Nel 2017 Canberra sarà il primo produttore mondiale di GNL

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Nel 2017 Canberra sarà il primo produttore mondiale di GNL
Ministero degli Affari Esteri
9
n.
Anno 7° - 27 agosto 2012
E C O N O M I A , N O R M A T I V E , O P P O R T U N I T À E O B I E T T I V I a l l ’ e s tero P E R L E I M P R E S E I T A L I A N E
Sommario
editoriale
pag 2
CALENDARIO
Prossime iniziative
di interesse per le imprese
pag 3
australia
Nel 2017 Canberra sarà
il primo produttore mondiale di GNL
Un recente rapporto indica in 4.400 miliardi di m3 le riserve accertate del Paese.
Gli investimenti avviati e quelli previsti nei prossimi anni ammontano a 140 miliardi di euro.
La produzione di GNL, pari attualmente a 20 milioni di tonnellate anno, è destinata a quadruplicare.
Si aprono notevoli prospettive anche per le imprese italiane di impiantistica
4a pagina 4
Nel 2017 Canberra sarà
il primo produttore
mondiale di GNL
pag 4
cina
A Pechino il tessile è più
‘verde’ con i macchinari
‘made in Italy’
pag 6
asean
Asian Development Bank:
finanzierà le grandi
infrastrutture
pag 7
brunei
Il Sultanato diversifica
e punta su una maggiore
presenza italiana
pag 8
africa
BEI accelera sugli
investimenti con i privati
in porti e aeroporti
pag 9
Il Progetto Pluto, per il trattamento e l’esportazione di Gnl si trova a circa 190km a Nord-Ovest di Karratha, Western Australia,
nel Northern Carnarvon Basin e lavorerà il gas estratto dai giacimenti Pluto e Xena. Sarà pienamente operativo entro fine anno
cile
cina
Il Presidente Piniera
rilancia il progetto
del ponte di Chiloè
A Pechino il tessile è più ‘verde’ con i macchinari made in Italy
pag 12
ANALISI E STUDI
Position Paper della UE
sulle rinnovabili
in Indonesia
pag 13
Le importazioni dall’Italia - che mantiene la terza posizione dietro a Giappone e Germania - hanno
registrato un incremento del 11,8% rispetto al 2010 per un totale di 678 milioni di dollari.
Il segmento più dinamico è quello della preparazione e tintura dei filati e del finissaggio.
Tra le caratteristiche più apprezzate dei macchinari italiani emergono l’elevata efficienza
energetica e i bassi consumi di acqua
4a pagina 6
Newsletter realizzata dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Direzione Generale
per la Promozione del Sistema Paese - Ufficio I - Promozione e coordinamento
delle iniziative di internazionalizzazione del Sistema Paese - [email protected]
la Camera di Commercio Europea in Laos
(ECCIL), che avrà luogo dal 3 al 5 novembre
a Vientiane, a margine dl prossimo Vertice
ASEM (Asia-Europe Meeting) dei Capi di Stato e di Governo che si terrà, sempre nella capitale laotiana, il 5 e 6 novembre.
L’Indonesia, oggetto questo mese di un interessante Focus SACE, offre grandi opportunità alle imprese che operano nelle energie
rinnovabili e, più in generale, nel settore della
green economy. Il Governo intende, infatti,
sfruttare le ingenti risorse naturali, energetiche, minerarie e agricolo-forestali di cui gode
il Paese ma è anche alla ricerca di soluzioni
sostenibili dal punto di vista socio/ambientale.
Le tecnologie italiane sotto questo profilo potrebbero trovare sicura applicazione.
Il rafforzamento dei rapporti commerciali e
degli investimenti bilaterali è inoltre uno degli
obiettivi alla base del Piano d’Azione triennale, la cui elaborazione è prevista dalla Dichiarazione congiunta firmata dal Ministro Terzi
con l’omologo indonesiano in occasione della
sua visita a Jakarta dell’aprile scorso .
Contestualmente, nella grande Cina, i rapporti con la quale sono sempre più stretti, come
testimoniato dalla prossima riunione della
Commissione Mista bilaterale, sta crescendo la sensibilità verso il tema del risparmio
energetico e di uno sviluppo più sostenibile.
Anche questo fatto apre nuove opportunità all’export italiano di tecnologie. Un piccolo ma
eloquente segnale è il recente successo della
proposta “green label” presentata dai produttori meccano-tessili italiani alla Fiera ITMECTMA di Shanghai. Macchinari affidabili, con
performance avanzate, ma che si qualificano
anche per il bassissimo consumo di energia e
di acqua, due risorse che in Cina sono sempre più preziose. Anche questa è una strada
da praticare nei prossimi anni.
Vincenzo Ercole Salazar Sarsfield <
editoriale
Riuscire a realizzare un giusto equilibrio tra lo
sfruttamento delle risorse naturali, energetiche
in particolare, e lo sviluppo sostenibile è un problema centrale per l’Occidente, ma è diventato
una necessità ancora più ineludibile per i Paesi
emergenti, i ritmi di crescita dei quali spesso
comportano marcate ripercussioni in termini
ambientali e sociali.
