strumenti di trasferibilitá e indicatori di successo

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strumenti di trasferibilitá e indicatori di successo
Mainstreaming di Genere
STRUMENTI DI TRASFERIBILITÁ
E INDICATORI DI SUCCESSO
Documento di lavoro
con catalogo ragionato di buone pratiche
novembre 2005
INDICE
Introduzione, ringraziamenti e contatti
PRIMA PARTE
Presentazione della attività, a cura di CdIE
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Finalità e obiettivi
I partner coinvolti
Il percorso
Strumenti e metodologia
- Definizione di mainstreaming e di mainstreaming di genere
- Definizione di buone pratiche
- Validazione e certificazione delle buone pratiche
- Elementi di una buona pratica
- Strumenti operativi di mainstreaming di genere
- Le linee guida V.I.S.P.O.
SECONDA PARTE
Presentazione e analisi del percorso integrato di
mainstreaming sviluppato nella area regionale
piemontese, a cura di Provincia di Torino e S&T
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Il contesto istituzionale e sociale
L’integrazione di strumenti
L’articolazione delle tematiche
Breve presentazione di alcune buone pratiche
TERZA PARTE
Spunti di riflessione, a cura di CdIE
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•
La trasferibilità delle pratiche: mainstreaming di progetto e mainstreaming di genere
Le buone pratiche piemontesi: indicatori di successo e indicatori di criticità
Le buone pratiche nei processi decisionali e di programmazione locale:
indicatori di successo e indicatori di criticità
QUARTA PARTE
Spunti per l’azione, a cura di CdIE
•
Processo e criteri di individuazione e descrizione di buone pratiche di mainstreaming di
genere: contesto strategico, aree tematiche, metodologia
Conclusioni
ALLEGATO
Catalogo ragionato delle buone pratiche
e condizioni di trasferibilità, a cura di CdIE
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Introduzione e ringraziamenti
Il documento che vi presentiamo in queste pagine nasce come strumento di lavoro in itinere
dei partner del progetto Women-Alpnet, un progetto co-finanziato dal programma di Iniziativa
Comunitaria Interreg III B “Spazio Alpino”. Esso è parte integrante del percorso di riflessione
attivato all’interno di una delle macrofasi di attività del progetto, quella specifica dedicata al
tema del mainstreaming di genere.
Lo scopo del documento, e in generale della attività di scambio e formazione che si è svolta
attraverso incontri e seminari transnazionali fra partner, con l’intervento anche di altri attori
locali, operatori del settore ed esperti sul tema e per mezzo del lavoro a distanza, era di favorire la partecipazione attiva di tutti i partner nella identificazione dei fattori di successo e di criticità che, a partire dall’analisi di buone pratiche già sperimentate, possono accelerare la diffusione di modelli di mainstreaming di genere nella rete del progetto, caratterizzata dalla
comune appartenenza alle regioni dell’Arco Alpino, e all’esterno di essa.
Il documento è articolato in quattro parti di introduzione e approfondimento al tema del mainstreaming di genere con presentazione e analisi di strumenti operativi e di alcune buone pratiche esemplari e da un catalogo ragionato di buone pratiche raccolte fra i partner del progetto attraverso una apposita scheda di rilevazione. Una scheda piuttosto analitica che permette non solo di conoscere il processo di implementazione e i risultati della buona pratica,
così come descritta dai promotori, ma anche le esigenze dei partner rispetto a buone pratiche
da trasferire nel proprio territorio..
Nel ringraziare tutto il personale e i collaboratori degli enti partner del progetto e gli esperti
esterni che hanno fatto parte del gruppo di lavoro e contribuito a rendere questo percorso una
fonte di apprendimento continuo.
Non possiamo che augurare una buona lettura e un proficuo trasferimento e riproduzione di
buone pratiche di mainstreaming di genere all’interno e al di là dello Spazio Alpino.
Anna Catasta
Coordinatrice del gruppo di lavoro
Marisa Marini
Responsabile di progetto
Centro di Iniziativa Europea soc. coop.
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Contatti
Il progetto di cooperazione transnazionale “Women-Alpnet. Una rete di istituzioni locali e di
Centri Risorse Donne: promuovere la partecipazione femminile allo sviluppo sostenibile dello
Spazio Alpino”, cofinanziato dal programma di iniziativa comunitaria Interreg III B “Spazio
Alpino”, si è svolto nell’arco di due anni (2004-2005) coinvolgendo i seguenti soggetti pubblici e privati:
AUSTRIA
Initiative Frau und Arbeit, Salzburg
FRANCIA
Uraciff – Union Rhône-Alpes des Centres d’Information pour les Femmes et les Familles, Lyon
ITALIA
Provincia di Lecco (ente capofila)
Centro di Iniziativa Europea (CdIE) soc. coop, Milano
Provincia Autonoma di Trento
Provincia di Torino
Regione Lombardia
S.&T. soc. coop. Torino
SLOVENIA
Regionali Razvojni Center, Koper
SVIZZERA
LIFI - Laboratorio di Ingegneria della Formazione e Innovazione, Università della Svizzera
Italiana, Lugano
Ulteriori informazioni
Il presente documento è disponibile anche nella versione in lingua inglese e può essere scaricato dal sito di progetto: www.womenalpnet.org oppure richiesto, in formato elettronico,
contattando: [email protected]; [email protected].
INTERREG III è un programma di Iniziativa Comunitaria inteso a stimolare la cooperazione tra le regioni dell’Unione
Europea nel periodo 2000-2006. É finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).
Il programma INTERREG III mira a rafforzare la coesione economica e sociale nell’Unione Europea favorendo uno
sviluppo equilibrato del territorio attraverso la cooperazione transfrontaliera (Sezione A), transnazionale (Sezione B),
interregionale (Sezione C). Una particolare attenzione, in particolare nell’ambito della Sezione B, è riservata alla
promozione di una cooperazione transnazionale che coinvolga le autorità nazionali, regionali e locali per favorire una
maggiore integrazione attraverso l’individuazione di gruppi di regioni.
Ulteriori informazioni su Interreg III B “Spazio Alpino”: www.alpinespace.org
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PRIMA PARTE
A cura di CdIE
Presentazione della attività
Finalità e obiettivi
L’obiettivo dell’attività da svolgere all’interno della macrofase o “Work Package” n. 11
“Mainstreaming di Genere” (“Gender Mainstreaming”) (da ora in avanti citata come WP11)
del progetto Women-Alpnet era duplice: dal proporre, attraverso il progetto, modelli di mainstreaming di genere orizzontale, con l’intento di trasferire pratiche all’interno dello Spazio
Alpino, tenendo conto anche delle opinioni espresse dalla popolazione femminile; al capitalizzare i risultati del progetto stesso, al fine di promuovere processi di cambiamento nelle politiche e nelle azioni di sviluppo economico locale in una ottica di genere, possibilmente anche al
di là dei territori parte del progetto.
In particolare questo documento fa riferimento alla prima attività prevista dal WP11, ovvero
“Collection and transfer of gender mainstreaming models” (Raccolta e trasferimento di
modelli di mainstreaming di genere).
A seguito dei contributi emersi nel corso del seminario transnazionale che si è svolto a Torino
nel dicembre 2004 in presenza di pressoché tutti i partner del progetto e delle osservazioni elaborate nei mesi successivi dai partecipanti al gruppo di lavoro, il documento iniziale, presentato in quella sede, è stato ulteriormente modificato e arricchito con lo scopo di fornire a tutti
i partner strumenti utili per l’individuazione di buone pratiche di mainstreaming di genere e
per favorirne la raccolta e la trasferibilità all’interno e all’esterno del progetto.
Il presente documento costituisce dunque la proposta finale relativa alla parte di elaborazione
degli strumenti e alla sintesi delle riflessioni emerse, completato dalle buone pratiche selezionate e descritte dai partner.
Il percorso si conclude con la presentazione al pubblico e la discussione fra tutti i partner e in
presenza di esperti esterni dei principali risultati emersi da questa attività, in un seminario che
si svolge a Trento il 14-15 novembre 2005 dedicato al tema della trasferibilità. E con la pubblicazione e diffusione del presente documento al convegno di chiusura del progetto WomenAlpnet che si tiene a Lecco il 15 dicembre 2005.
Partner coinvolti
I partner del progetto Women-Alpnet responsabili dell’organizzazione e della implementazione dell’attività di “Raccolta e trasferimento di modelli di mainstreaming di genere” sono tre:
CdIE soc. coop. (coordinamento), Provincia di Torino e S&T soc. coop..
Tutti gli altri partner del progetto: Provincia di Lecco, Frau und Arbeit, Provincia Autonoma di
Trento, Regione Lombardia, Uraciff, LIFI, RRC sono stati coinvolti attraverso la partecipazione
ai seminari transnazionali e il lavoro a distanza nella definizione, raccolta e verifica sul campo
di modelli trasferibili di mainstreaming di genere.
Il coordinamento generale delle varie attività del WP11 è a cura del partner responsabile
Provincia Autonoma di Trento
Il percorso
Il percorso di riflessione attivato sul tema del mainstreaming di genere ha lo scopo di favorire
la partecipazione attiva di tutti i partner nella identificazione dei fattori di successo e di criticità che, a partire dall’analisi di buone pratiche già sperimentate, possono accelerare la diffusione di modelli di mainstreaming di genere nella rete del progetto e all’esterno.
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Per fare questo si è partiti dall’analisi di esperienze maturate all’interno di progetti realizzati
nel territorio della Provincia di Torino per poter analizzare, con una tecnica di brainstorming, i
percorsi e gli effetti sul terreno locale.
La scelta della Provincia di Torino, partner del progetto Women-Alpnet, è stata motivata dai
seguenti elementi:
• la ricchezza di esperienze di progetti orientati al mainstreaming di genere con particolare
riferimento al collegamento tra politiche di pari opportunità e sviluppo locale
• la presenza di reti consolidate di soggetti attivi nel campo delle pari opportunità e dello
sviluppo locale (con particolare riferimento all’esperienza dei Patti territoriali)
• la dimensione istituzionale della Provincia come ente di programmazione e gestione di
progetti e servizi in particolare nel campo delle politiche attive del lavoro, della
formazione, dello sviluppo territoriale, del coordinamento degli enti locali comunali.
L’incontro di brainstorming tenutosi a Torino il 16 settembre 2004, che ha visto la partecipazione della Provincia di Torino, di S&T e di CdIE e di altri attori locali, ha confermato la scelta
del percorso e ha permesso l’individuazione dei temi da sviluppare nel presente documento
che è stato discusso poi nel seminario transnazionale del 13-14 dicembre 2004 a Torino.
Il tema del mainstreaming di genere nella dimensione locale, non può essere affrontato solo
facendo riferimento alle elaborazioni e ai modelli già consolidati in letteratura e nei processi di
monitoraggio e valutazione dei programmi operativi di programmazione e nelle procedure di
gestione in uso nell’ambito dei Fondi Comunitari, ma richiede uno sforzo di elaborazione
nuovo per definire elementi specifici di supporto.
Durante l’incontro di settembre 2004, a cui hanno partecipato una decina di persone (referenti
degli enti organizzatori e dei soggetti che hanno promosso e svolto le esperienze in questione) sono state presentate e discusse quattro buone pratiche, selezionate dai partner torinesi
del progetto, con lo scopo di individuare i fattori di successo e criticità delle esperienze e di
definire primi elementi di modellizzazione e di indicatori.
1. Il programma e le
relazioni presentate al
seminario “Risorse,
politiche e servizi per le
donne: Regioni d’Europa
a confronto” “Resources, Policies and
Services for Women:
Comparing European
Regions” sono disponibili
sul sito www.womenalpnet.org
nella sezione “Events” –
“International Workshops”
e nel sito della Regione
Lombardia www.politichefemminili.re
gione.lombardia.it
La riflessione si è arricchita di ulteriori elementi derivanti dai risultati del seminario transnazionale di riflessione (previsto all’interno delle attività del WP6 del progetto “Developing a service network among "Resource Centres for Women" in the Alpine Space – Sviluppo di una rete
di servizi fra i "Centri Risorse Donne" dell’Arco Alpino) che si è tenuto a Milano il 27 ottobre
2004. Organizzato dal partner di progetto Regione Lombardia, il seminario ha favorito un
ampio confronto sui temi delle politiche, dei servizi e degli strumenti di governo dei processi
di pari opportunità nelle amministrazioni locali, con particolare riferimento alla situazione delle
regioni alpine.1
Il presente documento ha lo scopo di fornire ai partner, sulla base delle indicazioni emerse nel
seminario del dicembre 2004 a Torino e alle successive rielaborazioni, strumenti utili alla:
- individuazione
- descrizione
- comparazione, diffusione e trasferibilità
di buone pratiche di mainstreaming di genere per favorire l’elaborazione finale dei materiali
che saranno presentati nel seminario conclusivo del percorso previsto nel novembre 2005.
Questa attività (Collection and transfer of gender mainstreaming models) è collegata in modo
sinergico e complementare alla seconda attività prevista dal WP11 (Qualitative recording:
female population and WRCs), in quanto lo scopo finale è quello di contribuire a rafforzare e a migliorare in modo significativo il sistema di decisione delle politiche a livello locale, sia per favorire la valorizzazione delle risorse femminile nelle strategie territoriali, sia
per orientare in modo qualitativo e sostenibile i processi di sviluppo.
Strumenti e metodologia
Il documento, come è stato già indicato nella parte introduttiva si basa sulle competenze maturate da ogni partner, sull’analisi delle buone pratiche selezionate dalla Provincia di Torino e da
S&T e sugli spunti di discussione emersi nel seminario organizzato dalla Regione Lombardia nel
mese di ottobre 2004.
Nella elaborazione delle indicazioni che seguono sono state considerate come riferimenti
comuni le definizioni alla pagina seguente.
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Definizione di mainstreaming
A livello comunitario, il mainstreaming è considerato un processo di trasposizione di sperimentazioni di successo. Per mainstreaming s’intende dunque un processo di trasferimento di
buone prassi e di sperimentazioni significative dal progetto al/i sistema/i di riferimento. Il mainstreaming è processo dinamico, che va dalla elaborazione e diffusione dei risultati fino all’applicazione concreta delle sperimentazioni di successo in contesti diversi da quello originario. Il
processo si realizza a sua volta su due possibili livelli: il livello orizzontale e quello verticale.
• Il mainstreaming orizzontale si determina quando le innovazioni sperimentate dalle
Partnership di Sviluppo (PS) sono recepite dagli organismi coinvolti nel progetto e da organismi non
direttamente coinvolti, ma operanti in analoghi ambiti di intervento (ad esempio: messa a regime
di modelli formativi e di prassi sperimentati presso strutture e/o servizi degli enti proponenti; adozione di modelli formativi e delle prassi sperimentati da parte di soggetti esterni al progetto/PS).
• Il mainstreaming verticale ha luogo quando le innovazioni sperimentate incidono a livello di
programmazione politica e di normativa locale o nazionale (ad esempio: i modelli formativi e le
prassi di successo o parti di essi sono recepiti nella programmazione e/o definizione di nuove normative; o ancora, le innovazioni sperimentate stimolano l’avvio di iniziative di sviluppo locale).
A questa accezione di mainstreaming si accompagna, in modo trasversale, il mainstreaming di
genere.
Definizione di mainstreaming di genere
Definito dalla Commissione europea come un processo che assicuri che tutte le misure e le
attività tengano in debito conto – dalla fase di pianificazione fino a quelle di monitoraggio e
valutazione - degli effetti sulle condizioni di uomini e donne. Nel contempo le misure specifiche messe in atto dovranno promuovere le pari opportunità. Esso va dunque inteso come trasposizione a livello orizzontale e verticale dell’approccio di genere, nell’intento di promuovere
la parità tra i sessi attraverso l’integrazione, sin dalla fase di pianificazione degli interventi, delle
necessità e specificità delle donne e degli uomini.
Definizione di buone pratiche
Per il concetto di buone pratiche si fa riferimento al documento La metodologia ISFOL per l’individuazione e l’analisi delle buone pratiche in ambito FSE (ISFOL – Giugno 2004)2 che individua la necessità strategica di rafforzare la strumentazione di individuazione, raccolta e analisi
delle Buone Pratiche, per le caratteristiche di sperimentalità elevata che ha caratterizzato l’avvio delle politiche formative del lavoro e delle politiche sociali negli ultimi anni in Italia.
Questa caratteristica appare comune ai diversi paesi europei e ai contesti in cui operano i partner del progetto per quanto riguarda in particolare le politiche di pari opportunità.
Alla definizione e sperimentazione di modelli di intervento e al loro trasferimento viene riconosciuta la funzione di “strumento operativo principale da utilizzare per il sostegno alla messa
a regime di una politica (programmazione di risorse e attuazione di programmi)”.
In particolare è importante sottolineare che i progetti cofinanziati nell’ambito dei Programmi
operativi regionali e nazionali, delle Iniziative comunitarie e delle Azioni innovative dedicati alle
pari opportunità, assumono una valenza strategica, data l’esiguità delle risorse dedicate ordinariamente a questo tema, per produrre un cambiamento permanente nelle politiche locali e
nelle scelte dei decisori pubblici e privati.
É interesse strategico dei soggetti pubblici e privati che hanno sviluppato azioni innovative nell’ambito dei progetti finanziati, sviluppare sistemi di analisi, individuazione, trasferimento di
buone pratiche di mainstreaming di genere per consolidare a livello locale e sulla base delle
risorse disponibili al termine del periodo di programmazione comunitaria attuale (2000-2006)
politiche e modelli di intervento di successo.
• In particolare le Autorità di gestione nazionali, regionali e provinciali che hanno
programmato e gestito l’utilizzo in questa fase dei Fondi Comunitari a favore delle pari
opportunità, hanno un ruolo importante nel definire percorsi non occasionali di incontro
domanda-offerta di buone pratiche.
2. ISFOL è un ente
pubblico italiano di ricerca
con sede a Roma. Presso
l’ISFOL è stata istituita nel
1995, su mandato del
Ministero del lavoro e
della Commissione
europea, la Struttura
nazionale di valutazione
con il compito di valutare
il sistema e le politiche
cofinanziate dal Fondo
Sociale Europeo in Italia
fino al 2006. Obiettivo
generale delle attività
della Struttura nazionale
di valutazione è
supportare le scelte di
decisione di
policy/programma
attraverso la costruzione
di conoscenze robuste e
critiche sull’andamento, i
risultati e gli impatti di
programmi e politiche –
www.isfol.it
Validazione e certificazione delle buone pratiche
A questo proposito è necessario sottolineare che le procedure di certificazione (e/o validazione) delle buone prassi sono ancora molto disomogenee nelle diverse realtà europee e in qualche caso, del tutto assenti. Esistono molti cataloghi e repertori delle buone pratiche di mainstreaming di genere ma le metodologie di individuazione e descrizione sono differenziate, così
come diversi sono gli enti certificatori (Autorità di gestione direttamente o attraverso i servizi
di assistenza tecnica, enti di monitoraggio e valutazione, partner dei progetti ecc).
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Questa situazione differenzia moltissimo le procedure e la definizione dei soggetti che validano le buone pratiche. In estrema sintesi si possono individuare i seguenti percorsi:
• Buone pratiche validate dalle Autorità di gestione o da Enti pubblici con
competenze inerenti le tematiche affrontate dai progetti, direttamente o attraverso i servizi
di assistenza tecnica. Nel gruppo di lavoro questa realtà è rappresentata in particolare
dall’esperienza svizzera ticinese, anche se Isfol svolge, in Italia, attività analoghe nei
confronti di progetti finanziati ad esempio nell’ambito della iniziativa Equal. La finalità di
questi processi di selezione è duplice: da una parte capitalizzare nei territori considerati (a
livello regionale, provinciale o nazionale) i risultati delle sperimentazioni per favorirne la
trasferibilità nelle politiche ordinarie; dall’altra sostenere un confronto tra le buone pratiche
selezionate (spesso attraverso gruppi di lavoro tematici) per elaborare e validare strumenti e
metodologie trasferibili su scala più ampia o semplicemente in un altro contesto.
Un esempio interessante in questa seconda direzione sono gli strumenti messi a
disposizione dalla struttura di animazione dei progetti italiani Equal prima fase per
sostenere i progetti selezionati per svolgere attività di mainstreaming in Azione 3. Dove lo
scopo dichiarato delle attività di mainstreaming si articola nei seguenti punti:
1. soddisfare e indurre la domanda di nuovi modelli e strategie di lotta all’esclusione
socio-lavorativa da parte dei decisori politici e del mercato;
2. sviluppare la capacità di apprendere e trasferire le esperienze su ampia scala;
3. sostenere la messa a sistema delle innovazioni create dalle Partnership di Sviluppo (PS).
In generale il modello di funzionamento si basa sullo sviluppo di uno spazio
cooperativo tra le PS coinvolte che, attraverso eventi, un forum di discussione
articolato per temi, percorsi di autoapprendimento e tavoli di discussione a cui
partecipano anche rappresentanti di decisori, elaborano ulteriormente i modelli e le
metodologie sperimentate, propongono innovazioni procedurali e/o legislative.
Fonte: www.equalitalia.it - sito ufficiale per l’Italia del programma di iniziativa comunitaria Equal 2000-2006.
• Buone pratiche autovalidate dagli stessi soggetti attori delle sperimentazioni che
identificano e descrivono in modo appropriato per una loro trasferibilità, procedure,
metodologie e strumenti. Nel gruppo di lavoro Women-Alpnet questa è la situazione della
maggioranza dei partecipanti. Lo scopo di questa attività di autovalidazione è quella di
identificare all’interno delle sperimentazioni realizzate, quegli elementi singoli (strumenti,
modelli, metodologie) o quei percorsi complessivi che hanno avuto successo per favorirne
la permanenza nei territori interessati e per sostenerne la trasferibilità in altri contesti.
È evidente che esistono ampi margini di discrezionalità nei percorsi di autoselezione e
validazione delle buone pratiche da parte degli stessi professionisti, operatori/operatrici
(practitioners); scopo del gruppo di lavoro Women-Alpnet e del presente documento è
quello di favorire la condivisione di strumenti comuni di selezione e validazione.
• Buone pratiche e beneficiari/e finali. Esistono percorsi di coinvolgimento dei/delle
beneficiari/rie utenti finali nella validazione delle buone pratiche? È utile a questo scopo
ricordare che è ormai comune e pressoché “obbligato” dalle procedure di gestione dei progetti
finanziati, e soprattutto quelli in ambito sociale, di coinvolgere attivamente i beneficiari finali nei
processi di valutazione delle singole attività (formazione, sensibilizzazione ecc.). Analoghe
modalità di coinvolgimento dei beneficiari finali vengono attivate anche nei processi di
valutazione ex post sugli effetti generali (in termini occupazionali ad esempio) dei progetti stessi.
Un esempio interessante di questi percorsi è rappresentato dalla ricerca Qualitative
recording: female population and WRCs, (Ricerca qualitativa: la popolazione femminile e i
Centri Risorse Donne), sviluppata sempre all’interno del WP11 per analizzare la
percezione diretta delle donne relativa ai servizi (Centri Risorse) attivati in questi anni in
diversi contesti e progetti.
In generale, è utile però ricordare che il coinvolgimento diretto dei beneficiari finali è uno
degli elementi ma non l’unico di un processo generale di validazione o autovalidazione
delle buone pratiche.
Elementi di una buona pratica
Gli elementi standard o requisiti principali che deve esprimere una pratica per essere definita
non solo buona, ma utile e da disseminare sono:
- l’adeguatezza e la completezza del quadro logico progettuale e attuativo
- l’innovatività cioè la capacità di produrre, rispetto al contesto, soluzioni nuove, creative
e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per
migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema
individuato
8
- la riproducibilità e la trasferibilità del progetto/modello rispettivamente in contesti
analoghi o in contesti diversi
- la sostenibilità
- il mainstreaming cioè la capacità di produrre cambiamenti attraverso il coinvolgimento
orizzontale e verticale dei soggetti operanti in uno stesso ambito.
Strumenti operativi di mainstreaming di genere
I principali strumenti operativi definiti a livello comunitario per applicare effettivamente il mainstreaming fanno riferimento ai seguenti ambiti:
a) rafforzamento dei processi di integrazione delle competenze in favore del mainstreaming
di genere (task force nelle istituzioni ecc, inserimento delle competenze di genere nei
processi e nei momenti decisionali)
b) procedure di valutazione ex ante dei processi decisionali e delle scelte programmatiche
(struttura di programmazione dell’utilizzo dei Fondi Strutturali) e a livello italiano V.I.S.P.O.
(Valutazione d’Impatto Strategico delle Pari Opportunità), delle Linee guida per la
valutazione dei Programmi operativi e successive modificazioni.
Da questo punto di vista, sono stati sperimentati in questi anni sul campo e hanno suscitato
particolare interesse anche a livello comunitario alcuni modelli e strumenti di valutazione, il cui
impiego è possibile ed auspicabile sia nelle fasi di valutazione ex ante, sia in itinere che ex post.
Si tratta, ad esempio, del gender budgeting, una importante metodologia di analisi dell’impatto di genere nei bilanci pubblici3; del gender auditing che analizza le decisioni politiche programmatiche per verificarne l’impatto differenziato tra uomini e donne4.
Le linee guida V.I.S.P.O.
Lo strumento di Valutazione di Impatto Strategico delle Pari Opportunità (V.I.S.P.O.)5 prende in
considerazione le seguenti finalità strategiche:
• miglioramento delle condizioni di vita al fine di rispondere meglio ai bisogni delle donne;
• miglioramento dell’accessibilità delle donne al mercato del lavoro e alla formazione;
• miglioramento della situazione lavorativa delle donne sul posto di lavoro e redistribuzione
del lavoro di cura;
• promozione della partecipazione delle donne alla creazione di attività socio economiche.
Si tratta di una valutazione che mette in luce i seguenti elementi:
• caratteristiche e modalità della strategia individuata, a livello generale e complessivo, per
affrontare le politiche di pari opportunità fra uomini e donne e per internalizzare il
principio del mainstreaming;
• presenza/assenza di modalità di analisi di genere per l’analisi del contesto e dei risultati
conseguiti nel precedente periodo di programmazione;
• caratteristiche e modalità degli ambiti di intervento considerati prioritari sia per le
politiche di pari opportunità che per il rispetto del mainstreaming;
• implicazioni di policy per quanto riguarda la possibilità sia di favorire l’attuazione di pari
opportunità fra uomini e donne che il principio del mainstreaming all’interno degli
obiettivi globali prefissati.
3 Le iniziative di gender
budgeting sono numerose
e si stanno sempre più
affermando in varie parti
del mondo, dalle prime
esperienze pionieristiche
intraprese in Australia nel
1994. Tanto che una delle
proposte di UNIFEM, il
programma di sviluppo
per le donne delle Nazioni
Unite, è che per il 2015 il
gender budgeting sia
presente in tutti i paesi
del mondo. A titolo di
esempio, per conoscere
alcune iniziative in atto a
vari livelli territoriali in
Europa e nel mondo, si
segnalano:
- Il programma e centro
risorse virtuale Gender
Responsive Budget Initiative
(GRBI) (Iniziative di Bilancio
Responsabile di Genere)
promosso da UNIFEM e da
altri organismi governativi
internazionali, a disposizione
di donne e uomini
amministratori pubblici,
decisori di politiche, studiosi,
cittadini del Nord e del Sud
del mondo - www.genderbudgets.org/en/ev-64152201-1-DO_TOPIC.html
- In Svizzera, il Consiglio
delle Donne della città di
Basilea (Frauenrat Stadt
Basel) lavora su questo
strumento dal 1997 www.frauenratbs.ch/genderbudget/index.html;
- In Germania, il Ministero
federale per la Famiglia,
Anziani, Donne e Giovani
(Ministerium für Familie,
Senioren, Frauen und
Jugend) dedica una sezione
del suo sito al gender
budgeting dandone una
descrizione curata e al
contempo divulgativa www.gendermaistreaming.net;
- in Italia, la Provincia di
Milano recentemente ha
aderito al protocollo d'intesa
promosso dalle Province di
Genova, Modena e Siena,
che raggruppa altre province
fra cui quella di Torino,
finalizzato alla promozione
del gender budgeting presso
i Comuni http://temi.provincia.milano.i
t/donne/polGenere.php?p=3
- In Austria, il Gruppo di
lavoro interministeriale
federale sul gender
mainstreaming (IMAG)
riporta nel suo sito una
panoramica di esperienze e
definisce il gender
budgeting “il cuore del
mainstreaming di genere” www.imaggendermainstreaming.at.
- In Francia, dove il
parlamento, sin dal 2000,
decise che in futuro, assieme
al bilancio preventivo
annuale, il governo deve
dare prova delle azioni
intraprese o quelle che
intende intraprendere
nell’area dei diritti delle
donne e dell’uguaglianza di
genere. Pertanto è nato
"jaune budgétaire des droits
des femmes et de l'égalité",
" l’allegato giallo alla legge
finanziaria annuale "
http://alize.finances.gouv.fr/b
udget/plf2003/jaunes03/100
1.pdf
4 Una interessante
sperimentazione sulla
metodologia e strumenti
di gender auditing è in
atto in Italia da parte della
Regione Emilia-Romagna.
Si caratterizza, rispetto ad
altre esperienze in corso
in Europa, per essere
basata sull’approccio dello
sviluppo umano (lettura
degli interventi pubblici
basata sullo sviluppo di
capacità umane) e
sull'attivazione di
“funzionamenti rilevanti”,
integrato con le
metodologie
dell'accountability
(rendicontazione). Per la
documentazione in
proposito cfr.: www.formazione.it/pariopportunita/
mainstream.htm
5 Il documento con le
linee guida V.I.S.P.O. (in
lingua italiana) è reperibile
nel sito del Ministero
italiano delle Pari
Opportunità www.retepariopportunita.it
/areetemat/valutazion/index.htm
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SECONDA PARTE
A cura di Provincia di Torino e S&T
Presentazione e analisi del
percorso integrato di mainstreaming
sviluppato nella area regionale
piemontese
Il contesto istituzionale e sociale
(Fonti: IRES Piemonte: “Relazione annuale sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte – 2003”;
Regione Piemonte: “Piemonte in tasca 2004”)
Il territorio piemontese è diviso in maniera abbastanza omogenea tra zone montane, collinari
e pianeggianti: all'interno dei suoi confini si concentrano ben 1.206 degli 8.101 Comuni italiani, suddivisi in 8 Province, e di questi oltre 600 hanno meno di 1.000 abitanti.
Nel 2002 la popolazione residente ha registrato un lieve aumento, risultato di un saldo naturale fortemente negativo bilanciato da un saldo migratorio positivo, soprattutto estero, mentre l’età media degli abitanti permane sensibilmente più alta della media nazionale.
Da un punto di vista economico, dopo un 2002 di recessione per l’economia regionale, nel
2003 il PIL del Piemonte ha visto una modesta crescita tale da allineare il suo andamento a
quello nazionale.
La dinamica occupazionale è progressivamente rallentata nel corso del 2003, delineando una
tendenza all’aumento solo per le costruzioni, l’agricoltura e il commercio, mentre ha prevalso
una progressiva accentuazione alla riduzione della consistenza occupazionale nel settore manifatturiero. I tratti generali delle dinamiche occupazionali continuano, come negli ultimi anni,
ad essere l’incremento della presenza femminile nel mercato del lavoro e il lavoro dipendente,
così come continuano ad aumentare le forze di lavoro, facendo registrare un ulteriore incremento del tasso di attività. Il terziario, che più contribuisce alla crescita dell’occupazione in
Piemonte, vede un aumento del 2,6% soprattutto nella componente extracommerciale, con
una connotazione, già emersa negli ultimi anni, maggiormente orientata all’utilizzo di lavoro
dipendente e di manodopera femminile.
