strumenti di trasferibilitá e indicatori di successo
Transcript
strumenti di trasferibilitá e indicatori di successo
Mainstreaming di Genere STRUMENTI DI TRASFERIBILITÁ E INDICATORI DI SUCCESSO Documento di lavoro con catalogo ragionato di buone pratiche novembre 2005 INDICE Introduzione, ringraziamenti e contatti PRIMA PARTE Presentazione della attività, a cura di CdIE • • • • Finalità e obiettivi I partner coinvolti Il percorso Strumenti e metodologia - Definizione di mainstreaming e di mainstreaming di genere - Definizione di buone pratiche - Validazione e certificazione delle buone pratiche - Elementi di una buona pratica - Strumenti operativi di mainstreaming di genere - Le linee guida V.I.S.P.O. SECONDA PARTE Presentazione e analisi del percorso integrato di mainstreaming sviluppato nella area regionale piemontese, a cura di Provincia di Torino e S&T • • • • Il contesto istituzionale e sociale L’integrazione di strumenti L’articolazione delle tematiche Breve presentazione di alcune buone pratiche TERZA PARTE Spunti di riflessione, a cura di CdIE • • • La trasferibilità delle pratiche: mainstreaming di progetto e mainstreaming di genere Le buone pratiche piemontesi: indicatori di successo e indicatori di criticità Le buone pratiche nei processi decisionali e di programmazione locale: indicatori di successo e indicatori di criticità QUARTA PARTE Spunti per l’azione, a cura di CdIE • Processo e criteri di individuazione e descrizione di buone pratiche di mainstreaming di genere: contesto strategico, aree tematiche, metodologia Conclusioni ALLEGATO Catalogo ragionato delle buone pratiche e condizioni di trasferibilità, a cura di CdIE 2 Introduzione e ringraziamenti Il documento che vi presentiamo in queste pagine nasce come strumento di lavoro in itinere dei partner del progetto Women-Alpnet, un progetto co-finanziato dal programma di Iniziativa Comunitaria Interreg III B “Spazio Alpino”. Esso è parte integrante del percorso di riflessione attivato all’interno di una delle macrofasi di attività del progetto, quella specifica dedicata al tema del mainstreaming di genere. Lo scopo del documento, e in generale della attività di scambio e formazione che si è svolta attraverso incontri e seminari transnazionali fra partner, con l’intervento anche di altri attori locali, operatori del settore ed esperti sul tema e per mezzo del lavoro a distanza, era di favorire la partecipazione attiva di tutti i partner nella identificazione dei fattori di successo e di criticità che, a partire dall’analisi di buone pratiche già sperimentate, possono accelerare la diffusione di modelli di mainstreaming di genere nella rete del progetto, caratterizzata dalla comune appartenenza alle regioni dell’Arco Alpino, e all’esterno di essa. Il documento è articolato in quattro parti di introduzione e approfondimento al tema del mainstreaming di genere con presentazione e analisi di strumenti operativi e di alcune buone pratiche esemplari e da un catalogo ragionato di buone pratiche raccolte fra i partner del progetto attraverso una apposita scheda di rilevazione. Una scheda piuttosto analitica che permette non solo di conoscere il processo di implementazione e i risultati della buona pratica, così come descritta dai promotori, ma anche le esigenze dei partner rispetto a buone pratiche da trasferire nel proprio territorio.. Nel ringraziare tutto il personale e i collaboratori degli enti partner del progetto e gli esperti esterni che hanno fatto parte del gruppo di lavoro e contribuito a rendere questo percorso una fonte di apprendimento continuo. Non possiamo che augurare una buona lettura e un proficuo trasferimento e riproduzione di buone pratiche di mainstreaming di genere all’interno e al di là dello Spazio Alpino. Anna Catasta Coordinatrice del gruppo di lavoro Marisa Marini Responsabile di progetto Centro di Iniziativa Europea soc. coop. 3 Contatti Il progetto di cooperazione transnazionale “Women-Alpnet. Una rete di istituzioni locali e di Centri Risorse Donne: promuovere la partecipazione femminile allo sviluppo sostenibile dello Spazio Alpino”, cofinanziato dal programma di iniziativa comunitaria Interreg III B “Spazio Alpino”, si è svolto nell’arco di due anni (2004-2005) coinvolgendo i seguenti soggetti pubblici e privati: AUSTRIA Initiative Frau und Arbeit, Salzburg FRANCIA Uraciff – Union Rhône-Alpes des Centres d’Information pour les Femmes et les Familles, Lyon ITALIA Provincia di Lecco (ente capofila) Centro di Iniziativa Europea (CdIE) soc. coop, Milano Provincia Autonoma di Trento Provincia di Torino Regione Lombardia S.&T. soc. coop. Torino SLOVENIA Regionali Razvojni Center, Koper SVIZZERA LIFI - Laboratorio di Ingegneria della Formazione e Innovazione, Università della Svizzera Italiana, Lugano Ulteriori informazioni Il presente documento è disponibile anche nella versione in lingua inglese e può essere scaricato dal sito di progetto: www.womenalpnet.org oppure richiesto, in formato elettronico, contattando: [email protected]; [email protected]. INTERREG III è un programma di Iniziativa Comunitaria inteso a stimolare la cooperazione tra le regioni dell’Unione Europea nel periodo 2000-2006. É finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Il programma INTERREG III mira a rafforzare la coesione economica e sociale nell’Unione Europea favorendo uno sviluppo equilibrato del territorio attraverso la cooperazione transfrontaliera (Sezione A), transnazionale (Sezione B), interregionale (Sezione C). Una particolare attenzione, in particolare nell’ambito della Sezione B, è riservata alla promozione di una cooperazione transnazionale che coinvolga le autorità nazionali, regionali e locali per favorire una maggiore integrazione attraverso l’individuazione di gruppi di regioni. Ulteriori informazioni su Interreg III B “Spazio Alpino”: www.alpinespace.org 4 PRIMA PARTE A cura di CdIE Presentazione della attività Finalità e obiettivi L’obiettivo dell’attività da svolgere all’interno della macrofase o “Work Package” n. 11 “Mainstreaming di Genere” (“Gender Mainstreaming”) (da ora in avanti citata come WP11) del progetto Women-Alpnet era duplice: dal proporre, attraverso il progetto, modelli di mainstreaming di genere orizzontale, con l’intento di trasferire pratiche all’interno dello Spazio Alpino, tenendo conto anche delle opinioni espresse dalla popolazione femminile; al capitalizzare i risultati del progetto stesso, al fine di promuovere processi di cambiamento nelle politiche e nelle azioni di sviluppo economico locale in una ottica di genere, possibilmente anche al di là dei territori parte del progetto. In particolare questo documento fa riferimento alla prima attività prevista dal WP11, ovvero “Collection and transfer of gender mainstreaming models” (Raccolta e trasferimento di modelli di mainstreaming di genere). A seguito dei contributi emersi nel corso del seminario transnazionale che si è svolto a Torino nel dicembre 2004 in presenza di pressoché tutti i partner del progetto e delle osservazioni elaborate nei mesi successivi dai partecipanti al gruppo di lavoro, il documento iniziale, presentato in quella sede, è stato ulteriormente modificato e arricchito con lo scopo di fornire a tutti i partner strumenti utili per l’individuazione di buone pratiche di mainstreaming di genere e per favorirne la raccolta e la trasferibilità all’interno e all’esterno del progetto. Il presente documento costituisce dunque la proposta finale relativa alla parte di elaborazione degli strumenti e alla sintesi delle riflessioni emerse, completato dalle buone pratiche selezionate e descritte dai partner. Il percorso si conclude con la presentazione al pubblico e la discussione fra tutti i partner e in presenza di esperti esterni dei principali risultati emersi da questa attività, in un seminario che si svolge a Trento il 14-15 novembre 2005 dedicato al tema della trasferibilità. E con la pubblicazione e diffusione del presente documento al convegno di chiusura del progetto WomenAlpnet che si tiene a Lecco il 15 dicembre 2005. Partner coinvolti I partner del progetto Women-Alpnet responsabili dell’organizzazione e della implementazione dell’attività di “Raccolta e trasferimento di modelli di mainstreaming di genere” sono tre: CdIE soc. coop. (coordinamento), Provincia di Torino e S&T soc. coop.. Tutti gli altri partner del progetto: Provincia di Lecco, Frau und Arbeit, Provincia Autonoma di Trento, Regione Lombardia, Uraciff, LIFI, RRC sono stati coinvolti attraverso la partecipazione ai seminari transnazionali e il lavoro a distanza nella definizione, raccolta e verifica sul campo di modelli trasferibili di mainstreaming di genere. Il coordinamento generale delle varie attività del WP11 è a cura del partner responsabile Provincia Autonoma di Trento Il percorso Il percorso di riflessione attivato sul tema del mainstreaming di genere ha lo scopo di favorire la partecipazione attiva di tutti i partner nella identificazione dei fattori di successo e di criticità che, a partire dall’analisi di buone pratiche già sperimentate, possono accelerare la diffusione di modelli di mainstreaming di genere nella rete del progetto e all’esterno. 5 Per fare questo si è partiti dall’analisi di esperienze maturate all’interno di progetti realizzati nel territorio della Provincia di Torino per poter analizzare, con una tecnica di brainstorming, i percorsi e gli effetti sul terreno locale. La scelta della Provincia di Torino, partner del progetto Women-Alpnet, è stata motivata dai seguenti elementi: • la ricchezza di esperienze di progetti orientati al mainstreaming di genere con particolare riferimento al collegamento tra politiche di pari opportunità e sviluppo locale • la presenza di reti consolidate di soggetti attivi nel campo delle pari opportunità e dello sviluppo locale (con particolare riferimento all’esperienza dei Patti territoriali) • la dimensione istituzionale della Provincia come ente di programmazione e gestione di progetti e servizi in particolare nel campo delle politiche attive del lavoro, della formazione, dello sviluppo territoriale, del coordinamento degli enti locali comunali. L’incontro di brainstorming tenutosi a Torino il 16 settembre 2004, che ha visto la partecipazione della Provincia di Torino, di S&T e di CdIE e di altri attori locali, ha confermato la scelta del percorso e ha permesso l’individuazione dei temi da sviluppare nel presente documento che è stato discusso poi nel seminario transnazionale del 13-14 dicembre 2004 a Torino. Il tema del mainstreaming di genere nella dimensione locale, non può essere affrontato solo facendo riferimento alle elaborazioni e ai modelli già consolidati in letteratura e nei processi di monitoraggio e valutazione dei programmi operativi di programmazione e nelle procedure di gestione in uso nell’ambito dei Fondi Comunitari, ma richiede uno sforzo di elaborazione nuovo per definire elementi specifici di supporto. Durante l’incontro di settembre 2004, a cui hanno partecipato una decina di persone (referenti degli enti organizzatori e dei soggetti che hanno promosso e svolto le esperienze in questione) sono state presentate e discusse quattro buone pratiche, selezionate dai partner torinesi del progetto, con lo scopo di individuare i fattori di successo e criticità delle esperienze e di definire primi elementi di modellizzazione e di indicatori. 1. Il programma e le relazioni presentate al seminario “Risorse, politiche e servizi per le donne: Regioni d’Europa a confronto” “Resources, Policies and Services for Women: Comparing European Regions” sono disponibili sul sito www.womenalpnet.org nella sezione “Events” – “International Workshops” e nel sito della Regione Lombardia www.politichefemminili.re gione.lombardia.it La riflessione si è arricchita di ulteriori elementi derivanti dai risultati del seminario transnazionale di riflessione (previsto all’interno delle attività del WP6 del progetto “Developing a service network among "Resource Centres for Women" in the Alpine Space – Sviluppo di una rete di servizi fra i "Centri Risorse Donne" dell’Arco Alpino) che si è tenuto a Milano il 27 ottobre 2004. Organizzato dal partner di progetto Regione Lombardia, il seminario ha favorito un ampio confronto sui temi delle politiche, dei servizi e degli strumenti di governo dei processi di pari opportunità nelle amministrazioni locali, con particolare riferimento alla situazione delle regioni alpine.1 Il presente documento ha lo scopo di fornire ai partner, sulla base delle indicazioni emerse nel seminario del dicembre 2004 a Torino e alle successive rielaborazioni, strumenti utili alla: - individuazione - descrizione - comparazione, diffusione e trasferibilità di buone pratiche di mainstreaming di genere per favorire l’elaborazione finale dei materiali che saranno presentati nel seminario conclusivo del percorso previsto nel novembre 2005. Questa attività (Collection and transfer of gender mainstreaming models) è collegata in modo sinergico e complementare alla seconda attività prevista dal WP11 (Qualitative recording: female population and WRCs), in quanto lo scopo finale è quello di contribuire a rafforzare e a migliorare in modo significativo il sistema di decisione delle politiche a livello locale, sia per favorire la valorizzazione delle risorse femminile nelle strategie territoriali, sia per orientare in modo qualitativo e sostenibile i processi di sviluppo. Strumenti e metodologia Il documento, come è stato già indicato nella parte introduttiva si basa sulle competenze maturate da ogni partner, sull’analisi delle buone pratiche selezionate dalla Provincia di Torino e da S&T e sugli spunti di discussione emersi nel seminario organizzato dalla Regione Lombardia nel mese di ottobre 2004. Nella elaborazione delle indicazioni che seguono sono state considerate come riferimenti comuni le definizioni alla pagina seguente. 6 Definizione di mainstreaming A livello comunitario, il mainstreaming è considerato un processo di trasposizione di sperimentazioni di successo. Per mainstreaming s’intende dunque un processo di trasferimento di buone prassi e di sperimentazioni significative dal progetto al/i sistema/i di riferimento. Il mainstreaming è processo dinamico, che va dalla elaborazione e diffusione dei risultati fino all’applicazione concreta delle sperimentazioni di successo in contesti diversi da quello originario. Il processo si realizza a sua volta su due possibili livelli: il livello orizzontale e quello verticale. • Il mainstreaming orizzontale si determina quando le innovazioni sperimentate dalle Partnership di Sviluppo (PS) sono recepite dagli organismi coinvolti nel progetto e da organismi non direttamente coinvolti, ma operanti in analoghi ambiti di intervento (ad esempio: messa a regime di modelli formativi e di prassi sperimentati presso strutture e/o servizi degli enti proponenti; adozione di modelli formativi e delle prassi sperimentati da parte di soggetti esterni al progetto/PS). • Il mainstreaming verticale ha luogo quando le innovazioni sperimentate incidono a livello di programmazione politica e di normativa locale o nazionale (ad esempio: i modelli formativi e le prassi di successo o parti di essi sono recepiti nella programmazione e/o definizione di nuove normative; o ancora, le innovazioni sperimentate stimolano l’avvio di iniziative di sviluppo locale). A questa accezione di mainstreaming si accompagna, in modo trasversale, il mainstreaming di genere. Definizione di mainstreaming di genere Definito dalla Commissione europea come un processo che assicuri che tutte le misure e le attività tengano in debito conto – dalla fase di pianificazione fino a quelle di monitoraggio e valutazione - degli effetti sulle condizioni di uomini e donne. Nel contempo le misure specifiche messe in atto dovranno promuovere le pari opportunità. Esso va dunque inteso come trasposizione a livello orizzontale e verticale dell’approccio di genere, nell’intento di promuovere la parità tra i sessi attraverso l’integrazione, sin dalla fase di pianificazione degli interventi, delle necessità e specificità delle donne e degli uomini. Definizione di buone pratiche Per il concetto di buone pratiche si fa riferimento al documento La metodologia ISFOL per l’individuazione e l’analisi delle buone pratiche in ambito FSE (ISFOL – Giugno 2004)2 che individua la necessità strategica di rafforzare la strumentazione di individuazione, raccolta e analisi delle Buone Pratiche, per le caratteristiche di sperimentalità elevata che ha caratterizzato l’avvio delle politiche formative del lavoro e delle politiche sociali negli ultimi anni in Italia. Questa caratteristica appare comune ai diversi paesi europei e ai contesti in cui operano i partner del progetto per quanto riguarda in particolare le politiche di pari opportunità. Alla definizione e sperimentazione di modelli di intervento e al loro trasferimento viene riconosciuta la funzione di “strumento operativo principale da utilizzare per il sostegno alla messa a regime di una politica (programmazione di risorse e attuazione di programmi)”. In particolare è importante sottolineare che i progetti cofinanziati nell’ambito dei Programmi operativi regionali e nazionali, delle Iniziative comunitarie e delle Azioni innovative dedicati alle pari opportunità, assumono una valenza strategica, data l’esiguità delle risorse dedicate ordinariamente a questo tema, per produrre un cambiamento permanente nelle politiche locali e nelle scelte dei decisori pubblici e privati. É interesse strategico dei soggetti pubblici e privati che hanno sviluppato azioni innovative nell’ambito dei progetti finanziati, sviluppare sistemi di analisi, individuazione, trasferimento di buone pratiche di mainstreaming di genere per consolidare a livello locale e sulla base delle risorse disponibili al termine del periodo di programmazione comunitaria attuale (2000-2006) politiche e modelli di intervento di successo. • In particolare le Autorità di gestione nazionali, regionali e provinciali che hanno programmato e gestito l’utilizzo in questa fase dei Fondi Comunitari a favore delle pari opportunità, hanno un ruolo importante nel definire percorsi non occasionali di incontro domanda-offerta di buone pratiche. 2. ISFOL è un ente pubblico italiano di ricerca con sede a Roma. Presso l’ISFOL è stata istituita nel 1995, su mandato del Ministero del lavoro e della Commissione europea, la Struttura nazionale di valutazione con il compito di valutare il sistema e le politiche cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo in Italia fino al 2006. Obiettivo generale delle attività della Struttura nazionale di valutazione è supportare le scelte di decisione di policy/programma attraverso la costruzione di conoscenze robuste e critiche sull’andamento, i risultati e gli impatti di programmi e politiche – www.isfol.it Validazione e certificazione delle buone pratiche A questo proposito è necessario sottolineare che le procedure di certificazione (e/o validazione) delle buone prassi sono ancora molto disomogenee nelle diverse realtà europee e in qualche caso, del tutto assenti. Esistono molti cataloghi e repertori delle buone pratiche di mainstreaming di genere ma le metodologie di individuazione e descrizione sono differenziate, così come diversi sono gli enti certificatori (Autorità di gestione direttamente o attraverso i servizi di assistenza tecnica, enti di monitoraggio e valutazione, partner dei progetti ecc). 7 Questa situazione differenzia moltissimo le procedure e la definizione dei soggetti che validano le buone pratiche. In estrema sintesi si possono individuare i seguenti percorsi: • Buone pratiche validate dalle Autorità di gestione o da Enti pubblici con competenze inerenti le tematiche affrontate dai progetti, direttamente o attraverso i servizi di assistenza tecnica. Nel gruppo di lavoro questa realtà è rappresentata in particolare dall’esperienza svizzera ticinese, anche se Isfol svolge, in Italia, attività analoghe nei confronti di progetti finanziati ad esempio nell’ambito della iniziativa Equal. La finalità di questi processi di selezione è duplice: da una parte capitalizzare nei territori considerati (a livello regionale, provinciale o nazionale) i risultati delle sperimentazioni per favorirne la trasferibilità nelle politiche ordinarie; dall’altra sostenere un confronto tra le buone pratiche selezionate (spesso attraverso gruppi di lavoro tematici) per elaborare e validare strumenti e metodologie trasferibili su scala più ampia o semplicemente in un altro contesto. Un esempio interessante in questa seconda direzione sono gli strumenti messi a disposizione dalla struttura di animazione dei progetti italiani Equal prima fase per sostenere i progetti selezionati per svolgere attività di mainstreaming in Azione 3. Dove lo scopo dichiarato delle attività di mainstreaming si articola nei seguenti punti: 1. soddisfare e indurre la domanda di nuovi modelli e strategie di lotta all’esclusione socio-lavorativa da parte dei decisori politici e del mercato; 2. sviluppare la capacità di apprendere e trasferire le esperienze su ampia scala; 3. sostenere la messa a sistema delle innovazioni create dalle Partnership di Sviluppo (PS). In generale il modello di funzionamento si basa sullo sviluppo di uno spazio cooperativo tra le PS coinvolte che, attraverso eventi, un forum di discussione articolato per temi, percorsi di autoapprendimento e tavoli di discussione a cui partecipano anche rappresentanti di decisori, elaborano ulteriormente i modelli e le metodologie sperimentate, propongono innovazioni procedurali e/o legislative. Fonte: www.equalitalia.it - sito ufficiale per l’Italia del programma di iniziativa comunitaria Equal 2000-2006. • Buone pratiche autovalidate dagli stessi soggetti attori delle sperimentazioni che identificano e descrivono in modo appropriato per una loro trasferibilità, procedure, metodologie e strumenti. Nel gruppo di lavoro Women-Alpnet questa è la situazione della maggioranza dei partecipanti. Lo scopo di questa attività di autovalidazione è quella di identificare all’interno delle sperimentazioni realizzate, quegli elementi singoli (strumenti, modelli, metodologie) o quei percorsi complessivi che hanno avuto successo per favorirne la permanenza nei territori interessati e per sostenerne la trasferibilità in altri contesti. È evidente che esistono ampi margini di discrezionalità nei percorsi di autoselezione e validazione delle buone pratiche da parte degli stessi professionisti, operatori/operatrici (practitioners); scopo del gruppo di lavoro Women-Alpnet e del presente documento è quello di favorire la condivisione di strumenti comuni di selezione e validazione. • Buone pratiche e beneficiari/e finali. Esistono percorsi di coinvolgimento dei/delle beneficiari/rie utenti finali nella validazione delle buone pratiche? È utile a questo scopo ricordare che è ormai comune e pressoché “obbligato” dalle procedure di gestione dei progetti finanziati, e soprattutto quelli in ambito sociale, di coinvolgere attivamente i beneficiari finali nei processi di valutazione delle singole attività (formazione, sensibilizzazione ecc.). Analoghe modalità di coinvolgimento dei beneficiari finali vengono attivate anche nei processi di valutazione ex post sugli effetti generali (in termini occupazionali ad esempio) dei progetti stessi. Un esempio interessante di questi percorsi è rappresentato dalla ricerca Qualitative recording: female population and WRCs, (Ricerca qualitativa: la popolazione femminile e i Centri Risorse Donne), sviluppata sempre all’interno del WP11 per analizzare la percezione diretta delle donne relativa ai servizi (Centri Risorse) attivati in questi anni in diversi contesti e progetti. In generale, è utile però ricordare che il coinvolgimento diretto dei beneficiari finali è uno degli elementi ma non l’unico di un processo generale di validazione o autovalidazione delle buone pratiche. Elementi di una buona pratica Gli elementi standard o requisiti principali che deve esprimere una pratica per essere definita non solo buona, ma utile e da disseminare sono: - l’adeguatezza e la completezza del quadro logico progettuale e attuativo - l’innovatività cioè la capacità di produrre, rispetto al contesto, soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato 8 - la riproducibilità e la trasferibilità del progetto/modello rispettivamente in contesti analoghi o in contesti diversi - la sostenibilità - il mainstreaming cioè la capacità di produrre cambiamenti attraverso il coinvolgimento orizzontale e verticale dei soggetti operanti in uno stesso ambito. Strumenti operativi di mainstreaming di genere I principali strumenti operativi definiti a livello comunitario per applicare effettivamente il mainstreaming fanno riferimento ai seguenti ambiti: a) rafforzamento dei processi di integrazione delle competenze in favore del mainstreaming di genere (task force nelle istituzioni ecc, inserimento delle competenze di genere nei processi e nei momenti decisionali) b) procedure di valutazione ex ante dei processi decisionali e delle scelte programmatiche (struttura di programmazione dell’utilizzo dei Fondi Strutturali) e a livello italiano V.I.S.P.O. (Valutazione d’Impatto Strategico delle Pari Opportunità), delle Linee guida per la valutazione dei Programmi operativi e successive modificazioni. Da questo punto di vista, sono stati sperimentati in questi anni sul campo e hanno suscitato particolare interesse anche a livello comunitario alcuni modelli e strumenti di valutazione, il cui impiego è possibile ed auspicabile sia nelle fasi di valutazione ex ante, sia in itinere che ex post. Si tratta, ad esempio, del gender budgeting, una importante metodologia di analisi dell’impatto di genere nei bilanci pubblici3; del gender auditing che analizza le decisioni politiche programmatiche per verificarne l’impatto differenziato tra uomini e donne4. Le linee guida V.I.S.P.O. Lo strumento di Valutazione di Impatto Strategico delle Pari Opportunità (V.I.S.P.O.)5 prende in considerazione le seguenti finalità strategiche: • miglioramento delle condizioni di vita al fine di rispondere meglio ai bisogni delle donne; • miglioramento dell’accessibilità delle donne al mercato del lavoro e alla formazione; • miglioramento della situazione lavorativa delle donne sul posto di lavoro e redistribuzione del lavoro di cura; • promozione della partecipazione delle donne alla creazione di attività socio economiche. Si tratta di una valutazione che mette in luce i seguenti elementi: • caratteristiche e modalità della strategia individuata, a livello generale e complessivo, per affrontare le politiche di pari opportunità fra uomini e donne e per internalizzare il principio del mainstreaming; • presenza/assenza di modalità di analisi di genere per l’analisi del contesto e dei risultati conseguiti nel precedente periodo di programmazione; • caratteristiche e modalità degli ambiti di intervento considerati prioritari sia per le politiche di pari opportunità che per il rispetto del mainstreaming; • implicazioni di policy per quanto riguarda la possibilità sia di favorire l’attuazione di pari opportunità fra uomini e donne che il principio del mainstreaming all’interno degli obiettivi globali prefissati. 3 Le iniziative di gender budgeting sono numerose e si stanno sempre più affermando in varie parti del mondo, dalle prime esperienze pionieristiche intraprese in Australia nel 1994. Tanto che una delle proposte di UNIFEM, il programma di sviluppo per le donne delle Nazioni Unite, è che per il 2015 il gender budgeting sia presente in tutti i paesi del mondo. A titolo di esempio, per conoscere alcune iniziative in atto a vari livelli territoriali in Europa e nel mondo, si segnalano: - Il programma e centro risorse virtuale Gender Responsive Budget Initiative (GRBI) (Iniziative di Bilancio Responsabile di Genere) promosso da UNIFEM e da altri organismi governativi internazionali, a disposizione di donne e uomini amministratori pubblici, decisori di politiche, studiosi, cittadini del Nord e del Sud del mondo - www.genderbudgets.org/en/ev-64152201-1-DO_TOPIC.html - In Svizzera, il Consiglio delle Donne della città di Basilea (Frauenrat Stadt Basel) lavora su questo strumento dal 1997 www.frauenratbs.ch/genderbudget/index.html; - In Germania, il Ministero federale per la Famiglia, Anziani, Donne e Giovani (Ministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend) dedica una sezione del suo sito al gender budgeting dandone una descrizione curata e al contempo divulgativa www.gendermaistreaming.net; - in Italia, la Provincia di Milano recentemente ha aderito al protocollo d'intesa promosso dalle Province di Genova, Modena e Siena, che raggruppa altre province fra cui quella di Torino, finalizzato alla promozione del gender budgeting presso i Comuni http://temi.provincia.milano.i t/donne/polGenere.php?p=3 - In Austria, il Gruppo di lavoro interministeriale federale sul gender mainstreaming (IMAG) riporta nel suo sito una panoramica di esperienze e definisce il gender budgeting “il cuore del mainstreaming di genere” www.imaggendermainstreaming.at. - In Francia, dove il parlamento, sin dal 2000, decise che in futuro, assieme al bilancio preventivo annuale, il governo deve dare prova delle azioni intraprese o quelle che intende intraprendere nell’area dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere. Pertanto è nato "jaune budgétaire des droits des femmes et de l'égalité", " l’allegato giallo alla legge finanziaria annuale " http://alize.finances.gouv.fr/b udget/plf2003/jaunes03/100 1.pdf 4 Una interessante sperimentazione sulla metodologia e strumenti di gender auditing è in atto in Italia da parte della Regione Emilia-Romagna. Si caratterizza, rispetto ad altre esperienze in corso in Europa, per essere basata sull’approccio dello sviluppo umano (lettura degli interventi pubblici basata sullo sviluppo di capacità umane) e sull'attivazione di “funzionamenti rilevanti”, integrato con le metodologie dell'accountability (rendicontazione). Per la documentazione in proposito cfr.: www.formazione.it/pariopportunita/ mainstream.htm 5 Il documento con le linee guida V.I.S.P.O. (in lingua italiana) è reperibile nel sito del Ministero italiano delle Pari Opportunità www.retepariopportunita.it /areetemat/valutazion/index.htm 9 SECONDA PARTE A cura di Provincia di Torino e S&T Presentazione e analisi del percorso integrato di mainstreaming sviluppato nella area regionale piemontese Il contesto istituzionale e sociale (Fonti: IRES Piemonte: “Relazione annuale sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte – 2003”; Regione Piemonte: “Piemonte in tasca 2004”) Il territorio piemontese è diviso in maniera abbastanza omogenea tra zone montane, collinari e pianeggianti: all'interno dei suoi confini si concentrano ben 1.206 degli 8.101 Comuni italiani, suddivisi in 8 Province, e di questi oltre 600 hanno meno di 1.000 abitanti. Nel 2002 la popolazione residente ha registrato un lieve aumento, risultato di un saldo naturale fortemente negativo bilanciato da un saldo migratorio positivo, soprattutto estero, mentre l’età media degli abitanti permane sensibilmente più alta della media nazionale. Da un punto di vista economico, dopo un 2002 di recessione per l’economia regionale, nel 2003 il PIL del Piemonte ha visto una modesta crescita tale da allineare il suo andamento a quello nazionale. La dinamica occupazionale è progressivamente rallentata nel corso del 2003, delineando una tendenza all’aumento solo per le costruzioni, l’agricoltura e il commercio, mentre ha prevalso una progressiva accentuazione alla riduzione della consistenza occupazionale nel settore manifatturiero. I tratti generali delle dinamiche occupazionali continuano, come negli ultimi anni, ad essere l’incremento della presenza femminile nel mercato del lavoro e il lavoro dipendente, così come continuano ad aumentare le forze di lavoro, facendo registrare un ulteriore incremento del tasso di attività. Il terziario, che più contribuisce alla crescita dell’occupazione in Piemonte, vede un aumento del 2,6% soprattutto nella componente extracommerciale, con una connotazione, già emersa negli ultimi anni, maggiormente orientata all’utilizzo di lavoro dipendente e di manodopera femminile. Anche il commercio manifesta una dinamica positiva, pari al +2,2%: anche in questo caso l’incremento degli occupati tende a privilegiare il lavoro femminile e dipendente. Vi sono differenze rilevanti rispetto al passato negli effetti di sistema: non solo gli occupati ultracinquantenni aumentano ora sensibilmente invece di diminuire, ma anche i tassi d’occupazione di tutta la popolazione in età 15-64 anni continuano a crescere (64,3%, rispetto al 61,9% del 2002), e di nuovo con particolare evidenza fra le donne, che risultano ora occupate nella proporzione del 53,5% rispetto al 51,4% di solo un anno prima. In tale contesto, il tasso di disoccupazione ha potuto continuare a diminuire dal 5,1% al 4,8%, con una riduzione di 4.000 disoccupati. Di nuovo, particolarmente accentuato il calo delle donne, che dal 7,3% scendono al 6,8%, mentre la media nazionale è ancora all’11,6%. L’integrazione di strumenti Nell’ambito delle politiche di sviluppo regionale un ruolo sempre crescente è stato riconosciuto, negli ultimi anni, alla promozione di una nuova strategia di attuazione delle Pari Opportunità che ha permeato gli interventi sia a livello pubblico (Regione, Province, Comuni, Comunità Montane, Istituzioni di Pari Opportunità) che privato (associazioni, imprese). A fronte di una politica delle pari opportunità che è divenuta progressivamente priorità che attraversa tutte le altre, un orientamento globale che va applicato in tutti i contesti, promuovendo l’obiettivo del mainstreaming come elemento fondamentale, per il quale è necessario rendere la parità e l’uguaglianza di opportunità elemento trasversale delle politiche di intervento, si è rafforzata la convinzione che, proprio per poter realizzare il mainstreaming di genere, occorre proseguire nella realizzazione di azioni a favore delle donne e migliorarne la qualità. 