L’Italia è stata Paese pioniere nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali che cercassero di ridurre l’impatto sull’ambiente e questa
expertise viene riconosciuta in tutto il mondo
alle nostre aziende che, non a caso, continuano
ad aggiudicarsi importanti commesse. È il caso
di Eni/Saipem e Nuovo Pignone in Australia,
Paese al quale occorre guardare con maggiore
attenzione in relazione a numerosi progetti nel
campo dello sfruttamento minerario e delle infrastrutture e che, anche per la presenza di una
cospicua e ben inserita comunità di origine italiana, ha un atteggiamento favorevole verso il
made in Italy. Il crescente interesse delle aziende italiane per il quinto continente è testimoniato dalla missione che, agli inizi di dicembre,
Confindustria e ANCE, con il sostegno del Ministero degli Esteri, realizzeranno proprio in
Australia e che sarà focalizzata soprattutto sul
settore delle infrastrutture e dell’impiantistica.
Continuano inoltre a far parlare di sé, per il dinamismo dei loro mercati, i Paesi membri dell’ASEAN che, con la costituzione dell’ ASEAN
Infra Fund (AIF) ad opera della Banca Asiatica di Sviluppo (ADB), hanno deciso di dare
vita ad uno strumento finanziario ad hoc per
la realizzazione di progetti infrastrutturali cruciali per lo sviluppo della regione. Accesso al
mercato, corporate social responsibility e capital and finance management saranno al centro del XIII “Asia Europe Business Forum”,
evento organizzato dal Ministero dell’Industria e del Commercio laotiano e dalla locale
Camera di Commercio, in collaborazione con
Una piattaforma Eni al largo delle coste australiane (foto Eni)
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
Settembre-novembre 2012
DATA
EVENTO
LUOGO
PROMOTORE
CONTATTI
Seconda decade
settembre
Forum sulla collaborazione
tra Italia e sponde Sud
ed Est del Mediterraneo
sul settore della Pesca
ITALIA
MAE (Roma)
[email protected]
12/9/2012
Visita del Direttore Generale dell’OMC Pascal Lamy
ITALIA (Roma)
[email protected]
12-13/9/2012
Conferenza EBDA
con una sessione
dedicata alle imprese
Egitto (Il Cairo)
12-18/9/2012
Visita del Vice Ministro ITALIA
dell’Industria e Commercio del
(Roma)
Vietnam Hoang Quoc Vuong.
Incontri con associazioni
di categoria e imprese italiane
28-29/9/2012
Missione in Serbia e Croazia
di imprese italiane
4/10/2012
Conferenza ITALIA (Sicilia)
“Iniziativa del Mediterraneo”
4-5/10/2012
Visita del SS Marta Dassù
con imprese
CILE (Santiago)
8-13/10/2012
Visita del Ministro della Cultura del Turismo e dello sport del
Vietnam Hoang Tuan Anh
ITALIA
(Roma, Milano
Venezia, Firenze)
Ambasciata d’Italia al Cairo
MAE Ambasciata del Vietnam
Serbia Croazia
16-18/10/2012
Country Presentation Mozambico ITALIA e visita del Ministro degli
(Roma)
Affari Esteri mozambicano
con autorità economiche
22/10/2012
Country Presentation ITALIA Corea (Roma)
24-25/10/2012
MAE
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Confindustria Verona
[email protected]
Agenzia delle Dogane
[email protected]
MAE
calendario
Prossime iniziative
di interesse per le imprese
[email protected]
MAE [email protected]
Ambasciata del Vietnam
MAE
[email protected]
Agenzia [email protected]
per la promozione all’estero
e l’internazionalizzazione
delle imprese italiane - ICE
Iniziativa sulle Start-up Israele (Tel Aviv, MAE a margine del Vertice Gerusalemme) Ambasciata d’Italia
Italia-Israele
a Tel Aviv
26-30/11/2012
Missione economico- Australia (Perth, ANCE commerciale in Australia
Canberra, Sydney) Ambasciata
d’Italia a Canberra
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
Nel 2017 Canberra sarà
il primo produttore mondiale di GNL
L’Australia, Paese che negli ultimi anni ha potuto mantenere un elevato tasso di sviluppo,
senza subire sostanziali conseguenze dalla
crisi finanziaria mondiale grazie anche alla
consistente dotazione di materie prime (carbone, minerali ferrosi e non ferrosi), si appresta
nei prossimi anni ad aprire una nuova filiera
particolarmente promettente nel campo dell’energia. In chiusura della Conferenza annuale dell’Australian Petroleum Production and
Exploration Association, il Ministro australiano per l’Energia e le Risorse Martin Ferguson
ha infatti reso pubblico uno studio sulle risorse
di gas naturale in Australia (“Australian Gas Resources Assessment 2012”) da cui emerge che
le risorse accertate di gas naturale in Australia
(escluso il settore dello “shale” gas) ammonta-
no a oltre 4.400 miliardi di m3 un quantitativo
sufficiente da mantenere i livelli di produzione
attuali per i prossimi 184 anni.