Anche il commercio manifesta una dinamica positiva, pari al +2,2%: anche in questo caso l’incremento degli occupati tende a privilegiare il lavoro femminile e dipendente.
Vi sono differenze rilevanti rispetto al passato negli effetti di sistema: non solo gli occupati
ultracinquantenni aumentano ora sensibilmente invece di diminuire, ma anche i tassi d’occupazione di tutta la popolazione in età 15-64 anni continuano a crescere (64,3%, rispetto al
61,9% del 2002), e di nuovo con particolare evidenza fra le donne, che risultano ora occupate nella proporzione del 53,5% rispetto al 51,4% di solo un anno prima.
In tale contesto, il tasso di disoccupazione ha potuto continuare a diminuire dal 5,1% al 4,8%,
con una riduzione di 4.000 disoccupati. Di nuovo, particolarmente accentuato il calo delle
donne, che dal 7,3% scendono al 6,8%, mentre la media nazionale è ancora all’11,6%.
L’integrazione di strumenti
Nell’ambito delle politiche di sviluppo regionale un ruolo sempre crescente è stato riconosciuto,
negli ultimi anni, alla promozione di una nuova strategia di attuazione delle Pari Opportunità
che ha permeato gli interventi sia a livello pubblico (Regione, Province, Comuni, Comunità
Montane, Istituzioni di Pari Opportunità) che privato (associazioni, imprese).
A fronte di una politica delle pari opportunità che è divenuta progressivamente priorità che
attraversa tutte le altre, un orientamento globale che va applicato in tutti i contesti, promuovendo l’obiettivo del mainstreaming come elemento fondamentale, per il quale è necessario
rendere la parità e l’uguaglianza di opportunità elemento trasversale delle politiche di intervento, si è rafforzata la convinzione che, proprio per poter realizzare il mainstreaming di genere,
occorre proseguire nella realizzazione di azioni a favore delle donne e migliorarne la qualità.
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Il problema principale rimane ancora quello di una scarsa permeabilità operativa al mainstreaming di genere non tanto nelle indicazioni programmatiche, quanto nell’applicazione concreta e nella capacità di progettare in una prospettiva di genere.
Ci si trova oggi in una situazione quasi paradossale di enunciazione diffusa del principio di
uguaglianza di opportunità e del suo valore universale, ma è proprio questo che ne rende
ancora più evidente la insufficiente capacità di applicazione: per applicare il mainstreaming di
genere a un contesto, è indispensabile leggere quel contesto, quell’obiettivo, le finalità dichiarate con un “pregiudizio di genere”, poiché è questo che consentirà di individuare la misura
di mainstreaming da applicare, le azioni da mettere in pratica.
L’integrazione di un approccio trasversale e di interventi specifici rivolti alle donne rappresenta l’elemento strategico caratterizzante le politiche di Pari Opportunità sviluppate in ambito
piemontese.
Le azioni rivolte alle donne, inoltre, sono fondamentali anche per far comprendere e condividere appieno la cultura di genere da parte degli stessi attori chiave dello sviluppo dei singoli
territori.
A fronte di un progressivo trasferimento al livello locale delle responsabilità di programmazione dello sviluppo, l’elemento di forza della strategia di mainstreaming regionale è stato quello di proporre il mainstreaming di genere come chiave di lettura dello sviluppo, attraverso una
diffusa azione di sensibilizzazione che ha reso gli attori locali (pubblici e privati) promotori e
protagonisti delle politiche di pari opportunità, creando un contesto favorevole alla crescita di
una nuova e più forte cultura di genere.
L’articolazione delle tematiche
Al fine di individuare le tematiche chiave del percorso integrato di mainstreaming sviluppato
nella area regionale piemontese, si è proceduto ad un’analisi delle esperienze promosse nell’ambito del FSE - Asse E e raccolte dalla Regione Piemonte in due repertori annuali.
Tale analisi ha evidenziato, seppur in una quadro generale di integrazione e trasversalità delle
politiche e degli interventi, alcuni contesti/settori chiave ritenuti strategici per il raggiungimento degli obiettivi di mainstreaming.
In questo senso le iniziative di sviluppo locale hanno rappresentato, nell’esperienza piemontese, un contesto vincente per la diffusione di una cultura del mainstreaming in grado di attivare un processo moltiplicatore degli effetti sul territorio.
Lo scopo delle iniziative di sviluppo locale risiede nell’individuare il sentiero di sviluppo del territorio, a partire dal patrimonio socio-economico già esistente. La forza di tali iniziative è quindi legata alla capacità di mobilitare un mix di fattori economici e sociali, di intervento pubblico, di iniziative private e di nuove tecnologie.
Il quesito è: come far diventare le politiche di uguaglianza di opportunità uno degli elementi
che concorrano a definire la strategia di sviluppo locale di un determinato territorio? Come
fare per rendere “politicamente non corretto” agli occhi di tutti un programma di sviluppo che
non richiami esplicitamente questo obiettivo?
È del tutto evidente che assume un rilievo fondamentale l’individuazione delle figure leader di
un’azione di sviluppo locale, sapendo che questo si attua in modi e con norme differenti nelle
diverse regioni d’Europa. Ma anche in contesti normativi, economico-sociali differenti, ciò che
rimane costante è la necessità di stabilire un’alleanza fra le rappresentanti degli obiettivi di
uguaglianza di opportunità (Istituzioni di Pari Opportunità) ed altri attori forti dello sviluppo,
poiché è questo abbinamento che fa diventare il mainstreaming di genere un argomento non
meno importante di altri nell’agenda delle priorità di un piano di sviluppo locale.
Per avere fra gli obiettivi dello sviluppo locale il mainstreaming di genere come elemento costitutivo e non aggiuntivo occorre promuovere specifiche azioni di sensibilizzazione/comunicazione nei confronti dei soggetti che andranno a comporre il “Tavolo dello sviluppo locale”
mettendo in risalto le utilità in termini di consenso che deriva dal rappresentarlo.
Il ruolo delle Istituzioni di Parità (Commissioni Pari Opportunità, Consigliere di Parità, Consulte
Femminili,) in un Tavolo in cui gli attori sono già stati precedentemente sensibilizzati, non è più
quello di ospite, ma di rappresentante di uno degli interessi da soddisfare e di una delle risorse da valorizzare in quel territorio.
Occorre avere ben presente che il mainstreaming di genere sarà tanto più efficace quanto più
coloro che lo propongono saranno in grado di indicare percorsi concreti e condivisibili di applicazione, ovvero sapranno fare proposte nel campo dello sviluppo locale. L’efficacia del mainstreaming di genere come chiave di lettura dello sviluppo locale sarà quindi affidata ad
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Amministratori, Rappresentanti delle Parti Sociali, Istituzioni di Parità, ma anche agli esperti che
si occuperanno di questo tema e ne dovranno essere sensibilizzati e “formati” ai contenuti
delle politiche di genere.
Il mainstreaming di genere deve attraversare tutte le iniziative che costituiscono un piano integrato di sviluppo, ovvero un’azione di sviluppo locale:
• la formazione, l’orientamento, le misure di incoraggiamento occupazionale l’adozione
di specifiche misure di accompagnamento per elevare il grado di occupabilità delle donne
La presenza occupazionale femminile piemontese ha registrato negli ultimi anni un costante e
forte recupero nei confronti della forza lavoro maschile, anche se il progresso femminile non
dipende tanto dall’effettivo incremento di donne occupate, quanto dalla tenuta dell’occupazione femminile a fronte di una forte flessione della componente maschile. Inoltre, l’aumento
delle persone in cerca di lavoro ha avuto caratteristiche prevalentemente femminili e si è manifestata soprattutto nell’area della disoccupazione vera e propria, cioè di coloro che hanno
perso il lavoro e nelle “altre persone in cerca di lavoro”, ossia persone disposte a lavorare a
particolari condizioni.
Parallelamente al dato quantitativo emergono problematiche di tipo qualitativo per la contraddizione tra i livelli elevati di istruzione della forza lavoro femminile, che ormai sono superiori a quelli maschili (e con risultati migliori, fra l’altro, se ci si basa sulle valutazioni in uscita alla maturità o
al conseguimento della laurea e del diploma universitario) e la scarsa fluidità nei percorsi di carriera e la difficoltà di accesso a posizioni di lavoro più qualificate e soprattutto più remunerate.
• la definizione dei servizi alla persona e di misure che consentano la conciliazione fra
lavoro e famiglia nel quadro delle priorità
Il problema dei tempi di lavoro sta assumendo sempre di più una dimensione essenziale per la
famiglia, essendo in progressiva sparizione il rigido modello tradizionale di partecipazione al mercato del lavoro ritagliato sul lavoratore di sesso maschile: segno connotativo di questo cambiamento è la frammentazione delle tipologie di lavoro, con un aumento del lavoro autonomo e atipico, una profonda trasformazione del sistema del produttivo e una forte richiesta di flessibilità.
L’elemento che può legare questi diversi fattori è il concetto della conciliazione, che può essere assunto quale riferimento per la ricerca di risposte a due problemi essenziali: dare tempo
alle famiglie e liberare tempo per le famiglie. Per rispondere al primo problema, è essenziale
comprendere che il tempo è diventato regolatore dei rapporti e il tema dell’orario di lavoro
equivale alla questione del rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro. Per quanto riguarda
il secondo problema, si tratta di individuare misure che siano in grado di supportare concretamente il lavoro di cura. In tal senso, un ruolo fondamentale è giocato dall’Amministrazione
pubblica, poiché esiste una necessità di implementazione dei servizi esistenti e di un loro adeguamento alla nuova flessibilità richiesta dalle aziende (orari flessibili, allungati, diversificati),
del miglioramento della loro qualità, dell’innovazione verso nuove tipologie.
• la definizione e l’attivazione di strumenti e servizi a supporto delle attività
imprenditoriali femminili
Sono oltre 1 milione le imprese guidate da donne, pari al 23.9% delle aziende italiane attive.
È questa la fotografia delle imprese femminili che emerge dal primo monitoraggio su questo
specifico universo, realizzato da Unioncamere, in collaborazione con Asseforcamere e
Infocamere. Per quanto concerne i settori di attività la maggioranza si concentra nel settore
commerciale, segue quello agricolo, quello manifatturiero, l’informatica e i servizi e infine nel
settore dei servizi alle persone.
Le imprese femminili hanno un elevato tasso di natalità, ma soffrono di una fragilità strutturale:
la dimensione media delle imprese femminili risulta inferiore a quella delle imprese maschili, il fatturato è mediamente pari ad un terzo della media e il tasso di mortalità è ancora molto elevato.
A fronte di un trend di crescita delle imprese femminili è quindi necessario attivare politiche e
misure in grado di sostenerne lo sviluppo sia in termini quantitativi (numero di imprese) che
qualitativi (accesso al credito, accompagnamento nella fase di avvio dell’attività e tutoraggio
nei primi anni di vita al fine di ridurre al minimo il rischio di insuccesso).
• la definizione ed implementazione di strategie di comunicazione efficaci, in grado di
ottimizzare le potenzialità di impatto delle politiche e degli interventi
Un’azione di comunicazione che voglia sensibilizzare a principi di pari opportunità tra donne e
uomini e, insieme, a questi principi essa stessa rispondere, deve necessariamente essere “attraversata” dal mainstreaming di genere, ovvero dalla consapevolezza che la prospettiva di genere è elemento di valore aggiunto essenziale per definire non solo i contenuti, ma anche le modalità di
comunicazione tali da consentire un effettivo esito positivo dell’azione comunicativa intrapresa.
Appare necessario ritornare alla comunicazione mista, utilizzando meglio gli strumenti tradizionali di comunicazione da una parte e valorizzando la comunicazione di rete per la costruzione di rapporti nuovi dall’altra.
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In questa ottica la Giunta Regionale del Piemonte ha promosso una campagna di comunicazione specifica sulle Pari opportunità.
Il piano di comunicazione ha come scopo primario quello di far conoscere tutte le opportunità
formative e gli incentivi all’occupazione ad un sempre maggior numero di soggetti identificabili negli operatori del mercato del lavoro e nei cittadini. I filoni su cui si basano le azioni intraprese sono essenzialmente due: il primo è di tipo strategico – concettuale, nell’ambito del
quale si agisce sull’aspetto emozionale e si valorizzano la formazione e la cultura delle pari
opportunità; il secondo filone d’azione,invece, si basa sul sostegno ad azioni concrete e a linee
d’intervento specifiche,volte a offrire maggiori opportunità alle donne.
Breve presentazione di alcune buone pratiche
1. La rete di parità nello sviluppo locale della provincia di Torino
Rete di Parità nello Sviluppo Locale" è il progetto promosso dalla Provincia di Torino sul proprio territorio per promuovere e diffondere fra gli attori dello sviluppo locale la conoscenza
delle tematiche di pari opportunità e le tecniche di mainstreaming di genere.
Il progetto, avviato in via sperimentale nel 2002 con il sostegno del Fondo Sociale Europeo –
POR Regione Piemonte – Asse E, è oggi finanziato dalla Provincia di Torino con risorse proprie.
Obiettivi
• Promuovere la diffusione in tutti i settori (economico, sociale e nel mercato del lavoro) della
conoscenza delle tematiche di pari opportunità per ridurre i casi di discriminazione e favorire l'aumento e il miglioramento della qualità della partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
• Favorire un coordinamento in rete finalizzato ad una maggiore circolarità dell'informazione, all'integrazione e alla sinergia tra azioni progettuali realizzate nei diversi territori, a facilitare la trasferibilità del know how acquisito in alcuni contesti.
• Sviluppare la capacità di donne e uomini di integrare la prospettiva di genere nel lavoro
quotidiano di definizione di nuove politiche, progettazione di interventi integrati per lo sviluppo del territorio, valutazione in termini di risultati e di impatti delle politiche programmate.
Considerata la vivacità delle esperienze di programmazione negoziata della Provincia di Torino,
per realizzare gli obiettivi del progetto è stata scelta la strada della definizione di un nuovo
attore collettivo, nel quale potessero riconoscersi tutte le organizzazioni, enti ed istituzioni protagoniste dello sviluppo locale da un lato e della promozione delle politiche di pari opportunità dall'altro, che avesse come obiettivo strategico l'integrazione sistematica delle situazioni,
delle priorità e dei bisogni rispettivi degli uomini e delle donne in tutte le politiche (mainstreaming di genere): il Tavolo di Parità del Patto Territoriale.
Azioni
• Presentazione del progetto presso ai Tavoli di Concertazione dei Patti Territoriali, identificati come la sede più idonea in cui, raccogliere idee, proposte, disponibilità, suggerimenti al fine
di restituire a queste sedi di concertazione nuovi obiettivi che qualifichino ulteriormente le
esperienze di sviluppo locale.
• Analisi delle singole realtà territoriali espresse attraverso i Patti, per individuare risorse, persone ed esperienze disponibili ad aggregarsi intorno ad un tavolo tecnico dedicato prioritariamente alle politiche di genere nello sviluppo locale.
• A ciascun gruppo di lavoro è stato proposto di:
- interpretare il Tavolo di Parità come nuovo attore che si aggiunge ai decisori tradizionali;
- individuare un/una referente, delegato/a a partecipare agli incontri del tavolo di
concertazione per promuovere l'adozione della prospettiva espressa dal Tavolo di Parità in
tutte le decisioni/discussioni sui progetti di sviluppo locale e di sviluppo sostenibile del
territorio;
- diventare catalizzatore delle iniziative progettuali sul tema della parità e delle pari
opportunità a livello locale, non per annullarle in un progetto comune ma per esaltarne
caratteristiche, peculiarità, metodologie e contribuire a capitalizzare e diffondere buone
pratiche sperimentate e know how acquisito;
- diventare protagonista nella costruzione della "Rete di parità nello sviluppo locale della
Provincia di Torino" attraverso l'individuazione e il sostegno e la messa in rete di un/una
referente per ciascun territorio, un/una per la città di Torino unitamente alle
rappresentanti delle istituzioni di Parità provinciali.
Inoltre, il progetto ha proposto il coinvolgimento, in un'ottica di rete allargata, di tutti i progetti
finanziati sull'Asse E del Fondo Sociale Europeo in Provincia di Torino, per favorire lo scambio e il
trasferimento di competenze ed esperienze e fare chiarezza sulla dimensione della struttura e
delle risorse (umane ed economiche) messe in campo. Al fine di favorire il rafforzamento della
rete e la condivisione delle esperienze è stato attivato il sito internet www.retediparita.it dove è
possibile reperire ulteriori informazioni e materiali di approfondimento.
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2. SIM CLUB – Signora Impresa CLUB
La Camera di Commercio di Torino ha promosso, in collaborazione con il Comitato per
l´Imprenditoria Femminile, il progetto SIM Club - Signora Impresa Club, ammesso a finanziamento nell’ambito del Fondo Sociale Europeo – POR ob.3 – Asse E, con l’obiettivo di favorire
la nascita e lo sviluppo di imprese a titolarità femminile.
Obiettivi
• Favorire la nascita e lo sviluppo di imprese a titolarità femminile.
• Contribuire all’incremento del tasso di partecipazione femminile al lavoro, attraverso la promozione dell’imprenditoria femminile.
• Rafforzare il tessuto economico territoriale, attraverso la valorizzazione della risorsa femminile
• Definizione di un modello di consulenza, accompagnamento e tutoraggio per le donne che
intendono avviare un’esperienza imprenditoriale.
• Sperimentare un modello di tutoraggio innovativo e trasferibile che veda il coinvolgimento
diretto di imprenditrici “tutor”.
• Favorire il trasferimento di competenze e capacità fra imprenditrici esperte e neo-imprenditrici.
Azioni
• Costruzione di un database specifico delle imprese femminili iscritte alla Camera di
Commercio, in grado di rafforzare l’efficacia del costante lavoro di monitoraggio, promosso
dal Comitato, sui risultati ottenuti con i finanziamenti fin qui erogati e sugli indicatori fondamentali dell´impresa "al femminile" (evoluzione, stato occupazionale, fatturati, ecc), da effettuarsi per mezzo di opportune ricerche e studi di settore (quante aziende avviate, quali i settori di appartenenza, quanta occupazione hanno prodotto,…).
• Definizione di un modello integrato di tutoraggio e accompagnamento basato sul coinvolgimento diretto delle imprenditrici, in grado di trasferire non solo le nozioni tecniche, ma
anche la cultura, la passione, la capacità di rischio imprenditoriale, nonché l’esperienza diretta nel problem solving acquisita direttamente sul campo.
• Sperimentazione del modello di tutoraggio, attraverso l’appaiamento di imprenditrici tutor
di riferimento e le imprese destinatarie secondo criteri di omogeneità rispetto al settore e alla
tipologia di azienda. Le attività di accompagnamento e monitoraggio hanno riguardato principalmente le seguenti tematiche: amministrativo, contabile, fiscale, credito, commerciale,
marketing e pubblicità, tecniche di produzione/erogazione servizi.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito:
http://www.to.camcom.it/Page/t23/view_html?idp=5600
3. Friendly
Il progetto Friendly è stato promosso dal Comitato Pari Opportunità della Provincia di Torino e
finanziato sul FSE 2000-2006 Obiettivo 3 Misura E1 del Programma operativo Regionale della
Regione Piemonte.
Obiettivi
• Promuovere la diffusione della cultura di Pari Opportunità.
• Assumere come valore nuovo la conciliazione fra responsabilità di lavoro e responsabilità
familiari.
• Individuare nuovi strumenti di conciliazione per le dipendenti della Provincia di Torino.
Azioni
• Implementazione del Piano di Azioni Positive (PAP) della Provincia di Torino.
• Analisi dell’organizzazione della Provincia di Torino in un’ottica di genere, identificando
punti di forza e di criticità che caratterizzano la collocazione delle lavoratrici nell’organigramma generale dell’ente.
• Realizzazione di uno studio di fattibilità sulla base di ipotesi di formule organizzative di flessibilità positiva volte a promuovere percorsi di conciliazione per le lavoratrici dell’ente sia a
carattere individuale (part-time permessi straordinari, alternanza fra telelavoro e forme tradizionali, aspettative, flessibilità concordata) che collettivo (job-sharing), predisponendo le linee
guida per una sperimentazione di percorsi di flessibilità, al fine di rendere evidente e più forte
il legame fra conciliazione e carriera.
• Promozione di una campagna di sensibilizzazione alla condivisione delle responsabilità
familiari fra lavoratrici e lavoratori definendo un set di iniziative a favore della conciliazione e
della promozione di carriera per le lavoratrici dell’ente.
• Predisposizione di uno studio di fattibilità di modelli organizzativi in ambito aziendale per la
cura dei figli/e dei /delle dipendenti dell’ente (nidi aziendali).
• Predisposizione di uno studio sulle forme di agevolazione del rientro dal periodo di maternità anche mediante un’analisi delle esperienze già avviate in altri contesti europei.
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• Attivazione di un circuito di informazione e scambio di buone prassi fra il CPO della
Provincia di Torino e altri CPO provinciali.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito:
http://www.provincia.torino.it/parita/
4. Progetto interregionale Integrare le pari opportunità nella
formazione professionale: strumenti e metodi
La Regione Piemonte è il soggetto capofila di un progetto interregionale in fase di attuazione,
cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, che coinvolge in qualità di partner le Regioni Toscana,
Lazio, Valle d’Aosta, Sardegna e la Provincia Autonoma di Bolzano.
Nell’implementazione del progetto saranno inoltre coinvolte Istituzioni di Parità, Province, enti
di formazione professionale ed Università.
Obiettivi
• Redazione di Linee Guida utilizzabili per la progettazione dei moduli di Pari Opportunità
previsti nei percorsi formativi.
• Trasferimento e trasferimento delle Linee Guida al sistema della formazione professionale.
Azioni
• Creazione di un team interregionale (rappresentanti Regioni, Province, Istituzioni di Parità,
esperti e docenti).
• Definizione della metodologia di lavoro.
• Stesura delle Linee Guida finalizzate a definire:
- gli standard qualitativi per i moduli di Pari Opportunità
- il profilo professionale dei formatori e le competenze.
• Sperimentazione degli standard qualitativi i ciascuna Regione/Amministrazione coinvolta.
• Formazione dei formatori e certificazione delle competenze acquisite.
• Trasferibilità del modello con messa a regime che coinvolga un’ampia tipologia di soggetti.
• Pubblicazione di Linee Guida: libri, Cdrom.
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TERZA PARTE
A cura di CdIE
Spunti di riflessione
La trasferibilità delle pratiche
Dall'analisi delle buone pratiche presentate emergono alcuni elementi importanti di riflessione.
In primo luogo occorre collocare nel progetto la riflessione sul mainstreaming di genere all'interno dei processi di sviluppo locale con particolare riferimento al ruolo che l'ente locale, in un
approccio di governance, può svolgere per progettare e gestire un progetto di crescita del territorio.
Il rapporto fra politiche di pari opportunità e politiche di sviluppo locale è stato sottolineato
più volte dalle istituzioni comunitarie e rappresenta una opportunità decisiva di sostenibilità e
di qualità dei processi di gestione territoriale.
Il mainstreaming dei progetti di pari opportunità risulta quindi un elemento strategico per produrre cambiamenti permanenti nei contesti locali e si raccorda in modo dinamico al mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmazione locale promossi “dall’alto”.
All'interno di questo rapporto occorre distinguere tra i seguenti processi di mainstreaming di
genere:
•
mainstreaming dei progetti di pari opportunità
•
mainstreaming di genere nei processi decisionali, nella programmazione locale.
All'interno della rete sono state sviluppate esperienze molto significative relative a questi due
ambiti che costituiscono una base di riferimento importante.
Per mainstreaming di progetto si intende l’insieme di tutte le azioni messe in atto, all'interno dei processi di management, per diffondere e sensibilizzare gli attori del progetto stesso e
il contesto locale, sugli scopi e gli obiettivi previsti, sui risultati delle sperimentazioni, sulle condizioni per rendere permanenti servizi o procedure di successo, o al contrario per modificare e
riconvertire processi e strutture che si sono manifestate di ostacolo al raggiungimento degli
obiettivi prefissati.
Per mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmmazione locale si
intendono invece, tutte quelle procedure di promozione e/o di controllo e monitoraggio orientate a favorire l'utilizzo efficace e trasparente delle risorse pubbliche e private per sostenere
politiche di pari opportunità, e a ridurre l'impatto negativo delle stesse sui fattori di discriminazione.
Il mainstreaming di progetto è inteso in questo documento come mainstreaming dei progetti
di pari opportunità nel contesto prevalentemente locale quindi relativamente a processi sia di
mainstreaming orizzontale sia a processi di mainstreaming verticale riferiti soprattutto alla
dimensione regionale.
Le buone prassi piemontesi:
indicatori di successo e di criticità
L’analisi delle buone prassi individuate nella regione piemontese hanno messo in rilievo i
seguenti fattori di successo e di criticità.
Fattori di successo
• chiarezza nell’individuazione del problema/bisogno da affrontare e del percorso di
attuazione del progetto
• capacità di comunicare per tutta la vita del progetto gli obiettivi dello stesso e le
sperimentazioni realizzate
• capacità di lavorare in rete con esperienze analoghe e soggetti coerenti con la missione
del progetto
• capacità di individuare nel corso del progetto i soggetti competenti e le risorse finalizzate alla
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permanenza nel tempo dei servizi, delle procedure e dei processi che hanno dimostrato efficacia.
I requisiti che possono favorire un buon processo di mainstreaming di genere sono:
• la collocazione in un contesto territoriale e istituzionale ‘forte’ sia per la sensibilità e la
conoscenza generale delle problematiche relative alle pari opportunità, sia per l’esperienza
accumulata nel tempo in progetti e sperimentazioni dedicate, sia per la presenza di donne
e uomini competenti e motivati nei punti strategici dei processi decisionali, sia per il
consenso da parte delle associazioni sindacali. In questo senso si riconferma il legame
strategico tra attività di mainstreaming e processi di empowerment.
• la presenza nel parternariato e nella rete di sostegno di soggetti portatori di esperienze e
competenze significative sia in materia di pari opportunità che di politiche di sviluppo locale in
senso ampio che possano capitalizzare il patrimonio già presente sul territorio e instaurare con
i responsabili presenti sul territorio una modalità efficace di lavoro in rete cooperativo e attivo
• un management del progetto in grado di assicurare sia la realizzazione quantitativa e
qualitativa delle azioni previste in coerenza con gli obiettivi prefissati, sia di rappresentare
sul territorio in senso ampio la missione del progetto, stringendo alleanze e collaborazioni
con altri progetti e attori.
In questo senso il processo di mainstreaming si articola in processi gestionali interni e in processi di
rapporto con il contesto e si intreccia, in particolare nei progetti di pari opportunità, con lo sviluppo della sostenibilità chiamando in causa dimensioni sia più propriamente tecniche che politiche.
Fattori di criticità
• la necessità di concentrare le risorse del progetto (umane, finanziarie, temporali)
prevalentemente nella realizzazione delle attività del progetto stesso con conseguente
scarsità di risorse disponibili per le attività di mainstreaming
• la sostanziale fragilità e precarietà del complesso delle istituzioni di parità intese in senso
ampio (assessorati, deleghe, commissioni, consigliere ecc) che, nonostante segnali recenti
di miglioramento, soffrono ancora di dotazioni economiche e umane insufficienti e di un
sistema di relazioni con i luoghi decisionali non adeguato.
• la mancanza di un sistema di incontro tra domanda e offerta di mainstreaming che, a
partire dalle istituzioni portatrici di progetti o autorità di gestione di programmi, faciliti e
recepisca il risultato delle sperimentazioni messe in atto nelle attività cofinanziate.
• la prevalenza di azioni di mainstreaming, peraltro presenti soprattutto nelle azioni di
sistema o in progetti di Iniziativa Comunitaria, finalizzate alla sostenibilità dei servizi e
delle procedure sperimentate più che alla riproducibilità e alla trasferibilità delle stesse.
• il rischio di esaurire le attività di mainstreaming in circuiti e ambiti comunque già sensibili
e responsabili relativamente al tema delle pari opportunità, senza incidere sui sistemi
decisionali attivi nel campo delle politiche territoriali e di sviluppo locale.
Le buone prassi nei processi e nella programmazione
locale: indicatori di successo e di criticità
Se analizziamo invece le esperienze di mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmazione locale, attivate da alcuni partner del progetto Women-Alpnet, (ricordiamo tra le altre
lo strumento SPOG adottato dalla Provincia di Trento e l'Agenda di parità adottato dal Consiglio
Regionale Rhône-Alpes) possiamo evidenziare i seguenti fattori di successo e fattori di criticità.
Fattori di successo
• la presenza di una volontà precisa, dall'alto, che si propone di introdurre strumenti di
indirizzo, valutazione ex ante e monitoraggio degli effetti che l'utilizzo delle risorse
pubbliche e private possono avere in materia di pari opportunità e politiche di genere
• efficacia alta e impatto duraturo nel tempo delle scelte in quanto il mainstreaming di
genere produce strumenti, procedure norme inserite direttamente nei meccanismi
decisionali adottati dall'ente locale
• elevata sensibilizzazione al tema delle pari opportunità nel contesto locale dovuta
all'utilizzo di strumenti di comunicazione istituzionali forti
• coinvolgimento diretto in alcuni casi di agenzie di sviluppo o patti territoriali con l'effetto
di inserire il tema delle pari opportunità all'interno dei processi di sviluppo locale.
Fattori di criticità
• applicazione effettiva non omogenea nell'ente, un po’ a macchia di leopardo che ostacola
la possibilità di modificare effettivamente al situazione
• riduzione delle risorse pubbliche e private destinate alle politiche di sviluppo locale e al
sistema dei servizi con conseguente tensione sulla loro destinazione e sui tagli da effettuare
• ancora scarsa presenza di reti regionali, nazionali e europee che sostengono queste esperienze.
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QUARTA PARTE
A cura di Centro di Iniziativa Europea
Spunti per l’azione
Individuazione e descrizione delle buone pratiche di
mainstreaming di genere: il contesto strategico, le aree
tematiche, il processo, la metodologia
Oltre alle buone pratiche già identificate per l’area piemontese, riportate nel secondo capitolo del presente documento e oggetto di discussione durante il seminario di Torino del dicembre 2004, ulteriori buone pratiche di mainstreaming di genere sono state proposte da alcuni
partner relativamente alle loro zone di provenienza (Canton Ticino, Provincia di Lecco, Land
Salzburg/Austria, Provincia Autonoma di Trento).
Scopo di questo lavoro di analisi e raccolta è quello di creare una “comunità di pratiche” tra i
partner del progetto e con altri soggetti interessati come parte di un processo di conoscenza tra
pari (peer-learning process) in cui i partecipanti sono capaci di valutare la propria situazione e le
proprie necessità ed avere la competenza per riflettere e imparare dalle esperienze degli altri.
