CARBON FOOTPRINT DELL`ACQUA MINERALE NATURALE
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CARBON FOOTPRINT DELL`ACQUA MINERALE NATURALE
FACOLTÀ DI AGRARIA Università degli Studi della Tuscia Via S. Camillo de Lellis , Viterbo Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali ELABORATO FINALE C ORSO DI LAUREA IN T ECNOLOGIE A LIMENTARI CARBON FOOTPRINT DELL’ACQUA MINERALE NATURALE EFFERVESCENTE NATURALE “CLAUDIA” RELATORE: STUDENTE: Prof. MAURO MORESI GIANLUCA PAONE matr. 10118 Anno Accademico 2010 – 2011 1 CARBON FOOTPRINT DELL’ACQUA EFFERVESCENTE NATURALE “CLAUDIA” MINERALE NATURALE Riassunto In questo elaborato finale si è calcolato il Carbon Footprint (CF) della produzione e distribuzione di confezioni in PET da 1,5 l di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nell’anno 2010, reperendo tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto di imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM) ed applicando la metodologia PAS 2050. Attraverso l’analisi di inventario del ciclo di vita si sono stimati sia i consumi di materie prime e di energia che la formazione di effluenti e residui solidi. Sulla base dei relativi fattori di emissione (database del software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC 2007), si è calcolata, al netto della gestione di tutti i rifiuti solidi, un’emissione di 270 g CO2e per ogni bottiglia in PET da 1.5 l di Acqua Minerale Claudia. Le materie prime e le fasi di produzione e trasporto rappresentano, rispettivamente, il 52, il 20 ed il 18% circa del CF. Tenendo conto della fase d’uso dell’acqua minerale da parte del consumatore, nonché della gestione di tutti i rifiuti solidi secondo lo scenario italiano, il CF aumenterebbe a circa 298 g CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l. Sono state infine proposte alcune azioni per ridurre il CF del prodotto e migliorarne la performance ambientale. Parole chiave: Impronta del Carbonio, Acqua Minerale Effervescente Naturale Claudia, Analisi del Ciclo di Vita, Metodologia PAS 2050, bottiglia PET 1.5 l CARBON FOOTPRINT of “Claudia” Natural Sparkling Mineral Water Abstract In this Dissertation the Carbon Footprint (CF) of the production and distribution of Claudia natural sparking mineral water bottled in 1.5-l PET bottles in the year 2010 was calculated, by extracting all the inventory and transportation data directly from the processing plant of Acqua Claudia Srl (Anguillara Sabazia, Rome, Italy) and applying the standard method PAS 2050. The Life Cycle Inventory Analysis allowed the consumption of raw materials and energy, as well as the formation of effluents and solid wastes, to be estimated. By referring to the emission factors (derived from the databases of the SimaPro 7.2 software according to the method IPCC 2007), the CF excluding waste disposal was of about 270 g CO2e per each PET bottle sized 1.5 l. The raw materials and production and transportation phases embodied about the 52, 20 and 18% of CF, respectively. By accounting for the consumer use, as well as the management of all solid wastes formed according to the current Italian disposal scenario, the CF increased to circa 298 g CO2e per 1.5-l PET bottle. Finally, a few actions were recommended to reduce the product CF and to improve its environmental performance. Key words: Carbon Footprint, Claudia Natural Sparking Mineral Water, Life Cycle Assessment, Standard Method PAS 2050, 1.5-l PET bottle 2 A mia moglie Umberta e ai miei due figli Alice e Tommaso, i quali durante il mio percorso accademico mi hanno sostenuto con comprensione ed amore. Rinunciando l’una al mio aiuto ed alle mie attenzioni, e gli altri alla mia presenza negli eventi importanti per la loro crescita, hanno dimostrato di volermi bene; per questo dedico a loro questo elaborato finale, frutto della mia determinazione e del loro sacrificio. 3 4 INDICE 5 6 INTRODUZIONE……………………………………………………………………………………………. 9 1. Certificazione ambientale di prodotto…………………………………………………… 17 2. Descrizione sintetica della GUIDE TO PAS 2050 (BSI,2008b) per la stima del carbon footprint di prodotto-servizio…………………………………………….. 33 2.1 Start-up……………………………………………………………………………………. 35 2.1.1 Setting objectives (definire gli obiettivi) …………………………. 35 2.1.2 Choosing products (selezionare i prodotti) …………………….. 35 2.1.3 Engaging suppliers (coinvolgere i fornitori) …………………….. 36 2.2 Product footprint calculation (calcolo del Carbon Footprint)…….. 36 2.2.1 Building process map (costruire lo schema di processo).…. 36 2.2.2 Checking boundaries and prioritisation (definire i confini e le priorità) …………………………………………………………………… 37 2.2.3 Collecting data (raccogliere i dati).…………………………………… 38 2.2.4 Calculating the footprint (calcolare l’impronta ecologica) . 39 2.2.5 Checking uncertainty (optional) ( confermare le incertezze). 40 2.3 Next step (opzioni successive)…………………………………………………… 41 2.3.1 Validating result (validare i risultati) ……………………………….. 41 2.3.2 Redusing emissions (ridurre le emissioni) ……………………….. 41 2.3.3 Comminicating the footprint and claming reductions (diffondere l’impronta ecologica e dichiararne la riduzione prevista) ………………………………………………………………………. 42 3. Il caso di studio: Acqua minerale Claudia………………………………………….. 43 3.1 L’azienda………………………………………………………………………………….. 45 3.2 Area di busines…………………………………………………………………………. 46 3.3 Volumi di vendita……………………………………………………………………... 47 3.4 La normativa di riferimento………………………………………………………. 48 3.5 Il prodotto…………………………………………………………………………………. 49 7 3.6 Dichiarazione delle prestazioni ambientali………………………………… 50 3.6.1 Unità funzionale……………………………….…………………………… 50 3.6.2 Confini del sistema e processi…………….…………………………. 50 3.6.3 Sistema per il confezionamento del prodotto in PET … 51 3.6.4 Descrizione del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglia di PET ……………………….……… 55 3.6.5 Descrizione del processo di produzione delle bottiglie PET ……………………………………………………………………………… 59 3.6.6 Raccolta dati …………………………………………………………………. 62 3.6.6.1 Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti ………………………… 63 3.6.6.2 Rimozione arsenico ………………………………………………………………… 64 3.6.6.3 Rilevazione dati per l’inventario dei materiali di imballaggio … 65 3.6.6.4 Rilevazione scarti dei materiali di imballaggio ………………………… 70 3.6.6.5 Bilancio di materia delle fasi di soffiaggio, lavaggio e riempimento delle bottiglie …………………………………………………… 71 3.6.6.6 Bilancio di materia della fase di etichettatura e confezionamento in fardelli …………………………………………………… 72 3.6.6.7 Bilancio di materia della fase di confezionamento in pallet … 74 3.6.6.8 Composizione del prodotto finito ………………………………………….. 79 3.6.6.9 Consumo detergenti e lubrificanti ………………………………………… 79 3.6.6.10 Consumi energetici ………………………………………………………………… 80 3.6.6.11 Gestione dei rifiuti …………………………………………………………………. 85 3.6.6.12 Trasporti ………………………………………………………………………………… 90 3.6.6.13 Fattori di emissione ……………………………………………………………….. 107 3.6.7 Calcolo del Carbon Footprint …………………………………………… 127 3.6.8 Discussione dei risultati ………………………………………………….. 129 CONCLUSIONI ……………………………………………………………………………………….. 133 Bibliografia …………………………………………………………………………………………… 145 8 INTRODUZIONE 9 10 Nell’ultimo decennio il problema dell’impatto ambientale delle attività umane è entrato nelle agende politiche per le implicazioni di natura etica ed economica. È sempre più percepito come una cattiva gestione dell’ambiente comporti inevitabilmente crescenti costi sociali. Basti citare a titolo esemplificativo le spese sanitarie per i soggetti che presentano manifestazioni asmatiche dovute all’inquinamento da polveri sottili, come pure i costi sostenuti a causa dei disastri ambientali dovuti ad eventi meteorologici inusuali, correlabili in qualche modo ai cambiamenti climatici in atto. Attualmente tutti i settori produttivi sono sempre più attenti all’impatto ambientale delle loro attività e non fanno eccezione le attività agro-alimentari. Per giunta in alcuni Paesi europei si sta affermando la tendenza di dichiarare l’impatto ambientale dei prodotti alimentari mediante l’apposizione di etichette ambientali, onde consentire ai consumatori di effettuare scelte ecosostenibili, analogamente a quanto già accade ad esempio per gli elettrodomestici, ove sono recentemente entrate in vigore le nuove energy labels (Direttiva 2010/30/UE: http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8413:etichetta tura-energetica-obbligatoria-in-tutta-europa&catid=924:latest-news&Itemid=171). Lo studio sull’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi utilizzati nella Comunità Europea a 25 Paesi (EU25), eseguito da Tukker et al (2006), ha rilevato che il comparto degli alimenti, bevande, tabacco e narcotici contribuisce per il 22-31% al riscaldamento globale del Pianeta (Global Warming Potential, GWP). In particolare, le carni ed i prodotti carnei contribuiscono in maniera prevalente, in quanto rappresentano il 12% del GWP, il 24% del potenziale di eutrofizzazione (EP) ed il 10% del potenziale di formazione di ozono fotochimico (Photochemical Ozone Creation Potential, PCOP) di tutti i consumi. I prodotti lattiero-caseari concorrono al 5% di GWP, al 10% di EP ed al 4% di PCOP. I prodotti a base di cereali (pane, sfarinati, paste alimentari, etc.) contribuiscono un poco più dell’1% di GWP e di PCOP ed al 9% circa di EP. Infine, la frutta e le verdure (comprese quelle surgelate) danno un apporto del 2% circa di GWP, EP e PCOP. Nel 2007 in Italia le emissioni di gas-serra CO2e (pari a 553 Tg di anidride carbonica equivalenti, CO2e) corrispondono ad un contributo emissivo pro-capite annuo di 9543 11 kg CO2e, il 18.8% del quale, ossia circa 1780 kg CO2e, è dovuto al settore agroalimentare (Castaldi et al., 2009). Le emissioni di gas-serra potrebbero contrarsi anche con appropriati cambiamenti nello stile di vita. Ad es., Eshel & Martin (2006) dimostrarono che le emissioni specifiche di CO2 associate alla produzione di prodotti alimentari di origine animale variano notevolmente e che la sostituzione delle carni rosse con pollame ed uova, come pure la sostituzione degli alimenti di origine animale con quelli di origine vegetale, può ridurre le emissioni dei singoli consumatori, come pure la scelta di guidare un’automobile ibrida ultraefficiente in alternativa ad un SUV. In particolare, l’adozione delle Linee guida per una sana alimentazione della Società Italiana di Nutrizione Umana (www.inran.it/INRAN_LineeGuida.pdf), che si ispirano alla cosiddetta dieta mediterranea, permetterebbe di ridurre le emissioni del sistema agroalimentare da 104 a ca. 57 Tg CO2e/anno, salvaguardando non solo la salute umana, ma anche l’ambiente, in virtù di minori consumi energetici, minore impatto potenziale sul riscaldamento globale e del miglioramento della qualità dell’ambiente stesso per le minori emissioni in aria, acqua, suolo, etc. (Moresi & Valentini, 2010). Tra i settori dell’industria alimentare e delle bevande quello delle acque minerali è oggetto da tempo di estese campagne ecologistiche per limitare il consumo di acqua imbottigliata e per promuovere l'uso degli acquedotti pubblici. Ad es., negli Stati Uniti le amministrazioni di New York e San Francisco hanno vietato l'uso di acqua minerale negli uffici pubblici, mentre a Bundanoon, un piccolo centro dell'Australia a circa 150 km da Sydney, si è arrivati a proibire le bottiglie di minerale per contrastare l'abuso di bottiglie di plastica e i costi ambientali legati al loro trasporto (Gualerzi, 2009). D’altra parte, il mercato mondiale delle acque minerali riguarda circa 154 miliardi di litri di acqua minerale in bottiglie di PET (polietilene tereftalato), per la cui produzione (1 kg) si impiegano poco meno di 2 kg di petrolio e 17 l di acqua, rilasciando nell'atmosfera 2,3 kg di CO2e, oltre ad altre sostanze inquinanti (www.scribd.com/doc/47833949/PET-bottle-Audit). 12 Nel 2010 in Italia il consumo pro-capite annuo si è collocato intorno ai 186 litri ed è cresciuto del 296% dal 1980 (Fig. I.1). 250 186 200 l/a 150 100 50 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 2009 2010 anno Figura I.1 Evoluzione dei consumi pro-capite di acqua minerale in Italia dal 1980 al 2010 (fonte Beverfood-Mineralacqua). In Fig. I.2 si raffrontano i consumi procapite di diversi Paesi nel 2009: l’Italia con 193 l/a (di poco superiore al dato rilevato nel 2010) si colloca tra i Paesi con i consumi più elevati ed è seconda solo agli Emirati Arabi. 350 300 250 200 150 100 50 Austria Belgium Brazil China Czech Denmark Finland France Germany Greece Hungary Indonesia Ireland Italy Japan Mexico Netherlands Norway Poland Portugal Romania Russia Saudi Arabia Slovakia Spain Sweden Switzerland Turkey Un. Ar. UK Ukraine USA 0 Figura I.2 Consumi pro-capite di acqua minerale in alcuni Paesi nel 2009 (fonte BeverfoodMineralacqua). 13 Tabella I.1 Mercato italiano delle acque minerali nel 2009 e 2010 (fonte BeverfoodMineralacqua). MERCATO ITALIA Unità di misura 2009 2010 Le società imbottigliatrici n° 168 165 Le marche di acque confezionate n° 292 290 Concentrazione mercato (primi 4 gruppi) % 52.2 52.0 Giro d'affari dei produttori M€ 2.200 2.100 acque minerali Ml 12.200 11.900 altre acque confezionalte (boccioni e acque da tavola) Ml Totale Ml 12.400 12.100 Consumi interni (minerali + altre confezionate) Ml 11.400 11.150 Consumi procapite (minerali + altre confezionate) litri 190 186 - acque lisce naturali % 63 64 - acque frizzanti % 21 20 - acque effervescenti naturali % 16 16 - Nord-Ovest % 30 30 - Nord-Est % 19 19 - Centro + Sardegna % 26 25 - Sud e Isole % 25 26 - bottiglie in plastica % 78 79 - bottiglie in vetro % 20 18 - boccioni + brik % 2 2 - iper, super,superettes & discount % 70 71 - dettaglio tradizione + Door to Door % 10 10 - HoReCa, catering, vending % 20 19 Produzione 200 200 Mix consumi per tipo Consumi per aree Mix confezioni Canali di vendita La produzione complessiva del 2010 è stata operata da 165 società imbottigliatrici (Tab. I.1), che complessivamente hanno imbottigliato un volume di 12,1 miliardi di litri 14 a fronte di 11,1 miliardi di litri consumati (Fig. I.3), cui corrisponde in un giro di affari di 2,1 miliardi di euro. I consumi sono ripartiti tra le varie tipologie di prodotto e nello specifico il 16% del consumo è dato dalle effervescenti naturali, il 20% dalle frizzanti ed il restante 64% dalle acque lisce (Tab. I.1). 14000 Miliardi di litri 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 1980 1985 1990 1995 2000 anno 2005 2008 2009 2010 anno Figura I.3 Produzione () e consumi () di acque minerali in Italia nel periodo 1980-2010 (Fonte Beverfood- Minieralacqua) Figura I.4 Indice di penetrazione delle bevande in Italia (fonte Beverfood: http://www.beverfood.com/v2/modules/news/article.php?storyid=556). 15 Un’indagine ISTAT rileva che l’88,6% delle persone sopra i 14 anni dichiara di bere acqua minerale; se a questo dato si aggiunge un indice di penetrazione (percentuale famiglie acquirenti sul totale delle famiglie italiane) del 98%, è evidente come l’acqua minerale sia la bevanda più diffusa ed acquistata dalle famiglie italiane (Fig. I.4). In uno scenario economico così delineato si è ritenuto interessante studiare i danni ambientali connessi alla produzione e distribuzione di acqua minerale. In effetti, l’acqua minerale ha ormai sostituito il consumo dell’acqua proveniente dalla rete dell’acquedotto e la crescita dei consumi procapite nell’ultimo trentennio, pur con la lievissima flessione degli ultimi cinque anni, testimonia un mercato saturo, ma consolidato. Con le continue esortazioni al consumo dell’acqua di rete (indicata come meno dispendiosa in termini ambientali, sicura e sana, e, qualora sussistano poi dubbi sulla salubrità dell’acqua di rubinetto, il cittadino è spesso oggetto di sollecitazioni pubblicitarie per adottare trattamenti potabilizzanti domestici) è ragionevole pensare che gli imprenditori del settore debbano adoperarsi per migliorare costantemente le prestazioni ambientali per testimoniare di fatto l’eco-compatibilità della produzione, se non vogliono vedere regredire, a fronte di una rinnovata consapevolezza ambientale del cittadino italiano, il loro business. Considerato che nel 2010 le confezioni più vendute, con il 79% di quota sul totale prodotto in Italia (Tab. I.1), sono state le confezioni in PET, si è scelto in questo elaborato di calcolare il Carbon Footprint della produzione e distribuzione di confezioni in PET da 1,5 l di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nel l’anno 2010, reperendo tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto di imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM). 16 CAPITOLO 1 CERTIFICAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO 17 18 Con la crescente attenzione della comunità internazionale per i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di gas climalteranti (green house gases, GHG), ha preso forma e consistenza il fenomeno del cosiddetto green consumering, tipico dei consumatori interessati a conoscere il contributo fornito dai prodotti in uso alla salvaguardia del clima. Ne consegue che oggi le attività a protezione dell’ambiente delle aziende produttrici di servizi o prodotti possono avvantaggiarle significativamente rispetto ai concorrenti. Il termine Food miles è un indicatore che ha acquistato un’ampia diffusione in GB. È stato coniato da Tim Lang, ora Professore di Food Policy alla City University di Londra, per evidenziare in maniera semplice al consumatore tutte le conseguenze esplicite ed implicite di natura ecologica, sociale ed economica della produzione alimentare. Esprime la distanza che un alimento percorre dalla produzione al consumo finale, indipendentemente dalla scala di produzione e delle modalità di trasporto (aereo, nave, treno, Tir, camion, camioncino, auto privata, bicicletta, piedi). In Fig. 1.1 si riporta una tipica etichetta (Food mileage label) applicata su numerosi prodotti commercializzati nella catena di supermercati Waitrose in GB. Figura 1 .1 Tipica etichetta ecologica (Food mileage label) applicata su numerosi prodotti commercializzati nella catena di supermercati Waitrose in GB. Un altro sistema di etichettatura è rappresentato dal Carbon Footprint (impronta ecologica o di CO2 od indice di carbonio), che è stato adottato da numerose catene commerciali dapprima in Gran Bretagna (Tesco, Marks & Spencer, Sainsbury’s) e poi in Francia (Casino), Sud Corea (Cool), etc. (Fig. 1.2). Attualmente, in Svezia, è stato applicato sia da Lantmannen, il maggior marchio agricolo svedese, che da Max, la più grande catena di burger-restaurants, per etichettare prodotti e pietanze, dal pollo alla 19 pasta; quindi, in Svezia nei prodotti alimentari e nei menù nei ristoranti si riporta non solo il valore energetico dell’alimento, ma anche le emissioni di CO2. Figura 1.2 Tipiche etichette ecologiche (Carbon footprinting labels) applicate su numerosi prodotti commercializzati nelle catene di supermercati Tesco (GB), Cool (Sud Corea) e Casìno (F). Analogamente, anche l’EPEA, associazione dei produttori ecologici dell’Andalusia, ha deciso di riportare sugli alimenti in vendita in Spagna l’indicazione della quantità di anidride carbonica generata per produrli e distribuirli. Il Carbon Footprint fornisce informazioni sull’impatto climatico del prodotto ed indica la somma delle emissioni di CO2 lungo l’intera filiera. Per stimare questo indicatore occorre applicare la metodologia life cycle assessment (LCA), in italiano analisi del ciclo di vita. Con questa metodologia si calcolano le emissioni che si realizzano durante tutto il ciclo di vita di un prodotto, di un processo o un servizio: è la cosiddetta analisi dalla culla alla tomba (cradle-to-grave analysis), dai punti di preproduzione (quindi anche estrazione e produzione dei materiali), alla produzione delle materie prime (MP) e degli ingredienti alla trasformazione, alla distribuzione, all’uso (quindi consumo, riuso e manutenzione), al riciclaggio ed alla dismissione finale, tenendo conto di tutti i trasferimenti subiti dalle MP, dai semilavorati (SL) e dai prodotti finiti (PF). Il risultato di questa procedura è detto Carbon Footprint, ossia impronta di carbonio. 20 La LCA è riconosciuta a livello internazionale attraverso la famiglia delle norme ISO (International Organization for Standardization) 14000 (Lee & Inaba, 2004) e considera gli impatti ambientali del caso esaminato nei confronti della salute umana, della qualità dell'ecosistema e dell'impoverimento delle risorse, valutando inoltre gli impatti di carattere economico e sociale. Gli obiettivi della LCA sono quelli di definire un quadro completo delle interazioni con l’ambiente di un prodotto o di un servizio, contribuendo a comprendere le conseguenze ambientali direttamente o indirettamente causate e, quindi, dare a chi ha potere decisionale (ossia chi ha il compito di definire le normative) le informazioni necessarie per stabilire i comportamenti e gli effetti ambientali di una attività e per identificare le opportunità di miglioramento o le migliori soluzioni per intervenire sulle condizioni ambientali. Questa metodologia può essere impiegata per ottimizzare la performance ambientale sia di un singolo prodotto (ecodesign) che di un’industria. Figura 1.3 Fasi di analisi degli studi di LCA secondo le norme ISO 14000 (Lee & Inaba, 2004). Le procedure per condurre studi LCA si articolano in 4 fasi distinte, come schematicamente illustrato in Fig. 1.3: 1. la definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione (Goal and Scope Definition - ISO 14041), stabilendo altresì un’appropriata unità funzionale FU, in 21 modo da poter agevolmente comparare i risultati dello studio a quelli ottenuti seguendo processi alternativi; 2. l’analisi di inventario del ciclo di vita (Life Cycle Inventory Analysis - ISO 14041), esaminando i consumi di MP, di energia, le emissioni in aria, acqua o suolo, la formazione di effluenti e residui solidi, etc. Relativamente all’industria alimentare gli studi LCA fanno spesso riferimento allo schema in Fig. 1.4, dove vengono evidenziati i materiali e le risorse naturali in ingresso ed i prodotti, i sottoprodotti, gli effluenti ed i residui delle trasformazioni effettuate. Figura 1.4 3. Fasi di analisi degli studi di LCA inerenti l’industria alimentare. la valutazione dell'impatto ambientale del ciclo di vita (Life Cycle Impact Assessment - ISO 14042) tramite alcune categorie di impatto. Quelle prese in considerazione riguardano il riscaldamento globale (dovuto ai gas serra), la formazione di smog, l’assottigliamento dello strato di ozono, l’eutrofizzazione, la produzione di contaminanti tossici a livello ambientale ed umano, la desertificazione, l’uso della terra, come il depauperamento dei minerali e dei combustibili fossili. Dette categorie possono essere combinate in modo da stimare diverse categorie di danni con conseguenze sulla salute umana, sui raccolti, sui pesci, etc., come illustrato in Fig. 1.5. 22 Figura 1.5 4. Categorie di danni con conseguenze sulla salute umana, sui raccolti, sui pesci, sui materiali plastici. l’interpretazione dei risultati (Life Cycle Interpretation - ISO 14043), tenendo conto dei margini di incertezza nelle assunzioni di partenza e verificando la sensitività dei risultati a prefissati intervalli di variazione.. Le norme permettono di definire il livello di dettaglio dello studio in funzione dell’obiettivo da raggiungere, regolano la fase di inventario e le modalità di conversione dei dati elaborati su materiali e relativi processi in potenziali danni ambientali attraverso procedimenti tecnici e secondo la seguente sequenza di fasi: definizione delle categorie di impatto, classificazione, caratterizzazione delle emissioni e delle risorse nelle categorie di impatto, damage assessment o caratterizzazione delle categorie di impatto nelle categorie di danno, normalizzazione, valutazione. I limiti di questa tecnica di valutazione, che possono mettere in dubbio la scientificità del risultato, stanno nella disponibilità dei dati iniziali e nella loro accessibilità. Nel contesto italiano, dove non esiste una banca dati ufficiale, diventa necessario far riferimento a banche dati straniere con inevitabili approssimazioni dovute alla verifica di trasferibilità dei dati. Ciò, unitamente alla spesso scarsa disponibilità delle aziende a diffondere dati diretti su consumo e produzione di rifiuti, può rendere molto faticosa la fase di Life Cycle Inventory. 23 Le banche dati più facilmente reperibili sono quelle presenti all’interno dei softwares per l’analisi LCA, come nel caso del software SimaPro 7 che contiene le seguenti banche dati: Ecoinvent, ETH, BUWAL250, Industry Data, IDEMAT 2001, LCA Food DK, ecc. Per la quantificazione degli impatti ambientali provocati dal flusso di materia e energia attraverso il sistema, SimaPro 7 fornisce una serie di metodi Europei, Nord-Americani ed altri per realizzare questa fase, tra cui si citano: • CML 2 baseline 2000 • Ecoindicator 99 • EDIP 203 • IPCC 2007 (Global Warning Potential a 100 anni) In particolare, l’Ecoindicator 99 è un metodo damage-oriented, che esprime gli impatti in tre macro-categorie di danno, che racchiudono differenti categorie di impatto e che si riferiscono: • alla salute umana (Human Health – HH); • alla qualità degli ecosistemi (Ecosystem Quality – EQ); • alle risorse (Resources – R). I danni sulla salute umana sono espressi in DALY (Disability Adjusted Life Years). In questa categoria sono modellati i danni causati da tutte le sostanze che abbiano un impatto sulla respirazione (composti organici ed inorganici), sulla carcinogenesi, sui cambiamenti climatici e sullo strato di ozono; sono comprese in questa categoria anche le radiazioni ionizzanti. I modelli utilizzati comprendono quattro stadi: 1) Fate analysis: lega le emissioni (espresse come massa) ad un cambiamento di concentrazione nel tempo. 