Lo studio è stato compilato congiuntamente
dalle Agenzie governative Geoscience Australia e dal Bureau of Resources and Energy
Economics (BREE). L’Australia ha esportato
20 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL) nell’anno fiscale 2010-11, ma sono in
corso ingenti investimenti per la costruzione di
nuovi impianti di liquefazione e di infrastrutture
collegate che comportano una spesa, gia’ impegnata pari a circa 180 miliardi di dollari australiani (AUD) ovvero 140 miliardi di euro. In
cambio le esportazioni di gas naturale dovrebbero crescere del 19% gia’ nel 2012-13 ed addirittura del 400% entro il 2017. Per quella data8
australia
energia
Progetti avviati di esportazione GNL
Pluto
Investimento: AUD 14,5 miliardi.
Produzione: 4,3 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione: 2012
Australia Pacific
Investimento: AUD 13,6 miliardi.
Produzione: 4,5 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione: 2016
Gorgon L
Investimento: AUD 43 miliardi.
Produzione: 15 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione: 2015
Prelude
Investimento: AUD 10 miliardi.
Produzione: 3,6 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione: 2016.
Queensland Curtis
Investimento: AUD 19,4miliardi.
Produzione: 8,5 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione:
2015
Wheatstone
Investimento: AUD 29 miliardi.
Produzione: 8,9 milioni di tonnellate annue.
Entrata in funzione:
2016
Gladstone
Investimento: AUD
15,5 miliardi.
Produzione: 7,8 milioni
di tonnellate annue.
Entrata in funzione:
2015
Ichthys
Investimento: AUD
33,3 miliardi.
Produzione: 8,4
milioni di tonnellate
annue.
Entrata in funzione:
2017
Veduta aerea del Progetto Gorgon
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
ti inclusi in scisti carboniferi (coal seam gas).
È inoltre prevista anche la costruzione di sette
nuove centrali elettriche alimentate a gas (per
una capacità combinata di 975 MW) e di due
nuovi gasdotti.
In fase di valutazione rimane invece la costruzione di 42 ulteriori centrali per una capacità
aggregata di 18.000 MW e di altri sette gasdotti.
In questo contesto esistono notevoli opportunità anche per l’industria italiana in termini di
contratti di fornitura di tecnologia ed esecuzione lavori. Solo negli ultimi due anni e mezzo le
imprese italiane - soprattutto Saipem e Nuovo Pignone - si sono aggiudicate contratti nell’ambito di Progetti di GNL per un ammontare
<
stimato superiore a 4 miliardi di euro.
australia
l’Australia diventerà primo esportatore mondiale di gas naturale.
Le esportazioni potrebbero inoltre aumentare fino a oltre 100 milioni di tonnellate annue,
qualora fossero approvate ulteriori iniziative
attualmente in fase di valutazione, come i
Progetti Arrow e Browse per un investimento
stimato rispettivamente di AUD 38 e AUD 20
miliardi, o se fossero ampliati alcuni degli impianti già in costruzione. Infatti per i progetti
Gorgon, Wheatstone, Pluto, Queensland Curtis, Gladstone e Australia Pacific è prevista la
possibilità di costruire unità di liquefazione aggiuntive.
In parallelo con gli investimenti negli impianti
di liquefazione procedono anche quelli “upstream” per l’esplorazione e la valorizzazione
di ulteriori giacimenti di cui sette riferiti a depositi di gas convenzionale e altrettanti a deposi-
www.ambcanberra.esteri.it
L’impianto per la produzione di Gnl Queensland Curtis in un rendering
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Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
A Pechino il tessile è più ‘verde’
con i macchinari ‘made in Italy’
Nel 2011 l’aggregato delle importazioni cinesi
nel settore meccano-tessile ha raggiunto i 5,8
miliardi di dollari con un incremento del 24,1%
rispetto al 2010. Tra gli esportatori l’Italia mantiene la terza posizione dietro a Giappone e
Germania. Le importazioni dall’Italia hanno
registrato un incremento del 11,8% rispetto
al 2010 per un totale di 678 milioni di dollari. Il
segmento più dinamico è quello della preparazione e tintura dei filati e del finissaggio.
Tra le caratteristiche più apprezzate dei macchinari italiani emergono l’elevata efficienza energetica e i bassi consumi di acqua, in linea con
quanto richiesto dalle direttive del piano di sviluppo quinquennale per l’industria tessile cinese. Tali direttive richiedono entro il 2015 un abbassamento dei consumi energetici del 20% nei
processi produttivi, del 30% dei consumi d’acqua
ed una riduzione del 10% dei prodotti inquinanti
di fine lavorazione. Inoltre il processo di crescita
economica cinese porta ad una richiesta diversificata da parte dei consumatori, alla ricerca di
prodotti di qualità ed ecocompatibili.