Il concetto di “comunità di pratiche” è connotato originalmente da una rilevante natura sociale dei processi di apprendimento con particolare riferimento alla intersezione di elementi quali
comunità, pratica, significato, identità che si sviluppano nelle relazioni e nelle esperienze quotidiane (Etienne Wenger)6
6 Etienne Wenger, un
pensatore indipendente,
ricercatore, consulente,
scrittore…ma più che
altro “un teorico
dell’apprendimento
sociale” (come si presenta
lui stesso), è stato colui
che nel 1998 ha coniato il
termine di “comunità di
pratiche”. Da allora, il
concetto è stato mutuato
da un gran numero di
persone e utilizzato in
ambiti e settori i più
diversi. E si è dimostrato
utile per fornire una
prospettiva per la
conoscenza e
l’apprendimento. Per una
bibliografia di base (in
inglese) e ulteriori
informazioni sulle attività
e ricerche correnti di
Wenger:
www.ewenger.com
Successivamente il concetto si è ampliato a definire comunità professionali e virtuali che si
autodefiniscono “comunità di pratiche” per la combinazione di tre elementi:
1. Un dominio condiviso di interessi e di competenze (non necessariamente
riconosciute come “competenze esperte” al di fuori della comunità)
2. Una comunità operativa di attività, di discussione, di scambio di informazioni
(non necessariamente su base quotidiana)
3. Un repertorio condiviso di risorse, esperienze, storie, strumenti, percorsi e soluzioni.
In questo senso il concetto di “comunità di pratiche” è applicato nel management delle organizzazioni, nei processi di governance, nell’educazione, nelle associazioni, nel settore sociale,
nella cooperazione e sviluppo internazionale, nelle comunità on line.
Il progetto Women-Alpnet, nel quadro del programma Interreg III B Spazio Alpino, e al suo
interno le attività del WP11 sembrano rispondere a queste caratteristiche in quanto:
• i partner hanno elaborato una proposta comune di progetto partendo da esperienze
concrete definite in un dominio preciso
• il progetto si sostanzia nella volontà dichiarata di apprendere reciprocamente
• sono state definite molteplici attività che impegnano i partner per condividere esperienze
e risorse
Sono quindi riscontrabili i tre aspetti prima richiamati (dominio, comunità, risorse condivise).
Sulla base della riflessione portata da tutti i partner del gruppo di lavoro presenti al seminario
di Torino (13-14 dicembre 2004), si propone il processo da seguire per la raccolta, lo scambio
e la trasferibilità delle buone pratiche di mainstreaming di genere.
Contesto strategico e aree tematiche
Si propone di individuare buone pratiche di mainstreaming di genere fra azioni, progetti, interventi riferiti al contesto dello sviluppo locale e alle aree tematiche sociali, economiche e culturali, secondo la seguente articolazione.
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Contesto strategico di riferimento
Sviluppo locale
Lo sfondo ideale in cui far rientrare le pratiche di mainstreaming di genere, perché individua
“il sentiero di sviluppo del territorio a partire dal patrimonio socio-economico già esistente” e
privilegia iniziative legate “alla capacità di mobilitare un insieme di fattori economici e sociali,
di intervento pubblico, di iniziative private e di nuove tecnologie” (come evidenziato dalla
esperienza piemontese).
Tematiche
•
•
•
•
occupabilità
formazione e orientamento professionale
attività imprenditoriali
conciliazione tempi famigli/lavoro
Le tematiche sopra evidenziate, rispondenti alle indicazioni emerse nel seminario di Torino,
comprendono in modo trasversale l’ambito dell’empowerment. La Conferenza di Pechino, di
cui ricorre questo anno (2005) il ventesimo anniversario, ha adottato come metodologia globale, l’intreccio tra empowerment e mainstreaming.
Il presente documento si basa ovviamente su quella impostazione ma privilegia l’analisi delle
pratiche di mainstreaming di genere al cui interno evidenziare i processi di empowerment.
Tipologie
La tipologia di azioni entro cui individuare buone pratiche di mainstreaming di genere è varia.
Alla luce delle esperienze e attività del parternariato del progetto Women-Alpnet, si propongono le seguenti tipologie esemplificative:
• azioni integrate e complesse (che vedono impegnati una pluralità di soggetti in un
progetto strategico articolato in attività sequenziali e/o parallele, con destinatari diversi
per genere, posizione sociale e professionale, funzione, ruolo)
• strumenti operativi (una banca dati, una batteria di indicatori, un vademecum, un
software…)
• metodologie e approcci (l’elaborazione e/o applicazione di una particolare metodologia
o approccio a una azione, intervento, progetto)
• iniziative/azioni/percorsi formativi (la realizzazione di una campagna informativa;
l’apertura di un servizio sul territorio; la realizzazione di un corso di formazione…)
• politiche (il processo di attuazione e/o di applicazione di una legge o normativa…)
Processo di individuazione
e messa in comune delle buone pratiche
Il processo che si propone di seguire, per la identificazione e messa in comune di buone pratiche di mainstreaming di genere all’interno della “comunità di pratiche” del progetto
Women-Alpnet, è riassumibile nei seguenti passaggi:
1. riflettere sul contesto e, sulla base delle esperienze già realizzate in materia di pari opportunità nelle aree tematiche proposte, definire i problemi e le relative soluzioni a cui si è già dato
risposta e gli ambiti in cui invece permangono criticità. Si può così stabilire uno strumento per
l’incontro “domanda-offerta” di buone pratiche di mainstreaming di genere in cui ogni partner potrà indicare gli ambiti tematici su cui è competente per offrire esperienze e soluzioni già
sperimentate sul proprio territorio e quelli in cui invece necessita di entrare in contatto con
esperienze e soluzioni sperimentate da altri;
2. individuare e descrivere le buone pratiche del proprio territorio secondo gli elementi (criteri, indicatori) descritti successivamente, che costituiscono uno strumento condiviso tra tutti i
partner del gruppo per favorire la comparazione, la trasferibilità delle esperienze e il loro adattamento nei contesti specifici;
3. attivazione di strumenti di comunicazione diretta tra i partner (e/o utilizzazione), sia informatici che de visu, per favorire l’effettivo trasferimento delle esperienze e delle metodologie;
4. valutazione ex post dei trasferimenti realizzati (la valutazione, dati i tempi del progetto, sarà
effettuata anche al di fuori delle attività finanziate sulla base di accordi bilaterali o di rete tra i
partner).
19
Schema del processo
Contesto strategico – area tematica
1. Analisi, riconoscimento, individuazione
e descrizione della buona pratica (il mio
progetto rispetta i criteri condivisi e
quindi posso descriverlo come buona
pratica)
2. Cosa posso trasferire?
2. Di cosa ho bisogno?
4. Soluzione di problemi;
validazione delle buone pratiche in altri
contesti
3. Comunicazione mirata tra i partner
finalizzata alla trasferibilità delle
esperienze e delle metodologie
N.B. Lo schema descrive l’insieme del processo che solo in parte sarà realmente realizzato all’interno delle attività
finanziate dal progetto Women-Alpnet.
Metodologia di individuazione e descrizione
delle buone pratiche
Individuazione della buona pratica
Descrivere il processo che sta dietro all’esempio di buona pratica che si intende proporre
tenendo conto dei seguenti elementi:
• la buona pratica nel contesto territoriale
• la rilevanza del problema affrontato nel contesto territoriale
• il coinvolgimento del territorio nella sperimentazione
• l’impatto della buona pratica sul sistema decisionale locale (i decisori pubblici e privati
delle politiche e l’utilizzo delle risorse locali)
• perennizzazione sul territorio (processi e prodotti)
Descrizione della buona pratica
Per la descrizione della buona pratica di mainstreaming di genere si prendono in considerazione i criteri definiti da ISFOL (cfr. pagina 7 - 8 del presente documento), integrati con gli elementi emersi a seguito del confronto al seminario di Torino.
Adeguatezza e completezza del quadro logico progettuale e attuativo
Si propone di articolare questa parte con la descrizione delle seguenti componenti:
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti
e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni
ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che
lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento:
- alle metodologie e agli strumenti adottati
- alle competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse
- al modello manageriale
- al rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit
- al costo globale del progetto
- alla durata del progetto
- ai prodotti, servizi realizzati
- agli strumenti di comunicazione e diffusione adottati
- agli strumenti di monitoraggio in itinere
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Innovatività
Descrivere la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per
soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Riproducibilità
Si intende, secondo la definizione ISFOL, la trasferibilità del progetto/modello rispettivamente
in contesti analoghi o in contesti diversi.
In questa parte è importante descrivere, utilizzando alcuni dati statistici di base, il contesto in
cui si è realizzata la buona pratica in modo da metterne in evidenza le caratteristiche e favorirne la riproducibilità in contesti simili.
Si propone l’analisi dei seguenti dati:
- popolazione maschile e femminile per classi di età
- tasso di occupazione femminile e maschile
- tasso di disoccupazione femminile e maschile
- tasso di attività femminile e maschile
- distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività
- reddito medio (se disponibile) maschile e femminile
- composizione media dei nuclei famigliari
- servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale
- servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione
- flussi di pendolarismo rilevanti
- zona urbana o rurale
- altri dati………….
Sostenibilità
In questa parte è utile descrivere quantitativamente e qualitativamente le risorse necessarie per
sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei
soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Trasferibilità
Si intende la capacità del progetto di “essere utilizzato” e “farsi utilizzare” in contesti e ambiti diversi da quello originario (vedi ISFOL).
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto. Capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate, andranno individuati quei percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
- risorse umane
- formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento
- strutture e attrezzature
- costi di trasferibilità
- costi di gestione
- referenti della buona pratica (riferimenti su persone/enti di contatto, indirizzo..)
Documentabilità
Quale ulteriore requisito di valutazione della buona pratica (sia da parte di chi descrive e valida la buona pratica, sia da parte di coloro che prendono in considerazione la buona pratica
per essere recepita nel proprio contesto), potrebbe essere richiesta/verificata l’esistenza di una
adeguata documentazione (cartacea, elettronica, ecc.) che approfondisca e documenti maggiormente le fasi di progettazione e attuazione della stessa.
21
22
CONCLUSIONI
L'analisi delle buone pratiche in tema di mainstreaming di genere porta a sottolineare la necessità di un rapporto sinergico tra mainstreaming di progetto e mainstreaming di genere nei processi decisionali e nelle programmazione dello sviluppo locale.
In particolare nelle aree dello Spazio Alpino è molto importante mettere in collegamento l'innovazione dei progetti e la capacità degli enti locali e delle reti di produrre il cambiamento
necessario.
É inoltre importante sottolineare che i processi di mainstreaming di genere assumono in questa fase un'importanza cruciale nel momento in cui si stanno per modificare le regole della programmazione dei Fondi Strutturali con conseguente riduzione/modifica delle risorse comunitarie dedicate allo sviluppo delle pari opportunità e necessità di assunzione di responsabilità e
politiche a livello locale.
Infatti, il tema del mainstreaming di genere appare un elemento forte della prossima programmazione 2007-2013, che richiede però per raggiungere l’obiettivo dichiarato di far sì che
tutte le politiche tengano conto del loro impatto in termini di genere, sia in fase di pianificazione, sia in fase di attuazione, di una implementazione ampia e diffusa nei diversi contesti
degli strumenti di mainstreaming di genere e di una rete di attori pubblici e privati che inserisca questo tema stabilmente nelle proprie finalità e pratiche istituzionali.
Il mainstreaming di genere quindi, dovrà in questo periodo di transizione, diventare velocemente una pratica diffusa e condivisa, che dal basso, riesca a modificare procedure e processi
decisionali e gestionali, superando le criticità di un approccio corretto, ma eccessivamente
diretto dall’alto, che ha caratterizzato la precedente fase di programmazione.
Questo approccio di governance del mainstreaming di genere è essenziale anche per affrontare positivamente le complessità derivanti dall’allargamento dell’Unione Europea e dalla conseguente necessità di arricchire l’elaborazione delle strategie di pari opportunità
Lo scopo di questo documento è quello di sollecitare una discussione che porterà, sulla base
del contributo di tutti i partner coinvolti, alla validazione dei fattori di successo e di criticità dei
processi di mainstreaming di genere e conseguentemente a degli indicatori di riproducibilità e
trasferibilità.
23
ALLEGATO
A cura di CdIE
Catalogo ragionato delle buone pratiche
e condizioni di trasferibilità
Il catalogo è formato da 13 buone pratiche selezionate dai partner tra le esperienze di successo realizzate precedentemente al progetto Women-Alpnet, con lo scopo di favorirne il trasferimento in diversi contesti territoriali e dalle 4 azioni pilota territoriali che si sono sviluppate nel corso del progetto stesso (corrispondenti rispettivamente alle macrofasi “Work
Package” n. 7, 8, 9 e 10 del progetto).
É importante sottolineare che:
• Il progetto Women-Alpnet ha dedicato un’attenzione specifica, con relativo investimento
di risorse, competenze, tempo, al tema del mainstreaming di genere con particolare
riferimento ai processi e agli strumenti che possono favorire il trasferimento di buone
pratiche
• Le buone pratiche descritte si sono sviluppate in contesti territoriali, pur diversi tra loro,
che fanno parte però dello Spazio Alpino, così come definito dalla programmazione
comunitaria
Per selezionare e descrivere le buone pratiche è stata utilizzata la scheda elaborata dal lavoro svolto nel WP11, che è stata pensata in modo da favorire il trasferimento di metodologie e strumenti
tra i partner. L’utilizzo di questa scheda non è stato semplice in quanto molti partner conoscevano e avevano già adottato strumenti di rilevazione orientati prevalentemente alla descrizione
delle esperienze più che al processo di scambio e di effettiva sperimentazione in altri contesti.
La scheda è stata invece utilizzata più facilmente per descrivere le quattro azioni pilota territoriali sviluppate nel progetto, in quanto i processi di progettazione e realizzazione sono stati
pensati fin dall’inizio come sperimentali e trasferibili.
In realtà, tutte le fasi del progetto Women-Alpnet sono state importanti per favorire i processi
di trasferimento di buone pratiche, in quanto la conoscenza reciproca fra partner nella gestione delle diverse azioni, le visite di scambio, che hanno permesso di conoscere da vicino i contesti territoriali e le caratteristiche dei soggetti attivi, le attività di ricerca che hanno evidenziato
le caratteristiche sociologiche e culturali delle donne che vivono nelle diverse aree, hanno messo
in moto un percorso attivo e volontario di apprendimento e arricchimento reciproco.
Infatti nel corso delle azioni pilota territoriali sono stati già realizzati veri e propri trasferimenti di metodologie tra diversi partner, che hanno riguardato interventi limitati ma significativi;
ad esempio la Provincia di Lecco ha inserito nel percorso di orientamento per donne attivato
dal Centro Risorse locale un modulo specifico sulla gestione del tempo già sperimentato nel
contesto della regione Rhône-Alpes. Il trasferimento è stato realizzato con successo e ci sono
le premesse per un consolidamento dell'esperienza. Lo stesso è avvenuto per la Provincia
Autonoma di Trento, quando nella fase di raccolta di idee per la realizzazione di un "Centro
Risorse Donne virtuale" ha capitalizzato sulle esperienze e conoscenze di tutti i partner, raccogliendo attraverso una apposita scheda di rilevazione informazioni, dati e indicatori.
Il progetto ha favorito anche la conoscenza degli strumenti “tecnici” utilizzati nelle buone pratiche e nelle azioni pilota, consentendo quindi anche una valutazione delle possibilità e delle
criticità dei processi di trasferimento nei diversi contesti.
Il catalogo delle buone pratiche qui raccolte consente anche di conoscere quali sono le esigenze da parte di ogni partner relative al trasferimento di buone pratiche nel proprio contesto; è interessante notare che il tema della conciliazione tra vita professionale e famigliare è
quello su cui la domanda di metodologie, esperienze e strumenti da trasferire è più alta, a conferma dell’importanza strategica del problema.
Per sviluppare appieno il processo di trasferimento, che è ancora agli inizi, è necessario ora,
come è stato sottolineato nell’incontro dedicato al tema della Trasferibilità nel convegno realizzato a Trento il 14-15 novembre 2005, mantenere attiva la cooperazione tra i partner, alimentare continuamente il sistema di domanda-offerta di buone pratiche come processo permanente di miglioramento della qualità dei servizi offerti localmente.
24
Indice delle buone pratiche raccolte nelle pagine seguenti
(in ordine alfabetico per Paese)
AUSTRIA
1. MAP – Mentoring come strumento di sviluppo personale - Progetto di collaborazione
Interreg IIIA: Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo – Baviera, promossa da Frau und Arbeit
2. Responsabile di progetto per le Pari Opportunità nella regione del Lungau, promossa da
Associazione Regionale del Lungau
3. Responsabile di progetto per le Pari Opportunità nella regione del Pinzgau, promossa da
Ente di Gestione Regionale del Pinzgau
4. technik.A, promossa da Frau und Arbeit
5. GenderAlp! Sviluppo del territorio per le donne e gli uomini, promossa da Land
Salisburgo
6. Women-Alpnet – Macrofase 8 - Azione Pilota Territoriale - “Formazione dei Formatori”
Sviluppare un modulo di formazione per gli operatori locali, promossa da Frau und Arbeit
FRANCIA
7. Che cosa significa un buon centro risorse donne?, promossa da URACIFF Rhône-Alpes
8. Women-Alpnet – Macrofase 7 - Azione Pilota Territoriale –
Edelweiss, promossa da URACIFF
ITALIA
9. Una via per il lavoro, promossa da Centro Risorse Donne del Monastero di S. Maria del
Lavello (Lecco
10. Women-Alpnet – Macrofase 9 - Azione Pilota Territoriale - Sviluppo di una rete per la
promozione dell’occupazione e dell’imprenditoria femmine, promossa da Provincia di Lecco
11. Imprenditoria sociale femminile: una rete per la qualità della vita sul territorio e
l’integrazione delle donne nella vita economia e sociale, promossa da Regione Lombardia
12. La risorsa femminile per accompagnare la creazione d’impresa e lo sviluppo locale,
promossa da Regione Lombardia
13. SPOG: Supporto alla Programmazione in un’Ottica di Genere, promossa da Provincia
Autonoma di Trento
14. Women-Alpnet – Macrofase 10 - Azione Pilota Territoriale
Uno sportello di servizi integrati per sostenere la partecipazione femminile allo
sviluppo locale, promossa da Provincia Autonoma di Trento
15. Progetto Slalom, promosso da Euroimpresa Legnano Scrl (ente gestore)
16. Comunico Donna, Comunicazione Istituzionale, Mercato del Lavoro, Pari Opportunità,
promossa da CE.SVI.P. Centro Sviluppo Piccola Media Impresa
17. Coordinamento Provinciale Banche del Tempo, promossa da Provincia di Torino
25
1
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
MAP – Mentoring as an Instrument of Personal Development
Interreg IIIA collaborative project: Salzburg – Upper Austria – Tyrol – Bavaria
MAP – Mentoring come strumento di sviluppo personale
Progetto di collaborazione Interreg IIIA: Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo –
Baviera
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Stato (Land) di Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo – Baviera.
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Gestione progetto e coordinamento transnazionale:
Frau & Arbeit Salisburgo e Kifas GmbH Baviera
Altri principali partner coinvolti
Frauenstiftung Steyr, Frauentrainingszentrum Rohrbach, Mentoring Platform Tirol,
“Frau & Beruf” Resource Centre/K.E.R.N, Passau, Firma Tunities, Berchtesgadner
Land, Traunstein, Rosenheim
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
1. Sviluppare il potenziale professionale ed economico delle donne e delle imprese
attraverso una consultazione mirata nelle varie regioni, accrescendo i livelli di
istruzione e proponendo un ampio programma di mentoring.
2. Creare delle reti nazionali e transnazionali a vari livelli: partecipanti al progetto,
imprese, mentor, enti, regioni
3. Abbattere gli ostacoli transnazionali ed incrementare l’attrattiva delle regioni
frontaliere come luoghi in cui vivere e lavorare
2. Attività & beneficiari coinvolti
Salisburgo: Mentoring, consulenza e valorizzazione delle qualifiche delle donne
d’affari e giovani imprenditrici al fine di aumentare il lavoro autonomo tra le
donne e promuovere le opportunità di mercato per le giovani imprenditrici. Il
nostro obiettivo è stato ampliato grazie alla collaborazione transnazionale.
Austria Settentrionale: Mentoring e programmi di formazione per donne che
vengono reinserite nel mercato del lavoro e donne in cerca di impiego al fine di
aumentare la quota di donne che hanno una occupazione remunerata.
Tirolo: Mentoring a favore delle imprese e delle donne nell’area delle Tecnologie
dell’Informazione e Comunicazione (TIC) al fine di fare progredire le donne
occupate nelle loro carriere ed aumentare la quota complessiva di donne con una
occupazione remunerata nell’area delle TIC.
Baviera: Mentoring per donne che hanno cresciuto i propri figli e le loro famiglie,
26
donne alla ricerca di un impiego e che desiderano orientarsi verso altri tipi di
carriera. Mentoring per nuove imprese e giovani imprenditrici al fine di
incrementare l’occupazione ed il lavoro autonomo.
1
3. Principali risultati ottenuti
Risultati del progetto ottenuti in Austria: è stata fornita assistenza a 348 partecipanti al
progetto MAP, di cui 90 hanno usufruito del programma di mentoring. La rete delle socie
comprende un totale di 83 donne. Inoltre, sono stati istituiti dei speciali programmi di
mentoring per 12 imprese nel settore delle TIC.
Risultati provvisori del progetto in Baviera: MAP in Baviera (la situazione a dicembre 2004
– il progetto MAP ha continuato ad essere svolto in Baviera nel 2005) e sono state assistite un totale di 145 partecipanti. 56 mentees (persone che sono state aiutate da mentor) hanno usufruito del programma di mentoring. La rete di mentor comprende un totale di 88 consulenti.
Il manuale intitolato “Mentoring senza frontiere” è stato realizzato per condividere le
esperienze e le conoscenze acquisite.
Alla conclusione del progetto, la percentuale delle nuove imprese era del 50%, mentre un
anno dopo la sua conclusione era del 70%.
Come risultato del progetto, le donne che hanno beneficiato della nostra assistenza,
attraverso azioni di mentoring o servizi come la consulenza, la formazione, il coaching, il
networking unito all’aiuto nel creare un proprio percorso di carriera, hanno ottenuto un
sostanziale sostegno mentre progredivano verso un lavoro autonomo, il reinserimento
nel mondo del lavoro e nel pianificare le loro carriere. Inoltre, vista la dimensione transnazionale di questo progetto, sono state abbattute più barriere. Siamo riuscite a creare
la consapevolezza nella regione su tematiche di particolare interesse alle donne e, attraverso il nostro manuale sul mentoring, introdurre lo strumento del mentoring in tutta la
rete transnazionale.
4. Durata (da-a)
Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo
Baviera
2 anni (2002 – 2004)
3 anni (2002 – 2005)
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 1.227.652
Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo
euro 800.000
Baviera
euro 427.652
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo
50% dal Ministero Austriaco per gli Affari Economici e per il Lavoro
50% dall’UE/FESR
Baviera
25% dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, della Famiglia e
delle Donne dello Stato (Land) della Baviera
50% dall’UE/FESR
Fondi Privati
25 % da terzi e dalle proprie risorse (Baviera)
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….……………………………......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
• Manuale sul Mentoring, “Mentoring senza confini”, disponibile sulla nostra
homepage www.frau-und-arbeit.at
• Elenco delle nuove imprese e delle imprenditrici “Chi offre cosa?” (edizione 2004)
• Rapporto di progetto
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
27
1
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Abbiamo modificato un concetto – quello del mentoring – che si era precedentemente
tentato di adottare nelle grandi regioni urbane, per utilizzarlo in una regione con una
struttura prevalentemente rurale. Questo richiede forme speciali di informazioni e comunicazione e deve tenere conto anche delle maggiori distanze. Sono stati necessari considerevoli sforzi nel campo dell’istruzione per descrivere il mentoring e rendere trasparente i suoi benefici. Il pubblico ha una idea molto vaga del processo pertanto sono
necessari dei momenti specifici di formazione.
Un approccio basato soprattutto sui processi risulta efficace nelle fasi di pianificazione
ed attuazione dei progetti in modo che i risultati intermedi possono essere integrati continuamente ed immediatamente nella fase di attuazione, ottenendo così dei cambiamenti significativi.
La gamma dei servizi offerti è ideale: la consulenza, la formazione, il coaching e il mentoring. In particolare, il mentoring può fornire la conoscenza basata sulle esperienze
dirette, sulle conoscenze informali e sui contatti del mentor, tuttavia questo non sostituisce la consulenza esperta e la formazione specializzata.
I risultati delle attività di relazioni pubbliche erano troppo “modesti”. L’innovazione del
progetto, i suoi risultati ed i benefici per i target group avrebbero dovuto essere comunicati su più ampia scala.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Il servizio di mentoring è innovativo nella nostra regione di Salisburgo in cui è stato realizzato e fa parte di un progetto di collaborazione transnazionale. Lo sviluppo di programmi di mentoring focalizzati su specifici gruppi di beneficiari è innovativo.
All’interno del contesto del progetto ci siamo occupate anche dello sviluppo regionale in
un’ottica di pari opportunità e abbiamo organizzato conferenze su questo tema specifico. I nostri servizi di formazione, consulenza, coaching, mentoring e servizi di
networking sono improntati sullo sviluppo innovativo e continuativo.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Questa descrizione di partenza della nostra regione di Salisburgo è tratta dai rapporti di progetto di MAP -2004- ed è ancora attuale, purtroppo.
L’occupazione remunerata delle donne è aumentata negli ultimi anni – sebbene questa crescita possa essere attribuita ad un aumento di lavoro a tempo parziale e a lavori occasionali (“lavoretti”). Le donne hanno un reddito inferiore (anche quando svolgono lo stesso lavoro degli uomini) e il soffitto di cristallo dà pochi segni di infrangersi. Le donne stanno facendo progressi nell’area del lavoro autonomo, sebbene le
condizioni siano diverse da quelle degli uomini e questo significa che molte donne
non approfittano degli strumenti convenzionali disponibili per promuovere i loro
interessi specifici. Le reti informali sulla carriera sono scarsamente disponibili per le
donne. Inoltre, le donne sostengono il maggior peso di lavoro all’interno della famiglia. Le carenze strutturali e dei servizi per la cura dei minori oppure un contesto sfavorevole evidenziano la condizione svantaggiata delle donne, rispetto sia ai pari
diritti sia nell’accedere alle stesse opportunità di carriera.
Per quanto riguarda gli ostacoli aggiuntivi che le donne devono superare, sia economicamente sia nel campo dell’occupazione, vi sono chiaramente delle differenze
regionali, sebbene la discriminazione e gli svantaggi di fondo siano nelle varie regioni. Pertanto questa prassi è chiaramente fortemente riproducibile.
28
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
La rete di mentor, oltre alla rete di contatti transnazionali, è stata creata e continua ad
operare nei progetti in corso, per esempio: “WiN – women’s job and business net
Salzburg-Traunstein” [WiN – il lavoro delle donne e la rete di imprese SalzburgTraunstein], un servizio di Frau & Arbeit.
Alla conclusione del progetto, oltre il 50% delle nuove imprenditrici avevano iniziato il
lavoro autonomo. Dopo un anno dalla conclusione del progetto, la percentuale delle
nuove imprenditrici era aumentata al 70%. Le giovani imprenditrici hanno potuto
migliorare la propria posizione sul mercato, avviare delle iniziative di tipo cooperativo
ed ampliare il proprio obiettivo imprenditoriale. Le donne che tentano di essere reinserite nel mondo di lavoro, che cercano un impiego o provano a cambiare professione
hanno potuto pianificare con successo il proprio percorso di carriera e ricominciare oppure continuare la propria carriera.
La sostenibilità di questo successo si riflette nella conoscenza sul mentoring acquisita nel
corso del progetto e nel manuale “Mentoring senza confini” pubblicato. Le competenze
sono fortemente richieste all’interno delle imprese e delle organizzazioni ed esse stesse
offrono o desiderano offrire un programma di mentoring. Frau & Arbeit di Salisburgo si
è affermata in Austria come un “Punto di mentoring” (designata tale dal Ministero
Austriaco per le Donne e per la Salute).
1
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Vedasi i punti 8, 9 e 10
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
• Manuale sul mentoring “Mentoring senza confini”, scaricabile dal sito www.frauund-arbeit.at
• Rapporto sul progetto MAP
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit
Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Persona di contatto Daniela Diethör, Andrea Kirchtag
Posizione/Funzione Direttrice, Responsabile di progetto
Tel. +43-662-880723-0
Fax +43-662-880723-15
e-mail [email protected]
Sito web www.frau-und-arbeit.at
29
1
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
Interviste ai mentees (persone assistite dai mentor) e ai mentor
Analisi dell’indagine
I protocolli della formazione fornita ai mentee e ai mentor
Documentazione per la consulenza
Raccolta di rimandi verbali continui attraverso il processo di assistenza mentor-mentee
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit
Indirizzo Franz Josef-Str. 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer
Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet
tel. +43 662 880723-21
email [email protected]
Data di presentazione 10 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Donne che cercano un nuovo orientamento professionale
• Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi
e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)
• Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
30
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
2
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Project Manager for Equal Opportunity, Lungau Regional Association
Responsabile di progetto per le Pari Opportunità, Associazione Regionale del Lungau
Paese di riferimento
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Stato (Land) di Salisburgo, regione del Lungau
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Associazione Regionale del Lungau
Altri principali partner coinvolti
Ufficio delle Politiche Femminili e delle Pari Opportunità, Stato di Salisburgo
Dipartimento del Commercio, Stato di Salisburgo (gestione dei fondi FESR)
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• Miglioramento della situazione dei servizi per la cura dei minori nella regione del
Lungau
• Aumento delle opportunità di inserimento delle donne nel mercato del lavoro
• Partecipazione delle donne nei luoghi ed enti di decisione
• Iniziative regionali di formazione – cooperazione da parte di istituzioni coinvolte
nella formazione continua
2. Attività & beneficiari coinvolti
• Raccolta dati – Analisi situazione attuale al fine di mettere in luce e documentare
la carenza di pari opportunità
• Sensibilizzazione – comunicazione per sensibilizzare le persone sulle esistenti
disparità, lobbying politico
• Networking con gli attori regionali e transregionali
• Dare voce alle donne e alle giovani negli enti regionali di decisione, con
prevalente presenza maschile
• Attività di progetto concreti ed ampi sforzi per promuovere le pari opportunità
per le donne e gli uomini nella regione
3. Principali risultati ottenuti
Effettivo miglioramento della situazione nei servizi per la cura dei minori attraverso:
1. La prima struttura per la cura dei minori aperta in loco nel settore turistico nel
Lungau (“Hapimag Kindernest”)
31
2
2. Una struttura integrativa per la cura dei minori nel periodo estivo,
“Ferienerlebnis” (“Esperienza di vacanza”), durante le vacanze scolastiche
3. Creazione del ‘tempo pieno’ per i bambini per tutto l’anno ed esteso a più fasce di età
4. Adeguamento delle ore degli asili con le esigenze dei genitori negli altri comuni
del Lungau, sulla base degli studi effettuati
5. Analisi regionale dei fabbisogni di servizi per la cura dei minori nel Lungau per il
periodo 2004/2005
La rete di donne del Lungau: essere riuscite ad incoraggiare le donne a promuovere
lo sviluppo regionale. È possibile trovare maggiori informazioni online sul sito
www.lungauerfrauennetzwerk.at
Le donne nelle professioni tecniche – il miglioramento del loro reddito e le opportunità professionali: giornate per le ragazze, il progetto “orientamento pratico di carriera per le ragazze nelle professioni tecniche”, ecc.
