ora c`è un ambulatorio dedicato

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ora c`è un ambulatorio dedicato
sapere
Psicofarmaci:
ora c’è un ambulatorio dedicato
La terapia deve
conciliare
la cura del disturbo
con lo stato
di gravidanza
e nel corso
dei nove mesi deve
essere costantemente
monitorata
all’ospedale sacco di milano, una équipe di specialisti è a disposizione delle
future mamme che soffrono di ansia e depressione. un’assistenza
ad ampio raggio, per aiutare a vivere la gravidanza in tutta serenità
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Si chiama Ambulatorio di Ostetricia e Psicofarmacologia ed è attivo da poco più di un anno presso l’Ospedale Sacco di Milano. E
i riscontri sono più che positivi. Perché qui le donne che soffrono
di ansia o di depressione possono trovare una risposta ai dubbi
che inevitabilmente sorgono quando si fa uso di psicofarmaci e
si desidera, nel contempo, avere un bebè.
Ad accoglierle, un’équipe di specialisti: Irene Cetin, Direttore della
Clinica Ostetrica e Ginecologica all’Ospedale Sacco di Milano e
membro del Comitato Scientifico di ASM (Associazione Studio
Malformazioni), la ginecologa Emanuela Taricco, la psicologa e
psicoterapeuta Melissa Pozzo e la psichiatra Anna Colombo. Per
saperne di più, abbiamo fatto alcune domande a Irene Cetin.
Dottoressa Cetin, come è
nata questa struttura?
Come mai tanta
disinformazione?
◗ Per patologie neurologiche come
l’epilessia, o per altre patologie croniche come il diabete pregravidico
o le malattie autoimmuni, esistono
da tempo banche dati e percorsi
consolidati, grazie ai quali sappiamo quali sono i farmaci consentiti
e a quali dosaggi devono essere assunti. E, soprattutto, sappiamo che
la terapia non può essere sospesa
in gravidanza. Per le patologie psichiatriche, invece, si entra in un
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◗ “L’idea è maturata anche in seguito alle numerose richieste pervenute all’ASM, che attraverso il
servizio di consulenza telefonica
Filo Rosso si trova spesso a rispondere ai dubbi di donne in procinto
di iniziare una gravidanza, che
non sanno se possono continuare
ad assumere psicofarmaci. Oppure
donne che, una volta incinte, vivono nel timore di poter nuocere al
bambino che portano in grembo a
causa della loro terapia. Di solito le
future mamme chiedono consiglio
al ginecologo che le ha in cura, che
tende a risolvere il problema semplicemente consigliando di sospendere i farmaci o scoraggiandone
l’utilizzo, mentre il più delle volte
non solo questo non è necessario,
ma potrebbe essere controproducente. Da qui, l’esigenza di atti-
vare un ambulatorio in cui i vari
specialisti - ginecologo, psicologo,
psichiatra - lavorano in équipe e
quindi possono dare le risposte più
qualificate alle esigenze delle singole donne, in una materia spesso
così fumosa come sono i disordini
di tipo psicologico, sui cui c’è ancora tanta disinformazione.
campo più vago e coperto da tabù,
come se questo tipo di malattia potesse essere controllato solo con la
forza di volontà. Si pensi che circa
il 5-10% della popolazione fa uso
di psicofarmaci di vario tipo, ma
spesso tende a nasconderlo, quasi
fosse qualcosa di cui vergognarsi.
Invece, bisogna comprendere che
le patologie di tipo psicologico/psichiatrico sono malattie di un organo - il sistema nervoso centrale - e
come tale vanno affrontate anche
se si aspetta un bebè, perché se si
viene lasciati soli ben difficilmente
se ne potrà uscire.
Queste patologie possono essere
numerose e variare da forme più
lievi e transitorie di tipo ansioso/
depressivo a forme più gravi come
le psicosi o il disturbo bipolare. Per
questo è importante, di volta in
volta, fare una diagnosi corretta e
individuare il percorso terapeutico
più adatto, che può andare dal solo
sostegno psicologico all’associazione con farmaci specifici che, se necessari, non possono certo essere
sospesi all’improvviso.
Non dimentichiamo, poi, che a
volte la depressione si manifesta
per la prima volta proprio durante
l’attesa, che costituisce un periodo
di particolare fragilità emotiva. La
necessità di assumere certi farmaci potrebbe dunque insorgere nel
corso dei nove mesi.