In questo contesto si è collocata la partecipazione italiana alla fiera Itme-Ctma Asia tenutasi
a Shanghai, dove l’associazione dei produttori
di macchinari tessili italiana (ACIMIT) ha presentato, nel corso di una conferenza stampa,
l’iniziativa “green label” su impatto ambientale,
efficienza energetica ed utilizzo dei materiali con certificazione esterna a cura di un ente
indipendente (nel caso specifico: si tratta del
RINA). La Fiera si è tenuta su un’area espositiva di 130.000 m2 con più di 1.300 espositori,
<
tra cui 115 aziende italiane.
cina
industria
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Un’operaia in un’industria tessile
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
Asian Development Bank finanzierà
le grandi infrastrutture
Con la costituzione dell’Asean Infra Fund saranno disponibili finanziamenti pari a 60 miliardi di dollari all’anno.
In parallelo procederanno i progetti mirati a migliorare le condizioni delle aree meno sviluppate con focus
su istruzione, sanità e accesso all’acqua potabile
La Banca Asiatica di Sviluppo (ADB) ha annunciato la costituzione dell’ASEAN Infra Fund
(AIF) che ha come obiettivo il sostegno finanziario ai grandi progetti infrastrutturali cruciali per
lo sviluppo dei dieci Paesi membri dell’ASEAN.
Questi ultimi e l’ADB hanno già messo a disposizione un capitale iniziale di 485 milioni di
USD. Il fondo, che a regime dovrebbe arrivare
a finanziare progetti per complessivi 60 mld di
USD all’anno, emetterà titoli di debito rivolti ad
utilizzare le cospicue riserve valutarie della regione (calcolate attorno ai 700 mld di USD).
ADB ha affermato che continuerà nei suoi sforzi per il superamento delle sfide poste da una
Regione in cui le disuguaglianze sociali sono
tuttora in aumento, e per il raggiungimento degli
obiettivi di sviluppo definiti nel “2015 Millennium
Development Goals” tra cui: miglioramento dei
tassi di completamento dell’istruzione primaria,
diminuzione della mortalità infantile, accesso
all’acqua potabile e ai servizi igienici.
L’annuncio è avvenuto a conclusione del meeting annuale del Consiglio dei Governatori
della Banca che ha visto una imponente partecipazione con leader e delegati dei 67 Paesi
membri ADB, inclusi i Ministri delle Finanze
asean
aiuti economici
e i Governatori delle banche centrali dei 10
Paesi membri dell’ASEAN, in aggiunta a 5mila
partecipanti provenienti dal mondo dell’imprenditoria e del business globale e rappresentanti
di 71 istituzioni internazionali tra le quali Banca
Mondiale, Fondo Monetario Internazionale,
Commissione Europea, Nazioni Unite, e altre organizzazioni della società civile. L’incontro è avvenuto sullo sfondo di una Regione che
ha visto negli ultimi anni una crescita costante
e sta guidando la ripresa globale. Tuttavia rimane vulnerabile all’aumento dell’inflazione,
agli alti prezzi raggiunti dal greggio, agli impatti
devastanti causati dal cambiamento climatico
e alle conseguenze delle misure di austerità
nella zona euro. Proprio su quest’ultimo punto,
a margine dell’evento, i Paesi ASEAN+3 (inclusivi di Cina, Giappone e Corea del Sud) si
sono accordati per raddoppiare il fondo di liquidità per le emergenze (il Chiang Mai Initiative
Fund) da 140 a 240 mld di USD, con la finalità
di proteggere ulteriormente i loro mercati finanziari dagli effetti di possibili shock conseguenti
<
al prolungarsi di una crisi in Europa.
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Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
Il Sultanato diversifica e punta
su una maggiore presenza italiana
I settori individuati: farmaceutica e alimentare per l’industria; turismo e logistica per i servizi
Il Sultanato del Brunei, che con un territorio di
oltre 5mila chilometri quadrati nell’Isola del Borneo e 400mila abitanti, ha uno dei Pil pro capite
tra i più elevati dell’Asia (36mila dollari anno)
grazie alla produzione di petrolio (130mila barili al giorno) e gas naturale (13 miliardi di m3
anno), ha avviato un Piano pluriennale con cui
punta a diversificare l’economia locale.
Punto di riferimento non dichiarato è la vicina
Singapore, il cui modello viene studiato con
molta attenzione dalle Autorità locali. Da Singapore proviene anche il nuovo chief executive
del Brunei Economic Development Board
(BEDB) Vincent Cheong che, in un recente incontro con le Autorità Diplomatiche italiane dell’area ha illustrato le seguenti aree di possibile
interesse per le nostre imprese.
- Sviluppo dell’industria della raffinazione dei
prodotti petroliferi e relativi servizi. Cheong ha
sottolineato che il Brunei desidera sviluppare
tale settore e non limitarsi alle attività estrattive.
- Produzione di prodotti alimentari certificati ‘halal’. Il Sultanato intende utilizzare il prestigio di cui gode in tutto il mondo islamico la
certificazione rilasciata dalle autorità locali per
promuovere lo sviluppo dell’industria alimentare facilitando l’investimento diretto di industrie
straniere.
-Sviluppo dell’industria farmaceutica e cosmetica. Il Sultanato intende sviluppare un parco
industriale dedicato a tali settori, e agevolare
gli investimenti diretti stranieri, nel distrettoenclave di ‘Temburong’, separato dal resto del
Paese da una breve fascia di territorio.