4. Durata (da-a)
Aprile 2002 fino alla fine del 2006 (provvisoriamente) – è prevista una estensione.
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 40,000 all’anno (esclusivamente costi per il personale e
formazione continua/aggiornamento, NESSUN budget per i nostri progetti)
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
40% Stato di Salisburgo
10% Comuni del Lungau
50% Fondi UE/FESR
Fondi Privati ……………………………………………………………………………………......
Fondi Privati Non Profit ……………………………………………………………………........
Altro……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
La nomina del Responsabile di progetto per le Pari Opportunità dell’Associazione
Regionale del Lungau è un progetta pilota che si è svolto in 15 comuni che
costituiscono la regione del Lungau, un distretto rurale all’interno dello Stato di
Salisburgo. Il progetto è sostenuto e assistito dalla Unione Europea, dal Fondo Europeo
per lo Sviluppo Regionale Obiettivo 2, dallo Stato di Salisburgo, Dipartimento 15 –
Commercio e Turismo, dall’Ufficio per le Politiche femminili e le Pari opportunità, oltre
32
che dai 15 comuni partecipanti al progetto. L’obiettivo è di introdurre l’ottica di
“genere” nello sviluppo regionale e diffondere le pari opportunità in un distretto
rurale. Tradizioni profondamente radicate e spesso non comprese all’estersno, la paura
di perdere il potere, la mancanza di opportunità per conciliare la carriera e le esigenze
della famiglia sono ostacoli frequenti nel perseguire questo percorso.
2
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
I dati sul contesto sono forniti dall’Ufficio dello Stato di Salisburgo per le politiche
femminili e le pari opportunità, e sono disponibili anche online sul seguente sito web:
http://www.salzburg.gv.at/fz_lungau.pdf
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Durata del modello pilota: da aprile 2002 a dicembre 2006; In questo momento, non
siamo in grado di fornire informazioni circa l’estensione del progetto.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Lungau Regional Association
Indirizzo Markt 52
CAP 5570
Città Mauterndorf
Stato Austria
Persona di contatto Andrea Schindler-Perner
Posizione/Funzione Responsabile di progetto per le Pari Opportunità
Tel. +43 6472/7740
Fax +43 6472/7740-4
e-mail [email protected]
Sito web www.lungauerfrauennetzwerk.at, www.lungau.org
33
2
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Tuttavia il progetto è stato pubblicizzato e presentato in varie occasioni, quali:
• LEADER-Magazin (Rivista del programma LEADER) Austria 2_03, pp 16-19
• Conferenza di pianificazione regionale dell’Austria: Le politiche regionali dell’UE
e il Gender Mainstreaming in Austria
• Vari interventi radiofonici e anche televisivi, per esempio il 24.10.05 alle ore 21:00
sul canale televisivo 3SAT TV
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit
Indirizzo Franz Josef-Str. 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer
Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet
tel. +43 662 880723-21
email [email protected]
Data di presentazione 17 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Donne che cercano un nuovo orientamento professionale
• Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e
famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)
• Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro ed amministratori
• Esperti in finanza e nella gestione di fondi e bilanci pubblici
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
3
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Project Manager for Equal Opportunity, Lungau Regional Association
Responsabile di progetto per le Pari Opportunità, Ente di Gestione Regionale del Pinzgau
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Stato (Land) di Salisburgo, regione del Pinzgau
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Ente di Gestione Regionale del Pinzgau
Altri principali partner coinvolti
Ufficio per le Politiche Femminili e le Pari Opportunità, Stato di Salisburgo
Dipartimento n15 del Commercio, Stato di Salisburgo (gestione dei fondi FESR)
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Sviluppare il potenziale professionale ed economico delle donne e delle imprese
Sviluppo continuo delle pari opportunità nell’area rurale di Pinzgau, un distretto con
un orientamento economico nel settore del turismo. Creazione di strutture di
networking per promuovere le pari opportunità nella regione. Attuazione a livello
regionale dei programmi dell’Obiettivo 2 dell’UE e della Regione di Salisburgo.
Avvio, sviluppo e facilitazione di progetti.
2. Attività & beneficiari coinvolti
• Avvio, coordinamento e sviluppo di progetti che introducono le pari opportunità
tra uomini e donne
• Attuazione di strategie di mainstreaming di genere a livello regionale
• Consultazione per la stesura del progetto e delle proposte di assistenza
• Sostegno a livello di rete e di progetto per le iniziative di mainstreaming di
genere regionali
• Attività di marketing e di PR
• Gender mainstreaming nei progetti per lo sviluppo regionale e in progetti regionali
3. Principali risultati ottenuti
Attraverso la creazione della posizione di Responsabile di progetto per le pari opportunità presso l’ente regionale di Pinzgau, è stato possibile attuare diversi progetti e attività
per promuovere le pari opportunità all’interno della regione. Ad integrazione di quanto
sopra è l’introduzione, la facilitazione e l’attuazione del processo di mainstreaming di
genere nello sviluppo regionale. Diverse figure devono essere persuase prima di procedere in ulteriori passi avanti.
35
3
Esempi del progetto
Eque opportunità –
attitudini orientate al
futuro
Obiettivo n° 2 – Richiesta di approvazione;
Obiettivo 2 M III.4
Attuazione: da dicembre 2004 fino a dicembre 2005
Sviluppo di metodologia, programma e corso pilota
Marketing di immagine per seminari e workshop
Evento di apertura: 29 giugno 2005
Reinserimento nel
mondo lavorativo di
donne nei comuni
dell’Obiettivo 2
Sviluppo del progetto;
Obiettivo 2 M III.4
Collaborazione con l’AMS (servizio per l’impiego), attività regionali e comunali Attuazione: da
novembre 2004 fino a maggio 2005;
Corsi pilota da febbraio fino ad aprile;
Assicurare la sostenibilità attraverso la discussione
delle strategie di attuazione con l’AMS Zell am See
Rete di Donne di
Pinzgau
http:/www.regpi.at/fr
auennetzwerk/
Riunione costitutiva di una rete formale il 7 febbraio 2003;
Pubblicazione del suo mission statement in occasione della Giornata Internazionale delle Donne
l’8 marzo 2005
Pfifferlingplatzl – una
struttura di cura in loco
per i minori nella regione di Oberpinzgau,
aperta tutto il giorno e
tutto l’anno ed estesa
a vari gruppi di età.
Sviluppo e creazione di strutture per la cura dei Obiettivo 2 M III.4
minori
Giornata internazionale della donna
2002–2005
Organizzazione di manifestazioni dal 2002 al 2004 Stato di Salisburgo –
Pianificazione ed attuazione nel 2005
Ufficio delle politiche
femminili
“Donne nel mondo del
turismo” Modulo 3
Partenariato per lo sviluppo delle pari oppportunità - Stato di
Salisbur www.regpi.at/
folgeseiten/projekte/fe
rienregion.htm
dal 16.09.2002 al 15.9.2005
EQUAL
“Io sono io”
Formazione per le
donne per accrescere
la propria fiducia nella
regione di Pinzgau
Seminario 30/31 gennaio, 2004 - Kaprun
29/30 ottobre, 2004 - Saalfelden
4/5 febbraio, 2005 - Saalfelden
Sostenuto dall’Ufficio
delle politiche femminili e delle pari opportunità
Formazione informatica per donne nelle
aziende agricole, con
enfasi sul marketing
per Neukirchen, Rauris
da febbraio 2002 ad aprile 30, 2003
Programma austriaco
per lo sviluppo di aree
rurali – sovvenzioni individuali massime 66 %
Workshop Vitalità
Sviluppo del progetto all’Hotel Liesenwirt con
specifico riferimento al settore dell’accoglienza e
un obiettivo di autonomia personale
Gelato della fattoria
Attuazione del progetto
Sovvenzione attraverso
Produzione e vendita di gelato alla frutta diret- “Leader” 33 %
tamente dalla fattoria; vendite dirette e distribuzione ai clienti commerciali
Formazione TIC per le
donne nella Regione
del Pinzgau
Lofer, Maishofen,
Bruck, Bramberg
attuato
4. Durata (da-a)
1° gennaio 2001 – 31 dicembre 2006.
36
Stato di Salisburgo –
Ufficio delle politiche
femminili, sussidi per il
personale; moderatore:
Martina Berthold.
Oltre il sostegno finanziario
€ 5.500
€ 2.565 sovvenzione
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 200.000 (2001 – 2006)
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: Stato di Salisburgo, Comuni del Pinzgau; Fondi UE/FESR
Fondi Privati .........................................................................................................................
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….……………………………......
3
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Per informazioni visitare: http://www.regpi.at/aktuelles/sir%20bericht%202002.pdf;
http://www.regpi.at/
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di
competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli
strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle
stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati
non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi
realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di
monitoraggio in itinere
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
La nomina del Responsabile di progetto per le Pari Opportunità presso l’Ente di
Gestione Regionale di Pinzgau dei 28 comuni che costituiscono l’area rurale di Pinzgau,
nello Stato di Salisburgo. Il progetto è sostenuto e assistito dalla Unione Europea, dal
Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Obiettivo 2, dallo Stato di Salisburgo,
Dipartimento 15 – Commercio e Turismo, dall’Ufficio per le Politiche femminili e le Pari
opportunità, oltre che dai 28 comuni partecipanti al progetto. L’obiettivo è di introdurre l’ottica di “genere” nello sviluppo regionale e diffondere le pari opportunità in un
distretto rurale. Tradizioni profondamente radicate e spesso non comprese all’esterno,
la paura di perdere il potere, la mancanza di opportunità per conciliare la carriera e le
esigenze della famiglia sono ostacoli frequenti nel perseguire questo percorso. I progetti focalizzati sulla promozione delle donne e delle pari opportunità sono particolarmente utili nel valorizzare l’immagine del gender mainstreaming in termini pratici.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei familiari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e
politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
I dati sul contesto sono forniti dall’Ufficio dello Stato di Salisburgo delle politiche
femminili e delle pari opportunità, e sono disponibili anche online al seguente sito
web: http://www.salzburg.gv.at/fz_pinzgau.pdf
37
3
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Durata del progetto/modello pilota: da gennaio 2001 a dicembre 2006; In questo
momento, non sono disponibili informazioni circa l’estensione del progetto.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale
documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe
ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa.
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Pinzgau Regional Management Authority
Indirizzo Stadtplatz 1
CAP 5700
Città Zell am See
Stato Austria
Persona di contatto Barbara Huber-Jeblinger
Posizione/Funzione Responsabile di progetto per le Pari Opportunità
Tel. +43(0)6542-760-68171
Fax +43(0)662-8042-766817
e-mail [email protected]
Sito web www.regpi.at
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
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III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit
Indirizzo Franz Josef-Str. 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer
Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet
tel. +43 662 880723-21
email [email protected]
3
Data di presentazione 17 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Donne che cercano un nuovo orientamento professionale
• Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e
famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)…
• Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
technik.A
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Stato (Land) di Salisburgo
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Initiative Frau & Arbeit, Salisburgo
Altri principali partner coinvolti
Partner strategici: Camera di Commercio, Federazione dei Sindacati Austriaci,
Ministero del Lavoro, Confederazione dell’Industria, Servizi per l’Impiego, Ufficio
delle Politiche Femminili, Consiglio dello Stato di Salisburgo
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
L’integrazione delle donne nel mercato del lavoro tecnologico attraverso una formazione personalizzata; una ampia sensibilizzazione del pubblico sulla segregazione di
genere nel mercato del lavoro, ottenendo lo smantellamento dei pregiudizi verso le
donne nel settore tecnologico; Cooperazione con imprese ed enti di formazione per
progettare programmi di formazione; aumentare le opportunità di promozione e di
reddito per le donne; ampliamento delle scelte per la carriera e per le opportunità
offerte alle donne
2. Attività & beneficiari coinvolti
Attività: Ricerca nelle professioni richieste; progettazione di formazione,
reclutamento di imprese, coaching a livello di gruppo per le donne,
addestramento sulle competenze per ricercare un lavoro, pubblicizzazione,
produzione di un video e di un manuale e di un bollettino informativo per
operatori e per le imprese
Beneficiari: 59 donne complessivamente - donne che rientrano nel mondo del
lavoro, che affrontano cambiamenti nelle loro carriere oppure che considerano
tale cambiamento;
Formazione per conduttori di treni, conduttori di bus per il trasporto pubblico,
verniciatori di carrozzeria, istruzione sulle tecniche di base per la lavorazione di
metalli e sulle tecnologie nel settore elettrotecnico, formazione per lavoratori
non specializzati nel settore produttivo
3. Principali risultati ottenuti
11 conduttrici di treni; 5 verniciatrici di carrozzeria; 10 donne che hanno ottenuto una
40
istruzione tecnica di base, 15 lavoratrici nel settore produttivo che hanno ottenuto qualifiche tecniche, 8 conduttrici di autobus;
Ora tutte queste donne hanno una retribuzione migliore (fino al 30% in più), mentre alcune hanno acquisito una nuova professione.
4
4. Durata (da-a)
da settembre 2002 fino a settembre 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 512.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: 100% Fondo Sociale Europeo (Programma Equal)
Ministero Austriaco per il Commercio e il Lavoro
Fondi Privati ……………………………………………………………….……………………...
Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….....
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Video CD-ROM;
Manuale (formato cartaceo ed elettronico);
Newsletter (formato cartaceo ed elettronico)
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il processo di pianificazione è stato condotto da Initiative Frau & Arbeit in collaborazione
con i partner strategici.
L’attuazione del progetto è avvenuta attraverso la partnership, l’utilizzazione dei contatti dei partner per quando concerne le imprese, le mailing attraverso la Confederazione
dell’Industria e della Camera di Commercio, l’utilizzo dei loro media (intranet e newsletter); Supporto-PR attraverso il Ministero del Lavoro, con il loro media in forma stampata
fornendo un resoconto sul progetto a diversi intervalli; assistenza nel reclutare i partecipanti attraverso il Servizio per l’Impiego; collaborazione con gli enti di formazione e le
imprese nella progettazione di programmi di formazione;
Le mailing non sono risultate molto efficaci; è necessario il contatto personale per coinvolgere le imprese poiché in caso contrario la risposta è troppo bassa;
Per far sì che le donne partecipanti al progetto presentassero domande di assunzione per
professioni tradizionalmente dominate dagli uomini, è stato importante rivolgersi a loro, in
particolare nella pubblicità, utilizzando un linguaggio ‘neutro’ (cioè privo di riferimenti ad
un genere specifico), altrimenti le donne non si sentivano coinvolte. Quando le donne entrano in ambiti maschili e cercano di integrarsi devono avere una figura di supporto (mentor).
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Delle 10 professioni più scelte dalle ragazze, nessuna di queste è nel settore produttivo e
tecnologico. Inoltre, in qualità di lavoratori qualificati e capo reparti, gli uomini guadagno
il 30% in più rispetto alle donne che svolgono la stessa funzione nelle professioni considerate “tipicamente femminili”. Per di più, le professioni nell’area tecnologica offrono
migliori possibilità di promozione.
41
4
All’interno delle Ferrovie Austriache vi erano 4,800 conduttori e solo 2 donne che svolgevano lo stesso ruolo. Come risultato di questo progetto, 11 donne hanno completato la formazione per diventare conduttrici di treno, mentre altre 15 provenienti da un’altra regione, venute a conoscenza del progetto, hanno deciso di intraprendere lo stesso percorso.
L’addestramento di donne conduttrici di autobus è il risultato della accresciuta consapevolezza negli enti di formazione a favore delle donne che desideravano entrare in settori
lavorativi tradizionalmente dominati da uomini. La consapevolezza è aumentata anche tra
il pubblico in generale, grazie soprattutto al crescente numero di riferimenti fatti su questo tema nei media e di conseguenza attraverso una maggiore visibilità complessiva.
Valorizzare la formazione e le qualifiche professionali delle lavoratrici nel settore produttivo
non ha solo comportato una maggiore consapevolezza dei processi lavorativi attuali ma ha
anche consentito l’assunzione di maggiori responsabilità. Le lavoratrici hanno migliorato la
retribuzione e l’ufficio del personale ha riconosciuto la validità della formazione dei dipendenti non ancora qualificati poiché questo aumenta la loro motivazione e produttività.
In breve, possiamo affermare che ora tutte le donne sono più qualificate, tutte hanno una
migliore retribuzione e, in aggiunta, questa nuova formazione ha dato a molte di loro una
grande libertà di scelta di carriera per la prima volta nella loro vita, permettendo la realizzazione di un sogno.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
In base alle statistiche dell’Ente Nazionale Statistico Austriaco, il 97.7 % dei capi reparti
e l’80.3% dei lavoratori qualificati sono uomini. Chiaramente, le donne devono fare
ancora molta strada in questo senso. Come è stato dimostrato, le donne sono ovviamente interessate a svolgere professioni tecniche se viene data loro la possibilità di
seguire una adeguata formazione – e questo si riferisce non solo alle donne più giovani, ma anche alle donne più anziane. Tuttavia, queste hanno bisogno di qualcuno che stia
vicino a loro poiché hanno ancora una posizione piuttosto ‘anomala’ nel mondo del lavoro attuale e spesso devono lottare indipendentemente dalla loro posizione sociale.
Anche l’integrazione nelle aziende richiede una buona preparazione. Il finanziamento è
molto importante per questi progetti pilota. Senza un adeguato sostegno, le aziende
spesso non sono in grado, oppure non sono disposte, ad iniziare o a promuovere dei programmi formativi più ampi. Inoltre, la progettazione e la struttura di sostegno richiedono molte risorse. Questo progetto è essenzialmente riproducibile ovunque vi siano persone interessate ad impegnarsi per ottenere pari opportunità nel mercato del lavoro.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Non sono disponibili dati statistici. Tuttavia, le aziende e gli enti di formazione sono stati
informati dell’iniziativa Frau & Arbeit ed è stato possibile attuare un processo di sensibilizzazione attraverso una massiccia presenza sui media.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La trasferibilità è possibile dove vi è un consenso locale sulla necessità di offrire delle
possibilità di formazione e infrastrutture di trasporto, tecniche, commerciali e industriali.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
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che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
CD-ROM (documentazione del progetto); Newsletter (formato elettronico + cartaceo);
Manuale (risultati del progetto, esperienze (formato cartaceo); Rapporti sul progetto
(formato elettronico)
4
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit
Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Persona di contatto Friederike Blum
Posizione/Funzione Responsabile di progetto
Tel. +43-662-880723-0
Fax +43-662-880723-15
e-mail [email protected]
Sito web www.frau-und-arbeit.at
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Università di Salisburgo – Agenzia per la Scienza (W.A.S.)
Validazione durante tutta la durata del progetto.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
Interviste e questionari a tutte le donne e le aziende partecipanti
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit
Indirizzo Franz Josef-Str. 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer
Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet
tel. +43 662 880723-21
email [email protected]
Data di presentazione 10 ottobre 2005
43
4
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Donne che cercano un nuovo orientamento professionale
• Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi
e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)
• Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
44
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
5
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
GenderAlp! Spatial Development for Women and Men
GenderAlp! Sviluppo del territorio per le donne e gli uomini
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Austria: Land Salzburg, Land Austria Settentrionale, Land Austria Meridionale, Città
di Vienna, Slovenia (intero paese), Germania: Baviera, Baden-Württenberg, Francia:
Regione Franche-Comté, Regione Rhône-Alpes, Italia: Liguria, Provincia di Genova,
Piemonte, Provincia di Cuneo
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Land Salzburg - partner capofila, Consorzio per le politiche femminili e le pari
opportunità, Ufficio per il territorio, il turismo e lo sviluppo locale
Altri principali partner coinvolti
Austria: Land Austria Settentrionale, Land Austria Meridionale, Università BOKU,
Vienna Slovenia: Istituto per la Pianificazione Territoriale della Repubblica di
Slovenia, Germania: Città di Monaco di Baviera, Comune di Friburgo, Francia: Maison
du Temps et de la Mobilité Belfort-Montbéliard, Consiglio Regionale del RhôneAlpes, Italia: Provincia di Genova, Società Consortile Langhe Monferrato Roero.
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• creare una sensibilità nei processi di pianificazione territoriale e di gestione del
bilancio pubblico secondo i criteri di genere (gender planning; gender budgeting)
per implementare il mainstreaming di genere
• produrre strumenti pratici per le amministrazioni pubbliche e i decisori di
politiche – indicatori, linee guida, moduli di formazione
• creare una rete di amministrazioni pubbliche per lo scambio sulla effettiva
implementazione del mainstreaming di genere
• creare conoscenza sulla gestione di qualità nella pianificazione territoriale e nei
bilanci pubblici in relazione alla strategia di mainstreaming di genere
• scambiare fra i partner esperienze ed esempi di buone pratiche di maistreaming di
genere, di pianificazione territoriale e di gestione del bilancio secondo i criteri di
genere
• diffondere i risultati acquisiti dalle azioni locali, regionali realizzate nell’ambito
del progetto
2. Attività & beneficiari coinvolti
Attività
• Ricerca di buone pratiche
45
5
• Formazione di network e cooperazione
• Implementazione di azioni innovative di maistreaming di genere nella
pianificazione territoriale di siti
• Sensibilizzazione e formazione
• Assistenza pratica e rimandi sulla base dei risultati del progetto
Beneficiari
Decisori di politiche e amministratori/trici pubblici a livello locale, regionale,
nazionale e trasnazionale.
3. Principali risultati ottenuti
Risultati attesi
1. Repertorio di metodi e strumenti per il mainstreaming di genere, la pianificazione
territoriale e la gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di genere.
2. Scambio di informazioni, metodi, innovazioni attraverso il lavorare in rete e i risultati
concreti, quale prodotto immediato dei diversi progetti realizzati nelle regioni partner.
3. Tre pacchetti di moduli di formazione continua sul mainstreaming di genere, la
pianificazione territoriale e la gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di
genere rispettivamente in lingua francese, italiana e tedesca.
4. Trasferimento dei risultati del progetto a tutti i livelli amministrativi: locale,
regionale, nazionale e transnazionale (Pianificazione Europea Territoriale,
programmi comunitari). L’azione dovrebbe raggiungere tutti i destinatari del
programma Interreg (decisori di politiche, funzionari pubblici a tutti i livelli)
attraverso l’utilizzo dei moduli di formazione e aggiornamento continuo. Sarà loro
offerto uno strumento (“scatola degli attrezzi”) per il trasferimento di conoscenze e
la formazione per l’utilizzo pratico dei vari strumenti nelle amministrazioni
pubbliche. Sarà creata una rete di esperti in tutti i seguenti ambiti di lavoro:
gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di genere, sviluppo locale e regionale,
ottimizzazione dei siti, mainstreaming di genere. L’approccio transnazionale e il
valore aggiunto europeo migliorerà le abilità, la competitivià e la qualità della vita
delle donne e degli uomini.
4. Durata (da-a)
Gennaio 2005 – Dicembre 2007
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 2.270.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
50% Fondi FESR, programma Interreg III B Spazio Alpino
50% Altri fondi nazionali e regionali
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
…………………………………………………………..............................................................
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Vedasi: www.alpinespace.org/projects/call 3 / priority 1.1. GenderAlp!
46
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
5
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile;
distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito
medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari;
servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore
della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Land Salzburg, Office for Equality and Women’s Affairs
Indirizzo Michael Pacherstraße 36
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Persona di contatto Mag.a Heidrun Wankiewicz
Posizione/Funzione GenderAlp! Project Manager
Tel. +43/662-8042-4051
Fax +43/662-8042-4040
e-mail [email protected]
Sito web www.genderalp.com
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5
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Approvata dalle Autorità di gestione del programma Spazio Alpino nel luglio 1994.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Land Salzburg, Office for Equality and Women’s Affairs
Indirizzo Michael Pacherstraße 36
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Mag.a Heidrun Wankiewicz
Funzione GenderAlp! Project Manager
tel. +43/662-8042-4051
email [email protected]
Data di presentazione 30 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Gender budgeting;
• Mainstreaming di genere nello sviluppo locale delle aree rurali;
• Mainstreaming di genere nella pianificazione territoriale;
Coinvolgimento di decisori a livello locale, regionale e nazionale che operano nel
campo dell’amministrazione, in politica ed esperti (consulenti) oltre a politici dell’UE
ed amministratori
Esperti in finanza e nella gestione di fondi e bilanci pubblici
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
6
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Women-Alpnet - Work Package 8 - Territorial Pilot Action
“Train the trainer”: Development of a training module for local operators Women-Alpnet – Macrofase 8 - Azione Pilota Territoriale “Formazione dei Formatori” Sviluppare un modulo di formazione per gli operatori locali
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Stato (Land) di Salisburgo – Regioni di Pinzgau, Pongau, Lungau, Tennengau, Città
di Salisburgo
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Initiative Frau & Arbeit, Salisburgo
Altri principali partner coinvolti
Responsabili di progetto per le pari opportunità nell’area di Pinzgau e di Lungau, il
Servizio per l’Impiego di Pongau, le reti locali di donne di Pongau, Pinzgau e Lungau
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• Fornire una formazione continua per i consulenti e i project manager nelle aree
montane
• Rafforzare le reti locali di donne nelle aree di Pinzgau, Pongau e Lungau e creare
una rete di consulenti e project manager donne a livello dello stato (Land Salzburg)
• Valorizzare le tematiche politiche al femminile
• Fare luce sulla condizione specifica delle donne nelle regioni montane
• Condividere suggerimenti per i futuri programmi di formazione (con i
partecipanti e i partner del Progetto Women Alpnet)
2. Attività & beneficiari coinvolti
Beneficiari:
1) I moduli di formazione erano limitati a donne che lavoravano nelle regioni montane
a) Consulenti coinvolti sulle tematiche al femminile e sulla carriera (Servizio per
l’Impiego, Frau & Arbeit ecc.)
b) Project manager per progetti rivolti alle donne (Responsabili di Pari
Opportunità; Responsabili di Progetti di Uguaglianza per occupazioni nel
settore del turismo, Responsabili e operatori nei Centri Risorse Donne,
Responsabili di Centri per la Famiglia
2) Le reti locali e a livello di Stato di Salisburgo rivolte a professionisti (consulenti,
project manager). Nell’area del Lungau vi è la possibilità per la popolazione
femminile che lo desidera di partecipare alla rete locale di donne (anche come
soggetti privati). Lungau è una piccola regione di 15.000 abitanti.
49
6
3) “Beneficiari finali” = le donne che risiedono in queste aree sono state coinvolte in
una tavola rotonda di discussione sulla loro situazione sia a livello regionale sia a
livello comunale.
Attività:
• analisi dei bisogni: Discussioni con i consulenti e i project manager sui bisogni
delle donne e sulla loro situazione nella regione
• 4 discussioni pubbliche/tavole rotonde nelle varie regioni sui bisogni e sulle idee
delle donne che risiedono in queste aree
• riunioni delle reti locali/regionali ogni 3 mesi
• corso di Formazione per i formatori
- 6 workshop della durata di un giorno (ottobre 04 – giugno 05)
- 28 partecipanti (nessun compenso di partecipazione)
• workshop per la rete a livello di Stato di Salisburgo sui legami sociali e politici
che esistono con le tematiche al femminile (aperto a tutti i partecipanti dei
moduli di formazione e agli altri partner della rete)
Contenuto del corso”Formazione dei Formatori:
• la politica delle tematiche al femminile come preparazione al counselling
• attività motivazionale in aree rurali
• esausto/a? – Come posso io, consulente, prendermi cura di me?
• la negoziazione – Come trasformare gli scettici in alleati?
• una vita – autodeterminazione
• riflessioni ed idee conclusive
3.
•
•
•
•
Principali risultati ottenuti
Scambio di informazioni ed esperienze
accresciuta consapevolezza delle tematiche politiche che interessano le donne
Presa di coscienza del proprio ruolo e dei propri obiettivi in qualità di consulente
conoscenza e competenza nelle aree della comunicazione, della psicologia, del
mercato del lavoro
• Il networking di attori importanti a livello dello stato (land)
• continuità
4. Durata (da-a)
da gennaio 2004 a dicembre 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 110.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: 100% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino” 50%
ONG sostenuta da fondi nazionali, regionali, locali 50%
Fondi Privati ……………………………………………………………….…………………….
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
50
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Le esperienze di maggior successo riguardano
• analisi dei bisogni utili per contatti ed informazioni
• grande interesse da parte dei consulenti a parteciparvi
• reti regionali che corrispondono ad azioni specifiche (per esempio nell’area di Pongau
la rete coinvolgeva soprattutto il mercato del lavoro, mentre nel Lungau la rete era
focalizzata sullo sviluppo locale complessivo)
• comunicazione con partner strategici
Le esperienze più difficili riguardano:
• il numero dei partecipanti nel corso di formazione
• corsi o moduli individuali
• le risorse umane e finanziarie per mantenere viva la rete
6
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
• Reti a livello regionale ➠ migliore posizionamento nella regione
• Reti a livello di stato (land) ➠ una più ampia prospettiva sulle tematiche al femminile
• Formazione specifica sulla tematica “donne e occupazione” anche per i consulenti
interessati ad argomenti relativi alla famiglia, alla violenza, ai temi dello sviluppo
locale ➠ consapevolezza del rapporto tra l’autodeterminazione e una vita sicura
• Migliorata la sensibilità sulla tematica di genere nelle istituzioni sociali
• Rafforzamento della consapevolezza politica dei consulenti
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Statistiche dello Stato di Salisburgo [Land Salzburg] (2003)
• popolazione: 525.472, uomini 254.468, donne 271.004
• numero medio di figli per ogni donna: 1,44
• tasso di occupazione femminile: 72,8% (compresa il congedo di maternità e donne
disoccupate)
• tasso di disoccupazione: uomini 5,1%, donne 4,8%
• le donne lavorano soprattutto nel commercio, nell’amministrazione, nel turismo,
nella produzione e nei servizi sociali e sanitari
Problemi riscontrati nelle regioni rurali
• scarsa/inadeguata occupazione
• mancanza di strutture per l’assistenza dell’infanzia (per i bambini più giovani e al
pomeriggio
• scarsa mobilità
Ruolo tradizionale delle donne e degli uomini
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
• Le reti regionali continueranno (con il sostegno dello sviluppo locale, del servizio
per l’impiego e di Frau & Arbeit)
• La rete statale (del land) dei consulenti deve definire un contesto (risorse umane e
finanziarie). Frau & Arbeit organizzerà la sua prima riunione nel 2006
• La formazione comune dei consulenti dipende dalle risorse umane
• Maggiore collaborazione tra Frau & Arbeit e i partner strategici nelle zone montane
- servizi per i beneficiari finali
- attività di formazione/informazione per i consulenti e per i partner
51
6
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La rete:
• attraverso il contatto personale crea un punto fermo e rafforza l’identità
• aumenta l’efficienza nei confronti dell’utenza
• offre maggiori opportunità di cooperazione
• accresce la consapevolezza sulle tematiche politiche al femminile
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
Formazione dei Formatori
• dopo l’analisi dei fabbisogni occorre concentrarsi sui seguenti temi:
- metodologia per attività di consulenza
- informazioni in contesti legali e finanziari
- comunicazione con i partner strategici
- la posizione di un consulente-femminile in una società rurale
- la comunicazione in un’ottica di genere nelle istituzioni
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit
Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Persona di contatto Andrea Huemer
Posizione/Funzione Responsabile di progetto
Tel. +43 662 880723-21
Fax +43 662 880723-15
e-mail [email protected]
Sito web www.frau-und-arbeit.at
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Università di Salisburgo – Agenzia per la Scienza (W.A.S.)