2) Exposure analysis: lega le concentrazioni alle dosi, cioè quantitativi assunti dagli organismi. 3) Effect analysis: lega le dosi alla quantità di effetti prodotti, come, ad esempio, il numero e la tipologia di neoplasie. 24 4) Damage analysis: lega gli effetti sulla salute ai DALYs, utilizzando il numero di Years Lived Disabled (YLD) e Years of Life Lost (YLL). I danni alla qualità degli ecosistemi sono espressi come la percentuale di specie di piante che si stima siano scomparse da una certa area a causa delle mutate condizioni ambientali (PDF m2 yr, PDF = Potentially Disappeared Fraction of plant species). In particolare, l’ecotossicità è espressa come la percentuale di specie che vivono in una certa area in condizioni di stress. L’acidificazione e l’eutrofizzazione sono trattate in una singola categoria di impatto e vengono modellate utilizzando delle specie target (piante vascolari). Gli impatti derivanti dall’utilizzo del suolo e dalle sue trasformazioni sono basati su dati empirici relativi alla presenza/assenza di piante vascolari, che è funzione dell’utilizzo del suolo e dell’ampiezza dell’area. Sono modellati sia gli impatti locali che quelli regionali. I danni sulle risorse comprendono l’estrazione e l’utilizzo di risorse minerarie e di combustibili. L’estrazione di risorse è correlata a parametri che indicano la qualità delle risorse minerarie e fossili che rimangono nei giacimenti. L’impatto su questa categoria viene quantificato in termini di maggior energia necessaria per le estrazioni future (MJ surplus energy). L’Ecoindicator 99 è strutturato per un livello europeo; i danni sono normalizzati rispetto al danno causato da un cittadino europeo in un anno. La valutazione del danno nelle tre categorie è poi aggregata in un unico indice (single score) che permette di dare un “punteggio” agli scenari. Quanto più elevato è il valore del single score, tanto maggiore è il danno causato dal processo in esame. Il contributo relativo delle tre categorie alla definizione dell’indice è stabilito secondo tre diversi modelli che rappresentano diversi “approcci culturali” rispetto alle problematiche ambientali. In sintesi, i possibili modelli di attribuzione di peso sono tre: 1. Individualistico (Individual perspective – I): questo approccio considera solo le sostanze i cui effetti dannosi, sul breve periodo (100 anni al massimo), sono dimostrati; assume inoltre che l’adozione di opportune tecnologie e lo sviluppo 25 economico possano risolvere tutti i problemi ambientali. La differenza eclatante rispetto alle altre due prospettive è l’assunzione secondo cui i combustibili fossili non sono esauribili: la categoria di impatto relativa è, infatti, lasciata fuori dalla fase di attribuzione dei pesi. I pesi attribuiti alle categorie di danno per l’individuazione dell’indicatore sono: HH 40% - EQ 40% - R 20% 2. Gerarchico (Hierarchical perspective – H): questo approccio considera tutte le sostanze sui cui effetti dannosi c’è consenso, anche se non sono dimostrati, e che si esplicano sul medio periodo; assume inoltre che i problemi ambientali possano essere risolti attraverso adeguate scelte politiche. I pesi attribuiti alle categorie di danno per l’individuazione dell’indicatore sono: HH 30% - EQ 50% - R 20% 3. Egalitario (Egalitarian perspective – E): questo approccio considera tutte le sostanze che possono provocare effetti dannosi, anche se su tali effetti non c’è consenso, e li considera sul lungo periodo. È un approccio molto conservativo in quanto è basato sul presupposto che i problemi ambientali siano difficilmente risolvibili e possano portare a catastrofi. I pesi attribuiti alle categorie di danno per l’individuazione dell’indicatore sono: HH 25% - EQ 55% - R 20% Infine, nella norma ISO 14040 (2006) la fase di Interpretazione e miglioramento è definita come “Fase di una LCA in cui i risultati dell’inventario e/o dell’analisi degli impatti sono elaborati in accordo con l’obiettivo e lo scopo dello studio in modo tale da raggiungere conclusioni e raccomandazioni.” È pertanto la fase conclusiva di una LCA ed ha lo scopo di proporre i cambiamenti necessari a ridurre l’impatto ambientale. Con riferimento al Carbon Footprint la rendicontazione è effettuata secondo le norme ISO 14064 (2006) e 14065 (2007). La norma ISO 14064 Standard internazionale per la misurazione, il monitoraggio, la rendicontazione e la verifica delle emissioni e delle rimozioni di gas ad effetto serra, a livello di organizzazioni o di progetto, intende fornire ai governi e al mondo industriale uno strumento comune di riferimento per quantificare, gestire e ridurre le emissioni di gas ad effetto serra La norma ISO 14064 è stata adottata e ora pubblicata come norma nazionale UNI ISO 14064, è suddivisa in tre parti che possono essere utilizzate separatamente o come 26 utile insieme di strumenti integranti per rispondere ai diversi bisogni in materia di dichiarazione e verifiche delle emissioni dei gas ad effetto serra. La parte 1 dell'ISO 14064 (2006) specifica i requisiti verificabili delle organizzazioni per progettare, sviluppare, gestire, rendicontare e verificare l’inventario di GHG, questa servirà alle organizzazioni che partecipano alle registrazioni volontarie e non, di progetti, programmi o schemi di GHG. La parte 2 dell’ ISO 14064 (2006) specifica i requisiti verificabili, per i proponenti dei progetti di GHG, nella progettazione, controllo, quantificazione, documentazione e rendicontazione delle prestazioni dei progetti, essa servirà alle organizzazioni che partecipano ai programmi volontari o agli schemi di accreditamento volontari e o amministratori che progettano tali programmi o schemi di GHG. La parte 3 dell'ISO 14064 (2006) specifica i requisiti per selezionare i validatori /verificatori di gas ad effetto serra, per stabilire il livello di assicurazione, gli obiettivi, i criteri ed il campo di applicazione, per determinare l’approccio della validazione/verifica, per valutare i dati relativi ai gas ad effetto serra, le informazioni, i sistemi informativi ed i controlli, per valutare le asserzioni relative ai gas ad effetto serra e per preparare le dichiarazioni di validazione/verifica. Con riferimento alla Carbon Footprint di prodotto/servizio, mancano ancora degli standard internazionali condivisi, anche se il principale riferimento esistente è rappresentato dalla metodologia British Standard Publicly Available Specification (PAS 2050) (BSI, 2008a) e dalla Guide to PAS 2050 (BSI, 2008b), entrambi disponibili on-line (http://www.bsigroup.com/en/Standards-and-Publications/How-we-can-helpyou/Professional-Standards-Service/PAS-2050/). Con riferimento al metodo IPCC (2007), nelle fasi di inventario, di contabilizzazione e reporting occorre considerare le emissioni dei 6 gas serra coperti dal Protocollo di Kyoto (anidride carbonica, CO2; metano, CH4; protossido di azoto, N2O; idrofluorocarburi, CnH2n+2-jFj; perfluorocarburi, CnF2n+2; esafluoruro di zolfo, SF6), che concorrono alla stima delle emissioni espresse come anidride carbonica equivalente. L’anidride carbonica equivalente è una grandezza che descrive, per una determinata miscela e quantità di gas serra, la quantità di CO2 che avrebbe lo stesso potenziale di 27 riscaldamento globale (GWP), se misurato in un determinato lasso di tempo (generalmente 100 anni). L'equivalenza in anidride carbonica per un gas climaalterante si ottiene moltiplicandone la massa per il corrispondente GWP. Ad esempio, il GWP per il metano oltre 100 anni è di 25 e per il protossido d'azoto è di 298. Ciò significa che le emissioni di 1 kg metano o protossido di azoto sono rispettivamente equivalenti alle emissioni di 25 o 298 kg di CO2. Tra gli obiettivi centrali della PAS 2050 si può considerare l’aspetto della comunicazione: la norma PAS dichiara apertamente che la valutazione del carbon footprint ha un approccio LCA thinking ed assume come riferimento le norme ISO 14040 (Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Principi e quadro di riferimento) e ISO 14044 (Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Requisiti e linee guida) a garanzia complessiva del rigore della LCA effettuata per calcolare il Carbon Footprint associato ad un determinato prodotto/servizio. L’analisi LCA è una tecnica quantitativa che determina fattori d’ingresso e d’uscita dal ciclo di vita di ciascun prodotto, valutandone i conseguenti impatti ambientali ed evidenziando alcuni aspetti altrimenti non visibili che consentano di rivedere e ottimizzare i processi migliorando le prestazioni ambientali e creando le premesse per la Dichiarazione Ambientale di Prodotto. Nell’ambito della comunicazione relativa al Carbon Footprint è da segnalare l’istituzione da parte dell’Authority inglese Carbon Trust di due marchi, uno legato alle organizzazioni ed uno ai prodotti: o Il marchio Carbon Trust Standard (per le organizzazioni) o Il marchio Carbon Reduction Label (per i prodotti/ servizi) Il riferimento metodologico per il marchio Carbon Trust Standard è costituito dalle Carbon Trust Standard Rules, che fanno riferimento alla norma ISO 14064. Il marchio Carbon Reduction Label (per i prodotti/servizi) comunica la quota di CO2 e altri gas-serra emessi lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto e l’impegno delle aziende che lo adottano a ridurre il loro Carbon Footprint. Il riferimento metodologico per tale certificazione è rappresentato dalla PAS 2050 (BSI, 2008a). 28 Altro strumento utilizzabile per la comunicazione della Carbon footprint è la Dichiarazione Ambientale di Prodotto, uno strumento di comunicazione sviluppato in Svezia ma di valenza internazionale, in applicazione della norma ISO 14025 (2006) “Etichette e dichiarazioni ambientali - Dichiarazioni ambientali di Tipo III - Principi e procedure”. Sono stati finora sviluppati numerosi EPD in diverse categorie: prodotti agricoli, forestali e della pesca; minerali; energia; alimenti e bevande; prodotti tessili e mobilia; carta e legno; elettrodomestici; materiali da costruzione; servizi, etc. (www.environdec.com/). Nel settore degli alimenti e delle bevande sono stati elaborati 37 dichiarazioni ambientali, tra cui si citano la pasta alimentare Barilla; la birra Carlsberg & Tuborg in bottiglia e keg; il vino Lambrusco in bottiglia da agricoltura biologica e non Grasparossa - C.I.V. consorzio interprovinciale vini s.c.agr.; il latte pastorizzato di alta qualità, il latte da agricoltura biologica ed il latte più giorni Granarolo S.p.a; la farina Lantmännen e le acque minerali Cerelia e San Benedetto. In Francia il governo ha demandato ad ADEME (Agenzia dell’ambiente e dell’energia) e AFNOR (Agenzia per la standardizzazione) l’incarico di predisporre gruppi di lavoro sia su tematiche orizzontali (metodologie, format etichette, packaging) sia su altri specifici per settori di attività. Le proposte elaborate sono state discusse in tavoli di partenariato ed hanno condotto al disegno di due leggi nazionali programmatiche, Grenolle 1 e Grenolle 2. In particolare, la legge Grenolle 2 fissava l’obbligatorietà dell’etichetta ecologica a gennaio 2011, attualmente rinviata, e imponeva che la valutazione dell’impronta di carbonio dovesse basarsi sulla metodologia definita nelle norme ISO 14040 e 14044 (2006). Per quantificare le emissioni di GHG di ogni entità industriale, amministrativa o individuale, ADEME ha sviluppato il metodo di calcolo Bilan Carbone, che è compatibile con la norma ISO 14064, l'iniziativa GHG Protocol e la Direttiva n° 2003/87/CE relativa al sistema di scambi di quote di CO2, ed è disponibile in 2 versioni: a) la versione «imprese» (versione n° 4), che consente di valutare le emissioni necessarie al funzionamento di un’attività industriale o terziaria, e b) la versione «collettività» 29 (versione n° 5) che si scompone in 2 moduli: il modulo «patrimonio & servizi», che valuta le emissioni di funzionamento della collettività per le proprie attività, ed il modulo «territorio», che valuta le emissioni di tutte le attività (industria, terziario, residenziale, agricoltura, trasporto) che sono presenti sul territorio della collettività (Kerner, 2010). Il metodo consiste: a) nella raccolta dati b) nella loro integrazione in un calcolatore (foglio Excel che esprime i risultati in base ad una singola unità di CO2e) Per il calcolo delle emissioni devono essere presi in considerazione 3 distinti ambiti: a) Interno - Uso energia (combustibili, elettricità, gas) - Uso anidride carbonica esogena - Perdite di fluidi di refrigerazione b) Intermedio, che considera tutti i materiali che vengono acquisiti, il rinnovo annuale del materiale dell’impianto, i prodotti enologici e di pulizia, l’imbottigliamento, i materiali da imballaggio ed i movimenti di persone e tutti gli acquisti di servizi e merci. c) Globale, che esamina il trasporto di tutti i materiali acquisiti, lo smaltimento di rifiuti ed acque reflue e l’ammortamento immobili ed attrezzature. I risultati conseguiti sono classificati in base alla tipologia di cantina, del tipo di vino e della densità degli impianti. In Australia il governo ha predisposto un sistema nazionale per il controllo dell’effetto serra e dell’energia ed in particolare la normativa, approvata il 29 settembre 2007, istituisce un sistema aziendale obbligatorio di segnalazione delle emissioni di GHG e di controllo della produzione e del consumo di energia (Battaglene, 2010). La legge australiana stabilisce: 1. l’obbligo di comunicare le emissioni di GHG, le produzioni e i consumi energetici per le grandi aziende; 30 2. la diffusione verso il pubblico di informazioni sul livello delle emissioni di GHG e del bilancio energetico nazionale; 3. La produzione di dati coerenti e comparabili al fine di facilitare il processo decisionale all’interno delle strategie aziendali, e in particolare, lo sviluppo del “Protocollo di riduzione delle emissioni inquinanti” (Cprs). Utilizzando i dati dell’inventario nazionale per i GHG e l’energia del governo australiano, è stato realizzato dalla Winemakers’ Federation of Australia (WFA) e dal South Australian Wine Industry Association (SAWIA) l’Australian Wine Carbon Calculator (AWCC), uno strumento per il calcolo delle emissioni di gas serra nel settore vitivinicolo. In Italia si è raggiunto un accordo con la Winemakers’ Federation of Australia e si è rielaborato ed adattato l’IWCC, inserendo alcuni parametri specifici del sistema Italia, tra cui ad esempio il rapporto tra energia consumata e CO2 prodotta, i gas inquinanti prodotti dai veicoli e dai motori usati nelle aziende italiane, mettendo a punto il metodo Ita.ca, il calcolatore di emissioni per il settore vitivinicolo italiano (Tonni et al., 2010). Nel nostro Paese, esiste a livello governativo un ritardo almeno decennale nella scelta di un sistema di certificazione ambientale. La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a), successivamente implementata nella PAS 2060 (BSI, 2010), è stata messa a punto attraverso una lunga discussione a livello sia scientifico che degli stakeholders e presuppone due livelli di analisi: B2C (Business-toConsumer) e B2B (Business-to-Business). Quest’ultima può essere limitata al farm gate e riguardare solo la produzione primaria. Sul procedimento PAS 2050 (BSI, 2008a) si basano con alcune semplificazioni i metodi AWCC (Australian Wine Carbon Calculator), Bilan Carbone®, ed Ita.Ca, nei quali in primis si prevede il semplice computo dei consumi di energia elettrica, combustibili, carburanti ed idrocarburi alogenati sia nella fase di produzione agricola che di trasformazione industriale. Dal momento che i sistemi di produzione in Italia delle materie prime di origine agricola e zootecnica a destinazione alimentare sono nettamente diversificati per le 31 condizioni idro-geologiche e climatiche e per le modalità di coltivazione/allevamento (convenzionale o biologico), si rende necessaria un’analisi accurata del loro impatto ambientale. Nel prosieguo di questo elaborato finale si farà riferimento alla procedura dettagliata nella Guide to Pas 2050 (BSI, 2008b) e si svilupperà un procedimento semplificato, su foglio Excel, per rielaborare l’inventario delle materie prime e dei componenti e per pervenire, una volta definita la logistica di distribuzione e le modalità di consumo, alla stima delle emissioni di CO2 equivalenti (Carbon Footprint). 32 CAPITOLO 2 DESCRIZIONE SINTETICA DELLA GUIDE TO PAS 2050 (BSI, 2008b) PER LA STIMA DEL CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO-SERVIZIO 33 34 Con riferimento alla metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) ed alla Guide to PAS 2050 (BSI, 2008b), si possono individuare le seguenti sezioni: 2.1) Start-up 2.1.1) Setting objectives (definire gli obiettivi) Oltre all’obiettivo di ridurre le emissioni di GS, un’organizzazione se ne potrebbe proporre altri più specifici diretti a: - controllare in maniera efficiente ed efficace il processo produttivo; - perfezionare il sistema di raccolta dati per la stima dell’impronta ecologica; - individuare i metodi per la verifica dei dati raccolti ed elaborati, al fine di renderli pubblici. 2.1.2) Choosing products (selezionare i prodotti) Le aziende alimentari dovrebbero conoscere il Carbon Footprint dei propri prodotti in modo da valutare le opzioni atte a massimizzare la riduzione di emissioni. Ciò richiede un confronto tra: - specifiche di prodotto, - processi di trasformazione, - alternative sui sistemi ed i materiali di confezionamento, - analisi dei sistemi di distribuzione. Una volta selezionato il prodotto, occorre specificare la più appropriata unità funzionale (functional unit), la quale dovrebbe essere rapportata al modo di impiego da parte del consumatore finale (end user). 35 2.1.3) Engaging suppliers (Coinvolgere i fornitori) Un appropriato rapporto con i fornitori è fondamentale per comprendere il ciclo di vita del prodotto e per raccogliere i dati necessari a valutarne il Carbon Footprint. In genere, le industrie di trasformazione sono a conoscenza dei processi impiegati, ma ignorano più delle volte i processi, i materiali, le forme ed i consumi di energia dei fornitori e dei distributori. 2.2) Product footprint calculations (calcolo del Carbon Footprint) La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) utilizza un approccio del tipo LCA (life-cycle assessment) per valutare le emissioni di GS associate alla produzione di un prodotto o di un servizio e per individuare come minimizzarle nell’intero ciclo produttivo. Questa fase si articola in 5 fasi, come schematizzato di seguito: 2.2.1) Building a process map (costruire lo schema di processo) Per costruire uno schema a blocchi del processo occorre sapere se il prodotto è destinato ad un consumatore finale (Business-to-consumer, B2C) o ad un altro trasformatore (Business-to-business, B2B). Nel primo caso (B2C), lo schema a blocchi deve includere i seguenti stadi: materie prime, trasformazione, distribuzione fino al dettagliante, uso da parte del consumatore e smaltimento finale o riciclo. 36 Nel secondo caso (B2B), la valutazione si conclude al cancello dell’azienda di seconda trasformazione. 2.2.2) Checking boundaries and prioritisation (definire i confini e le priorità) I confini del sistema definiscono le finalità della stima del Carbon Footprint del prodotto, ossia gli stadi del ciclo di vita con tutti i flussi di materia e di energia in entrata ed in uscita. Se per il prodotto in esame sono state definite le cosiddette Product category rules (PCRs) è bene utilizzarle, in quanto forniscono un approccio riconosciuto a livello internazionale per stabilirne il ciclo di vita. Il numero di prodotti inclusi in PCRs è ancora limitato, come si può verificare nella sezione PCR del sito www.environdec.com. Il principio chiave per stabilire i confini del sistema è quello di includere tutte le emissioni generate direttamente od indirettamente durante il ciclo di vita del prodotto/ servizio. La metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a) consente di escludere qualsiasi fonte di emissioni che rappresenti meno dell’1% delle emissioni totali. In ogni caso, la proporzione totale di queste emissioni “immateriali” non può eccedere il 5% del Carbon Footprint del prodotto/servizio in esame. I confini del sistema di solito non includono: - le fonti di emissioni immateriali (<1% del carbon footprint); - il contributo dell’uomo ai processi di trasformazione; - il trasporto del consumatore ai supermercati od altri dettaglianti; - il contributo degli animali nel trasporto o nei lavori agricoli. 37 Stabilire a priori quali fasi del ciclo di vita siano “immateriali” non è immediato, anche se si può ricavare dall’analisi della letteratura tecnica. Occorre procedere con diversi livelli di approssimazione, trascurando di raccogliere in prima istanza dati relativi a fasi a priori ritenute poco influenti sulle emissioni totali. 2.2.3) Collecting data (raccogliere i dati) Come richiesto da PAS 2050-Section 7.2 (BSI, 2008a), occorre valutare la qualità dei dati utilizzati. In particolare, occorre: - dichiarare il periodo temporale dei dati utilizzati; - specificare la rilevanza geografica del prodotto; - indicare se le tecnologie di produzione sono appropriate od obsolete; - precisare il grado di accuratezza dei dati utilizzati; - indicare la variabilità dei dati utilizzati (essenziale per la fase 5: Checking uncertainty); - segnalare quanto il ciclo di vita del prodotto in esame sia rappresentativo di tutte le categorie merceologiche dello stesso prodotto; - riportare la percentuale dei dati estratti da un database; - descrivere le fonti bibliografiche utilizzate. Due sono i tipi di dati necessari per calcolare il carbon footprint: a) dati di attività: sono relativi a tutte le quantità di materia ed energia coinvolte nel ciclo di vita del prodotto (materie prime ed ingredienti in entrata, semilavorati, prodotti finiti, residui ed effluenti in uscita, consumi energetici, trasporto, etc.). Si distinguono in primari, se misurati all’interno dell’azienda o ad hoc rilevati lungo la catena di distribuzione, oppure secondari, se derivati da altre fonti, che non sono specifici del prodotto, ma che rappresentano un dato medio per processi o prodotti similari. In ogni caso, è opportuno verificarne la consistenza. b) fattori di emissione per convertire i dati di attività in emissioni di GS e calcolare le emissioni specifiche (es., kg CO2e per kg o per kWh consumato). 38 Ad es., i metodi AWCC (Australian Wine Carbon Calculator) e Bilan Carbone® fanno riferimento ai fattori di emissione riportati rispettivamente nel National GreeenHouse Accounts e nella Emission Factors Guide. 2.2.4) Calculating the footprint (calcolare l’impronta ecologica) Per stimare il Carbon Footprint di un prodotto si effettua la somma di tutte i dati di attività relativi ai materiali e all’energia consumati ed agli scarti prodotti durante il ciclo di vita, ciascuno dei quali moltiplicato per il corrispondente fattore di emissione. Una volta calcolate le emissioni associate a ciascuna fase del ciclo di vita, si può ricavare il carbonio sequestrato nel prodotto stesso e, quindi, pervenire al Carbon Footprint finale del prodotto, espresso in kg CO2e per kg di prodotto. Nel caso degli alimenti o dei mangimi la PAS 2050 – Section 5.4 (BSI, 2008a) non prevede alcun contributo negativo dovuto al cosiddetto carbon storage nel prodotto. Nel caso in cui il ciclo di vita di un prodotto comporti la formazione di sottoprodotti e scarti da smaltire occorre allocare tra questi le emissioni prodotte. Secondo la norma PAS 2050 (BSI, 2008a), si dovrebbe suddividere il processo di trasformazione in sottoprocessi che singolarmente diano origine ad un unico prodotto 39 finale. In questo modo, si può stimare l’impatto dei sottoprodotti in termini di energia elettrica non consumata, etc. Quando l’applicazione di questo procedimento è troppo complicata, se non impossibile, si possono allocare le emissioni di GS proporzionalmente al valore economico di tutti i sottoprodotti (economic allocation). 2.2.5) Checking uncertainty (optional) (confermare le incertezze) L’analisi delle incertezze, per quanto non sia disposta nella metodologia PAS 2050 (BSI, 2008a), rappresenta un’opportunità per rilevare il grado di precisione raggiunto nella stima del Carbon Footprint. In particolare, - aumenta il livello di confidenza quando si confrontano diversi prodotti, soprattutto nella fase decisionale; - consente di identificare quali dati debbano essere rilevati con maggiore accuratezza; - contribuisce a comprendere meglio il modello di calcolo del Carbon Footprint e, quindi, a migliorarlo e renderlo più affidabile. In particolare, si può ridurre l’approssimazione stabilendo di • convertire i dati secondari in primari tramite misurazioni dirette dei consumi elettrici, delle portate degli effluenti, della concentrazione degli effluenti, etc. • utilizzare dati secondari più specifici, più recenti, più affidabili e/o più completi; • stimare il tipo di variazione con la relativa distribuzione delle singole stime; • ricorrere ad una revisione esterna accurata (peer review) e/o alla certificazione del Carbon Footprint. - permette di indicare il livello di affidabilità del risultato sia all’interno che all’esterno dell’azienda. 