10 Il problema principale rimane ancora quello di una scarsa permeabilità operativa al mainstreaming di genere non tanto nelle indicazioni programmatiche, quanto nell’applicazione concreta e nella capacità di progettare in una prospettiva di genere. Ci si trova oggi in una situazione quasi paradossale di enunciazione diffusa del principio di uguaglianza di opportunità e del suo valore universale, ma è proprio questo che ne rende ancora più evidente la insufficiente capacità di applicazione: per applicare il mainstreaming di genere a un contesto, è indispensabile leggere quel contesto, quell’obiettivo, le finalità dichiarate con un “pregiudizio di genere”, poiché è questo che consentirà di individuare la misura di mainstreaming da applicare, le azioni da mettere in pratica. L’integrazione di un approccio trasversale e di interventi specifici rivolti alle donne rappresenta l’elemento strategico caratterizzante le politiche di Pari Opportunità sviluppate in ambito piemontese. Le azioni rivolte alle donne, inoltre, sono fondamentali anche per far comprendere e condividere appieno la cultura di genere da parte degli stessi attori chiave dello sviluppo dei singoli territori. A fronte di un progressivo trasferimento al livello locale delle responsabilità di programmazione dello sviluppo, l’elemento di forza della strategia di mainstreaming regionale è stato quello di proporre il mainstreaming di genere come chiave di lettura dello sviluppo, attraverso una diffusa azione di sensibilizzazione che ha reso gli attori locali (pubblici e privati) promotori e protagonisti delle politiche di pari opportunità, creando un contesto favorevole alla crescita di una nuova e più forte cultura di genere. L’articolazione delle tematiche Al fine di individuare le tematiche chiave del percorso integrato di mainstreaming sviluppato nella area regionale piemontese, si è proceduto ad un’analisi delle esperienze promosse nell’ambito del FSE - Asse E e raccolte dalla Regione Piemonte in due repertori annuali. Tale analisi ha evidenziato, seppur in una quadro generale di integrazione e trasversalità delle politiche e degli interventi, alcuni contesti/settori chiave ritenuti strategici per il raggiungimento degli obiettivi di mainstreaming. In questo senso le iniziative di sviluppo locale hanno rappresentato, nell’esperienza piemontese, un contesto vincente per la diffusione di una cultura del mainstreaming in grado di attivare un processo moltiplicatore degli effetti sul territorio. Lo scopo delle iniziative di sviluppo locale risiede nell’individuare il sentiero di sviluppo del territorio, a partire dal patrimonio socio-economico già esistente. La forza di tali iniziative è quindi legata alla capacità di mobilitare un mix di fattori economici e sociali, di intervento pubblico, di iniziative private e di nuove tecnologie. Il quesito è: come far diventare le politiche di uguaglianza di opportunità uno degli elementi che concorrano a definire la strategia di sviluppo locale di un determinato territorio? Come fare per rendere “politicamente non corretto” agli occhi di tutti un programma di sviluppo che non richiami esplicitamente questo obiettivo? È del tutto evidente che assume un rilievo fondamentale l’individuazione delle figure leader di un’azione di sviluppo locale, sapendo che questo si attua in modi e con norme differenti nelle diverse regioni d’Europa. Ma anche in contesti normativi, economico-sociali differenti, ciò che rimane costante è la necessità di stabilire un’alleanza fra le rappresentanti degli obiettivi di uguaglianza di opportunità (Istituzioni di Pari Opportunità) ed altri attori forti dello sviluppo, poiché è questo abbinamento che fa diventare il mainstreaming di genere un argomento non meno importante di altri nell’agenda delle priorità di un piano di sviluppo locale. Per avere fra gli obiettivi dello sviluppo locale il mainstreaming di genere come elemento costitutivo e non aggiuntivo occorre promuovere specifiche azioni di sensibilizzazione/comunicazione nei confronti dei soggetti che andranno a comporre il “Tavolo dello sviluppo locale” mettendo in risalto le utilità in termini di consenso che deriva dal rappresentarlo. Il ruolo delle Istituzioni di Parità (Commissioni Pari Opportunità, Consigliere di Parità, Consulte Femminili,) in un Tavolo in cui gli attori sono già stati precedentemente sensibilizzati, non è più quello di ospite, ma di rappresentante di uno degli interessi da soddisfare e di una delle risorse da valorizzare in quel territorio. Occorre avere ben presente che il mainstreaming di genere sarà tanto più efficace quanto più coloro che lo propongono saranno in grado di indicare percorsi concreti e condivisibili di applicazione, ovvero sapranno fare proposte nel campo dello sviluppo locale. L’efficacia del mainstreaming di genere come chiave di lettura dello sviluppo locale sarà quindi affidata ad 11 Amministratori, Rappresentanti delle Parti Sociali, Istituzioni di Parità, ma anche agli esperti che si occuperanno di questo tema e ne dovranno essere sensibilizzati e “formati” ai contenuti delle politiche di genere. Il mainstreaming di genere deve attraversare tutte le iniziative che costituiscono un piano integrato di sviluppo, ovvero un’azione di sviluppo locale: • la formazione, l’orientamento, le misure di incoraggiamento occupazionale l’adozione di specifiche misure di accompagnamento per elevare il grado di occupabilità delle donne La presenza occupazionale femminile piemontese ha registrato negli ultimi anni un costante e forte recupero nei confronti della forza lavoro maschile, anche se il progresso femminile non dipende tanto dall’effettivo incremento di donne occupate, quanto dalla tenuta dell’occupazione femminile a fronte di una forte flessione della componente maschile. Inoltre, l’aumento delle persone in cerca di lavoro ha avuto caratteristiche prevalentemente femminili e si è manifestata soprattutto nell’area della disoccupazione vera e propria, cioè di coloro che hanno perso il lavoro e nelle “altre persone in cerca di lavoro”, ossia persone disposte a lavorare a particolari condizioni. Parallelamente al dato quantitativo emergono problematiche di tipo qualitativo per la contraddizione tra i livelli elevati di istruzione della forza lavoro femminile, che ormai sono superiori a quelli maschili (e con risultati migliori, fra l’altro, se ci si basa sulle valutazioni in uscita alla maturità o al conseguimento della laurea e del diploma universitario) e la scarsa fluidità nei percorsi di carriera e la difficoltà di accesso a posizioni di lavoro più qualificate e soprattutto più remunerate. • la definizione dei servizi alla persona e di misure che consentano la conciliazione fra lavoro e famiglia nel quadro delle priorità Il problema dei tempi di lavoro sta assumendo sempre di più una dimensione essenziale per la famiglia, essendo in progressiva sparizione il rigido modello tradizionale di partecipazione al mercato del lavoro ritagliato sul lavoratore di sesso maschile: segno connotativo di questo cambiamento è la frammentazione delle tipologie di lavoro, con un aumento del lavoro autonomo e atipico, una profonda trasformazione del sistema del produttivo e una forte richiesta di flessibilità. L’elemento che può legare questi diversi fattori è il concetto della conciliazione, che può essere assunto quale riferimento per la ricerca di risposte a due problemi essenziali: dare tempo alle famiglie e liberare tempo per le famiglie. Per rispondere al primo problema, è essenziale comprendere che il tempo è diventato regolatore dei rapporti e il tema dell’orario di lavoro equivale alla questione del rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro. Per quanto riguarda il secondo problema, si tratta di individuare misure che siano in grado di supportare concretamente il lavoro di cura. In tal senso, un ruolo fondamentale è giocato dall’Amministrazione pubblica, poiché esiste una necessità di implementazione dei servizi esistenti e di un loro adeguamento alla nuova flessibilità richiesta dalle aziende (orari flessibili, allungati, diversificati), del miglioramento della loro qualità, dell’innovazione verso nuove tipologie. • la definizione e l’attivazione di strumenti e servizi a supporto delle attività imprenditoriali femminili Sono oltre 1 milione le imprese guidate da donne, pari al 23.9% delle aziende italiane attive. È questa la fotografia delle imprese femminili che emerge dal primo monitoraggio su questo specifico universo, realizzato da Unioncamere, in collaborazione con Asseforcamere e Infocamere. Per quanto concerne i settori di attività la maggioranza si concentra nel settore commerciale, segue quello agricolo, quello manifatturiero, l’informatica e i servizi e infine nel settore dei servizi alle persone. Le imprese femminili hanno un elevato tasso di natalità, ma soffrono di una fragilità strutturale: la dimensione media delle imprese femminili risulta inferiore a quella delle imprese maschili, il fatturato è mediamente pari ad un terzo della media e il tasso di mortalità è ancora molto elevato. A fronte di un trend di crescita delle imprese femminili è quindi necessario attivare politiche e misure in grado di sostenerne lo sviluppo sia in termini quantitativi (numero di imprese) che qualitativi (accesso al credito, accompagnamento nella fase di avvio dell’attività e tutoraggio nei primi anni di vita al fine di ridurre al minimo il rischio di insuccesso). • la definizione ed implementazione di strategie di comunicazione efficaci, in grado di ottimizzare le potenzialità di impatto delle politiche e degli interventi Un’azione di comunicazione che voglia sensibilizzare a principi di pari opportunità tra donne e uomini e, insieme, a questi principi essa stessa rispondere, deve necessariamente essere “attraversata” dal mainstreaming di genere, ovvero dalla consapevolezza che la prospettiva di genere è elemento di valore aggiunto essenziale per definire non solo i contenuti, ma anche le modalità di comunicazione tali da consentire un effettivo esito positivo dell’azione comunicativa intrapresa. Appare necessario ritornare alla comunicazione mista, utilizzando meglio gli strumenti tradizionali di comunicazione da una parte e valorizzando la comunicazione di rete per la costruzione di rapporti nuovi dall’altra. 12 In questa ottica la Giunta Regionale del Piemonte ha promosso una campagna di comunicazione specifica sulle Pari opportunità. Il piano di comunicazione ha come scopo primario quello di far conoscere tutte le opportunità formative e gli incentivi all’occupazione ad un sempre maggior numero di soggetti identificabili negli operatori del mercato del lavoro e nei cittadini. I filoni su cui si basano le azioni intraprese sono essenzialmente due: il primo è di tipo strategico – concettuale, nell’ambito del quale si agisce sull’aspetto emozionale e si valorizzano la formazione e la cultura delle pari opportunità; il secondo filone d’azione,invece, si basa sul sostegno ad azioni concrete e a linee d’intervento specifiche,volte a offrire maggiori opportunità alle donne. Breve presentazione di alcune buone pratiche 1. La rete di parità nello sviluppo locale della provincia di Torino Rete di Parità nello Sviluppo Locale" è il progetto promosso dalla Provincia di Torino sul proprio territorio per promuovere e diffondere fra gli attori dello sviluppo locale la conoscenza delle tematiche di pari opportunità e le tecniche di mainstreaming di genere. Il progetto, avviato in via sperimentale nel 2002 con il sostegno del Fondo Sociale Europeo – POR Regione Piemonte – Asse E, è oggi finanziato dalla Provincia di Torino con risorse proprie. Obiettivi • Promuovere la diffusione in tutti i settori (economico, sociale e nel mercato del lavoro) della conoscenza delle tematiche di pari opportunità per ridurre i casi di discriminazione e favorire l'aumento e il miglioramento della qualità della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. • Favorire un coordinamento in rete finalizzato ad una maggiore circolarità dell'informazione, all'integrazione e alla sinergia tra azioni progettuali realizzate nei diversi territori, a facilitare la trasferibilità del know how acquisito in alcuni contesti. • Sviluppare la capacità di donne e uomini di integrare la prospettiva di genere nel lavoro quotidiano di definizione di nuove politiche, progettazione di interventi integrati per lo sviluppo del territorio, valutazione in termini di risultati e di impatti delle politiche programmate. Considerata la vivacità delle esperienze di programmazione negoziata della Provincia di Torino, per realizzare gli obiettivi del progetto è stata scelta la strada della definizione di un nuovo attore collettivo, nel quale potessero riconoscersi tutte le organizzazioni, enti ed istituzioni protagoniste dello sviluppo locale da un lato e della promozione delle politiche di pari opportunità dall'altro, che avesse come obiettivo strategico l'integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni rispettivi degli uomini e delle donne in tutte le politiche (mainstreaming di genere): il Tavolo di Parità del Patto Territoriale. Azioni • Presentazione del progetto presso ai Tavoli di Concertazione dei Patti Territoriali, identificati come la sede più idonea in cui, raccogliere idee, proposte, disponibilità, suggerimenti al fine di restituire a queste sedi di concertazione nuovi obiettivi che qualifichino ulteriormente le esperienze di sviluppo locale. • Analisi delle singole realtà territoriali espresse attraverso i Patti, per individuare risorse, persone ed esperienze disponibili ad aggregarsi intorno ad un tavolo tecnico dedicato prioritariamente alle politiche di genere nello sviluppo locale. • A ciascun gruppo di lavoro è stato proposto di: - interpretare il Tavolo di Parità come nuovo attore che si aggiunge ai decisori tradizionali; - individuare un/una referente, delegato/a a partecipare agli incontri del tavolo di concertazione per promuovere l'adozione della prospettiva espressa dal Tavolo di Parità in tutte le decisioni/discussioni sui progetti di sviluppo locale e di sviluppo sostenibile del territorio; - diventare catalizzatore delle iniziative progettuali sul tema della parità e delle pari opportunità a livello locale, non per annullarle in un progetto comune ma per esaltarne caratteristiche, peculiarità, metodologie e contribuire a capitalizzare e diffondere buone pratiche sperimentate e know how acquisito; - diventare protagonista nella costruzione della "Rete di parità nello sviluppo locale della Provincia di Torino" attraverso l'individuazione e il sostegno e la messa in rete di un/una referente per ciascun territorio, un/una per la città di Torino unitamente alle rappresentanti delle istituzioni di Parità provinciali. Inoltre, il progetto ha proposto il coinvolgimento, in un'ottica di rete allargata, di tutti i progetti finanziati sull'Asse E del Fondo Sociale Europeo in Provincia di Torino, per favorire lo scambio e il trasferimento di competenze ed esperienze e fare chiarezza sulla dimensione della struttura e delle risorse (umane ed economiche) messe in campo. Al fine di favorire il rafforzamento della rete e la condivisione delle esperienze è stato attivato il sito internet www.retediparita.it dove è possibile reperire ulteriori informazioni e materiali di approfondimento. 13 2. SIM CLUB – Signora Impresa CLUB La Camera di Commercio di Torino ha promosso, in collaborazione con il Comitato per l´Imprenditoria Femminile, il progetto SIM Club - Signora Impresa Club, ammesso a finanziamento nell’ambito del Fondo Sociale Europeo – POR ob.3 – Asse E, con l’obiettivo di favorire la nascita e lo sviluppo di imprese a titolarità femminile. Obiettivi • Favorire la nascita e lo sviluppo di imprese a titolarità femminile. • Contribuire all’incremento del tasso di partecipazione femminile al lavoro, attraverso la promozione dell’imprenditoria femminile. • Rafforzare il tessuto economico territoriale, attraverso la valorizzazione della risorsa femminile • Definizione di un modello di consulenza, accompagnamento e tutoraggio per le donne che intendono avviare un’esperienza imprenditoriale. • Sperimentare un modello di tutoraggio innovativo e trasferibile che veda il coinvolgimento diretto di imprenditrici “tutor”. • Favorire il trasferimento di competenze e capacità fra imprenditrici esperte e neo-imprenditrici. Azioni • Costruzione di un database specifico delle imprese femminili iscritte alla Camera di Commercio, in grado di rafforzare l’efficacia del costante lavoro di monitoraggio, promosso dal Comitato, sui risultati ottenuti con i finanziamenti fin qui erogati e sugli indicatori fondamentali dell´impresa "al femminile" (evoluzione, stato occupazionale, fatturati, ecc), da effettuarsi per mezzo di opportune ricerche e studi di settore (quante aziende avviate, quali i settori di appartenenza, quanta occupazione hanno prodotto,…). • Definizione di un modello integrato di tutoraggio e accompagnamento basato sul coinvolgimento diretto delle imprenditrici, in grado di trasferire non solo le nozioni tecniche, ma anche la cultura, la passione, la capacità di rischio imprenditoriale, nonché l’esperienza diretta nel problem solving acquisita direttamente sul campo. • Sperimentazione del modello di tutoraggio, attraverso l’appaiamento di imprenditrici tutor di riferimento e le imprese destinatarie secondo criteri di omogeneità rispetto al settore e alla tipologia di azienda. Le attività di accompagnamento e monitoraggio hanno riguardato principalmente le seguenti tematiche: amministrativo, contabile, fiscale, credito, commerciale, marketing e pubblicità, tecniche di produzione/erogazione servizi. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: http://www.to.camcom.it/Page/t23/view_html?idp=5600 3. Friendly Il progetto Friendly è stato promosso dal Comitato Pari Opportunità della Provincia di Torino e finanziato sul FSE 2000-2006 Obiettivo 3 Misura E1 del Programma operativo Regionale della Regione Piemonte. Obiettivi • Promuovere la diffusione della cultura di Pari Opportunità. • Assumere come valore nuovo la conciliazione fra responsabilità di lavoro e responsabilità familiari. • Individuare nuovi strumenti di conciliazione per le dipendenti della Provincia di Torino. Azioni • Implementazione del Piano di Azioni Positive (PAP) della Provincia di Torino. • Analisi dell’organizzazione della Provincia di Torino in un’ottica di genere, identificando punti di forza e di criticità che caratterizzano la collocazione delle lavoratrici nell’organigramma generale dell’ente. • Realizzazione di uno studio di fattibilità sulla base di ipotesi di formule organizzative di flessibilità positiva volte a promuovere percorsi di conciliazione per le lavoratrici dell’ente sia a carattere individuale (part-time permessi straordinari, alternanza fra telelavoro e forme tradizionali, aspettative, flessibilità concordata) che collettivo (job-sharing), predisponendo le linee guida per una sperimentazione di percorsi di flessibilità, al fine di rendere evidente e più forte il legame fra conciliazione e carriera. • Promozione di una campagna di sensibilizzazione alla condivisione delle responsabilità familiari fra lavoratrici e lavoratori definendo un set di iniziative a favore della conciliazione e della promozione di carriera per le lavoratrici dell’ente. • Predisposizione di uno studio di fattibilità di modelli organizzativi in ambito aziendale per la cura dei figli/e dei /delle dipendenti dell’ente (nidi aziendali). • Predisposizione di uno studio sulle forme di agevolazione del rientro dal periodo di maternità anche mediante un’analisi delle esperienze già avviate in altri contesti europei. 14 • Attivazione di un circuito di informazione e scambio di buone prassi fra il CPO della Provincia di Torino e altri CPO provinciali. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: http://www.provincia.torino.it/parita/ 4. Progetto interregionale Integrare le pari opportunità nella formazione professionale: strumenti e metodi La Regione Piemonte è il soggetto capofila di un progetto interregionale in fase di attuazione, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, che coinvolge in qualità di partner le Regioni Toscana, Lazio, Valle d’Aosta, Sardegna e la Provincia Autonoma di Bolzano. Nell’implementazione del progetto saranno inoltre coinvolte Istituzioni di Parità, Province, enti di formazione professionale ed Università. Obiettivi • Redazione di Linee Guida utilizzabili per la progettazione dei moduli di Pari Opportunità previsti nei percorsi formativi. • Trasferimento e trasferimento delle Linee Guida al sistema della formazione professionale. Azioni • Creazione di un team interregionale (rappresentanti Regioni, Province, Istituzioni di Parità, esperti e docenti). • Definizione della metodologia di lavoro. • Stesura delle Linee Guida finalizzate a definire: - gli standard qualitativi per i moduli di Pari Opportunità - il profilo professionale dei formatori e le competenze. • Sperimentazione degli standard qualitativi i ciascuna Regione/Amministrazione coinvolta. • Formazione dei formatori e certificazione delle competenze acquisite. • Trasferibilità del modello con messa a regime che coinvolga un’ampia tipologia di soggetti. • Pubblicazione di Linee Guida: libri, Cdrom. 15 TERZA PARTE A cura di CdIE Spunti di riflessione La trasferibilità delle pratiche Dall'analisi delle buone pratiche presentate emergono alcuni elementi importanti di riflessione. In primo luogo occorre collocare nel progetto la riflessione sul mainstreaming di genere all'interno dei processi di sviluppo locale con particolare riferimento al ruolo che l'ente locale, in un approccio di governance, può svolgere per progettare e gestire un progetto di crescita del territorio. Il rapporto fra politiche di pari opportunità e politiche di sviluppo locale è stato sottolineato più volte dalle istituzioni comunitarie e rappresenta una opportunità decisiva di sostenibilità e di qualità dei processi di gestione territoriale. Il mainstreaming dei progetti di pari opportunità risulta quindi un elemento strategico per produrre cambiamenti permanenti nei contesti locali e si raccorda in modo dinamico al mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmazione locale promossi “dall’alto”. All'interno di questo rapporto occorre distinguere tra i seguenti processi di mainstreaming di genere: • mainstreaming dei progetti di pari opportunità • mainstreaming di genere nei processi decisionali, nella programmazione locale. All'interno della rete sono state sviluppate esperienze molto significative relative a questi due ambiti che costituiscono una base di riferimento importante. Per mainstreaming di progetto si intende l’insieme di tutte le azioni messe in atto, all'interno dei processi di management, per diffondere e sensibilizzare gli attori del progetto stesso e il contesto locale, sugli scopi e gli obiettivi previsti, sui risultati delle sperimentazioni, sulle condizioni per rendere permanenti servizi o procedure di successo, o al contrario per modificare e riconvertire processi e strutture che si sono manifestate di ostacolo al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmmazione locale si intendono invece, tutte quelle procedure di promozione e/o di controllo e monitoraggio orientate a favorire l'utilizzo efficace e trasparente delle risorse pubbliche e private per sostenere politiche di pari opportunità, e a ridurre l'impatto negativo delle stesse sui fattori di discriminazione. Il mainstreaming di progetto è inteso in questo documento come mainstreaming dei progetti di pari opportunità nel contesto prevalentemente locale quindi relativamente a processi sia di mainstreaming orizzontale sia a processi di mainstreaming verticale riferiti soprattutto alla dimensione regionale. Le buone prassi piemontesi: indicatori di successo e di criticità L’analisi delle buone prassi individuate nella regione piemontese hanno messo in rilievo i seguenti fattori di successo e di criticità. Fattori di successo • chiarezza nell’individuazione del problema/bisogno da affrontare e del percorso di attuazione del progetto • capacità di comunicare per tutta la vita del progetto gli obiettivi dello stesso e le sperimentazioni realizzate • capacità di lavorare in rete con esperienze analoghe e soggetti coerenti con la missione del progetto • capacità di individuare nel corso del progetto i soggetti competenti e le risorse finalizzate alla 16 permanenza nel tempo dei servizi, delle procedure e dei processi che hanno dimostrato efficacia. I requisiti che possono favorire un buon processo di mainstreaming di genere sono: • la collocazione in un contesto territoriale e istituzionale ‘forte’ sia per la sensibilità e la conoscenza generale delle problematiche relative alle pari opportunità, sia per l’esperienza accumulata nel tempo in progetti e sperimentazioni dedicate, sia per la presenza di donne e uomini competenti e motivati nei punti strategici dei processi decisionali, sia per il consenso da parte delle associazioni sindacali. In questo senso si riconferma il legame strategico tra attività di mainstreaming e processi di empowerment. • la presenza nel parternariato e nella rete di sostegno di soggetti portatori di esperienze e competenze significative sia in materia di pari opportunità che di politiche di sviluppo locale in senso ampio che possano capitalizzare il patrimonio già presente sul territorio e instaurare con i responsabili presenti sul territorio una modalità efficace di lavoro in rete cooperativo e attivo • un management del progetto in grado di assicurare sia la realizzazione quantitativa e qualitativa delle azioni previste in coerenza con gli obiettivi prefissati, sia di rappresentare sul territorio in senso ampio la missione del progetto, stringendo alleanze e collaborazioni con altri progetti e attori. In questo senso il processo di mainstreaming si articola in processi gestionali interni e in processi di rapporto con il contesto e si intreccia, in particolare nei progetti di pari opportunità, con lo sviluppo della sostenibilità chiamando in causa dimensioni sia più propriamente tecniche che politiche. Fattori di criticità • la necessità di concentrare le risorse del progetto (umane, finanziarie, temporali) prevalentemente nella realizzazione delle attività del progetto stesso con conseguente scarsità di risorse disponibili per le attività di mainstreaming • la sostanziale fragilità e precarietà del complesso delle istituzioni di parità intese in senso ampio (assessorati, deleghe, commissioni, consigliere ecc) che, nonostante segnali recenti di miglioramento, soffrono ancora di dotazioni economiche e umane insufficienti e di un sistema di relazioni con i luoghi decisionali non adeguato. • la mancanza di un sistema di incontro tra domanda e offerta di mainstreaming che, a partire dalle istituzioni portatrici di progetti o autorità di gestione di programmi, faciliti e recepisca il risultato delle sperimentazioni messe in atto nelle attività cofinanziate. • la prevalenza di azioni di mainstreaming, peraltro presenti soprattutto nelle azioni di sistema o in progetti di Iniziativa Comunitaria, finalizzate alla sostenibilità dei servizi e delle procedure sperimentate più che alla riproducibilità e alla trasferibilità delle stesse. • il rischio di esaurire le attività di mainstreaming in circuiti e ambiti comunque già sensibili e responsabili relativamente al tema delle pari opportunità, senza incidere sui sistemi decisionali attivi nel campo delle politiche territoriali e di sviluppo locale. Le buone prassi nei processi e nella programmazione locale: indicatori di successo e di criticità Se analizziamo invece le esperienze di mainstreaming di genere nei processi decisionali e nella programmazione locale, attivate da alcuni partner del progetto Women-Alpnet, (ricordiamo tra le altre lo strumento SPOG adottato dalla Provincia di Trento e l'Agenda di parità adottato dal Consiglio Regionale Rhône-Alpes) possiamo evidenziare i seguenti fattori di successo e fattori di criticità. Fattori di successo • la presenza di una volontà precisa, dall'alto, che si propone di introdurre strumenti di indirizzo, valutazione ex ante e monitoraggio degli effetti che l'utilizzo delle risorse pubbliche e private possono avere in materia di pari opportunità e politiche di genere • efficacia alta e impatto duraturo nel tempo delle scelte in quanto il mainstreaming di genere produce strumenti, procedure norme inserite direttamente nei meccanismi decisionali adottati dall'ente locale • elevata sensibilizzazione al tema delle pari opportunità nel contesto locale dovuta all'utilizzo di strumenti di comunicazione istituzionali forti • coinvolgimento diretto in alcuni casi di agenzie di sviluppo o patti territoriali con l'effetto di inserire il tema delle pari opportunità all'interno dei processi di sviluppo locale. Fattori di criticità • applicazione effettiva non omogenea nell'ente, un po’ a macchia di leopardo che ostacola la possibilità di modificare effettivamente al situazione • riduzione delle risorse pubbliche e private destinate alle politiche di sviluppo locale e al sistema dei servizi con conseguente tensione sulla loro destinazione e sui tagli da effettuare • ancora scarsa presenza di reti regionali, nazionali e europee che sostengono queste esperienze. 