersi al corrente e per non farsi superare e distanziare, come troppo spes so capita, dai propri figli. A rrigo P acchi