40 2.3) Next steps (opzioni successive) Una volta stimato il Carbon Footprint del prodotto, sono diverse le opzioni che una azienda può intraprendere: a) identificare le alternative per ridurre le emissioni; b) verificare il metodo di calcolo, l’affidabilità dei dati inseriti, nell’ottica di attivare un processo decisionale; c) dichiarare ufficialmente il Carbon Footprint del prodotto. 2.3.1) Validating results (validare i risultati) La norma PAS 2050-Section 10.3 (BSI, 2008a) prevede 3 livelli di verifica a seconda dell’impiego del carbon footprint: 1. Certificazione da parte di enti indipendenti accreditati a livello internazionale (come lo United Kingdom Accreditation Service, UKAS). In questo caso, un auditore revisionerà il procedimento utilizzato per stimare il carbon footprint, controllerà l’affidabilità dei dati utilizzati e i calcoli effettuati e certificherà se la norma PAS 2050 è stata correttamente applicata e se i risultati sono conformi. Ciò è fortemente suggerito nel caso in cui il carbon footprint debba essere divulgato; in ogni caso, ciò assicura che le eventuali decisioni verranno prese sulla base di una corretta informazione. 2. Verifica, come nel caso precedente, dell’osservanza della metodologia da parte di enti non accreditati; ovviamente, questo approccio non offre il livello di affidabilità di un ente certificatore. 3. Auto-verifica secondo il metodo specificato nella norma ISO 14021 (1999). 2.3.2) Reducing emissions (ridurre le emissioni) La stima del Carbon Footprint fornisce un punto di riferimento per misurare l’impatto di un’eventuale riduzione di emissioni e per identificare le migliori opportunità per ridurre le emissioni lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. Risparmi significativi possono essere conseguiti riducendo i consumi di energia e la formazione di scarti. 41 Occorre in primis valutare gli investimenti richiesti e il corrispondente incremento dei costi operativi associato alle strategie di contenimento delle emissioni, valutando altresì come le opzioni per limitare le emissioni saranno percepite dal consumatore in termini di qualità del prodotto e del servizio fornito. Le principali opzioni per ridurre le emissioni riguardano: • la forma di energia utilizzata (es., il passaggio dal riscaldamento elettrico a quello a CH4 o l’incremento della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili). • il processo di trasformazione in modo da ridurre le quantità di scarti, aumentare la scala di produzione, ridurre le operazioni unitarie oppure migliorarne l’efficienza. • la catena di distribuzione in modo da ridurre il condizionamento termico/ frigorifero durante lo stoccaggio ed il trasporto oppure le distanze percorse. • altri aspetti generali, quali l’adozione di criteri basati sui consumi energetici o sulle emissioni per scegliere i fornitori di materie prime, di materiali di confezionamento, di sistemi di confezionamento biodegradabili e basso impatto ambientale e di tecnologie di trasformazione a maggior efficienza energetica. 2.3.3) Communicating the footprint and claiming reductions (diffondere l’impronta ecologica e dichiararne la riduzione prevista) La norma PAS 2050 (BSI, 2008a) non prevede alcun vincolo alla comunicazione del Carbon Footprint o dei proponimenti di riduzione delle emissioni; tuttavia, si può far riferimento a: a) il Code of Good Practice for product GHG emissions and reduction claims (2008), elaborato dal Carbon Trust & Energy Saving Trust e disponibile on-line (www.carbontrust.co.uk). b) la guida Green Claims – Practical Guidance, How to Make a Good Environmental Claim (2003), (www.defra.gov.uk/environment/consumerprod/pdf/genericguide.pdf), che è stata elaborata dal British Standards Institution per aiutare le aziende a comunicare ai consumatori l’impatto ambientali dei propri prodotti. 42 CAPITOLO 3 IL CASO DI STUDIO: ACQUA MINERALE CLAUDIA 43 44 3.1 L’AZIENDA Acqua Claudia Srl opera nel settore della produzione di acque minerali e bibite analcoliche. La sede dello stabilimento di imbottigliamento è ad Anguillara Sabazia in provincia di Roma entro i confini della concessione mineraria, denominata Sorgenti dell’Acqua minerale Claudia. Le origini dell’azienda risalgono al 1909, quando venne creata la Società Anonima Italiana Acque e Terme, che nel 1932 conferì le proprie azioni alla Società Italiana Acque e Terme (SIAT) Spa, divenendo così titolare della concessione mineraria. Nel 1956 la proprietà passò all’azienda Sanpellegrino Spa, che ne restò titolare fino al 2009. Nel 2004 la concessione mineraria venne trasferita alla neo-costituita società Acqua Claudia Srl, che rimase di proprietà di Sanpellegrino Spa fino a quando venne ceduta a Tione Srl, una società di Orvieto di proprietà della B.S.E. di Monterotondo (RM), che il 20 gennaio 2009 perfezionò l’acquisto della totalità del pacchetto azionario. La struttura di produzione si estende su un territorio di 74.564 m2 (coincidente con l’area in concessione mineraria), mentre la superficie coperta si estende per 11.000 m2. I dipendenti in servizio sono attualmente 15, di cui 4 impiegati negli uffici (amministrazione, acquisti, qualità, sicurezza ed engineering) e gli altri nei reparti di imbottigliamento e logistica. Le operazioni di pulizia, pest-control, carico e scarico e gestione del parco sono appaltati a quattro distinte ditte esterne. Nei periodi di alta produttività (primavera-estate) Acqua Claudia Srl fa ricorso a personale stagionale proporzionalmente alle esigenze produttive. 45 3.2 AREA DI BUSINESS L’attività esclusiva di Acqua Claudia Srl è rappresentata dalla produzione e distribuzione di Acqua Minerale attraverso i due marchi di proprietà: le sorgenti Claudia e Giulia, relative a due distinte concessioni minerarie. In particolare, la prima sorgente costituisce la fonte storica, mentre la seconda (la cui area di concessione è pari a 3.027 m2) è stata imbottigliata fino al 1995 e non è attualmente sfruttata. La produzione attuale di Acqua Minerale è dunque incentrata sul marchio Claudia che viene commercializzato nelle due tipologie: a) Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia; b) Acqua minerale naturale frizzante Claudia, ciascuna delle quali viene imbottigliata in i) vetro a rendere (VAR) nei formati 75, 92 e 100 cl. In particolare, per la presentazione in elegante bottiglia di vetro trasparente con tappo a vite, i formati 75 e 100 cl sono destinati all’alta ristorazione, mentre la classica bottiglia Vichy da 92 cl è destinata alla ristorazione non esigente, quali trattorie e simili. ii) polietilentereftalato (PET) nei formati 0,5 e 1,5 l, destinati rispettivamente al canale Vending ed alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO). In Fig. 3.1a si evidenziano i formati e le tipologie commerciali di Acqua minerale naturale Claudia, mentre in Fig. 3.1b la confezione commemorativa del centenario. a ) b) Figura 3.1 I formati e le tipologie di vendita dell’Acqua minerale naturale Claudia (a) e la confezione commemorativa del centenario (b). 46 3.3 VOLUMI DI VENDITA In Tabella 3.1 si riportano i volumi di Acqua minerale naturale Claudia venduti nel 2010, differenziati per formato e tipologia. Si evidenzia la vocazione di vendita per i formati in PET che, oltre a rappresentare il 79% del mercato italiano delle acque minerali (Tab. I.1), costituiscono il formato preponderante di Acqua Claudia, soprattutto nella tipologia effervescente naturale (Tab. 3.1). Per questo motivo si studierà l’impatto ambientale associato alla produzione ed alla distribuzione di Acqua minerale effervescente naturale Claudia nelle confezioni PET da 1,5 l, quale quella più rappresentativa delle diverse tipologie di confezionamento utilizzate. Tabella 3.1 Volumi in bottiglie (btg) e litri (l) di Acqua minerale naturale Claudia venduti nel 2010 e differenziati per formato e tipologia. Tipologia effervescente naturale Formato (btg) PET 1,5 l 20.874.169 PET 0,5 l 12.103.310 Subtotale PET 32.977.479 VAR 0,92 l tappo corona 1.221.900 VAR 1,0 l tappo a vite 581.415 VAR 0,75 l tappo a vite 539.901 Subtotale VAR 2.343.216 TOTALE 35.320.695 Volume di vendita Frizzante Totale Volume totale (btg) (btg) (l) 1.077.750 21.951.919 32.927.879 709.236 12.812.546 6.406.273 1.786.986 34.764.465 39.334.152 118.476 1.340.376 1233146 68.772 650.187 650187 42.600 582.501 436876 229.848 2.573.064 2.320.209 2.016.834 37.337.529 41.654.360 47 3.4 LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO La normativa di riferimento nella quale è inquadrata l’attività di Acqua Claudia Srl è complessa ed articolata. Per quanto concerne la normativa orizzontale Acqua Claudia rientra nelle aziende agro-alimentari; pertanto, i riferimenti normativi principali sono: a) il Regolamento comunitario n. 178/2002, che stabilisce i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare; b) il Regolamento comunitario n. 852/2004 inerente l’igiene dei prodotti alimentari. A queste norme generali, si affiancano una serie di norme verticali sulle acque minerali. Nello specifico si individuano: i) una prima norma di riferimento nel D.L. 25 gennaio 1992, n. 105 (attuativo della Direttiva 80/777/CEE), relativo alla utilizzazione e alla commercializzazione delle acque minerali; ii) il D.L. 12 novembre 1992, n. 542 sui criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali, così come modificato dal D.L. 29 dicembre 2003 (attuativo la direttiva 2003/40/CE) e iii) il D.L. 11 settembre 2003 (attuativo direttiva 2003/40/CE) nella parte relativa all’etichettatura delle acque minerali. Per completare il quadro normativo di riferimento, si citano una serie di norme nazionali orizzontali relative all’etichettatura ed alle indicazioni nutrizionali dei prodotti alimentari, tra cui va segnalato per importanza il D.L. 27 gennaio 1992, n. 109 (attuativo delle Direttive 89/395/CE e 89/396/CE), concernente l’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari ed, infine, la normativa riguardante lo sfruttamento delle miniere (il D.P.R. del 9.04.1959 n. 128 ed il D.L. del 25.11.1996 n. 624). 48 3.5 IL PRODOTTO L’Acqua minerale effervescente naturale Claudia è un’acqua con proprietà chimicofisiche legate alla particolare geofisica della zona di estrazione, ricca di minerali e dal sapore gradevole per l’effervescenza naturale. Si riportano in Tabella 3.2 le principali proprietà chimico-fisiche, rilevate il 14 dicembre 2010 dall’Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio (ARPA LAZIO) e riportate attualmente in etichetta. Il Decreto Legislativo del 25.01.1992 n. 105 prevede, infatti, l’obbligo di procedere all’aggiornamento delle analisi riportate in etichetta almeno una volta ogni 5 anni e di darne preventiva comunicazione ai competenti organi regionali. Parallelamente, è fatto obbligo ai titolari dei decreti di riconoscimento di acqua minerale di far effettuare, da un laboratorio autorizzato dal Ministero della salute, un’analisi annuale sulle singole sorgenti, sulla eventuale miscela, nonché a monte ed a valle delle cosiddette operazioni consentite (Decreto 12.11.1992, n. 542 – art. 17 comma 3) da inviare al Ministero della Salute, onde consentire al Consiglio superiore della Sanità e all’Istituto Superiore di Sanità di valutare annualmente la conformità della certificazione analitica. Tabella 3.2 Principali proprietà chimico-fisiche, determinate da ARPA LAZIO il 14.12.2010. PROPRIETA' CHIMICO-FISICHE Temperatura dell'acqua alla sorgente Residuo fisso a 180 °C pH Conducibilità elettrica a 20 °C Anidride carbonica libera alla sorgente Elementi caratterizzanti Bicarbonato Silice Calcio Potassio Sodio Cloruri Solfati Magnesio Nitrati Nitriti Fluoro HCO3SiO2 Ca2+ K+ Na+ ClSO42Mg2+ NO32NO22F- 21,9 536 6,0 939 1120 °C mg/l 405 94 86 67 56 51 36 17 8 <0,02 1 mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l S/cm mg/l 49 3.6 DICHIARAZIONE DELLE PRESTAZIONI AMBIENTALI 3.6.1 Unità funzionale L’unità funzionale (UF) prescelta è rappresentata da 1000 litri di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia imbottigliata in PET da 1,5 l. 3.6.2 Confini del sistema e processi L’Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia è destinata ad un consumatore finale (Business-to-consumer, B2C) e lo schema a blocchi analizzato includerà i seguenti stadi: materie prime, trasformazione, distribuzione prevalentemente via strada in Italia (autotreno e motrice) fino ai centri di distribuzione/ punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e lo smaltimento dei rifiuti prodotti in impianto e nei centri di distribuzione della GDO. La fase d’uso è stata esclusa, mentre il fine vita dei vari imballi dell’Acqua Minerale Naturale effervescente naturale Claudia (riciclo, incenerimento, discarica) è stato ricavato da dati statistici nazionali (ONR 2008: Osservatorio Nazionale Rifiuti e CONAI 2007: Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi, per descrivere la situazione italiana). Da sottolineare che il 99,999% del prodotto è distribuito in Italia; pertanto, secondo lo scenario italiano, il 28,4% dei rifiuti è destinato al riciclo (CONAI 2007), il 10,1% è destinato all’incenerimento (ONR 2008) e il rimanente 61,5 % va in discarica (ONR 2008). Come espresso dalle PCR del “Natural Mineral Water” (PCR 2006:07), nella LCA non sono inclusi i seguenti processi: la costruzione degli edifici dell’azienda e le infrastrutture; la produzione delle attrezzature di lavoro; la manutenzione e la produzione di pezzi di ricambio che hanno un ciclo di vita superiore a 3 anni; l’imballaggio delle materie prime e le attività del personale. Inoltre, la fase d’uso del prodotto finito presso i consumatori dovrebbe essere esclusa; ma in questo elaborato è stata anche considerata per valutarne il contributo. Il trattamento dei rifiuti del processo produttivo sono stati inclusi nella LCA, unitamente al trasporti dei rifiuti nella fase di produzione. Per la fase di trasporto relativa alla distribuzione finale del prodotto sono stati considerati dati primari. I 50 crediti di CO2 nella materia prima rinnovabile (legno) sono stati esclusi dalla LCA, includendo anche la carta per quanto concerne la fase di riciclo. 3.6.3 Sistema per il confezionamento del prodotto in PET Il processo di imbottigliamento e confezionamento in bottiglie di PET da 1,5 l dell’Acqua Claudia si articola nelle seguenti fasi: 1) Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti 2) Rimozione arsenico 3) Riempimento e tappatura bottiglie 4) Etichettatura e confezionamento in fardelli 5) Confezionamento in pallet 6) Immagazzinamento e stoccaggio. Queste fasi sono illustrate nel diagramma di flusso in Fig. 3.2, che riporta peraltro le materie prime in ingresso e gli scarti delle stesse formatesi durante la lavorazione. Le operazioni di estrazione dell’acqua sono vincolate alla ubicazione topografica delle singole sorgenti, mentre le fasi di miscelazione e rimozione arsenico sono effettuate in uno stabile separato e distante dai locali di produzione. 51 Figura 3.2 Diagramma di flusso del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglie di PET da 1.5 L. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3. 52 Tabella 3.3 Simbologia dei principali materiali e scarti del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglie di PET da 1.5 L. Simbolo AB AC AE AI AM AO AR AS BC BF BS BT C CO E EP FF FP GH GAs I IC MA NT P PF PL PN PR PER REP RFP RIC RPG RPL SAC SAO SAR SBs SBT Materiale/Corrente Acqua minerale da imbottigliare Anidride carbonica Acqua emunta di esubero Acqua per usi industriali Acqua minerale Acqua ozonizzata acqua minerale utilizzata per i risciacqui Acque di scarico Bottiglie chiuse Fardello da 6 bottiglie Bottiglie sterilizzate Bottiglie Capsule in HDPE Colla Hot melt Etichette Etichetta per pallet Film termoretraibile per i fardello Film plastico estensibile per pallet Materiale adsorbente Materiale adsorbente saturo di As Inchiostro Interfalda in cartone Maniglia fardello Nastro inchiostro termico Pallet in legno Prodotto Finito Pallet da 504 bottiglie Reintegro Pedane per pallet Preforme Pedane riciclate Etichette per Pallet Dismesse Film plastico estensibile Pallet dismesso Interfalde in cartone dismesse Pedane dismesse Rifiuti plastici (BT, C, ST, E, FF, MA) Scarto anidride carbonica Scarto acqua ozonizzata Scarto acqua di risciacquo Scarto bottiglie BS Scarto bottiglie BT 53 SC SE SEP SFF SFP SIC SMA SNIT SOR1 SOR2 SP SPR SST ST Scarti capsule Scarti etichette Scarti etichette x pallet Scarto film fardello Scarto film estensibile pallet Scarto interfalda di cartone Scarto maniglia fardello Scarto nastro termico x pallet SORGENTE 1 SORGENTE 2 Scarto Pallett Scarto preforme Scarto Scotch fardello Scotch fardello Le fasi 3, 4 e 5 sono effettuate nei locali di produzione. In particolare, la fase 3 di riempimento e tappatura viene effettuata nella sala riempimento, che, essendo climatizzata ed in leggera sovrappressione, è di classe igienica superiore a quella dello stabilimento di produzione. In azienda si producono autonomamente le bottiglie di PET a partire da preforme. Figura 3.3 Diagramma di flusso del processo di produzione delle bottiglie in PET. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3. 54 In Fig. 3.3 si riporta il relativo diagramma di flusso, che prevede le seguenti operazioni: 1) Soffiaggio bottiglie 2) Produzione acqua ozonizzata 3) Lavaggio e sterilizzazione bottiglie 4) Equalizzazione acque di scarico. 3.6.4 Descrizione del processo di produzione di Acqua minerale naturale Claudia in bottiglie di PET Relativamente al diagramma di flusso in Fig. 3.2, si descrivono le principali operazioni. a) Miscelazione L’Acqua Claudia viene captata da due diverse sorgenti, ossia da due pozzi, denominati Claudia e Claudia2, della profondità rispettivamente di 34 e 51 m, prelevando da ciascun pozzo 600 l/min. Le due correnti vengono opportunamente miscelate e poi frazionate in 4 correnti, di cui la corrente AM viene inviata alla linea di imbottigliamento, la porzione AI all’impianto di ozonizzazione, l’aliquota AR viene utilizzata per i risciacqui delle bottiglie in PET ed infine la quota residua AE viene restituita nell’alveo del fiume Arrone. b) Rimozione arsenico Dato che l’Acqua Claudia, per le caratteristiche geologiche del luogo di captazione presenta una concentrazione di arsenico media di 16 g/l, per poterla mettere in vendita occorre ridurre la concentrazione di As al di sotto del valore limite di 10 g/l, previsto dal Decreto del 29.12.2003 – attuativo della Direttiva EU n. 2003/40/CE. Pertanto, come autorizzato dalla Regione Lazio con Determinazione n. D1221 del 5.04.2007, l’acqua destinata all’imbottigliamento viene sottoposta ad un processo di dearsenificazione mediante adsorbimento selettivo su sabbie a base di idrossidi di ferro (nome commerciale GEH), aventi una densità di 1,12 kg dm-3 ed una capacità adsorbente di circa 2,7 g di As per litro di materiale filtrante. 55 L’impianto di rimozione è stato realizzato dalla società Bernardinello Engineering S.p.A. (Cadoneghe, PD, Italia) ed è stato concepito in modo da rimuovere completamente l’arsenico, così come rilevato delle analisi annuali obbligatorie. L’impianto è costituito da due recipienti, posti in serie e riempiti ciascuno con 3000 kg di sabbie filtranti, attraverso i quali solo l’acqua destinata all’imbottigliamento viene forzata. Considerate le caratteristiche chimiche dell’Acqua Claudia, il volume filtrante di ogni recipiente potrebbe depurarne un volume pari a 3000 (kg) 2.7(g As dm 3 )/16x10 6 (gAs dm 3 ) 452.000.000 dm3 1.12 (kg dm 3 ) In realtà, le sabbie GEH vengono sostituite, per ragioni di sicurezza, prima dell’esaurimento della attività adsorbente, ossia quando si è trattato un volume di acqua pari al 50% (circa 200.000 m3) di quello teoricamente depurabile. In realtà, di questo volume 60.000 m3/anno vengono effettivamente imbottigliati, mentre circa 20.000 m3/anno vengono utilizzatati per i risciacqui delle linea prima dell’imbottigliamento ed altri 40.000 m3/anno costituiscono il flusso minimo di esercizio. Le sabbie esaurite ed arricchite in As sono smaltite come rifiuto speciale (GAs). c) Riempimento e chiusura L’acqua (AB), una volta rimosso l’arsenico, viene addotta tramite condutture in acciaio inox AISI 304 in un serbatoio di stoccaggio intermedio in acciaio inox AISI 316 della capacità di 6 m3, dal quale tramite una pompa centrifuga da 22 kW viene convogliata alla riempitrice isobarometrica mod. Eurostar 100/20 (Simonazzi, ora acquisita da Sidel – Parma, Italia). Trattasi di una macchina rotativa, attrezzata con piattelli e martinetti per il sollevamento della bottiglia nella fase di riempimento, avente una capacità produttiva di 20.000 bottiglie (btg)/h sia in PET che in vetro. Nel caso in esame, detta riempitrice è alimentata con bottiglie in PET (BS), prodotte dalla linea di soffiaggio, sterilizzate con acqua ozonizzata e risciacquate con acqua minerale. Una volta effettuato il riempimento, le bottiglie vengono chiuse ermeticamente tramite capsule (C) in polietilene ad alta densità (HDPE). Un controllo automatico di livello verifica il 56 corretto riempimento delle bottiglie, scartando quelle (SBs) non conformi al volume di riempimento prefissato. Durante il confezionamento primario, si registrano anche altri scarti relativi alle capsule (SC), inadatte per una corretta chiusura, ed all’anidride carbonica in eccesso (SAC) rispetto a quella richiesta (AC) per il funzionamento dalla riempitrice automatica. Le bottiglie (BC), correttamente riempite e tappate, vengono trasportate su nastri in polipropilene (PP) e raggiungono l’etichettatrice. d) Etichettatura e confezionamento in fardelli Questa fase prevede più operazioni che vengono effettuate automaticamente in successione. Tramite un’etichettatrice rotativa modello Canmatic (Krones - Garda, VR, Italia) della capacità di 24.000 btg/h si provvede ad applicare con colla a caldo (CO) su ciascuna bottiglia un’etichetta (E) del tipo avvolgente. Successivamente, una stampante ad inkjet trascrive ad inchiostro (I) sul collo della bottiglia il lotto ed il termine minimo di conservazione (TMC). In questo stadio, si riscontra un certo scarto di etichette (SE) per mancato incollaggio. Le bottiglie così etichettate vengono trasportate su nastri in PP, lubrificati con prodotti specifici, alla fardellatrice mod. APET 243E – doppia pista (SMI - San Giovanni Bianco, VR, Italia) della capacità operativa di 28.000 btg/h. In tal modo, le bottiglie vengono confezionate in fardelli (confezionamento secondario), avvolgendo le 6 bottiglie con un film termoretraibile (FF), che viene saldato e sagomato alle bottiglie, facendo transitare il fardello in un forno riscaldato a 120 °C. In uscita dalla fardellatrice, una manigliatrice marca TWINPACK applica a ciascun fardello una maniglia in scotch (ST) e cartone stampato (MA) per il trasporto domestico. Anche in questo stadio, si registra un certo scarto dei materiali utilizzati, ossia scotch (SST), maniglie (SMA) e film termoretraibile (SFF). Completato l’imballaggio secondario, il fardello (BF) viene trasportato fino al palletizzatore (confezionamento terziario). 57 e) Confezionamento in pallet Per questa fase si impiega un palletizzatore con capacità operativa di 43 pallet/h nel caso di bottiglie da 1,5 l, che viene alimentato dal basso con una doppia pista di fardelli in ingresso. Nel caso delle bottiglie in PET da 1,5 l, il pallet viene preparato sovrapponendo 4 strati composti da 21 fardelli, per un totale di 4x21x6=504 bottiglie per pallet. Il primo strato viene appoggiato su una pedana in legno (P); tra uno strato ed il successivo viene interposta una falda in cartone (IC); poi, il pallet viene chiuso superiormente con un’ultima falda in cartone. Infine, una macchina fasciatrice mod. Estenpal 84R (FIS – Cassina de Pecchi, MI, Italia) avvolge il pallet con un film plastico estensibile (FP) di spessore 23 m grazie ad un braccio rotante che sottopone a trazione (prestiro) il film estensibile prima dell’applicazione. Al pallet, prima che venga caricato sui muletti per essere trasportato ai magazzini di stoccaggio, vengono applicate 2 etichette (EP) stampate con nastro inchiostro termico (NT) che riporta, in chiaro e tramite bar-code, il lotto di produzione ed il TMC, nonché il codice a barre SSCC (Serial Shipping Container Code, che consta di 18 caratteri: la posizione 1 indica il tipo di imballaggio, le posizioni da 2 a 8 – o da 2 a 10 - indicano il prefisso EAN, le posizioni da 9 a 17 – o da 11 a 17 - rappresentano un numero seriale assegnato dall'azienda che crea l'unità logistica; la posizione 18, infine, è riservata a un carattere di controllo), che permetterà di contrassegnare univocamente ed individualmente ogni singolo pallet rendendone possibile la tracciabilità/rintracciabilità. Anche in questa fase si registrano scarti di produzione relativamente alle falde in cartone (SIC), al film estensibile (SFP) e ad una certa quantità di pedane (SP) che vengono allontanate dalla linea di produzione poiché rotte o comunque inutilizzabili. Terminato il confezionamento terziario, il pallet (PL) viene caricato dal fine-linea tramite muletti a motore diesel e portato nei magazzini adiacenti la linea di produzione. 