17 QUARTA PARTE A cura di Centro di Iniziativa Europea Spunti per l’azione Individuazione e descrizione delle buone pratiche di mainstreaming di genere: il contesto strategico, le aree tematiche, il processo, la metodologia Oltre alle buone pratiche già identificate per l’area piemontese, riportate nel secondo capitolo del presente documento e oggetto di discussione durante il seminario di Torino del dicembre 2004, ulteriori buone pratiche di mainstreaming di genere sono state proposte da alcuni partner relativamente alle loro zone di provenienza (Canton Ticino, Provincia di Lecco, Land Salzburg/Austria, Provincia Autonoma di Trento). Scopo di questo lavoro di analisi e raccolta è quello di creare una “comunità di pratiche” tra i partner del progetto e con altri soggetti interessati come parte di un processo di conoscenza tra pari (peer-learning process) in cui i partecipanti sono capaci di valutare la propria situazione e le proprie necessità ed avere la competenza per riflettere e imparare dalle esperienze degli altri. Il concetto di “comunità di pratiche” è connotato originalmente da una rilevante natura sociale dei processi di apprendimento con particolare riferimento alla intersezione di elementi quali comunità, pratica, significato, identità che si sviluppano nelle relazioni e nelle esperienze quotidiane (Etienne Wenger)6 6 Etienne Wenger, un pensatore indipendente, ricercatore, consulente, scrittore…ma più che altro “un teorico dell’apprendimento sociale” (come si presenta lui stesso), è stato colui che nel 1998 ha coniato il termine di “comunità di pratiche”. Da allora, il concetto è stato mutuato da un gran numero di persone e utilizzato in ambiti e settori i più diversi. E si è dimostrato utile per fornire una prospettiva per la conoscenza e l’apprendimento. Per una bibliografia di base (in inglese) e ulteriori informazioni sulle attività e ricerche correnti di Wenger: www.ewenger.com Successivamente il concetto si è ampliato a definire comunità professionali e virtuali che si autodefiniscono “comunità di pratiche” per la combinazione di tre elementi: 1. Un dominio condiviso di interessi e di competenze (non necessariamente riconosciute come “competenze esperte” al di fuori della comunità) 2. Una comunità operativa di attività, di discussione, di scambio di informazioni (non necessariamente su base quotidiana) 3. Un repertorio condiviso di risorse, esperienze, storie, strumenti, percorsi e soluzioni. In questo senso il concetto di “comunità di pratiche” è applicato nel management delle organizzazioni, nei processi di governance, nell’educazione, nelle associazioni, nel settore sociale, nella cooperazione e sviluppo internazionale, nelle comunità on line. Il progetto Women-Alpnet, nel quadro del programma Interreg III B Spazio Alpino, e al suo interno le attività del WP11 sembrano rispondere a queste caratteristiche in quanto: • i partner hanno elaborato una proposta comune di progetto partendo da esperienze concrete definite in un dominio preciso • il progetto si sostanzia nella volontà dichiarata di apprendere reciprocamente • sono state definite molteplici attività che impegnano i partner per condividere esperienze e risorse Sono quindi riscontrabili i tre aspetti prima richiamati (dominio, comunità, risorse condivise). Sulla base della riflessione portata da tutti i partner del gruppo di lavoro presenti al seminario di Torino (13-14 dicembre 2004), si propone il processo da seguire per la raccolta, lo scambio e la trasferibilità delle buone pratiche di mainstreaming di genere. Contesto strategico e aree tematiche Si propone di individuare buone pratiche di mainstreaming di genere fra azioni, progetti, interventi riferiti al contesto dello sviluppo locale e alle aree tematiche sociali, economiche e culturali, secondo la seguente articolazione. 18 Contesto strategico di riferimento Sviluppo locale Lo sfondo ideale in cui far rientrare le pratiche di mainstreaming di genere, perché individua “il sentiero di sviluppo del territorio a partire dal patrimonio socio-economico già esistente” e privilegia iniziative legate “alla capacità di mobilitare un insieme di fattori economici e sociali, di intervento pubblico, di iniziative private e di nuove tecnologie” (come evidenziato dalla esperienza piemontese). Tematiche • • • • occupabilità formazione e orientamento professionale attività imprenditoriali conciliazione tempi famigli/lavoro Le tematiche sopra evidenziate, rispondenti alle indicazioni emerse nel seminario di Torino, comprendono in modo trasversale l’ambito dell’empowerment. La Conferenza di Pechino, di cui ricorre questo anno (2005) il ventesimo anniversario, ha adottato come metodologia globale, l’intreccio tra empowerment e mainstreaming. Il presente documento si basa ovviamente su quella impostazione ma privilegia l’analisi delle pratiche di mainstreaming di genere al cui interno evidenziare i processi di empowerment. Tipologie La tipologia di azioni entro cui individuare buone pratiche di mainstreaming di genere è varia. Alla luce delle esperienze e attività del parternariato del progetto Women-Alpnet, si propongono le seguenti tipologie esemplificative: • azioni integrate e complesse (che vedono impegnati una pluralità di soggetti in un progetto strategico articolato in attività sequenziali e/o parallele, con destinatari diversi per genere, posizione sociale e professionale, funzione, ruolo) • strumenti operativi (una banca dati, una batteria di indicatori, un vademecum, un software…) • metodologie e approcci (l’elaborazione e/o applicazione di una particolare metodologia o approccio a una azione, intervento, progetto) • iniziative/azioni/percorsi formativi (la realizzazione di una campagna informativa; l’apertura di un servizio sul territorio; la realizzazione di un corso di formazione…) • politiche (il processo di attuazione e/o di applicazione di una legge o normativa…) Processo di individuazione e messa in comune delle buone pratiche Il processo che si propone di seguire, per la identificazione e messa in comune di buone pratiche di mainstreaming di genere all’interno della “comunità di pratiche” del progetto Women-Alpnet, è riassumibile nei seguenti passaggi: 1. riflettere sul contesto e, sulla base delle esperienze già realizzate in materia di pari opportunità nelle aree tematiche proposte, definire i problemi e le relative soluzioni a cui si è già dato risposta e gli ambiti in cui invece permangono criticità. Si può così stabilire uno strumento per l’incontro “domanda-offerta” di buone pratiche di mainstreaming di genere in cui ogni partner potrà indicare gli ambiti tematici su cui è competente per offrire esperienze e soluzioni già sperimentate sul proprio territorio e quelli in cui invece necessita di entrare in contatto con esperienze e soluzioni sperimentate da altri; 2. individuare e descrivere le buone pratiche del proprio territorio secondo gli elementi (criteri, indicatori) descritti successivamente, che costituiscono uno strumento condiviso tra tutti i partner del gruppo per favorire la comparazione, la trasferibilità delle esperienze e il loro adattamento nei contesti specifici; 3. attivazione di strumenti di comunicazione diretta tra i partner (e/o utilizzazione), sia informatici che de visu, per favorire l’effettivo trasferimento delle esperienze e delle metodologie; 4. valutazione ex post dei trasferimenti realizzati (la valutazione, dati i tempi del progetto, sarà effettuata anche al di fuori delle attività finanziate sulla base di accordi bilaterali o di rete tra i partner). 19 Schema del processo Contesto strategico – area tematica 1. Analisi, riconoscimento, individuazione e descrizione della buona pratica (il mio progetto rispetta i criteri condivisi e quindi posso descriverlo come buona pratica) 2. Cosa posso trasferire? 2. Di cosa ho bisogno? 4. Soluzione di problemi; validazione delle buone pratiche in altri contesti 3. Comunicazione mirata tra i partner finalizzata alla trasferibilità delle esperienze e delle metodologie N.B. Lo schema descrive l’insieme del processo che solo in parte sarà realmente realizzato all’interno delle attività finanziate dal progetto Women-Alpnet. Metodologia di individuazione e descrizione delle buone pratiche Individuazione della buona pratica Descrivere il processo che sta dietro all’esempio di buona pratica che si intende proporre tenendo conto dei seguenti elementi: • la buona pratica nel contesto territoriale • la rilevanza del problema affrontato nel contesto territoriale • il coinvolgimento del territorio nella sperimentazione • l’impatto della buona pratica sul sistema decisionale locale (i decisori pubblici e privati delle politiche e l’utilizzo delle risorse locali) • perennizzazione sul territorio (processi e prodotti) Descrizione della buona pratica Per la descrizione della buona pratica di mainstreaming di genere si prendono in considerazione i criteri definiti da ISFOL (cfr. pagina 7 - 8 del presente documento), integrati con gli elementi emersi a seguito del confronto al seminario di Torino. Adeguatezza e completezza del quadro logico progettuale e attuativo Si propone di articolare questa parte con la descrizione delle seguenti componenti: • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: - alle metodologie e agli strumenti adottati - alle competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse - al modello manageriale - al rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit - al costo globale del progetto - alla durata del progetto - ai prodotti, servizi realizzati - agli strumenti di comunicazione e diffusione adottati - agli strumenti di monitoraggio in itinere 20 Innovatività Descrivere la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Riproducibilità Si intende, secondo la definizione ISFOL, la trasferibilità del progetto/modello rispettivamente in contesti analoghi o in contesti diversi. In questa parte è importante descrivere, utilizzando alcuni dati statistici di base, il contesto in cui si è realizzata la buona pratica in modo da metterne in evidenza le caratteristiche e favorirne la riproducibilità in contesti simili. Si propone l’analisi dei seguenti dati: - popolazione maschile e femminile per classi di età - tasso di occupazione femminile e maschile - tasso di disoccupazione femminile e maschile - tasso di attività femminile e maschile - distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività - reddito medio (se disponibile) maschile e femminile - composizione media dei nuclei famigliari - servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale - servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione - flussi di pendolarismo rilevanti - zona urbana o rurale - altri dati…………. Sostenibilità In questa parte è utile descrivere quantitativamente e qualitativamente le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Trasferibilità Si intende la capacità del progetto di “essere utilizzato” e “farsi utilizzare” in contesti e ambiti diversi da quello originario (vedi ISFOL). In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto. Capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate, andranno individuati quei percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: - risorse umane - formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento - strutture e attrezzature - costi di trasferibilità - costi di gestione - referenti della buona pratica (riferimenti su persone/enti di contatto, indirizzo..) Documentabilità Quale ulteriore requisito di valutazione della buona pratica (sia da parte di chi descrive e valida la buona pratica, sia da parte di coloro che prendono in considerazione la buona pratica per essere recepita nel proprio contesto), potrebbe essere richiesta/verificata l’esistenza di una adeguata documentazione (cartacea, elettronica, ecc.) che approfondisca e documenti maggiormente le fasi di progettazione e attuazione della stessa. 21 22 CONCLUSIONI L'analisi delle buone pratiche in tema di mainstreaming di genere porta a sottolineare la necessità di un rapporto sinergico tra mainstreaming di progetto e mainstreaming di genere nei processi decisionali e nelle programmazione dello sviluppo locale. In particolare nelle aree dello Spazio Alpino è molto importante mettere in collegamento l'innovazione dei progetti e la capacità degli enti locali e delle reti di produrre il cambiamento necessario. É inoltre importante sottolineare che i processi di mainstreaming di genere assumono in questa fase un'importanza cruciale nel momento in cui si stanno per modificare le regole della programmazione dei Fondi Strutturali con conseguente riduzione/modifica delle risorse comunitarie dedicate allo sviluppo delle pari opportunità e necessità di assunzione di responsabilità e politiche a livello locale. Infatti, il tema del mainstreaming di genere appare un elemento forte della prossima programmazione 2007-2013, che richiede però per raggiungere l’obiettivo dichiarato di far sì che tutte le politiche tengano conto del loro impatto in termini di genere, sia in fase di pianificazione, sia in fase di attuazione, di una implementazione ampia e diffusa nei diversi contesti degli strumenti di mainstreaming di genere e di una rete di attori pubblici e privati che inserisca questo tema stabilmente nelle proprie finalità e pratiche istituzionali. Il mainstreaming di genere quindi, dovrà in questo periodo di transizione, diventare velocemente una pratica diffusa e condivisa, che dal basso, riesca a modificare procedure e processi decisionali e gestionali, superando le criticità di un approccio corretto, ma eccessivamente diretto dall’alto, che ha caratterizzato la precedente fase di programmazione. Questo approccio di governance del mainstreaming di genere è essenziale anche per affrontare positivamente le complessità derivanti dall’allargamento dell’Unione Europea e dalla conseguente necessità di arricchire l’elaborazione delle strategie di pari opportunità Lo scopo di questo documento è quello di sollecitare una discussione che porterà, sulla base del contributo di tutti i partner coinvolti, alla validazione dei fattori di successo e di criticità dei processi di mainstreaming di genere e conseguentemente a degli indicatori di riproducibilità e trasferibilità. 23 ALLEGATO A cura di CdIE Catalogo ragionato delle buone pratiche e condizioni di trasferibilità Il catalogo è formato da 13 buone pratiche selezionate dai partner tra le esperienze di successo realizzate precedentemente al progetto Women-Alpnet, con lo scopo di favorirne il trasferimento in diversi contesti territoriali e dalle 4 azioni pilota territoriali che si sono sviluppate nel corso del progetto stesso (corrispondenti rispettivamente alle macrofasi “Work Package” n. 7, 8, 9 e 10 del progetto). É importante sottolineare che: • Il progetto Women-Alpnet ha dedicato un’attenzione specifica, con relativo investimento di risorse, competenze, tempo, al tema del mainstreaming di genere con particolare riferimento ai processi e agli strumenti che possono favorire il trasferimento di buone pratiche • Le buone pratiche descritte si sono sviluppate in contesti territoriali, pur diversi tra loro, che fanno parte però dello Spazio Alpino, così come definito dalla programmazione comunitaria Per selezionare e descrivere le buone pratiche è stata utilizzata la scheda elaborata dal lavoro svolto nel WP11, che è stata pensata in modo da favorire il trasferimento di metodologie e strumenti tra i partner. L’utilizzo di questa scheda non è stato semplice in quanto molti partner conoscevano e avevano già adottato strumenti di rilevazione orientati prevalentemente alla descrizione delle esperienze più che al processo di scambio e di effettiva sperimentazione in altri contesti. La scheda è stata invece utilizzata più facilmente per descrivere le quattro azioni pilota territoriali sviluppate nel progetto, in quanto i processi di progettazione e realizzazione sono stati pensati fin dall’inizio come sperimentali e trasferibili. In realtà, tutte le fasi del progetto Women-Alpnet sono state importanti per favorire i processi di trasferimento di buone pratiche, in quanto la conoscenza reciproca fra partner nella gestione delle diverse azioni, le visite di scambio, che hanno permesso di conoscere da vicino i contesti territoriali e le caratteristiche dei soggetti attivi, le attività di ricerca che hanno evidenziato le caratteristiche sociologiche e culturali delle donne che vivono nelle diverse aree, hanno messo in moto un percorso attivo e volontario di apprendimento e arricchimento reciproco. Infatti nel corso delle azioni pilota territoriali sono stati già realizzati veri e propri trasferimenti di metodologie tra diversi partner, che hanno riguardato interventi limitati ma significativi; ad esempio la Provincia di Lecco ha inserito nel percorso di orientamento per donne attivato dal Centro Risorse locale un modulo specifico sulla gestione del tempo già sperimentato nel contesto della regione Rhône-Alpes. Il trasferimento è stato realizzato con successo e ci sono le premesse per un consolidamento dell'esperienza. Lo stesso è avvenuto per la Provincia Autonoma di Trento, quando nella fase di raccolta di idee per la realizzazione di un "Centro Risorse Donne virtuale" ha capitalizzato sulle esperienze e conoscenze di tutti i partner, raccogliendo attraverso una apposita scheda di rilevazione informazioni, dati e indicatori. Il progetto ha favorito anche la conoscenza degli strumenti “tecnici” utilizzati nelle buone pratiche e nelle azioni pilota, consentendo quindi anche una valutazione delle possibilità e delle criticità dei processi di trasferimento nei diversi contesti. Il catalogo delle buone pratiche qui raccolte consente anche di conoscere quali sono le esigenze da parte di ogni partner relative al trasferimento di buone pratiche nel proprio contesto; è interessante notare che il tema della conciliazione tra vita professionale e famigliare è quello su cui la domanda di metodologie, esperienze e strumenti da trasferire è più alta, a conferma dell’importanza strategica del problema. Per sviluppare appieno il processo di trasferimento, che è ancora agli inizi, è necessario ora, come è stato sottolineato nell’incontro dedicato al tema della Trasferibilità nel convegno realizzato a Trento il 14-15 novembre 2005, mantenere attiva la cooperazione tra i partner, alimentare continuamente il sistema di domanda-offerta di buone pratiche come processo permanente di miglioramento della qualità dei servizi offerti localmente. 24 Indice delle buone pratiche raccolte nelle pagine seguenti (in ordine alfabetico per Paese) AUSTRIA 1. MAP – Mentoring come strumento di sviluppo personale - Progetto di collaborazione Interreg IIIA: Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo – Baviera, promossa da Frau und Arbeit 2. Responsabile di progetto per le Pari Opportunità nella regione del Lungau, promossa da Associazione Regionale del Lungau 3. Responsabile di progetto per le Pari Opportunità nella regione del Pinzgau, promossa da Ente di Gestione Regionale del Pinzgau 4. technik.A, promossa da Frau und Arbeit 5. GenderAlp! Sviluppo del territorio per le donne e gli uomini, promossa da Land Salisburgo 6. Women-Alpnet – Macrofase 8 - Azione Pilota Territoriale - “Formazione dei Formatori” Sviluppare un modulo di formazione per gli operatori locali, promossa da Frau und Arbeit FRANCIA 7. Che cosa significa un buon centro risorse donne?, promossa da URACIFF Rhône-Alpes 8. Women-Alpnet – Macrofase 7 - Azione Pilota Territoriale – Edelweiss, promossa da URACIFF ITALIA 9. Una via per il lavoro, promossa da Centro Risorse Donne del Monastero di S. Maria del Lavello (Lecco 10. Women-Alpnet – Macrofase 9 - Azione Pilota Territoriale - Sviluppo di una rete per la promozione dell’occupazione e dell’imprenditoria femmine, promossa da Provincia di Lecco 11. Imprenditoria sociale femminile: una rete per la qualità della vita sul territorio e l’integrazione delle donne nella vita economia e sociale, promossa da Regione Lombardia 12. La risorsa femminile per accompagnare la creazione d’impresa e lo sviluppo locale, promossa da Regione Lombardia 13. SPOG: Supporto alla Programmazione in un’Ottica di Genere, promossa da Provincia Autonoma di Trento 14. Women-Alpnet – Macrofase 10 - Azione Pilota Territoriale Uno sportello di servizi integrati per sostenere la partecipazione femminile allo sviluppo locale, promossa da Provincia Autonoma di Trento 15. Progetto Slalom, promosso da Euroimpresa Legnano Scrl (ente gestore) 16. Comunico Donna, Comunicazione Istituzionale, Mercato del Lavoro, Pari Opportunità, promossa da CE.SVI.P. Centro Sviluppo Piccola Media Impresa 17. Coordinamento Provinciale Banche del Tempo, promossa da Provincia di Torino 25 1 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): MAP – Mentoring as an Instrument of Personal Development Interreg IIIA collaborative project: Salzburg – Upper Austria – Tyrol – Bavaria MAP – Mentoring come strumento di sviluppo personale Progetto di collaborazione Interreg IIIA: Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo – Baviera Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Stato (Land) di Salisburgo – Austria Settentrionale – Tirolo – Baviera. Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Gestione progetto e coordinamento transnazionale: Frau & Arbeit Salisburgo e Kifas GmbH Baviera Altri principali partner coinvolti Frauenstiftung Steyr, Frauentrainingszentrum Rohrbach, Mentoring Platform Tirol, “Frau & Beruf” Resource Centre/K.E.R.N, Passau, Firma Tunities, Berchtesgadner Land, Traunstein, Rosenheim Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi 1. Sviluppare il potenziale professionale ed economico delle donne e delle imprese attraverso una consultazione mirata nelle varie regioni, accrescendo i livelli di istruzione e proponendo un ampio programma di mentoring. 2. Creare delle reti nazionali e transnazionali a vari livelli: partecipanti al progetto, imprese, mentor, enti, regioni 3. Abbattere gli ostacoli transnazionali ed incrementare l’attrattiva delle regioni frontaliere come luoghi in cui vivere e lavorare 2. Attività & beneficiari coinvolti Salisburgo: Mentoring, consulenza e valorizzazione delle qualifiche delle donne d’affari e giovani imprenditrici al fine di aumentare il lavoro autonomo tra le donne e promuovere le opportunità di mercato per le giovani imprenditrici. Il nostro obiettivo è stato ampliato grazie alla collaborazione transnazionale. Austria Settentrionale: Mentoring e programmi di formazione per donne che vengono reinserite nel mercato del lavoro e donne in cerca di impiego al fine di aumentare la quota di donne che hanno una occupazione remunerata. Tirolo: Mentoring a favore delle imprese e delle donne nell’area delle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC) al fine di fare progredire le donne occupate nelle loro carriere ed aumentare la quota complessiva di donne con una occupazione remunerata nell’area delle TIC. Baviera: Mentoring per donne che hanno cresciuto i propri figli e le loro famiglie, 26 donne alla ricerca di un impiego e che desiderano orientarsi verso altri tipi di carriera. Mentoring per nuove imprese e giovani imprenditrici al fine di incrementare l’occupazione ed il lavoro autonomo. 1 3. Principali risultati ottenuti Risultati del progetto ottenuti in Austria: è stata fornita assistenza a 348 partecipanti al progetto MAP, di cui 90 hanno usufruito del programma di mentoring. La rete delle socie comprende un totale di 83 donne. Inoltre, sono stati istituiti dei speciali programmi di mentoring per 12 imprese nel settore delle TIC. Risultati provvisori del progetto in Baviera: MAP in Baviera (la situazione a dicembre 2004 – il progetto MAP ha continuato ad essere svolto in Baviera nel 2005) e sono state assistite un totale di 145 partecipanti. 56 mentees (persone che sono state aiutate da mentor) hanno usufruito del programma di mentoring. La rete di mentor comprende un totale di 88 consulenti. Il manuale intitolato “Mentoring senza frontiere” è stato realizzato per condividere le esperienze e le conoscenze acquisite. Alla conclusione del progetto, la percentuale delle nuove imprese era del 50%, mentre un anno dopo la sua conclusione era del 70%. Come risultato del progetto, le donne che hanno beneficiato della nostra assistenza, attraverso azioni di mentoring o servizi come la consulenza, la formazione, il coaching, il networking unito all’aiuto nel creare un proprio percorso di carriera, hanno ottenuto un sostanziale sostegno mentre progredivano verso un lavoro autonomo, il reinserimento nel mondo del lavoro e nel pianificare le loro carriere. Inoltre, vista la dimensione transnazionale di questo progetto, sono state abbattute più barriere. Siamo riuscite a creare la consapevolezza nella regione su tematiche di particolare interesse alle donne e, attraverso il nostro manuale sul mentoring, introdurre lo strumento del mentoring in tutta la rete transnazionale. 4. Durata (da-a) Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo Baviera 2 anni (2002 – 2004) 3 anni (2002 – 2005) 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 1.227.652 Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo euro 800.000 Baviera euro 427.652 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: Salisburgo/Austria Settentrionale/Tirolo 50% dal Ministero Austriaco per gli Affari Economici e per il Lavoro 50% dall’UE/FESR Baviera 25% dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, della Famiglia e delle Donne dello Stato (Land) della Baviera 50% dall’UE/FESR Fondi Privati 25 % da terzi e dalle proprie risorse (Baviera) Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………...... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) • Manuale sul Mentoring, “Mentoring senza confini”, disponibile sulla nostra homepage www.frau-und-arbeit.at • Elenco delle nuove imprese e delle imprenditrici “Chi offre cosa?” (edizione 2004) • Rapporto di progetto 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti 27 1 • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Abbiamo modificato un concetto – quello del mentoring – che si era precedentemente tentato di adottare nelle grandi regioni urbane, per utilizzarlo in una regione con una struttura prevalentemente rurale. Questo richiede forme speciali di informazioni e comunicazione e deve tenere conto anche delle maggiori distanze. Sono stati necessari considerevoli sforzi nel campo dell’istruzione per descrivere il mentoring e rendere trasparente i suoi benefici. Il pubblico ha una idea molto vaga del processo pertanto sono necessari dei momenti specifici di formazione. Un approccio basato soprattutto sui processi risulta efficace nelle fasi di pianificazione ed attuazione dei progetti in modo che i risultati intermedi possono essere integrati continuamente ed immediatamente nella fase di attuazione, ottenendo così dei cambiamenti significativi. La gamma dei servizi offerti è ideale: la consulenza, la formazione, il coaching e il mentoring. In particolare, il mentoring può fornire la conoscenza basata sulle esperienze dirette, sulle conoscenze informali e sui contatti del mentor, tuttavia questo non sostituisce la consulenza esperta e la formazione specializzata. I risultati delle attività di relazioni pubbliche erano troppo “modesti”. L’innovazione del progetto, i suoi risultati ed i benefici per i target group avrebbero dovuto essere comunicati su più ampia scala. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Il servizio di mentoring è innovativo nella nostra regione di Salisburgo in cui è stato realizzato e fa parte di un progetto di collaborazione transnazionale. Lo sviluppo di programmi di mentoring focalizzati su specifici gruppi di beneficiari è innovativo. All’interno del contesto del progetto ci siamo occupate anche dello sviluppo regionale in un’ottica di pari opportunità e abbiamo organizzato conferenze su questo tema specifico. I nostri servizi di formazione, consulenza, coaching, mentoring e servizi di networking sono improntati sullo sviluppo innovativo e continuativo. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Questa descrizione di partenza della nostra regione di Salisburgo è tratta dai rapporti di progetto di MAP -2004- ed è ancora attuale, purtroppo. L’occupazione remunerata delle donne è aumentata negli ultimi anni – sebbene questa crescita possa essere attribuita ad un aumento di lavoro a tempo parziale e a lavori occasionali (“lavoretti”). Le donne hanno un reddito inferiore (anche quando svolgono lo stesso lavoro degli uomini) e il soffitto di cristallo dà pochi segni di infrangersi. Le donne stanno facendo progressi nell’area del lavoro autonomo, sebbene le condizioni siano diverse da quelle degli uomini e questo significa che molte donne non approfittano degli strumenti convenzionali disponibili per promuovere i loro interessi specifici. Le reti informali sulla carriera sono scarsamente disponibili per le donne. Inoltre, le donne sostengono il maggior peso di lavoro all’interno della famiglia. Le carenze strutturali e dei servizi per la cura dei minori oppure un contesto sfavorevole evidenziano la condizione svantaggiata delle donne, rispetto sia ai pari diritti sia nell’accedere alle stesse opportunità di carriera. Per quanto riguarda gli ostacoli aggiuntivi che le donne devono superare, sia economicamente sia nel campo dell’occupazione, vi sono chiaramente delle differenze regionali, sebbene la discriminazione e gli svantaggi di fondo siano nelle varie regioni. Pertanto questa prassi è chiaramente fortemente riproducibile. 28 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. La rete di mentor, oltre alla rete di contatti transnazionali, è stata creata e continua ad operare nei progetti in corso, per esempio: “WiN – women’s job and business net Salzburg-Traunstein” [WiN – il lavoro delle donne e la rete di imprese SalzburgTraunstein], un servizio di Frau & Arbeit. Alla conclusione del progetto, oltre il 50% delle nuove imprenditrici avevano iniziato il lavoro autonomo. Dopo un anno dalla conclusione del progetto, la percentuale delle nuove imprenditrici era aumentata al 70%. Le giovani imprenditrici hanno potuto migliorare la propria posizione sul mercato, avviare delle iniziative di tipo cooperativo ed ampliare il proprio obiettivo imprenditoriale. Le donne che tentano di essere reinserite nel mondo di lavoro, che cercano un impiego o provano a cambiare professione hanno potuto pianificare con successo il proprio percorso di carriera e ricominciare oppure continuare la propria carriera. La sostenibilità di questo successo si riflette nella conoscenza sul mentoring acquisita nel corso del progetto e nel manuale “Mentoring senza confini” pubblicato. Le competenze sono fortemente richieste all’interno delle imprese e delle organizzazioni ed esse stesse offrono o desiderano offrire un programma di mentoring. Frau & Arbeit di Salisburgo si è affermata in Austria come un “Punto di mentoring” (designata tale dal Ministero Austriaco per le Donne e per la Salute). 