Validazione durante tutta la durata del progetto.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Questa azione pilota territoriale è stata validata nel novembre 2005 dai partner di
Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e ulteriore attenzione sulle
tematiche specifiche, coinvolgimento del sistema territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati.
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
Questionari ai partecipanti al percorso formativo, dopo ciascun modulo, commenti e
rimandi di gruppo nel corso dell’incontro finale.
52
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit
Indirizzo Franz Josef-Str. 16
CAP 5020
Città Salzburg
Stato Austria
Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer
Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet
tel. +43 662 880723-21
email [email protected]
6
Data di presentazione 10 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Donne che cercano un nuovo orientamento professionale
• Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi
e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)
• Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
53
7
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Qu’est ce qu’un bon Centre Ressources pour les Femmes?
Che cosa significa un buon Centro Risorse Donne?
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Regione Rhône Alpes – Provincia (Dèpartement) dell’Ardèche
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
URACIFF (Unione Regionale del Rhône Alpes dei Centri di Informazione Donne e
Famiglie)
Altri principali partner coinvolti
Centri di Informazione e Documentazione Donne : CIFF/ CIDF dell’ Ardèche, Isère,
Savoia, Alta Savoia
E in particolare, il CIDF dell’Ardèche
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Aiutare le donne ad evolversi dalla loro attuale condizione nel modo più efficace nell’intero territorio e pertanto promuovere lo sviluppo economico locale ed assicurare
che la nostra azione coinvolga il maggior numero possibile di donne
2. Attività & beneficiari coinvolti
1. “Fare”: Garantire delle risposte alle donne attraverso la presenza di operatori sul
territorio e di accompagnamento nel mercato del lavoro, formazione nelle aree
richieste: legale, lavoro, imprenditoria, famiglia…); tenendo conto delle esigenze
delle donne e dei cambiamenti in atto nella società e delle posizioni delle donne e
degli uomini. Attuare varie azioni indirizzate alle donne, tenendo conto della
specificità del territorio.
2. “Da non fare”: Interventi in collaborazione con e all’interno di altre strutture del
territorio per permettere agli operatori (operatori nell’area della formazione, agenzie
per l’impiego, …) di tener conto dell’ottica di genere e delle pari opportunità;
partecipazione a tutti i momenti di condivisione e confronto sulle tematiche più
importanti nei tavoli di riflessione del territorio, oltre alla divulgazione di una analisi
concreta sulla situazione delle donne per persuadere i decisori (i sindaci, i funzionari
degli enti locali e delle regioni, i funzionari governativi…) di integrare questa
dimensione nelle loro scelte politiche. “far fare” agli altri, fare con e non formare.
3. Principali risultati ottenuti
1. Sono state informate, accompagnate nel mondo del lavoro ed addestrate più di
4.000 donne all’anno.
54
2. La nostra partecipazione ad ogni momento strutturato di condivisione e
confronto e strumento per la presa di decisioni (oltre 20 commissioni permanenti
– inoltre è stato sollecitato uno studio dettagliato sul territorio) ha permesso di
prendere delle importanti decisioni per le donne dell’Ardèche:
7
• Il tema delle pari opportunità tra donne e uomini è stato inserito tra le priorità
del distretto dell’Ardèche Meridionale, cosicché tutte le azioni che saranno svolte
nei prossimi dieci anni dovranno tenere conto di questa dimensione.
• Alcune importanti azioni per le donne sono state decise da questo distretto:
sviluppare servizi di cura i bambini/e, studiare delle misure per il trasporto delle
donne, creare un punto centralizzato dei servizi dove concentrare la domanda e
l’offerta dei servizi alla popolazione e creare occupazione.
• Il Comité de Bassin d’Emploi (Comitato del Bacino per l’Occupazione) che riunisce
i rappresentanti delle aziende, dei dipendenti, degli amministratori eletti e delle
associazioni, ha integrato la raccolta dei dati in un’ottica di genere nel suo
Osservatorio per l’Occupazione; all’interno di questa azione, nel settore delle
costruzioni si è cercato di aumentare la presenza delle donne, ecc.
4. Durata (da-a)
dal 2003 al 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): annualmente circa 785.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: Governo francese 282.177 (36%)
Autorità locali 257.865 (33%)
Fondi UE 16.337 (2%)
Fondi Privati
228.381 (29%)
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….……………………………......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Articoli sulla stampa specializzata in lingua francese – contributi comunicati ai decisori
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Questa buona prassi è il risultato di precedenti sperimentazioni nelle azioni del CIDF
nell’area dello sviluppo locale, cioè essa analizza le esigenze delle donne, non solo in
termini di difficoltà specifiche, ma anche, e cosa più importante, come fabbisogni di
almeno metà della popolazione (donne + bambini + famiglie). Le precedenti sperimentazioni (all’interno del programma di Iniziativa Comunitaria NOW) hanno dimostrato
che questa metodologia era stata ben accolta dai decisori locali. Perciò l’obiettivo era
come trasformare un esperimento in una pratica consolidata di lungo termine.
Il problema principale era: siamo coscienti che le nostre risorse finanziarie non ci permetterebbero mai di soddisfare tutti i fabbisogni delle donne e che le risposte individuali non cambiano la situazione generale.
Questa metodologia necessitava la riorganizzazione del nostro lavoro e delle nostre
competenze. Siamo passati da una situazione in cui le nostre attività erano focalizzate
sulle donne al 100% a quella attuale in cui operiamo al 50% con le donne e al 50% con
gli attori locali. Abbiamo dovuto organizzare il nostro personale creando dei referenti
55
7
locali (uno per ciascun territorio), e referenti per quel determinato settore economico
industriale, in modo da garantire che ognuno fosse competente in un certo campo e
incrementare la nostra credibilità verso i decisori locali. Inoltre abbiamo dovuto formare il personale su un approccio di genere applicato al locale.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
• Abbiamo dovuto identificare i principali luoghi / tavoli di confronto e presa di
decisione, nel quadro della nuova politica di decentralizzazione, in cui cercare di
essere presenti e riconosciute. Per fare ciò era necessario comprendere la nuova
ripartizione delle competenze ed individuare anche le strategie degli altri attori.
• Abbiamo dovuto individuare il livello necessario di azione diretta a favore delle
donne per poter formulare una diagnosi pertinente e duratura e generare i
cambiamenti positivi per le donne, e inoltre individuare il livello territoriale
adeguato. Abbiamo operato attraverso approssimazioni successive fino al
raggiungimento dell’attuale equilibrio.
• Abbiamo dovuto creare degli operatori “specialisti” interni, contrariamente alla
precedente forma di lavoro flessibile impiegato, le cui conoscenze non fossero basate
su competenze personali oppure sui bisogni delle donne, ma piuttosto focalizzate sui
bisogni dei nostri nuovi interlocutori. Inoltre abbiamo dovuto creare nuove
metodologie di lavoro e adeguare il centro di documentazione.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Questa azione è stata realizzata in una zona rurale. L’Ardèche è una piccola unità amministrativa (in termini di popolazione) con 286,023 abitanti nel 1999 (uomini/donne) su una
superficie di 5,529 km2,costituita da zone montuose e valli non collegate fra loro (52 abitanti/km2). Tasso di occupazione: uomini 59,3 – donne 45,5. Tasso di disoccupazione: uomini 9,6 – donne 16,1. Nel settore dell’agricoltura: uomini 8,1% - donne 4%. Nell’industria:
uomini 29,7% - donne 16,1%. Nelle costruzioni: uomini 11, 3% - donne 1%. Nei servizi :
uomini 50,9% - donne 78,9%. Coppie con figli: 53% - Coppie senza figli: 24,1% - Uomini
soli con figli: 3,2% - Donne sole con figli: 4,6% - Uomini soli: 5,2% - Donne sole: 7,2%.
Molti servizi alle famiglie sono inesistenti oppure stanno scomparendo sebbene le leggi
francesi li prevedano e promuovano le politiche per la conciliazione tra i tempi professionali e per la famiglia.
Le donne lavorano soprattutto nei servizi poiché le industrie tradizionali in cui lavoravano
(per esempio quelle tessili) sono scomparse. Nuove attività (le costruzioni, le piccole imprese) interessano principalmente gli uomini. Le professioni alberghiere e del turismo offrono
una occupazione parziale o temporanea alle donne, e non sono sufficienti per garantire
loro una vita decorosa.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
In termini quantitativi, è necessario che i nostri finanziatori accettino che il nostro lavoro
possa essere valutato non solo in termini di “numero di donne informate” oppure “numero di donne accompagnate nel mondo lavorativo”, ma anche attraverso gli indicatori riferiti alle evoluzioni delle politiche e delle pratiche locali, pertanto dovrebbero accettare di
finanziare il 50% dell’attività indirizzata agli altri attori sul territorio.
In termini qualitativi, è necessario modificare le competenze del personale che lavora
attualmente in questo campo. Oggi, non esistono le risorse umane necessarie per informare ed accompagnare le donne nel mondo lavorativo e, allo stesso tempo, di fare una
diagnosi e proporre delle competenze necessarie per utilizzare un approccio basato su un
56
ottica di genere e sulla parità. Si tratta di creare una nuova figura professionale. Per questo stiamo collaborando con le università in modo da creare queste competenze.
7
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Questa metodologia è adatta a tutte le aree aventi le stesse caratteristiche: aree rurali e di montagna spopolate e che hanno registrato una riduzione di servizi. La metodologia appare trasferibile anche ad aree urbane, con meno difficoltà (in zone urbane,
troviamo molte organizzazioni specializzate – in zone rurali vi è la necessità, per i
Centri Donne, di coprire tutti i campi in cui sono coinvolte le donne)
Nel primo periodo abbiamo svolto 2 azioni: da un lato, informazione/accompagnamento e formazione di donne; e dall’altro formazione dei partner locali sull’ottica di
genere e sulle pari opportunità. Abbiamo notato subito che questo tipo di formazione non produceva l’effetto sperato. Pertanto abbiamo scelto di smettere la formazione e piuttosto “fare con” i nostri partner in una forma di “formazione/azione”. Perché?
Perché riteniamo che la motivazione di questi partner nel partecipare alle attività formative su questi temi era essenzialmente dovuta al loro desiderio di soddisfare le esigenze poste dalle direttive europee.
“Fare con” richiede delle capacità di entrare nella logica degli altri attori e di lavorare
su una base consensuale.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
Intervento e contributo “Le CIDF de l'Ardèche, une pratique de l'approche de genre
sur un territoire” [Il CIDF dell’Ardèche, una pratica di approccio di genere su un territorio], di Dominique Bazerque, nella rivista periodica, promossa dall’Università di
Grenoble, “Montagnes Méditerranéennes” n. 19/2004
http://iga.ujf-grenoble.fr/territoires/editions/Mont_Med/mmsom0419.html.
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto CIDF 07
Indirizzo 9 Boulevard de Provence
CAP 07200
Città Aubenas
Stato Francia
Persona di contatto Dominique Bazerque
Posizione/Funzione Direttrice
Tel. +33 (0)475933170
Fax +33 (0)475934195
e-mail [email protected]
Sito web www.cif.org
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
L’università di Grenoble (CERMOSEM - Centro Studi e Ricerche sulle Montagne Secche e
Mediterranee) ha presentato questa pratica come una buona prassi di approccio di genere su un territorio
57
7
Questa pratica viene citata come un esempio nelle attività di formazione sull’approccio di
genere svolto da ASTER.
Il Consiglio Regionale della Regione Rhône Alpes ha validato il fatto che nei prossimi anni
la nostra attività sarà focalizzata solo al 50% a favore delle donne e l’altro 50% agli attori locali.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente URACIFF
Indirizzo 8 Place Tolozan
CAP 69001
Città Lyon
Stato Francia
Nome del/della compilatore/trice Dominique Bazerque
Funzione Membro del Consiglio di Amministrazione URACIFF
tel. +33(0)475933170
email [email protected]
Data di presentazione 3 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Empowerment delle donne in aree rurali
• Acquisire efficienza nella creazione di imprese collettive (SCOOP) gestite da
donne in aree rurali;
• Migliorare la partecipazione femminile nelle luoghi di decisione
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
58
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
8
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Women-Alpnet - Work Package 7 –Territorial Pilot Action "Edelweiss" Economical
Development Local Women Experimentation on International Specific Space
Women-Alpnet – Macrofase 7 – Azione Pilota Territoriale "Edelweiss" Azione
sperimentale per favorire la partecipazione delle donne alla vita economica in aree
trasnazionali specifiche
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Regione Rhône Alpes – Province (Départements) dell’Ardèche, Isère, Savoia, Alta Savoia
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
URACIFF (Unione Regionale del Rhône-Alpes dei Centri di Informazione Donne e
Famiglie). In particolare i Centri di Informazione e Documentazione Donne:
CIFF/ CIDF dell’Ardèche, Isère, Savoia, Alta Savoia.
Altri principali partner coinvolti
Regione Rhône-Alpes Delegazione ai diritti delle donne e alla parità ; Delegazione
regionale dell’agricoltura e delle foreste; i Consigli Provinciali dell’Ardèche, dell’Isère,
e dell’Alta Savoia
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
L’obiettivo principale del progetto "Edelweiss", cofinanziato dal programma di Iniziativa
Comunitaria Interreg III B “Spazio Alpino, è quello di individuare il potenziale e le esigenze delle donne che desiderano avviare un’attività imprenditoriale in un’ottica di sviluppo
sostenibile, fornendo assistenza per la redazione del business plan e convincendo le istituzioni a tenere conto del potenziale e delle esigenze delle donne nelle politiche pubbliche.
2. Attività & beneficiari coinvolti
I beneficiari del progetto “Edelweiss” sono donne con un’idea imprenditoriale o di creazione di attività. Queste donne sono state seguite attraverso una attività di sostegno di
gruppo oppure individualmente, rivolgendo loro la domanda “Come passare dall’idea al
progetto?”, e fornendo loro: informazioni sulle diverse modalità di finanziamento solidale, quale ad esempio attraverso i CLEFE - Clubs Locaux d’Epargne pour les Femmes qui
Entreprennent (Gruppi locali di risparmio per le donne che intraprendono); opportunità
per verificare e sperimentare la fattibilità economica del proprio progetto usufruendo del
sostegno di Cooperative di impiego; sono stati organizzati anche moduli di informazione
specifici sulla conciliazione fra vita professionale e familiare, sulle diverse scelte professionali e sulle varie forme giuridiche delle imprese/società individuali e/o collettive.
3. Principali risultati ottenuti
• Sensibilizzazione dei partner istituzionali sull’approccio orientato al genere.
59
8
• Contributo alla tematica delle pari opportunità tra donne e uomini
nell’attuazione dei programmi dell’Agenda 21 locale.
• Informazione fornita alle donne e il loro accompagnamento nel progetto di
creazione di impresa/attività.
4. Durata (da-a)
2004 - 2006
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 280.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: 75%
€ 140.000 dall’UE/FESR Interreg III B programma Spazio Alpino
€ 71.000 programmi nazionali, regionali, locali)
Fondi Privati
25%
€ 69.000
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….....
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
(Fine dicembre 2005) I risultati delle ricerche (diagnosi) effettuate nei quattro territori
saranno disponibili, in inglese, in formato cartaceo e CD-Rom.
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti,
di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il coinvolgimento dei CIDF nei territori ha richiesto tempo: tutto l’anno 2004. Questo perché le regioni di Isère, Savoia e Alta Savoia hanno dovuto cogliere le opportunità per potersi appoggiare ad altre strutture esistenti, riattivare i partenariati per lavorare sul territorio.
Nel 2005 sono state realizzate azioni di accompagnamento a donne con idee di attività di
creazione d’impresa e sono state realizzate attività di sensibilizzazione all’approccio di
genere nelle istituzioni locali.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Nello svolgimento delle attività di accompagnamento e sostegno sono stati utilizzati strumenti innovativi, innovativi, quali:
CLEFE – Club Locaux d’Epargne pour Les Femmes qui Entreprennent: Gruppo locale di
risparmio per le donne che intraprendono, uno strumento finanziario utile alle donne che
intendono creare una attività imprenditoriale.
La Cooperativa di impiego. Una forma “protetta” di impiego, destinata a donne che
vogliono sperimentare la fattibilità del proprio progetto, prima di mettersi in proprio.
Aderendo a questo tipo di cooperativa, la donna può sviluppare la propria attività, evitando costi iniziali di apertura società e oneri sociali/fiscali, ricevendo un compenso
(stipendio), sulla base del fatturato/ore effettivamente lavorate. Inoltre, la donna creatrice di impresa viene seguita nell’analisi della gestione della propria attività e del suo
sviluppo dal punto di vista economico.
60
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
I CLEFE, una risposta alle difficoltà dei limitati finanziamenti disponibili per progetti
imprenditoriali femminili, si basa su iniziative personali.
La Cooperativa d’impiego permette di sperimentare la fattibilità economica di un progetto imprenditoriale. Ma necessita della presenza di un quadro legislativo adeguato.
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10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Il CLEFE / Gruppo locale di risparmio per le donne che intraprendono è uno strumento
finanziario semplice, solidale ed efficace rivolto ad attività imprenditoriali create e gestite
da donne. Il CLEFE si realizza a partire da un gruppo di persone che risparmia per un certo
periodo di tempo. La somma messa da parte dal gruppo viene data in prestito ad una
imprenditrice per aiutarla a creare o sviluppare la propria impresa. Successivamente l’imprenditrice rimborserà il prestito, in un tempo che viene concordato preventivamente, ad
un interesse minimo. La persona che beneficia di questo prestito può, se lo desidera, essere accompagnata nella sua idea imprenditoriale dal gruppo di risparmio. Quando la somma
viene completamente rimborsata il denaro viene re-imprestato ad un’altra imprenditrice.
La Cooperativa d’attività e di impiego: l’attuale legislazione vigente in Francia non permette l’avviamento di una attività imprenditoriale o la sperimentazione di una attività
senza avere prima creato legalmente una propria impresa e sostenere subito i relativi
costi sociali e fiscali. La cooperativa permette all’imprenditrice di sviluppare la propria
attività avendo lo statuto di “salariata” / “stipendiata”. L’ammontare del salario/stipendio sarà legato al volume d’affari che la neo-imprenditrice raggiungerà. Inoltre la cooperativa permetterà all’imprenditrice di rompere il senso di isolamento iniziale, partecipando a riunioni collettive e di essere assistita nell’analisi della gestione della sua attività imprenditoriale e del suo sviluppo commerciale. Una volta che l’attività di impresa
entra a regime, l’imprenditrice potrà o integrare la propria attività nella cooperativa
d’impiego oppure lascerà la cooperativa per mettersi in proprio.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
CLEFE – Contattare la rete RACINES con sede a Parigi - Tel. +33(0)1 53790761
www.racines-clefe.com - Contatto CLEFE per la Regione Rhône-Alpes: Michèle Lagnier
- [email protected]
Per la Cooperativa di attività e di impiego: Vivianne Leroy 0033 (0) 476950083
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto URACIFF
Indirizzo 18 Place Tolozan
CAP 69001
Città Lyon
Stato Francia
Persona di contatto Josette Casse
Posizione/Funzione Direttrice del CIDF Isère
Tel. 33 (0)476541435
61
8
Fax +33 (0)476437357
e-mail [email protected]
Sito web www.uraciff.org
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Questa azione pilota territoriale è stata validata nel novembre 2005 dai partner di
Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e attenzione sulle tematiche
specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro) nella sua realizzazione, ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati.
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente URACIFF
Indirizzo 8 Place Tolozan
CAP 69001
Città Lyon
Stato Francia
Nome del/della compilatore/trice Josette Casse
Funzione Membro del Consiglio di Amministrazione URACIFF
tel +33 (0)476541435
email [email protected]
Data di presentazione 7 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
• Empowerment delle donne in aree rurali
• Acquisire efficienza nella creazione di imprese collettive (SCOOP) gestite da
donne in aree rurali;
• Migliorare la partecipazione femminile nelle luoghi di decisione
62
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
9
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Una via per il lavoro – A way towards work
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Provincia di Lecco
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Centro Risorse Donne del Monastero di S. Maria del Lavello – Calolziocorte (LC)
Altri principali partner coinvolti
Nessuno
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• Stimolare una riflessione relativa alle motivazioni individuali che spingono verso
il cambiamento
• Individuare con le donne i punti di forza e di debolezza, personali e professionali,
e valutarli nell’ottica della loro valenza di vincoli, risorse e vincoli/risorsa
• Stimolare e rafforzare i diversi processi di autostima attivati
• Sostenere i soggetti nell’individuazione di orizzonti professionali raggiungibili e
compatibili con le proprie competenze, con i propri interessi e con le reali
possibilità di realizzazione
• Supportare faticosi processi decisionali
• Consentire alle donne la scoperta di nuovi percorsi professionali
• Supportare la stesura di progetti professionali personalizzati
2. Attività & beneficiari coinvolti
La proposta di un percorso di orientamento e di sperimentazione di modalità di ricerca
attiva del lavoro è nata da un’esigenza espressa direttamente dalle donne che frequentano il Centro Risorse, sia attraverso un’esplicitazione del bisogno sia in maniera implicita ma ben leggibile dai colloqui effettuati dalle operatrici.
L’attività si è svolta in una prima fase di lavoro propedeutica, con la seguente modalità:
• riunione d’èquipe e lettura dei bisogni attraverso lo screening dei colloqui e delle
schede individuali
• formulazione dell’ipotesi di intervento
• verifica dell’ipotesi con il team del progetto “WOMEN-ALPnet”
Si è quindi proceduto alla fase della pubblicizzazione attraverso la diffusione di una brochure informativa sugli obiettivi dell’azione, sui contenuti, sulla strutturazione del lavoro
e relativa calendarizzazione.
La definizione del target (donne in mobilità, donne al rientro nel mercato del lavoro) ha
63
9
permesso un agevole lavoro di selezione. Hanno chiesto di partecipare 12 donne, delle
quali ne sono state accolte 9.
Le attività di workshop (36 ore) si sono svolte prevalentemente in una dimensione gruppale, quale contesto privilegiato per l’attivazione di opportune dinamiche e al fine di stimolare un confronto costruttivo, stemperare le tensioni emotive legate ai processi di cambiamento e ai meccanismi decisionali ad essi correlati. L’innalzamento del livello di autostima (attraverso la stimolazione di tecniche di empowerment) e la presa di coscienza delle
proprie potenzialità e risorse e dei propri limiti, si sono intese come premesse indispensabili all’attuazione della parte iniziale del percorso.
Le donne hanno potuto così disegnare per se nuovi percorsi in cui soprattutto fossero presenti elementi di realtà quali competenze e reali possibilità di realizzazione. Si è lavorato
con grande attenzione al presente, prendendo in considerazione le esperienze pregresse,
senza però vincolare le prospettive future.
I TEMI
• Empowerment (autostima, stereotipi e pregiudizi, rilassamento psicofisico)
• Il mercato del lavoro locale
• Analisi delle competenze
• Verso il progetto (passaggio dalle riflessioni sul presente alla definizione di un
progetto che interessa il tempo e lo spazio futuro)
• La gestione del tempo
• Stesura di un piano professionale individuale
• Le tecniche di ricerca attiva (curriculum, gestione del colloquio di selezione, problem
solving, dinamiche di gruppo, lettura del non verbale, lettura delle inserzioni, role play)
• Colloqui individuali a carattere motivazionale orientativo
I CONTENUTI
• Storie personali e professionali
• Vincoli, risorse e vincoli/risorsa soggettivi
• Gestione del tempo
• Competenze
• Interessi
• Prospettive
• La costruzione del futuro
3.
•
•
•
Principali risultati ottenuti
Potenziamento del livello di autostima
Costruzione di un progetto professionale realistico
Attivazione immediata della ricerca attiva di lavoro
4.
•
•
•
•
•
•
Durata (da-a)
Riunione d’équipe e lettura dei bisogni - 2 gg. /2 orientatrici
Formulazione ipotesi di intervento – 1 gg./ 2 orientatrici
Verifica dell’ipotesi con il team del progetto “Women- Alpnet” – 1/2 gg. 4 persone
Pubblicizzazione: Costruzione e diffusione Brochure informativa 2 gg. /2 persone
Workshop/intervento – 36 ore articolate in 9 mattine. – 2 orientatrici
Monitoraggio – 1/2 gg. 1 orientatrice
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 3.000,00
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: 100%
Fondi Privati .……………………………………………………………………..........................
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro
0%
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Sono stati utilizzati materiali in uso agli Operatori dei Centri per l’impiego della
Provincia di Lecco e sono stai strutturati nuovi materiali di lavoro.
Nel dettaglio:
Scheda n. 1
“ Il mio Biogramma”
64
Scheda n. 3
“Un’esperienza significativa della mia vita”
Scheda n. 4
“Le mie gioie”
Scheda n. 5
“Le competenze acquisite con il lavoro”
Scheda n. 6
“Le professioni che potrei fare con le mie competenze”
Scheda n. 7
“Le competenze acquisite fuori dal lavoro”
Scheda n. 11
“E adesso progettiamo”
Nel dettaglio schede declinate “al femminile”
Scheda n. 1
La gestione del tempo
Scheda n. 2
Una conoscenza approfondita
Scheda n. 3
Verso il progetto
Scheda n. 4
Counselling individuale
Inoltre sono state distribuite due dispense:
• il mercato del lavoro locale
• donne e stereotipi
9
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
La visita di scambio a Lione nell’ambito del progetto WOMEN-ALPnet (17-20 novembre 2004) ha permesso di osservare che i CIFF all’interno dei percorsi di orientamento
al lavoro realizzavano con le donne una seria ed approfondita riflessione sulla gestione del tempo.
Questo aspetto, sicuramente innovativo, è stato recepito dal CRD e dentro l’intervento “troviamo insieme idee per il lavoro” l’accento è stato posto sulla progettualità
con una particolare sottolineatura del complesso rapporto che la donna ha con la
dimensione temporale.
Per quanto riguarda gli attori coinvolti si è lavorato in rete con soggetti del privato
sociale, associazioni femminili, sindacati e con i servizi all’impiego della Provincia di
Lecco.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Nel percorso di Orientamento si sono inseriti tre moduli “innovativi”
• Donne e stereotipi
• Gestione del tempo
• Rilassamento psicofisico
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Le caratteristiche economiche e sociali del territorio provinciale
• 311mila abitanti in 90 Comuni;
• tasso di scolarità inferiore rispetto alla media lombarda (il mercato del lavoro assorbe
molti adolescenti);
• tasso di disoccupazione del 1,3% (3,6% in Lombardia; 8,7% in Italia);
• elevato tasso di disoccupazione femminile (2,5%) rispetto a quella maschile (0,6%);
• fabbisogno annuo di circa 3800 persone nel settore privato (dati Excelsior 2003);
65
9
• circa 3000 nati all’anno e un saldo positivo demografico annuo di oltre 2000 persone;
• popolazione in età lavorativa di circa 221mila unità (42mila <15 anni; 48mila >64 anni);
• popolazione attiva di circa 145mila unità (143mila occupati, di cui 54mila donne, 2mila
disoccupati in ricerca attiva, di cui 1400 donne);
• occupati totali: 42,6% industria (meccanica), 32% servizi, 17,6% commercio, 5,6%
costruzioni, 2,2% agricoltura;
• oltre il 25% di lavoratori autonomi (più del 50% in Agricoltura e Commercio);
• tasso di attività pari al 54% (53,5% Lombardia, 49% Italia) : 67,5% maschile, 41%
femminile;
• tasso di occupazione netto pari al 64,8%: 80,4% maschile, 49,2% femminile (obiettivo
dell’U.E.: 70% entro il 2010 e 60% femminile).
La popolazione femminile in età lavorativa
AREA DEL TERRITORIO
RESIDENTI
111mila
Montagna
10,25%
Lecco
28,60%
Brianza
61,15%
FORZE DI LAVORO
56mila
10,25%
28,60%
61,15%
TERZIARIO
35mila (62,90%)
10,25%
28,60%
61,15%
I Servizi all’Infanzia
• i servizi nido della Provincia di Lecco ospitano il 6% di tutta la popolazione in età da
nido;
• la richiesta di accoglienza riceve risposta nel 64% dei casi, soddisfacendo appieno le
necessità della famiglia almeno in termini di tempo, mentre il 36% deve iscriversi alle
liste d’attesa;
• esistono altri servizi integrativi, quali punti gioco, nidi famiglia, spazi – gioco, spazi per
attività ludiche durante i periodi estivi, offerta di baby – sitting.
AREA DEL TERRITORIO
Montagna
Lecco
Brianza
N° NIDI
0
9
9
N° SERVIZI PRIMA INFANZIA
5
11
7
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
• Consulenti con le seguenti competenze:
- capacità di relazione
- saper utilizzare le tecniche di comunicazione e di animazione di gruppo
- conoscere le teorie relative alla Psicologia della Comunicazione
- saper rilevare i problemi, le necessità e le aspettative della donna
- saper elaborare un progetto realistico, coerente con le competenze della donna e
coerente con le risorse del contesto socio-economico
- comunicare in relazione al progetto: ascoltare – esporre - formalizzare
- lavorare in équipe
- favorire il trasferimento di informazioni alle donne in merito al sistema impresa e
al mercato del lavoro
- promuovere i servizi e le attività del Centro
- saper integrare nuove conoscenze alla propria attività (auto-formazione)
• Un locale ampio in cui poter realizzare dei workshop
• Un computer collegato in rete
• Fotocopiatrice – Fax - Telefono
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La buona prassi presentata è a sua volta stata trasferita da un percorso orientativo francese realizzato nella regione di Rhône-Alpes dal partner URACIFF. Il successo della riproducibilità della buona prassi sul territorio lecchese è dovuto alle seguenti condizioni:
• presenza di risorse umane con competenze in termini di orientamento e gestione
di gruppi;
• presenza di un Centro Risorse specifico per le donne;
66
• presenza di un target di utenti in lista di mobilità o al termine della maternità e
quindi con esigenza di approfondire le tematiche inerenti al lavoro in un’ottica più
ampia rispetto a quella di un Centro per l’Impiego;
• presenza di un progetto specifico per le donne finanziato con fondi pubblici e
quindi che offre servizi gratuiti per le utenti.
9
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Provincia Lecco
Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4
CAP 23900
Città Lecco
Stato Italia
Persona di contatto dott.ssa Barbara Funghini
Posizione/Funzione Project Manager di WOMEN-ALPnet
Tel. +39 0341-295470
Fax +39 0341-295333
e-mail [email protected]
Sito web www.provincia.lecco.it
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Provincia di Lecco
Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4
CAP 23900
67
9
Città Lecco
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Project Manager Staff
Funzione Project Manager Staff
tel +39 0341-295307
email [email protected]
Data di presentazione 7 ottobre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Servizi all’infanzia nell’area alpina, piani territoriali degli orari
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
68
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
10
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Women-Alpnet - Work Package 9 - Territorial Pilot Action
Development of a network for promoting employment and female entrepreneurship
Women-Alpnet - Macrofase 9 - Azione Pilota Territoriale Sviluppo di una rete per la promozione dell’occupazione e dell’imprenditoria femmile
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Provincia di Lecco
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Provincia di Lecco
Altri principali partner coinvolti
Partner sociali, Comunità Montane; Camera di Commercio; Fondazione del
“Monastero di S. Maria del Lavello”; Presidente della Commissione Provinciale per le
Pari Opportunità; Consiglio per le Pari Opportunità
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Obiettivo principale dell’Azione Pilota: unire la promozione dell’uguaglianza di genere con lo sviluppo socio-economico locale, aumentando il tasso di occupazione femminile e promuovendo nuove opportunità di lavoro, soprattutto nell’Area Alpina.