58 f) Immagazzinamento pallet Il pallet (PL) viene stoccato nei magazzini in maniera tale da favorire la rotazione temporale dei lotti secondo il criterio del first in/first out (FIFO). 3.6.5 Descrizione del processo di produzione delle bottiglie in PET Relativamente al diagramma di flusso in Fig. 3.3, la produzione delle bottiglie inizia con l’arrivo in stabilimento delle preforme in polietilentereftalato (PET). Queste si ottengono a partire da PET in granuli, i quali vengono fusi a circa 285 °C ed iniettati in un apposito stampo. Ogni preforma è caratterizzata dal diametro e dalla tipologia di filetto del cosiddetto finish (o collo della bottiglia), in quanto determinano la possibilità di avvitamento ad un ben definito tipo di tappo e l'impiego stesso della bottiglia (per acqua piatta, frizzante, olio, latte). Questi elementi non verranno modificati in fase di soffiaggio, mentre il tipo di stampo conferirà alla bottiglia le caratteristiche finali (diametro, lunghezza e forma), determinandone la grammatura, ovvero il peso in grammi del contenitore soffiato. Il PET non ha una colorazione propria, essendo pressoché trasparente, ma può essere opportunamente premiscelato con additivi coloranti per assumere le tonalità di colore più varie. Acqua Claudia Srl acquista pertanto preforme con finish idoneo per le capsule dedicate ai prodotti gassati e nella grammatura e nella colorazione tipiche per il prodotto finito in esame, utilizzando un contenitore, alternativo al box-pallet, a forma di prisma a base ottagonale denominato OCTABIN, ciascuno dei quali contiene 8.784 preforme. Con riferimento al diagramma di flusso in Fig. 3.3, si descrivono di seguito le principali operazioni. a) Soffiaggio bottiglie Il reparto di soffiaggio include una soffiatrice mod. SBO10 (SIDEL – Parma, Italia) della capacità produttiva di 12.000 btg/h, che consta di 10 cavità, ciascuna in grado di trattare 1200 btg/h. Le preforme (PR) vengono caricate nella tramoggia di carico della soffiatrice, riscaldate a 110 °C in un forno di condizionamento termico di tipo lineare 59 ad U riscaldato con lampade con emissione nell’infrarosso, e sagomate in appositi stampi mediante soffiatura ad alta pressione (35 bar). Le bottiglie appena soffiate (BT) vengono inviate alla linea di produzione, se questa in esercizio; in alternativa, durante il turno notturno, vengono immagazzinate in 10 silos in acciaio inox AISI 304 in attesa di essere impiegate in produzione. Durante i due turni di produzione giornaliera, le linee di imbottigliamento vengono alimentate contemporaneamente dalla soffiatrice (12.000 btg/h) e dai silos (12.000 btg/h), raggiungendo una capacità operativa di 24.000 btg/h. In questa fase viene registrato uno scarto costituito da preforme non correttamente soffiate (SPR). b) Produzione acqua ozonizzata Le bottiglie prima di essere riempite vengono lavate e sterilizzate. Questa operazione prevede l’impiego di getti di acqua ozonizzata in pressione, che lambiscono la parte interna della bottiglie. L’acqua ozonizzata viene prodotta in un ozonizzatore, che consta di un generatore di ozono e di un gruppo idraulico di miscelazione con acqua. L’aria viene filtrata, deumidificata e poi fatta transitare tra due elettrodi separati da un materiale dielettrico, in modo da far avvenire successive scariche elettriche e trasformare la molecola di ossigeno in ozono (O3). L’aria arricchita in ozono viene quindi aspirata per effetto Venturi in una corrente di acqua (AI), arrivando così a produrre fino a 20.000 l/h di acqua ozonizzata (AO) con un tenore di ozono disciolto pari a 0,4 mg/l. c) Lavaggio e sterilizzazione bottiglie Il lavaggio delle bottiglie prevede due fasi: una prima fase consiste nel trattare le bottiglie in ingresso alla riempitrice con acqua ozonizzata (AO), mentre la seconda fase consiste nel risciacquare le bottiglie con acqua minerale (AR). La prima macchina sciacquatrice riceve le bottiglie (BT) che sopraggiungono dal reparto di soffiaggio su nastri aerei a spinta pneumatica (aria). La macchina è del tipo rotativo e per ogni bottiglia in PET viene impiegato circa 1 litro di acqua ozonizzata (0,4 60 mg/l ozono disciolto) a 2,5 bar. Dopo un contatto con AO di circa 6 s (nel caso di una potenzialità operativa di 24.000 btg/h), si effettua un breve sgocciolamento; dopodiché le bottiglie entrano in una seconda macchina sciacquatrice per essere risciacquate con acqua minerale (AR), mantenendo inalterati le modalità, i volumi ed i tempi di contatto del risciacquo della prima sciacquatrice in quanto queste sono macchine gemelle. Il moto alle sciacquatrici viene trasmesso da un albero doppio cardano che ingrana sull’ingranaggio principale della riempitrice ed è accoppiato con gli organi di moto della riempitrice tramite una frizione disinseribile dall’operatore. In questa maniera, il moto delle macchine sciacquatrici è sincronizzato con quello della macchina riempitrice ed con quello del tappatore, che in queste condizioni possono essere identificati come una sola macchina operatrice. In questa fase risultano possibili scarti di bottiglie (SBT), a causa di problemi di presa al volo tra nastri aerei e sciacquatrici. Inoltre, si raccolgono i reflui del trattamento (SAO e SAR) che vengono captati da pozzetti muniti di sifone e convogliati verso il Neutralizzatore/Equalizzatore. La produzione acqua ozonizzata e la sterilizzazione delle bottiglie sono effettuate nel reparto di produzione, ed in particolare nella sala riempimento. d) Equalizzazione acque di scarico Le acque di scarico (derivanti dalle operazioni di lavaggio e sterilizzazione bottiglie) vengono raccolte in una vasca di neutralizzazione all’esterno dello stabilimento di produzione e poi alimentate in una vasca di equalizzazione, per regolarne i parametri chimico-fisici e rendere possibile lo scarico in acque superficiali (v. tab. 3 dell’allegato 5 del D.L. 152/99). L’acqua in uscita dall’equalizzatore (AS) viene quindi scaricata nel fiume Arrone, un effluente del lago di Bracciano. 61 3.6.6 Raccolta dati Come richiesto da PAS 2050-Section 7.2 (BSI, 2008a) occorre - dichiarare il periodo temporale dei dati utilizzati: 2010; - specificare la rilevanza geografica del prodotto: Europa occidentale, Centro Italia - indicare le tecnologie di produzione utilizzate: usuali; - precisare il grado di accuratezza e la variabilità dei dati utilizzati: i consumi di MP sono stati rilevati mediante campionature e si dispone dei valori medi e delle deviazioni standard. I consumi di gasolio sono stati desunti da quelli registrati nel 2010, mentre quelli di energia elettrica sono stati stimati sulla base delle potenze nominali delle macchine ed attrezzature e del tempo di funzionamento. . - il ciclo di vita dell’Acqua Minerale Claudia può essere ritenuto rappresentativo dell’acqua minerale in bottiglia di PET. - riportare la percentuale dei dati estratti da un database: I dati primari sono stati raccolti presso lo stabilimento Acqua Claudia srl ad Anguillara Sabazia (RM), mentre i dati secondari provengono dai database BUWAL 250, Ecoinvent v2, etc. del software SimaPro 7.2 (Prè Consultants, 2010). In particolare, sono stati utilizzati dati primari per l’estrazione dell’acqua; la produzione della bottiglia in PET; i processi di sanificazione, risciacquo e riempimento; il confezionamento; la distribuzione ai Centri e Punti Vendita GDO e il fine vita dei vari imballaggi. All’interno dei processi di trasporto per la distribuzione del prodotto finito sono state utilizzate le emissioni di CO2e per Mg x km della banca dati del software anzidetto per i carichi dei mezzi reali utilizzati per le spedizioni. Il mix di energia elettrica usato da Acqua Claudia Srl è quello italiano presente nel software SimaPro 7.2. I dati secondari sono stati usati per i fattori di emissione dei materiali di imballaggio, della colla ed inchiostro per l’etichettatura e dei sanificanti. - descrivere le fonti bibliografiche utilizzate: database del software Simapro 7.2. Con riferimento agli schemi a blocchi illustrati nelle Figg. 3.2 e 3.3, si riportano di seguito i seguenti dati: 62 3.6.6.1) Estrazione dell’acqua e miscelazione sorgenti Dai due pozzi si estraggono due correnti (600 l/min = 36000 l/h di acqua minerale ciascuna), che vengono miscelate e poi frazionate in 4 correnti, di cui la corrente AM viene inviata alla linea di imbottigliamento, la porzione AI all’impianto di ozonizzazione, l’aliquota AR viene utilizzata per i risciacqui delle bottiglie in PET ed infine la quota residua AE viene restituita nell’alveo del fiume Arrone. Con riferimento alla capacità media della linea di imbottigliamento, pari a 16.000 btg/h, sapendo che la prima macchina sciacquatrice utilizza in media 1 l di acqua ozonizzata (0,4 mg/l ozono disciolto) a 2,5 bar per ogni bottiglia, si ricava che AI=AO= 16.000 l/h. Dal momento che nella seconda macchina sciacquatrice si risciacquano le bottiglie con 1 l di acqua minerale per ogni bottiglia, si stima AR=16.000 l/h. Una volta rimosso l’arsenico, la portata di acqua (AB) da addurre alla riempitrice isobarometrica sarà AM=AB=16.000 (btg/h) x 1,5 (l/btg)= 24.000 l/h. Dal bilancio di materia dell’acqua minerale (Fig. 3.2): SOR1+SOR2=36.000+36.000=72.000 l/h=AI+AR+AM+AE=16.000+16.000+24.000+AE da cui AE = 16.000 l/h Nel caso in esame, per preparare un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua Minerale Claudia), la linea di capacità media pari a 16.000 btg/h impiegherà un tempo tUF= 1000 (l)/[16.000 (bgt/h) x 1,5 (l/bg)]= 0.042 h = 2.5 min. Proporzionalmente, le quantità di acqua dello schema a blocchi saranno pari a: SOR1= SOR2= 36.000 (l/h) x 0.042 (h) = 1500 l AI = AR = AE = 16.000 (l/h) x 0.042 (h) = 666,67 l AM = 24.000 x 0.042 (h) = 1000 l Si riporta di seguito il bilancio di materia di questa fase riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l) 63 Componenti Acqua Arsenico Totale 3.6.6.2) MISCELAZIONE E DISTRIBUZIONE ACQUA MINERALE Corrente SOR1 SOR2 AI AE AM AR kg kg kg kg kg kg 1500.00 1500.00 666.67 666.67 1000.00 666.667 0.000024 0.000024 0.000011 0.000011 0.000016 0.000011 1500.00002 1500.00002 666.66668 666.66668 1000.00002 666.66668 Rimozione arsenico Un’UF di Acqua Claudia conterrà una quantità di arsenico pari a 1000 (l) x 16x10-6 (g/l) = 0.016 g As Le sabbie utilizzate nel processo di dearsenificazione (GEH), aventi una densità di 1,12 kg dm-3, hanno una capacità adsorbente di circa 2,697 g di As per litro di materiale filtrante. Pertanto, per trattare un’UF ne serviranno 0.016 (g As)/[2.697 (g As/l)] 0.00593 l GEH = 0.006645 kg GEH Per ragioni di sicurezza, si assume di sostituire le resine quando si è raggiunto un grado di saturazione del 50%; quindi, la quantità di resine utilizzate per rimuovere l’arsenico ad un’UF sarà pari a 0.01329 kg. Si riporta di seguito il bilancio di materia di questa fase riferito ad 1 Unità Funzionale (1000 l) RIMOZIONE ARSENICO Corrente Componenti Acqua Arsenico Ossi/idrossidi di Ferro Totale GH kg 0.00598 0 0.00731 0.01329 % p/p 45 0 55 100 GAs kg 0.005981 0.000016 0.007310 0.013307 % p/p 44.95 0.12 54.93 100.00 64 3.6.6.3) Rilevazione dati per l’inventario dei materiali di imballaggio Per rilevare la massa dei diversi materiali di confezionamento utilizzati negli imballaggi primario, secondario e terziario, si è determinata la massa di 20 campioni di ogni componente, in modo da determinarne il valore medio e la corrispondente deviazione standard, come riportato di seguito. a) caratteristiche dei componenti dell’imballaggio primario Con riferimento alla Fig. 3.1, I componenti dell’imballaggio primario sono: I.1) preforma (PET) I.2) capsula (HPDE) I.3) etichetta (carta) I.4) Colla termica 1.5) Inchiostro. La misurazione diretta della massa di colla utilizzata per applicare l’etichetta alla bottiglia è risultata difficile, poiché è stato pressoché impossibile rimuovere tutta la colla spalmata. Si è pertanto pesata la bottiglia interamente vestita, previo svuotamento del contenuto, e si è stimata la massa della colla applicata, sottraendo alla massa della bottiglia quella della capsula, della preforma e dell’etichetta. La massa dell’inchiostro necessario per la scrittura del Lotto e del TMC è stata ricavata sulla base del consumo rilevato (circa 0,5 kg) per produrre 1.000.000 di bottiglie, essendo praticamente impossibile misurare la quantità utilizzata in ciascuna applicazione: si rileva un consumo unitario di 0.5 mg/btg. Si riportano in Tabella 3.4 le determinazioni effettuate su 20 campioni con il valore medio e la deviazione standard. 65 Tabella 3.4 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio primario (bottiglie di PET da 1.5 l). N° Campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Val. medio Dev.std b) Preforme 33.297 33.479 33.292 33.310 33.188 33.322 33.332 33.214 33.672 33.284 33.288 33.345 33.405 33.256 33.227 33.400 33.653 33.123 33.310 33.311 33.34 0.14 Massa (g) Capsule Etichette 2.164 1.534 2.148 1.637 2.149 1.621 2.145 1.673 2.139 1.629 2.154 1.611 2.157 1.600 2.158 1.616 2.152 1.556 2.162 1.641 2.154 1.622 2.159 1.607 2.144 1.641 2.149 1.589 2.145 1.600 2.151 1.623 2.154 1.534 2.152 1.607 2.135 1.618 2.136 1.666 2.150 1.611 0.008 0.037 Colla Termica 0.683 0.501 0.507 0.469 0.854 0.690 0.579 0.618 0.209 0.593 0.486 0.611 0.433 0.629 0.748 0.399 0.247 0.815 0.569 0.502 0.56 0.17 caratteristiche dei componenti dell’imballaggio secondario Con riferimento alla Fig. 3.4, i componenti dell’imballaggio secondario sono: II.1) film termoretraibile (politene) II.2) maniglia fardello (cartone) II.3) scotch per maniglia (polipropilene MOPP + gomma resina sintetica) Si riportano in Tabella 3.5 le determinazioni effettuate su diversi campioni dei componenti del fardello con il valore medio e la deviazione standard. 66 Figura 3.4 Imballaggio secondario (fardello). Tabella 3.5 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio secondario (fardello da 6 bottiglie di PET da 1.5 l). N° Campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Val. medio Dev.std Massa (g) Film termoretraibile 21.0 21.2 21.6 21.7 21.5 21.7 21.4 21.2 21.3 21.5 21.3 21.5 21.3 21.3 21.9 21.6 21.0 21.5 21.5 21.3 21.42 0.23 maniglia fardello scotch per maniglia 0.954 0.953 0.967 0.970 0.954 0.967 0.972 0.962 0.960 0.971 0.953 0.953 0.971 0.964 0.956 0.966 0.952 0.960 0.951 0.953 0.960 0.007 0.754 0.762 0.777 0.710 0.721 0.766 0.777 0.700 0.724 0.747 0.796 0.754 0.733 0.765 0.754 0.761 0.710 0.734 0.724 0.757 0.746 0.026 67 Figura 3.5 c) Imballaggio terziario (pallet). caratteristiche dei componenti dell’imballaggio terziario - dimens. imballaggio terziario: pallet EPAL 80x120 cm La 80 cm x Lu 120 cm x h 160 cm - n° fardelli/piano (nfp): 21 - n° piani/pallet (npP): 4 - n° interfalde/pallet (nIFP): 5 - n° etichette/pallet (nEP): 2 - n° bottiglie/pallet (nBP): 6x21x4= 504 Con riferimento alla Fig. 3.5, i I componenti dell’imballaggio terziario sono: III.1) interfalda (cartone) III.2) pedana pallet EPAL (legno) III.3) film estensibile (Polietilene – butene – esene – ottene) III.4) Etichetta adesiva per pallet (carta + gomma resina sintetica) III.5) Nastro inchiostro 68 La massa del nastro inchiostro è stata determinata su due spezzoni (in due posizioni diverse della bobina nastro) di lunghezza pari a quella necessaria per stampare 10 etichette, ottenendo la massa di nastro inchiostro per stampare un’etichetta sul pallet. Si riportano in Tabella 3.6 le determinazioni effettuate su diversi campioni dei componenti del pallet con il valore medio e la deviazione standard. Tabella 3.6 Misure della massa dei principali componenti dell’imballaggio terziario (pallet da 84 fardelli = 504 bottiglie di PET da 1.5 l). N° Campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Val. medio Dev.std Interfalda 382.1 380.4 382.2 381.6 381.6 382.2 384.7 382.2 382.2 382.0 383.1 382.21 1.05 pedana pallet 21500 20900 23600 21600 22600 23100 20200 20600 21000 22100 21720 1110 Massa (g) film etichetta adesiva Nastro Inchiostro estensibile per pallet etichetta x pallet 424.10 2.863 0.2926 425.70 2.876 0.2826 430.40 2.818 428.50 2.876 417.60 2.844 413.80 2.878 403.70 2.841 400.60 2.863 392.70 2.858 407.20 2.871 2.888 2.879 2.913 2.882 2.850 2.825 2.858 2.876 2.857 2.846 414.43 2.863 0.288 12.97 0.022 0.007 69 3.6.6.4) Rilevazione scarti dei materiali di imballaggio I consumi dei diversi materiali di imballaggio, rilevati in magazzino ed immessi nel sistema gestionale, sono riferiti ad una bottiglia da 1.5 l (Tabella 3.7) e sono stati utilizzati per ricavarne gli scarti rispetto alla massa rilevata nel §3.6.6.3 . Tabella 3.7 Scarti percentuali dei diversi componenti degli imballaggi primari, secondari e terziari Consumo dei materiali di imballaggio magazzino (g/btg) effettivo (g/btg) scarto (%) Imballaggio primario Preforma (SPR) 33.731 33.335 1.188 Capsula (SC) 2.176 2.150 1.184 Etichetta (SE) 1.629 1.611 1.107 6.671 6.671 100.0 Anidride carbonica Imballaggio secondario Film termoretraibile (politene) (SFF) 3.600 3.569 0.864 Maniglia fardello (cartone) (SMA) 0.165 0.160 3.200 Scotch fardello (MOPP) (SST) 0.126 0.124 0.888 Interfalda cartone (SIC) 3.822 3.792 0.800 Scarto pallet in stabilimento (SP) Film estensibile pallet (PE) (SFP) Etichetta adesiva x pallet Nastro inchiostro (SEP) 3.188 (SNT) 3.188 Imballaggio terziario 0.158 0.851 0.822 3.493 In particolare, lo scarto pallet in stabilimento (SP) è rappresentato dai pallet che si rompono durante il confezionamento terziario, mentre lo scarto delle preforme (SPR) sarà attribuito per 1/3 alle preforme nella fase di soffiaggio, per 1/3 alle bottiglie soffiate in fase di lavaggio-sterilizzazione e per il terzo residuo alle bottiglie sterilizzate durante il riempimento. Per le etichette per pallet, si è monitorata la linea di produzione per 3 giorni consecutivi, rilevando il n° di etichette corrette ed il n° di quelle scartate: giorno 1 2 3 Totale N° etichette corrette 850 1026 984 2860 N° etichette scartate 22 33 37 92 scarto (%) 2.6 3.2 3.8 70 Si è pertanto rilevato uno scarto del 3.19±0.6%. Dal momento che per applicare un’etichetta si ha un pari svolgimento del nastro termico, si è ritenuto che lo scarto percentuale del nastro inchiostro termico coincida con quello delle etichette. 3.6.6.5) Bilancio di materia delle fasi di soffiaggio, lavaggio e riempimento delle bottiglie Nel confezionare un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua Minerale Claudia, si utilizza una quantità di preforme pari a: 33.34 (g/btg) x 1000 (l)/(1.5 l/btg) = 22.224 g = 22,224 kg, maggiorata dello scarto dell’1.188 % = 0.264 kg (Tabella 3.7), che è ripartito equamente fra le fasi di soffiaggio (SPR=0.088 kg), lavaggio-sterilizzazione (SBT=0.088 kg) e riempimento delle bottiglie (SBs=0.088 kg). In questa fase si utilizzano: - Acqua Minerale Claudia dearsenificata (1000 kg); . capsule in HDPE (ciascuna da 2.15 g) per una quantità pari a: 2.15 (g/btg) x 1000 (l)/1.5 (l/btg) = 1433 g, maggiorata dello scarto dell’1.184 % 17 g (Tabella 3.7); - anidride carbonica in quantità pari a: 6.671 (mg/btg) x 1000 (l)/1.5 (l/btg) = 4477 g, che viene utilizzata per la garantire la contropressione richiesta dalla riempitrice isobarometrica al posto del gas inerte normalmente utilizzato per le acque lisce. Questa quantità viene persa durante gli sfiati della riempitrice (Tabella 3.7); Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l). 71 Corrente SOFFIAGGIO LAV. STERILIZZ. RIEMPIMENTO E TAPPATURA Componenti PR BT SPR BS SBT AB AC C BC SBs SAC SC Acqua (kg) 1000.0 1000.000 PET (kg) 22.488 22.400 0.088 22.312 0.088 22.224 0.088 HDPE (kg) 1.450 1.433 0.017 CO2 (kg) 4.447 4.447 Totale 22.488 22.400 0.088 22.312 0.08799 1000.0 4.447 1.450 1023.657 0.088 4.447 0.017 3.6.6.6) Bilancio di materia della fase di etichettatura e confezionamento in fardelli Per etichettare e confezionare in fardelli un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua Minerale Claudia, si utilizzano: - Acqua Minerale Claudia imbottigliata (BC=1023,657 kg); - etichette (ciascuna da 1.61 g) per una quantità pari a: 1.61 (g/btg) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg)]= 1074,23 g, maggiorata dello scarto dell’1.107 % 11.89 g (Tabella 3.7); - inchiostro (I) per una quantità pari a 0.5 (mg/btg)x 1000 (l)/[1.5 (l/btg)]= 0.33 g; - colla termica (CO) per una quantità pari a: 0.557 (g/btg) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg)] = 371,431 g (Tabella 3.4); - maniglie fardello in cartone (MA) (ciascuna da 0.96 g) per una quantità pari a: 0.96 (g/fard) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)]= 106,72 g, maggiorata dello scarto del 3.2 % 3.41 g (Tabella 3.7); 72 - scotch fardello in PP (ST) (ciascuno da 0.746 g) per una quantità pari a: 0.746 (g/fard) x 1000 (l) )/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)]=82,93 g, maggiorata dello scarto dello 0.888% 0.74 g (Tabella 3.7); - film termoretraibile in PE (FF) (ciascuno da 21,415 g) per una quantità pari a: 21.415 (g/fard) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 6 (btg/fard)] = 2379,44 g, maggiorata dello scarto dello 0.864 % 20.56 g (Tabella 3.7); Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l). Corrente ETICHETTATURA E CONFEZIONAMENTO IN FARDELLI Componenti E I CO MA ST FF BF SFF SE SST SMA Acqua (kg) 1000.000 PET (kg) 22.224 HDPE (kg) 1.433 Carta (kg) 1.086 1.074 0.012 Colla (kg) 0.371 0.371 Inchiostro(kg) 0.00033 0.00033 PE (kg) 2.400 2.379 0.021 PP (kg) 0.084 0.083 0.0007 Carta (kg) 0.110 0.107 0.003 Totale 1.086 0.00033 0.371 0.110 0.084 2.400 1027.672 0.021 0.012 0.0007 0.003 73 3.6.6.7) Bilancio di materia della fase di confezionamento in pallet Per etichettare e confezionare in pallet un’unità funzionale UF (1000 l 1000 kg) di Acqua Minerale Claudia, si utilizzano: - Acqua Minerale Claudia confezionata in fardelli (BF=1027,672 kg); - interfalda in cartone (IC) ciascuna da 382.21 per una quantità pari a: 5 (IC/pal) x 382.21 (g/IC) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 2527,838 g, maggiorata dello scarto (SIC) dello 0.8 % 20,223 g (Tabella 3.7); - pedana pallet EPAL in legno (P) (ciascuna da 21,72 kg) per una quantità pari a: 21.72 (kg/pal) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)]= 28,730 kg, maggiorata dello scarto (SP) del 0.158 % 0.0454 kg (Tabella 3.7). in particolare, lo scarto SP non viene avviato al recupero direttamente da Acqua Claudia, ma viene reso al centro di distribuzione dei pallet EPAL (CHEP Italia, Milano, Italia), ove viene recuperato. In realtà, la pedana in legno è riutilizzata in media 6 volte prima di essere sostituita. Pertanto, nel bilancio di materia, si è ipotizzato che presso la GDO o le piattaforme di distribuzione del prodotto in pallet si invii in discarica 1/6 delle pedane ricevute (SPG=1/6 PL=4.788 kg), mentre i 5/6 rimanenti (PER=5/6 PL= 23.942 kg) vengono rispediti al CHEP Italia, ove si produrranno le pedane necessarie al confezionamento terziario dell’Acqua Minerale Claudia (PN=P-PERSP=4,788 kg), secondo lo schema a blocchi di seguito indicato: 74 - film estensibile in polietilene-butene-esene-ottene (FP) (414,43 g) per una quantità pari a: 414.43 (g/pal) x 1000 (l) )/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 548,188 g, maggiorata dello scarto del 3.493 % 19.146 g (Tabella 3.7); - Etichetta adesiva per pallet (EP) in carta e gomma resina sintetica (ciascuna da 2,863 g) per una quantità pari a: 2 (EP) x 2.863 (g/pal EP) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 7,574 g, maggiorata dello scarto del 3.188 % 0.241 g (Tabella 3.7); - Nastro inchiostro termico (NIT) per una quantità pari a 2 (EP) x 0.2876 (g/Pal EP) x 1000 (l)/[1.5 (l/btg) x 504 (btg/pal)] = 0,761 g, maggiorata dello scarto del 3.188 % 0.024 g (Tabella 3.7). Si riporta di seguito lo schema a blocchi ed il bilancio di materia di queste fase riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l). 75 76 Corrente Componenti (kg) Acqua PET HDPE Carta Colla Inchiostro PE PP Carta P Cartone Legno PE P Nastro inchiostro Etichetta Totale EP NIT P 28.776 0.00079 0.0078 0.0078 0.0079 28.776 CONFEZIONAMENTO IN PALLET E RICICLO PEDANE FP PL SP SIC SFP SEP SNIT SPG 1000.000 22.224 1.433 1.074 0.371 0.000 2.379 0.083 0.107 2.548 2.528 0.020 28.730 0.045 4.788 0.567 0.548 0.019 0.0008 0.00002 0.0076 0.00024 2.548 0.567 1059.487 0.045 0.020 0.019 0.00024 0.00002 4.788 IC PER PN 23.942 4.788 23.942 4.834 77 Tabella 3.8 Composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia per ogni bottiglia in PET da 1.5 l, per ogni pallet da 504 btg e per l’unità funzionale UF prescelta (1000 l). DESCRIZIONE PRODOTTO E MATERIALE BOTTIGLIA PET 1,5 l UF PALLET % Prodotto Acqua minerale naturale 1500.0 g 1000.000 kg 756.00 kg 96.5633 Imballaggio primario Preforma per bottiglia in PET 33.335 g 22.224 kg 16.80 kg 2.1460 Capsula 2.150 g 1.433 kg 1.08 kg 0.1384 Etichetta di carta 1.611 g 1.074 kg 0.81 kg 0.1037 Colla 0.557 g 0.371 kg 0.28 kg 0.0359 3.569 g 2.379 kg 1.80 kg 0.2298 Scotch trasparente 0.124 g 0.083 kg 0.06 kg 0.0080 Inchiostro per TMC 0.001 g 0.0003 kg 0.0003 kg 0.0000 Maniglia fardello 0.160 g 0.107 kg 0.08 kg 0.0103 Interfalda in cartone 3.792 g 2.528 kg 1.91 kg 0.2441 Pallet in legno 7.183 g 4.788 kg 3.620 kg 0.4624 Film estensibile 0.822 g 0.548 kg 0.41 kg 0.0529 Nastro inchiostro 0.001 g 0.001 kg 0.0006 kg 0.0001 Etichetta adesiva per pallet 0.011 g 0.008 kg 0.0057 kg 0.0007 1553.32 g 1035.54 kg 782.872 kg 100.000 Imballaggio secondario Film termoretraibile Imballaggio terziario TOTALE 78 3.6.6.8) Composizione del prodotto finito Nella Tabella 3.8 si riporta la composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia per ogni bottiglia in PET da 1.5 l, per ogni pallet da 504 btg e per l’unità funzionale prescelta (1000 l di Acqua Minerale Claudia in PET da 1,5 l). 