Altre aree di attività su cui Brunei, che garantisce alla popolazione locale educazione e servizi medici gratuiti, intende puntare sono i servizi
sanitari anche per pazienti provenienti da altri
Paesi della Regione e il turismo. In questo contesto punta anche a posizionare il proprio aeroporto come hub turistico internazionale. Da
rilevare comunque che le riserve di idrocarburi
del Paese, pari a 300 miliardi di m3 di gas naturale e a 1.100 miliardi di barili, sono in grado
di coprire la produzione attuale per almeno altri
30 anni.
<
brunei
economia
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Brunei - Veduta aerea della capitale, Bandar Seri Begawan
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
Bei accelera sugli investimenti
con i privati in porti e aeroporti
Il Trust Fund UE-Africa che ha operato con successo nel settore energetico promuovendo l’afflusso
di capitali privati ha deciso ora di estendere la sua attività al settore dei trasporti
Si è tenuto a Bruxelles, presso gli uffici della
BEI (Banca Europea per gli Investimenti), un
incontro tecnico sull’individuazione di progetti
in Africa nel settore dei porti e degli aeroporti
con la partecipazione di capitali privati. All’incontro hanno preso parte rappresentanti degli
i Stati membri e di Agenzie di cooperazione,
organismi finanziari attivi nell’ambito del Trust
Fund UE-Africa per le Infrastrutture (ITF).
Il Fondo si occupa soprattutto di blending finanziario, cioè la mobilitazione contestuale di
doni e crediti per la realizzazione di investimenti privati e in partnership pubblico/privato
tra soggetti europei e africani.
Lo strumento, creato nel 2007 a sostegno della EU-Africa Infrastructure Partnership, ha
acquisito una grande esperienza in azioni a
sostegno dei progetti infrastrutturali, con particolare riguardo al settore energetico in tutta
l’Africa sub-sahariana.
Ora, è previsto un incremento degli interventi
anche con riferimento al settore trasporti.
Le caratteristiche geo-politiche dell’Africa evidenziano l’importanza di sviluppare nuovi corridoi di trasporto regionali e adeguati poli logistici intermodali per promuovere la crescita e
l’integrazione regionale tra i diversi Paesi.
Attualmente, l’inefficienza nella gestione di
porti e aeroporti e gli alti costi della logistica e
del trasporto dei beni e delle persone rappresentano un importante svantaggio competitivo
per il Continente.
Ormai è evidente a tutti che l’afflusso di maggiori investimenti privati potrebbe rappresentare una opzione in grado di migliorare la situazione. Emerge anche una forte volontà politica
a supporto di questa apertura. Eppure finora,
l’afflusso di capitali privati verso il settore delle
infrastrutture, in Africa, resta limitato. I motivi emergono anche da uno studio, presentato8
africa
Aziende
Il quartier generale della Bei a Bruxelles
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
generalmente molto bassa con un’eccezione
per alcuni Paesi del Nord Africa e dell’Africa
Australe. Esistono comunque, già da alcuni
anni piccole compagnie aeree totalmente private o che hanno stabilito accordi di sharing
con alcuni partner internazionali. Un fattore
determinante, nel contesto africano, è l’utilizzo ancora limitato del mezzo aereo, nonostante il numero di passeggeri negli ultimi anni stia
crescendo a un tasso medio del 7% annuo.
Per quanto riguarda le infrastrutture, in genere, gli aeroporti sono di proprietà pubblica.
Manca anche una tradizione di partenariato
pubblico-privato (PPP), nella gestione dei servizi aeroportuali, benché queste attività possano potenzialmente generare utili rilevanti.
Secondo il rapporto presentato in occasione
dell’incontro a Bruxelles, le difficoltà che finora
hanno impedito un maggiore sviluppo di partnership nel settore aeroportuale sono determinate dall’assenza di un quadro normativo che
autorizzi e stabilisca regole chiare per le partnership tra operatori pubblici e privati.
Si aggiunge anche in questo caso la mancanza di una sufficiente trasparenza negli appalti
pubblici e non aiuta la mancanza di organizzazioni credibili per garantire la sicurezza del
8
traffico e degli scali.
africa
in occasione dell’evento, sono emerse le seguenti considerazioni:
Settore portuale La tendenza generale è di
attribuire al settore pubblico l’onere della pianificazione e realizzazione delle infrastrutture portuali, mentre il settore privato tende a
investire nei servizi che garantiscono entrate
più elevate (talora con margini molto cospicui)
e minori rischi. Sono ad esempio le attività
di stivaggio e rimorchio, il trasporto su rotaia
dei prodotti minerari e la gestione dei terminal container. Gli investimenti nelle strutture
portuali vere e proprie restano molto ridotti.
Le principali ragioni, identificate dal team di
esperti, sono soprattutto l’insufficiente capacità di pianificazione e la ridotta trasparenza
degli appalti pubblici. Sul primo aspetto incide
ad esempio una corretta scelta della localizzazione dell’infrastruttura che dovrebbe essere
connessa in modo ottimale alle reti di trasporto stradale e (quando esistono) ferroviarie,
mentre questo non sempre avviene.