In particolare:
• attuare ulteriormente la realizzazione di una rete locale per la promozione
dell’occupazione, in base alle competenze della provincia stabilite dalla legge per
il decentramento amministrativo relativo ai servizi per l’impiego. In particolare,
focalizzare l’attenzione sulle esigenze lavorative delle donne tramite il
coinvolgimento delle rappresentanze femminili locali nei processi decisionali;
• aumentare il tasso di occupazione femminile nelle aree montane attraverso la
programmazione e la gestione di attività nei nuovi settori occupazionali (in
particolare il turismo);
• promuovere e sostenere la partecipazione attiva delle donne allo sviluppo
economico locale, soprattutto attraverso il Centro Risorse Donne del Monastero
di “S. Maria del Lavello”;
• favorire lo sviluppo sostenibile dell’Area Alpina.
2. Attività & beneficiari coinvolti
1. Organizzazione di un sistema territoriale volto a sviluppare servizi per l’impiego in
un’ottica di genere:
a) azione territoriale per le Pari Opportunità;
69
10
b) sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”.
2. Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina
I beneficiari coinvolti sono:
La Provincia di Lecco (Assessorato al Lavoro e alla Formazione Professionale e alle
Attività Economiche della Provincia di Lecco), il Centro Risorse Donne del Monastero
di “S. Maria del Lavello”, le Parti Sociali, le Comunità Montane, la Camera di
Commercio, la Fondazione del Monastero di “S. Maria del Lavello”, il Presidente
della Commissione per le Pari Opportunità, il Consiglio per le Pari Opportunità
3. Principali risultati ottenuti
I risultati seguenti si riferiscono allo sviluppo economico locale:
• definizione di criteri, linee guida, strumenti specifici per l’adozione di una
strategia condivisa dai diversi soggetti coinvolti nel progetto;
• rafforzamento e sviluppo di strumenti e risorse a sostegno della partecipazione
delle donne ai processi di sviluppo locale, attraverso azioni di formazione e
scambio di conoscenze con i territori coinvolti nel progetto;
• attuazione nell’ambito dell’Amministrazione Provinciale di Lecco di un’azione di
mainstreaming di genere che ha coinvolto diversi Assessorati;
• definizione delle basi per portare avanti le attività dopo la conclusione del progetto.
I risultati seguenti sono stati ottenuti grazie al coinvolgimento diretto delle donne
residenti nel territorio provinciale:
• pianificazione e sviluppo di un portale di informazione, uno strumento specifico
per le donne da utilizzare per sostenere l’uguaglianza di genere;
• rrealizzazione di attività di informazione (che hanno riguardato 200 donne e
accompagnamento (che hanno riguardato più di 100 donne disoccupate);
• pianificazione e realizzazione di due corsi mirati di formazione e
accompagnamento rivolti a 20 donne in cerca di lavoro a seguito di un congedo
di maternità o in mobilità;
• promozione dell’imprenditoria femminile nell’area montana della Provincia di Lecco,
attraverso la partecipazione di 64 donne ad azioni sperimentali in ambito turistico.
Nell’Area Alpina le attività per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile hanno portato all’apertura di 7 Bed&Breakfast e alla creazione di una rete di 9 guide turistiche
locali in ambito turistico culturale e ambientale.
4. Durata (da-a)
da febbraio 2004 a dicembre 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): 130.000,00
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici: 100% 50% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino”
50% fondi nazionali)
Fondi Privati .……………………………………………………………………………………..
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….....
Altro .………………………………………………………………………....……………………
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Scheda n. 1
“ Il mio Biogramma”
Scheda n. 3
“Un’esperienza significativa della mia vita”
Scheda n. 4
“Le mie gioie”
Scheda n. 5
“Le competenze acquisite con il lavoro”
Scheda n. 6
“Le professioni che potrei fare con le mie competenze”
Scheda n. 7
“Le competenze acquisite fuori dal lavoro”
Scheda n. 11
“E adesso progettiamo”
Schede tipicamente femminili:
Scheda n. 1
La gestione del tempo
Scheda n. 2
Una conoscenza approfondita
Scheda n. 3
Verso il progetto
Scheda n. 4
Counselling individuale
70
Inoltre sono state distribuite due dispense:
• il mercato del lavoro locale
• donne e stereotipi
10
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
L’azione Pilota WP9 Lecco si è articolata in due azioni distinte, ovvero Organizzazione di un
sistema territoriale volto a sviluppare servizi per l’impiego in una prospettiva di genere e
Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina.
Azione 1 – Organizzazione di un sistema territoriale volto a sviluppare i servizi per l’impiego in una prospettiva di genere
Questa azione è stata attuata attraverso due diverse attività, Azione Territoriale Pari
Opportunità e Sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”,
al fine di distinguere i due target specifici della stessa (ovvero le parti sociali da un lato, le
donne residenti nella Provincia di Lecco dall’altro).
Azione 1a – Azione territoriale per le Pari Opportunità
L’Azione Territoriale Pari Opportunità è stata attuata attivando vari soggetti del territorio
provinciale e prendendo in esame diversi aspetti strettamente connessi al mercato del
lavoro e ai servizi di accoglienza e di informazione rivolti alle donne e già esistenti nell’area. A seguito dell’individuazione di alcune macro-tematiche relative alle Pari Opportunità
durante gli incontri con le Associazioni femminili locali e i Centri Risorse, sono state effettuate interviste volte a esaminare le necessità delle donne in relazione ai Centri Risorse
Donne attraverso il questionario predisposto nell’ambito del WP11. Grazie alla cooperazione del Centro Risorse Donne si sono svolti due corsi mirati di formazione e all’accompagnamento rivolti alle donne in cerca di lavoro dopo un congedo di maternità o in mobilità a causa di una difficile situazione finanziaria dell’azienda. L’azione si è conclusa con la
definizione e lo sviluppo di un portale di informazione, uno strumento specifico per le
donne da utilizzare per sostenere l’uguaglianza di genere.
Azione 1b – Sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”
Grazie all’individuazione di strumenti specifici per la promozione del Centro Risorse Donne
e a una card informativa contenente dati personali per l’utilizzo da parte degli operatori del
Centro, il Centro Risorse Donne di Lavello è riuscito a offrire servizi di accoglienza, informazione e accompagnamento che ne hanno rafforzato il nucleo principale, vale a dire la creazione di una rete che mira a rendere disponibili risorse quali informazioni, contatti, competenze e strategie di comunicazione per le donne e le organizzazioni femminili quali beneficiari finali.
Da settembre 2004 a dicembre 2005 più di 200 donne sono state coinvolte nelle attività di
informazione e circa 100 in quelle di accompagnamento.
Azione 2 – Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina
Le istituzioni locali (in particolare della Comunità Montana della Valsassina) hanno preso
parte ad attività specifiche volte a promuovere l’imprenditoria femminile nel settore turistico e la sua integrazione nella rete turistica esistente, favorendo così lo sviluppo locale. Le
attività si sono concentrate su settori specifici nei quali l’iniziativa femminile è considerata un
fattore di sviluppo, ovvero il settore turistico della zona alpina, attraverso la valorizzazione
professionale di profili specifici (guida turistica) e l’avvio di attività ricettive (Bed&Breakfast).
In particolare, si sono svolti 6 incontri di formazione ai quali hanno partecipato circa 50
donne interessate ad aprire un’attività B&B, seguiti da un supporto tecnico specifico e di
accompagnamento per 10 donne, e il rafforzamento della rete delle 14 guide turistiche operanti nella Provincia di Lecco, al fine di creare un legame con il sistema turistico locale.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Il punto principale di innovatività è la metodologia utilizzata, che è basata principalmente
su due approcci
71
10
1. azioni di sistema, che consistono nel coinvolgere gli attori/i portatori di interesse dopo
la fase di avvio:
• analisi dei problemi e individuazione dei bisogni;
• verifica delle proposte sottoposte dai vari portatori di interesse;
• individuazione delle priorità;
• pianificazione congiunta;
• svolgimento delle attività di controllo e di monitoraggio;
• assunzione delle responsabilità per i risultati raggiunti.
2. pianificazione territoriale, che consiste nel redigere i Piani di Attività (per esempio per il
Progetto Turismo) tramite l’individuazione continua dei bisogni territoriali. Le azioni
svolte nei progetti saltuari finanziati con i fondi pubblici (per esempio il Progetto
WOMEN-ALPnet – WP9) devono essere inserite attivamente nei Piani di Attività elaborati.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Le caratteristiche economiche e sociali del territorio provinciale
• 311mila abitanti in 90 Comuni;
• tasso di scolarità inferiore rispetto alla media lombarda (Il Mercato del lavoro assorbe
molti adolescenti);
• tasso di disoccupazione del 1,3% (3,6% in Lombardia; 8,7% in Italia);
• elevato tasso di disoccupazione femminile (2,5%) rispetto a quella maschile (0,6%);
• fabbisogno annuo di circa 3800 persone nel settore privato;
• circa 3000 nati all’anno e un saldo positivo demografico annuo di oltre 2000 persone;
• popolazione in età lavorativa di circa 221mila unità (42mila <15 anni; 48mila >64 anni);
• popolazione attiva di circa 145mila unità (143mila occupati, di cui 54mila donne, 2mila
disoccupati in ricerca attiva, di cui 1400 donne);
• occupati totali: 42,6% industria (meccanica), 32% servizi, 17,6% commercio, 5,6%
costruzioni, 2,2% agricoltura;
• oltre il 25% di lavoratori autonomi (più del 50% in Agricoltura e Commercio);
• tasso di attività pari al 54% (53,5% Lombardia, 49% Italia) : 67,5% maschile, 41% femminile;
• tasso di occupazione maschile: 64,8%:
• tasso di occupazione femminile: 49,2%
La popolazione femminile in età lavorativa
AREA DEL TERRITORIO
RESIDENTI
111mila
Montagna
10,25%
Lecco
28,60%
Brianza
61,15%
FORZE DI LAVORO
56mila
10,25%
28,60%
61,15%
TERZIARIO
35mila (62,90%)
10,25%
28,60%
61,15%
I Servizi all’Infanzia
• i servizi nido della Provincia di Lecco ospitano il 6% di tutta la popolazione in età da nido;
• la richiesta riceve accoglienza nel 64% dei casi, soddisfacendo appieno le necessità della
famiglia almeno in termini di tempo, mentre il 36% deve iscriversi alle liste d’attesa;
• esistono altri servizi integrativi, quali punti gioco, nidi famiglia, spazi – gioco, spazi per
attività ludiche durante i periodi estivi, offerta di baby-sitting.
AREA DEL TERRITORIO
Montagna
Lecco
Brianza
N° NIDI
0
9
9
N° SERVIZI PRIMA INFANZIA
5
11
7
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Al fine di sostenere l’attuazione dei Centri Risorse Donne è necessario disporre di
72
risorse umane con le seguenti competenze:
• capacità di relazione
• saper utilizzare le tecniche di comunicazione e di animazione di gruppo
• conoscere le teorie relative alla Psicologia della Comunicazione
• saper rilevare i problemi, le necessità e le aspettative della donna
• saper elaborare un progetto realistico, coerente con le competenze della donna e
coerente con le risorse del contesto socio-economico
• comunicare in relazione al progetto: ascoltare – esporre – formalizzare
• lavorare in équipe
• favorire il trasferimento di informazioni alle donne in merito al sistema impresa e
al mercato del lavoro
• promuovere i servizi e le attività del Centro
• saper integrare nuove conoscenze alla propria attività (auto-formazione)
Per rafforzare le attività di networking e di cooperazione con gli enti pubblici e private dell’area territoriale nel campo delle parti opportunità è necessaria un grande
coordinamento da parte della Provincia di Lecco, continuando lo svolgimento delle
azioni di sistema e delle attività di progettazione precedentemente descritte.
10
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
I modelli territoriali non possono essere trasferiti poiché sono strettamente legati ad un
contesto specifico.
Tuttavia è possible trasferire le metodologie e gli approcci utilizzati per svolgere le azioni
del progetto. Nel caso del WP9, abbiamo già evidenziato l’importanza che hanno avuto i
seguenti approcci:
• attività di networking;
• realizzazione di azioni di sistema;
• una pianificazione territoriale continua.
Per utilizzare queste metodologie in altri contesti è necessario assicurare un forte coordinamento di tutte le politiche di Pari Opportunità, garantendo così un legame con i veri
bisogni territoriali.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Provincia Lecco
Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4
CAP 23900
Città Lecco
Stato Italia
Persona di contatto Barbara Funghini, Marco Cimino
Posizione/Funzione Responsabile di progetto, Coordinatore del progetto
Tel. +39 0341 295307
Fax +39 0341 295333
e-mail [email protected]
Sito web www.provincia.lecco.it
73
10
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Questa azione pilota è stata validata nel novembre 2005 dai partner di WomenAlpnet per la sua innovatività, focalizzazione e ulteriore attenzione sulle tematiche
specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Provincia di Lecco
Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4
CAP 23900
Città Lecco
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Project Manager Staff
Funzione Project Manager Staff
tel +39 0341-295307
email [email protected]
Data di presentazione 5 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Servizi all’infanzia nell’area alpina, piani territoriali degli orari
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
74
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
11
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Imprenditoria sociale femminile: una rete per la qualità della vita sul territorio e
l’integrazione delle donne nella vita economia e sociale
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Regione Lombardia – Province di Milano, Lodi, Pavia, Varese (155 comuni)
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Regione Lombardia –Direzione Generale Enti Locali Ufficio Politiche Femminili
Altri principali partner coinvolti
Formaper azienda speciale della Camera di Commercio
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Obiettivo principale del progetto è quello di favorire la nascita di Imprese sociali avviate e gestite da donne che riescano ad accrescere sui territori di riferimento, un’offerta
qualificata e personalizzata di servizi socio-assistenziali ed educativi coerente con i bisogni del territorio-mercato. Il progetto è finalizzato ad aumentare l’offerta qualificata dei
servizi alle persone nei territori coinvolti, definendo standard qualitativi e tipologie di
servizi differenziati e flessibili. Sostenere la nascita e il consolidamento di imprese sociali che siano in grado di creare nuova occupazione femminile, avviare uno sviluppo economico compatibile con gli obiettivi di coesione sociale e favorire la conciliazione tra vita
familiare e professionale. Accrescere le competenze professionali delle risorse umane
all’interno delle imprese sociali per migliorare la qualità dei servizi offerti. Aumentare
l’informazione e sensibilizzare gli attori istituzionali locali verso una politica concertata
e partecipata di sviluppo e miglioramento del welfare locale. Raccordare domanda e
offerta di servizi e migliorare il rapporto tra impresa sociale ed ente locale contribuendo
anche a definire possibili procedure per il sostegno alle imprese sociali. Costituire una
rete, anche telematica, di comunicazione e di informazione tra tutte le imprese sociali
neo-nate e gli operatori economici e istituzionali sul territorio.
2. Attività & beneficiari coinvolti
Ricerca e analisi di buone prassi riguardanti l’offerta di servizi sociali ed educative con
particolare riguardo a modelli di servizi che incidono sul miglioramento della qualità
della vita delle donne e sulla conciliazione tra I tempi di vita e tempi di lavoro.Studio dei
fabbisogni di servizi sociali attraverso la metodologia dei Focus con il coinvolgimento di
soggetti istituzionali e attori privilegiati in grado di fornire dati e informazioni e che operano a diverso titolo e grado nei processi di programmazione o erogazione di servizisocioassistenziali ed educativi nei Comuni di riferimento. La ricerca analizzerà inoltre le
caratteristiche della disoccupazione femminile e dell’offerta di lavoro sui territori di rife-
75
11
rimento. Mappa delle opportunità imprenditoriali realizzata sulla base dei fabbisogni di
servizi sociali, educativi e di cura, mettendo in evidenza tutte le opportunità imprenditoriali e di lavoro autonomo che potranno crearsi per soddisfare I bisogni di servizi emersi a livello locale. Analisi dei fabbisogni formativi per progettare e sperimentare nuovi
modelli di formazione e assistenza tecnica adeguati all’avvio di nuove imprese sociali e
di attività autonome nel settore dei servizi alla persona.
Beneficiari coinvolti Sindaci, assessori, operatori socio-assistenziali ed educativi, consorzi e cooperative sociali, donne inoccupate, donne con titoli di studio deboli, lavoratrici
autonome
3. Principali risultati ottenuti
Dal progetto sono nate 12 imprese sociali. Il progetto è stato presentato in diversi
paesi europei come modello di politica di sviluppo locale
4. Durata (da-a)
1999-2001
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 1.032.913,00 (Lire 2.000.000.000)
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
100 % fondo Parco Progetti - Ministero del Lavoro
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Dossier in formato cartaceo in italiano, gratuito
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il progetto, vincitore assoluto di “Ragionando 99” del Forum P.A, ha tenuto conto dei
contesti territoriali e delle esperienze precedenti attraverso un’analisi approfondita
dei bisogni e dell’offerta di ciascun territorio coinvolto.
Il quadro logico ha previsto fasi diverse che hanno coinvolto destinatari diversi: ricerca, animazioni del territorio e orientamento, formazione, assistenza tecnica, accompagnamento e messa in rete tra le neo imprese
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Il modello proposto è stato coordinato da un Comitato di Pilotaggio che ha avuto il compito di validazione scientifica e metodologica degli interventi e azioni del progetto, di
valutazione e monitoraggio in itinere delle stesse, di valutazione e proposta delle opportune modifiche in corso d’opera. Il Comitato di pilotaggio è stato composto da rappresentanti di Regione Lombardia e Formaper oltre che esperti delle Università Lombarde
da esponenti del volontariato e imprese sociali
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
76
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Dati non disponibili
11
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Dati non disponibili
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Riteniamo che il modello proposto possa essere trasferito in qualsiasi contesto; le
risorse umane e di gestione sono proporzionali ai territori coinvolti
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Formaper
Indirizzo via Camperio, 1
CAP 20123
Città Milano
Stato Italia
Persona di contatto Marilena La Fratta, Giusy Mingolla
Posizione/Funzione Funzionaria Regione Lombardia (M. La Fratta)
Tel. +39 02 67655207
Fax +39 0267656592
e-mail marilena_la [email protected]
Sito web www.politichefemminili.regione.lombardia.it
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Università Lombarde
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
77
11
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Comitato di pilotaggio
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Regione Lombardia
Indirizzo Via Fabio Filzi 22
CAP 20124
Città Milano
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Paola La Monica
Funzione Coordinatrice Progetto Women-Alpnet
tel. +39 02 67654858
email [email protected]
Data di presentazione 21 settembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Esperienze di conciliazione in aziende private
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
78
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
12
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
La risorsa femminile per accompagnare la creazione d’impresa e lo sviluppo locale
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Regione Lombardia –Direzione Generale Enti Locali Ufficio Politiche Femminili
Altri principali partner coinvolti
Formaper azienda speciale della Camera di Commercio, Sviluppo Italia
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Obiettivo principale del progetto è quello di rendere più accessibile la domanda di
imprenditorialità espressa dalle donne.
In primo luogo sono state messe a fuoco le reali criticità femminili nell’accesso al ruolo
imprenditoriale e in secondo luogo sono stati disegnati modelli di intervento che affrontano il tema della promozione dello sviluppo locale e della nuova imprenditorialità femminile sia dal punto di vista di qualificazione dell’offerta degli strumenti e dei servizi, che
sotto il profilo della stimolazione della domanda di imprenditorialità.
Il progetto mira a creare anche una figura professionale “Esperto/a di parità per l’imprenditoria femminile e lo sviluppo locale”; questa figura operando all’interno di enti
istituzionali dovrebbe essere capace di “leggere” il territorio e rendere accogliente e facilitante le scelte lavorative delle donne, rafforzando il ruolo degli enti nei processi di valorizzazione del potenziale femminile in chiave imprenditoriale, nonché a elaborare politiche di attuazioni delle Pari Opportunità
2. Attività & beneficiari coinvolti
Sul territorio Lombardo gli enti beneficiari sono stati gli enti aderenti alla rete regionale dei
centri risorse, le Camere di Commercio e le relative aziende speciali che si occupano di promozione e di sviluppo dell’imprenditorialità, i Comitati per l’imprenditoria femminile legge
215/92 e tutte le associazioni di categoria, femminili e imprenditoriali rappresentati.
3. Principali risultati ottenuti
Formazione, accompagnamento e assistenza personalizzata a 60 Enti della Lombardia
per servizi a supporto dell’imprenditorialità e dello sviluppo locale.
4. Durata (da-a)
01/11/2001 30/10/2002
79
12
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 498.845,75
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
45% finanziamento FSE € 224.480,57
55% finanziamento Fondo di rotazione € 274.365,14
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Dossier in formato cartaceo in italiano, gratuito
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il progetto, ha tenuto conto dei contesti territoriali attraverso un’analisi approfondita dei bisogni e dell’offerta da parte delle donne che vogliono intraprendere un’attività in proprio.
Il quadro logico ha previsto fasi diverse che hanno coinvolto destinatari diversi: formazione per i formatori, per i decisori locali, per i funzionari del sistema creditizio,
delle Camere di Commercio e delle Associazioni di categoria. Divulgazione alle altre
13 regioni interessate.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Il modello proposto è stato coordinato da un gruppo di lavoro che ha avuto il compito
di validazione scientifica e metodologica degli interventi e azioni del progetto, di valutazione e monitoraggio in itinere delle stesse, di valutazione e proposta delle opportune modifiche in corso d’opera.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Dati non disponibili
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Dati non disponibili
80
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La presentazione degli obiettivi e dei risultati del progetto sono stati trasferite in 13
regioni (ob.3) attraverso l’organizzazione di incontri e seminari di confronto tra i
diversi operatori di sviluppo locale delle regioni coinvolte.
12
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Formaper
Indirizzo via Camperio, 1
CAP 20123
Città Milano
Stato Italia
Persona di contatto Marilena La Fratta, Giusy Mingolla
Posizione/Funzione Funzionaria Regione Lombardia (M. La Fratta)
Tel. +39 02 67655207
Fax +39 0267656592
e-mail marilena_la [email protected]
Sito web www.politichefemminili.regione.lombardia.it
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Gruppo di lavoro
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
81
12
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Regione Lombardia
Indirizzo Via Fabio Filzi 22
CAP 20124
Città Milano
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Paola La Monica
Funzione Coordinatrice Progetto Women-Alpnet
tel. +39 02 67654858
email [email protected]
Data di presentazione 21 settembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Esperienze di conciliazione in aziende private
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
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SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
SPOG: Supporto alla Programmazione in un’Ottica di Genere
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Provincia Autonoma di Trento (PAT)
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento Istruzione – Unità Organizzativa Pari
Opportunità
Altri principali partner coinvolti
Dipartimento di Economia dell’Università di Trento
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Predisposizione e successiva sperimentazione di una metodologia di valutazione di
impatto di genere da applicare agli atti di programmazione settoriale. La metodologia
proposta vuole costituire uno strumento complementare (e non sostitutivo) per la valutazione delle politiche pubbliche, con l’obiettivo specifico di promuovere una sensibilizzazione nei confronti del tema delle pari opportunità. Lo scopo è quello di fornire al decisore pubblico uno strumento adeguato in grado di accompagnare il processo di realizzazione dei propri interventi, assegnando un’attenzione particolare al principio di pari
opportunità.
Va sottolineato che questa metodologia non si propone di sostituire i metodi di valutazione già esistenti né si prefigge lo scopo di giudicare la validità degli obiettivi specifichi
della politica pubblica, ma piuttosto di verificare le conseguenze degli stessi interventi.
Inoltre l’adozione di questo metodo non costituisce in nessun modo un vincolo alla decisione politica. L’obiettivo ultimo resta quello di favorire una maggiore consapevolezza
del decisore politico, migliorando la qualità delle politiche e degli interventi.
L’applicazione della metodologia si prefigge i seguenti obiettivi:
• etico: favorire ed attivare un processo di sensibilizzazione alla dimensione sociale
del genere dall’interno;
• metodologico: sostenere il ciclo di programmazione delle politiche pubbliche
attraverso uno strumento che permetta di cambiare la qualità della progettazione
pubblica;
• economico: migliorare l’efficacia degli interventi pubblici.
2. Attività & beneficiari coinvolti
Lo SPOG è costituito da una “scheda per la valutazione”, uno strumento attendibile e applicabile abbastanza facilmente. Attraverso l’applicazione della Scheda agli atti di programmazione settoriale, ai piani, ai programmi, ai progetti, diviene possibile rilevare eventuali
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13
impatti differenziali nei confronti di uomini e donne; essa consente quindi di prendere consapevolezza degli effetti potenziali rispetto alle pari opportunità. Si tratta inoltre di un
metodo che accompagna l’intero processo, e costringe a tenere in considerazione un ulteriore punto di vista.
La scheda per la valutazione ex ante di pari opportunità è stata applicata sperimentalmente ad alcuni atti di programmazione settoriale della PAT per i quali da un primo esame,
era stata riscontrata la rilevanza della dimensione di genere. Si tratta:
• degli “Interventi di politica del lavoro per il triennio 2002-2004” dell’Agenzia del
Lavoro, sperimentazione realizzata dal Dipartimento Istruzione con la collaborazione
dell’Università di Trento
• del “Piano pluriennale 2000-2003” del Servizio Ripristino e valorizzazione Ambientale,
sperimentazione realizzata dal Dipartimento Istruzione;
• del “Piano di interventi in materia di politiche familiari”, sperimentazione realizzata
dal Dipartimento Istruzione nel dicembre 2004.
La scheda può essere applicata anche ai seguenti documenti di programmazione per i quali
è stata già effettuata l’analisi della rilevanza di genere:
• patti territoriali;
• piano sanitario provinciale;
• piano socio-assistenziale provinciale;
• programma statistico provinciale;
• disciplina dei servizi pubblici di trasporto provinciale.
3. Principali risultati ottenuti
Sinteticamente i risultati e le considerazioni che si possono trarre dalle sperimentazioni dello SPOG effettuate sono:
• l’applicazione dello strumento si è rivelata piuttosto agevole. Naturalmente poi
la difficoltà o le risorse da impiegare dipendono dal grado di approfondimento
che si vuole raggiungere. Per quanto riguarda un primo livello di applicazione si
può dire che non comporti assolutamente alcun aggravio nelle procedure.
• lo SPOG è stato applicato a due documenti già predisposti: in realtà dovrebbe
essere applicato contestualmente alla fase di programmazione, per permettere
eventuali tarature o ridefinizione degli obiettivi e delle relative misure.
• o SPOG è stato applicato nella fase di valutazione ex-ante, ma sicuramente il
livello di conoscenza e di approfondimento potrebbe essere più elevato se il ciclo
potesse essere completato con le fasi di monitoraggio e di valutazione ex-post.
4. Durata (da-a)
Dal 2003 a oggi (in fase di approvazione da parte della Giunta provinciale).
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 18.000 per esperti esterni
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
100%
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
1. un libretto in italiano nel quale viene illustrato lo strumento SPOG mediante le
slides utilizzate in occasione della sua presentazione, integrate da alcune
specifiche note esplicative;
2. risultati della sperimentazione sui due diversi atti di programmazione settoriale
della PAT sopra elencati.
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
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• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il “mainstreaming di genere” è la strategia che a livello comunitario si è ritenuto opportuno adottare e sollecitare presso i governi nazionali, da affiancare alle azioni positive per il
raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale. A livello nazionale si è lavorato attorno ad
una metodologia di Valutazione di Impatto Strategico di Pari Opportunità (V.I.S.P.O.), da
applicare in modo specifico alla programmazione 2000-2006 dei Fondi Strutturali. Infine, a
livello provinciale, è stato predisposto e sperimentato un metodo a supporto della programmazione in un’ottica di genere (SPOG), applicabile a tutto il processo della programmazione degli interventi della Provincia Autonoma di Trento.
L’integrazione della dimensione di genere all’interno delle politiche pubbliche avviene in
diverse fasi.
Una fase preliminare consiste nel verificare se la dimensione di genere sia rilevante per il
tipo di politica pubblica che si intende programmare: si tratta di capire se ha senso procedere all’integrazione dell’ottica di genere nel ciclo di vita della politica. È dunque necessario chiedersi se la proposta interessa più gruppi di popolazione, se ne modificherà le modalità di vita, se esistono e quali sono le differenze tra uomini e donne nell’area interessata
dall’intervento.
Laddove risulti che una politica ha implicazioni di genere, si procederà all’integrazione
della dimensione di genere intervenendo già nelle fasi preliminari alla programmazione.
L’analisi di contesto, sulla base della quale verranno individuati i bisogni e decisi gli interventi, quindi, dovrebbe riuscire a descrivere in modo chiaro le situazioni di vita di uomini
e donne nel territorio e negli ambiti interessati dall’intervento.
Le strategie di intervento individuate nei documenti programmatori (programmi, piani,
progetti), verranno poi sottoposte ad una valutazione ex ante, con lo scopo di verificare
quali possano essere gli impatti potenziali/attesi degli interventi programmati nei confronti dei divari di genere. La valutazione ex ante trova la sua collocazione ideale a fianco
della fase di decisione degli interventi; tra di esse si può innescare un circolo virtuoso poiché qualora venga rilevato un potenziale effetto indesiderato diviene possibile introdurre
dei correttivi (dove si ritenga che ciò sia necessario).
È in questa fase che può essere applicato lo strumento SPOG.
Nella fase di implementazione della politica, inoltre, può accompagnarsi un monitoraggio
degli interventi; a tal fine è indispensabile la raccolta di dati e la costruzione di indicatori
sensibili alla dimensione di genere, sulla base dei quali osservare la realizzazione degli
interventi.
Dopo la conclusione dell’intervento, la valutazione ex post avrà il compito di valutare,
attraverso opportuni indicatori, gli impatti di genere che l’intervento ha effettivamente
realizzato.
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8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
La metodologia proposta vuole costituire uno strumento complementare (e non sostitutivo) per la valutazione strategica delle politiche pubbliche, con l’obiettivo specifico di
promuovere una sensibilizzazione nei confronti del tema delle pari opportunità.
Si tratta quindi di completare la valutazione dell’impatto complessivo – economico, sociale ed ambientale – delle strategie di sviluppo, quali si esplicitano in politiche, programmi,
piani (ed eventualmente grandi progetti). La metodologia, quindi, si propone come uno
strumento aggiuntivo per il raggiungimento di una più completa consapevolezza degli
effetti degli interventi programmati.
Se la sostenibilità dello sviluppo è uno dei grandi principi di riferimento per le scelte programmatiche provinciali, lo SPOG può contribuire in modo effettivo alla creazione di strategie di sviluppo socialmente sostenibili, che si concretizzano nelle politiche, nei piani, e
nei programmi. Si tratta infatti di considerare lo sviluppo e la crescita non soltanto in termini economici, ma di dare la dovuta considerazione all’equità sociale degli interventi e,
non ultima, alla trasparenza delle proprie decisioni nei confronti del cittadino/utente.