1 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Vedasi i punti 8, 9 e 10 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. • Manuale sul mentoring “Mentoring senza confini”, scaricabile dal sito www.frauund-arbeit.at • Rapporto sul progetto MAP Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Persona di contatto Daniela Diethör, Andrea Kirchtag Posizione/Funzione Direttrice, Responsabile di progetto Tel. +43-662-880723-0 Fax +43-662-880723-15 e-mail [email protected] Sito web www.frau-und-arbeit.at 29 1 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) Interviste ai mentees (persone assistite dai mentor) e ai mentor Analisi dell’indagine I protocolli della formazione fornita ai mentee e ai mentor Documentazione per la consulenza Raccolta di rimandi verbali continui attraverso il processo di assistenza mentor-mentee III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit Indirizzo Franz Josef-Str. 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet tel. +43 662 880723-21 email [email protected] Data di presentazione 10 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Donne che cercano un nuovo orientamento professionale • Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili) • Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 30 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 2 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Project Manager for Equal Opportunity, Lungau Regional Association Responsabile di progetto per le Pari Opportunità, Associazione Regionale del Lungau Paese di riferimento Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Stato (Land) di Salisburgo, regione del Lungau Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Associazione Regionale del Lungau Altri principali partner coinvolti Ufficio delle Politiche Femminili e delle Pari Opportunità, Stato di Salisburgo Dipartimento del Commercio, Stato di Salisburgo (gestione dei fondi FESR) Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • Miglioramento della situazione dei servizi per la cura dei minori nella regione del Lungau • Aumento delle opportunità di inserimento delle donne nel mercato del lavoro • Partecipazione delle donne nei luoghi ed enti di decisione • Iniziative regionali di formazione – cooperazione da parte di istituzioni coinvolte nella formazione continua 2. Attività & beneficiari coinvolti • Raccolta dati – Analisi situazione attuale al fine di mettere in luce e documentare la carenza di pari opportunità • Sensibilizzazione – comunicazione per sensibilizzare le persone sulle esistenti disparità, lobbying politico • Networking con gli attori regionali e transregionali • Dare voce alle donne e alle giovani negli enti regionali di decisione, con prevalente presenza maschile • Attività di progetto concreti ed ampi sforzi per promuovere le pari opportunità per le donne e gli uomini nella regione 3. Principali risultati ottenuti Effettivo miglioramento della situazione nei servizi per la cura dei minori attraverso: 1. La prima struttura per la cura dei minori aperta in loco nel settore turistico nel Lungau (“Hapimag Kindernest”) 31 2 2. Una struttura integrativa per la cura dei minori nel periodo estivo, “Ferienerlebnis” (“Esperienza di vacanza”), durante le vacanze scolastiche 3. Creazione del ‘tempo pieno’ per i bambini per tutto l’anno ed esteso a più fasce di età 4. Adeguamento delle ore degli asili con le esigenze dei genitori negli altri comuni del Lungau, sulla base degli studi effettuati 5. Analisi regionale dei fabbisogni di servizi per la cura dei minori nel Lungau per il periodo 2004/2005 La rete di donne del Lungau: essere riuscite ad incoraggiare le donne a promuovere lo sviluppo regionale. È possibile trovare maggiori informazioni online sul sito www.lungauerfrauennetzwerk.at Le donne nelle professioni tecniche – il miglioramento del loro reddito e le opportunità professionali: giornate per le ragazze, il progetto “orientamento pratico di carriera per le ragazze nelle professioni tecniche”, ecc. 4. Durata (da-a) Aprile 2002 fino alla fine del 2006 (provvisoriamente) – è prevista una estensione. 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 40,000 all’anno (esclusivamente costi per il personale e formazione continua/aggiornamento, NESSUN budget per i nostri progetti) Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 40% Stato di Salisburgo 10% Comuni del Lungau 50% Fondi UE/FESR Fondi Privati ……………………………………………………………………………………...... Fondi Privati Non Profit ……………………………………………………………………........ Altro……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato La nomina del Responsabile di progetto per le Pari Opportunità dell’Associazione Regionale del Lungau è un progetta pilota che si è svolto in 15 comuni che costituiscono la regione del Lungau, un distretto rurale all’interno dello Stato di Salisburgo. Il progetto è sostenuto e assistito dalla Unione Europea, dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Obiettivo 2, dallo Stato di Salisburgo, Dipartimento 15 – Commercio e Turismo, dall’Ufficio per le Politiche femminili e le Pari opportunità, oltre 32 che dai 15 comuni partecipanti al progetto. L’obiettivo è di introdurre l’ottica di “genere” nello sviluppo regionale e diffondere le pari opportunità in un distretto rurale. Tradizioni profondamente radicate e spesso non comprese all’estersno, la paura di perdere il potere, la mancanza di opportunità per conciliare la carriera e le esigenze della famiglia sono ostacoli frequenti nel perseguire questo percorso. 2 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati I dati sul contesto sono forniti dall’Ufficio dello Stato di Salisburgo per le politiche femminili e le pari opportunità, e sono disponibili anche online sul seguente sito web: http://www.salzburg.gv.at/fz_lungau.pdf 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Durata del modello pilota: da aprile 2002 a dicembre 2006; In questo momento, non siamo in grado di fornire informazioni circa l’estensione del progetto. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Lungau Regional Association Indirizzo Markt 52 CAP 5570 Città Mauterndorf Stato Austria Persona di contatto Andrea Schindler-Perner Posizione/Funzione Responsabile di progetto per le Pari Opportunità Tel. +43 6472/7740 Fax +43 6472/7740-4 e-mail [email protected] Sito web www.lungauerfrauennetzwerk.at, www.lungau.org 33 2 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Tuttavia il progetto è stato pubblicizzato e presentato in varie occasioni, quali: • LEADER-Magazin (Rivista del programma LEADER) Austria 2_03, pp 16-19 • Conferenza di pianificazione regionale dell’Austria: Le politiche regionali dell’UE e il Gender Mainstreaming in Austria • Vari interventi radiofonici e anche televisivi, per esempio il 24.10.05 alle ore 21:00 sul canale televisivo 3SAT TV La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit Indirizzo Franz Josef-Str. 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet tel. +43 662 880723-21 email [email protected] Data di presentazione 17 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Donne che cercano un nuovo orientamento professionale • Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili) • Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro ed amministratori • Esperti in finanza e nella gestione di fondi e bilanci pubblici Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 34 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 3 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Project Manager for Equal Opportunity, Lungau Regional Association Responsabile di progetto per le Pari Opportunità, Ente di Gestione Regionale del Pinzgau Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Stato (Land) di Salisburgo, regione del Pinzgau Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Ente di Gestione Regionale del Pinzgau Altri principali partner coinvolti Ufficio per le Politiche Femminili e le Pari Opportunità, Stato di Salisburgo Dipartimento n15 del Commercio, Stato di Salisburgo (gestione dei fondi FESR) Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Sviluppare il potenziale professionale ed economico delle donne e delle imprese Sviluppo continuo delle pari opportunità nell’area rurale di Pinzgau, un distretto con un orientamento economico nel settore del turismo. Creazione di strutture di networking per promuovere le pari opportunità nella regione. Attuazione a livello regionale dei programmi dell’Obiettivo 2 dell’UE e della Regione di Salisburgo. Avvio, sviluppo e facilitazione di progetti. 2. Attività & beneficiari coinvolti • Avvio, coordinamento e sviluppo di progetti che introducono le pari opportunità tra uomini e donne • Attuazione di strategie di mainstreaming di genere a livello regionale • Consultazione per la stesura del progetto e delle proposte di assistenza • Sostegno a livello di rete e di progetto per le iniziative di mainstreaming di genere regionali • Attività di marketing e di PR • Gender mainstreaming nei progetti per lo sviluppo regionale e in progetti regionali 3. Principali risultati ottenuti Attraverso la creazione della posizione di Responsabile di progetto per le pari opportunità presso l’ente regionale di Pinzgau, è stato possibile attuare diversi progetti e attività per promuovere le pari opportunità all’interno della regione. Ad integrazione di quanto sopra è l’introduzione, la facilitazione e l’attuazione del processo di mainstreaming di genere nello sviluppo regionale. Diverse figure devono essere persuase prima di procedere in ulteriori passi avanti. 35 3 Esempi del progetto Eque opportunità – attitudini orientate al futuro Obiettivo n° 2 – Richiesta di approvazione; Obiettivo 2 M III.4 Attuazione: da dicembre 2004 fino a dicembre 2005 Sviluppo di metodologia, programma e corso pilota Marketing di immagine per seminari e workshop Evento di apertura: 29 giugno 2005 Reinserimento nel mondo lavorativo di donne nei comuni dell’Obiettivo 2 Sviluppo del progetto; Obiettivo 2 M III.4 Collaborazione con l’AMS (servizio per l’impiego), attività regionali e comunali Attuazione: da novembre 2004 fino a maggio 2005; Corsi pilota da febbraio fino ad aprile; Assicurare la sostenibilità attraverso la discussione delle strategie di attuazione con l’AMS Zell am See Rete di Donne di Pinzgau http:/www.regpi.at/fr auennetzwerk/ Riunione costitutiva di una rete formale il 7 febbraio 2003; Pubblicazione del suo mission statement in occasione della Giornata Internazionale delle Donne l’8 marzo 2005 Pfifferlingplatzl – una struttura di cura in loco per i minori nella regione di Oberpinzgau, aperta tutto il giorno e tutto l’anno ed estesa a vari gruppi di età. Sviluppo e creazione di strutture per la cura dei Obiettivo 2 M III.4 minori Giornata internazionale della donna 2002–2005 Organizzazione di manifestazioni dal 2002 al 2004 Stato di Salisburgo – Pianificazione ed attuazione nel 2005 Ufficio delle politiche femminili “Donne nel mondo del turismo” Modulo 3 Partenariato per lo sviluppo delle pari oppportunità - Stato di Salisbur www.regpi.at/ folgeseiten/projekte/fe rienregion.htm dal 16.09.2002 al 15.9.2005 EQUAL “Io sono io” Formazione per le donne per accrescere la propria fiducia nella regione di Pinzgau Seminario 30/31 gennaio, 2004 - Kaprun 29/30 ottobre, 2004 - Saalfelden 4/5 febbraio, 2005 - Saalfelden Sostenuto dall’Ufficio delle politiche femminili e delle pari opportunità Formazione informatica per donne nelle aziende agricole, con enfasi sul marketing per Neukirchen, Rauris da febbraio 2002 ad aprile 30, 2003 Programma austriaco per lo sviluppo di aree rurali – sovvenzioni individuali massime 66 % Workshop Vitalità Sviluppo del progetto all’Hotel Liesenwirt con specifico riferimento al settore dell’accoglienza e un obiettivo di autonomia personale Gelato della fattoria Attuazione del progetto Sovvenzione attraverso Produzione e vendita di gelato alla frutta diret- “Leader” 33 % tamente dalla fattoria; vendite dirette e distribuzione ai clienti commerciali Formazione TIC per le donne nella Regione del Pinzgau Lofer, Maishofen, Bruck, Bramberg attuato 4. Durata (da-a) 1° gennaio 2001 – 31 dicembre 2006. 36 Stato di Salisburgo – Ufficio delle politiche femminili, sussidi per il personale; moderatore: Martina Berthold. Oltre il sostegno finanziario € 5.500 € 2.565 sovvenzione 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 200.000 (2001 – 2006) Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: Stato di Salisburgo, Comuni del Pinzgau; Fondi UE/FESR Fondi Privati ......................................................................................................................... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………...... 3 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Per informazioni visitare: http://www.regpi.at/aktuelles/sir%20bericht%202002.pdf; http://www.regpi.at/ 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato La nomina del Responsabile di progetto per le Pari Opportunità presso l’Ente di Gestione Regionale di Pinzgau dei 28 comuni che costituiscono l’area rurale di Pinzgau, nello Stato di Salisburgo. Il progetto è sostenuto e assistito dalla Unione Europea, dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Obiettivo 2, dallo Stato di Salisburgo, Dipartimento 15 – Commercio e Turismo, dall’Ufficio per le Politiche femminili e le Pari opportunità, oltre che dai 28 comuni partecipanti al progetto. L’obiettivo è di introdurre l’ottica di “genere” nello sviluppo regionale e diffondere le pari opportunità in un distretto rurale. Tradizioni profondamente radicate e spesso non comprese all’esterno, la paura di perdere il potere, la mancanza di opportunità per conciliare la carriera e le esigenze della famiglia sono ostacoli frequenti nel perseguire questo percorso. I progetti focalizzati sulla promozione delle donne e delle pari opportunità sono particolarmente utili nel valorizzare l’immagine del gender mainstreaming in termini pratici. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei familiari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati I dati sul contesto sono forniti dall’Ufficio dello Stato di Salisburgo delle politiche femminili e delle pari opportunità, e sono disponibili anche online al seguente sito web: http://www.salzburg.gv.at/fz_pinzgau.pdf 37 3 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Durata del progetto/modello pilota: da gennaio 2001 a dicembre 2006; In questo momento, non sono disponibili informazioni circa l’estensione del progetto. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Pinzgau Regional Management Authority Indirizzo Stadtplatz 1 CAP 5700 Città Zell am See Stato Austria Persona di contatto Barbara Huber-Jeblinger Posizione/Funzione Responsabile di progetto per le Pari Opportunità Tel. +43(0)6542-760-68171 Fax +43(0)662-8042-766817 e-mail [email protected] Sito web www.regpi.at II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 38 III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit Indirizzo Franz Josef-Str. 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet tel. +43 662 880723-21 email [email protected] 3 Data di presentazione 17 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Donne che cercano un nuovo orientamento professionale • Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili)… • Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 39 4 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): technik.A Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Stato (Land) di Salisburgo Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Initiative Frau & Arbeit, Salisburgo Altri principali partner coinvolti Partner strategici: Camera di Commercio, Federazione dei Sindacati Austriaci, Ministero del Lavoro, Confederazione dell’Industria, Servizi per l’Impiego, Ufficio delle Politiche Femminili, Consiglio dello Stato di Salisburgo Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi L’integrazione delle donne nel mercato del lavoro tecnologico attraverso una formazione personalizzata; una ampia sensibilizzazione del pubblico sulla segregazione di genere nel mercato del lavoro, ottenendo lo smantellamento dei pregiudizi verso le donne nel settore tecnologico; Cooperazione con imprese ed enti di formazione per progettare programmi di formazione; aumentare le opportunità di promozione e di reddito per le donne; ampliamento delle scelte per la carriera e per le opportunità offerte alle donne 2. Attività & beneficiari coinvolti Attività: Ricerca nelle professioni richieste; progettazione di formazione, reclutamento di imprese, coaching a livello di gruppo per le donne, addestramento sulle competenze per ricercare un lavoro, pubblicizzazione, produzione di un video e di un manuale e di un bollettino informativo per operatori e per le imprese Beneficiari: 59 donne complessivamente - donne che rientrano nel mondo del lavoro, che affrontano cambiamenti nelle loro carriere oppure che considerano tale cambiamento; Formazione per conduttori di treni, conduttori di bus per il trasporto pubblico, verniciatori di carrozzeria, istruzione sulle tecniche di base per la lavorazione di metalli e sulle tecnologie nel settore elettrotecnico, formazione per lavoratori non specializzati nel settore produttivo 3. Principali risultati ottenuti 11 conduttrici di treni; 5 verniciatrici di carrozzeria; 10 donne che hanno ottenuto una 40 istruzione tecnica di base, 15 lavoratrici nel settore produttivo che hanno ottenuto qualifiche tecniche, 8 conduttrici di autobus; Ora tutte queste donne hanno una retribuzione migliore (fino al 30% in più), mentre alcune hanno acquisito una nuova professione. 4 4. Durata (da-a) da settembre 2002 fino a settembre 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 512.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% Fondo Sociale Europeo (Programma Equal) Ministero Austriaco per il Commercio e il Lavoro Fondi Privati ……………………………………………………………….……………………... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………...... Altro ……………………………………………………………….……………………………..... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Video CD-ROM; Manuale (formato cartaceo ed elettronico); Newsletter (formato cartaceo ed elettronico) 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il processo di pianificazione è stato condotto da Initiative Frau & Arbeit in collaborazione con i partner strategici. L’attuazione del progetto è avvenuta attraverso la partnership, l’utilizzazione dei contatti dei partner per quando concerne le imprese, le mailing attraverso la Confederazione dell’Industria e della Camera di Commercio, l’utilizzo dei loro media (intranet e newsletter); Supporto-PR attraverso il Ministero del Lavoro, con il loro media in forma stampata fornendo un resoconto sul progetto a diversi intervalli; assistenza nel reclutare i partecipanti attraverso il Servizio per l’Impiego; collaborazione con gli enti di formazione e le imprese nella progettazione di programmi di formazione; Le mailing non sono risultate molto efficaci; è necessario il contatto personale per coinvolgere le imprese poiché in caso contrario la risposta è troppo bassa; Per far sì che le donne partecipanti al progetto presentassero domande di assunzione per professioni tradizionalmente dominate dagli uomini, è stato importante rivolgersi a loro, in particolare nella pubblicità, utilizzando un linguaggio ‘neutro’ (cioè privo di riferimenti ad un genere specifico), altrimenti le donne non si sentivano coinvolte. Quando le donne entrano in ambiti maschili e cercano di integrarsi devono avere una figura di supporto (mentor). 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Delle 10 professioni più scelte dalle ragazze, nessuna di queste è nel settore produttivo e tecnologico. Inoltre, in qualità di lavoratori qualificati e capo reparti, gli uomini guadagno il 30% in più rispetto alle donne che svolgono la stessa funzione nelle professioni considerate “tipicamente femminili”. Per di più, le professioni nell’area tecnologica offrono migliori possibilità di promozione. 41 4 All’interno delle Ferrovie Austriache vi erano 4,800 conduttori e solo 2 donne che svolgevano lo stesso ruolo. Come risultato di questo progetto, 11 donne hanno completato la formazione per diventare conduttrici di treno, mentre altre 15 provenienti da un’altra regione, venute a conoscenza del progetto, hanno deciso di intraprendere lo stesso percorso. L’addestramento di donne conduttrici di autobus è il risultato della accresciuta consapevolezza negli enti di formazione a favore delle donne che desideravano entrare in settori lavorativi tradizionalmente dominati da uomini. La consapevolezza è aumentata anche tra il pubblico in generale, grazie soprattutto al crescente numero di riferimenti fatti su questo tema nei media e di conseguenza attraverso una maggiore visibilità complessiva. Valorizzare la formazione e le qualifiche professionali delle lavoratrici nel settore produttivo non ha solo comportato una maggiore consapevolezza dei processi lavorativi attuali ma ha anche consentito l’assunzione di maggiori responsabilità. Le lavoratrici hanno migliorato la retribuzione e l’ufficio del personale ha riconosciuto la validità della formazione dei dipendenti non ancora qualificati poiché questo aumenta la loro motivazione e produttività. In breve, possiamo affermare che ora tutte le donne sono più qualificate, tutte hanno una migliore retribuzione e, in aggiunta, questa nuova formazione ha dato a molte di loro una grande libertà di scelta di carriera per la prima volta nella loro vita, permettendo la realizzazione di un sogno. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati In base alle statistiche dell’Ente Nazionale Statistico Austriaco, il 97.7 % dei capi reparti e l’80.3% dei lavoratori qualificati sono uomini. Chiaramente, le donne devono fare ancora molta strada in questo senso. Come è stato dimostrato, le donne sono ovviamente interessate a svolgere professioni tecniche se viene data loro la possibilità di seguire una adeguata formazione – e questo si riferisce non solo alle donne più giovani, ma anche alle donne più anziane. Tuttavia, queste hanno bisogno di qualcuno che stia vicino a loro poiché hanno ancora una posizione piuttosto ‘anomala’ nel mondo del lavoro attuale e spesso devono lottare indipendentemente dalla loro posizione sociale. Anche l’integrazione nelle aziende richiede una buona preparazione. Il finanziamento è molto importante per questi progetti pilota. Senza un adeguato sostegno, le aziende spesso non sono in grado, oppure non sono disposte, ad iniziare o a promuovere dei programmi formativi più ampi. Inoltre, la progettazione e la struttura di sostegno richiedono molte risorse. Questo progetto è essenzialmente riproducibile ovunque vi siano persone interessate ad impegnarsi per ottenere pari opportunità nel mercato del lavoro. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Non sono disponibili dati statistici. Tuttavia, le aziende e gli enti di formazione sono stati informati dell’iniziativa Frau & Arbeit ed è stato possibile attuare un processo di sensibilizzazione attraverso una massiccia presenza sui media. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La trasferibilità è possibile dove vi è un consenso locale sulla necessità di offrire delle possibilità di formazione e infrastrutture di trasporto, tecniche, commerciali e industriali. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) 42 che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. CD-ROM (documentazione del progetto); Newsletter (formato elettronico + cartaceo); Manuale (risultati del progetto, esperienze (formato cartaceo); Rapporti sul progetto (formato elettronico) 4 Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Persona di contatto Friederike Blum Posizione/Funzione Responsabile di progetto Tel. +43-662-880723-0 Fax +43-662-880723-15 e-mail [email protected] Sito web www.frau-und-arbeit.at II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Università di Salisburgo – Agenzia per la Scienza (W.A.S.) Validazione durante tutta la durata del progetto. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) Interviste e questionari a tutte le donne e le aziende partecipanti III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit Indirizzo Franz Josef-Str. 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet tel. +43 662 880723-21 email [email protected] Data di presentazione 10 ottobre 2005 43 4 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Donne che cercano un nuovo orientamento professionale • Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili) • Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 44 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 5 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): GenderAlp! Spatial Development for Women and Men GenderAlp! Sviluppo del territorio per le donne e gli uomini Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Austria: Land Salzburg, Land Austria Settentrionale, Land Austria Meridionale, Città di Vienna, Slovenia (intero paese), Germania: Baviera, Baden-Württenberg, Francia: Regione Franche-Comté, Regione Rhône-Alpes, Italia: Liguria, Provincia di Genova, Piemonte, Provincia di Cuneo Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Land Salzburg - partner capofila, Consorzio per le politiche femminili e le pari opportunità, Ufficio per il territorio, il turismo e lo sviluppo locale Altri principali partner coinvolti Austria: Land Austria Settentrionale, Land Austria Meridionale, Università BOKU, Vienna Slovenia: Istituto per la Pianificazione Territoriale della Repubblica di Slovenia, Germania: Città di Monaco di Baviera, Comune di Friburgo, Francia: Maison du Temps et de la Mobilité Belfort-Montbéliard, Consiglio Regionale del RhôneAlpes, Italia: Provincia di Genova, Società Consortile Langhe Monferrato Roero. Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • creare una sensibilità nei processi di pianificazione territoriale e di gestione del bilancio pubblico secondo i criteri di genere (gender planning; gender budgeting) per implementare il mainstreaming di genere • produrre strumenti pratici per le amministrazioni pubbliche e i decisori di politiche – indicatori, linee guida, moduli di formazione • creare una rete di amministrazioni pubbliche per lo scambio sulla effettiva implementazione del mainstreaming di genere • creare conoscenza sulla gestione di qualità nella pianificazione territoriale e nei bilanci pubblici in relazione alla strategia di mainstreaming di genere • scambiare fra i partner esperienze ed esempi di buone pratiche di maistreaming di genere, di pianificazione territoriale e di gestione del bilancio secondo i criteri di genere • diffondere i risultati acquisiti dalle azioni locali, regionali realizzate nell’ambito del progetto 2. Attività & beneficiari coinvolti Attività • Ricerca di buone pratiche 45 5 • Formazione di network e cooperazione • Implementazione di azioni innovative di maistreaming di genere nella pianificazione territoriale di siti • Sensibilizzazione e formazione • Assistenza pratica e rimandi sulla base dei risultati del progetto Beneficiari Decisori di politiche e amministratori/trici pubblici a livello locale, regionale, nazionale e trasnazionale. 3. Principali risultati ottenuti Risultati attesi 1. Repertorio di metodi e strumenti per il mainstreaming di genere, la pianificazione territoriale e la gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di genere. 2. Scambio di informazioni, metodi, innovazioni attraverso il lavorare in rete e i risultati concreti, quale prodotto immediato dei diversi progetti realizzati nelle regioni partner. 3. Tre pacchetti di moduli di formazione continua sul mainstreaming di genere, la pianificazione territoriale e la gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di genere rispettivamente in lingua francese, italiana e tedesca. 4. Trasferimento dei risultati del progetto a tutti i livelli amministrativi: locale, regionale, nazionale e transnazionale (Pianificazione Europea Territoriale, programmi comunitari). L’azione dovrebbe raggiungere tutti i destinatari del programma Interreg (decisori di politiche, funzionari pubblici a tutti i livelli) attraverso l’utilizzo dei moduli di formazione e aggiornamento continuo. Sarà loro offerto uno strumento (“scatola degli attrezzi”) per il trasferimento di conoscenze e la formazione per l’utilizzo pratico dei vari strumenti nelle amministrazioni pubbliche. Sarà creata una rete di esperti in tutti i seguenti ambiti di lavoro: gestione dei bilanci pubblici secondo i criteri di genere, sviluppo locale e regionale, ottimizzazione dei siti, mainstreaming di genere. L’approccio transnazionale e il valore aggiunto europeo migliorerà le abilità, la competitivià e la qualità della vita delle donne e degli uomini. 4. Durata (da-a) Gennaio 2005 – Dicembre 2007 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 2.270.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 50% Fondi FESR, programma Interreg III B Spazio Alpino 50% Altri fondi nazionali e regionali Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. ………………………………………………………….............................................................. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Vedasi: www.alpinespace.org/projects/call 3 / priority 1.1. GenderAlp! 46 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 5 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Land Salzburg, Office for Equality and Women’s Affairs Indirizzo Michael Pacherstraße 36 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Persona di contatto Mag.a Heidrun Wankiewicz Posizione/Funzione GenderAlp! Project Manager Tel. +43/662-8042-4051 Fax +43/662-8042-4040 e-mail [email protected] Sito web www.genderalp.com 47 5 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Approvata dalle Autorità di gestione del programma Spazio Alpino nel luglio 1994. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Land Salzburg, Office for Equality and Women’s Affairs Indirizzo Michael Pacherstraße 36 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Mag.a Heidrun Wankiewicz Funzione GenderAlp! Project Manager tel. +43/662-8042-4051 email [email protected] Data di presentazione 30 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Gender budgeting; • Mainstreaming di genere nello sviluppo locale delle aree rurali; • Mainstreaming di genere nella pianificazione territoriale; Coinvolgimento di decisori a livello locale, regionale e nazionale che operano nel campo dell’amministrazione, in politica ed esperti (consulenti) oltre a politici dell’UE ed amministratori Esperti in finanza e nella gestione di fondi e bilanci pubblici Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 48 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 6 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Women-Alpnet - Work Package 8 - Territorial Pilot Action “Train the trainer”: Development of a training module for local operators Women-Alpnet – Macrofase 8 - Azione Pilota Territoriale “Formazione dei Formatori” Sviluppare un modulo di formazione per gli operatori locali Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Stato (Land) di Salisburgo – Regioni di Pinzgau, Pongau, Lungau, Tennengau, Città di Salisburgo Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Initiative Frau & Arbeit, Salisburgo Altri principali partner coinvolti Responsabili di progetto per le pari opportunità nell’area di Pinzgau e di Lungau, il Servizio per l’Impiego di Pongau, le reti locali di donne di Pongau, Pinzgau e Lungau Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • Fornire una formazione continua per i consulenti e i project manager nelle aree montane • Rafforzare le reti locali di donne nelle aree di Pinzgau, Pongau e Lungau e creare una rete di consulenti e project manager donne a livello dello stato (Land Salzburg) • Valorizzare le tematiche politiche al femminile • Fare luce sulla condizione specifica delle donne nelle regioni montane • Condividere suggerimenti per i futuri programmi di formazione (con i partecipanti e i partner del Progetto Women Alpnet) 2. Attività & beneficiari coinvolti Beneficiari: 1) I moduli di formazione erano limitati a donne che lavoravano nelle regioni montane a) Consulenti coinvolti sulle tematiche al femminile e sulla carriera (Servizio per l’Impiego, Frau & Arbeit ecc.) b) Project manager per progetti rivolti alle donne (Responsabili di Pari Opportunità; Responsabili di Progetti di Uguaglianza per occupazioni nel settore del turismo, Responsabili e operatori nei Centri Risorse Donne, Responsabili di Centri per la Famiglia 2) Le reti locali e a livello di Stato di Salisburgo rivolte a professionisti (consulenti, project manager). Nell’area del Lungau vi è la possibilità per la popolazione femminile che lo desidera di partecipare alla rete locale di donne (anche come soggetti privati). Lungau è una piccola regione di 15.000 abitanti. 49 6 3) “Beneficiari finali” = le donne che risiedono in queste aree sono state coinvolte in una tavola rotonda di discussione sulla loro situazione sia a livello regionale sia a livello comunale. Attività: • analisi dei bisogni: Discussioni con i consulenti e i project manager sui bisogni delle donne e sulla loro situazione nella regione • 4 discussioni pubbliche/tavole rotonde nelle varie regioni sui bisogni e sulle idee delle donne che risiedono in queste aree • riunioni delle reti locali/regionali ogni 3 mesi • corso di Formazione per i formatori - 6 workshop della durata di un giorno (ottobre 04 – giugno 05) - 28 partecipanti (nessun compenso di partecipazione) • workshop per la rete a livello di Stato di Salisburgo sui legami sociali e politici che esistono con le tematiche al femminile (aperto a tutti i partecipanti dei moduli di formazione e agli altri partner della rete) Contenuto del corso”Formazione dei Formatori: • la politica delle tematiche al femminile come preparazione al counselling • attività motivazionale in aree rurali • esausto/a? – Come posso io, consulente, prendermi cura di me? • la negoziazione – Come trasformare gli scettici in alleati? • una vita – autodeterminazione • riflessioni ed idee conclusive 3. • • • • Principali risultati ottenuti Scambio di informazioni ed esperienze accresciuta consapevolezza delle tematiche politiche che interessano le donne Presa di coscienza del proprio ruolo e dei propri obiettivi in qualità di consulente conoscenza e competenza nelle aree della comunicazione, della psicologia, del mercato del lavoro • Il networking di attori importanti a livello dello stato (land) • continuità 4. Durata (da-a) da gennaio 2004 a dicembre 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 110.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino” 50% ONG sostenuta da fondi nazionali, regionali, locali 50% Fondi Privati ……………………………………………………………….……………………. Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo 50 globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Le esperienze di maggior successo riguardano • analisi dei bisogni utili per contatti ed informazioni • grande interesse da parte dei consulenti a parteciparvi • reti regionali che corrispondono ad azioni specifiche (per esempio nell’area di Pongau la rete coinvolgeva soprattutto il mercato del lavoro, mentre nel Lungau la rete era focalizzata sullo sviluppo locale complessivo) • comunicazione con partner strategici Le esperienze più difficili riguardano: • il numero dei partecipanti nel corso di formazione • corsi o moduli individuali • le risorse umane e finanziarie per mantenere viva la rete 6 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato • Reti a livello regionale ➠ migliore posizionamento nella regione • Reti a livello di stato (land) ➠ una più ampia prospettiva sulle tematiche al femminile • Formazione specifica sulla tematica “donne e occupazione” anche per i consulenti interessati ad argomenti relativi alla famiglia, alla violenza, ai temi dello sviluppo locale ➠ consapevolezza del rapporto tra l’autodeterminazione e una vita sicura • Migliorata la sensibilità sulla tematica di genere nelle istituzioni sociali • Rafforzamento della consapevolezza politica dei consulenti 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Statistiche dello Stato di Salisburgo [Land Salzburg] (2003) • popolazione: 525.472, uomini 254.468, donne 271.004 • numero medio di figli per ogni donna: 1,44 • tasso di occupazione femminile: 72,8% (compresa il congedo di maternità e donne disoccupate) • tasso di disoccupazione: uomini 5,1%, donne 4,8% • le donne lavorano soprattutto nel commercio, nell’amministrazione, nel turismo, nella produzione e nei servizi sociali e sanitari Problemi riscontrati nelle regioni rurali • scarsa/inadeguata occupazione • mancanza di strutture per l’assistenza dell’infanzia (per i bambini più giovani e al pomeriggio • scarsa mobilità Ruolo tradizionale delle donne e degli uomini 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. • Le reti regionali continueranno (con il sostegno dello sviluppo locale, del servizio per l’impiego e di Frau & Arbeit) • La rete statale (del land) dei consulenti deve definire un contesto (risorse umane e finanziarie). Frau & Arbeit organizzerà la sua prima riunione nel 2006 • La formazione comune dei consulenti dipende dalle risorse umane • Maggiore collaborazione tra Frau & Arbeit e i partner strategici nelle zone montane - servizi per i beneficiari finali - attività di formazione/informazione per i consulenti e per i partner 51 6 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La rete: • attraverso il contatto personale crea un punto fermo e rafforza l’identità • aumenta l’efficienza nei confronti dell’utenza • offre maggiori opportunità di cooperazione • accresce la consapevolezza sulle tematiche politiche al femminile 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. Formazione dei Formatori • dopo l’analisi dei fabbisogni occorre concentrarsi sui seguenti temi: - metodologia per attività di consulenza - informazioni in contesti legali e finanziari - comunicazione con i partner strategici - la posizione di un consulente-femminile in una società rurale - la comunicazione in un’ottica di genere nelle istituzioni Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Frau & Arbeit Indirizzo Franz-Josef-Strasse 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Persona di contatto Andrea Huemer Posizione/Funzione Responsabile di progetto Tel. +43 662 880723-21 Fax +43 662 880723-15 e-mail [email protected] Sito web www.frau-und-arbeit.at II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Università di Salisburgo – Agenzia per la Scienza (W.A.S.) Validazione durante tutta la durata del progetto. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Questa azione pilota territoriale è stata validata nel novembre 2005 dai partner di Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e ulteriore attenzione sulle tematiche specifiche, coinvolgimento del sistema territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) Questionari ai partecipanti al percorso formativo, dopo ciascun modulo, commenti e rimandi di gruppo nel corso dell’incontro finale. 52 III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Initiative Frau & Arbeit Indirizzo Franz Josef-Str. 16 CAP 5020 Città Salzburg Stato Austria Nome del/della compilatore/trice Andrea Huemer Funzione Responsabile di progetto Women-Alpnet tel. +43 662 880723-21 email [email protected] 6 Data di presentazione 10 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Donne che cercano un nuovo orientamento professionale • Buone prassi per aziende/società (la conciliazione degli impegni lavorativi e famigliari; modelli di orari di lavoro flessibili) • Donne di 45 anni e più sul mercato del lavoro Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 53 7 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Qu’est ce qu’un bon Centre Ressources pour les Femmes? Che cosa significa un buon Centro Risorse Donne? Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Regione Rhône Alpes – Provincia (Dèpartement) dell’Ardèche Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta URACIFF (Unione Regionale del Rhône Alpes dei Centri di Informazione Donne e Famiglie) Altri principali partner coinvolti Centri di Informazione e Documentazione Donne : CIFF/ CIDF dell’ Ardèche, Isère, Savoia, Alta Savoia E in particolare, il CIDF dell’Ardèche Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Aiutare le donne ad evolversi dalla loro attuale condizione nel modo più efficace nell’intero territorio e pertanto promuovere lo sviluppo economico locale ed assicurare che la nostra azione coinvolga il maggior numero possibile di donne 2. Attività & beneficiari coinvolti 1. “Fare”: Garantire delle risposte alle donne attraverso la presenza di operatori sul territorio e di accompagnamento nel mercato del lavoro, formazione nelle aree richieste: legale, lavoro, imprenditoria, famiglia…); tenendo conto delle esigenze delle donne e dei cambiamenti in atto nella società e delle posizioni delle donne e degli uomini. Attuare varie azioni indirizzate alle donne, tenendo conto della specificità del territorio. 2. “Da non fare”: Interventi in collaborazione con e all’interno di altre strutture del territorio per permettere agli operatori (operatori nell’area della formazione, agenzie per l’impiego, …) di tener conto dell’ottica di genere e delle pari opportunità; partecipazione a tutti i momenti di condivisione e confronto sulle tematiche più importanti nei tavoli di riflessione del territorio, oltre alla divulgazione di una analisi concreta sulla situazione delle donne per persuadere i decisori (i sindaci, i funzionari degli enti locali e delle regioni, i funzionari governativi…) di integrare questa dimensione nelle loro scelte politiche. “far fare” agli altri, fare con e non formare. 3. Principali risultati ottenuti 1. Sono state informate, accompagnate nel mondo del lavoro ed addestrate più di 4.000 donne all’anno. 54 2. La nostra partecipazione ad ogni momento strutturato di condivisione e confronto e strumento per la presa di decisioni (oltre 20 commissioni permanenti – inoltre è stato sollecitato uno studio dettagliato sul territorio) ha permesso di prendere delle importanti decisioni per le donne dell’Ardèche: 7 • Il tema delle pari opportunità tra donne e uomini è stato inserito tra le priorità del distretto dell’Ardèche Meridionale, cosicché tutte le azioni che saranno svolte nei prossimi dieci anni dovranno tenere conto di questa dimensione. • Alcune importanti azioni per le donne sono state decise da questo distretto: sviluppare servizi di cura i bambini/e, studiare delle misure per il trasporto delle donne, creare un punto centralizzato dei servizi dove concentrare la domanda e l’offerta dei servizi alla popolazione e creare occupazione. • Il Comité de Bassin d’Emploi (Comitato del Bacino per l’Occupazione) che riunisce i rappresentanti delle aziende, dei dipendenti, degli amministratori eletti e delle associazioni, ha integrato la raccolta dei dati in un’ottica di genere nel suo Osservatorio per l’Occupazione; all’interno di questa azione, nel settore delle costruzioni si è cercato di aumentare la presenza delle donne, ecc. 4. Durata (da-a) dal 2003 al 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): annualmente circa 785.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: Governo francese 282.177 (36%) Autorità locali 257.865 (33%) Fondi UE 16.337 (2%) Fondi Privati 228.381 (29%) Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………...... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Articoli sulla stampa specializzata in lingua francese – contributi comunicati ai decisori 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Questa buona prassi è il risultato di precedenti sperimentazioni nelle azioni del CIDF nell’area dello sviluppo locale, cioè essa analizza le esigenze delle donne, non solo in termini di difficoltà specifiche, ma anche, e cosa più importante, come fabbisogni di almeno metà della popolazione (donne + bambini + famiglie). Le precedenti sperimentazioni (all’interno del programma di Iniziativa Comunitaria NOW) hanno dimostrato che questa metodologia era stata ben accolta dai decisori locali. Perciò l’obiettivo era come trasformare un esperimento in una pratica consolidata di lungo termine. Il problema principale era: siamo coscienti che le nostre risorse finanziarie non ci permetterebbero mai di soddisfare tutti i fabbisogni delle donne e che le risposte individuali non cambiano la situazione generale. Questa metodologia necessitava la riorganizzazione del nostro lavoro e delle nostre competenze. Siamo passati da una situazione in cui le nostre attività erano focalizzate sulle donne al 100% a quella attuale in cui operiamo al 50% con le donne e al 50% con gli attori locali. Abbiamo dovuto organizzare il nostro personale creando dei referenti 55 7 locali (uno per ciascun territorio), e referenti per quel determinato settore economico industriale, in modo da garantire che ognuno fosse competente in un certo campo e incrementare la nostra credibilità verso i decisori locali. Inoltre abbiamo dovuto formare il personale su un approccio di genere applicato al locale. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato • Abbiamo dovuto identificare i principali luoghi / tavoli di confronto e presa di decisione, nel quadro della nuova politica di decentralizzazione, in cui cercare di essere presenti e riconosciute. Per fare ciò era necessario comprendere la nuova ripartizione delle competenze ed individuare anche le strategie degli altri attori. • Abbiamo dovuto individuare il livello necessario di azione diretta a favore delle donne per poter formulare una diagnosi pertinente e duratura e generare i cambiamenti positivi per le donne, e inoltre individuare il livello territoriale adeguato. Abbiamo operato attraverso approssimazioni successive fino al raggiungimento dell’attuale equilibrio. • Abbiamo dovuto creare degli operatori “specialisti” interni, contrariamente alla precedente forma di lavoro flessibile impiegato, le cui conoscenze non fossero basate su competenze personali oppure sui bisogni delle donne, ma piuttosto focalizzate sui bisogni dei nostri nuovi interlocutori. Inoltre abbiamo dovuto creare nuove metodologie di lavoro e adeguare il centro di documentazione. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Questa azione è stata realizzata in una zona rurale. L’Ardèche è una piccola unità amministrativa (in termini di popolazione) con 286,023 abitanti nel 1999 (uomini/donne) su una superficie di 5,529 km2,costituita da zone montuose e valli non collegate fra loro (52 abitanti/km2). Tasso di occupazione: uomini 59,3 – donne 45,5. Tasso di disoccupazione: uomini 9,6 – donne 16,1. Nel settore dell’agricoltura: uomini 8,1% - donne 4%. Nell’industria: uomini 29,7% - donne 16,1%. Nelle costruzioni: uomini 11, 3% - donne 1%. Nei servizi : uomini 50,9% - donne 78,9%. Coppie con figli: 53% - Coppie senza figli: 24,1% - Uomini soli con figli: 3,2% - Donne sole con figli: 4,6% - Uomini soli: 5,2% - Donne sole: 7,2%. Molti servizi alle famiglie sono inesistenti oppure stanno scomparendo sebbene le leggi francesi li prevedano e promuovano le politiche per la conciliazione tra i tempi professionali e per la famiglia. Le donne lavorano soprattutto nei servizi poiché le industrie tradizionali in cui lavoravano (per esempio quelle tessili) sono scomparse. Nuove attività (le costruzioni, le piccole imprese) interessano principalmente gli uomini. Le professioni alberghiere e del turismo offrono una occupazione parziale o temporanea alle donne, e non sono sufficienti per garantire loro una vita decorosa. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. In termini quantitativi, è necessario che i nostri finanziatori accettino che il nostro lavoro possa essere valutato non solo in termini di “numero di donne informate” oppure “numero di donne accompagnate nel mondo lavorativo”, ma anche attraverso gli indicatori riferiti alle evoluzioni delle politiche e delle pratiche locali, pertanto dovrebbero accettare di finanziare il 50% dell’attività indirizzata agli altri attori sul territorio. In termini qualitativi, è necessario modificare le competenze del personale che lavora attualmente in questo campo. Oggi, non esistono le risorse umane necessarie per informare ed accompagnare le donne nel mondo lavorativo e, allo stesso tempo, di fare una diagnosi e proporre delle competenze necessarie per utilizzare un approccio basato su un 56 ottica di genere e sulla parità. Si tratta di creare una nuova figura professionale. Per questo stiamo collaborando con le università in modo da creare queste competenze. 7 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Questa metodologia è adatta a tutte le aree aventi le stesse caratteristiche: aree rurali e di montagna spopolate e che hanno registrato una riduzione di servizi. La metodologia appare trasferibile anche ad aree urbane, con meno difficoltà (in zone urbane, troviamo molte organizzazioni specializzate – in zone rurali vi è la necessità, per i Centri Donne, di coprire tutti i campi in cui sono coinvolte le donne) Nel primo periodo abbiamo svolto 2 azioni: da un lato, informazione/accompagnamento e formazione di donne; e dall’altro formazione dei partner locali sull’ottica di genere e sulle pari opportunità. Abbiamo notato subito che questo tipo di formazione non produceva l’effetto sperato. Pertanto abbiamo scelto di smettere la formazione e piuttosto “fare con” i nostri partner in una forma di “formazione/azione”. Perché? Perché riteniamo che la motivazione di questi partner nel partecipare alle attività formative su questi temi era essenzialmente dovuta al loro desiderio di soddisfare le esigenze poste dalle direttive europee. “Fare con” richiede delle capacità di entrare nella logica degli altri attori e di lavorare su una base consensuale. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. Intervento e contributo “Le CIDF de l'Ardèche, une pratique de l'approche de genre sur un territoire” [Il CIDF dell’Ardèche, una pratica di approccio di genere su un territorio], di Dominique Bazerque, nella rivista periodica, promossa dall’Università di Grenoble, “Montagnes Méditerranéennes” n. 19/2004 http://iga.ujf-grenoble.fr/territoires/editions/Mont_Med/mmsom0419.html. Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto CIDF 07 Indirizzo 9 Boulevard de Provence CAP 07200 Città Aubenas Stato Francia Persona di contatto Dominique Bazerque Posizione/Funzione Direttrice Tel. +33 (0)475933170 Fax +33 (0)475934195 e-mail [email protected] Sito web www.cif.org II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): L’università di Grenoble (CERMOSEM - Centro Studi e Ricerche sulle Montagne Secche e Mediterranee) ha presentato questa pratica come una buona prassi di approccio di genere su un territorio 57 7 Questa pratica viene citata come un esempio nelle attività di formazione sull’approccio di genere svolto da ASTER. Il Consiglio Regionale della Regione Rhône Alpes ha validato il fatto che nei prossimi anni la nostra attività sarà focalizzata solo al 50% a favore delle donne e l’altro 50% agli attori locali. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente URACIFF Indirizzo 8 Place Tolozan CAP 69001 Città Lyon Stato Francia Nome del/della compilatore/trice Dominique Bazerque Funzione Membro del Consiglio di Amministrazione URACIFF tel. +33(0)475933170 email [email protected] Data di presentazione 3 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Empowerment delle donne in aree rurali • Acquisire efficienza nella creazione di imprese collettive (SCOOP) gestite da donne in aree rurali; • Migliorare la partecipazione femminile nelle luoghi di decisione Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 58 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 8 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Women-Alpnet - Work Package 7 –Territorial Pilot Action "Edelweiss" Economical Development Local Women Experimentation on International Specific Space Women-Alpnet – Macrofase 7 – Azione Pilota Territoriale "Edelweiss" Azione sperimentale per favorire la partecipazione delle donne alla vita economica in aree trasnazionali specifiche Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Regione Rhône Alpes – Province (Départements) dell’Ardèche, Isère, Savoia, Alta Savoia Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta URACIFF (Unione Regionale del Rhône-Alpes dei Centri di Informazione Donne e Famiglie). In particolare i Centri di Informazione e Documentazione Donne: CIFF/ CIDF dell’Ardèche, Isère, Savoia, Alta Savoia. Altri principali partner coinvolti Regione Rhône-Alpes Delegazione ai diritti delle donne e alla parità ; Delegazione regionale dell’agricoltura e delle foreste; i Consigli Provinciali dell’Ardèche, dell’Isère, e dell’Alta Savoia Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi L’obiettivo principale del progetto "Edelweiss", cofinanziato dal programma di Iniziativa Comunitaria Interreg III B “Spazio Alpino, è quello di individuare il potenziale e le esigenze delle donne che desiderano avviare un’attività imprenditoriale in un’ottica di sviluppo sostenibile, fornendo assistenza per la redazione del business plan e convincendo le istituzioni a tenere conto del potenziale e delle esigenze delle donne nelle politiche pubbliche. 2. Attività & beneficiari coinvolti I beneficiari del progetto “Edelweiss” sono donne con un’idea imprenditoriale o di creazione di attività. Queste donne sono state seguite attraverso una attività di sostegno di gruppo oppure individualmente, rivolgendo loro la domanda “Come passare dall’idea al progetto?”, e fornendo loro: informazioni sulle diverse modalità di finanziamento solidale, quale ad esempio attraverso i CLEFE - Clubs Locaux d’Epargne pour les Femmes qui Entreprennent (Gruppi locali di risparmio per le donne che intraprendono); opportunità per verificare e sperimentare la fattibilità economica del proprio progetto usufruendo del sostegno di Cooperative di impiego; sono stati organizzati anche moduli di informazione specifici sulla conciliazione fra vita professionale e familiare, sulle diverse scelte professionali e sulle varie forme giuridiche delle imprese/società individuali e/o collettive. 3. Principali risultati ottenuti • Sensibilizzazione dei partner istituzionali sull’approccio orientato al genere. 59 8 • Contributo alla tematica delle pari opportunità tra donne e uomini nell’attuazione dei programmi dell’Agenda 21 locale. • Informazione fornita alle donne e il loro accompagnamento nel progetto di creazione di impresa/attività. 4. Durata (da-a) 2004 - 2006 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 280.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 75% € 140.000 dall’UE/FESR Interreg III B programma Spazio Alpino € 71.000 programmi nazionali, regionali, locali) Fondi Privati 25% € 69.000 Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………..... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) (Fine dicembre 2005) I risultati delle ricerche (diagnosi) effettuate nei quattro territori saranno disponibili, in inglese, in formato cartaceo e CD-Rom. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il coinvolgimento dei CIDF nei territori ha richiesto tempo: tutto l’anno 2004. Questo perché le regioni di Isère, Savoia e Alta Savoia hanno dovuto cogliere le opportunità per potersi appoggiare ad altre strutture esistenti, riattivare i partenariati per lavorare sul territorio. Nel 2005 sono state realizzate azioni di accompagnamento a donne con idee di attività di creazione d’impresa e sono state realizzate attività di sensibilizzazione all’approccio di genere nelle istituzioni locali. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Nello svolgimento delle attività di accompagnamento e sostegno sono stati utilizzati strumenti innovativi, innovativi, quali: CLEFE – Club Locaux d’Epargne pour Les Femmes qui Entreprennent: Gruppo locale di risparmio per le donne che intraprendono, uno strumento finanziario utile alle donne che intendono creare una attività imprenditoriale. La Cooperativa di impiego. Una forma “protetta” di impiego, destinata a donne che vogliono sperimentare la fattibilità del proprio progetto, prima di mettersi in proprio. Aderendo a questo tipo di cooperativa, la donna può sviluppare la propria attività, evitando costi iniziali di apertura società e oneri sociali/fiscali, ricevendo un compenso (stipendio), sulla base del fatturato/ore effettivamente lavorate. Inoltre, la donna creatrice di impresa viene seguita nell’analisi della gestione della propria attività e del suo sviluppo dal punto di vista economico. 60 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati I CLEFE, una risposta alle difficoltà dei limitati finanziamenti disponibili per progetti imprenditoriali femminili, si basa su iniziative personali. La Cooperativa d’impiego permette di sperimentare la fattibilità economica di un progetto imprenditoriale. Ma necessita della presenza di un quadro legislativo adeguato. 8 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Il CLEFE / Gruppo locale di risparmio per le donne che intraprendono è uno strumento finanziario semplice, solidale ed efficace rivolto ad attività imprenditoriali create e gestite da donne. Il CLEFE si realizza a partire da un gruppo di persone che risparmia per un certo periodo di tempo. La somma messa da parte dal gruppo viene data in prestito ad una imprenditrice per aiutarla a creare o sviluppare la propria impresa. Successivamente l’imprenditrice rimborserà il prestito, in un tempo che viene concordato preventivamente, ad un interesse minimo. La persona che beneficia di questo prestito può, se lo desidera, essere accompagnata nella sua idea imprenditoriale dal gruppo di risparmio. Quando la somma viene completamente rimborsata il denaro viene re-imprestato ad un’altra imprenditrice. La Cooperativa d’attività e di impiego: l’attuale legislazione vigente in Francia non permette l’avviamento di una attività imprenditoriale o la sperimentazione di una attività senza avere prima creato legalmente una propria impresa e sostenere subito i relativi costi sociali e fiscali. La cooperativa permette all’imprenditrice di sviluppare la propria attività avendo lo statuto di “salariata” / “stipendiata”. L’ammontare del salario/stipendio sarà legato al volume d’affari che la neo-imprenditrice raggiungerà. Inoltre la cooperativa permetterà all’imprenditrice di rompere il senso di isolamento iniziale, partecipando a riunioni collettive e di essere assistita nell’analisi della gestione della sua attività imprenditoriale e del suo sviluppo commerciale. Una volta che l’attività di impresa entra a regime, l’imprenditrice potrà o integrare la propria attività nella cooperativa d’impiego oppure lascerà la cooperativa per mettersi in proprio. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. CLEFE – Contattare la rete RACINES con sede a Parigi - Tel. +33(0)1 53790761 www.racines-clefe.com - Contatto CLEFE per la Regione Rhône-Alpes: Michèle Lagnier - [email protected] Per la Cooperativa di attività e di impiego: Vivianne Leroy 0033 (0) 476950083 Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto URACIFF Indirizzo 18 Place Tolozan CAP 69001 Città Lyon Stato Francia Persona di contatto Josette Casse Posizione/Funzione Direttrice del CIDF Isère Tel. 33 (0)476541435 61 8 Fax +33 (0)476437357 e-mail [email protected] Sito web www.uraciff.org II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Questa azione pilota territoriale è stata validata nel novembre 2005 dai partner di Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e attenzione sulle tematiche specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro) nella sua realizzazione, ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente URACIFF Indirizzo 8 Place Tolozan CAP 69001 Città Lyon Stato Francia Nome del/della compilatore/trice Josette Casse Funzione Membro del Consiglio di Amministrazione URACIFF tel +33 (0)476541435 email [email protected] Data di presentazione 7 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari • Empowerment delle donne in aree rurali • Acquisire efficienza nella creazione di imprese collettive (SCOOP) gestite da donne in aree rurali; • Migliorare la partecipazione femminile nelle luoghi di decisione 62 Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 9 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Una via per il lavoro – A way towards work Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Provincia di Lecco Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Centro Risorse Donne del Monastero di S. Maria del Lavello – Calolziocorte (LC) Altri principali partner coinvolti Nessuno Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • Stimolare una riflessione relativa alle motivazioni individuali che spingono verso il cambiamento • Individuare con le donne i punti di forza e di debolezza, personali e professionali, e valutarli nell’ottica della loro valenza di vincoli, risorse e vincoli/risorsa • Stimolare e rafforzare i diversi processi di autostima attivati • Sostenere i soggetti nell’individuazione di orizzonti professionali raggiungibili e compatibili con le proprie competenze, con i propri interessi e con le reali possibilità di realizzazione • Supportare faticosi processi decisionali • Consentire alle donne la scoperta di nuovi percorsi professionali • Supportare la stesura di progetti professionali personalizzati 2. Attività & beneficiari coinvolti La proposta di un percorso di orientamento e di sperimentazione di modalità di ricerca attiva del lavoro è nata da un’esigenza espressa direttamente dalle donne che frequentano il Centro Risorse, sia attraverso un’esplicitazione del bisogno sia in maniera implicita ma ben leggibile dai colloqui effettuati dalle operatrici. L’attività si è svolta in una prima fase di lavoro propedeutica, con la seguente modalità: • riunione d’èquipe e lettura dei bisogni attraverso lo screening dei colloqui e delle schede individuali • formulazione dell’ipotesi di intervento • verifica dell’ipotesi con il team del progetto “WOMEN-ALPnet” Si è quindi proceduto alla fase della pubblicizzazione attraverso la diffusione di una brochure informativa sugli obiettivi dell’azione, sui contenuti, sulla strutturazione del lavoro e relativa calendarizzazione. La definizione del target (donne in mobilità, donne al rientro nel mercato del lavoro) ha 63 9 permesso un agevole lavoro di selezione. Hanno chiesto di partecipare 12 donne, delle quali ne sono state accolte 9. Le attività di workshop (36 ore) si sono svolte prevalentemente in una dimensione gruppale, quale contesto privilegiato per l’attivazione di opportune dinamiche e al fine di stimolare un confronto costruttivo, stemperare le tensioni emotive legate ai processi di cambiamento e ai meccanismi decisionali ad essi correlati. L’innalzamento del livello di autostima (attraverso la stimolazione di tecniche di empowerment) e la presa di coscienza delle proprie potenzialità e risorse e dei propri limiti, si sono intese come premesse indispensabili all’attuazione della parte iniziale del percorso. Le donne hanno potuto così disegnare per se nuovi percorsi in cui soprattutto fossero presenti elementi di realtà quali competenze e reali possibilità di realizzazione. Si è lavorato con grande attenzione al presente, prendendo in considerazione le esperienze pregresse, senza però vincolare le prospettive future. I TEMI • Empowerment (autostima, stereotipi e pregiudizi, rilassamento psicofisico) • Il mercato del lavoro locale • Analisi delle competenze • Verso il progetto (passaggio dalle riflessioni sul presente alla definizione di un progetto che interessa il tempo e lo spazio futuro) • La gestione del tempo • Stesura di un piano professionale individuale • Le tecniche di ricerca attiva (curriculum, gestione del colloquio di selezione, problem solving, dinamiche di gruppo, lettura del non verbale, lettura delle inserzioni, role play) • Colloqui individuali a carattere motivazionale orientativo I CONTENUTI • Storie personali e professionali • Vincoli, risorse e vincoli/risorsa soggettivi • Gestione del tempo • Competenze • Interessi • Prospettive • La costruzione del futuro 3. • • • Principali risultati ottenuti Potenziamento del livello di autostima Costruzione di un progetto professionale realistico Attivazione immediata della ricerca attiva di lavoro 4. • • • • • • Durata (da-a) Riunione d’équipe e lettura dei bisogni - 2 gg. /2 orientatrici Formulazione ipotesi di intervento – 1 gg./ 2 orientatrici Verifica dell’ipotesi con il team del progetto “Women- Alpnet” – 1/2 gg. 4 persone Pubblicizzazione: Costruzione e diffusione Brochure informativa 2 gg. /2 persone Workshop/intervento – 36 ore articolate in 9 mattine. – 2 orientatrici Monitoraggio – 1/2 gg. 1 orientatrice 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 3.000,00 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% Fondi Privati .