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milestone media
S
~ Di ANGELA BISCEGLIA ~
sapere
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◗ L’ambulatorio offre una consulenza completa, di tipo ginecologico, psicologico e psichiatrico, di
cui le donne possono usufruire sin
dall’epoca preconcezionale: dopo
aver individuato il disturbo, si valuta quale sia la terapia migliore per il
singolo caso, se i farmaci eventualmente già adoperati possono dare
un rischio teratogeno, se può essere d’aiuto intensificare il supporto
psicologico per ridurre al minimo il
ricorso ai medicinali. E poi, con il
contributo del reparto di farmacologia clinica, si stabilisce il dosaggio del medicinale e si controlla nel
tempo se tale dosaggio è adeguato: si tenga presente, infatti, che in
gravidanza il metabolismo dei farmaci cambia, quindi è importante
effettuare dosaggi plasmatici nel
primo, secondo e terzo trimestre,
per adattare la terapia sui valori minimi efficaci. Attraverso ecografie
mirate, inoltre, si monitorano nel
tempo la morfologia e la crescita
fetale per verificare che tutto proceda bene.
Quali sono i rischi
della terapia farmacologica
sul nascituro?
◗ Da un lato non si può escludere
un aumento di problemi malformativi, sebbene studi recenti diano
esiti rassicuranti soprattutto sulla
classe di farmaci denominata SSRI,
ossia gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, che sono generalmente i farmaci di prima
scelta poiché ritenuti più sicuri in
gravidanza. Dall’altro, potrebbero
esserci rischi per il neonato: al momento della nascita, infatti, alcuni
bimbi possono presentare sintomi
più o meno gravi di insufficienza respiratoria. Per scongiurare tale evenienza, l’ideale sarebbe sospendere
la terapia almeno 1-2 giorni prima
del parto, o, ancora meglio, alcune
settimane prima: il problema è che,
a meno che per altre ragioni non
si debba fare un cesareo programmato, è difficile sapere quando il
milestone media
Qual è il tipo di supporto che
viene proposto?
Per saperne di più
➧ Per info e appuntamenti
è possibile contattare il
Day Hospital ostetrico
dell’Ospedale Sacco
al numero 02/39042257,
da lunedì a venerdì
dalle ore 10.30 alle 13.00.
bimbo nascerà. Inoltre l’avvicinarsi del parto potrebbe aumentare lo
stato d’ansia in una donna che, già
di per sé, è in una situazione di difficoltà psicologica, quindi bisogna
valutare con attenzione il rapporto
rischio/beneficio di un’interruzione della cura e stabilire scrupolosamente la tempistica. Sarebbe
inoltre opportuno che la donna in
terapia con psicofarmaci scegliesse di partorire in una struttura con
un’équipe neonatologica adeguata,
che sappia gestire un eventuale deficit respiratorio neonatale.
E quali, invece, i rischi
se la patologia non viene
adeguatamente trattata?
◗ Questo è l’aspetto più spesso
sottovalutato, anche dagli stessi
ginecologi. Se la donna evita di
prendere i farmaci, non solo vi è il
rischio di un peggioramento della
sintomatologia, ma in letteratura
sono sempre più numerosi gli studi
che dimostrano come una depressione non trattata sia correlata
a complicanze ostetriche, quali
parto prematuro, sofferenza fetale e basso peso alla nascita, oltre
ad aumentare il rischio di aborto
spontaneo. Non sappiamo ancora
di preciso il motivo, ma la spiegazione più plausibile è che nella
donna con alti livelli di stress o
di malessere psicofisico vi è una
modificazione nella produzione di
alcuni ormoni, soprattutto il CRH,
modificazione che determina un
aumento della contrattilità uterina.
Senza considerare che la depressione post partum ha molto spesso dei precedenti nei nove mesi di
gravidanza: si calcola infatti che il
10% delle donne che avevano già
sintomi depressivi nell’attesa svilupperà depressione post-partum
nel puerperio. Per questo diventa
importante non trascurare segnali
che potrebbero aggravarsi dopo la
nascita del bambino.
In conclusione, se è doveroso valutare attentamente l’effettiva ne-
cessità del ricorso a tali farmaci, è
altrettanto doveroso non sottovalutare problemi che, nella ‘migliore’
delle ipotesi, possono impedire alla
donna di vivere con serenità quello
che giustamente dovrebbe essere
uno dei momenti più belli della sua
vita. E lo scopo dell’Ambulatorio
vuol essere proprio questo.
L’Ambulatorio è attivo da
poco più di un anno: come
sta andando?
◗ Stiamo avendo riscontri molto
positivi, anche se all’inizio c’era
un po’ di reticenza ad avvicinarsi,
quasi il timore di venire ‘etichettate’ o di dover rinunciare al proprio
ginecologo di fiducia. Invece, la
donna può continuare a farsi seguire tranquillamente dal proprio
medico e venire in ambulatorio
solamente per stabilire la corretta
terapia all’inizio della gravidanza
e per fare il punto della situazione
■
in prossimità del parto.
Consulenza: Irene Cetin, Direttore della
Clinica Ostetrica e Ginecologica all’Ospedale
Sacco di Milano e membro del Comitato
Scientifico di ASM (Associazione Studio
Malformazioni)