Uomini e donne vivono situazioni di vita differenti; diversi sono i lori bisogni, le loro risorse ed opportunità, diversi sono i loro ruoli e modelli di partecipazione ai vari comparti
della società. A volte, però, le politiche pubbliche vengono costruite senza prendere in
considerazione le diverse situazioni di vita di uomini e donne. In altre parole le politiche
pubbliche spesso sono costruite in modo ‘neutro’ rispetto alla dimensione di genere e,
apparentemente, potrebbe sembrare che anche le conseguenze degli interventi sia neu-
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13
tro rispetto al genere. Ma proprio a causa delle differenze esistenti in partenza tra uomini e donne esse possono avere in realtà degli impatti differenziati, produrre effetti indesiderati e a volte rafforzare le disuguaglianze esistenti (non intenzionalmente).
Può anche succedere che i bisogni reali, diversificati dell’utenza, non vengano concretamente soddisfatti.
È evidente che la valutazione dell’impatto di genere è per sua natura parziale e da sola
non è in grado di garantire la sostenibilità sociale di una strategia di sviluppo; ma per
quanto non sufficiente essa ne costituisce una condizione necessaria e imprescindibile.
La metodologia presentata vuole essere un aiuto per evitare questi possibili effetti indesiderati dando la possibilità di eliminarli all’origine.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Di seguito una breve descrizione del contesto nel quale è stata realizzata la buona pratica.
La situazione economico-sociale della provincia di Trento è certamente molto positiva e
generalmente migliore rispetto agli indicatori della situazione italiana nel suo complesso.
Se si guarda però alla realtà con una prospettiva di genere, si può senz’altro rilevare che
emergono alcune differenze ancora rilevanti tra uomini e donne.
I numeri sono significativi: nel 2003 il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni
è pari al 51,4%, mentre quello maschile è del 76,1%. Gli obiettivi fissati dall'Unione europea rischiano di essere mancati: nel 2005 si sarebbe dovuti arrivare al 57%, nel 2010 al
60%. Ogni sei donne, quattro che lavorano; oggi, invece, sono solo tre.
Inoltre, nonostante la media della disoccupazione nella provincia sia più bassa che nel
resto del Paese, quella femminile è più elevata: 4% contro il 2,2% degli uomini. Il 16,2%
delle donne ha lavori a termine, contro il 7,4% degli uomini occupati, con un tasso di crescita positivo per le donne (i lavori precari aumentano) e negativo per gli uomini (aumenta l'occupazione a tempo indeterminato).
L'area del trentino ha subito negli ultimi decenni una radicale ridistribuzione della popolazione: ampi spostamenti verso le zone urbane di pianura e impoverimento economico
e sociale delle zone di montagna. Bisogna intrecciare relazioni e costruire reti: questo è il
compito che da sempre appartiene in particolare alle donne e che può rappresentare concretamente una parte significativa del loro contributo allo sviluppo locale, soprattutto
delle zone decentrate di montagna.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Ai fini della sostenibilità nel tempo dello SPOG sono necessari:
1. una struttura responsabile della gestione dello strumento;
2. tavoli di lavoro costituiti “ad hoc”, in collaborazione con le strutture di volta in
volta coinvolte, nel momento dell’applicazione dello strumento.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Gli elementi fondamentali ai fini della trasferibilità dello SPOG sono:
1. volontà politica di formalizzazione e presa in carico dello strumento da parte di
una specifica struttura;
2. una struttura/persona incaricata dell’applicazione dello strumento;
3. formazione degli operatori incaricati dell’applicazione dello strumento.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
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eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
Libretto in italiano nel quale viene illustrato lo strumento SPOG mediante le slides
utilizzate in occasione della sua presentazione, integrate da alcune specifiche note
esplicative.
13
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Unità Organizzativa Pari Opportunità del
Dipartimento Istruzione - Provincia Autonoma di Trento
Indirizzo via XXIV Maggio, 2
CAP 38100
Città Trento
Stato Italia
Persona di contatto Lucia Trettel
Posizione/Funzione Direttore dell’Unità Organizzativa Pari Opportunità
Tel. +39 0461496256
Fax +39 0461496288
e-mail [email protected]
Sito web www.pariopportunita.provincia.tn.it
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
La realizzazione dello strumento è stata affidata al Dipartimento Economia
dell’Università di Trento
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione Provincia Autonoma di Trento
Indirizzo via XXIV Maggio, 2
CAP 38100
Città Trento
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Lucia Trettel
87
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Funzione Direttore dell’Unità Organizzativa Pari Opportunità
tel. +39 0461496256
email [email protected]
Data di presentazione 28 settembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Occupabilità:
Principali questioni da affrontare: persistenza del gap occupazionale tra uomini e
donne e forte incidenza del precariato tra le donne.
Principali beneficiari da coinvolgere: donne (in particolare giovani e in fase di reinserimento lavorativo).
Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana.
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare: calo di occupazione femminile in presenza di figli
piccoli; scarsa condivisione del lavoro di cura, poca flessibilità nelle imprese.
Principali beneficiari da coinvolgere: uomini e donne con figli piccoli; imprese.
Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana.
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
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SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Women-Alpnet - Work Package 10 - Territorial Pilot Action
A model of “virtual resource centre” to promote the participation of women in the
local development
Women-Alpnet – Macrofase 10 - Azione Pilota Territoriale
Uno sportello di servizi integrati per sostenere la partecipazione femminile allo
sviluppo locale
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Provincia Autonoma di Trento (PAT)
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento Istruzione – Unità Organizzativa Pari
Opportunità
Altri principali partner coinvolti
Il “Gruppo Pilota”. Il gruppo di lavoro composto da 25 rappresentanti di diversi, significativi attori locali, quali: Agenzia del Lavoro, Accademia di Commercio e Turismo,
Agenzia Provinciale Assistenza e Previdenza Integrativa, ONG del campo sociale culturale, Associazioni di categoria, Commissione Provinciale Pari Opportunità, Ufficio
Provinciale Fondo Sociale Europeo, altri settori della Amministrazione Provinciale di
Trento, Sindacati, Università di Trento.
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• Progettazione e sperimentazione di un modello di Centro Risorse Donne “virtuale”: il
Centro Risorse Pari Opportunità. Quest’ultimo vuole essere un vero e proprio portale
tematico intelligente, uno “snodo informativo/consulenziale”, accessibile via internet, in
grado di fornire reali servizi all’utenza, offrendo una sintesi delle disponibilità ed opportunità provinciali volte a sostenere e favorire la partecipazione femminile allo sviluppo
locale. Il progetto ha preso il via dalla struttura del vecchio portale delle pari opportunità in provincia di Trento (www.pariopportunita.provincia.tn.it), che si è deciso di mantenere quale struttura di base anche per il nuovo portale. L’intento è stato quello di riunire nel portale tutti i servizi offerti sul territorio provinciale suddividendoli nelle aree
tematiche di competenza.
• Oltre alla progettazione, sperimentazione e realizzazione del centro risorse virtuale,
l’azione pilota si propone di gettare le basi per la realizzazione di una vera e propria rete
tra i soggetti attivi sul territorio provinciale. L’obiettivo della rete è, da una parte, permettere il perdurare nel tempo dei rapporti instaurati tra i diversi operatori che ne prendono parte, dall’altra, incentivare e favorire il continuo e duraturo scambio di informazioni tra gli stessi
• Tramite il portale e, soprattutto, tramite il processo messo in atto per la sua proget-
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14
tazione, non vanno dimenticati anche gli intenti di diffondere il concetto di pari opportunità a diversi livelli e in diversi ambiti, e di stimolare la presa in carico del principio di
pari opportunità in ciascuno degli interventi adottati dai diversi operatori, favorendo
così quello che in gergo tecnico viene definito gender-mainstreaming.
Il presente lavoro è il risultato di una delle azioni pilota del progetto europeo
“WOMEN-Alpnet”, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Interreg III B - Programma Spazio Alpino.
2. Attività & beneficiari coinvolti
Il percorso di realizzazione del Centro Risorse Pari Opportunità si è composto di cinque
macro-fasi progettuali:
• macro-fase 1: presentazione e condivisione pubblica del progetto;
• macro-fase 2: costituzione del gruppo pilota (gli interlocutori privilegiati);
• macro-fase 3: progettazione del centro risorse;
• macro-fase 4: sperimentazione del centro risorse;
• macro-fase 5: messa a regime del centro risorse.
Fin dall’inizio è apparso chiaro che per la buona riuscita del progetto era indispensabile la partecipazione dei suoi beneficiari durante l’intero ciclo di vita del progetto stesso
(design partecipativo) e, per tale motivo, si è manifestata fin da subito la necessità di
una stretta collaborazione con soggetti strategici dello sviluppo locale. Per costruire un
servizio che riuscisse ad essere il più possibile concreto e utile, aderente alle reali esigenze dei soggetti che lavorano sul territorio (i destinatari del portale), si è pensato di
coinvolgere tali soggetti nelle fasi di progettazione e sperimentazione del sito, costituendo il cosiddetto gruppo pilota.
I primi destinatari del portale sono gli attori che sul territorio, a vario titolo, svolgono un
ruolo attivo per lo sviluppo locale. Il centro risorse rappresenta un vero e proprio servizio
intermedio tra gli operatori che offrono servizi sul territorio provinciale (i quali tramite il
portale possono attingere a diverse informazioni per intervenire e concretizzare le proprie
azioni specifiche a favore delle donne) e le donne stesse, che rimangono le vere ed effettive beneficiarie dello sportello virtuale. In questo senso, in questa prima fase, il Centro
Risorse è un centro risorse di secondo livello (business to business), che si rivolge non direttamente alle donne ma agli operatori dello sviluppo locale. L’obiettivo finale è quello di
trasformare il centro risorse in uno sportello per l’utenza femminile ossia in un centro risorse di primo livello (business to customer).
3. Principali risultati ottenuti
L’intero lavoro è partito con l’obiettivo di creare una rete di istituzioni locali e servizi
al fine di promuovere e sostenere la partecipazione delle donne allo sviluppo economico locale.
L’intento di costruire uno strumento per e con gli operatori locali è stato raggiunto
seguendo un percorso di design partecipativo, in base al quale i destinatari del centro risorse assumono un ruolo propositivo e quindi attivo, a partire dalla sua fase di
ideazione e progettazione fino alla messa in linea finale. L’idea è stata quella di “decidere insieme” agli operatori già presenti sul territorio la forma e la sostanza dei contenuti di cui avrebbero poi potuto usufruire. È per tale motivo che è nato il gruppo
pilota formato da 27 operatori del territorio (associazioni, enti pubblici, università),
una “comunità” nata per la realizzazione del design partecipato del portale. La rete,
uno dei risultati di fondo del progetto è quindi stato raggiunto già nella fase di progettazione: i soggetti sono entrati in comunicazione.
4. Durata (da-a)
Da febbraio 2004 a dicembre 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 160.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
100% 50% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino”
50% fondi nazionali
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
90
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
• Atti del convegno per la presentazione al pubblico del progetto di creazione del
Centro Risorse Pari Opportunità. Il documento è disponibile sia in formato
cartaceo che in formato elettronico (scaricabile all’indirizzo
www.pariopportunità.provincia.tn.it ). Lingua italiana.
• Portale che ospita il Centro Risorse Pari Opportunità, in linea a partire dal mese
di Novembre 2005 all’indirizzo www.pariopportunità.provincia.tn.it
• Linee guida relative all’intero processo di progettazione e sperimentazione del
Centro Risorse Pari Opportunità disponibili, sia in formato cartaceo che in
formato elettronico, – in italiano e inglese.
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7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
L’intero portale è stato progettato con il supporto del gruppo pilota, costituito da un
insieme di interlocutori privilegiati che hanno dato la propria disponibilità a collaborare in
modo più attivo a tutte le fasi di progettazione e realizzazione del Centro Risorse Pari
Opportunità, un gruppo pensato con le seguenti funzioni:
• valutare e verificare punti di forza e di debolezza del sito già esistente;
• individuare e proporre i servizi per ogni area tematica del nuovo portale;
• sperimentare sistematicamente le nuove realizzazioni valutandone validità;
• partecipare attivamente alla valutazione dei risultati.
Accanto al gruppo pilota ha lavorato un team così articolato:
• project manager;
• collaboratore/coordinatore del progetto;
• responsabile amministrativo;
• coordinatore gruppo pilota e supporto progettuale;
• raccolta ed inserimento dati nel portale;
• gruppo pilota;
• gruppo tecnico informatico.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
Il Centro Risorse Pari Opportunità “virtuale” rappresenta senza dubbio un caso interessante di progettazione che coinvolge attivamente i futuri utilizzatori del sistema informativo fin dalle prime fasi di progettazione. L’idea di realizzare tale percorso partecipativo è stata dettata, più che dalla consapevole decisione di mettere in campo una metodologia di progettazione partecipativa, dalla volontà di creare un sistema realmente utile e
fruibile dai soggetti direttamente coinvolti. Il coinvolgimento attivo di tali soggetti è sembrato la logica risposta al tentativo di creare un Centro Risorse effettivamente utile e
capace di dare un contributo importante alle pari opportunità sul territorio.
Nel concreto svolgimento di tutto il percorso di progettazione, è emersa in modo chiaro
la necessità di creare un linguaggio comune e degli spazi di significato condivisi.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
91
14
La situazione economico-sociale della provincia di Trento è certamente molto positiva e
generalmente migliore rispetto agli indicatori della situazione italiana nel suo complesso. Se si guarda però alla realtà con una prospettiva di genere, si può senz’altro rilevare
che emergono alcune differenze ancora rilevanti tra uomini e donne”.
Nel 2003 il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è pari al 51,4%, mentre
quello maschile è del 76,1%. Gli obiettivi fissati dall'Unione europea rischiano di essere
mancati: nel 2005 si sarebbe dovuti arrivare al 57%, nel 2010 al 60%. Ogni sei donne,
quattro che lavorano; oggi, invece, sono solo tre.
Inoltre, nonostante la media della disoccupazione nella provincia sia più bassa che nel
resto del Paese, quella femminile è più elevata: 4% contro il 2,2% degli uomini. Il 16,2%
delle donne ha lavori a termine, contro il 7,4% degli uomini occupati, con un tasso di crescita positivo per le donne (i lavori precari aumentano) e negativo per gli uomini
(aumenta l'occupazione a tempo indeterminato).
L'area del trentino ha subito negli ultimi decenni una radicale ridistribuzione della popolazione: ampi spostamenti verso le zone urbane di pianura e impoverimento economico
e sociale delle zone di montagna. Alla luce di questi dati bisogna intrecciare relazioni e
costruire reti: questo è il compito che da sempre appartiene in particolare alle donne e
che può rappresentare concretamente una parte significativa del loro contributo allo sviluppo locale, soprattutto delle zone decentrate di montagna.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
La sostenibilità del progetto dipende sostanzialmente dall’aggiornamento del portale. Questa attività sarà possibile grazie a:
• un operatore on-line incaricato di raccogliere e sistematizzare il materiale
necessario all’aggiornamento del portale;
• un sistema di gestione dei contenuti (il cosiddetto “gestionale”) che permetta di
aggiornare e modificare costantemente i contenuti delle pagine del portale.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
Uno degli obiettivi principali dell’intero progetto è stato, fin dall’inizio, verificare e
favorire la trasferibilità del modello ossia la sua capacità ad “essere utilizzato” e “farsi
utilizzare” in contesti e ambiti diversi da quello originario.
Per tale motivo è stata elaborata la scheda di trasferibilità del processo, uno strumento che, ricostruendo tutte le fasi (macro ed operative) del percorso progettuale in
termini di processo, può risultare utile in tal senso per due ordini di motivi:
1. da un lato è uno strumento di riscontro in quanto, sottoposto ad altri partner o
soggetti, permette di verificare se il processo per fasi attivato è trasferibile in altri
contesti;
2. dall’altro può essere visto come uno strumento di analisi in termini di fattibilità da
sottoporre in via preliminare a coloro che sono interessati al trasferimento
dell’esperienza al fine di raccordare il processo di riferimento alle specificità o ai vincoli
di un altro territorio.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
L’obiettivo delle linee guida è quello di:
• ricostruire il processo attivato in sede progettuale per la realizzazione del Centro
Risorse Pari Opportunità in forma virtuale;
• offrire un modello ed una strumentazione di lavoro a tutti coloro che, in altri contesti
locali e territoriali, intendono intraprendere il medesimo percorso progettuale.
L’azione pilota è stata selezionata come una delle 15 buone pratiche realizzate dalle
regioni, dalle province e dai comuni a favore delle donne nel primo censimento nazionale volto ad evidenziare i buoni esempi del binomio donne e tecnologia. Queste buone
pratiche sono state raccolte nel libro “Donne e tecnologia. Le buone prassi nella Pubblica
Amministrazione italiana”, curato da Antonio Dini, Il Sole 24 ORE, Milano Ottobre 2005.
92
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Unità Organizzativa Pari Opportunità del
Dipartimento Istruzione - PAT
Indirizzo via XXIV Maggio, 2
CAP 38100
Città Trento
Stato Italia
Persona di contatto Lucia Trettel
Posizione/Funzione Direttore dell’ Unità Organizzativa Pari Opportunità
Tel. +39 0461496256
Fax +39 0461496288
e-mail [email protected]
Sito web www.pariopportunita.provincia.tn.it
14
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
L’azione pilota è stata selezionata come une delle 15 buone pratiche realizzate da enti pubblici italiani (regioni, province e comuni) a favore delle donne nel primo censimento nazionale volto ad evidenziare i buoni esempi di azioni per promuovere un maggior coinvolgimento delle donne nelle professioni tecnologiche ed è stata ritenuta riproducibile in altre
aree. Le 15 buone pratiche sono state selezionate e valutate (su un totale di 57 presentate),
a maggio 2005, da una giuria di esperti indipendenti (dipendenti della pubblica amministrazione e professori universitari) nominata da Microsoft, in collaborazione con Accenture,
Hewlett-Packard ed Intel, all’interno di un programma triennale focalizzato sulla
Responsabilità Sociale nelle Imprese “futuro@lfemminile” (www.futuroalfemminile.it ),
sponsorizzato dai Ministeri Italiani delle Pari Opportunità e dell’Innovazione e delle Nuove
Tecnologie. Inoltre le buone pratiche selezionate sono state pubblicate nel libro “Donne e tecnologia. Le buone prassi nella Pubblica Amministrazione italiana”, curato da Antonio Dini, Il
Sole 24 ORE, Milano Ottobre 2005.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
L’azione pilota è stata validata come una buona pratica dal gruppo pilota che ha partecipato alla realizzazione della stessa. Inoltre nel novembre 2005 l’azione pilota è stata
validata anche dai partner di Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e
ulteriore attenzione sulle tematiche specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale
e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia
e l’approccio multidisciplinare addottati e per gli strumenti innovativi selezionati.
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
I destinatari della prima fase di lavoro, gli operatori locali, hanno partecipato alla
valutazione del portale tramite il gruppo pilota.
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione - PAT
Indirizzo via XXIV Maggio, 2
CAP 38100
Città Trento
Stato Italia
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14
Nome del/della compilatore/trice Lucia Trettel
Funzione Direttore dell’ Unità Organizzativa Pari Opportunità
tel. +39 0461496256
email [email protected]
Data di presentazione
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Occupabilità:
Principali questioni da affrontare: persistenza del gap occupazionale tra uomini e
donne e forte incidenza del precariato tra le donne.
Principali beneficiari da coinvolgere: donne (in particolare giovani e in fase di reinserimento lavorativo).
Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana.
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare: calo di occupazione femminile in presenza di figli
piccoli; scarsa condivisione del lavoro di cura, poca flessibilità nelle imprese.
Principali beneficiari da coinvolgere: uomini e donne con figli piccoli; imprese.
Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana.
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
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SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Progetto Slalom
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Lombardia, Piemonte, Puglia
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Euroimpresa Legnano scrl (Agenzia pubblica di sviluppo territoriale; ente gestore)
Altri principali partner coinvolti
Tre diverse Partnership di Sviluppo promotrici di Progetti EQUAL 1° Fase - Azione 3
Il parternariato comprendeva enti locali e istituzionali, agenzie di sviluppo locale e
società private.
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
• Promuovere una forte azione di mainstreaming di genere a livello verticale e
orizzontale
• Definire modelli di intervento che facilitino l’integrazione del tema della conciliazione
nelle politiche di sviluppo locale
• Sensibilizzare gli operatori locali -amministratori, dirigenti e funzionari degli enti locali,
operatori di enti privati e del privato sociale- sulla necessità di concertare a livello
territoriale ed in ambito aziendale intereventi ed azioni di sistema a sostegno della
conciliazione tra responsabilità professionali e responsabilità familiari.
• Fornire strumenti specifici e competenze adeguate affinché la prospettiva di genere
possa entrare a far parte sistematicamente delle politiche sociali, aziendali e culturali
di un territorio.
2. Attività & beneficiari coinvolti
ATTIVITÀ
Definizione di un modello di intervento integrato che favorisca lo sviluppo di processi concertativi a livello locale sul tema della conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali
Realizzazione di materiale mirato:
• n.° 1 “Guida alla Concertazione di politiche di Pari Opportunità e Conciliazione Vita e
Lavoro”
- La guida individua modelli innovativi di accompagnamento al lavoro, alla
formazione e alla crescita professionale mediati da nuove figure professionali
- Definisce strategie di intervento per l’ inserimento della dimensione di genere e
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15
dell’attenzione alla conciliazione nei modelli organizzativi aziendali.
- Propone alcuni modelli di concertazione negoziata in tema di Pari Opportunità a
livello locale
• n. ° 1 CD-Rom “Le politiche di conciliazione fra responsabilità professionali e
responsabilità familiari personali nel contesto locale” uno strumento di auto
aggiornamento che, oltre ad offrire un inquadramento generale della problematica
ed una panoramica sulla legislazione in materia fornisce esercitazioni, case study e i
riferimenti base per ulteriori approfondimenti.
Realizzazione di seminari di sensibilizzazione con amministratori locali e Istituzioni regionali e nazionali
BENEFICIARI
Sono stati coinvolti nell’attività di sensibilizzazione i seguenti beneficiari
Amministratori dirigenti e funzionari di enti locali di Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia,
Unioncamere, Camera di Commercio del Veneto, Commissione nazionale Pari opportunità,
Funzionari regionali, Regione Puglia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Ministero del Lavoro
3. Principali risultati ottenuti
Attraverso l’attività del Progetto si sono conseguiti i seguenti risultati
• è stato prodotto materiale di facile consultazione e diffusione, per lo sviluppo di
attività di mainstreaming di genere in ambito locale, regionale e nazionale
• si è aperto un dibattito a livello territoriale sui temi legati alla concertazione in
ambito locale di politiche a sostegno della conciliazione tra responsabilità
familiari e responsabilità professionali.
4. Durata (da-a)
da maggio 2004 a ottobre 2005
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 80.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
FSE (Programma di Iniziativa Comunitaria Equal 1° fase)
Fondi nazionali e regionali
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Catalogo cartaceo e CD ROM, in lingua italiana, gratuiti
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione dell’intervento i partner hanno
potuto fare riferimento ad un ricco patrimonio di esperienze e competenze sviluppato
attraverso un’attività più che decennale nel campo.
La metodologia utilizzata sia in fase di progettazione del materiale che in fase di realizzazione degli interventi ha fatto riferimento alla metodologia del lavoro di rete e di sviluppo di comunità.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
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(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
La innovatività della buona prassi risiede soprattutto:
• nell’avere evidenziato l’importanza di progettare interventi locali a sostegno della
conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali coinvolgendo diversi
ambiti di intervento: le amministrazioni locali, le imprese, il sistema della formazione.
• nell’aver fornito indicazioni relativamente alla metodologia con cui realizzare
un’azione di concertazione territoriale sulle tematiche della conciliazione tra
responsabilità familiari e responsabilità professionali.
15
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
L’esperienza di sensibilizzazione è facilmente riproducibile grazie agli strumenti prodotti
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
L’iniziativa è facilmente sostenibile in quanto l’azione di sensibilizzazione rivolta agli
attori locali e il mainstreaming di genere possono essere poi successivamente sviluppati nei diversi contesti locali dagli stessi soggetti coinvolti e sensibilizzati.
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
L’esperienza realizzata è facilmente trasferibile nel contesto italiano. L’attivazione di
un intervento di sensibilizzazione in altri contesti locali potrà avvalersi del CD ROM e
della guida, capitalizzando così tutta la fase di ideazione e produzione del materiale
informativo sulle tematiche della conciliazione
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
L’esperienza è documentabile sia attraverso i prodotti che attraverso i report delle attività seminariali realizzate
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Centro di Iniziativa Europea - CdIE soc. coop.
Indirizzo via Poerio, 39
CAP 20129
Città Milano
Stato Italia
Persona di contatto Marisa Gualzetti
Posizione/Funzione Responsabile di progetto
Tel. +39 0220524711
Fax +39 0220524733
e-mail marisagualzetti@cdiecoop
Sito web www.cdiecoop.it
97
15
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………….……………………………………………………………………
…………………………………………………………..............................................................
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Dal Comitato Tecnico Scientifico del Progetto che ha verificato: adeguatezza delle informazioni contenute nei documenti, validità della metodologia di intervento proposta,
esaustività delle fonti normative consultate e citate, facilità di consultazione.
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Centro di Iniziativa Europea – CdIE soc. coop.
Indirizzo via Poerio, 39
CAP 20129
Città Milano
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Marisa Gualzetti
Funzione Responsabile di progetto
tel. +39 02 20524711
email [email protected]
Data di presentazione 8 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Interesse a conoscere esperienze di interventi a sostegno della conciliazione realizzati in altri paesi nell’ambito dei servizi alla persona ed in ambito aziendale.
In particolare interesse a conoscere attraverso quali modalità sono state create le
partnership di sviluppo e come si è assicurata la sostenibilità delle iniziative.
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
16
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Comunico Donna, Comunicazione Istituzionale, Mercato del Lavoro, Pari Opportunità
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Regione Lombardia
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
CE.SVI.P. Centro Sviluppo Piccola Media Impresa
Altri principali partner coinvolti
CdIE - Centro di Iniziativa Europea soc. coop., Domus Academy, Lega delle
Autonomie Locali Lombardia
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
1. Sviluppare un’indagine conoscitiva e metodologica su come la comunicazione
istituzionale della Lombardia, in particolare quella relativa alla promozione delle risorse
umane nel mondo del lavoro, veicola le rappresentazioni di genere;
2. Sviluppare una ricerca qualitativa sulle pubblicità commerciali dei principali mezzi di
comunicazione, in particolare quelle che veicolano l’immagine della donna lavoratrice
per indagare, in ottica di genere, i modelli di ruolo professionale e familiare;
3. Elaborare linee-guida e proposte progettuali per la comunicazione dei servizi che
promuovono la cultura di genere e facilitano l’accesso delle donne alle opportunità del
territorio in un’ottica di conciliazione dei tempi;
4. Introdurre elementi di genere nella comunicazione istituzionale promossa dagli enti
locali e le istituzioni a livello lombardo e nazionale;
5. Promuovere e diffondere la buona pratica presso gli enti locali e le istituzioni di parità
regionali e nazionali.
2. Attività & beneficiari coinvolti
ATTIVITÀ
Ricerca sulle campagne di comunicazione attivate da un campione significativo di enti
pubblici ed istituzioni lombarde in merito alle pari opportunità; analisi di buone prassi.
La ricerca fa particolare riferimento alle azioni di marketing dei servizi riguardanti politiche
del lavoro e analizza la comunicazione sulla promozione professionale e occupazionale
delle risorse umane, il livello di integrazione e coerenza, l'efficacia delle soluzioni adottate, la presenza di buone pratiche.
Ricerca sull’immagine femminile veicolata nella comunicazione commerciale a livello
nazionale per rilevare l’evoluzione dei ruoli legati alla donna e al mondo del lavoro.
L’analisi si incentra sulla comunicazione commerciale su stampa, volta alla promozione di
beni e servizi, con particolare attenzione all’analisi di immagini e stereotipi veicolati dalla
99
16
pubblicità inerenti il ruolo sociale e professionale della donna; analisi buone pratiche.
Ricerca sui servizi attivati da parte di enti locali a favore delle donne ed elaborazione di
linee guida per la diffusione delle pari opportunità e per lo sviluppo di servizi on-line per
facilitare l’accesso alle opportunità del territorio e promuovere la conciliazione tra vita professionale e familiare.
Ricerca su un campione significativo di siti- servizi on-line dedicati alle pari opportunità o
all’utenza femminile secondo parametri di visibilità e accessibilità del servizio, caratteristiche e utilità della prestazione, usabilità, attualità e aggiornamento delle informazioni,
grado di innovazione della soluzione.
Diffusione e sensibilizzazione.
Incontro di lancio del progetto; due seminari di piccola formazione e sensibilizzazione rivolti agli enti locali lombardi e agenzie di pubblicità/ comunicazione a questi collegate; un
convegno finale (settembre 2004) per la divulgazione dei risultati della ricerca e degli strumenti sperimentali proposti.
BENEFICIARI/E
Enti pubblici locali e province lombarde, personale degli uffici stampa e degli uffici di comunicazione degli enti pubblici, soggetti professionalmente impegnati nel mondo della comunicazione istituzionale (operatori istituzionali, decisori pubblici, creativi, agenzie di pubblicità, etc.), professionisti/e della comunicazione, consigliere di parità regionali e provinciali,
Commissione regionale e comunale pari opportunità, Associazioni nazionali e regionali di
rappresentanza di comuni e province (UPI, ANCI), utenti finali, responsabili e giornalisti/e
di redazioni giornalistiche, concessionarie di pubblicità e agenzie di pubblicità.
3. Principali risultati ottenuti
• realizzazione di un’indagine conoscitiva e metodologica su come la comunicazione
istituzionale della Lombardia, in particolare quella relativa alla promozione delle risorse
umane nel mondo del lavoro, veicola le rappresentazioni di genere;
• realizzazione di una ricerca qualitativa sulle pubblicità commerciali dei principali mezzi
di comunicazione, in particolare quelle che veicolano l’immagine della donna
lavoratrice per rilevare, in ottica di genere, i modelli di ruolo professionale e familiare;
• sensibilizzazione dei principali enti pubblici e istituzioni a livello regionale e provinciale
della Lombardia sul ruolo fondamentale che una comunicazione pubblica rispettosa
delle pari opportunità può avere nel favorire l’inserimento delle donne nella vita
sociale ed economica,
• coinvolgimento e sensibilizzazione sui temi del progetto del mondo della
comunicazione commerciale: responsabili e giornalisti/e interne ad alcune redazioni,
concessionarie di pubblicità e agenzie di pubblicità e attivazione di un confronto
costruttivo con il mondo della comunicazione istituzionale,
• stesura del manuale “Comunicazione istituzionale e pari opportunità, Linee Guida per
Orientarsi” che raccoglie i risultati del progetto,
• elaborazione e diffusione delle “Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace
orientata alle pari opportunità”agli uffici di comunicazione di tutti gli enti locali membri
della Lega delle Autonomie Locali Lombardia, a tutte le province lombarde e le regioni
italiane, ai principali Ministeri interessati, ai principali enti ed istituzioni a livello
nazionale che si occupano di pari opportunità
• introduzione di elementi di genere nella comunicazione istituzionale promossa dagli
enti locali e le istituzioni a livello lombardo e nazionale;
• promozione e diffusione la buona prassi presso gli uffici comunicazione degli enti
pubblici e le istituzioni di parità regionali e nazionali.