3.6.6.9) Consumo di detergenti e lubrificanti Per la sanificazione delle linee di imbottigliamento si utilizzano alcune sostanze detergenti e sanificanti. In questa tesi si sono rilevate le quantità acquistate durante tutto l’anno 2010. Tabella 3.9 Consumi dei principali detergenti e sanificanti utilizzati nel 2010 nelle diverse linee di imbottigliamento e loro attribuzione al prodotto Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale imbottigliato nel formato PET 1,5 l, con stima del consumo specifico annuo riferito ad un’unità funzionale (UF=1000 l). Area di utilizzo Prodotto Sanificazioni Sanificazioni P3-N 421 P3-OXONIA ACTIVE Principali componenti Sodio Idrossido 30% Perossido di idrogeno 20% - Acido acetico 10% - Acido Peracetico 5% Sanificazioni P3-ULTRASIL 75 Ac. Nitrico 30% Ac. Fosforico 25% Sanificazioni superfici P3-TOPACTIVE Perossido di idrogeno DES 15% - Tensioattivo non ionico 5% Detergente pavimenti P3-CLINT KF Sodio silicato, sodio cumensolfonato, Lauriletere solfato sodico, Alcol grasso, ammina grassa alcossilato 5%,Sodio Nitrilotri-acetato 15% Sanificazioni superfici P3-TOPAX 52 Acido fosforico 50% Sanificazioni impianto REI P3-OXONIA Perossido di idrogeno 50% Lubrificazione nastri P3-LUBOSTAR CP Polisilossano 15% Clorazione acqua ind. Sodio Ipoclorito Ipoclorito di sodio 15% Consumo annuo Totale PET 1,5L x UF [kg/a] [kg/a] [kg/(UF a] 7200 5412 0.173 4340 3262 0.104 4800 3608 0.115 400 301 0.010 308 232 0.007 264 2120 198 1594 0.006 0.051 1200 7500 955 5638 0.031 0.180 79 Dette quantità sono state poi ripartite sui diversi formati prodotti, tenendo conto che il volume venduto nel formato PET 1.5 l di Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale è stato pari a 31.311.254 l a fronte di una vendita complessiva pari a 41.654.360 l (Tabella 3.1), ad eccezione del prodotto P3-Lubostar CP, che è stato interamente attribuito ai formati in PET in quanto esclusivo di questa tipologia. Si riportano in Tabella 3.9 i consumi dei principali detergenti e sanificanti utilizzati per il formato PET da 1,5 l, indicando altresì i principali costituenti chimici. Utilizzando gli stessi criteri di ripartizione sopra indicati, si sintetizzano in Tabella 3.10 i consumi degli oli e lubrificanti, indicando altresì il consumo annuo per unità funzionale. Tabella 3.10 Consumi degli oli e lubrificanti utilizzati nel 2010 nelle diverse linee di imbottigliamento e loro attribuzione al prodotto Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale imbottigliato nel formato PET 1,5 l, con stima del consumo specifico annuo riferito ad un’unità funzionale (UF=1000 l). Prodotto Totale [kg/a] 450 69 Oli Grassi 3.6.6.10) Consumo annuo PET 1,5L [kg/a] 338 52 x UF [kg/(UF a] 0.0108 0.0017 Consumi energetici Le risorse energetiche utilizzate da Acqua Claudia Srl per produrre l’Acqua Claudia Effervescente Naturale nel formato PET 1,5 l sono: energia elettrica e gasolio. L’energia elettrica è acquistata dalla società AceaElectrabel Elettricità Spa, mentre il gasolio viene acquistato da Eridis srl (TOTAL). a) Energia elettrica Per stimare i consumi di energia elettrica si sono rilevate le potenze nominali delle singole macchine impiegate per l’estrazione e la produzione, che sono state moltiplicate per il tempo di funzionamento giornaliero per determinare i consumi energetici in kWh dell’impianto di produzione (Tabella 3.11). 80 In particolare, la linea di imbottigliamento della capacità nominale di 18.500 btg/h nel 2010 ha operato mediamente su due turni giornalieri (16 h/d) alla capacità di 16.000 btg/h (in base alle quantità ricevute in magazzino), mentre la linea di soffiaggio della capacità nominale di 12.000 btg/h nel 2010 ha operato mediamente su tre turni giornalieri (24 h/d) alla capacità media di 11.700 btg/h (in base alle quantità di bottiglie soffiate conferite ai silos). Per contro, alla fine dei due turni le linee di imbottigliamento vengono sanificate sia a freddo per un tempo medio di 4 h/d che a caldo per altre 1.5 h/d e poi risciacquate con acqua minerale per altre 3 h/d. Pertanto, il tempo di funzionamento complessivo delle pompe di estrazione è stato di 16 + 3= 19 h/d, che include i tempi di funzionamento della linea di produzione, di impiego giornaliero per il risciacquo di inizio turno delle tubazioni e di lavaggio settimanale in controcorrente dell’impianto di rimozione dell’arsenico. Anche i tempi di utilizzo dell’illuminazione e del condizionatore (presente solo nella sala riempimento) sono stati stimati sulla base dei stessi tempi operativi dei reparti serviti. Per quanto riguarda la pompa centrifuga da 22 kW, che alimenta la riempitrice attraverso un serbatoio polmone, si rileva un funzionamento intermittente, legato alla velocità della linea. Per l’imbottigliamento in bottiglie di PET da 1,5 l (nei due turni giornalieri), si stima in media che operi per ¾ del tempo, ossia 12 h, sia inattiva per il residuo ¼, ossia 4 h. In toto, il consumo energetico dell’impianto di produzione ammonta a 25,8 MWh (Tabella 3.11). Per stimare i consumi di energia elettrica per produrre un’unità funzionale di prodotto finito, si è stabilita una proporzione fra i consumi corrispondenti alla produzione giornaliera di prodotto imbottigliato [16.000 (btg/h) x 16 (h/d) x 1,5 (l/btg) = 384.000 (l/d)] oppure di bottiglie soffiate [11.700 (btg/h) x 24 (h/d) x 1,5 (l/btg) = 421.200 (l/d)], ricavando un consumo energetico globale di 63 kWh/UF (Tabella 3.11). 81 Tabella 3.11 Potenza nominale delle macchine ed attrezzature dell’impianto di produzione, tempo di utilizzo, consumo dell’energia elettrica (EE), consumo specifico di EE per UF e consumo totale per fase di lavorazione. Fase lavorazione Estrazione Acqua Pompa pozzo 1 Pompa pozzo 2 Computer e PLC Operazioni Preliminari Prod. Aria compressa Impianto rimozione Ferro/Arsenico Computer e PLC Soffiaggio-Trasporto alle Linee Produz. Prod. Aria compressa Sistem. Raffreddamento (gruppo frigo) Soffiatrice Sistema di trasporto bottiglie Raddrizzatori per 1,5l Illuminazione reparto soffiaggio Lavaggio Bottiglie Produzione ozono Riempimento-Tappatura Bottiglie Serbatoio polmone + pompa Riempitrice + sciacquatrici Saturatore Tappatrice Ispettore livelli Etichettatura-Marcatura Etichettatrice Ink JET Stampa Laser Espulsore Confezionamento Fardellatrice Manigliatrice Palettizzatore Fasciatrice Sistema di Trasporto a Nastri Motori ed inverter Potenza Tempo Consumo Consumo Consumo Nominale operazione EE EE/UF EE fase/ UF (kW) (h/d) (kWh/d) (kWh/UF) (kWh/UF) 13 13 0.5 19 19 19 247 247 9.5 0.64 0.64 0.02 1.31 15 3 0.5 16 16 16 240 48 8 0.63 0.13 0.02 0.77 332 167 220 50 3 3 24 24 24 24 24 24 7968 4008 5280 1200 72 72 18.92 9.52 12.54 2.85 0.17 0.17 44.16 1 16 16 0.04 0.04 22 18.5 43 2 0.5 12 16 16 16 16 264 296 688 32 8 0.69 0.77 1.79 0.08 0.02 17 0.2 0.2 0.3 16 16 16 16 272 3.2 3.2 4.8 0.71 0.01 0.01 0.01 0.74 92 5 16.5 3 16 16 16 16 1472 80 264 48 3.83 0.21 0.69 0.13 4.85 50 16 800 2.08 2.08 3.35 82 Utilities - Produzione Prod. Aria Compressa Impianto di condizionamento Illuminazione magazzini e produzione Sanificazioni Impianto CIP TOTALE b) 90 30 15 16 16 16 1440 480 240 3.75 1.25 0.63 5.63 4 1230.2 4 16 25826.7 0.04 0.04 62.98 Gasolio Il gasolio è impiegato come: i) carburante per i muletti che trasportano i pallet al magazzino; 2) combustibile per la caldaia che fornisce vapore allo scambiatore di calore dell’impianto CIP costruito dalla SAP Italia S.r.L. (Melegnano, MI, Italia), utilizzato per la sanificazione delle tubazioni, serbatoi e riempitrice. Sulla base degli acquisti di carburante per autotrazione effettuati nel corso dell’anno 2010 e tenendo conto delle ore di utilizzo complessivo, si è stimato un consumo medio di 1,12 kg/h di gasolio (densità 0.835 kg/l). A fronte di una produzione giornaliera di prodotto imbottigliato di 384.000 l, si è determinato il consumo di gasolio per UF (1000 l) come riportato in Tabella 3.12. Tabella 3.12 Consumo orario e giornaliero di gasolio per ciascuna fase di diversa durata e consumo relativo e totale di gasolio per UF. Fase di lavorazione Consumo Gasolio Durata operazione (kg/h) Movimentazione Prodotto Finito Muletti 1.12 16 (h/d) Sanificazioni 1.5 (h/d) Impianto CIP (clearing-in- place) 22.04 Riscaldamento 6 aerotermi da 26.570 kcal/h cad. 17.35 16 (h/d) x 80 (d) Totale Consumo Gasolio Consumo giornaliero gasolio/UF o annuale (kg/UF) 17.9 (kg/d) 0.047 33.16 (kg/d) 0.086 22207,7 (kg/a) 0.533 0.666 L’unità CIP (cleaning-in-place) è collegata alla rete di distribuzione dell’acqua minerale ed è gestita tramite PLC; consta di 83 - un serbatoio di miscelazione, dove vengono dosati e miscelati i prodotti chimici necessari alla detergenza ed alla disinfezione, - una piccola pompa dosatrice, - una pompa di ricircolo verso le linee di potenza nominale 4 kW, - uno scambiatore di calore con capacità termica di 180.000 kcal/h, - una serie di valvole elettro-pneumatiche, - una valvola di regolazione della portata di ricircolo, e - sensori di temperatura e conducibilità. A fronte di una erogazione termica di 180.000 kcal/h, tenendo conto che il potere calorifico inferiore (Pci) del gasolio è pari secondo la Norma UNI 10389 a 10210 kcal/kg (http://it.wikipedia.org/wiki/Potere_calorifico) e che il rendimento globale del sistema caldaia-scambiatore di calore sia dell’ordine dell’80%, si è stimato il seguente consumo orario di gasolio: 180.000(kcal/h) 10210(kcal /kg)x0.8 22.04 kg/h . Dal momento che la fase di sanificazione a caldo viene effettuata per una durata di 1,5 h per ogni giornata produttiva, il consumo giornaliero di gasolio è stato rapportato la produzione giornaliera di acqua imbottigliata (384.000 l/d), ricavando il consumo per UF (Tabella 3.12). Nel periodo invernale (dal 15 novembre al 15 marzo) le caldaie sono impiegate anche per il riscaldamento dei locali di produzione tramite 6 aerotermi alimentati con vapore, ciascuno della potenzialità di 26.570 kcal/h. Il corrispondente consumo orario di gasolio è stato stimato, analogamente a quanto illustrato per il consumo dell’impianto CIP, assumendo che l’efficienza del sistema caldaia-aeriforme sia pari al 90%: 26.570 (kcal/h) x 6 (aerotermi) 17,35 kg/h . 10210 (kcal/kg) x 0.9 Detto consumo si svolge per 16 h/d per 80 d/a, risultando pari a 17,35 (kg/h) × 16 (h/d) × 80 (d/a) = 22.207 kg/a, che viene rapportato (16.693 kg/a) al volume venduto nel formato PET 1.5 l di Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale (31.311.254 l) a fronte di una vendita complessiva pari a 41.654.360 l (Tabella 3.1) e poi riferito all’UF (Tabella 3.12). 84 In toto, il consumo di gasolio necessario per la produzione dell’unità funzionale ammonta a circa 0,666 kg/UF (Tabella 3.12). 3.6.6.11) Gestione dei Rifiuti Le attività di recupero dei rifiuti possono essere suddivise in: attività di recupero di materia attività di recupero di energia. In particolare, il recupero di materia comprende diverse tipologie di recupero a seconda della natura merceologica del rifiuto, come indicato nell’elenco delle operazioni R dell’allegato C alla parte IV del D.Lgs. 152/06: R1 R2 R3 R4 R5 R6 R7 R8 R9 R10 R11 R12 R13 utilizzazione principale come combustibile o altro mezzo per produrre energia rigenerazione/recupero di solventi riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche rigenerazione degli acidi o delle basi recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori rigenerazione o altri reimpieghi degli oli spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10 scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11 messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni R1-R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) La classificazione delle attività di trattamento-smaltimento dei rifiuti attualmente si basa sull’elenco delle operazioni D dell’allegato B alla parte IV del D.Lgs. 152/06: D1 D2 D3 D4 D5 D6 D7 D8 Deposito sul o nel suolo (es. discarica) Trattamento in ambiente terrestre (es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli) Iniezioni in profondità (es. iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi, cupole saline o faglie geologiche naturali) Lagunaggio (e. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.) Messa in discarica specialmente allestita (es. sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall'ambiente) Scarico dei rifiuti solidi nell'ambiente idrico eccetto l'immersione Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino Trattamento biologico non altrove, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti D1-D12 85 D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 Trattamento fisico-chimico non altrove specificato che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti D1-D12 (es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.) Incenerimento a terra Incenerimento in mare Deposito permanente (a esempio sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.) Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni D1-D12 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni D1- D13 Deposito preliminare prima di una delle operazioni D1-D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Detto elenco comprende : operazioni di trattamento dei rifiuti, ossia di trasformazione per favorirne lo smaltimento, quali trattamenti preliminari di raggruppamento e ricondizionamento e trattamenti fisici, chimici, biologici; operazioni di smaltimento definitivo, quali il deposito in discarica e l’incenerimento. Si riporta in Fig. 3.6 il diagramma di flusso della formazione di residui solidi ed effluenti gassosi durante il processo di produzione dell’Acqua minerale Claudia, durante la gestione dei pallet nei centri di distribuzione e punti vendita della GDO e durante la fase di uso. In particolare, i rifiuti prodotti in impianto verranno smaltiti come di seguito indicato: - sabbie ferrose arricchite in As (G-As) come rifiuti speciali D1; - preforme e bottiglie di PET scartate nelle fasi di soffiaggio, sterilizzazione e riempimento verranno raccolte (R13) e riciclate per la produzione di altri manufatti in PET. - maniglie dei fardelli ed interfalde scartate durante il confezionamento II e III verranno raccolte (R3) e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta; - etichette delle bottiglie, nastro termico ed etichetta per pallet scartate durante il confezionamento I e III verranno raccolte (rifiuti misti a base carta e cartone: R3) e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta; - le pedane in legno scartate verranno raccolte e rispedite al CHEP per il loro recupero; 86 - gli oli ed i grassi lubrificanti (Tab. 3.10) verranno raccolti ed avviati all’incenerimento (D10). Per contro, l’anidride carbonica utilizzata per la contropressione nella riempitrice verrà smaltita nell’atmosfera. I rifiuti prodotti presso i centri di distribuzione ed i punti vendita della GDO verranno smaltiti come di seguito indicato: - le pedane in legno scartati verranno raccolte e avviate in discarica; - le etichette dei pallet marcate con l’inchiostro termico e le interfalde verranno raccolte e riciclate per la produzione di altri manufatti in carta; - il film estensibile utilizzato per confezionare il pallet verrà raccolto e riciclate per la produzione di altri manufatti in PE. Dal momento che il prodotto è distribuito esclusivamente in Italia, si sono utilizzati i dati statistici nazionali (ONR 2008: Osservatorio Nazionale Rifiuti e CONAI 2007: Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi, per descrivere la situazione italiana) per ipotizzare lo scenario di fine vita di detti imballi (riciclo, incenerimento, discarica) in analogia a quello dei rifiuti italiani, ossia il 28,4% dei rifiuti è destinato al riciclo (CONAI 2007), il 10,1% all’incenerimento (ONR 2008) e il rimanente 61,5 % è smaltito in discarica (ONR 2008). Per quanto concerne la fase d’uso del prodotto finito presso i consumatori si è ipotizzato che tutti i materiali di imballaggio (bottiglia in PET, capsule in HDPE, etichetta, film, scotch e maniglia fardello) vengano raccolti, originando un rifiuto plastico (RPL), per il quale si può ipotizzare lo stesso scenario di fine vita dei rifiuti italiani. Secondo le Product Category Rules per le acque minerali naturali (PCR 2006:07) e/o effervescenti (PCR, 2010:11) la fase d’uso andrebbe esclusa. Nel successivo calcolo del Carbon Footprint si opterà per entrambe le ipotesi di lavoro. Infine, i crediti di CO2 nelle materie prime rinnovabili (legno, carta) sono stati esclusi dalla LCA. Si riporta di seguito lo schema a blocchi (Fig. 3.6) ed il bilancio di materia della formazione di rifiuti solidi ed effluenti gassosi riferito ad 1 Unità funzionale (1000 l). 87 Figura 3.6 Diagramma di flusso della formazione di residui solidi ed effluenti gassosi durante il processo di produzione dell’Acqua minerale Claudia, durante la gestione dei pallet nei centri di distribuzione e punti vendita della GDO e durante la fase di uso. Per la simbologia usata si rinvia alla Tabella 3.3. 88 Corrente Componenti (kg) RIFIUTI IMPIANTO SAC GAs PET Centro Distribuzione Consumatore GDO PLAST CARTA LEGNO SPG REP RIC RFP Acqua 0.00598 PET 0.26396 HDPE 0.017 Etichetta carta 0.01189 hot melt Inchiostro PE (kg) 0.02056 Scotch PP 0.00074 Maniglia Carta (kg) 0.00341 Interfalda cartone 0.020 2.528 Pallet legno 0.045 4.788 Film estens. PE 0.019 0.548 Nastro inch. termico 0.00002 0.0008 Etichetta carta ades. 0.00024 0.0076 CO2 4.447 Arsenico (kg) 0.00002 Ossi/idrossidi Fe 0.00731 Totale peso 4.447 0.01331 0.264 0.057 0.0358 0.045 4.788 0.008 2.528 0.548 RPL 22.224 1.433 1.074 0.371 0.0003 2.379 0.083 0.107 27.672 89 3.6.6.12) a) Trasporti Prodotti finiti Per stimare l’impatto del trasporto dell’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale si sono trascritte in Tabella 3.13 le vendite del prodotto finito in bottiglie (PET 1,5 l) registrate dall’Ufficio Vendite di Acqua Claudia Srl, indicando sia l’acquirente che la destinazione finale. Dato che un pallet consta di 504 btg da 1.5 l e pesa 801 kg, si è stimato il n° di pallet trasportati e la relativa massa in Mg. Dopodiché per ciascuna consegna, si è stimata la distanza percorsa in km dalla sede dello stabilimento di imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM) al punto di consegna, utilizzando il sito web http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km percorsi, quale dato essenziale per stimare le emissioni di CO2e sulla base dei mezzi di trasporto utilizzati (Tabella 3.13). Acqua Claudia Srl utilizza in pratica i due mezzi di trasporto seguenti Autotreno Motrice 34 pedane 17 pedane Portanza: 27.2 Mg Portanza: 13.6 Mg che vengono prescelti a seconda se il numero di pallet da trasportare è rispettivamente superiore od inferiore a 34 pallet (Tabella 3.13). Come si evince dalla Tabella 3.13, nel 2010 è stato anche effettuato un piccolo trasporto aereo di 12 btg a scopo pubblicitario durante la manifestazione sportiva Football World Cup 2010, svoltasi a Cape Town in Sud Africa. Dalla Tabella 3.13 si rilevano emissioni di CO2e pari a 1039,95 Mg CO2e/a, corrispondenti a 33.21 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza del prodotto finito pari a 6.549.422,4 (Mg km)/[33.174 Mg/a]= 197.4 km. 90 Tabella 3.13 Quantità di prodotto finito venduta nel 2010 con indicazione della piattaforma distributiva o della GDO con relativa località, distanza percorsa, quantità x km, modalità di trasporto ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13. Piattaforma o GDO Destinazione Quantità venduta Massa pallet Distanza Quantità x km Tipo Emiss. CO2 (btg) (l) (pallet) (Mg) (km) (Mg km) camion (kg CO2e) ONE Price Italia srl Monterotondo 164.808 247.212 327 261.9 42 11000.5 Autotreno 1738.1 ONE Price Italia srl Viterbo 11.088 16.632 22 17.6 61 1074.9 Motrice 253.7 ONE Price Italia srl Guidonia 16.128 24.192 32 25.6 63 1614.8 Motrice 381.1 ONE Price Italia srl Monterotondo 28.224 42.336 56 44.9 42 1883.9 Autotreno 297.7 ONE Price Italia srl Latina 21.168 31.752 42 33.6 103 3465.0 Autotreno 547.5 ONE Price Italia srl Foligno 6.048 9.072 12 9.6 141 1355.2 Motrice 319.8 Aff. One Price Acilia 26.712 40.068 53 42.5 54 2292.4 Autotreno 362.2 Aff. One Price Aprilia 7.056 10.584 14 11.2 78 874.7 Motrice 206.4 ONE Price Italia srl Rieti 20.664 30.996 41 32.8 98 3218.3 Autotreno 508.5 ONE Price Italia srl Aprilia 5.040 7.560 10 8.0 78 624.8 Motrice 147.4 Aff. OPI Cerveteri Cerveteri 21.168 31.752 42 33.6 28 941.9 Autotreno 148.8 Aff. One Price Silvi 504 756 1 0.8 244 195.4 Motrice 46.1 Aff. One Price Maddaloni 4.032 6.048 8 6.4 239 1531.5 Motrice 361.4 Aff. One Price Civita Castellana 9.072 13.608 18 14.4 37 533.4 Motrice 125.9 Aff. One Price Sutri 504 756 1 0.8 28 22.4 Motrice 5.3 Aff. One Price Luco dei Marzi 3.024 4.536 6 4.8 140 672.8 Motrice 158.8 91 ONE Price Italia srl Rieti 3.528 5.292 7 5.6 98 549.5 Motrice 129.7 ONE Price Italia srl Cermone 14.112 21.168 28 22.4 155 3476.2 Motrice 820.4 Aff. One Price Torrice 7.560 11.340 15 12.0 123 1477.8 Motrice 348.8 ONE Price Italia srl Monterotondo 14.617 21.926 29 23.2 42 975.7 Motrice 230.3 ONE Price Italia srl Terni 6.048 9.072 12 9.6 89 855.4 Motrice 201.9 Aff. One Price La Rustica 5.040 7.560 10 8.0 42 336.4 Motrice 79.4 Aff. One Price Trasacco 3.024 4.536 6 4.8 147 706.5 Motrice 166.7 ONE Price Italia srl Nettuno 21.168 31.752 42 33.6 97 3263.2 Autotreno 515.6 ONE Price Italia srl Ceccano 6.048 9.072 12 9.6 123 1182.2 Motrice 279.0 ONE Price Italia srl Anzio 7.560 11.340 15 12.0 93 1117.4 Motrice 263.7 ONE Price Italia srl Pontecorvo 2.016 3.024 4 3.2 153 490.2 Motrice 115.7 ONE Price Italia srl Pontecorvo 2.520 3.780 5 4.0 153 612.7 Motrice 144.6 ONE Price Italia srl Sezze 3.528 5.292 7 5.6 125 700.9 Motrice 165.4 ONE Price Italia srl Roma 10.080 15.120 20 16.0 51 817.0 Motrice 192.8 ONE Price Italia srl Tagliacozzo 2.520 3.780 5 4.0 117 468.6 Motrice 110.6 ONE Price Italia srl Roma 2.520 3.780 5 4.0 51 204.2 Motrice 48.2 Fratelli Ghedin sas Latina 4.536 6.804 9 7.2 103 742.5 Motrice 175.2 Cardinali primo Leone Melezzole 16.632 24.948 33 26.4 99 2616.8 Motrice 617.6 Tione srl Orvieto 174 261 0 0.3 106 29.3 Motrice 6.9 Tione srl Orvieto 120 180 0.24 0.2 106 20.2 Motrice 4.8 92 Claudia Gemme Bianchi Alessandria 24 36 0.05 0.0 574 21.9 Motrice 5.2 Biodue Tavarnelle 168 252 0.33 0.3 277 74.0 Motrice 17.5 Grupp. Made in Italy Casciana Terme 36 54 0.07 0.1 315 18.0 Motrice 4.3 DORECA Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6 Cedi Sisa Centro Nord Mosciano S. Angelo 6 9 0.01 0.0 221 2.1 Motrice 0.5 Francesca Vari Roma 156 234 0.31 0.2 51 12.6 Motrice 3.0 Patrizia Violini Roma 468 702 0.93 0.7 51 37.9 Motrice 9.0 Billa AG Standa Milano 12 18 0.02 0.0 559 10.7 Motrice 2.5 De Paola Roberto Viareggio 12 18 0.02 0.0 359 6.8 Motrice 1.6 Francesca Vari Roma 312 468 0.62 0.5 51 25.3 Motrice 6.0 Carabinieri Lazio Roma 360 540 0.71 0.6 51 29.2 Motrice 6.9 Carini Giancarlo Reggello 6 9 0.01 0.0 241 2.3 Motrice 0.5 Detercarta srl Rieti 1.008 1.512 2.00 1.6 98 157.0 Motrice 37.0 Monaco e Riccio srl Maccarese 42.840 64.260 85 68.1 31 2110.6 Autotreno 333.5 Bevande spa Roma 96.768 145.152 192 153.8 51 7843.1 Autotreno 1239.2 Super Elite spa Pomezia 580.608 870.912 1,152 922.7 62 57208.6 Autotreno 9039.0 Chiappini Nunzio Tolfa 36.792 55.188 73 58.5 43 2514.3 Autotreno 397.3 Eurodrink 92 Nettuno 19.152 28.728 38 30.4 97 2952.4 Autotreno 466.5 CA.GI. Chirico Cardito 8.064 12.096 16 12.8 241 3088.5 Motrice 728.9 Penny Market Italia Marciano della Chiana 1.335.600 2.003.400 2,650 2,122.6 185 392676.5 Autotreno 62042.9 93 Penny Market Italia Altopascio 2.193.912 3.290.868 4,353 3,486.6 319 1112235.2 Autotreno 175733.2 Penny Market Italia Desenzano 965.664 1.448.496 1,916 1,534.7 515 790351.0 Autotreno 124875.5 Penny Market Italia Arborio 1.230.768 1.846.152 2,442 1,956.0 632 1236175.2 Autotreno 195315.7 Penny Market Italia Quattordio 811.440 1.217.160 1,610 1,289.6 588 758264.1 Autotreno 119805.7 Maiorana Roma 78.120 117.180 155 124.2 51 6331.7 Autotreno 1000.4 Maiorana Roma 111.888 167.832 222 177.8 51 9068.6 Autotreno 1432.8 Maiorana Guidonia 445.536 668.304 884 708.1 55 38943.3 Autotreno 6153.0 Maiorana Commercity Ponte Galeria 494.928 742.392 982 786.6 42 33035.3 Autotreno 5219.6 Ditta Paolini Paolo Cori 13.608 20.412 27 21.6 96 2076.1 Motrice 490.0 Ortofrutta sas Doganella di Ninfa 6.048 9.072 12 9.6 107 1028.4 Motrice 242.7 Domer Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5 Cedis Izzi Sabaudia 110.376 165.564 219 175.4 130 22803.7 Autotreno 3603.0 Panta Market Fondi 1.008 1.512 2 1.6 161 257.9 Motrice 60.9 Guandalini Marcella