1 5 gennaio 2013 Riflessione di Padre Lino Piano L
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1 5 gennaio 2013 Riflessione di Padre Lino Piano L
5 gennaio 2013 Riflessione di Padre Lino Piano L'azione di Dio nel consacrato (Gv 17, 11b-19) In quel tempo, alzati gli occhi al cielo, Gesù pregò dicendo: Padre santo, custodiscili nel tuo nome quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato e li ho conservati e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura… Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo… Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché anch’essi siano consacrati nella verità. La risposta totale a Dio che chiama avviene mediante la consacrazione religiosa nella quale c'è la parte della creatura e la parte di Dio. Cf. LG 44/404: "consiliorum evangelicorum professione... divino obsequio intimius consecratur (con la professione dei consigli evangelici… [il religioso] è consacrato [da Dio] più intimamente al servizio di Dio). La Commissione conciliare ha spiegato: “consecratur” è al passivo sottintendendo "a Deo" (= è consacrato da Dio) (Modi p. 7 n. 24). Il Concilio quindi vuole indicare anche l'azione divina che avviene nella consacrazione religiosa. Questa azione non avviene mediante un sacramento come per es. nel battesimo e nel sacramento dell’Ordine. Avviene mediante la preghiera liturgica della Chiesa. Con termine tecnico si dice che non è un sacramento ma un “sacramentale”. Dio desidera realizzare pienamente la sua presenza in noi pur lasciandoci la nostra libertà. E' necessario del tempo perché tutte le nostre tendenze e aspirazioni siano orientate totalmente verso Dio e concorrano senza riserve alla pienezza del dono di sé a Dio. Certamente Dio è il padrone assoluto di ogni uomo, ma ad ognuno egli lascia la libertà di aprirsi alla sua azione e al suo amore e non restringe tale libertà. Anche la Madonna era libera. Grazie alla professione liberamente fatta, il religioso si apre al massimo all'azione divina e lascia a Dio ogni facoltà di guidare la propria esistenza e di plasmare la propria anima. Questo abbandono totale al volere divino è un abbandono al piano della redenzione. Dio non esercita la sua influenza sulla persona umana se non secondo un disegno di amore e di salvezza. Egli introduce più profondamente la persona nel mistero della passione e risurrezione di Cristo. Consacrarsi significa sacrificarsi. Gesù dice: per loro io consacro me stesso (Gv 17, 19) che equivale a per loro io sacrifico me stesso. Non dobbiamo meravigliarci della grandezza dei sacrifici che la vita consacrata ci presenta. In certo qual modo abbiamo accettato tutto anticipatamente. E’ l’abbandono alla Divina Provvidenza vissuto e insegnato dal Cottolengo. L'influsso divino fa concorrere la vita del religioso alla salvezza del mondo e gli fa adempiere il suo ruolo nella Chiesa. Noi siamo chiamati a essere un dono gradito a Dio, come lo è stato Gesù Cristo a beneficio di tutta l’umanità. E’ il programma "totus tuus" di Giovanni Paolo II. Il generoso dono di sé, il distacco interiore, la gioia di servire gli altri costituiscono l'incanto evangelico di una vita consacrata. Per un'anima del genere i valori del mondo si fanno sempre più lontani, davanti a lei non esiste che il volto di Cristo, il resto non ha più importanza. Qual è il traguardo ultimo cui si può giungere? E’ la conformazione a Cristo cui accenna il nostro testo comune sul carisma (n. 4), è la simbiosi con Cristo. Sulla via della conformazione a Cristo c'è per ognuno di noi uno scavo interiore per spogliarci di noi stessi e riempirci di Cristo. 1 Spesso Dio interviene a isolare l'anima con la sofferenza del corpo o con l'umiliazione dello spirito. Dio impone strappi e distacchi. Circa la situazione della sofferenza del corpo pensiamo a fratel Luigi, alla Madre Emiliana e anche ad altre persone che conosciamo. Invece lo stato di umiliazione dello spirito come mezzo per spogliarsi di sé e vestirsi del Cristo, può dipendere anche solo dall'entrata in scena delle comuni prove della vita (tentazioni di ogni genere, solitudini angosciose, tribolazioni, ecc.). In tutto questo non c'è niente di esotico, di estraneo alla vita degli uomini. L'essenziale è uscire carichi di umiltà da queste prove. Noi dobbiamo approdare a una vera umiltà. Anime eccezionali possono avere prove eccezionali. In suor Maria Carola c’è stata la sofferenza del corpo, non totale e l’umiliazione dello spirito anche se non eccezionale per le situazioni vissute negli ultimi anni. Cf. Santa Giovanna Antida Thouret tornata a Besançon da Napoli, le hanno chiuso la porta in faccia per ordine del vescovo, a lei che era la fondatrice delle suore. Cf. il beato Basile Moreau, fondatore della Congregazione della Santa Croce (Holy Cross), dimessosi da superiore generale nel 1866, fu condannato dal Capitolo generale del 1868, fu spogliato di ogni cosa, la casa madre, la scuola secondaria, i due noviziati e la sua chiesa furono messi in vendita. Fu beatificato nel 2006. Cf. il Curato d'Ars: il demonio corre a turbargli le poche ore di riposo, corre a urtarlo come Gesù nel deserto, perché ormai il curato d'Ars è Gesù. E la Francia si inginocchia davanti a questo prete che ormai è vuoto di sé. A queste prove interiori ed esteriori se ne può aggiungere anche un'altra: quella che tutto sia una illusione. La tentazione di non essere nella volontà di Dio o di sentirsi condannati alla dannazione eterna. Tutto questo martirio interiore è giusto? Perché tormentare così una creatura? Non dobbiamo dimenticare che tutto questo è saldamente nelle mani di Dio il quale agisce sempre secondo un disegno di amore e di salvezza. Tutto questo però trae il suo diritto dalle esigenze della Chiesa, la quale ha bisogno di apostoli che siano come fiamme. Siamo chiamati a diventare uomini e donne di Dio e quindi Dio provvede a smaltire quello che in noi inquina il dono di Dio. La conformazione a Cristo passa attraverso questa terapia. Ma da questa rovina di sé, da queste macerie dell'uomo vecchio, da questo pieno distacco da se e dalle proprie cose, esce l'uomo nuovo sbendato, capace di vita perenne nel Cristo risorto. 2