4. Durata (da-a)
da ottobre 2003 a settembre 2004
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Importo totale (in euro): € 342.000
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
100% (FSE + Fondi nazionali e regionali)
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….……………………………......
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
100
A) Manuale “comunicazione istituzionale e pari opportunità. Linee Guida per orientarsi”
Strumento tecnico- didattico, in formato cartaceo, disponibile anche su file PDF, a
distribuzione gratuita. Versione linguistica: italiano.
B) Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace orientata alle pari opportunità
Documento di indirizzo (check- list) in formato poster (numero 2 poster: 1. “Linee Guida
per l’introduzione della prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale” e 2.
“Linee Guida per la costruzione dell’identità e per la comunicazione dei servizi orientati
alle pari opportunità”, disponibile anche su file in versione PDF, a distribuzione
gratuita. Versione linguistica: italiano (i poster) e inglese (la versione PDF).
16
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il progetto Comunico Donna si inserisce nel dibattito di grande attualità in Europa, in
Italia e nella Regione Lombardia sulla questione relativa all’uso dell’immagine femminile
nella comunicazione. La questione della raffigurazione stereotipata in pubblicità degli
uomini e, più in particolare, delle donne ha dato vita negli ultimi vent’anni a un vasto dibattito pubblico che comprende:
• la presenza e le condizioni delle donne nel mercato del lavoro e l’evoluzione dei ruoli
di genere;
• la volontà più volte espressa in sede politica, e particolarmente evidente nelle misure
(auto) disciplinari adottate sia a livello nazionale che europeo, di integrare la
prospettiva di genere nella comunicazione, ovvero di superare una visione
discriminatoria delle differenze sessuali, favorendo il cambiamento culturale.
L’Unione Europea è da sempre sensibile al principio delle pari opportunità nella comunicazione intorno al quale ha emanato numerosi dispositivi per favorire una rappresentazione equilibrata e non stereotipata di genere. Tra i più significativi, la
Risoluzione del Parlamento Europeo del 1997 sulla discriminazione della donna nella
pubblicità, la Direttiva del 1989 e la Risoluzione del Consiglio del 1995 sull’immagine
dell’uomo e della donna in pubblicità e nei mezzi di comunicazione.
In Regione Lombardia il deficit di comunicazione delle politiche di pari opportunità e
in generale dei servizi rivolti alle donne aggrava il gap esistente tra la velocità del cambiamento positivo che ha investito la partecipazione femminile al mercato del lavoro
e in generale la crescita della presenza attiva delle donne nella vita socio-economica.
La comunicazione in generale e in particolare quella pubblica può svolgere un ruolo
molto importante di sostegno al cambiamento e di rimozione di pregiudizi e stereotipi negativi, contribuendo nello stesso tempo a rendere più agevole l'accesso delle
donne ai servizi con un conseguente miglioramento delle condizioni generali di vita.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
1. Innovatività negli obiettivi: il progetto Comunico Donna si pone l’obiettivo di
introdurre la prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale per promuovere
in maniera efficace una rappresentazione maschile e femminile coerente e in linea
con l’evoluzione dei ruoli nel mercato del lavoro e nella società e superare gli
stereotipi di genere veicolati nella comunicazione.
2. Innovatività nella metodologia: il progetto si basa su un approccio di
mainstreaming inteso sia come diffusione della cultura delle pari opportunità nel
mondo della comunicazione pubblica a livello locale, sia come messa a disposizione
delle opportunità offerte dalla tecnologia al sistema delle pari opportunità. Il
progetto condivide l'approccio di disegnare una società dell'informazione aperta e
accessibile a tutti, in particolare alle donne che non sono raggiunte dai canali
tradizionali del marketing dei servizi. Il progetto infine si basa su un approccio
fortemente integrato e multidisciplinare tra competenze e soggetti diversi, per
creare un ponte effettivo tra mondo della comunicazione, istituzionale, utenti
101
16
femminile dei servizi pubblici a partire dal tema delle pari opportunità.
3. Innovatività nell’attivazione di sinergie col territorio: istituzione di un Comitato
Tecnico Scientifico di progetto composto da esperti/e del settore della comunicazione
sia pubblica che commerciale, organismi di parità e associazioni femminili esterni alla
rete di progetto con il compito di:
- contribuire attivamente alla definizione metodologica dei contenuti e
dell’approccio delle attività di ricerca e di sensibilizzazione;
- attivare sinergie con esperti e enti sensibili sul tema della comunicazione e pari
opportunità;
- monitorare e rendere note al progetto iniziative e buone prassi sulla
rappresentazione dell’immagine femminile in pubblicità nel settore della
comunicazione pubblica;
- dare visibilità e indirizzare, secondo disponibilità, le attività di sensibilizzazione del
progetto promosse sul territorio;
- promuovere lo scambio e la diffusione di buone prassi, esperienze e iniziative
inerenti il settore della comunicazione pubblica e pari opportunità;
- partecipare attivamente alle attività di sensibilizzazione sul tema degli stereotipi
di genere nella comunicazione pubblica e le pari opportunità.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Il progetto Comunico Donna si inserisce in un contesto di profonda evoluzione delle tendenze del mercato del lavoro in Italia, e in particolare deal contesto lombardo. Dall’analisi di
dati Istat relativi al periodo 1994-2002 si evidenzia l’affermarsi della presenza femminile come
componente fondamentale della dinamicità del mercato del lavoro e delle trasformazioni nei
modelli familiari:
• Evoluzione nelle strategie e tipologie familiari:
cresce l’età al primo matrimonio e si diversificano i percorsi di costituzione della famiglia.
Le donne diventano madri più tardi e fanno meno figli, con una conseguente incidenza
nella partecipazione al mercato del lavoro. Le donne sperimentano più che in passato
separazioni e divorzi ed emergono quindi nuovi modelli familiari (es. convivenze,
famiglie monoparentali). Emerge inoltre una nuova e rappresentativa soggettività
femminile: le donne anziane (il 68,8% degli ultraottantenni è costituito da donne) che
vivono sempre più spesso sole, in famiglie senza nuclei oppure come membri aggregati
ad un’altra famiglia. Donne sempre più istruite, le cui condizioni di salute migliorano, e
che si mostrano più dinamiche sia sul piano culturale che sociale.
• Il lavoro diventa una dimensione sempre più importante dell’identità femminile:
aumentano i tassi di scolarità femminile, che superano quelli maschili almeno per
quanto riguarda l’istruzione medio-alta, così come aumenta l’inserimento delle donne in
corsi universitari tradizionalmente maschili. Permangono tuttavia criticità nella
transizione dall’Università al lavoro.
Cresce l’occupazione femminile e diminuisce la disoccupazione, soprattutto nel CentroNord. Si affermano nuovi modelli di lavoro: per le donne cresce il lavoro a tempo
determinato, il lavoro part-time e altre forme di lavoro flessibile. La posizione lavorativa
migliora: aumentano le donne in posizioni dirigenziali, le libere professioniste, le
imprenditrici, quelle impiegate nel settore terziario.
Emergono tuttavia delle criticità legate all’accesso e permanenza nel Mercato del Lavoro
e ai problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Persistono barriere all’inserimento
lavorativo di donne con carichi familiari o comunque ostacoli alla loro permanenza in
seguito alla nascita di più figli.
A questo si aggiunge la difficoltà ad affermarsi nei luoghi decisionali alti (cd. soffitto di cristallo) e in particolare a livello economico e politico.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
102
Si è cercato di assicurare la sostenibilità del progetto e la diffusione delle Linee Guida
attraverso:
• linea di Budget Comunitaria: Strategia Quadro in materia di pari opportunità tra
uomo e donna, bando 2004, attraverso il progetto in corso di attuazione
“Portrayal of women” codice VS/2004/0562;
• FSE Regione Lombardia 2005, multimisura azioni di sistema, progetto in corso
“Monitor Donna” codice FSE 298074;
• presentazione delle Linee Guida presso il COMPA Salone Europeo della
Comunicazione Pubblica e dei servizi al cittadino (XII edizione), Bologna, 3-4-5
novembre 2005;
• diffusione delle Linee Guida presso convegni e seminari organizzati da enti
pubblici e istituzioni a livello lombardo e nazionale.
16
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La trasferibilità, costituisce un elemento qualificante del progetto “Comunico Donna”
che presenta caratteristiche molto elevate di trasferibilità in quanto: agisce nel campo
della comunicazione pubblica che è oggetto di interesse di soggetti diversi quali amministrazioni locali e centrali, aziende specializzate, formatori e professionisti.
In particolare la condivisione del progetto e il suo adattamento in contesti diversi si
può attivare attraverso il trasferimento di:
1. contenuti: la rappresentazione della differenza di genere in chiave paritaria può
essere affrontata in tutte le sedi in cui l’uso dell’immagine e dei suoi simboli
hanno un ruolo rilevante;
2. metodologie: la ricerca qualitativa e quantitativa sulle campagne di
comunicazione, l’elaborazione e l’utilizzo delle “Linee Guida per la
comunicazione chiara ed efficace orientata alle pari opportunità” per la
diffusione delle pari opportunità e l’aggiornamento specifico per gli enti locali
sono metodologie adattabili e trasferibili nel tempo e in altri contesti regionali;
3. azioni: gli interventi descritti nel progetto possono essere riprodotti ed estesi
nella loro totalità, oppure nelle diverse componenti;
4. forma di cooperazione: il modello di rete proposto costituisce un elemento
riproducibile in altre realtà locali, specialmente per le sue caratteristiche di
capillarità. La rete, in sé, costituisce un eccellente ripetitore di esperienza e
diffusore di informazioni.
5. risultati: a) i prodotti elaborati dal progetto sono per se stessi facilmente trasferibili
attraverso l'utilizzo delle tecnologie, l’implementazione nel sito Internet del capofila di
progetto, sui siti internet dei partner di progetto e/o portali attivati dalle
Amministrazioni locali lombarde b) la presenza di progetti gestiti dalla regione
Lombardia per promuovere la messa in rete dei Comuni e delle Amministrazioni
provinciali rende possibile un'ampia diffusione dei risultati del progetto c) un'attenzione
particolare merita la trasferibilità delle Linee Guida e dei risultati della ricerca nel sistema
della formazione rivolta agli uffici di comunicazione delle Amministrazioni pubbliche.
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
Ulteriori informazioni sulle attività realizzate dal progetto sono disponibili sul sito:
www.cesvip.it/comunico_donna (in lingua italiana).
Sono inoltre disponibili i report analitici delle tre azioni di ricerca: comunicazione istituzionale, comunicazione commerciale, comunicazione dei servizi (in lingua italiana).
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto CdIE Centro di Iniziativa Europea soc. coop.
Indirizzo via Poerio, 39
CAP 20129
Città Milano
Stato Italia
Persona di contatto Anna Catasta
103
16
Posizione/Funzione Presidente CdIE, Responsabile area pari opportunità
Tel. +39 0220524711
Fax +39 0220524733
e-mail [email protected]
Sito web www.cdiecoop.it
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
La Regione Lombardia (Direzione Generale Istruzione Formazione Lavoro), ai primi di
novembre 2005, ha selezionato “Comunico Donna” come buona pratica tra i progetti
finanziati dal FSE Regione Lombardia, asse pari opportunità
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
………………………………….……………………………………………………………………
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Centro di Iniziativa Europea – CdIE soc. coop.
Indirizzo via Poerio, 39
CAP 20129
Città Milano
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Silvana Mura
Funzione Responsabile progetti pari opportunità
tel. +39 02 20524731
email [email protected]
Data di presentazione 8 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Attività imprenditoriali
Formazione e orientamento professionale
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Comunicazione e pari opportunità
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
104
WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming
“Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models”
17
SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE
Nome/Titolo della Buona Pratica (BP)
(nella lingua originale e in italiano):
Coordinamento Provinciale Banche del Tempo
Paese di riferimento:
Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia
Area territoriale coinvolta (regione/provincia…)
Provincia di Torino
Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta
Provincia di Torino – Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi
Altri principali partner coinvolti
Banche del Tempo sul territorio della Provincia di Torino
Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Tipologia della Buona Pratica
Azione integrata e complessa
Strumento operativo
Politica
Metodologia/Approccio
Iniziativa/Azione/Percorso formativo
I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA
1. Obiettivi
Gli obiettivi del Coordinamento si traducono essenzialmente nella volontà di fare delle
Banche del Tempo (BdT) una risorsa centrale dell’organizzazione dei tempi di vita quotidiana, dell’individuo e collettiva. La BdT quale fonte di ricchezza sia in risposta alle innumerevoli incombenze che riempiono i tempi quotidiani del singolo cittadino sia in qualità di interlocutore pubblico e risorsa per la soddisfazione di quelle richieste collettive, in ambito di
politiche dei tempi, alle quali le istituzioni non riescono ad adempiere.
In particolare, Il coordinamento è nato per:
a) fornire sostegno ai cittadini associati alle Banche del Tempo esistenti nel territorio
provinciale e in seguito alla scarsa attenzione delle istituzioni e dei media;
b) dare visibilità alle BdT esistenti sul territorio , far conoscere le loro iniziative e favorire
le relazioni e gli scambi tra cittadini e tra banca e comuni;
c) rendere operativi l'interesse della Commissione consiliare per la Parità e dell'Area
Attività sociali a favore del radicamento delle politiche temporali e di genere all'interno
del programma dell'Ente Provincia;
d) decentrare e semplificare, in una logica di vera sussidiarietà, i sistemi di rappresentanza
degli interessi e delle responsabilità in modo da conferire maggiore importanza e
dignità al ruolo dei poteri locali;
e) creare un Centro di Documentazione nazionale sulle politiche temporali comprendente
un servizio di consultazione e prestito gratuito aperto a tutta la cittadinanza.
2. Attività & beneficiari coinvolti
Il Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi della Provincia di Torino: il Servizio opera
su più aspetti:
• lavora per la promozione, lo sviluppo e la visibilità delle BdT sul territorio;
• promuove momenti di nascita di nuove BdT attraverso incontri con la cittadinanza su
105
17
106
esplicita richiesta delle banche stesse o di persone intenzionate a far nascere una banca;
• catalizza esigenze e richieste della banche e predispone iniziative per soddisfarle;
• collabora alla progettazione;
• porta a conoscenza di tutte le BdT gli esempi di buone prassi nati all’interno delle
banche stesse.
Le Banche del Tempo:
• portano avanti la normale attività di Banca;
• apportano idee, progetti ed iniziative di sviluppo;
• sempre nell’ottica del reciproco scambio promuovono iniziative di solidarietà sul
territorio;
• sostengono le banche di nuova formazione.
Dal 1997, anno in cui è nato, fino ad oggi, il coordinamento provinciale ha realizzato una serie
di iniziative volte a favorire la visibilità e il radicamento delle Banche del Tempo sul territorio.
Di seguito una sintesi delle principali fasi temporali in cui si è articolata la nostra attività:
ottobre - novembre1997: campagna pubblicitaria informativa sulle BdT con stampa e
distribuzione di materiale pubblicitario (locandine, cartelli per autobus e tram, pieghevoli)
nelle farmacie, asili nido, uffici postali, scuole materne ed elementari, uffici pubblici, mezzi
di trasporto, dell'intero territorio provinciale;
25 ottobre 1997: Convegno Provinciale "Aprire le porte alle Banche del Tempo" svoltosi
ad Ivrea, sede della prima BdT piemontese;
gennaio 1998: Giornata di formazione/auto-aiuto a cura delle BdT stesse nei confronti
delle nuove BdT;
21 novembre 1998: Convegno provinciale BdT "Culture a confronto" svoltosi a Collegno;
ottobre - novembre1998: seconda campagna pubblicitaria informativa sulle BdT con stampa e distribuzione di materiale pubblicitario (locandine, cartelli per autobus e tram, pieghevoli) nelle farmacie, asili nido, uffici postali, scuole materne ed elementari, uffici pubblici, mezzi di trasporto, dell'intero territorio provinciale;
dicembre 1998: istituzione I^ Bando di Concorso pubblico per progetti di attivazione e/o
miglioramento di BdT sul territorio provinciale, e creazione di uno specifico sito Internet
dedicato alle BdT e alle politiche dei tempi;
12/13 febbraio 1999: Seminario su "Banche del Tempo e scuola: nuove opportunità"
all'interno del Convegno nazionale "Città in tempo: un territorio in rete" organizzato dalla
Provincia di Torino;
29 marzo 1999: premiazione I^ Concorso per sostegno e promozione iniziative BdT sul
territorio provinciale;
novembre 1999: istituzione II^ Concorso pubblico per progetti di attivazione e/o miglioramento di BdT sul territorio provinciale;
13 marzo 2000: Seminario Formativo sugli aspetti giuridici inerenti le BdT a cura
dell'Associazione Culturale Italiana di Studi Giuridici in favore delle BdT del territorio regionale;
10 giugno 2000: Convegno regionale "Le Banche del Tempo nel 2000" svoltosi a Ciriè e premiazione II^ Concorso per sostegno e promozione iniziative BdT sul territorio provinciale;
gennaio 2001: Censimento delle BdT del territorio provinciale e questionario di valutazione sulle attività svolte dal Coordinamento provinciale;
26 marzo/ 2 aprile 2001: Seminario sulla Comunicazione Efficace rivolto agli associati delle
BdT che svolgono attività di segreteria e di prima accoglienza dei cittadini interessati alle attività di scambio offerte dalle BdT maggio 2002: realizzazione di una video conferenza presso
la "Fiera del Libro" sul tema "Banca del Tempo e Scuola" in collaborazione con la Scuola
Media "A.Gramsci" di Settimo T.se e la locale Banca del Tempo;
maggio 2002: realizzazione di una video-conferenza presso la "Fiera del Libro" sul tema
"Banca del Tempo e Scuola" in collaborazione con la Scuola Media "A:Gramsci" di Settimo
T.se e la locale Banca del Tempo;
marzo 2003: predisposizione del progetto "TEMPOINLINEA", inerente la realizzazione di
un sistema informativo in grado di connettere le domande/offerte delle diverse BdT del
territorio e volto a favorire una maggiore visibilità e a consentire un collegamento funzionale tra le diverse BdT, oltre che a fornire un nuovo strumento in grado di migliorare la funzionalità e la modernità delle Banche stesse;
ottobre-dicembre 2004: sostegno progettuale ed economico alla realizzazione dei
seguenti progetti delle BdT:
• BdT di Pinerolo: "Il tempo è un bene prezioso" , volto a potenziare e rendere note al
maggior numero di cittadini le attività della banca, attraverso una campagna
pubblicitaria;
• BdT di Chieri: "Dar tempo al tempo" , volto a promuovere la diffusione e il
radicamento dell'esperienza della Banca del Tempo attraverso interventi di
sensibilizzazione ed informazione nel territorio del chierese;
• BdT di Moncalieri: "Formazione per addetti ai servizi di accoglienza delle BdT ", volto a
offrire agli operatori delle Banche del Tempo, dei servizi di accoglienza e simili, nonché
agli insegnati delle scuole elementari e medie inferiori una formazione specifica
•
•
•
•
nell'organizzazione di servizi di accoglienza, con laboratori tematici sulle modalità
organizzative di campagne promozionali, di gestione ed accoglienza dei soci della BdT,
di gestione delle relazioni al proprio interno, nonché all'esterno con gli Enti pubblici e,
infine, sulle modalità per favorire lo scambio di esperienze e per mettere in rete le
Banche del Tempo;
BdT di Torino della II e IV circoscrizione: "Il tempo ritrovato" , volto a potenziare e a
promuovere le attività e gli scambi delle Banche del Tempo della II e IV circoscrizione;
BdT della Val Pellice: "Chi ha tempo…non aspetti tempo" , volto a migliorare la vita
delle persone e recuperare i rapporti di buon vicinato, coinvolgendo ampie fasce di
popolazione, ubicate in un territorio disomogeneo, quale quello della Comunità
montana Val Pellice, attraverso l'apertura di due sportelli nei Comuni di Bricherasio e
Bibiana. Il potenziamento della Banca del Tempo favorirebbe l'inclusione sociale della
comunità cinese, che negli ultimi anni si è insediata nel territorio, pur con notevoli
difficoltà d'integrazione, dovute anche alla lingua;
BdT di Settimo Torinese: "A scuola…in tempo" , volto a coinvolgere maggiormente le
scuole del territorio sul tema della solidarietà e della valorizzazione del tempo e
sostenere concretamente le attività organizzate dalla Fondazione "Aiutiamoli a
vivere", che si occupa di accogliere e ospitare presso le famiglie settimesi i bambini
bielorussi durante il periodo estivo.
BdT di Nichelino "Book in time" , volto a promuovere la lettura e la diffusione del libro
attraverso una libera circolazione di volumi opportunatamente scelti per veicolare,
all'interno del territorio, valori di scambio e solidarietà, superando ogni tipo di diversità.
La Banca del Tempo di Nichelino è considerata partner ideale, per la natura stessa del
servizio che eroga, per il conseguimento dell'obiettivo che s'intende raggiungere;
17
dicembre 2004: stipula del protocollo d'intesa tra il Coordinamento provinciale e le
Banche del Tempo del territorio provinciale al fine di garantire lo sviluppo e di accelerare il
processo di consolidamento delle BdT in provincia;
gennaio 2005: stipula del protocollo d'intesa tra le BdT e il TOROC, il Comitato Olimpico;
gennaio 2005: stipula del protocollo d'intesa tra le BdT e la Novacooop;
4 e 5 marzo 2005: Torino: realizzazione del Seminario Nazionale Banche del Tempo " C'è
una rete di banche che paga gli interessi in tempo". Il tema caratterizzante del Seminario si
proponeva di essere un confronto sui principali strumenti normativi, che possono essere utili
riferimenti per definire il profilo giuridico delle Banche del Tempo. Le peculiarità delle Banche
sono state analizzate sia dal punto di vista giuridico che sociologico e antropologico, il tutto
senza perdere di vista le tipicità proprie degli scambi di esperienze dimostrate da adulti e piccini.
3. Principali risultati ottenuti
L'incremento numerico delle Banche del Tempo in provincia è stato rilevante: dalle 5 iniziali del 1997 si è passati alle 17 di oggi, e ciò segnala il crescente interesse che questa
esperienza di scambio solidale suscita nella cittadinanza. La presenza del coordinamento ha favorito inoltre l'avvio delle prime esperienze di confronto tra banche del tempo
italiane e quelle estere, in prevalenza europee.
Nel corso del 2004 grazie ad un finanziamento regionale (FSE 2000-2006 Asse E) è stato
realizzato il progetto “TEMPOINLINEA” che prevede la realizzazione di un sistema informatico in grado di connettere i saperi offerti e/o richiesti dai vari associati delle BdT del
territorio provinciale e favorire, di conseguenza, una miglior integrazione tra le Banche
del Tempo esistenti. Maggiori informazioni all'indirizzo www.tempoinlinea.it
4. Durata (da-a)
L'esperienza del Coordinamento Provinciale Banche del Tempo ha avuto inizio nel
dicembre del 1996 per iniziativa della Commissione Consiliare Pari Opportunità e
dall'Area Attività Sociali - Servizio Programmazione Solidarietà Sociale della Provincia
di Torino, con un preciso ruolo di promozione, informazione e coordinamento delle
esperienze di Banca del Tempo presenti sul territorio provinciale e di quelle in via di
attivazione. Non è prevista una cessazione delle attività.
5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica
Risorse interne della Provincia di Torino (1 dipendente e 1 ragazza in Servizio Civile)
Importo totale (in euro):
Sostenuto/Finanziato da
(p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale)
Fondi Pubblici:
100% (nazionali, regionali, locali)
Fondi Privati …………………………………………………………………………………….....
Fondi Privati Non Profit .…………………………………………………………………….......
Altro ……………………………………………………………….…………………………….....
107
17
6. Prodotti finali realizzati e disponibili
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento
tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I
linguistica/che; gratuito o a pagamento …)
Diversi opuscoli cartacei gratuiti in italiano.
Pagine web in italiano:
www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm e
www.tempoinlinea.it (non ancora in funzione).
È prevista a breve la produzione di T-shirt, manifesti e striscioni.
7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative
• il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori
coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni,
progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze
precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità;
• il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti
• il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti
adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello
manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo
globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di
comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere
Il coordinamento provinciale si propone di raggiungere i suoi obiettivi attraverso strumenti che garantiscano la partecipazione sia dei soci delle Banche del Tempo sia dei cittadini interessati e scoprire questa nuova realtà associativa. Il coordinamento si occupa di
organizzare i seguenti spazi:
• una riunione mensile fra tutti gli aderenti, presieduta dall'Assessore alle Pari
Opportunità e Politiche dei Tempi e Relazioni Internazionali Aurora Tesio, con spazi
garantiti di mutuo aiuto fra le diverse Banche;
• momenti di formazione permanente sui prevalenti temi di interesse manifestati dalle
Banche del Tempo (es. seminari, dibattiti, incontri vari…);
• linea telefonica per informazioni aperta a tutta la cittadinanza e sostegno alla
progettazione riguardante l'apertura e/o l'innovazione di Banche del Tempo.
8. Innovatività
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti
(facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni
iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato
L’elemento di maggior interesse della nostra esperienza è dato dall’ottima sinergia sviluppatasi tra le banche e la Provincia di Torino. Una collaborazione paritaria dove le
banche hanno mantenuto il loro ruolo e la loro indipendenza. Le Banche rappresentano un fenomeno spontaneo, e non possono essere costrette nei rigidi schemi di una
qualsivoglia amministrazione che decida di sostenerle. Bisogna evitare un’ingerenza
eccessiva da parte delle amministrazioni il rischio è di una perdita di spontaneità e di
entusiasmo con conseguente cessazione dell’esperienza di Banca. Il Coordinamento
Provinciale delle Banche del Tempo è un ottimo esempio di collaborazione riuscita tra
istituzioni e terzo settore.
9. Riproducibilità
Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con
particolare riferimento ai dati statistici quali:
• popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione
femminile e maschile;
• tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e
maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di
attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media
dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi
e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti;
zona urbana o rurale; altri dati
Le donne residenti in provincia di Torino al 2001 sono 1.132.486 a fronte di una popolazione complessiva di 2.198.407 persone. Le donne rappresentano quindi il 51,5% della
popolazione complessiva. Come si nota nella tabella qui riportata, questo vantaggio
numerico delle donne sugli uomini è presente in maniera pressoché omogenea su tutti
i territori di riferimento della provincia di Torino.
108
Totale
0-17 anni
% femm. su
minori 0-17
Totale pop. % femm. su Totale pop. % femm. su Totale pop. % femm. su
15 - 64 anni pop. 15 - 64 over 65 anni pop. over 65 over 75 anni pop. over 75
Totale
(escl. Torino)
203.049
48,6
898.931
49,8
232.376
58,3
96.626
Comune
di Torino
120.207
48,5
601.890
49,9
196.858
60,3
TOTALE
323.256
48,6
1.500.821
49,8
429.234
59,2
17
Tot popolaz.
% popolaz.
Femminile
65,0
1.299.115
51,2
85.664
65,9
899.292
52,0
182.290
65,4
2.198.407
51,5
Tabella 1 Femmine residenti negli Enti gestori della Provincia di Torino, suddivise per classi di
età. - Percentuale di femminile sul totale della popolazione. Anno 2001
La variabile nei cui confronti il rapporto cambia è invece data dalla classe di età:
%femmine
su 0-17
48,6
% femmine
su 15-64
49,8
% femmine
pop. over 65
59,2
% femmine
pop. over 75
65,4
Tabella 2
Ns elaborazione su dati BDDE (Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte).
Come si nota infatti, nella popolazione 0-17 anni c'è una lieve prevalenza di maschi. Si passa
a una situazione di sostanziale parità nella classe di età 15-64 anni, mentre ogni 100 persone
over 65 quasi 60 sono donne. Tale prevalenza aumenta ancora con l'aumentare dell'età.
10. Sostenibilità
Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie
per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la
capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale,
umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Si è cercato di assicurare la sostenibilità del progetto e la diffusione delle Linee Guida
esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse.
Le risorse utilizzate comprendono sia quelle umane, soci delle Banche e personale del
Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi, sia finanziarie (contributi della
Provincia, regionali ed europei e dei comuni di appartenenza delle banche).
11. Trasferibilità
In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un
altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione
sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di:
risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento;
strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione;
La Banca del Tempo è già una realtà europea seppur non uniforme. Ogni paese presenta
una forma di banca ed un’organizzazione nazionale che differisce da quella degli altri paesi.
In Italia siamo in presenza di una situazione particolare. Dal punto di vista giuridico le
Banche le troviamo sotto le più disparate forme, alcune si configurano come associazioni di
promozione sociale, altre quali associazioni altre ancora quali associazione di secondo livello. A nostro parere la BdT si configura naturalmente quale associazione di promozione sociale ed è in questo senso che stiamo lavorando anche per la definizione della rete nazionale
12. Documentabilità
Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a:
eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro)
che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e
attuazione della stessa.
Sito web: ttp://www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm.
Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica
Ente/Organizzazione di contatto Prov. di Torino, Serv. Pari Opportunità e Politiche dei Tempi
Indirizzo via Maria Vittoria 12
CAP 10123
Città Torino
Stato Italia
Persona di contatto Alessio Forgelli
Posizione/Funzione Responsabile Politiche dei Tempi
Tel. +39.011.8612864
109
17
Fax +39.011.8612890
e-mail [email protected]
Sito web www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm
II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA
La buona pratica è stata validata da un ente esterno?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni
per la validazione; data/periodo della validazione):
Questo progetto è stato uno dei vincitori della 3^ edizione (9 maggio 2000) del Premio
"100 progetti al Servizio del Cittadino" promosso dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica.
La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali
criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione)
Tramite la Delibera di Consiglio Provinciale n. 320688/2003 del 9 dicembre 2003 il
Consiglio provinciale ha deliberato di: “Riconoscere e valorizzare, facendo proprio lo
schema del protocollo di intesa del Coordinamento provinciale delle Banche del
Tempo, qui allegato, sotto la lett. A, come parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, il Coordinamento provinciale Banche del Tempo, esistente dal
1996, quale strumento di promozione e diffusione dei meccanismi di scambio paritario e reciproco e di radicamento di quei valori culturali connessi all’economia solidale
propri delle diverse Banche del Tempo. Le Banche del Tempo costituiscono, infatti,
strumenti privilegiati di welfare sociale orientati a ricostruire e mantenere una rete di
solidarietà tra persone al di là delle differenze di genere, età, condizione.”
I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione?
Sì
No
Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato)
Tramite un questionario di soddisfazione somministrato agli utenti/beneficiari delle
Banche del Tempo nel 2001.
III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA
Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da:
Nome dell’Ente Provincia di Torino – Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi
Indirizzo Via Maria Vittoria 12
CAP 10123
Città Torino
Stato Italia
Nome del/della compilatore/trice Francesca Maria Carena
Funzione Project manager Women Alpnet
tel. +39.011.8612741
email [email protected]
Data di presentazione 11 novembre 2005
IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE
Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio?
Sì
No
Se SI’, in quale area tematica?
Occupabilità
Formazione e orientamento professionale
Attività imprenditoriali
Conciliazione tempi famiglia/lavoro
Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari
Principali questioni da affrontare: Pari Opportunità.
Principali beneficiari: le donne
Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you!
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