Aeroporti Storicamente il mercato continentale del trasporto aereo è dominato dai vettori
internazionali per i voli intercontinentali e da
vettori dei Paesi africani per i voli inter-africani. La dimensione della partecipazione di
operatori privati nel trasporto aereo in Africa è
Lagos è sempre stata una città molto importante nell’ambito del commercio atlantico. Infatti la sua posizione ne fa uno dei pochi porti naturali della costa
atlantica e di conseguenza uno dei luoghi di maggior contatto con gli europei
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
10
Più in generale i fattori individuati che potrebbero agevolare maggiori investimenti in partnership sono:
- stabilità politica e assenza di corruzione;
- livelli di governance adeguati;
- presenza di iniziative di partenariato pubblico-privato nei Paesi considerati;
- precedenti esperienze positive di partenariato con organismi finanziari internazionali;
- disponibilità di crediti, solidità del sistema
bancario locale e copertura dei crediti emessi
con garanzia sovrana;
- livello di rendimento degli investimenti, pon<
derati dal rischio.
africa
Un primo passo per progredire sarebbe lo sviluppo di partnership con operatori privati nelle
attività di assistenza tecnica.
Ma il rapporto presentato a Bruxelles va anche
oltre, in particolare individua una lunga serie di
progetti (43 nel settore portuale e 23 in quello
aeroportuale). La selezione è stata effettuata
sulla base di criteri quali l’interesse (desiderabilità) dei progetti, la reale possibilità di applicazione di un approccio basato su partnership
tra soggetti pubblici e privati, lo stato di avanzamento dei progetti stessi, le reali capacità di
gestione della fase progettuale da parte delle
istituzioni locali che potrebbero rappresentare
una svolta e per le quali si rende però necessario un adeguato supporto di assistenza ai
diversi Paesi.
www.esteri.it
L’aeroporto di Douala (Camerun) è tra i più grandi dell’Africa
Leggi gli aggiornamenti su
www.notiziariofarnesina.ilsole24ore.com
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
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Il Presidente Piniera rilancia
il progetto del ponte di Chiloè
Il Presidente Sebastian Piniera, nell’annunciare i prossimi investimenti pubblici nel campo delle opere infrastrutturali, ha rilanciato la
proposta di costruire un ponte sullo stretto di
Chacao per collegare l’Isola Grande di Chiloè,
la maggiore isola dell’omonimo arcipelago,
con il continente. L’isola, con una superficie
di circa 9.000 Km2 si trova ubicata al sud del
Paese nella Regione de Los Lagos ad una distanza di 1.186 Km da Santiago. La popolazione di circa 100.000 abitanti vive soprattutto di
agricoltura e di pesca ed, in particolar modo,
dei proventi dell’acquacoltura tra cui predomina l’allevamento del salmone.
La gara d’appalto del progetto - la cui realizzazione configurerebbe la modalità (non usuale
in Cile) della costruzione a carico dello Stato,
e successiva concessione onerosa ai privati
per la gestione - dovrebbe essere aperta entro il 2012, mentre l’avvio dei lavori di costruzione è previsto per il 2015, per terminare nel
2019. Il Governo ha fissato il limite massimo
dell’investimento a 740 milioni di dollari, che
si prevede di recuperare attraverso i pedaggi, valutati ad un prezzo uguale a quello dei
traghetti.
Il progetto del Ministero per le Opere Pubbliche prevede la costruzione di un ponte sospeso di 2.635 metri di lunghezza e di tre corsie
in grado di sostenere un flusso orario di 4.800
automobili. Per sovrintendere la fase iniziale
della gara d’appalto e la fase successiva della
costruzione, il Ministero delle Opere Pubbliche
creerà un’unità dipendente dalla Direzione di
Viabilità. La costruzione del ponte era già stata inclusa fra i progetti per la celebrazione del
Bicentenario, ma il Governo, guidato all’epoca da Michelle Bachelet, per limiti di budget,
optò invece per l’implementazione del Plan
Chiloè, mirato a sviluppare la viabilità dell’Iso<
la anche a fini turistici.
Cile
infrastrutture
www.ambsantiago.esteri.it
Il ponte di Chiloè in un rendering
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
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Position Paper della UE
sulle rinnovabili in Indonesia
Grandi opportunità soprattutto nel settore geotermico e in quello delle biomasse. Il Governo di Jakarta
prevede di ridurre del 26% le emissioni di gas serra entro il 2020 e ha avviato un fondo specifico
per supportare la realizzazione di nuove centrali alimentate da energie “verdi”
La Delegazione UE in Indonesia ha prodotto
un rapporto (position paper) dedicato alle potenzialità di sviluppo delle energie rinnovabili e
più in generale della green economy nel Paese. In particolare, il Governo di Jakarta si è impegnato a ridurre le emissioni di CO2 del 26%
entro il 2020. Dichiarando che il dato potrebbe
salire al 41% se il Paese potrà godere di un sostegno internazionale in questo sforzo. Si tratta
di un impegno tanto più rilevante in quanto nei
prossimi anni è previsto un tasso di crescita del
Pil del Paese attorno al 6,6% annuo con conseguente aumento dei consumi energetici. Per
adempiere agli obiettivi ambiziosi nel settore
della produzione elettrica e della green economy, un ruolo importante sarà rivestito sotto
ANALISI E STUDI
energia
il profilo decisionale dalla Government Investment Unit (PIP) e dall’attivazione di alcuni fondi dedicati come l’Indonesia Climate Change
Trust Fund (ICCTF) finanziato dalla cooperazione australiana e gestito dalle Nazioni Unite
(UNDP), dall’Indonesiana Green Investment
Fund (IGIF) finanziato dallo Stato indonesiano
e dai programmi per l’Indonesia del Climate Investment Fund delle Nazioni Unite.