…………………………………………………………………….......................... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro 0% 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Sono stati utilizzati materiali in uso agli Operatori dei Centri per l’impiego della Provincia di Lecco e sono stai strutturati nuovi materiali di lavoro. Nel dettaglio: Scheda n. 1 “ Il mio Biogramma” 64 Scheda n. 3 “Un’esperienza significativa della mia vita” Scheda n. 4 “Le mie gioie” Scheda n. 5 “Le competenze acquisite con il lavoro” Scheda n. 6 “Le professioni che potrei fare con le mie competenze” Scheda n. 7 “Le competenze acquisite fuori dal lavoro” Scheda n. 11 “E adesso progettiamo” Nel dettaglio schede declinate “al femminile” Scheda n. 1 La gestione del tempo Scheda n. 2 Una conoscenza approfondita Scheda n. 3 Verso il progetto Scheda n. 4 Counselling individuale Inoltre sono state distribuite due dispense: • il mercato del lavoro locale • donne e stereotipi 9 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere La visita di scambio a Lione nell’ambito del progetto WOMEN-ALPnet (17-20 novembre 2004) ha permesso di osservare che i CIFF all’interno dei percorsi di orientamento al lavoro realizzavano con le donne una seria ed approfondita riflessione sulla gestione del tempo. Questo aspetto, sicuramente innovativo, è stato recepito dal CRD e dentro l’intervento “troviamo insieme idee per il lavoro” l’accento è stato posto sulla progettualità con una particolare sottolineatura del complesso rapporto che la donna ha con la dimensione temporale. Per quanto riguarda gli attori coinvolti si è lavorato in rete con soggetti del privato sociale, associazioni femminili, sindacati e con i servizi all’impiego della Provincia di Lecco. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Nel percorso di Orientamento si sono inseriti tre moduli “innovativi” • Donne e stereotipi • Gestione del tempo • Rilassamento psicofisico 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Le caratteristiche economiche e sociali del territorio provinciale • 311mila abitanti in 90 Comuni; • tasso di scolarità inferiore rispetto alla media lombarda (il mercato del lavoro assorbe molti adolescenti); • tasso di disoccupazione del 1,3% (3,6% in Lombardia; 8,7% in Italia); • elevato tasso di disoccupazione femminile (2,5%) rispetto a quella maschile (0,6%); • fabbisogno annuo di circa 3800 persone nel settore privato (dati Excelsior 2003); 65 9 • circa 3000 nati all’anno e un saldo positivo demografico annuo di oltre 2000 persone; • popolazione in età lavorativa di circa 221mila unità (42mila <15 anni; 48mila >64 anni); • popolazione attiva di circa 145mila unità (143mila occupati, di cui 54mila donne, 2mila disoccupati in ricerca attiva, di cui 1400 donne); • occupati totali: 42,6% industria (meccanica), 32% servizi, 17,6% commercio, 5,6% costruzioni, 2,2% agricoltura; • oltre il 25% di lavoratori autonomi (più del 50% in Agricoltura e Commercio); • tasso di attività pari al 54% (53,5% Lombardia, 49% Italia) : 67,5% maschile, 41% femminile; • tasso di occupazione netto pari al 64,8%: 80,4% maschile, 49,2% femminile (obiettivo dell’U.E.: 70% entro il 2010 e 60% femminile). La popolazione femminile in età lavorativa AREA DEL TERRITORIO RESIDENTI 111mila Montagna 10,25% Lecco 28,60% Brianza 61,15% FORZE DI LAVORO 56mila 10,25% 28,60% 61,15% TERZIARIO 35mila (62,90%) 10,25% 28,60% 61,15% I Servizi all’Infanzia • i servizi nido della Provincia di Lecco ospitano il 6% di tutta la popolazione in età da nido; • la richiesta di accoglienza riceve risposta nel 64% dei casi, soddisfacendo appieno le necessità della famiglia almeno in termini di tempo, mentre il 36% deve iscriversi alle liste d’attesa; • esistono altri servizi integrativi, quali punti gioco, nidi famiglia, spazi – gioco, spazi per attività ludiche durante i periodi estivi, offerta di baby – sitting. AREA DEL TERRITORIO Montagna Lecco Brianza N° NIDI 0 9 9 N° SERVIZI PRIMA INFANZIA 5 11 7 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. • Consulenti con le seguenti competenze: - capacità di relazione - saper utilizzare le tecniche di comunicazione e di animazione di gruppo - conoscere le teorie relative alla Psicologia della Comunicazione - saper rilevare i problemi, le necessità e le aspettative della donna - saper elaborare un progetto realistico, coerente con le competenze della donna e coerente con le risorse del contesto socio-economico - comunicare in relazione al progetto: ascoltare – esporre - formalizzare - lavorare in équipe - favorire il trasferimento di informazioni alle donne in merito al sistema impresa e al mercato del lavoro - promuovere i servizi e le attività del Centro - saper integrare nuove conoscenze alla propria attività (auto-formazione) • Un locale ampio in cui poter realizzare dei workshop • Un computer collegato in rete • Fotocopiatrice – Fax - Telefono 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La buona prassi presentata è a sua volta stata trasferita da un percorso orientativo francese realizzato nella regione di Rhône-Alpes dal partner URACIFF. Il successo della riproducibilità della buona prassi sul territorio lecchese è dovuto alle seguenti condizioni: • presenza di risorse umane con competenze in termini di orientamento e gestione di gruppi; • presenza di un Centro Risorse specifico per le donne; 66 • presenza di un target di utenti in lista di mobilità o al termine della maternità e quindi con esigenza di approfondire le tematiche inerenti al lavoro in un’ottica più ampia rispetto a quella di un Centro per l’Impiego; • presenza di un progetto specifico per le donne finanziato con fondi pubblici e quindi che offre servizi gratuiti per le utenti. 9 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Provincia Lecco Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4 CAP 23900 Città Lecco Stato Italia Persona di contatto dott.ssa Barbara Funghini Posizione/Funzione Project Manager di WOMEN-ALPnet Tel. +39 0341-295470 Fax +39 0341-295333 e-mail [email protected] Sito web www.provincia.lecco.it II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Provincia di Lecco Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4 CAP 23900 67 9 Città Lecco Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Project Manager Staff Funzione Project Manager Staff tel +39 0341-295307 email [email protected] Data di presentazione 7 ottobre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Servizi all’infanzia nell’area alpina, piani territoriali degli orari Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 68 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 10 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Women-Alpnet - Work Package 9 - Territorial Pilot Action Development of a network for promoting employment and female entrepreneurship Women-Alpnet - Macrofase 9 - Azione Pilota Territoriale Sviluppo di una rete per la promozione dell’occupazione e dell’imprenditoria femmile Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Provincia di Lecco Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Provincia di Lecco Altri principali partner coinvolti Partner sociali, Comunità Montane; Camera di Commercio; Fondazione del “Monastero di S. Maria del Lavello”; Presidente della Commissione Provinciale per le Pari Opportunità; Consiglio per le Pari Opportunità Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Obiettivo principale dell’Azione Pilota: unire la promozione dell’uguaglianza di genere con lo sviluppo socio-economico locale, aumentando il tasso di occupazione femminile e promuovendo nuove opportunità di lavoro, soprattutto nell’Area Alpina. In particolare: • attuare ulteriormente la realizzazione di una rete locale per la promozione dell’occupazione, in base alle competenze della provincia stabilite dalla legge per il decentramento amministrativo relativo ai servizi per l’impiego. In particolare, focalizzare l’attenzione sulle esigenze lavorative delle donne tramite il coinvolgimento delle rappresentanze femminili locali nei processi decisionali; • aumentare il tasso di occupazione femminile nelle aree montane attraverso la programmazione e la gestione di attività nei nuovi settori occupazionali (in particolare il turismo); • promuovere e sostenere la partecipazione attiva delle donne allo sviluppo economico locale, soprattutto attraverso il Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”; • favorire lo sviluppo sostenibile dell’Area Alpina. 2. Attività & beneficiari coinvolti 1. Organizzazione di un sistema territoriale volto a sviluppare servizi per l’impiego in un’ottica di genere: a) azione territoriale per le Pari Opportunità; 69 10 b) sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”. 2. Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina I beneficiari coinvolti sono: La Provincia di Lecco (Assessorato al Lavoro e alla Formazione Professionale e alle Attività Economiche della Provincia di Lecco), il Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”, le Parti Sociali, le Comunità Montane, la Camera di Commercio, la Fondazione del Monastero di “S. Maria del Lavello”, il Presidente della Commissione per le Pari Opportunità, il Consiglio per le Pari Opportunità 3. Principali risultati ottenuti I risultati seguenti si riferiscono allo sviluppo economico locale: • definizione di criteri, linee guida, strumenti specifici per l’adozione di una strategia condivisa dai diversi soggetti coinvolti nel progetto; • rafforzamento e sviluppo di strumenti e risorse a sostegno della partecipazione delle donne ai processi di sviluppo locale, attraverso azioni di formazione e scambio di conoscenze con i territori coinvolti nel progetto; • attuazione nell’ambito dell’Amministrazione Provinciale di Lecco di un’azione di mainstreaming di genere che ha coinvolto diversi Assessorati; • definizione delle basi per portare avanti le attività dopo la conclusione del progetto. I risultati seguenti sono stati ottenuti grazie al coinvolgimento diretto delle donne residenti nel territorio provinciale: • pianificazione e sviluppo di un portale di informazione, uno strumento specifico per le donne da utilizzare per sostenere l’uguaglianza di genere; • rrealizzazione di attività di informazione (che hanno riguardato 200 donne e accompagnamento (che hanno riguardato più di 100 donne disoccupate); • pianificazione e realizzazione di due corsi mirati di formazione e accompagnamento rivolti a 20 donne in cerca di lavoro a seguito di un congedo di maternità o in mobilità; • promozione dell’imprenditoria femminile nell’area montana della Provincia di Lecco, attraverso la partecipazione di 64 donne ad azioni sperimentali in ambito turistico. Nell’Area Alpina le attività per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile hanno portato all’apertura di 7 Bed&Breakfast e alla creazione di una rete di 9 guide turistiche locali in ambito turistico culturale e ambientale. 4. Durata (da-a) da febbraio 2004 a dicembre 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): 130.000,00 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% 50% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino” 50% fondi nazionali) Fondi Privati .…………………………………………………………………………………….. Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………..... Altro .………………………………………………………………………....…………………… 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Scheda n. 1 “ Il mio Biogramma” Scheda n. 3 “Un’esperienza significativa della mia vita” Scheda n. 4 “Le mie gioie” Scheda n. 5 “Le competenze acquisite con il lavoro” Scheda n. 6 “Le professioni che potrei fare con le mie competenze” Scheda n. 7 “Le competenze acquisite fuori dal lavoro” Scheda n. 11 “E adesso progettiamo” Schede tipicamente femminili: Scheda n. 1 La gestione del tempo Scheda n. 2 Una conoscenza approfondita Scheda n. 3 Verso il progetto Scheda n. 4 Counselling individuale 70 Inoltre sono state distribuite due dispense: • il mercato del lavoro locale • donne e stereotipi 10 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere L’azione Pilota WP9 Lecco si è articolata in due azioni distinte, ovvero Organizzazione di un sistema territoriale volto a sviluppare servizi per l’impiego in una prospettiva di genere e Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina. Azione 1 – Organizzazione di un sistema territoriale volto a sviluppare i servizi per l’impiego in una prospettiva di genere Questa azione è stata attuata attraverso due diverse attività, Azione Territoriale Pari Opportunità e Sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello”, al fine di distinguere i due target specifici della stessa (ovvero le parti sociali da un lato, le donne residenti nella Provincia di Lecco dall’altro). Azione 1a – Azione territoriale per le Pari Opportunità L’Azione Territoriale Pari Opportunità è stata attuata attivando vari soggetti del territorio provinciale e prendendo in esame diversi aspetti strettamente connessi al mercato del lavoro e ai servizi di accoglienza e di informazione rivolti alle donne e già esistenti nell’area. A seguito dell’individuazione di alcune macro-tematiche relative alle Pari Opportunità durante gli incontri con le Associazioni femminili locali e i Centri Risorse, sono state effettuate interviste volte a esaminare le necessità delle donne in relazione ai Centri Risorse Donne attraverso il questionario predisposto nell’ambito del WP11. Grazie alla cooperazione del Centro Risorse Donne si sono svolti due corsi mirati di formazione e all’accompagnamento rivolti alle donne in cerca di lavoro dopo un congedo di maternità o in mobilità a causa di una difficile situazione finanziaria dell’azienda. L’azione si è conclusa con la definizione e lo sviluppo di un portale di informazione, uno strumento specifico per le donne da utilizzare per sostenere l’uguaglianza di genere. Azione 1b – Sviluppo del Centro Risorse Donne del Monastero di “S. Maria del Lavello” Grazie all’individuazione di strumenti specifici per la promozione del Centro Risorse Donne e a una card informativa contenente dati personali per l’utilizzo da parte degli operatori del Centro, il Centro Risorse Donne di Lavello è riuscito a offrire servizi di accoglienza, informazione e accompagnamento che ne hanno rafforzato il nucleo principale, vale a dire la creazione di una rete che mira a rendere disponibili risorse quali informazioni, contatti, competenze e strategie di comunicazione per le donne e le organizzazioni femminili quali beneficiari finali. Da settembre 2004 a dicembre 2005 più di 200 donne sono state coinvolte nelle attività di informazione e circa 100 in quelle di accompagnamento. Azione 2 – Promozione dell’occupazione femminile nell’Area Alpina Le istituzioni locali (in particolare della Comunità Montana della Valsassina) hanno preso parte ad attività specifiche volte a promuovere l’imprenditoria femminile nel settore turistico e la sua integrazione nella rete turistica esistente, favorendo così lo sviluppo locale. Le attività si sono concentrate su settori specifici nei quali l’iniziativa femminile è considerata un fattore di sviluppo, ovvero il settore turistico della zona alpina, attraverso la valorizzazione professionale di profili specifici (guida turistica) e l’avvio di attività ricettive (Bed&Breakfast). In particolare, si sono svolti 6 incontri di formazione ai quali hanno partecipato circa 50 donne interessate ad aprire un’attività B&B, seguiti da un supporto tecnico specifico e di accompagnamento per 10 donne, e il rafforzamento della rete delle 14 guide turistiche operanti nella Provincia di Lecco, al fine di creare un legame con il sistema turistico locale. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Il punto principale di innovatività è la metodologia utilizzata, che è basata principalmente su due approcci 71 10 1. azioni di sistema, che consistono nel coinvolgere gli attori/i portatori di interesse dopo la fase di avvio: • analisi dei problemi e individuazione dei bisogni; • verifica delle proposte sottoposte dai vari portatori di interesse; • individuazione delle priorità; • pianificazione congiunta; • svolgimento delle attività di controllo e di monitoraggio; • assunzione delle responsabilità per i risultati raggiunti. 2. pianificazione territoriale, che consiste nel redigere i Piani di Attività (per esempio per il Progetto Turismo) tramite l’individuazione continua dei bisogni territoriali. Le azioni svolte nei progetti saltuari finanziati con i fondi pubblici (per esempio il Progetto WOMEN-ALPnet – WP9) devono essere inserite attivamente nei Piani di Attività elaborati. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Le caratteristiche economiche e sociali del territorio provinciale • 311mila abitanti in 90 Comuni; • tasso di scolarità inferiore rispetto alla media lombarda (Il Mercato del lavoro assorbe molti adolescenti); • tasso di disoccupazione del 1,3% (3,6% in Lombardia; 8,7% in Italia); • elevato tasso di disoccupazione femminile (2,5%) rispetto a quella maschile (0,6%); • fabbisogno annuo di circa 3800 persone nel settore privato; • circa 3000 nati all’anno e un saldo positivo demografico annuo di oltre 2000 persone; • popolazione in età lavorativa di circa 221mila unità (42mila <15 anni; 48mila >64 anni); • popolazione attiva di circa 145mila unità (143mila occupati, di cui 54mila donne, 2mila disoccupati in ricerca attiva, di cui 1400 donne); • occupati totali: 42,6% industria (meccanica), 32% servizi, 17,6% commercio, 5,6% costruzioni, 2,2% agricoltura; • oltre il 25% di lavoratori autonomi (più del 50% in Agricoltura e Commercio); • tasso di attività pari al 54% (53,5% Lombardia, 49% Italia) : 67,5% maschile, 41% femminile; • tasso di occupazione maschile: 64,8%: • tasso di occupazione femminile: 49,2% La popolazione femminile in età lavorativa AREA DEL TERRITORIO RESIDENTI 111mila Montagna 10,25% Lecco 28,60% Brianza 61,15% FORZE DI LAVORO 56mila 10,25% 28,60% 61,15% TERZIARIO 35mila (62,90%) 10,25% 28,60% 61,15% I Servizi all’Infanzia • i servizi nido della Provincia di Lecco ospitano il 6% di tutta la popolazione in età da nido; • la richiesta riceve accoglienza nel 64% dei casi, soddisfacendo appieno le necessità della famiglia almeno in termini di tempo, mentre il 36% deve iscriversi alle liste d’attesa; • esistono altri servizi integrativi, quali punti gioco, nidi famiglia, spazi – gioco, spazi per attività ludiche durante i periodi estivi, offerta di baby-sitting. AREA DEL TERRITORIO Montagna Lecco Brianza N° NIDI 0 9 9 N° SERVIZI PRIMA INFANZIA 5 11 7 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Al fine di sostenere l’attuazione dei Centri Risorse Donne è necessario disporre di 72 risorse umane con le seguenti competenze: • capacità di relazione • saper utilizzare le tecniche di comunicazione e di animazione di gruppo • conoscere le teorie relative alla Psicologia della Comunicazione • saper rilevare i problemi, le necessità e le aspettative della donna • saper elaborare un progetto realistico, coerente con le competenze della donna e coerente con le risorse del contesto socio-economico • comunicare in relazione al progetto: ascoltare – esporre – formalizzare • lavorare in équipe • favorire il trasferimento di informazioni alle donne in merito al sistema impresa e al mercato del lavoro • promuovere i servizi e le attività del Centro • saper integrare nuove conoscenze alla propria attività (auto-formazione) Per rafforzare le attività di networking e di cooperazione con gli enti pubblici e private dell’area territoriale nel campo delle parti opportunità è necessaria un grande coordinamento da parte della Provincia di Lecco, continuando lo svolgimento delle azioni di sistema e delle attività di progettazione precedentemente descritte. 10 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; I modelli territoriali non possono essere trasferiti poiché sono strettamente legati ad un contesto specifico. Tuttavia è possible trasferire le metodologie e gli approcci utilizzati per svolgere le azioni del progetto. Nel caso del WP9, abbiamo già evidenziato l’importanza che hanno avuto i seguenti approcci: • attività di networking; • realizzazione di azioni di sistema; • una pianificazione territoriale continua. Per utilizzare queste metodologie in altri contesti è necessario assicurare un forte coordinamento di tutte le politiche di Pari Opportunità, garantendo così un legame con i veri bisogni territoriali. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Provincia Lecco Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4 CAP 23900 Città Lecco Stato Italia Persona di contatto Barbara Funghini, Marco Cimino Posizione/Funzione Responsabile di progetto, Coordinatore del progetto Tel. +39 0341 295307 Fax +39 0341 295333 e-mail [email protected] Sito web www.provincia.lecco.it 73 10 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Questa azione pilota è stata validata nel novembre 2005 dai partner di WomenAlpnet per la sua innovatività, focalizzazione e ulteriore attenzione sulle tematiche specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare adottati e per gli strumenti innovativi selezionati I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Provincia di Lecco Indirizzo Piazza Lega Lombarda, 4 CAP 23900 Città Lecco Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Project Manager Staff Funzione Project Manager Staff tel +39 0341-295307 email [email protected] Data di presentazione 5 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Servizi all’infanzia nell’area alpina, piani territoriali degli orari Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 74 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 11 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Imprenditoria sociale femminile: una rete per la qualità della vita sul territorio e l’integrazione delle donne nella vita economia e sociale Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Regione Lombardia – Province di Milano, Lodi, Pavia, Varese (155 comuni) Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Regione Lombardia –Direzione Generale Enti Locali Ufficio Politiche Femminili Altri principali partner coinvolti Formaper azienda speciale della Camera di Commercio Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Obiettivo principale del progetto è quello di favorire la nascita di Imprese sociali avviate e gestite da donne che riescano ad accrescere sui territori di riferimento, un’offerta qualificata e personalizzata di servizi socio-assistenziali ed educativi coerente con i bisogni del territorio-mercato. Il progetto è finalizzato ad aumentare l’offerta qualificata dei servizi alle persone nei territori coinvolti, definendo standard qualitativi e tipologie di servizi differenziati e flessibili. Sostenere la nascita e il consolidamento di imprese sociali che siano in grado di creare nuova occupazione femminile, avviare uno sviluppo economico compatibile con gli obiettivi di coesione sociale e favorire la conciliazione tra vita familiare e professionale. Accrescere le competenze professionali delle risorse umane all’interno delle imprese sociali per migliorare la qualità dei servizi offerti. Aumentare l’informazione e sensibilizzare gli attori istituzionali locali verso una politica concertata e partecipata di sviluppo e miglioramento del welfare locale. Raccordare domanda e offerta di servizi e migliorare il rapporto tra impresa sociale ed ente locale contribuendo anche a definire possibili procedure per il sostegno alle imprese sociali. Costituire una rete, anche telematica, di comunicazione e di informazione tra tutte le imprese sociali neo-nate e gli operatori economici e istituzionali sul territorio. 2. Attività & beneficiari coinvolti Ricerca e analisi di buone prassi riguardanti l’offerta di servizi sociali ed educative con particolare riguardo a modelli di servizi che incidono sul miglioramento della qualità della vita delle donne e sulla conciliazione tra I tempi di vita e tempi di lavoro.Studio dei fabbisogni di servizi sociali attraverso la metodologia dei Focus con il coinvolgimento di soggetti istituzionali e attori privilegiati in grado di fornire dati e informazioni e che operano a diverso titolo e grado nei processi di programmazione o erogazione di servizisocioassistenziali ed educativi nei Comuni di riferimento. La ricerca analizzerà inoltre le caratteristiche della disoccupazione femminile e dell’offerta di lavoro sui territori di rife- 75 11 rimento. Mappa delle opportunità imprenditoriali realizzata sulla base dei fabbisogni di servizi sociali, educativi e di cura, mettendo in evidenza tutte le opportunità imprenditoriali e di lavoro autonomo che potranno crearsi per soddisfare I bisogni di servizi emersi a livello locale. Analisi dei fabbisogni formativi per progettare e sperimentare nuovi modelli di formazione e assistenza tecnica adeguati all’avvio di nuove imprese sociali e di attività autonome nel settore dei servizi alla persona. Beneficiari coinvolti Sindaci, assessori, operatori socio-assistenziali ed educativi, consorzi e cooperative sociali, donne inoccupate, donne con titoli di studio deboli, lavoratrici autonome 3. Principali risultati ottenuti Dal progetto sono nate 12 imprese sociali. Il progetto è stato presentato in diversi paesi europei come modello di politica di sviluppo locale 4. Durata (da-a) 1999-2001 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 1.032.913,00 (Lire 2.000.000.000) Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100 % fondo Parco Progetti - Ministero del Lavoro Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Dossier in formato cartaceo in italiano, gratuito 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il progetto, vincitore assoluto di “Ragionando 99” del Forum P.A, ha tenuto conto dei contesti territoriali e delle esperienze precedenti attraverso un’analisi approfondita dei bisogni e dell’offerta di ciascun territorio coinvolto. Il quadro logico ha previsto fasi diverse che hanno coinvolto destinatari diversi: ricerca, animazioni del territorio e orientamento, formazione, assistenza tecnica, accompagnamento e messa in rete tra le neo imprese 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Il modello proposto è stato coordinato da un Comitato di Pilotaggio che ha avuto il compito di validazione scientifica e metodologica degli interventi e azioni del progetto, di valutazione e monitoraggio in itinere delle stesse, di valutazione e proposta delle opportune modifiche in corso d’opera. Il Comitato di pilotaggio è stato composto da rappresentanti di Regione Lombardia e Formaper oltre che esperti delle Università Lombarde da esponenti del volontariato e imprese sociali 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con 76 particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Dati non disponibili 11 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Dati non disponibili 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Riteniamo che il modello proposto possa essere trasferito in qualsiasi contesto; le risorse umane e di gestione sono proporzionali ai territori coinvolti 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Formaper Indirizzo via Camperio, 1 CAP 20123 Città Milano Stato Italia Persona di contatto Marilena La Fratta, Giusy Mingolla Posizione/Funzione Funzionaria Regione Lombardia (M. La Fratta) Tel. +39 02 67655207 Fax +39 0267656592 e-mail marilena_la [email protected] Sito web www.politichefemminili.regione.lombardia.it II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Università Lombarde La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No 77 11 Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Comitato di pilotaggio I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Regione Lombardia Indirizzo Via Fabio Filzi 22 CAP 20124 Città Milano Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Paola La Monica Funzione Coordinatrice Progetto Women-Alpnet tel. +39 02 67654858 email [email protected] Data di presentazione 21 settembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Esperienze di conciliazione in aziende private Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 78 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 12 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): La risorsa femminile per accompagnare la creazione d’impresa e lo sviluppo locale Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Regione Lombardia –Direzione Generale Enti Locali Ufficio Politiche Femminili Altri principali partner coinvolti Formaper azienda speciale della Camera di Commercio, Sviluppo Italia Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Obiettivo principale del progetto è quello di rendere più accessibile la domanda di imprenditorialità espressa dalle donne. In primo luogo sono state messe a fuoco le reali criticità femminili nell’accesso al ruolo imprenditoriale e in secondo luogo sono stati disegnati modelli di intervento che affrontano il tema della promozione dello sviluppo locale e della nuova imprenditorialità femminile sia dal punto di vista di qualificazione dell’offerta degli strumenti e dei servizi, che sotto il profilo della stimolazione della domanda di imprenditorialità. Il progetto mira a creare anche una figura professionale “Esperto/a di parità per l’imprenditoria femminile e lo sviluppo locale”; questa figura operando all’interno di enti istituzionali dovrebbe essere capace di “leggere” il territorio e rendere accogliente e facilitante le scelte lavorative delle donne, rafforzando il ruolo degli enti nei processi di valorizzazione del potenziale femminile in chiave imprenditoriale, nonché a elaborare politiche di attuazioni delle Pari Opportunità 2. Attività & beneficiari coinvolti Sul territorio Lombardo gli enti beneficiari sono stati gli enti aderenti alla rete regionale dei centri risorse, le Camere di Commercio e le relative aziende speciali che si occupano di promozione e di sviluppo dell’imprenditorialità, i Comitati per l’imprenditoria femminile legge 215/92 e tutte le associazioni di categoria, femminili e imprenditoriali rappresentati. 