Terni 18.648 27.972 37 29.6 89 2637.6 Autotreno 416.7 Fonti General Frutta Civitavecchia 2.016 3.024 4 3.2 61 195.4 Motrice 46.1 Valentini distribuzione Rocca di papa 3.024 4.536 6 4.8 69 331.6 Motrice 78.3 Ranucci srl Anzio 36.288 54.432 72 57.7 93 5363.3 Autotreno 847.4 Birimport Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5 Bevi Roma Roma 319.536 479.304 634 507.8 51 25898.6 Autotreno 4092.0 Bevi Roma Roma 290.304 435.456 576 461.4 51 23529.4 Autotreno 3717.6 94 Gastaldi Giampaolo Montecchio 7.710 11.565 15 12.3 105 1286.6 Motrice 303.6 L'Abbondanza Città di castello 616.392 924.588 1,223 979.6 207 202774.9 Autotreno 32038.4 Roma Nord Bevande Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0 Bevande di Brunetti A. Grottaferrata 3.528 5.292 7 5.6 60 336.4 Motrice 79.4 Erre Tre Roma 15.624 23.436 31 24.8 51 1266.3 Motrice 298.9 Mastrantoni Bevande Roma 23.184 34.776 46 36.8 51 1879.1 Autotreno 296.9 G.D.A. service San Cesareo 19.152 28.728 38 30.4 67 2039.3 Autotreno 322.2 Easycup Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6 Monteferri Savino Morena 97.776 146.664 194 155.4 53 8235.6 Autotreno 1301.2 DI.BE. Roma 19.656 29.484 39 31.2 51 1593.1 Autotreno 251.7 DORECA Roma 99.792 149.688 198 158.6 51 8088.2 Autotreno 1277.9 De Palma Ladispoli 28.224 42.336 56 44.9 35 1569.9 Autotreno 248.0 Cassia Bevande Roma 64.008 96.012 127 101.7 51 5187.9 Autotreno 819.7 La Salvia Carlo Roma 7.560 11.340 15 12.0 51 612.7 Motrice 144.6 Mancini Antonio Mentana 12.600 18.900 25 20.0 47 941.1 Motrice 222.1 Segretarioato Gen. Roma 5.544 8.316 11 8.8 51 449.3 Motrice 106.0 Nini Renato S. Vito Romano 21.672 32.508 43 34.4 85 2927.6 Autotreno 462.6 G.M.F. Ponte S.Giovanni (PG) 196.560 294.840 390 312.4 152 47481.6 Autotreno 7502.1 G.M.F. Viterbo 41.832 62.748 83 66.5 61 4055.3 Autotreno 640.7 Giemme distr. Cave (RM) 10.584 15.876 21 16.8 84 1412.9 Motrice 333.4 95 PRO-TECH Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0 Partesa Roma 53.928 80.892 107 85.7 51 4370.9 Autotreno 690.6 Partesa Viterbo 2.016 3.024 4 3.2 61 195.4 Motrice 46.1 Conad Civitavecchia 426.384 639.576 846 677.6 61 41335.0 Autotreno 6530.9 S.B.S. srl Roma 13.104 19.656 26 20.8 51 1062.1 Motrice 250.7 Mengozzi express Santarcangelo Rom. 7.560 11.340 15 12.0 339 4072.9 Motrice 961.2 C.A.S.A. Monterotondo 13.608 20.412 27 21.6 42 908.3 Motrice 214.4 Azzurra 98 Capodrise 504 756 1 0.8 228 182.6 Motrice 43.1 CE.DI.GROS Roma 296.856 445.284 589 471.8 51 24060.4 Autotreno 3801.5 Stella 2006 Roma 60.984 91.476 121 96.9 51 4942.8 Autotreno 781.0 Pewex Roma 29.232 43.848 58 46.5 51 2369.3 Autotreno 374.3 Pewex Roma 148.176 222.264 294 235.5 51 12009.8 Autotreno 1897.5 Caffè trombetta Pomezia 81.648 122.472 162 129.8 62 8045.0 Autotreno 1271.1 Buscaini Angelo Roma 47.880 71.820 95 76.1 51 3880.7 Autotreno 613.2 Buscaini Angelo Roma 183.960 275.940 365 292.4 51 14910.1 Autotreno 2355.8 SGM Supermercati Roma 60.984 91.476 121 96.9 51 4942.8 Autotreno 781.0 CE.DI. Gross Roma 427.392 641.088 848 679.2 51 34640.4 Autotreno 5473.2 CE.DI. Gross Collefiorito 6.048 9.072 12 9.6 117 1124.6 Motrice 265.4 CE.DI. Gross Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0 Sirio 2003 Roma 8.568 12.852 17 13.6 51 694.4 Motrice 163.9 96 Idromarket Roma 10.584 15.876 21 16.8 51 857.8 Motrice 202.5 Effepiù Ostia 3.528 5.292 7 5.6 59 330.8 Motrice 78.1 Desa Pomezia 50.904 76.356 101 80.9 62 5015.7 Autotreno 792.5 Anselmi Argeo Fiumicino 1.512 2.268 3 2.4 54 129.8 Motrice 30.6 Doreca Roma 12.096 18.144 24 19.2 51 980.4 Motrice 231.4 Cinthyanum Ariccia 32.760 49.140 65 52.1 66 3436.2 Autotreno 542.9 La Giara Campagnano Roma 5.544 8.316 11 8.8 18 158.6 Motrice 37.4 Superconti Terni 514.080 771.120 1,020 817.0 89 72712.2 Autotreno 11488.5 F.lli Diventura Monterotondo 504 756 1 0.8 42 33.6 Motrice 7.9 Mariani Danilo Capranica 129.528 194.292 257 205.8 33 6793.0 Autotreno 1073.3 Mariani Danilo Bracciano 10.080 15.120 20 16.0 14 224.3 Motrice 52.9 F.lli Papi Anguillara Sabazia 1.644.048 2.466.072 3,262 2,612.8 1 2612.8 Autotreno 412.8 Andrink's Guidonia Montecelio 16.632 24.948 33 26.4 63 1665.2 Motrice 393.0 Corsi Franco Narni scalo 4.536 6.804 9 7.2 77 555.1 Motrice 131.0 Auchan Pratica di mare 17.640 26.460 35 28.0 64 1794.2 Autotreno 283.5 Auchan Roma 74.088 111.132 147 117.7 51 6004.9 Autotreno 948.8 Auchan Roma 7.056 10.584 14 11.2 51 571.9 Motrice 135.0 Auchan Fiumicino 16.128 24.192 32 25.6 54 1384.1 Motrice 326.6 Torres snc Montelibretti 34.272 51.408 68 54.5 67 3649.2 Autotreno 576.6 Giemme store Bagnoregio 504 756 1 0.8 88 70.5 Motrice 16.6 97 Sabelli Tetti Palestrina 1.008 1.512 2 1.6 74 118.5 Motrice 28.0 DE.CA. Corato 1.512 2.268 3 2.4 421 1011.6 Motrice 238.7 Marr spa Roma 504 756 1 0.8 51 40.8 Motrice 9.6 B&C Bisceglie 22.176 33.264 44 35.2 429 15119.1 Autotreno 2388.8 Nwater service Ardea 18.648 27.972 37 29.6 72 2133.8 Autotreno 337.1 Door to Door Roma 24.696 37.044 49 39.2 51 2001.6 Autotreno 316.3 Dea Food Morlupo 3.024 4.536 6 4.8 32 153.8 Motrice 36.3 Mithenty S. Maria delle Mole 3.024 4.536 6 4.8 57 273.9 Motrice 64.6 RDS Cape Town 12 18 0 0.0 8446 161.1 Aereo 174.0 Noi Frutta Formello 15.120 22.680 30 24.0 19 456.6 Motrice 107.7 Alimentari di ciccio Roma 1.512 2.268 3 2.4 51 122.5 Motrice 28.9 Scipa Drink Velletri 1.512 2.268 3 2.4 78 187.4 Motrice 44.2 Sup. SMA Fiumicino 636.048 954.072 1,262 1,010.8 54 54584.6 Autotreno 8624.4 Circolo C.R.A.B.B. Capranica 4.032 6.048 8 6.4 33 211.5 Motrice 49.9 Isotonica Lariano 504 756 1 0.8 88 70.5 Motrice 16.6 Cialoni Marco Roma 6.048 9.072 12 9.6 51 490.2 Motrice 115.7 Moretti's distribuzione Roma 27.216 40.824 54 43.3 51 2205.9 Autotreno 348.5 Pacchera Andrea Mentana 14.112 21.168 28 22.4 47 1054.1 Motrice 248.8 Terzoli Massimiliano Soriano del Cimino 1.008 1.512 2 1.6 82 131.4 Motrice 31.0 5.040 7.560 10 8.0 60 480.6 Motrice 113.4 Distribuzione di M. Brunetti Grottaferrata 98 UNICoop San Miniato (PI) Ass. Culturale vita serena Cerveteri 67.536 101.304 134 107.3 302 32413.7 Autotreno 5121.4 504 756 1 0.8 28 22.4 Motrice 5.3 8.064 12.096 16 12.8 42 538.3 Motrice 127.0 CRAI Tirreno Monterotondo SGTT Frosinone 504 756 1 0.8 121 96.9 Motrice 22.9 ITACA Valmontone 504 756 1 0.8 78 62.5 Motrice 14.7 ALBA service Roma 1.008 1.512 2 1.6 51 81.7 Motrice 19.3 F.lli Ambrosino Nettuno 504 756 1 0.8 97 77.7 Motrice 18.3 PAC 2000 Ponte Felcino 633.024 949.536 1,256 1,006.0 161 161969.3 Autotreno 25591.2 PAC 2000 Fiano Romano 1.512.504 2.268.756 3,001 2,403.7 54 129800.7 Autotreno 20508.5 Le Clerc Pianeta Terni 154.224 231.336 306 245.1 89 21813.7 Autotreno 3446.6 IPER Le Clerc Viterbo 119.952 179.928 238 190.6 61 11628.5 Autotreno 1837.3 PAC 2000 Carinaro 479.808 719.712 952 762.5 247 188343.7 Autotreno 29758.3 Multicedi srl Pastorano (CS) 941.472 1.412.208 1,868 1,496.2 214 320190.1 Autotreno 50590.0 Penny Market Italia Marciano della Chiana 119.448 179.172 237 189.8 185 35118.6 Autotreno 5548.7 Penny Market Italia Gioia del colle 68.544 102.816 136 108.9 487 53050.0 Autotreno 8381.9 Penny Market Italia Altopascio 153.720 230.580 305 244.3 319 77930.6 Autotreno 12313.0 Penny Market Italia Desenzano 102.816 154.224 204 163.4 515 84150.1 Autotreno 13295.7 Penny Market Italia Arborio 99.792 149.688 198 158.6 632 100230.4 Autotreno 15836.4 Penny Market Italia Quattordio 99.792 149.688 198 158.6 588 93252.4 Autotreno 14733.9 33,174 28,982 6549422.4 Totale 20.874.169 31.311.254 41,417 1039946.1 99 b) Materiali di Imballaggio e di processo Per stimare l’impatto del trasporto dei materiali di imballaggio e di processo utilizzati per l’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie PET da 1,5 l si sono trascritti in Tabella 3.14 gli acquisti registrati dal sistema di ordinazione nel 2010, indicando sia il fornitore che la sede dello stabilimento di produzione e, quindi, individuando per ciascun materiale le percentuali di approvvigionamento dai diversi fornitori. Le quantità acquistate nel 2010 non coincidono con quelle effettivamente consumate in base all’inventario, in quanto si utilizzano le quantità disponibili in magazzino e che spesso sono acquistate in eccesso rispetto alla produzione. Ripartendo le quantità necessarie alla produzione del formato PET 1,5 l secondo le percentuali di approvvigionamento sopra menzionate, si sono determinate le quantità acquistate nel 2010 da ciascun fornitore. Dopodiché per ciascun acquisto, si è stimata la distanza percorsa in km dalla sede del fornitore allo stabilimento di imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM), utilizzando il sito web http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km percorsi, quale dato essenziale per stimare le emissioni di CO2e sulla base dei mezzi di trasporto utilizzati (Tabella 3.14). Le forniture descritte in Tabella 3.14 sono state effettuate con i due mezzi di trasporto seguenti Autotreno Camion Portanza: 28 Mg Portanza: <3.5 Mg a seconda se la quantità trasportata è rispettivamente superiore od inferiore a 28 Mg (Tabella 3.14). In particolare, le pedane di legno utilizzate nella preparazione dei pallet vengono recuperate presso i centri di distribuzione e vendita della GDO e da qui trasportate al CHEP (Centro di distribuzione Europallet) di Pomezia (RM), ove vengono revisionate e ritrasportate allo stabilimento di produzione di Acqua Claudia Srl ad Anguillara Sabazia (RM). Dal momento che la distanza media di percorrenza del prodotto finito è risultato dell’ordine di 197 km, si è ipotizzato che le pedane riciclate (PER=23.942 kg/UF) percorrano la stessa distanza prima di raggiungere il centro CHEP. 100 Dalla Tabella 3.14 si rilevano emissioni di CO2e pari a 97,319 Mg CO2e/a, corrispondenti a 3,11 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza di detti materiali pari a 512.319,1 (Mg km)/[2.014,856 Mg/a] 254 km. 101 Tabella 3.14 Quantità di materie prime acquistate nel 2010 con indicazione del fornitore con relativa località, distanza percorsa, consumi ed acquisti rilevati tramite inventario, quantità x km, modalità di trasporto ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13. Acquisti 2010 Consumi&Acquisti Inv. Distanza Capienza Ponderazione Emissioni CO2e (kg) (%) Provenienza (kg) (kg) (km) camion (Mg km) (kg CO2e) . . . Anagni 594 689 88.5 704 113 622 830 100 Autotreno 62283.0 9840.7 Preforma . . Verbania 77 611 11.5 81 284 664 Autotreno 53972.4 8527.6 Milano 5.032 6.9 45.416 3.145 559 Camion 1758.1 991.6 Capsula . . Sedazzio 67 625 93.1 42 270 579 Autotreno 24474.6 3867.0 . . . Etichetta S.Giuliano Milanese 31 845 100.0 34 008 34 008 549 Autotreno 18670.2 2949.9 . . Colla Milano n.d. 100.0 11 630 11 630 559 Camion 6501.2 3666.7 Inchiostro Milano n.d. 100.0 10 10 559 Camion 5.8 3.3 . . . Bagnoli di Sopra 5 ,91 6.5 75 147 4 898 469 Camion 2297.1 1295.6 Film Termoretraibile . . Cornedo Vicentino 80 191 93.5 70 249 537 Autotreno 37723.8 5960.4 624,1 Scotch fardello ALIMAC Gerenzano (km) 100.0 2.620 2.620 591 Camion 1548.2 873.2 . . . Maniglia fardello La Prensa Etichette Italia S.Giuliano Milanese 2 908 100.0 3 448 3 448 549 Camion 1893.1 1067.7 . . . Interfalda Cartiera Fornaci Fagnano Olona 81 672 100.0 79 783 79 783 602 Autotreno 48029.3 7588.6 . . Pallet Chep Pomezia n.d. 100.0 151 351 900 999 62 Autotreno 55861.9 8826.2 GDO-CHEP GDO-Pomezia (749.648) 197 Autotreno 147680.6 23333.5 Film estensibile x pallet Crocco Cornedo Vicentino 36.462 100.0 17.764 17.764 537 Camion 9539.2 5380.1 24,0 Nastro termico x pallet Eidos Chieri (km) 100.0 24 24 637 Camion 15.2 8.6 Etichetta ades.x pallet Eidos Chieri 298 100.0 237 237 637 Camion 151.1 85.2 Siad Bergamo 52.000 19.6 139.241 27.233 587 Camion 15985.6 9015.9 Anidride carbonica . . Itac Ponticino 215 522 80.4 112 008 208 Autotreno 23297.8 3681.0 Sabbie GEH GEH Wasserchemie D 49076 Osnabruck n.d. 100.0 416 416 1516 Camion 630.9 355.8 . . . . Totale 2 014 856 10 501 512 319,1 97.318,6 Materiale Fornitore Plasco Plastipak Italia Preforme Obrist Italia Novemballimballaggi La Prensa Etichette Italia Leuenberger+C Cicrespi Plastotecnica Crocco 102 c) Detergenti e sanificanti Per stimare l’impatto del trasporto dei detergenti e dei sanificanti utilizzate per l’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie PET da 1,5 l si è fatto riferimento alle quantità acquistate nel 2010, che sono state utilizzate per produrre il prodotto nel formato PET 1.5 l (Tabella 3.9), individuando per ciascun prodotto chimico il fornitore e la sede dello stabilimento di produzione. Dopodiché per ciascun acquisto, si è stimata la distanza percorsa in km dalla sede del fornitore allo stabilimento di imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM), utilizzando il sito web http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata per i km percorsi, onde stimare le emissioni di CO2e nell’ipotesi che il loro trasporto sia avvenuto con camion di portanza: <3.5 Mg. Dalla Tabella 3.15 si rilevano emissioni di CO2e pari a 4,99 Mg CO2e/a, corrispondenti a 0,16 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza di detti materiali pari a 8.850,7 (Mg km)/[21,2 Mg/a]= 417,5 km. Tabella 3.15 Quantità di detergenti e sanificanti consumati nel 2010 con indicazione del fornitore con relativa località, distanza percorsa, quantità x km ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13. Provenienza Consumi DistanzaPonderazione Emissioni CO2e (kg/a) (km) (Mg km) (kg CO2e) P3-N 421 Ecolab srl Rozzano (MI) 5412 557 3014.6 1700.2 P3-OXONIA ACTIVEEcolab srl Copiano (PV) 3262 545 1778.0 1002.8 P3-ULTRASIL 75 Ecolab srl Copiano (PV) 3608 545 1966.4 1109.1 P3-TOPACTIVE DES Ecolab srl Copiano (PV) 301 545 163.9 92.4 P3-CLINT KF Ecolab srl Copiano (PV) 232 545 126.2 71.2 P3-TOPAX 52 Ecolab srl Copiano (PV) 198 545 108.2 61.0 P3-OXONIA Ecolab srl Copiano (PV) 1594 545 868.5 489.8 P3-LUBOSTAR CP Ecolab srl Copiano (PV) 955 545 520.6 293.6 Ipoclorito di sodio Zage Prod. Chim. Roma (RM) 5638 54 304.4 171.7 Totale 21.200 4.426 8.850,7 4.991,8 Materiale Fornitore 103 d) Rifiuti solidi Per stimare l’impatto del trasporto dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Acqua Claudia Srl per produrre l’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale in bottiglie PET da 1,5 l, si è individuata per ciascun rifiuto la ditta di smaltimento e si è stimata la distanza percorsa in km dallo stabilimento di imbottigliamento (Anguillara Sabazia, RM), utilizzando il sito web http://www.viamichelin.it. Infine, si è moltiplicata la quantità trasportata, relativa alla produzione del prodotto finale nel 2010, per i km percorsi, onde stimare le emissioni di CO2e nell’ipotesi che il loro trasporto sia avvenuto in pratica con i due mezzi di trasporto seguenti: Motrice Camion Portanza: 13.6 Mg portanza <3.5 Mg che vengono prescelti a seconda se la quantità di rifiuti trasportata è rispettivamente superiore od inferiore a 3,5 Mg (Tabella 3.16). Dalla Tabella 3.16 si rilevano emissioni di CO2e pari a 1651.2 kg CO2e/a, corrispondenti a 0,053 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza dei rifiuti pari a 5.412,6 (Mg km)/[13,4 Mg/a]= 403,6 km. 104 Tabella 3.16 Quantità di rifiuti prodotti durante la produzione di Acqua Minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l con indicazione della ditta di smaltimento,della tipologia del rifiuto, della distanza percorsa e delle modalità di trasporto, quantità x km ed emissioni di CO2e, stimate tramite i fattori di emissione indicati nel §3.6.6.13. Materiale preforma capsula etichetta colla Inchiostro Termoretraibile scotch Maniglia fardello Tipologia e Desti- Ditta di Luogo consegna Quantità Distanza * Mezzo # Emissioni CO2e nazione Rifiuto smaltimento del rifiuto (kg/UF) (km) (kg) Trasporto (Mg km) (kg CO2e) Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13) Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13) Imballaggi materiali misti – Recupero (R3) Imballaggi materiali misti – Recupero (R3) Imballaggi materiali misti – Recupero (R3) Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13) Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13) Imballi carta e cartone – Recupero (R3) ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV) 0.2640 517 8264.9 Motrice 4272.9 1008.411 ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV) 0.0170 517 531.4 Camion 274.7 154.949 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0119 61 372.3 Camion 22.7 12.810 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0000 61 0.0 Camion 0.0 0.000 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0000 61 0.0 Camion 0.0 0.000 ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV) 0.0206 517 643.6 Camion 332.8 187.672 ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV) 0.0007 517 23.1 Camion 11.9 6.726 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0034 61 106.9 Camion 6.5 3.679 105 Interfalda Imballi carta e cartone – Recupero (R3) pallet Imballaggi in legno estensibile Imballaggi in plastica- Messa in Riserva (R13) nastro termico x pallet Imballaggi materiali misti – Recupero (R3) etichetta adesiva x pallet Imballaggi materiali misti – Recupero (R3) Sabbie GEH Rif. solidi prodotti da filtrazione e vaglio primari Smaltimento al suolo (discarica) (D1) Oli e grassi lubrificanti Scarti oli sintetici esausti per motori, ingranaggi, lubrificazione Incenerimento al suolo (D10) TOTALE * Quantità di rifiuti prodotti nel 2010 # Quantità x Distanza percorsa MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.0202 61 633.2 Camion 38.6 21.785 CHEP 0.0454 62 1421.3 Camion 88.1 49.701 0.0191 517 599.5 Camion 309.9 174.798 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.000024 61 0.8 Camion 0.0 0.026 MATTUCCI srl Civitavecchia (RM) 0.000241 61 7.6 Camion 0.5 0.260 MATTUCCI srl Loc. Cupinoro (Bracciano, RM) 0.0133 14 416.7 Camion 5.8 3.290 Consorzio Oli Viscolube- Ceccano esausti (FR) 0.0125 123 390.1 Camion 48.0 27.1 5412.6 1651.2 Pomezia (RM) ALIPLAST s.p.a. Ospedaletto di Istrana (TV) 0.4283 3211 13411.3 106 3.6.6.13) Fattori di emissione Per la stima dei fattori di emissione, espressi in kg CO2e emessi in un periodo temporale di 100 anni, dei materiali di imballaggio, processo ed ausiliari, delle fonti energetiche (energia elettrica e gasolio), dei mezzi (autotreno, motrice, camion) utilizzati per il trasporto dei materiali anzidetti, del prodotto finito in pallet e degli scarti di produzione, si è utilizzato il software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC 2007, sviluppato da l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007). Si riportano nella Tabella 3.17 i fattori di emissione sopra indicati con riferimento al progetto da cui sono stati estratti ed alle caratteristiche salienti. 107 Tabella 3.17 Fattori di emissione delle fonti energetiche, dei mezzi di trasporto utilizzati e dei materiali di imballaggio, di processo ed ausiliari, estratti dai diversi progetti presenti nel database del software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC (2007). Fonti energetiche Progetto Electricity, medium voltage, at Ecoinvent grid/kWh/IT Electricity, medium voltage, at ETH-ESU 96 grid/kWh/IT Electricity, medium voltage, production IT, at grid/IT U Ecoinvent Electricity medium voltage Italy B250 BUWAL 250 Electricity MV use in I S ETH-ESU 96 Caratteristiche salienti Fattore Emissione Medium voltage (1-24kV) electricity use Italy, including imports from 0.582 other countries, the transmission network and direct SF6-emissions to air. Electricity losses during medium-voltage transmission and transformation from high-voltage are accounted for. Domestic electricity supply (including imports) on medium voltage (1- 0.714 24kV) electricity production. Transport and transformation losses (1.8%) as well as material and construction requirements for transmission and distribution are included. Country mixes are established using a five years average (1990-1994) to flatten meteorological singularities and to get average shares of hydroelectric power. Included are the electricity production in Italy, the transmission 0.65 network and direct SF6-emissions to air. Electricity losses during medium-voltage transmission and transformation from high-voltage are accounted for. Model for production of electricity in Italy, including production and 0.623 transport of primary energy sources, excluding the infrastructure of the energy systems. Medium Voltage, average efficiency 33.6% including 1,8% grid losses. 1.3% electricity from non-defined sources. Medium voltage electricity use Italy. 0.818 Domestic electricity supply (excluding imports) on medium voltage (124kV) electricity production. Transport and transformation losses (1.8%) as well as material and construction requirements for transmission and distribution are included. Country mixes are established using a five years average (1990-1994) in order to flatten UdM kg CO2e/ kWh kg CO2e/ kWh kg CO2e/ kWh kg CO2e/ kWh kg CO2e/ kWh 108 Fuel oil (low sulphur) from stock Europe ETH-ESU 96 Fuel oil LCA Food DK Oil light B 300 BUWAL 250 meteorological singularities and to get average shares of hydroelectric power. Fuel oil (low sulphur) from stock Europe (Lower Heating Value=42.7 MJ/kg). Regional distribution includes storage in large stocks and the supply to the customer (households, companies and filling stations). Fuel oil (low sulphur) from stock Europe (Lower Heating Value=42.7 MJ/kg) , original German title: Heizoel EL ab Regionallager Euro. Light oil precombustion; source EMPA (BUWAL 300) 0.621 kg CO2e/kg 0.622 kg CO2e/kg 0.492 kg CO2e/kg 0.096 kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) Mezzi di trasporto Road transport by diesel-truck BUWAL 250 (40 Mg) Truck 40t ETH ETH-ESU 96 Road transport by diesel-truck BUWAL 250 (28 Mg) Truck 28t ETH S ETH-ESU 96 Road transport by diesel-truck BUWAL 250 (16 Mg) Truck 16t ETH S ETH-ESU 96 Road transport by diesel-truck BUWAL 250 (<3.5 Mg) Delivery van <3.5t ETH ETH-ESU 96 Average load 50%. Source ESU-ETHZ (1994). Production of fuels is included. Truck 40t ETH (50%-efficiency). Inventory tables include construction of the infrastructure (roads, bridges and tunnels), manufacturing of the truck, direct energy and working material consumption and emissions during operation. End of life and production waste are included as well 0.147 0.158 Truck 28t ETH (40%-efficiency). 0.223 0.236 Truck 16t ETH (40%-efficiency). 0.372 Road transport by delivery van(<3.5t); 20% diesel transport. Average load 50%. Delivery van <3.5t ETH (30%-efficiency). Inventory tables include construction of the infrastructure (roads, bridges and tunnels), manufacturing of the van, direct energy and working material consumption and emissions during operation. End of life and 0.564 1.66 kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) 109 Air Transport, Intercontinental Ecoinvent Air traffic (intercontinental) IDEMAT 2001 production waste are included as well. The module calls the modules addressing: operation of aircraft; production of aircraft; construction and land use of airport; operation, maintenance and disposal of airport. Remark: Inventory refers to the entire transport life cycle. Airport infrastructure expenditures and environmental interventions are accounted for using the yearly transport performance at unique airport in Zurich (2'020'000'000 Mg km/a). LCA for air transport of 1 tonne.km cargo on non-stop intercontinental fligths. Average data over 1991. Loading efficiency 53%. 1.080 kg CO2e /(Mg km) 1.21 kg CO2e /(Mg km) 2.39 kg CO2e/kg 2.33 kg CO2e/kg 3.77 kg CO2e/kg 3.4 kg CO2e/kg 4.07 kg CO2e/kg 2.81 kg CO2e/kg Materiali PET Bottle grade PET Bottle grade I PET ETH S PET (bottle grade) E PET Bottles PET Bottles from Recycled PET BUWAL 250 Production of bottle grade Poly-ethylene Terephtalate in Europe according to APME. Bottle grade PET is mostly used for production of bottles. Data account for production in 3 companies (1989-1991). The energy use of the production processes including feedstock is 83.8 MJ/kg (66-98 MJ/kg). Transports for imports of polymers into Switzerland are not included. IDEMAT 2001 LCA for the production of 1 kg bottle grade PET granulate in Europe. Average data 1989-1991. ETH-ESU 96 PET 0% recycled. Materials and energy use for the production of PET from glycol and di-methylphthalate. Methanol is produced as byproduct (unaccounted for). Energy use taken from Tellus, 1.55 MJ steam, 0.72 MJ electricity. Industry data Production of PET resin, bottle grade. Typical uses: PET bottles (by 2.0 injection moulding or stretch blow moulding). Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of PET bottles. Average USA technology, late 1990's. Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of PETbottles from recycled PET bottles. Average USA technology, late 1990's. 110 PET preforme 0% recycled PET preforme recycled HDPE HDPE resin E PE (HDPE) I HDPE caps HDPE caps Paper ETH S Paper newsprinting B250 Paper, recycling, with IDEMAT 2001 Produzione di preforme in PET (0% recycled) mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato. IDEMAT 2001 Produzione di preforme in PET (recycled) mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato. BUWAL 250 Average production of High Density Polyethene in Europe according to APME data from 10 companies, producing 1,3 Mton HDPE. HDPE, with a density of 0.96 kg/dm3, is produced at normal atmospheric pressure and temperatures between 20 and 75 °C. HDPE is a practically unbranched polymer and therefore it has a higher degree of cristallisation than LDPE. The average energy-use of the production processes including feedstock is 81.0 MJ/kg (range 69102). Transports for imports of polymers into Switzerland are not included. Industry data High-density polyethylene is produced in a low pressure process and 2.0 contains fewer side branced than LDPE. Typical uses: food containers, automobile fuel tanks, bottles, pipes, film. IDEMAT2001 LCA for the production of 1 kg HDPE granulate in Europe. Average data for 1992-1994 BUWAL 250 Produzione di tappi in HDPE mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato. IDEMAT2001 Produzione di tappi in HDPE mediante stampaggio e riciclo del 2% del prodotto scartato. ETH-ESU, Zurich, Paper ETH. Data based on 1991 data (BUWAL 132) and is outdated. CH Included are cutting wood, transport, cellulose production and paper production. Land use is not included. BUWAL 250 Production of printing paper (94% dry matter) from de-inked recycling paper pulp and thermo-mechanically produced wood pulp in 1 factory in Switzerland (1993/1994). This paper is mainly used for printing newspapers. The wood pulp production, de-inking and paper production are integrated into one process. Ecoinvent This module includes the European recycling paper production with 4.25 kg CO2e/kg 2.85 kg CO2e/kg 2.15 kg CO2e/kg 1.92 kg CO2e/kg 0.94 kg CO2e/kg 3.49 kg CO2e/kg 2.25 kg CO2e/kg 0.449 kg CO2e/kg 0.306 kg CO2e/kg 1.35 kg CO2e/kg 111 deinking, at plant/kg/RER deinking. Not included is the transport of waste paper to the mill, this being included in the used waste paper datasets. Newspaper 100% recycled Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process FAL emissions for the production of 1000 lb of Newspaper, 100% from recycled newspapers. Average USA technology, late 1990's. Kraftpaper bleached BUWAL 250 Production of bleached Kraftpaper (92% dry matter) from bleached sulphate cellulose in 1 factory in Switserland. This paper is used as packaging paper. Kraft Bleached Paper FAL Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process emissions for the production of 1000 lb of Bleached Kraft Paper and Paperboard, no recycled content. Average USA technology, late 1990's. Kraft Unbleached 100% Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process recycled FAL emissions for the production of 1000 lb of Unbleached Kraft Paperboard with 100% recycling. Average USA technology, late 1990's. Kraft Paper unbleached BUWAL 250 Production of Kraftpaper (92% dry matter) from unbleached sulphate cellulose in 1 factory in Switzerland. This paper is used as packaging paper. Printing ink USA Input Establishments primarily engaged in manufacturing printing ink, Output including gravure ink, screen process ink, and lithographic ink. database 98 LDPE film from recycled Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements and process LDPE FAL emissions for the production of 1000 lb of LDPE Film, from recycled LDPE. Average USA techn., late 1990s LDPE film FAL Franklin USA 98 Data for the material and energy requirements & process emissions for the production of 1000 lb of LDPE Film. Average USA techn., late 1990s. Packaging film, LDPE, at Ecoinvent This process contains the plastic amount and the transport of the plant, RER S plastic from the production site to the converting site as well as the dataset "extrusion, plastic film" 1.68 kg CO2e/kg 0.972 kg CO2e/kg 4.86 kg CO2e/kg 2.33 kg CO2e/kg 1.15 kg CO2e/kg 1.45 kg CO2e/kg 1.74 kg CO2e/kg 2.45 kg CO2e/kg 2.6 kg CO2e/kg 112 PP granulate PP granulate, plant/kg/RER PP scotch PP scotch EUR-flat pallet/p/RER BUWAL 250 at Ecoinvent BUWAL 250 Ecoinvent NaOH 50% in H2O, Ecoinvent production mix, at plant/RER U Acetic acid, 98% in H2O, at Ecoinvent plant/kg/RER H2O2, 50% in H2O,at plant/ Ecoinvent RER S Phosphoric acid, industrial Ecoinvent grade, 85% in H2O, at plant /RER S Average production of PP in Europe according to APME, its average energy-use being 80 MJ/kg. Transports for imports of polymers into Switzerland are not included. Data are from the Eco-profiles of the European plastics industry (PlasticsEurope). Not included are the values reported for: recyclable wastes, amount of air / N2 /O2 consumed, unspecified metal emission to air and to water, mercaptan emission to air, unspecified CFC/HCFC emission to air, dioxin to water. Extrusion-Recycling 2%. Extrusion-Recycling 2%. Includes only the materials and not the process of construction. The examined system is from gate to gate and as in most cases the pallets have a long life-span the waste treatment is not included. It must be included in the packing module. Process establishing an average European NaOH production from the three different electrolysis cell technologies (mercury, diaphragm, membrane). Included processes: production including refining. Technology: The process stands for the Monsanto process in which methanol reacts with CO under the influence of a rhodium catalyst. It is assumed that 50% of the off-gas is burned as fuel, thus VOC emissions are reduced and CO2 is higher. This module contains material and energy input, production of waste and emissions for the production of H2O2 by the anthrachinone process. Transport and infrastructure have been estimated. Included processes: Raw materials, processing chemicals and processing energy, direct emissions to water from process, disposal of solid process waste to landfill and of spent solvent to incineration, estimations on of raw materials transport to the plant, approximation process for infrastructure. Average phosphoric acid production from wet phosphate rock with the dihydrate process in 1.89 kg CO2e/kg 1.97 kg CO2e/kg 2.37 2.45 -35.1 kg CO2e/kg kg CO2e/kg kg CO2e/pallet 1.12 kg CO2e/kg 1.58 kg CO2e/kg 1.21 kg CO2e/kg 1.46 kg CO2e/kg 113 Nitric acid ETH ETH-ESU, Nitric acid, 50% in H2O, at Ecoinvent plant RER S Sodium hypochlorite, 15% in H2O, at plant RER U Ecoinvent lubricating oil, at plant RER Ecoinvent U Lubricating oils and greases USA Input Output database 98 the United States (Florida) and from dry phosphate rock with the dihydrate process in Morocco as resource considered. Production volume: Capacity in Europe 0.3 Mt in 1990 Nitric acid is produced in three stages: oxidation of NH3 to NO; further oxidation of NO to NO2; NO2 absorption in water gives HNO3. 0.27 kg NH3 is needed to produce 1 kg nitric acid (98% efficiency). Emission data from various sources. No capital goods included. The inventory includes the oxidation of NH3; absorption steps and final dilution of the acid. Manufacturing process starting with NH3 is considered, plus consumption of auxiliaries, energy, infrastructure and land use, as well as generation of wastes and emissions into air and water. Transport of the raw materials, auxiliaries and wastes is included, transport and storage of the final product nitric acid are not included. No byproducts or coproducts are considered. Emissions to air are considered as emanating in a high population density area. Emissions into water are assumed to be emitted into rivers. Solid wastes are assumed to be sent to landfill. Average values, based on Patyk 1997 and others (see report). Inventory refers to 1 kg 100% nitric acid. Includes all precursor compounds except for Cl2, which is treated as process air emissions, transports and infrastructure. Production of NaOCl from Cl2 emissions captured in 50% sodium hydroxide solution. The functional unit represent 1 kg of liquid lubricating oil. Technology: Production out of diesel by hydrocracking, followed by distillation and dewaxing. The overall process yield is assumed to be 75%. Inventory bases on theoretical reflexions. The emissions to air are rough estimates. Establishments primarily engaged in blending, compounding, and rerefining lubricating oils and greases from purchased mineral, animal, and vegetable materials. 0.616 kg CO2e/kg 3.2 kg CO2e/kg 0.922 kg CO2e/kg 1.07 kg CO2e/kg 2.49 kg CO2e/kg 114 CO2 BUWAL 250 soap,at plant/kg/RER Soaps & other detergents Production of NH3 from natural gas and water in the steam-reformer process. CO2 is formed as a co-product. No emissions to water or waste is specified. Data are taken from Coray (1993). Ecoinvent This module contains material and energy input, production of waste and emissions for the production of soap out of fatty acids from palm and coconut oil. Transports and infrastructure have been estimated. No water consumption included. USA Input Out Establishments primarily engaged in manufacturing soap, synthetic Database 98 organic detergents, inorganic alkaline detergents, or any combination thereof, and establishments producing crude and refined glycerin from vegetable and animal fats and oils. Detergents, synthetic organic and inorganic alkaline. Dishwashing compounds 0.266 kg CO2e/kg 0.0356 kg CO2e/kg 1.12 kg CO2e/kg 0.328 kg CO2e/kg 0.08 kg CO2e/kg 0.491 kg CO2e/kg Overall degradability of waste during 100 years: 1%. Technology: Swiss municipal sanitary landfill for biogenic or untreated municipal waste. 0.113 kg CO2e/kg The inventory includes waste collection, waste water treatment, 0.0207 kg CO2e/kg Smaltimento rifiuti PET packaging disposal in a landfill waste BUWAL 250 PET, 0.2% water, disposal to sanitary landfill/kg/CH Ecoinvent PE packaging waste disposal in a land fill (updated) BUWAL 250 PE, 0.4% water, disposal Ecoinvent to sanitary landfill/kg/CH Paper packaging waste BUWAL 250 DISCARICA Final disposal of PET packaging waste in a landfill for municipal waste according to present technology (1995). The inventory includes waste collection, waste water treatment, sludge treatment by land-farming and sludge incineration and energy recovery from biogas. Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Overall degradability of waste during 100 years: 1%. Technology encountered in Switzerland in 2000. Landfill includes base seal, leachate collection system, treatment of leachate in municipal wastewater treatment plant. The inventory is derived from the Swiss scenario for waste disposal in a landfill according to present technology (1995). 115 disposal in a landfill sludge treatment by landfarming and sludge incineration and energy recovery from biogas. It is based on the average composition of packaging paper in municipal waste in Switzerland, according to present technology (1995) packaging paper, 13.7% Ecoinvent water, disposal to sanitary landfill/kg/CH Burdens from treatment of short-term leachate (0-100a) in wastewater treatment plant (including WWTP sludge disposal in municipal incinerator). Long-term emissions from landfill to groundwater (after base lining failure). Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 27%.; Geography: Technology encountered in Switzerland in 2000. 1.34 kg CO2e/kg Cardboard packaging waste BUWAL 250 disposal in a landfill Packaging cardboard, 19.6% Ecoinvent water, Disposal, to sanitary landfill/CH U The inventory is derived from the Swiss scenario for waste disposal in a landfill according to present technology (1995). Included processes: Waste-specific short-term emissions to air via landfill gas incineration and landfill leachate. Burdens from treatment of short-term leachate (0-100a) in wastewater treatment plant (including WWTP sludge disposal in municipal incinerator). Long-term emissions from landfill to groundwater (after base lining failure). Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 32.44%. Technology encountered in Switzerland in 2000. Inventoried waste contains 100% natural wood; upper heating value 15.36 MJ/kg; lower heating value 13.99 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Overall degradability of waste during 100 years: 1.5%. Technology encountered in Switzerland in 2000. INCENERIMENTO Incineration of PET packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000). 0.0199 kg CO2e/kg 1.73 kg CO2e/kg 0.0857 kg CO2e/kg 2.06 kg CO2e/kg Wood untreated, 20% water, disposal, to sanitary landfill/kg/CH Ecoinvent Incineration of PET BUWAL 250 packaging waste in a MWI (2000) 116 Incineration of PET BUWAL 250 packaging waste in a MWI (2000) (avoided) PET, 0.2% water, disposal to Ecoinvent municipal incineration/kg/CH Incineration of PE packaging BUWAL 250 waste in a MWI (updated) avoided Incineration of PE packaging BUWAL 250 waste in a MWI (updated) PE, 0.4% water, disposal to municipal incineration/kg/CH Ecoinvent The inventory is based on the average composition of PET packaging in municipal waste Incineration of PET packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) in Switzerland according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. This process is adapted by PRé to include avoided emissions, which are not taken into account in the BUWAL study. Inventoried waste contains 100% PET; upper heating value 23.13 MJ/kg; lower heating value 22.95 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Net energy produced in MSWI: 2.46MJ/kg waste electric energy and 5.03MJ/kg waste thermal energy One kg of this waste produces 0.0106 kg of slag and 0.003547 kg of residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.001419 kg of cement. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan. This is a modification of the original BUWAL 250 report ! Incineration of PE packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to present technology (1995). The inventory is based on the average composition of PE packaging in municipal waste in Switzerland, This proces is adapted by PRé to include avoided emissions, which are not taken into account in the BUWAL study. Incineration of PE packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to present technology (1995). The inventory is based on the average composition of PE packaging in municipal waste in Switzerland, Updated December 1998 according to BUWAL corrigenda September 1997. Inventoried waste contains 100% PE; upper heating value 42.82 MJ/kg; lower heating value 42.47 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 0%. Net energy produced in MSWI: 5MJ/kg waste electric energy and 10.02MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.01917 kg of slag and 0.005762 kg of residues, 1.69 kg CO2e/kg 2.03 kg CO2e/kg 2.41 kg CO2e/kg 3.09 kg CO2e/kg 3.00 kg CO2e/kg 117 Incineration of paper BUWAL 250 packaging waste in a MWI (2000) Packaging paper, 13.7% water, disposal to municipal incineration/kg/CH Ecoinvent Incineration of cardboard packaging waste in a MWI (2000) BUWAL 250 Packaging cardboard, 19.6% water, disposal to municipal incineration/kg/CH Ecoinvent which are landfilled. Additional solidification with 0.002305 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan. Incineration of paper packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. The inventory is based on the average composition of paper packaging in municipal waste in Switzerland,. Inventoried waste contains 100% packaging paper; upper heating value 16.77 MJ/kg; lower heating value 14.12 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.32MJ/kg waste electric energy and 2.77MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.08005 kg of slag and 0.01256 kg of residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.005023 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan. Incineration of cardboard packaging waste in a Municipal Waste Incinerator (MWI) according to future technology (2000). Future technology includes an advanced flue gas treatment with acid and alkaline treatment and catalytic removal of NOx. The inventory is based on the average composition of cardboard packaging in municipal waste in Switzerland, Inventoried waste contains 100% cardboard; upper heating value 17.91 MJ/kg; lower heating value 15.92 MJ/kg. Share of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.55MJ/kg waste electric energy and 3.23MJ/kg waste thermal energy One kg of this waste produces 0.006637 kg of slag and 0.00345 kg of 0.0259 kg CO2e/kg 1.48 kg CO2e/kg 0.0203 kg CO2e/kg 1.60 kg CO2e/kg 118 residues, which are landfilled. Additional solidification with 0.00138 kg of cement. Specific to the technology mix encountered in Switzerland in 2000. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan. Wood untreated to ETH-ESU 96 Wood untreated to Municipal Waste Incinerator. Data are specifically Municipal Waste Incinerator created for use in the ETH-ESU 96 study on energy systems and should not be used as such in other projects. Describes the emissions during waste treatment. Wood untreated, 20% Ecoinvent Remark: Inventoried waste contains 100% natural wood; upper water, disposal to municipal heating value 15.36 MJ/kg; lower heating value 13.99 MJ/kg. Share incineration/kg/CH of carbon in waste that is biogenic 100%. Net energy produced in MSWI: 1.3MJ/kg waste electric energy and 2.74MJ/kg waste thermal energy. One kg of this waste produces 0.004126 kg of slag and 0.001698 kg of residues, which are landfilled. Well applicable to modern incineration practices in Europe, North America or Japan. Waste oil to special waste ETH-ESU 96 Waste oil to special waste incinerator. Unit inventory with links to incinerator U other processes. Waste oil is a mixture of various contaminated oils used in car engines and other machinery. It is collected from garages and municipal collection. Apart from 10-20 % the oil contains nitrite, zinc, lead, copper and various additives. The heating value is estimated at 40 MJ/kg. Used lubricating oils (ULO) Kanokkantapong LCA of ULO used to generate energy using a small boiler, a vaporizing et al (2009) burner boiler, or an atomizing burner boiler. RICICLAGGIO Recycling of PET BUWAL 250 Recycling of plastic household waste. Recycling of PET Ecoinvent This is an empty process because of the cut-off at recycling. The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled PET. PET granulate, bottle grade should be used as avoided product and 0,6 kWh electricity medium voltage should be used as input from technosphere. Recycling of PE BUWAL 250 Recycling of plastic houshold waste. 1.45 kg CO2e/kg 1.47 kg CO2e/kg 2.88 kg CO2e/kg 3.4-3.5 kg CO2e/kg -0.321 0 kg CO2e/kg kg CO2e/kg -0.332 kg CO2e/kg 119 Recycling of Polyethylene Ecoinvent Recycling of paper BUWAL 250 Recycling of paper Ecoinvent Recycling of cardboard Ecoinvent Recycling of wood Ecoinvent The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled PE. PE, HDPE, granulate should be used as avoided product and 0,6 kWh electricity medium voltage should be used as input from technosphere. Inputs/outputs are taken from the material process Recycling paper D B250 (1998). Avoided product is Paper woody U B250. The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled paper. Sulphate pulp, average, at regional storage should be used as avoided product and paper, recycling, with deinking should be used as input from technosphere. The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled cardboard. Core board should be used as avoided product and corrugated board, recycling fibre, single wall should be used as input from technosphere. The recycling benefit and costs are allocated to the production of the recycled cardboard. Core board should be used as avoided product and corrugated board, recycling fibre, single wall should be used as input from technosphere. 0 kg CO2e/kg -0.0635 kg CO2e/kg 0 kg CO2e/kg 0 kg CO2e/kg 0 kg CO2e/kg 120 Una volta completato l’inventario relativo alla produzione di un’UF, la stima del Carbon Footprint dipende fortemente dai valori attribuiti ai fattori di emissione dei materiali, detergenti, fonti energetiche e mezzi di trasporto. Si riassumono nella Tabella 3.18 i valori minimi e massimi, nonché quelli più probabili sulla base di altre applicazioni o del database più recente, di ciascuno dei fattori di emissione che verranno utilizzati per individuare il valore più attendibile ed il campo di variazione min-max del CF di un’UF di Acqua Minerale Effervescente Naturale in bottiglie di PET da 1,5 l. 121 Tabella 3.18 Valori minimi e massimi e di target (sulla base del database più recente) dei fattori di emissione delle fonti energetiche, dei mezzi di trasporto utilizzati e dei materiali di imballaggio, di processo ed ausiliari, rilevati dall’analisi dei dati in Tabella 3.16. Fonti emissioni Fonti energetiche Electricity, medium voltage, at grid/kWh/IT Fuel oil (low sulphur) Mezzi di trasporto Truck (40 Mg) Truck (28 Mg) Truck (16 Mg) Truck (<3.5 Mg) Air Transport, Intercontinental Materiali PET preforme HDPE caps Etichetta (carta) PP scotch Printing ink Packaging LDPE film EUR-flat pallet/p/RER NaOH 50% in H2O, Acetic acid, 98% in H2O, H2O2, 50% in H2O, Phosphoric acid, industrial grade, 85% in H2O Nitric acid 50% Sodium hypochlorite, 15% in H2O Lubricating oils and greases CO2 Soaps & other detergents Fattore di Emissione Min-Max Target UdM Nota 0.582-0.818 0.492-0.622 0.623 0.622 BUWAL 250- Barilla LCA Food DK kg CO2e/ kWh kg CO2e/ kg 0.096-0.147 0.158-0.223 0.236-0.372 0.564-1.66 1.080-1.210 0.096 0.158 0.236 0.564 1.08 BUWAL 250 BUWAL 250 BUWAL 250 BUWAL 250 Ecoinvent kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) kg CO2e /(Mg km) 2.85-4.25 2.25-3.49 0.306-4.86 2.37-2.45 1.45 1.74-2.6 -35.1 1.12 1.58 1.21 1.46 0.308-3.20 0.922 1.07-2.49 0.266 0.0356-1.12 3.77 2.87 1.35 2.41 1.45 2.6 ETH-ESU 96- PET 0% recycled Media Ecoinvent Media USA Input Output database 98 Ecoinvent kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg 1.120 1.580 1.210 1.460 3.2 0.922 1.07 0.266 1.12 Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent BUWAL 250 USA Input Out Database 98 kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ pallet kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg 122 Smaltimento rifiuti Discarica PET PE Paper packaging waste Cardboard packaging waste Wood untreated Incenerimento PET PE Paper packaging waste Cardboard packaging waste Wood untreated Oli e Grassi lubrificanti Riciclaggio PET PE Paper packaging waste Cardboard packaging waste Wood untreated 0.08-0.328 0.113-0.491 0.0207-1.34 0.0199-1.73 0.0857 0.08 0.113 1.34 1.73 0.086 Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg 1.69-2.06 2.41-3.09 0.0259-1.48 0.0203-1.60 1.45-1.47 2.88-3.4 2.03 3 1.48 1.6 1.47 2.88 Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent ETH-ESU 96 kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg -0.321-0 -0.332-0 -0.0635-0 0 0 0 0 0 0 0 Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent Ecoinvent kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg kg CO2e/ kg 123 Tabella 3.19 Calcolo del Carbon Foorprint di una UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l, utilizzando i valori target dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18. Consumi specifici Fasi del Ciclo di Vita Materie Prime Preforme PET Capsule Etichette Colla Inchiostro Film termoretraibile fardello Scotch fardello Maniglia fardello Interfalda Pedana x pallet Film estensibile pallet Nastro Inchi. term. x pallet Etichetta ades. x pallet GEH CO2 P3-N 421 P3-OXONIA ACTIVE P3-ULTRASIL 75 P3-TOPACTIVE DES P3-CLINT KF P3-TOPAX 52 Materiale PET HDPE carta PE PP carta carta Legno PE carta Ossi/idrossidi Ferro CO2 Tab. 3.8 Tab. 3.8 Tab. 3.8 Tab. 3.8 Tab. 3.8 Tab. 3.8 Materiali Gasolio Elettricità Fatt. Emissione Emissioni CO2 kg/UF kg/UF kWh/UF kg CO2/kg kg CO2e/UF % 3.77 2.87 1.35 0.00 1.45 2.60 2.41 1.35 1.35 0.00 2.60 1.45 1.35 0.00 0.27 0.67 0.73 2.35 0.42 1.12 0.86 84.778 4.163 1.466 0.000 0.000 6.240 0.202 0.149 3.440 0.000 1.475 0.001 0.011 0.000 1.183 0.116 0.076 0.271 0.004 0.008 0.005 42.72 2.10 0.74 0.00 0.00 3.14 0.10 0.07 1.73 0.00 0.74 0.00 0.01 0.00 0.60 0.06 0.04 0.14 0.00 0.00 0.00 22.488 1.450 1.086 0.371 0.0003 2.400 0.084 0.110 2.548 4.834 0.567 0.001 0.008 0.013 4.447 0.173 0.104 0.115 0.010 0.007 0.006 124 P3-OXONIA P3-LUBOSTAR CP Ipoclorito di sodio Oli Grassi Subtotale MP Trasformazione Energia Elettrica Gasolio Subtotale trasformazione Trasporti MP Detegenti e sanificanti PF Rifiuti Subtotale Trasporti Smaltimento scarti Impianto Impianto Impianto Impianto Impianto Impianto GDO GDO Tab. 3.8 Tab. 3.8 Tab. 3.8 0.051 0.031 0.180 0.011 0.002 0 0.67 SAC GEH-s PET - riciclaggio PLASTICA - riciclaggio CARTA - riciclaggio Oli e Grassi Lubr. – incen. LEGNO riciclaggio -28.4% incenerimento - 10.1% discarica - 61.5 CARTA riciclaggio -28.4% incenerimento - 10.1% 4.447 0.013 0.264 0.057 0.036 0.0125 4.788 1.360 0.484 2.945 2.536 0.720 0.256 62.98 1.21 0.00 0.92 1.07 1.07 0.062 0.000 0.166 0.012 0.002 103.8 0.03 0.00 0.08 0.01 0.00 52.32 0.62 0.62 39.2 0.41 39.7 19.77 0.21 19.98 3.11 0.16 33.21 0.05 36.5 1.57 0.08 16.74 0.03 18.41 1.00 0.00 0.00 0.00 0.00 2.88 4.447 0.000 0.000 0.000 0.000 0.036 2.24 0.00 0.00 0.00 0.00 0.02 0.00 1.47 0.09 0.000 0.711 0.252 0.0 0.36 0.13 0.00 1.480 0.000 0.379 0.00 0.19 125 GDO Subtotale Smaltimento Scarti Fase di uso Subtotale fase d’uso TOTALE discarica - 61.5 PLASTICA riciclaggio -28.4% incenerimento - 10.1% discarica - 61.5% 1.560 0.548 0.156 0.055 0.337 PLASTICA INDIFFER. riciclaggio -28.4% incenerimento - 10.1% discarica - 61.5% 27.672 7.859 2.795 17.018 1.340 2.090 1.05 0.00 3.00 0.11 0.000 0.166 0.038 8.1 0.00 0.08 0.02 4.09 0.00 3.00 0.11 0.000 8.385 1.923 10.3 198.44 0.00 4.23 0.97 5.19 100.00 126 3.6.7 Calcolo del Carbon Footprint Per stimare il Carbon Footprint dell’Unità Funzionale (1000 l) si sommano le emissioni che derivano dalla produzione dei materiali, dai consumi di energia, dai trasporti e dagli scarti prodotti durante il ciclo di vita, ottenute moltiplicandoli per i corrispondenti fattori di emissione. In Tabella 3.19 si riporta il valore stimato del CF, utilizzando i valori di riferimento dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18, pari a 198.44 kg di CO2e/UF (ossia 297.8 g CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l). Come riferimento alla Fig. 3.7, ove si riporta il contributo percentuale delle diverse fasi del ciclo di vita di un’UF (1000 l) dell’Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l, si nota che le materie prime rappresentano il 52% circa del CF, di cui il 43% circa è rappresentato dalle preforme di PET, seguito dal 3.9% del film di PE, dal 2.1% dei tappi in PE e dall’1.7% dall’interfalda di carta. Le fasi di produzione e trasporto contribuiscono per il 20 ed il 18% circa del CF. In particolare, le emissioni della fase di imbottigliamento e confezionamento derivano per 99% circa dai consumi di energia elettrica delle macchine operatrici. 