Di seguito sono indicate alcune delle linee di
azione previste:
Geotermia L’Indonesia si trova fortemente avvantaggiata in questo settore grazie ai numerosi vulcani localizzati nel territorio e alla ridotta
profondità di queste sorgenti dal suolo. In par-8
Geotermia in Indonesia
I maggiori impianti attualmente operativi
- Kawah Kamojang (Giava): impianto da 180
MW gestito dalla neozelandese Geothermal
Energy;
- Salak e Daraja (Giava): due impianti per complessivi 365 megawatt gestiti da Chevron;
-Wayang Windu (Giava): due unità per complessivi 225 Megawatt gestite dalla britannica
Star Energy. Una terza unità da 125 Megawatt
dovrebbe diventare
operativa nel 2013.
I maggiori progetti
in corso
(per un totale di 1.400
Megawatt)
PT Pertamina
Geothermal Energy
(PGE), filiale della
principali compagnia
petrolifera indonesiana nel settore geotermico
ha avviato la costruzione di sette impianti per
un totale di 270 Megawatt, supportati anche
da finanziamenti della Banca Mondiale e dalla
cooperazione giapponese.
Altri progetti (incluso l’ampliamento di unità già
esistenti) sono in corso a Mount Ungaran (Giava),
Ende (Isola di Flores), Solok (Sumatra), Mulut
Balai (Sumatra), Ulubelu ( Lampung), Lahendong
( Sulawesi), Karaha
(Giava), Kamojang
(Giava), Ulumbu
(Nusa Tenggara).
La costruzione di
un impianto da 175
Megawatt a Bedugul
(Bali) è attualmente
bloccata per l’opposizione di movimenti
ambientalisti.
Giava - Uno dei crateri di Kawah Kamojang
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
13
Biomasse e biocarburanti È un’altra filiera con
un grandissimo potenziale, valutato in 50mila
megawatt, che allo stato attuale rimane inutilizzato. Deriva sia dai residui urbani, sia dalle
grandi produzioni agroindustriali del Paese
con particolare riguardo a quelli derivanti dalla produzione di olio di palma (l’Indonesia è il
primo produttore mondiale).
Si tratta, in questo caso, di estendere su larga
scala una serie di iniziative che alcuni grandi
operatori del settore hanno per il momento avviato a livello dimostrativo.
Le potenzialità dell’olio di palma e di altri oli,
estraibili da coltivazioni diverse, hanno convinto il Governo a varare anche un programma
pluriennale che prevede un utilizzo crescente
di biocarburanti, con l’obiettivo finale di arrivare entro il 2020 a un contenuto finale del 15%
di etanolo nelle benzine e del 20% di estratti
da derivati vegetali nel carburante diesel.
Per quanto riguarda invece i residui urbani, il
Governo di Jakarta ha recentemente varato
una legge che prevede la gestione di impianti di biogas, termovalorizzatori e impianti di
smaltimento in partnership con operatori privati fornendo anche specifiche garanzie agli
8
investitori.
ANALISI E STUDI
ticolare si calcola che oggi sia localizzato nel
Paese il 40% delle risorse geotermali mondiali
disseminate in 265 diversi siti, per un totale di
28mila Megawatt, di cui solo 1.200 sono attualmente oggetto di sfruttamento energetico. Il Governo indonesiano si è però impegnato ad attivare nei prossimi anni ulteriori 4mila Megawatt
con la costruzione di 44 nuovi impianti. L’investimento previsto è consistente: circa 13 miliardi
di dollari che il Governo vorrebbe che venissero
in prevalenza dal settore privato. In particolare
la legislazione indonesiana consente ad investitori stranieri di assumere il controllo pressoché
totale (limite massimo: 95%) di impianti superiori a 10 Megawatt. Mentre per impianti minori
ai partner locali deve essere lasciata una quota
di maggioranza. Per incentivare la produzione
l’Ente elettrico indonesiano (PLN: Perusahaan
Listrik Negara) è disponibile a garantire un
prezzo di acquisto dell’elettricità prodotta che
varia da 6,5 a 12 centesimi di dollari per kilowattora. Un’ulteriore sfida, oltre al reperimento dei
capitali, è rappresentata dalla localizzazione
della maggior parte di queste sorgenti in aree
forestali protette. Se il programma procederà
secondo le decisioni l’obiettivo è di arrivare poi
a 9.500 Megawatt entro il 2025.
Una piantagione di palme da olio
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
14
e dei trasporti, inclusa una nicchia che vede
le imprese italiane in posizione di leadership
a livello mondiale, rappresentata dai veicoli
ibridi a metano (kit di conversione, serbatoi,
stazioni di rifornimento ecc). Lo sviluppo e l’incentivazione di una forte industria dei veicoli a
trazione ibrida (a metano ma anche elettrica)
fa anche parte degli obiettivi che il Governo
indonesiano sta negoziando con le case automobilistiche giapponesi operanti nel Paese.
In Indonesia, dove è in atto un’intensa attività
costruttiva, c’è anche una forte attenzione allo
sviluppo di tecnologie di green building.
Infine, il position paper europeo identifica una
vasta area di possibile collaborazione tra imprese europee e indonesiane anche nella filiera carbonifera con interventi di tipo diverso,
quale l’adozione di tecnologie di contenimento
del rilascio di gas metano durante il processo
di estrazione.
Il potenziale c’è e il mercato quindi è notevole. Ciononostante, il decollo di nuovi progetti
nelle diverse filiere della green è più lento di
quanto auspichi il Governo di Jakarta. In termini generali le maggiori difficoltà, attualmente, risiedono nella reticenza delle banche a
finanziare un settore in cui possono insorgere
problemi inaspettati sotto il profilo tecnologico
e anche normativo.
8
ANALISI E STUDI
Energia idroelettrica Il potenziale idroelettrico
del Paese è valutato in 75mila Megawatt ma
attualmente solo 5mila Megawatt sono oggetto di sfruttamento. Esiste un largo spazio
per interventi riguardanti sia grandi bacini che
mini impianti.
Energia solare Il potenziale del Paese è molto
elevato sia per i livelli di irraggiamento del territorio che per le sue caratteristiche geografiche
con molti agglomerati localizzati in aree remote e non coperte dalla rete elettrica. In particolare c’è spazio per moduli anche di piccole
dimensioni ma in grado di coprire i fabbisogni
essenziali. Il parco installato al momento è di
dimensioni irrilevanti: 14MW. La maggior difficoltà da superare è il finanziamento dell’investimento iniziale richiesto nei diversi contesti
in cui gli impianti potrebbero essere installati.
Energia eolica Alcune zone costiere dovrebbero offrire notevoli opportunità di sviluppo ma,
allo stato attuale, mancano rilevazioni sistematiche sui flussi di vento nelle diverse isole
del Paese. I primi progetti avviati sono localizzati nell’isola di Giava.
Accanto allo sviluppo di fonti rinnovabili lo scenario indonesiano offre anche vaste opportunità in interventi mirati a una migliore efficienza energetica nel settore cementiero, tessile,
siderurgico, delle lavorazioni agroindustriali
Impianti fotovoltaici in Indonesia. Nell’arcipelago il sole splende in media per 14 ore al giorno e il potenziale dell’energia solare è di 4.8 kWh/m2
Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 27 agosto 2012
15
margine per progetti in località svantaggiate.
Per l’energia idroelettrica e biogas da rifiuti
solidi l’ordine di grandezza è il medesimo. Si
aggiungono diversi benefici fiscali sotto forma
di ammortamenti anticipati, riduzione delle imposte sugli utili e importazioni in esenzione di
dogana di materiali e impianti.
L’obiettivo proposto dalla UE è ora di inserire
la green economy come uno dei capisaldi dell’accordo in fase di negoziazione di cooperazione economica approfondita con l’Indonesia
(CEPA), tenendo conto anche di altri nodi da
sciogliere. Sono ad esempio le difficoltà o meglio i limiti, tuttora esistenti, per gli investitori
stranieri che operano nel Paese e che riguardano la difesa dei brevetti, l’impiego di personale specializzato, la trasparenza e la rapidità
di molte procedure.
<
ANALISI E STUDI
Si attende anche di conoscere con esattezza le
somme che il Governo è disponibile a mettere
a disposizione attraverso i diversi fondi previsti
per la green economy. Anche la politica energetica indonesiana, benché chiara nei suoi
macro-obiettivi, non risulta sempre coerente
nell’implementazione. La maggior parte della
produzione elettrica del Paese avviene tuttora da fonti fossili (in prevalenza carbone) e le
tariffe continuano a essere sussidiate per evidenti e comprensibili ragioni politiche che però
finiscono per disincentivare il cambiamento. Il
prezzo di prelievo riconosciuto ai produttori di
energia geotermica, in alcuni casi, non è ritenuto abbastanza remunerativo, tenuto conto
della localizzazione e delle condizioni specifiche dei diversi progetti. Le tariffe di prelievo
per solare e geotermico non sono ancora state
definite. Per l’energia da biomasse viene riconosciuto un prezzo di prelievo di 975 rupie per
Kilowattora (circa 10 dollari) con un ulteriore
www.ambjakarta.esteri.it
La diga di Cirata, West Java - Il National Energy Council (DEN) ha valutato il potenziale idroelettrico dell’Indonesia’s in circa 75,000 MW
Newsletter quindicinale Realizzata dal Sole 24 Ore in collaborazione
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