100 80 CF=198.44 kg CO2e /(1000 l Acqua Minerale) 60 % 52.32 40 19.98 20 18.41 4.09 5.19 SSI&GDO SSC 0 MP Figura 3.7 Trasf Trasp Contributo percentuale delle diverse fasi del ciclo di vita al Carbon Footprint di un’UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l. 127 Per quanto concerne i trasporti, il 91% circa delle emissioni derivano dai trasporti del prodotto finito dallo stabilimento di imbottigliamento ai punti di vendita della GDO e per l’8.5% dal trasporto delle materie prime utilizzate per il processo (soprattutto preforme di PET, etc.) Infine, lo smaltimento degli scarti e dei rifiuti prodotti presso l’impianto di imbottigliamento e la GDO incide per 4.1% del CF. Va rilevato che la sola dispersione della CO2 richiesta per il funzionamento dalla riempitrice automatica rappresenta il 55% delle emissioni dovute a questa fase; pertanto, il solo recupero di questo gas di servizio permetterebbe di ridurre le emissioni da 8.1 a 3.7 kg di CO2e/UF. Inoltre, un peso rilevante (25.7%) è rappresentato dallo smaltimento in discarica dell’interfalda e delle etichette x pallet ed un loro riciclo sarebbe dunque auspicabile. La fase di uso dell’acqua minerale da parte del consumatore dà origine a significative quantità di plastica indifferenziata, il cui smaltimento secondo lo scenario di fine vita (riciclo, incenerimento, discarica) dei rifiuti italiani (CONAI 2007; ONR 2008) comporta l’emissione di 10.3 kg di CO2e/UF, equivalenti al 5.2% del CF. Trascurando la fase di uso, in accordo con le certificazioni EPD dell’acqua minerale Cerelia e San Benedetto, il CF si ridurrebbe a 188.14 kg di CO2e/UF. Ripetendo il calcolo con i valori max e min dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18, il CF dell’UF prescelta varierebbe da 160 a 259 kg CO2e/UF (Tabella 3.20). Tabella 3.20 Valori minimo e massimo del Carbon Foorprint di una UF (1000 l) di Acqua minerale Claudia in bottiglie di PET da 1,5 l, utilizzando l’intervallo di variazione min-max dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18. Fasi Carbon Footprint kg CO2e/UF MP Trasf Trasp SSI&GDO SSC TOTALE 75.57 36.98 36.53 5.41 6.05 160.5 min % 47.07 23.04 22.76 3.37 3.77 100.00 % (escluso SSC) 50.1 24.5 24.2 3.6 0.0 100.0 kg CO2e/UF 128.71 51.93 53.03 8.22 16.99 258.9 Max % 49.72 20.06 20.49 3.17 6.56 100.00 % (escluso SSC) 59.9 24.2 24.7 3.8 0.0 100.0 128 3.6.8 Discussione dei risultati Analizzando le Dichiarazioni Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San Benedetto (2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, si rileva che la loro composizione non differisce significativamente da quella delle bottiglie in PET da 1,5 l di Acqua Minerale Effervescente Naturale Claudia (Tab. 3.21). Tabella 3.21 Composizione del prodotto Acqua Minerale Claudia, S. Benedetto e Cerelia per ogni bottiglia in PET da 1.5 l. DESCRIZIONE PRODOTTO E MATERIALE Prodotto Imballaggio primario Claudia g Acqua minerale S. Benedetto % g Cerelia % g % 1500.000 96.568 1500.00 96.4612 1500.00 96.7817 Preforma per 33.335 bottiglia in PET Capsula 2.150 Etichetta di carta 1.611 Colla 0.557 Imballaggio secondarioFilm termoretraibile 3.569 Scotch trasparente 0.124 Inchiostro per TMC 0.001 Maniglia fardello 0.160 Imballaggio terziario Interfalda in cartone 3.792 Pallet in legno 7.183 Film estensibile 0.822 Nastro inchiostro 0.001 Etichetta adesiva 0.011 per pallet TOTALE 1553.317 2.1461 31.36 2.0167 0.1384 0.1037 0.0359 0.2298 0.0080 0.0000 0.0103 0.2441 0.4624 0.0529 0.0001 0.0007 2.11 1.91 0.07 4.24 0.1357 0.1228 0.0045 0.2727 0.0000 0.0000 0.0161 0.2071 0.6849 0.0772 0.0000 0.0013 0.25 3.22 10.65 1.20 0.02 100.00 1555.03 37 2.3873 2.5 2.02 0.3 4.0 0.17 2.1 0.59 1.2 0.1613 0.1303 0.0194 0.2581 0.0000 0.0000 0.0110 0.1355 0.0381 0.0774 0.0000 0.0000 100.00 1549.88 100.00 Per quanto concerne il riscaldamento globale a 100 anni (GWP 100), le Dichiarazioni Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San Benedetto (2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, presentano dati con diverso dettaglio senza peraltro indicare i valori dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF, che varia da ca. 158 a 179 kg CO2e/UF, ossia da 237 a 268 g CO2e/bottiglia PET 1,5 l. Va tuttavia rilevato che l’EPD dell’Acqua minerale Cerelia si limita ad indicare un GWP100 per la produzione (131.65 kg CO2e/UF) ed un GWP100 per la fase d’uso 129 escluso il contributo dovuto ai consumatori (26.29 kg CO2e/UF), senza specificare il contributo del trasporto. Per contro, l’EPD dell’Acqua minerale S. Benedetto indica il contributo dei trasporti, dei materiali utilizzati, dell’energia elettrica e del fine vita escusa la fase d’uso (Tabella 3.22). Il GWP100 dell’acqua minerale S. Benedetto, al netto della fase di uso, è dell’ordine di 268 g CO2e/bottiglia, di PET 1,5 l, mentre il CF dell’acqua minerale effervescente naturale Claudia, al netto della fase d’uso, è risultato pari a 282,2 g CO2e/bottiglia di PET 1,5 l. Sebbene il maggiore valore del CF per Acqua Claudia rispetto al CF dell’Acqua minerale S. Benedetto possa essere giustificato sia sulla base della maggiore scala produttiva dell’impianto di imbottigliamento di Acqua Minerale San Benedetto Spa che sul fatto che in quest’ultimo la produzione di preforme di PET viene effettuata in situ a partire dai granuli di PET, l’incremento rilevato del 5.3% è molto probabilmente trascurabile se si tiene conto della intrinseca variabilità dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF. Infatti, considerando il campo di variazione min-max dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF si è stimato che il CF dell’Acqua minerale effervescente naturale Claudia variava da 224 a 351 g CO2e/bottiglia di PET 1,5 l. In Tabella 3.22 si riporta anche il CF dell’acqua minerale in bottiglie di PET da 1,5 l di 6 marche di piccola (Cerelia), media (Lurisia, Nerea) e grande (Montecimone, Sangemini e Gaudianello) capacità produttiva aventi una diversa distribuzione a livello macroregionale o nazionale, come recentemente stimato da Botto (2010), assumendo che: 1) il trasporto delle preforme avvenga con camion diesel che consumano 1/3 l/km e che percorrono una distanza media di 200 km, mentre il trasporto del prodotto in pallet avviene per l’82% con detti camion e per il 18% a mezzo ferrovia per una distanza media imprecisata, ma riferita al mercato di riferimento di ciascuna delle 6 marche considerate; 2) il trasporto del prodotto finito in fardelli dalla GDO al consumatore è stato ipotizzato sulla base di 3 fardelli per volta, trasportati per una distanza media di 130 10 km con un’autovettura a benzina oppure diesel, i cui consumi specifici medi sono stati assunti pari a 12 o 15 l/km. Come si evince dalla Tabella 3.22 il CF, non inclusivo del fine vita, oscilla da 238 a 300 g CO2e/bottiglia di PET 1,5 l, con un trend decrescente all’aumentare della capacità produttiva dell’impianto di imbottigliamento. In media, il CF di una bottiglia in PET da 1.5 l di acqua minerale è risultato pari a 261±21 g CO2e, in pratica coincidente con quello stimato in questo elaborato finale al netto della gestione di tutti i rifiuti solidi prodotti durante l’intero ciclo di vita (270 g CO2e). Va tuttavia rilevato che, pur nella incertezza dei fattori di emissione disponibili e non certificati da un ente terzo, come nel caso dell’Australian Wine Carbon Calculator (AWCC), questa stima del CF è da ritenersi più attendibile dal momento che i consumi di materiali e detergenti, energia elettrica e gasolio, nonché il contributo dei trasporti delle materie prime, del prodotto finito e dei rifiuti generati nell’impianto di imbottigliamento, sono dati primari ricavati dal funzionamento dell’impianto produttivo di Acqua Claudia Srl ad Anguillara Sabazia (RM) nell’anno 2010. 131 Tabella 3.22 Comparazione tra i valori di CF di diverse acque minerali riferito all’UF ed alla bottiglia in PET 1,5 l. Volume Carbon Footprint (kg CO2e) 6 Marca Prodotto Località Produz. (10 l) Mercato Claudia Centro Italia San Benedetto Nord Italia Cerelia Nord Italia Cerelia Lurisia Nerea Montecimone Sangemini Gaudianello Media Nord Italia Nord Italia Centro Italia Centro Italia Centro Italia Sud Italia 31 (l) Macro-regionale 1.5 1000 1000 1.5 8 Macro-regionale 1000 1.5 8 Macro-regionale 1.5 40 Macro-regionale 1.5 50 Nazionale 1.5 150 Nazionale 1.5 300 Nazionale 1.5 400 Nazionale 1.5 ? Nazionale Trasporti Materiali Energia 0.0548 0.1557 36.53 44.90 0.067 103.83 39.65 89.22 35.24 0.134 0.053 131.65 0.197 0.194 0.0576 0.195 0.0936 0.202 0.0378 0.203 0.0343 0.186 0.0392 0.210 0.0334 0.1983 0.0493 0.0116 0.0118 0.0134 0.0136 0.0132 0.0136 0.0129 0.0595 Gestione Rifiuti Impianto e GDO Consumatore 0.0121 0.0155 10.3 8.1 9.24 0.014 26.29 0.039 - Totale Riferimento 0.298 Questo elab. 198.44 178.60 0.268 157.94 0.237 0.263 0.300 0.253 0.251 0.238 0.257 0.2605 EPD (2010) EPD(2008) Botto (2010) Botto (2010) Botto (2010) Botto (2010) Botto (2010) Botto (2010) Botto (2010) 132 CONCLUSIONI 133 134 Nell’ambito del crescente interesse verso l’apposizione di etichette ambientali per i prodotti alimentari, onde consentire ai consumatori di effettuare scelte ecosostenibili, analogamente a quanto già accade ad esempio per gli elettrodomestici, e delle sempre più numerose campagne ecologistiche per limitare il consumo di acqua imbottigliata e per promuovere l'uso degli acquedotti pubblici (Botto, 2010; Gualerzi, 2009; Lena e Pirollo, 2011), tenendo anche conto del rilevante mercato nazionale delle acque minerali (12,1 miliardi di litri nel 2010, il 79% dei quali in confezioni in PET, con un consumo pro-capite annuo intorno ai 186 litri), in questo elaborato si è calcolato il Carbon Foot-print della produzione e distribuzione di confezioni in PET da 1,5 l di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia nell’anno 2010, reperendo tutti i dati di inventario e di trasporto direttamente presso l’impianto di imbottigliamento di Acqua Claudia Srl di Anguillara Sabazia (RM) ed applicando la metodologia del Life Cycle Assess-ment secondo la procedura PAS 2050 (BSI, 2008a). Con riferimento ad un’unità funzionale (UF), pari a 1000 litri di Acqua minerale naturale effervescente naturale Claudia imbottigliata in PET da 1,5 l, si sono definiti i confini del sistema analizzato, includendo i seguenti stadi: materie prime, trasformazione, distribuzione prevalentemente via strada in Italia (autotreno e motrice) fino ai centri di distribuzione/punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e lo smaltimento dei rifiuti prodotti in impianto e nei centri di distribuzione della GDO. In accordo con le Product Category Rules for Natural Mineral Water (PCR, 2006:7), la fase d’uso è stata esclusa, anche se si sono stimate le emissioni dovute allo smaltimento del materiale prevalentemente plastico che il consumatore raccoglie a fine uso, ipotizzando che il fine vita dei vari imballi dell’Acqua Minerale Naturale effervescente naturale Claudia coincida con lo scenario italiano, ove il 28,4% dei rifiuti è destinato al riciclo (CONAI 2007), il 10,1% è destinato all’incenerimento (ONR 2008) e il rimanente 61,5 % va in discarica (ONR 2008). Inoltre, i crediti di CO2 nelle materie prime rinnovabili (legno, carta) sono stati esclusi dalla LCA. Attraverso l’analisi di inventario del ciclo di vita (Life Cycle Inventory Analysis - ISO 14041), si sono stimati i consumi di MP, di energia, la formazione di effluenti e residui 135 solidi, etc. In particolare, la massa di un’UF di Acqua minerale Claudia imbottigliata in bottiglie di PET da 1,5 l è risultata pari a 1035,54 kg, essendo il contributo del PET pari a 22.224 kg, seguita dal film di PE (2,927 kg), dall’interfalda di carta (2.528 kg) e dalle capsule di HDPE (1.433 kg), etc. (Tab. 3.8). Detta composizione non differisce significativamente da quella di un’UF di Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San Benedetto (2010), come riportato nelle rispettive Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (Tab. 3.21). Per produrre detta unità funzionale di prodotto finito, si sono stimati sia il consumo di energia elettrica ( 63 kWh/UF) delle attrezzature e macchine operatrici dell’impianto di imbottigliamento (Tabella 3.11), sia il consumo di gasolio (0,666 kg/UF) necessario per azionare i muletti che trasportano i pallet al magazzino e per la caldaia che fornisce il vapore utilizzato per sanificare le tubazioni, i serbatoi e la riempitrice (Tabella 3.12). L’impatto del trasporto dell’Acqua Minerale Claudia Effervescente Naturale è stato stimato sulla base dei dati registrati dall’Ufficio Vendite di Acqua Claudia Srl (Tabella 3.13), determinando un livello di emissioni di CO2e pari a 33.21 kg CO2e/UF ed una distanza media di percorrenza del prodotto finito di circa 200 km. L’impatto del trasporto dei materiali di imballaggio e di processo (Tabella 3.14) è risultato di un ordine di grandezza inferiore (3,11 kg CO2e/UF), mentre la distanza media di percorrenza di detti materiali è stata leggermente superiore (254 km). Nettamente inferiore l’impatto del trasporto dei detergenti e dei sanificanti utilizzati (Tabella 3.15) e dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Acqua Claudia Srl (Tabella 3.16), pari rispettivamente a 0,16 e 0,053 kg CO2e/UF, nonostante loro distanza media di percorrenza oscilli da 418 a 404 km. Una volta completato l’inventario relativo alla produzione di un’UF, la stima del Carbon Footprint è risultata fortemente condizionata dai valori attribuiti ai fattori di emissione, espressi in kg CO2e emessi in un periodo temporale di 100 anni, dei materiali di imballaggio, processo ed ausiliari, delle fonti energetiche (energia elettrica e gasolio), dei mezzi (autotreno, motrice, camion) utilizzati per il trasporto dei materiali anzidetti, del prodotto finito in pallet e degli scarti di produzione. Utilizzando il software SimaPro 7.2 con il metodo IPCC 2007, sviluppato da l’Intergovernmental Panel on Climate 136 Change (IPCC, 2007), si sono recensiti i valori disponibili e si sono riassunti in Tabella 3.18 i valori minimi e massimi, nonché quello più probabile sulla base di altre applicazioni o del database più recente. Trascurando la gestione dei rifiuti solidi formatisi durante la fase d’uso da parte del consumatore, in accordo con le certificazioni EPD dell’acqua minerale Cerelia e San Benedetto, il CF di un’UF di Acqua Minerale Claudia è risultato pari a 188.1 kg di CO2e/UF, 282.2 g CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l. Con riferimento alla Fig. 3.7, le materie prime rappresentano il 52% circa del CF, di cui il 43% circa è rappresentato dalle preforme di PET, il 3.9% dal film di PE, il 2.1% dai tappi in PE e l’1.7% dall’interfalda di carta. Per contro, la fase di produzione rappresenta il 20% del CF, derivando per il 99% circa dal contributo dei consumi di energia elettrica. La fase di trasporto copre il 18% circa del CF, scaturendo per il 91% circa dal trasporto del prodotto finito dallo stabilimento di imbottigliamento ai punti di vendita della GDO e per l’8.5% dal trasporto delle materie prime utilizzate per il processo (soprattutto preforme di PET, etc.). Infine, lo smaltimento degli scarti e dei rifiuti prodotti presso l’impianto di imbottigliamento e la GDO incide per 4.1% del CF ed è dovuto per il 55% alla dispersione della CO2 richiesta per il funzionamento dalla riempitrice automatica e per il 25.7% allo smaltimento in discarica dell’interfalda e delle etichette. Tenendo conto della fase d’uso dell’acqua minerale da parte del consumatore, la gestione dei rifiuti secondo lo scenario italiano comporterebbe ulteriori emissioni per 10.3 kg di CO2e/UF, aumentando il CF a 198.44 kg di CO2e/UF, ossia 298 g CO2e per ogni bottiglia PET da 1.5 l (Tabella 3.19). Ripetendo il calcolo con i valori max e min dei fattori di emissione indicati in Tabella 3.18, il CF dell’UF prescelta varierebbe da 160 a 259 kg CO2e/UF (Tabella 3.20). Dette stime sono in linea con il cosiddetto riscaldamento globale a 100 anni (GWP 100), riportato nelle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto dell’Acqua Minerale Naturale Cerelia (2008) e San Benedetto (2010) in bottiglie di PET da 1,5 l, equivalenti rispettivamente a 237 e 268 g CO2e/bottiglia PET 1,5 l (Tabella 3.22). 137 Sebbene il maggiore valore del CF per Acqua Claudia rispetto al CF dell’Acqua minerale S. Benedetto possa essere giustificato sia sulla base della maggiore scala produttiva dell’impianto di imbottigliamento di Acqua Minerale San Benedetto Spa che sul fatto che in quest’ultimo la produzione di preforme di PET viene effettuata in situ a partire dai granuli di PET, l’incremento rilevato del 5,3% è da ritenersi non significativo alla luce della intrinseca variabilità dei fattori di emissione utilizzati per la stima del CF. Detti dati concordano anche con il CF medio (261±21 g CO2e/bottiglia di PET da 1.5 l) stimato da Botto (2010) per l’acqua minerale in bottiglie di PET da 1,5 l di 6 marche di piccola (Cerelia), media (Lurisia, Nerea) e grande (Montecimone, Sangemini e Gaudianello) capacità produttiva aventi una diversa distribuzione a livello macroregionale o nazionale (Tabella 3.22). Tenendo conto dei valori min (161 kg CO2e/UF) e max (259 kg CO2e/UF) del CF di un’UF di acqua minerale in bottiglie di PET da 1.5 l e dell’attuale mercato dell’acqua minerale (12.1x109 l nel 2010), le emissioni di CO2e oscillerebbero da 1.943 a 3.133 TgCO2e, pari allo 0.35-0.57% delle emissioni italiane di gas-serra nel 2007 (pari a 553 TgCO2e: ISPRA, 2009), equivalenti ad un contributo emissivo pro-capite annuo di 33.554.0 kg CO2e a fronte di un contributo emissivo complessivo di 9543 kg CO2e/(procapite x anno). Tenendo conto che il 18.8% [ossia 1780 kg CO2e/(pro-capite x anno)] di dette emissioni è ascrivibile al settore agro-alimentare (Castaldi et al., 2009), il contributo delle acque minerali ne rappresenterebbe l’1.9-3.0%, che appare eccessivo se comparato al contributo dei prodotti carnei (12%), dei prodotti lattiero-caseari (5%), dei prodotti a base di cereali (1%) e della frutta e verdure, comprese quelle surgelate (2% circa) (Tukker et al., 2005. In questo ambito trovano giustificazione le continue esortazioni al consumo dell’acqua di rete, anche se si dovrebbe indagare a fondo sulla reale potabilità di quest’ultima alla luce dei ben noti problemi connessi all’eccesso di arsenico e di fluoruri senza trascurare i dubbi sanitari circa la pratica della clorazione dell’acqua di rete, che notoriamente induce la formazione di quella classe di composti chiamata trialometani potenzialmente cancerogeni. A tal fine, le stime di Botto (2010) relative all’acqua di rete nel comune di Siena, che è prelevata da 10 sorgenti distinte, distribuita con una 138 rete di 110 km di tubazioni primarie e addotta ai consumatori finali attraverso un sistema di tubature aventi una lunghezza totale di 220 km, indicano, pur in maniera grossolana, un CF dell’acqua di rete di 0.91 g CO2e/1.5 l, attribuibile per il 95.9% ai consumi di energia elettrica per il pompaggio del prodotto. In queste condizioni, il CF dell’acqua minerale in bottiglie di PET da 1.5 l risulterebbe da 176 a 284 volte superiore a quello dell’acqua di rete. È ovvio che in queste circostanze gli imprenditori del settore debbano adoperarsi per migliorare nettamente l’eco-compatibilità della produzione, se non vogliono vedere regredire il loro business a fronte di una rinnovata consapevolezza ambientale del cittadino italiano, ovviamente a patto che l’acqua di rete risponda ai requisiti di potabilità imposti dalla normativa. Tra le azioni in grado di ridurre il CF del prodotto si possono includere: 1) la sostituzione del PET non riciclato con quello riciclato fino ad un massimo del 50% della massa della preforma (Decreto Ministero della Salute - 18 maggio 2010 n° 113). In tal modo, il fattore di emissione del PET vergine, pari a 4.25 (Tabella kg CO2e/kg (Tab. 3.16) o 4.7 kg CO2e/kg (Botto, 2010), potrebbe ridursi significativamente a (4.25x0.5+2.85x0.5) a 3.55 kg CO2e/kg; 2) ridefinire la composizione del fardello utilizzando bottiglie da 2 l in luogo di quelle da 1.5 l, in modo da ridurre la massa di PET necessaria per UF, come testimonia il CF (135 kg CO2e/UF) dell’acqua minerale S. Benedetto in bottiglie di PET da 2 l (EPD, 2010). In tal caso, si dovrà tener conto della politica del marketing, che solitamente identifica nel formato 2 litri un prodotto di primo prezzo incoerente con l’attuale collocazione commerciale dell’Acqua minerale Claudia, che è meglio rappresentata dal formato 1,5l. In ogni caso, non è affatto auspicabile l’utilizzo del formato in vetro a rendere da 1 l (notoriamente ed inspiegabilmente percepito nell’opinione pubblica come meno inquinante) in sostituzione di quello in PET da 1,5 l, in quanto detto formato presenterebbe un Carbon Foot-print ( 616 Kg CO2e/UF) molto più elevato del prodotto in bottiglie di PET, come rilevabile nell’ EPD di Cerelia (2008). 139 3) eliminare la dispersione in atmosfera della CO2 utilizzata per la contropressione nella riempitrice; 4) ottimizzare la rete di distribuzione del prodotto finito in modo da minimizzare la distanza percorsa, massimizzando la portanza dei mezzi di trasporto su gomma e prevedendo altresì il ricorso al trasporto ferroviario o via mare; 5) prevedere il riciclo delle bottiglie in PET presso i punti di vendita della GDO per minimizzarne le frazioni conferite in discarica od incenerite. Altre opzioni per ridurre le emissioni riguardano: • la forma di energia utilizzata (es., il passaggio dal riscaldamento a gasolio a quello a CH4 o l’incremento della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili); • il processo di trasformazione in modo da aumentare la scala di produzione per ridurre li consumi specifici e migliorare l’efficienza energetica; • il processo di produzione delle bottiglie in PET a partire dai granuli anziché da preforme prodotte altrove. In conclusione, la stima del CF dell’Acqua minerale effervescente naturale Claudia qui effettuata permetterà ad Acqua Claudia Srl di richiedere l’etichetta EPD, analogamente ai concorrenti Cerelia e San Benedetto, e di comunicare informazioni dettagliate, credibili e verificate da un ente terzo, sui potenziali impatti ambientali del prodotto lungo l’intero ciclo di vita, promuovendo un confronto tra il prodotto in esame e gli altri funzionalmente equivalenti. Ulteriore sviluppo sarà costruire un modello di calcolo LCA con il software SIMAPRO 7.2, in modo da utilizzare sia i dati del database che le informazioni specifiche sul prodotto in esame rilevate per la stima del CF e pervenire non solo alla stima delle emissioni di CO2 equivalenti secondo il metodo IPCC 2007 GWP 100a, ma anche delle categorie di impatto ambientale (potenziali di depauperamento abiotico, ADP; di acidificazione, AP; di ecotossicità dell’ambiente marino, MAETP; di assottigliamento dello strato di ozono, ODP; di formazione di ozono fotochimico, POCP; di ecotossicità dell’ambiente terrestre, TETP; di uso dell’energia, EU), previste da altri metodi (es. CML 2001, Eco-indicator 99, etc.) e necessarie per la preparazione della dichiarazione EPD® 140 Infine, l’introduzione delle incertezze (deviazioni standard, livelli minimo-massimo, etc.) nei parametri di processo permetterà di effettuare un’analisi del tipo Montecarlo per stimare la significatività statistica delle diverse categorie di impatto. 141 142 Ringraziamenti: Ringrazio la società Acqua Claudia nella persona del Rappresentante Legale Alberto Cataldi per aver acconsentito all’utilizzo di tutti i dati aziendali che sono stati necessari per stesura di questo elaborato. Ringrazio altresì il direttore di stabilimento Fabio Fioravanti, il responsabile di produzione Maurizio Angelone, il responsabile tecnico di stabilimento Eugenio Palo, per la diponibilità dimostrata nell’ illustrarmi alcuni aspetti tecnico/operativi relativamente ai processi aziendali di loro competenza. 143 144 BIBLIOGRAFIA 145 146 Battaglene T (2010) Australia: obbligatorio calcolare le emissioni di gas serra. 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