3. Principali risultati ottenuti Formazione, accompagnamento e assistenza personalizzata a 60 Enti della Lombardia per servizi a supporto dell’imprenditorialità e dello sviluppo locale. 4. Durata (da-a) 01/11/2001 30/10/2002 79 12 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 498.845,75 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 45% finanziamento FSE € 224.480,57 55% finanziamento Fondo di rotazione € 274.365,14 Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Dossier in formato cartaceo in italiano, gratuito 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il progetto, ha tenuto conto dei contesti territoriali attraverso un’analisi approfondita dei bisogni e dell’offerta da parte delle donne che vogliono intraprendere un’attività in proprio. Il quadro logico ha previsto fasi diverse che hanno coinvolto destinatari diversi: formazione per i formatori, per i decisori locali, per i funzionari del sistema creditizio, delle Camere di Commercio e delle Associazioni di categoria. Divulgazione alle altre 13 regioni interessate. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Il modello proposto è stato coordinato da un gruppo di lavoro che ha avuto il compito di validazione scientifica e metodologica degli interventi e azioni del progetto, di valutazione e monitoraggio in itinere delle stesse, di valutazione e proposta delle opportune modifiche in corso d’opera. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Dati non disponibili 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Dati non disponibili 80 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La presentazione degli obiettivi e dei risultati del progetto sono stati trasferite in 13 regioni (ob.3) attraverso l’organizzazione di incontri e seminari di confronto tra i diversi operatori di sviluppo locale delle regioni coinvolte. 12 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Formaper Indirizzo via Camperio, 1 CAP 20123 Città Milano Stato Italia Persona di contatto Marilena La Fratta, Giusy Mingolla Posizione/Funzione Funzionaria Regione Lombardia (M. La Fratta) Tel. +39 02 67655207 Fax +39 0267656592 e-mail marilena_la [email protected] Sito web www.politichefemminili.regione.lombardia.it II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Gruppo di lavoro I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… 81 12 III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Regione Lombardia Indirizzo Via Fabio Filzi 22 CAP 20124 Città Milano Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Paola La Monica Funzione Coordinatrice Progetto Women-Alpnet tel. +39 02 67654858 email [email protected] Data di presentazione 21 settembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Esperienze di conciliazione in aziende private Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 82 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 13 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): SPOG: Supporto alla Programmazione in un’Ottica di Genere Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Provincia Autonoma di Trento (PAT) Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento Istruzione – Unità Organizzativa Pari Opportunità Altri principali partner coinvolti Dipartimento di Economia dell’Università di Trento Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Predisposizione e successiva sperimentazione di una metodologia di valutazione di impatto di genere da applicare agli atti di programmazione settoriale. La metodologia proposta vuole costituire uno strumento complementare (e non sostitutivo) per la valutazione delle politiche pubbliche, con l’obiettivo specifico di promuovere una sensibilizzazione nei confronti del tema delle pari opportunità. Lo scopo è quello di fornire al decisore pubblico uno strumento adeguato in grado di accompagnare il processo di realizzazione dei propri interventi, assegnando un’attenzione particolare al principio di pari opportunità. Va sottolineato che questa metodologia non si propone di sostituire i metodi di valutazione già esistenti né si prefigge lo scopo di giudicare la validità degli obiettivi specifichi della politica pubblica, ma piuttosto di verificare le conseguenze degli stessi interventi. Inoltre l’adozione di questo metodo non costituisce in nessun modo un vincolo alla decisione politica. L’obiettivo ultimo resta quello di favorire una maggiore consapevolezza del decisore politico, migliorando la qualità delle politiche e degli interventi. L’applicazione della metodologia si prefigge i seguenti obiettivi: • etico: favorire ed attivare un processo di sensibilizzazione alla dimensione sociale del genere dall’interno; • metodologico: sostenere il ciclo di programmazione delle politiche pubbliche attraverso uno strumento che permetta di cambiare la qualità della progettazione pubblica; • economico: migliorare l’efficacia degli interventi pubblici. 2. Attività & beneficiari coinvolti Lo SPOG è costituito da una “scheda per la valutazione”, uno strumento attendibile e applicabile abbastanza facilmente. Attraverso l’applicazione della Scheda agli atti di programmazione settoriale, ai piani, ai programmi, ai progetti, diviene possibile rilevare eventuali 83 13 impatti differenziali nei confronti di uomini e donne; essa consente quindi di prendere consapevolezza degli effetti potenziali rispetto alle pari opportunità. Si tratta inoltre di un metodo che accompagna l’intero processo, e costringe a tenere in considerazione un ulteriore punto di vista. La scheda per la valutazione ex ante di pari opportunità è stata applicata sperimentalmente ad alcuni atti di programmazione settoriale della PAT per i quali da un primo esame, era stata riscontrata la rilevanza della dimensione di genere. Si tratta: • degli “Interventi di politica del lavoro per il triennio 2002-2004” dell’Agenzia del Lavoro, sperimentazione realizzata dal Dipartimento Istruzione con la collaborazione dell’Università di Trento • del “Piano pluriennale 2000-2003” del Servizio Ripristino e valorizzazione Ambientale, sperimentazione realizzata dal Dipartimento Istruzione; • del “Piano di interventi in materia di politiche familiari”, sperimentazione realizzata dal Dipartimento Istruzione nel dicembre 2004. La scheda può essere applicata anche ai seguenti documenti di programmazione per i quali è stata già effettuata l’analisi della rilevanza di genere: • patti territoriali; • piano sanitario provinciale; • piano socio-assistenziale provinciale; • programma statistico provinciale; • disciplina dei servizi pubblici di trasporto provinciale. 3. Principali risultati ottenuti Sinteticamente i risultati e le considerazioni che si possono trarre dalle sperimentazioni dello SPOG effettuate sono: • l’applicazione dello strumento si è rivelata piuttosto agevole. Naturalmente poi la difficoltà o le risorse da impiegare dipendono dal grado di approfondimento che si vuole raggiungere. Per quanto riguarda un primo livello di applicazione si può dire che non comporti assolutamente alcun aggravio nelle procedure. • lo SPOG è stato applicato a due documenti già predisposti: in realtà dovrebbe essere applicato contestualmente alla fase di programmazione, per permettere eventuali tarature o ridefinizione degli obiettivi e delle relative misure. • o SPOG è stato applicato nella fase di valutazione ex-ante, ma sicuramente il livello di conoscenza e di approfondimento potrebbe essere più elevato se il ciclo potesse essere completato con le fasi di monitoraggio e di valutazione ex-post. 4. Durata (da-a) Dal 2003 a oggi (in fase di approvazione da parte della Giunta provinciale). 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 18.000 per esperti esterni Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) 1. un libretto in italiano nel quale viene illustrato lo strumento SPOG mediante le slides utilizzate in occasione della sua presentazione, integrate da alcune specifiche note esplicative; 2. risultati della sperimentazione sui due diversi atti di programmazione settoriale della PAT sopra elencati. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti 84 • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il “mainstreaming di genere” è la strategia che a livello comunitario si è ritenuto opportuno adottare e sollecitare presso i governi nazionali, da affiancare alle azioni positive per il raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale. A livello nazionale si è lavorato attorno ad una metodologia di Valutazione di Impatto Strategico di Pari Opportunità (V.I.S.P.O.), da applicare in modo specifico alla programmazione 2000-2006 dei Fondi Strutturali. Infine, a livello provinciale, è stato predisposto e sperimentato un metodo a supporto della programmazione in un’ottica di genere (SPOG), applicabile a tutto il processo della programmazione degli interventi della Provincia Autonoma di Trento. L’integrazione della dimensione di genere all’interno delle politiche pubbliche avviene in diverse fasi. Una fase preliminare consiste nel verificare se la dimensione di genere sia rilevante per il tipo di politica pubblica che si intende programmare: si tratta di capire se ha senso procedere all’integrazione dell’ottica di genere nel ciclo di vita della politica. È dunque necessario chiedersi se la proposta interessa più gruppi di popolazione, se ne modificherà le modalità di vita, se esistono e quali sono le differenze tra uomini e donne nell’area interessata dall’intervento. Laddove risulti che una politica ha implicazioni di genere, si procederà all’integrazione della dimensione di genere intervenendo già nelle fasi preliminari alla programmazione. L’analisi di contesto, sulla base della quale verranno individuati i bisogni e decisi gli interventi, quindi, dovrebbe riuscire a descrivere in modo chiaro le situazioni di vita di uomini e donne nel territorio e negli ambiti interessati dall’intervento. Le strategie di intervento individuate nei documenti programmatori (programmi, piani, progetti), verranno poi sottoposte ad una valutazione ex ante, con lo scopo di verificare quali possano essere gli impatti potenziali/attesi degli interventi programmati nei confronti dei divari di genere. La valutazione ex ante trova la sua collocazione ideale a fianco della fase di decisione degli interventi; tra di esse si può innescare un circolo virtuoso poiché qualora venga rilevato un potenziale effetto indesiderato diviene possibile introdurre dei correttivi (dove si ritenga che ciò sia necessario). È in questa fase che può essere applicato lo strumento SPOG. Nella fase di implementazione della politica, inoltre, può accompagnarsi un monitoraggio degli interventi; a tal fine è indispensabile la raccolta di dati e la costruzione di indicatori sensibili alla dimensione di genere, sulla base dei quali osservare la realizzazione degli interventi. Dopo la conclusione dell’intervento, la valutazione ex post avrà il compito di valutare, attraverso opportuni indicatori, gli impatti di genere che l’intervento ha effettivamente realizzato. 13 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato La metodologia proposta vuole costituire uno strumento complementare (e non sostitutivo) per la valutazione strategica delle politiche pubbliche, con l’obiettivo specifico di promuovere una sensibilizzazione nei confronti del tema delle pari opportunità. Si tratta quindi di completare la valutazione dell’impatto complessivo – economico, sociale ed ambientale – delle strategie di sviluppo, quali si esplicitano in politiche, programmi, piani (ed eventualmente grandi progetti). La metodologia, quindi, si propone come uno strumento aggiuntivo per il raggiungimento di una più completa consapevolezza degli effetti degli interventi programmati. Se la sostenibilità dello sviluppo è uno dei grandi principi di riferimento per le scelte programmatiche provinciali, lo SPOG può contribuire in modo effettivo alla creazione di strategie di sviluppo socialmente sostenibili, che si concretizzano nelle politiche, nei piani, e nei programmi. Si tratta infatti di considerare lo sviluppo e la crescita non soltanto in termini economici, ma di dare la dovuta considerazione all’equità sociale degli interventi e, non ultima, alla trasparenza delle proprie decisioni nei confronti del cittadino/utente. Uomini e donne vivono situazioni di vita differenti; diversi sono i lori bisogni, le loro risorse ed opportunità, diversi sono i loro ruoli e modelli di partecipazione ai vari comparti della società. A volte, però, le politiche pubbliche vengono costruite senza prendere in considerazione le diverse situazioni di vita di uomini e donne. In altre parole le politiche pubbliche spesso sono costruite in modo ‘neutro’ rispetto alla dimensione di genere e, apparentemente, potrebbe sembrare che anche le conseguenze degli interventi sia neu- 85 13 tro rispetto al genere. Ma proprio a causa delle differenze esistenti in partenza tra uomini e donne esse possono avere in realtà degli impatti differenziati, produrre effetti indesiderati e a volte rafforzare le disuguaglianze esistenti (non intenzionalmente). Può anche succedere che i bisogni reali, diversificati dell’utenza, non vengano concretamente soddisfatti. È evidente che la valutazione dell’impatto di genere è per sua natura parziale e da sola non è in grado di garantire la sostenibilità sociale di una strategia di sviluppo; ma per quanto non sufficiente essa ne costituisce una condizione necessaria e imprescindibile. La metodologia presentata vuole essere un aiuto per evitare questi possibili effetti indesiderati dando la possibilità di eliminarli all’origine. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Di seguito una breve descrizione del contesto nel quale è stata realizzata la buona pratica. La situazione economico-sociale della provincia di Trento è certamente molto positiva e generalmente migliore rispetto agli indicatori della situazione italiana nel suo complesso. Se si guarda però alla realtà con una prospettiva di genere, si può senz’altro rilevare che emergono alcune differenze ancora rilevanti tra uomini e donne. I numeri sono significativi: nel 2003 il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è pari al 51,4%, mentre quello maschile è del 76,1%. Gli obiettivi fissati dall'Unione europea rischiano di essere mancati: nel 2005 si sarebbe dovuti arrivare al 57%, nel 2010 al 60%. Ogni sei donne, quattro che lavorano; oggi, invece, sono solo tre. Inoltre, nonostante la media della disoccupazione nella provincia sia più bassa che nel resto del Paese, quella femminile è più elevata: 4% contro il 2,2% degli uomini. Il 16,2% delle donne ha lavori a termine, contro il 7,4% degli uomini occupati, con un tasso di crescita positivo per le donne (i lavori precari aumentano) e negativo per gli uomini (aumenta l'occupazione a tempo indeterminato). L'area del trentino ha subito negli ultimi decenni una radicale ridistribuzione della popolazione: ampi spostamenti verso le zone urbane di pianura e impoverimento economico e sociale delle zone di montagna. Bisogna intrecciare relazioni e costruire reti: questo è il compito che da sempre appartiene in particolare alle donne e che può rappresentare concretamente una parte significativa del loro contributo allo sviluppo locale, soprattutto delle zone decentrate di montagna. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Ai fini della sostenibilità nel tempo dello SPOG sono necessari: 1. una struttura responsabile della gestione dello strumento; 2. tavoli di lavoro costituiti “ad hoc”, in collaborazione con le strutture di volta in volta coinvolte, nel momento dell’applicazione dello strumento. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Gli elementi fondamentali ai fini della trasferibilità dello SPOG sono: 1. volontà politica di formalizzazione e presa in carico dello strumento da parte di una specifica struttura; 2. una struttura/persona incaricata dell’applicazione dello strumento; 3. formazione degli operatori incaricati dell’applicazione dello strumento. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: 86 eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. Libretto in italiano nel quale viene illustrato lo strumento SPOG mediante le slides utilizzate in occasione della sua presentazione, integrate da alcune specifiche note esplicative. 13 Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione - Provincia Autonoma di Trento Indirizzo via XXIV Maggio, 2 CAP 38100 Città Trento Stato Italia Persona di contatto Lucia Trettel Posizione/Funzione Direttore dell’Unità Organizzativa Pari Opportunità Tel. +39 0461496256 Fax +39 0461496288 e-mail [email protected] Sito web www.pariopportunita.provincia.tn.it II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): La realizzazione dello strumento è stata affidata al Dipartimento Economia dell’Università di Trento La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione Provincia Autonoma di Trento Indirizzo via XXIV Maggio, 2 CAP 38100 Città Trento Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Lucia Trettel 87 13 Funzione Direttore dell’Unità Organizzativa Pari Opportunità tel. +39 0461496256 email [email protected] Data di presentazione 28 settembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Occupabilità: Principali questioni da affrontare: persistenza del gap occupazionale tra uomini e donne e forte incidenza del precariato tra le donne. Principali beneficiari da coinvolgere: donne (in particolare giovani e in fase di reinserimento lavorativo). Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana. Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare: calo di occupazione femminile in presenza di figli piccoli; scarsa condivisione del lavoro di cura, poca flessibilità nelle imprese. Principali beneficiari da coinvolgere: uomini e donne con figli piccoli; imprese. Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana. Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 88 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 14 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Women-Alpnet - Work Package 10 - Territorial Pilot Action A model of “virtual resource centre” to promote the participation of women in the local development Women-Alpnet – Macrofase 10 - Azione Pilota Territoriale Uno sportello di servizi integrati per sostenere la partecipazione femminile allo sviluppo locale Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Provincia Autonoma di Trento (PAT) Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento Istruzione – Unità Organizzativa Pari Opportunità Altri principali partner coinvolti Il “Gruppo Pilota”. Il gruppo di lavoro composto da 25 rappresentanti di diversi, significativi attori locali, quali: Agenzia del Lavoro, Accademia di Commercio e Turismo, Agenzia Provinciale Assistenza e Previdenza Integrativa, ONG del campo sociale culturale, Associazioni di categoria, Commissione Provinciale Pari Opportunità, Ufficio Provinciale Fondo Sociale Europeo, altri settori della Amministrazione Provinciale di Trento, Sindacati, Università di Trento. Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • Progettazione e sperimentazione di un modello di Centro Risorse Donne “virtuale”: il Centro Risorse Pari Opportunità. Quest’ultimo vuole essere un vero e proprio portale tematico intelligente, uno “snodo informativo/consulenziale”, accessibile via internet, in grado di fornire reali servizi all’utenza, offrendo una sintesi delle disponibilità ed opportunità provinciali volte a sostenere e favorire la partecipazione femminile allo sviluppo locale. Il progetto ha preso il via dalla struttura del vecchio portale delle pari opportunità in provincia di Trento (www.pariopportunita.provincia.tn.it), che si è deciso di mantenere quale struttura di base anche per il nuovo portale. L’intento è stato quello di riunire nel portale tutti i servizi offerti sul territorio provinciale suddividendoli nelle aree tematiche di competenza. • Oltre alla progettazione, sperimentazione e realizzazione del centro risorse virtuale, l’azione pilota si propone di gettare le basi per la realizzazione di una vera e propria rete tra i soggetti attivi sul territorio provinciale. L’obiettivo della rete è, da una parte, permettere il perdurare nel tempo dei rapporti instaurati tra i diversi operatori che ne prendono parte, dall’altra, incentivare e favorire il continuo e duraturo scambio di informazioni tra gli stessi • Tramite il portale e, soprattutto, tramite il processo messo in atto per la sua proget- 89 14 tazione, non vanno dimenticati anche gli intenti di diffondere il concetto di pari opportunità a diversi livelli e in diversi ambiti, e di stimolare la presa in carico del principio di pari opportunità in ciascuno degli interventi adottati dai diversi operatori, favorendo così quello che in gergo tecnico viene definito gender-mainstreaming. Il presente lavoro è il risultato di una delle azioni pilota del progetto europeo “WOMEN-Alpnet”, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Interreg III B - Programma Spazio Alpino. 2. Attività & beneficiari coinvolti Il percorso di realizzazione del Centro Risorse Pari Opportunità si è composto di cinque macro-fasi progettuali: • macro-fase 1: presentazione e condivisione pubblica del progetto; • macro-fase 2: costituzione del gruppo pilota (gli interlocutori privilegiati); • macro-fase 3: progettazione del centro risorse; • macro-fase 4: sperimentazione del centro risorse; • macro-fase 5: messa a regime del centro risorse. Fin dall’inizio è apparso chiaro che per la buona riuscita del progetto era indispensabile la partecipazione dei suoi beneficiari durante l’intero ciclo di vita del progetto stesso (design partecipativo) e, per tale motivo, si è manifestata fin da subito la necessità di una stretta collaborazione con soggetti strategici dello sviluppo locale. Per costruire un servizio che riuscisse ad essere il più possibile concreto e utile, aderente alle reali esigenze dei soggetti che lavorano sul territorio (i destinatari del portale), si è pensato di coinvolgere tali soggetti nelle fasi di progettazione e sperimentazione del sito, costituendo il cosiddetto gruppo pilota. I primi destinatari del portale sono gli attori che sul territorio, a vario titolo, svolgono un ruolo attivo per lo sviluppo locale. Il centro risorse rappresenta un vero e proprio servizio intermedio tra gli operatori che offrono servizi sul territorio provinciale (i quali tramite il portale possono attingere a diverse informazioni per intervenire e concretizzare le proprie azioni specifiche a favore delle donne) e le donne stesse, che rimangono le vere ed effettive beneficiarie dello sportello virtuale. In questo senso, in questa prima fase, il Centro Risorse è un centro risorse di secondo livello (business to business), che si rivolge non direttamente alle donne ma agli operatori dello sviluppo locale. L’obiettivo finale è quello di trasformare il centro risorse in uno sportello per l’utenza femminile ossia in un centro risorse di primo livello (business to customer). 3. Principali risultati ottenuti L’intero lavoro è partito con l’obiettivo di creare una rete di istituzioni locali e servizi al fine di promuovere e sostenere la partecipazione delle donne allo sviluppo economico locale. L’intento di costruire uno strumento per e con gli operatori locali è stato raggiunto seguendo un percorso di design partecipativo, in base al quale i destinatari del centro risorse assumono un ruolo propositivo e quindi attivo, a partire dalla sua fase di ideazione e progettazione fino alla messa in linea finale. L’idea è stata quella di “decidere insieme” agli operatori già presenti sul territorio la forma e la sostanza dei contenuti di cui avrebbero poi potuto usufruire. È per tale motivo che è nato il gruppo pilota formato da 27 operatori del territorio (associazioni, enti pubblici, università), una “comunità” nata per la realizzazione del design partecipato del portale. La rete, uno dei risultati di fondo del progetto è quindi stato raggiunto già nella fase di progettazione: i soggetti sono entrati in comunicazione. 4. Durata (da-a) Da febbraio 2004 a dicembre 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 160.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% 50% UE/FESR programma Interreg III B “Spazio Alpino” 50% fondi nazionali Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I 90 linguistica/che; gratuito o a pagamento …) • Atti del convegno per la presentazione al pubblico del progetto di creazione del Centro Risorse Pari Opportunità. Il documento è disponibile sia in formato cartaceo che in formato elettronico (scaricabile all’indirizzo www.pariopportunità.provincia.tn.it ). Lingua italiana. • Portale che ospita il Centro Risorse Pari Opportunità, in linea a partire dal mese di Novembre 2005 all’indirizzo www.pariopportunità.provincia.tn.it • Linee guida relative all’intero processo di progettazione e sperimentazione del Centro Risorse Pari Opportunità disponibili, sia in formato cartaceo che in formato elettronico, – in italiano e inglese. 14 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere L’intero portale è stato progettato con il supporto del gruppo pilota, costituito da un insieme di interlocutori privilegiati che hanno dato la propria disponibilità a collaborare in modo più attivo a tutte le fasi di progettazione e realizzazione del Centro Risorse Pari Opportunità, un gruppo pensato con le seguenti funzioni: • valutare e verificare punti di forza e di debolezza del sito già esistente; • individuare e proporre i servizi per ogni area tematica del nuovo portale; • sperimentare sistematicamente le nuove realizzazioni valutandone validità; • partecipare attivamente alla valutazione dei risultati. Accanto al gruppo pilota ha lavorato un team così articolato: • project manager; • collaboratore/coordinatore del progetto; • responsabile amministrativo; • coordinatore gruppo pilota e supporto progettuale; • raccolta ed inserimento dati nel portale; • gruppo pilota; • gruppo tecnico informatico. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato Il Centro Risorse Pari Opportunità “virtuale” rappresenta senza dubbio un caso interessante di progettazione che coinvolge attivamente i futuri utilizzatori del sistema informativo fin dalle prime fasi di progettazione. L’idea di realizzare tale percorso partecipativo è stata dettata, più che dalla consapevole decisione di mettere in campo una metodologia di progettazione partecipativa, dalla volontà di creare un sistema realmente utile e fruibile dai soggetti direttamente coinvolti. Il coinvolgimento attivo di tali soggetti è sembrato la logica risposta al tentativo di creare un Centro Risorse effettivamente utile e capace di dare un contributo importante alle pari opportunità sul territorio. Nel concreto svolgimento di tutto il percorso di progettazione, è emersa in modo chiaro la necessità di creare un linguaggio comune e degli spazi di significato condivisi. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati 91 14 La situazione economico-sociale della provincia di Trento è certamente molto positiva e generalmente migliore rispetto agli indicatori della situazione italiana nel suo complesso. Se si guarda però alla realtà con una prospettiva di genere, si può senz’altro rilevare che emergono alcune differenze ancora rilevanti tra uomini e donne”. Nel 2003 il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è pari al 51,4%, mentre quello maschile è del 76,1%. Gli obiettivi fissati dall'Unione europea rischiano di essere mancati: nel 2005 si sarebbe dovuti arrivare al 57%, nel 2010 al 60%. Ogni sei donne, quattro che lavorano; oggi, invece, sono solo tre. Inoltre, nonostante la media della disoccupazione nella provincia sia più bassa che nel resto del Paese, quella femminile è più elevata: 4% contro il 2,2% degli uomini. Il 16,2% delle donne ha lavori a termine, contro il 7,4% degli uomini occupati, con un tasso di crescita positivo per le donne (i lavori precari aumentano) e negativo per gli uomini (aumenta l'occupazione a tempo indeterminato). L'area del trentino ha subito negli ultimi decenni una radicale ridistribuzione della popolazione: ampi spostamenti verso le zone urbane di pianura e impoverimento economico e sociale delle zone di montagna. Alla luce di questi dati bisogna intrecciare relazioni e costruire reti: questo è il compito che da sempre appartiene in particolare alle donne e che può rappresentare concretamente una parte significativa del loro contributo allo sviluppo locale, soprattutto delle zone decentrate di montagna. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. La sostenibilità del progetto dipende sostanzialmente dall’aggiornamento del portale. Questa attività sarà possibile grazie a: • un operatore on-line incaricato di raccogliere e sistematizzare il materiale necessario all’aggiornamento del portale; • un sistema di gestione dei contenuti (il cosiddetto “gestionale”) che permetta di aggiornare e modificare costantemente i contenuti delle pagine del portale. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; Uno degli obiettivi principali dell’intero progetto è stato, fin dall’inizio, verificare e favorire la trasferibilità del modello ossia la sua capacità ad “essere utilizzato” e “farsi utilizzare” in contesti e ambiti diversi da quello originario. Per tale motivo è stata elaborata la scheda di trasferibilità del processo, uno strumento che, ricostruendo tutte le fasi (macro ed operative) del percorso progettuale in termini di processo, può risultare utile in tal senso per due ordini di motivi: 1. da un lato è uno strumento di riscontro in quanto, sottoposto ad altri partner o soggetti, permette di verificare se il processo per fasi attivato è trasferibile in altri contesti; 2. dall’altro può essere visto come uno strumento di analisi in termini di fattibilità da sottoporre in via preliminare a coloro che sono interessati al trasferimento dell’esperienza al fine di raccordare il processo di riferimento alle specificità o ai vincoli di un altro territorio. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. L’obiettivo delle linee guida è quello di: • ricostruire il processo attivato in sede progettuale per la realizzazione del Centro Risorse Pari Opportunità in forma virtuale; • offrire un modello ed una strumentazione di lavoro a tutti coloro che, in altri contesti locali e territoriali, intendono intraprendere il medesimo percorso progettuale. L’azione pilota è stata selezionata come una delle 15 buone pratiche realizzate dalle regioni, dalle province e dai comuni a favore delle donne nel primo censimento nazionale volto ad evidenziare i buoni esempi del binomio donne e tecnologia. Queste buone pratiche sono state raccolte nel libro “Donne e tecnologia. Le buone prassi nella Pubblica Amministrazione italiana”, curato da Antonio Dini, Il Sole 24 ORE, Milano Ottobre 2005. 92 Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione - PAT Indirizzo via XXIV Maggio, 2 CAP 38100 Città Trento Stato Italia Persona di contatto Lucia Trettel Posizione/Funzione Direttore dell’ Unità Organizzativa Pari Opportunità Tel. +39 0461496256 Fax +39 0461496288 e-mail [email protected] Sito web www.pariopportunita.provincia.tn.it 14 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): L’azione pilota è stata selezionata come une delle 15 buone pratiche realizzate da enti pubblici italiani (regioni, province e comuni) a favore delle donne nel primo censimento nazionale volto ad evidenziare i buoni esempi di azioni per promuovere un maggior coinvolgimento delle donne nelle professioni tecnologiche ed è stata ritenuta riproducibile in altre aree. Le 15 buone pratiche sono state selezionate e valutate (su un totale di 57 presentate), a maggio 2005, da una giuria di esperti indipendenti (dipendenti della pubblica amministrazione e professori universitari) nominata da Microsoft, in collaborazione con Accenture, Hewlett-Packard ed Intel, all’interno di un programma triennale focalizzato sulla Responsabilità Sociale nelle Imprese “futuro@lfemminile” (www.futuroalfemminile.it ), sponsorizzato dai Ministeri Italiani delle Pari Opportunità e dell’Innovazione e delle Nuove Tecnologie. Inoltre le buone pratiche selezionate sono state pubblicate nel libro “Donne e tecnologia. Le buone prassi nella Pubblica Amministrazione italiana”, curato da Antonio Dini, Il Sole 24 ORE, Milano Ottobre 2005. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) L’azione pilota è stata validata come una buona pratica dal gruppo pilota che ha partecipato alla realizzazione della stessa. Inoltre nel novembre 2005 l’azione pilota è stata validata anche dai partner di Women-Alpnet per la sua innovatività, focalizzazione e ulteriore attenzione sulle tematiche specifiche, coinvolgimento del “sistema” territoriale e dei diversi attori (pubblici, privati, senza scopo di lucro), ma anche per la metodologia e l’approccio multidisciplinare addottati e per gli strumenti innovativi selezionati. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) I destinatari della prima fase di lavoro, gli operatori locali, hanno partecipato alla valutazione del portale tramite il gruppo pilota. III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Unità Organizzativa Pari Opportunità del Dipartimento Istruzione - PAT Indirizzo via XXIV Maggio, 2 CAP 38100 Città Trento Stato Italia 93 14 Nome del/della compilatore/trice Lucia Trettel Funzione Direttore dell’ Unità Organizzativa Pari Opportunità tel. +39 0461496256 email [email protected] Data di presentazione IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Occupabilità: Principali questioni da affrontare: persistenza del gap occupazionale tra uomini e donne e forte incidenza del precariato tra le donne. Principali beneficiari da coinvolgere: donne (in particolare giovani e in fase di reinserimento lavorativo). Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana. Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare: calo di occupazione femminile in presenza di figli piccoli; scarsa condivisione del lavoro di cura, poca flessibilità nelle imprese. Principali beneficiari da coinvolgere: uomini e donne con figli piccoli; imprese. Requisiti particolari: specificità territoriali legate all’area montana. Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 94 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 15 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Progetto Slalom Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Lombardia, Piemonte, Puglia Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Euroimpresa Legnano scrl (Agenzia pubblica di sviluppo territoriale; ente gestore) Altri principali partner coinvolti Tre diverse Partnership di Sviluppo promotrici di Progetti EQUAL 1° Fase - Azione 3 Il parternariato comprendeva enti locali e istituzionali, agenzie di sviluppo locale e società private. Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi • Promuovere una forte azione di mainstreaming di genere a livello verticale e orizzontale • Definire modelli di intervento che facilitino l’integrazione del tema della conciliazione nelle politiche di sviluppo locale • Sensibilizzare gli operatori locali -amministratori, dirigenti e funzionari degli enti locali, operatori di enti privati e del privato sociale- sulla necessità di concertare a livello territoriale ed in ambito aziendale intereventi ed azioni di sistema a sostegno della conciliazione tra responsabilità professionali e responsabilità familiari. • Fornire strumenti specifici e competenze adeguate affinché la prospettiva di genere possa entrare a far parte sistematicamente delle politiche sociali, aziendali e culturali di un territorio. 2. Attività & beneficiari coinvolti ATTIVITÀ Definizione di un modello di intervento integrato che favorisca lo sviluppo di processi concertativi a livello locale sul tema della conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali Realizzazione di materiale mirato: • n.° 1 “Guida alla Concertazione di politiche di Pari Opportunità e Conciliazione Vita e Lavoro” - La guida individua modelli innovativi di accompagnamento al lavoro, alla formazione e alla crescita professionale mediati da nuove figure professionali - Definisce strategie di intervento per l’ inserimento della dimensione di genere e 95 15 dell’attenzione alla conciliazione nei modelli organizzativi aziendali. - Propone alcuni modelli di concertazione negoziata in tema di Pari Opportunità a livello locale • n. ° 1 CD-Rom “Le politiche di conciliazione fra responsabilità professionali e responsabilità familiari personali nel contesto locale” uno strumento di auto aggiornamento che, oltre ad offrire un inquadramento generale della problematica ed una panoramica sulla legislazione in materia fornisce esercitazioni, case study e i riferimenti base per ulteriori approfondimenti. Realizzazione di seminari di sensibilizzazione con amministratori locali e Istituzioni regionali e nazionali BENEFICIARI Sono stati coinvolti nell’attività di sensibilizzazione i seguenti beneficiari Amministratori dirigenti e funzionari di enti locali di Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia, Unioncamere, Camera di Commercio del Veneto, Commissione nazionale Pari opportunità, Funzionari regionali, Regione Puglia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Ministero del Lavoro 3. Principali risultati ottenuti Attraverso l’attività del Progetto si sono conseguiti i seguenti risultati • è stato prodotto materiale di facile consultazione e diffusione, per lo sviluppo di attività di mainstreaming di genere in ambito locale, regionale e nazionale • si è aperto un dibattito a livello territoriale sui temi legati alla concertazione in ambito locale di politiche a sostegno della conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali. 4. Durata (da-a) da maggio 2004 a ottobre 2005 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 80.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: FSE (Programma di Iniziativa Comunitaria Equal 1° fase) Fondi nazionali e regionali Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………....... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Catalogo cartaceo e CD ROM, in lingua italiana, gratuiti 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione dell’intervento i partner hanno potuto fare riferimento ad un ricco patrimonio di esperienze e competenze sviluppato attraverso un’attività più che decennale nel campo. La metodologia utilizzata sia in fase di progettazione del materiale che in fase di realizzazione degli interventi ha fatto riferimento alla metodologia del lavoro di rete e di sviluppo di comunità. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti 96 (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato La innovatività della buona prassi risiede soprattutto: • nell’avere evidenziato l’importanza di progettare interventi locali a sostegno della conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali coinvolgendo diversi ambiti di intervento: le amministrazioni locali, le imprese, il sistema della formazione. • nell’aver fornito indicazioni relativamente alla metodologia con cui realizzare un’azione di concertazione territoriale sulle tematiche della conciliazione tra responsabilità familiari e responsabilità professionali. 15 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati L’esperienza di sensibilizzazione è facilmente riproducibile grazie agli strumenti prodotti 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. L’iniziativa è facilmente sostenibile in quanto l’azione di sensibilizzazione rivolta agli attori locali e il mainstreaming di genere possono essere poi successivamente sviluppati nei diversi contesti locali dagli stessi soggetti coinvolti e sensibilizzati. 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; L’esperienza realizzata è facilmente trasferibile nel contesto italiano. L’attivazione di un intervento di sensibilizzazione in altri contesti locali potrà avvalersi del CD ROM e della guida, capitalizzando così tutta la fase di ideazione e produzione del materiale informativo sulle tematiche della conciliazione 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. L’esperienza è documentabile sia attraverso i prodotti che attraverso i report delle attività seminariali realizzate Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Centro di Iniziativa Europea - CdIE soc. coop. Indirizzo via Poerio, 39 CAP 20129 Città Milano Stato Italia Persona di contatto Marisa Gualzetti Posizione/Funzione Responsabile di progetto Tel. +39 0220524711 Fax +39 0220524733 e-mail marisagualzetti@cdiecoop Sito web www.cdiecoop.it 97 15 II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): ………………………………………………………………………………………………………. ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………………………………….............................................................. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Dal Comitato Tecnico Scientifico del Progetto che ha verificato: adeguatezza delle informazioni contenute nei documenti, validità della metodologia di intervento proposta, esaustività delle fonti normative consultate e citate, facilità di consultazione. I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Centro di Iniziativa Europea – CdIE soc. coop. Indirizzo via Poerio, 39 CAP 20129 Città Milano Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Marisa Gualzetti Funzione Responsabile di progetto tel. +39 02 20524711 email [email protected] Data di presentazione 8 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Interesse a conoscere esperienze di interventi a sostegno della conciliazione realizzati in altri paesi nell’ambito dei servizi alla persona ed in ambito aziendale. In particolare interesse a conoscere attraverso quali modalità sono state create le partnership di sviluppo e come si è assicurata la sostenibilità delle iniziative. Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 98 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 16 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Comunico Donna, Comunicazione Istituzionale, Mercato del Lavoro, Pari Opportunità Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Regione Lombardia Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta CE.SVI.P. Centro Sviluppo Piccola Media Impresa Altri principali partner coinvolti CdIE - Centro di Iniziativa Europea soc. coop., Domus Academy, Lega delle Autonomie Locali Lombardia Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi 1. Sviluppare un’indagine conoscitiva e metodologica su come la comunicazione istituzionale della Lombardia, in particolare quella relativa alla promozione delle risorse umane nel mondo del lavoro, veicola le rappresentazioni di genere; 2. Sviluppare una ricerca qualitativa sulle pubblicità commerciali dei principali mezzi di comunicazione, in particolare quelle che veicolano l’immagine della donna lavoratrice per indagare, in ottica di genere, i modelli di ruolo professionale e familiare; 3. Elaborare linee-guida e proposte progettuali per la comunicazione dei servizi che promuovono la cultura di genere e facilitano l’accesso delle donne alle opportunità del territorio in un’ottica di conciliazione dei tempi; 4. Introdurre elementi di genere nella comunicazione istituzionale promossa dagli enti locali e le istituzioni a livello lombardo e nazionale; 5. Promuovere e diffondere la buona pratica presso gli enti locali e le istituzioni di parità regionali e nazionali. 2. Attività & beneficiari coinvolti ATTIVITÀ Ricerca sulle campagne di comunicazione attivate da un campione significativo di enti pubblici ed istituzioni lombarde in merito alle pari opportunità; analisi di buone prassi. La ricerca fa particolare riferimento alle azioni di marketing dei servizi riguardanti politiche del lavoro e analizza la comunicazione sulla promozione professionale e occupazionale delle risorse umane, il livello di integrazione e coerenza, l'efficacia delle soluzioni adottate, la presenza di buone pratiche. Ricerca sull’immagine femminile veicolata nella comunicazione commerciale a livello nazionale per rilevare l’evoluzione dei ruoli legati alla donna e al mondo del lavoro. L’analisi si incentra sulla comunicazione commerciale su stampa, volta alla promozione di beni e servizi, con particolare attenzione all’analisi di immagini e stereotipi veicolati dalla 99 16 pubblicità inerenti il ruolo sociale e professionale della donna; analisi buone pratiche. Ricerca sui servizi attivati da parte di enti locali a favore delle donne ed elaborazione di linee guida per la diffusione delle pari opportunità e per lo sviluppo di servizi on-line per facilitare l’accesso alle opportunità del territorio e promuovere la conciliazione tra vita professionale e familiare. Ricerca su un campione significativo di siti- servizi on-line dedicati alle pari opportunità o all’utenza femminile secondo parametri di visibilità e accessibilità del servizio, caratteristiche e utilità della prestazione, usabilità, attualità e aggiornamento delle informazioni, grado di innovazione della soluzione. Diffusione e sensibilizzazione. Incontro di lancio del progetto; due seminari di piccola formazione e sensibilizzazione rivolti agli enti locali lombardi e agenzie di pubblicità/ comunicazione a questi collegate; un convegno finale (settembre 2004) per la divulgazione dei risultati della ricerca e degli strumenti sperimentali proposti. BENEFICIARI/E Enti pubblici locali e province lombarde, personale degli uffici stampa e degli uffici di comunicazione degli enti pubblici, soggetti professionalmente impegnati nel mondo della comunicazione istituzionale (operatori istituzionali, decisori pubblici, creativi, agenzie di pubblicità, etc.), professionisti/e della comunicazione, consigliere di parità regionali e provinciali, Commissione regionale e comunale pari opportunità, Associazioni nazionali e regionali di rappresentanza di comuni e province (UPI, ANCI), utenti finali, responsabili e giornalisti/e di redazioni giornalistiche, concessionarie di pubblicità e agenzie di pubblicità. 3. Principali risultati ottenuti • realizzazione di un’indagine conoscitiva e metodologica su come la comunicazione istituzionale della Lombardia, in particolare quella relativa alla promozione delle risorse umane nel mondo del lavoro, veicola le rappresentazioni di genere; • realizzazione di una ricerca qualitativa sulle pubblicità commerciali dei principali mezzi di comunicazione, in particolare quelle che veicolano l’immagine della donna lavoratrice per rilevare, in ottica di genere, i modelli di ruolo professionale e familiare; • sensibilizzazione dei principali enti pubblici e istituzioni a livello regionale e provinciale della Lombardia sul ruolo fondamentale che una comunicazione pubblica rispettosa delle pari opportunità può avere nel favorire l’inserimento delle donne nella vita sociale ed economica, • coinvolgimento e sensibilizzazione sui temi del progetto del mondo della comunicazione commerciale: responsabili e giornalisti/e interne ad alcune redazioni, concessionarie di pubblicità e agenzie di pubblicità e attivazione di un confronto costruttivo con il mondo della comunicazione istituzionale, • stesura del manuale “Comunicazione istituzionale e pari opportunità, Linee Guida per Orientarsi” che raccoglie i risultati del progetto, • elaborazione e diffusione delle “Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace orientata alle pari opportunità”agli uffici di comunicazione di tutti gli enti locali membri della Lega delle Autonomie Locali Lombardia, a tutte le province lombarde e le regioni italiane, ai principali Ministeri interessati, ai principali enti ed istituzioni a livello nazionale che si occupano di pari opportunità • introduzione di elementi di genere nella comunicazione istituzionale promossa dagli enti locali e le istituzioni a livello lombardo e nazionale; • promozione e diffusione la buona prassi presso gli uffici comunicazione degli enti pubblici e le istituzioni di parità regionali e nazionali. 4. Durata (da-a) da ottobre 2003 a settembre 2004 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Importo totale (in euro): € 342.000 Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% (FSE + Fondi nazionali e regionali) Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………...... 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) 100 A) Manuale “comunicazione istituzionale e pari opportunità. Linee Guida per orientarsi” Strumento tecnico- didattico, in formato cartaceo, disponibile anche su file PDF, a distribuzione gratuita. Versione linguistica: italiano. B) Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace orientata alle pari opportunità Documento di indirizzo (check- list) in formato poster (numero 2 poster: 1. “Linee Guida per l’introduzione della prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale” e 2. “Linee Guida per la costruzione dell’identità e per la comunicazione dei servizi orientati alle pari opportunità”, disponibile anche su file in versione PDF, a distribuzione gratuita. Versione linguistica: italiano (i poster) e inglese (la versione PDF). 16 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il progetto Comunico Donna si inserisce nel dibattito di grande attualità in Europa, in Italia e nella Regione Lombardia sulla questione relativa all’uso dell’immagine femminile nella comunicazione. La questione della raffigurazione stereotipata in pubblicità degli uomini e, più in particolare, delle donne ha dato vita negli ultimi vent’anni a un vasto dibattito pubblico che comprende: • la presenza e le condizioni delle donne nel mercato del lavoro e l’evoluzione dei ruoli di genere; • la volontà più volte espressa in sede politica, e particolarmente evidente nelle misure (auto) disciplinari adottate sia a livello nazionale che europeo, di integrare la prospettiva di genere nella comunicazione, ovvero di superare una visione discriminatoria delle differenze sessuali, favorendo il cambiamento culturale. L’Unione Europea è da sempre sensibile al principio delle pari opportunità nella comunicazione intorno al quale ha emanato numerosi dispositivi per favorire una rappresentazione equilibrata e non stereotipata di genere. Tra i più significativi, la Risoluzione del Parlamento Europeo del 1997 sulla discriminazione della donna nella pubblicità, la Direttiva del 1989 e la Risoluzione del Consiglio del 1995 sull’immagine dell’uomo e della donna in pubblicità e nei mezzi di comunicazione. In Regione Lombardia il deficit di comunicazione delle politiche di pari opportunità e in generale dei servizi rivolti alle donne aggrava il gap esistente tra la velocità del cambiamento positivo che ha investito la partecipazione femminile al mercato del lavoro e in generale la crescita della presenza attiva delle donne nella vita socio-economica. La comunicazione in generale e in particolare quella pubblica può svolgere un ruolo molto importante di sostegno al cambiamento e di rimozione di pregiudizi e stereotipi negativi, contribuendo nello stesso tempo a rendere più agevole l'accesso delle donne ai servizi con un conseguente miglioramento delle condizioni generali di vita. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato 1. Innovatività negli obiettivi: il progetto Comunico Donna si pone l’obiettivo di introdurre la prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale per promuovere in maniera efficace una rappresentazione maschile e femminile coerente e in linea con l’evoluzione dei ruoli nel mercato del lavoro e nella società e superare gli stereotipi di genere veicolati nella comunicazione. 2. Innovatività nella metodologia: il progetto si basa su un approccio di mainstreaming inteso sia come diffusione della cultura delle pari opportunità nel mondo della comunicazione pubblica a livello locale, sia come messa a disposizione delle opportunità offerte dalla tecnologia al sistema delle pari opportunità. Il progetto condivide l'approccio di disegnare una società dell'informazione aperta e accessibile a tutti, in particolare alle donne che non sono raggiunte dai canali tradizionali del marketing dei servizi. Il progetto infine si basa su un approccio fortemente integrato e multidisciplinare tra competenze e soggetti diversi, per creare un ponte effettivo tra mondo della comunicazione, istituzionale, utenti 101 16 femminile dei servizi pubblici a partire dal tema delle pari opportunità. 3. Innovatività nell’attivazione di sinergie col territorio: istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico di progetto composto da esperti/e del settore della comunicazione sia pubblica che commerciale, organismi di parità e associazioni femminili esterni alla rete di progetto con il compito di: - contribuire attivamente alla definizione metodologica dei contenuti e dell’approccio delle attività di ricerca e di sensibilizzazione; - attivare sinergie con esperti e enti sensibili sul tema della comunicazione e pari opportunità; - monitorare e rendere note al progetto iniziative e buone prassi sulla rappresentazione dell’immagine femminile in pubblicità nel settore della comunicazione pubblica; - dare visibilità e indirizzare, secondo disponibilità, le attività di sensibilizzazione del progetto promosse sul territorio; - promuovere lo scambio e la diffusione di buone prassi, esperienze e iniziative inerenti il settore della comunicazione pubblica e pari opportunità; - partecipare attivamente alle attività di sensibilizzazione sul tema degli stereotipi di genere nella comunicazione pubblica e le pari opportunità. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Il progetto Comunico Donna si inserisce in un contesto di profonda evoluzione delle tendenze del mercato del lavoro in Italia, e in particolare deal contesto lombardo. Dall’analisi di dati Istat relativi al periodo 1994-2002 si evidenzia l’affermarsi della presenza femminile come componente fondamentale della dinamicità del mercato del lavoro e delle trasformazioni nei modelli familiari: • Evoluzione nelle strategie e tipologie familiari: cresce l’età al primo matrimonio e si diversificano i percorsi di costituzione della famiglia. Le donne diventano madri più tardi e fanno meno figli, con una conseguente incidenza nella partecipazione al mercato del lavoro. Le donne sperimentano più che in passato separazioni e divorzi ed emergono quindi nuovi modelli familiari (es. convivenze, famiglie monoparentali). Emerge inoltre una nuova e rappresentativa soggettività femminile: le donne anziane (il 68,8% degli ultraottantenni è costituito da donne) che vivono sempre più spesso sole, in famiglie senza nuclei oppure come membri aggregati ad un’altra famiglia. Donne sempre più istruite, le cui condizioni di salute migliorano, e che si mostrano più dinamiche sia sul piano culturale che sociale. • Il lavoro diventa una dimensione sempre più importante dell’identità femminile: aumentano i tassi di scolarità femminile, che superano quelli maschili almeno per quanto riguarda l’istruzione medio-alta, così come aumenta l’inserimento delle donne in corsi universitari tradizionalmente maschili. Permangono tuttavia criticità nella transizione dall’Università al lavoro. Cresce l’occupazione femminile e diminuisce la disoccupazione, soprattutto nel CentroNord. Si affermano nuovi modelli di lavoro: per le donne cresce il lavoro a tempo determinato, il lavoro part-time e altre forme di lavoro flessibile. La posizione lavorativa migliora: aumentano le donne in posizioni dirigenziali, le libere professioniste, le imprenditrici, quelle impiegate nel settore terziario. Emergono tuttavia delle criticità legate all’accesso e permanenza nel Mercato del Lavoro e ai problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Persistono barriere all’inserimento lavorativo di donne con carichi familiari o comunque ostacoli alla loro permanenza in seguito alla nascita di più figli. A questo si aggiunge la difficoltà ad affermarsi nei luoghi decisionali alti (cd. soffitto di cristallo) e in particolare a livello economico e politico. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. 102 Si è cercato di assicurare la sostenibilità del progetto e la diffusione delle Linee Guida attraverso: • linea di Budget Comunitaria: Strategia Quadro in materia di pari opportunità tra uomo e donna, bando 2004, attraverso il progetto in corso di attuazione “Portrayal of women” codice VS/2004/0562; • FSE Regione Lombardia 2005, multimisura azioni di sistema, progetto in corso “Monitor Donna” codice FSE 298074; • presentazione delle Linee Guida presso il COMPA Salone Europeo della Comunicazione Pubblica e dei servizi al cittadino (XII edizione), Bologna, 3-4-5 novembre 2005; • diffusione delle Linee Guida presso convegni e seminari organizzati da enti pubblici e istituzioni a livello lombardo e nazionale. 16 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La trasferibilità, costituisce un elemento qualificante del progetto “Comunico Donna” che presenta caratteristiche molto elevate di trasferibilità in quanto: agisce nel campo della comunicazione pubblica che è oggetto di interesse di soggetti diversi quali amministrazioni locali e centrali, aziende specializzate, formatori e professionisti. In particolare la condivisione del progetto e il suo adattamento in contesti diversi si può attivare attraverso il trasferimento di: 1. contenuti: la rappresentazione della differenza di genere in chiave paritaria può essere affrontata in tutte le sedi in cui l’uso dell’immagine e dei suoi simboli hanno un ruolo rilevante; 2. metodologie: la ricerca qualitativa e quantitativa sulle campagne di comunicazione, l’elaborazione e l’utilizzo delle “Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace orientata alle pari opportunità” per la diffusione delle pari opportunità e l’aggiornamento specifico per gli enti locali sono metodologie adattabili e trasferibili nel tempo e in altri contesti regionali; 3. azioni: gli interventi descritti nel progetto possono essere riprodotti ed estesi nella loro totalità, oppure nelle diverse componenti; 4. forma di cooperazione: il modello di rete proposto costituisce un elemento riproducibile in altre realtà locali, specialmente per le sue caratteristiche di capillarità. La rete, in sé, costituisce un eccellente ripetitore di esperienza e diffusore di informazioni. 5. risultati: a) i prodotti elaborati dal progetto sono per se stessi facilmente trasferibili attraverso l'utilizzo delle tecnologie, l’implementazione nel sito Internet del capofila di progetto, sui siti internet dei partner di progetto e/o portali attivati dalle Amministrazioni locali lombarde b) la presenza di progetti gestiti dalla regione Lombardia per promuovere la messa in rete dei Comuni e delle Amministrazioni provinciali rende possibile un'ampia diffusione dei risultati del progetto c) un'attenzione particolare merita la trasferibilità delle Linee Guida e dei risultati della ricerca nel sistema della formazione rivolta agli uffici di comunicazione delle Amministrazioni pubbliche. 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. Ulteriori informazioni sulle attività realizzate dal progetto sono disponibili sul sito: www.cesvip.it/comunico_donna (in lingua italiana). Sono inoltre disponibili i report analitici delle tre azioni di ricerca: comunicazione istituzionale, comunicazione commerciale, comunicazione dei servizi (in lingua italiana). Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto CdIE Centro di Iniziativa Europea soc. coop. Indirizzo via Poerio, 39 CAP 20129 Città Milano Stato Italia Persona di contatto Anna Catasta 103 16 Posizione/Funzione Presidente CdIE, Responsabile area pari opportunità Tel. +39 0220524711 Fax +39 0220524733 e-mail [email protected] Sito web www.cdiecoop.it II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): La Regione Lombardia (Direzione Generale Istruzione Formazione Lavoro), ai primi di novembre 2005, ha selezionato “Comunico Donna” come buona pratica tra i progetti finanziati dal FSE Regione Lombardia, asse pari opportunità La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… ………………………………….…………………………………………………………………… III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Centro di Iniziativa Europea – CdIE soc. coop. Indirizzo via Poerio, 39 CAP 20129 Città Milano Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Silvana Mura Funzione Responsabile progetti pari opportunità tel. +39 02 20524731 email [email protected] Data di presentazione 8 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Attività imprenditoriali Formazione e orientamento professionale Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Comunicazione e pari opportunità Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 104 WOMEN-ALPNET – WP11 Gender Mainstreaming “Collection and Transfer of Gender Mainstreaming Models” 17 SCHEDA RACCOLTA BUONE PRATICHE Nome/Titolo della Buona Pratica (BP) (nella lingua originale e in italiano): Coordinamento Provinciale Banche del Tempo Paese di riferimento: Austria / Germania / Italia / Francia / Slovenia Area territoriale coinvolta (regione/provincia…) Provincia di Torino Organismo/Istituzione promotore/promotrice della Buona Pratica descritta Provincia di Torino – Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi Altri principali partner coinvolti Banche del Tempo sul territorio della Provincia di Torino Tematica di riferimento della BP nel contesto dello sviluppo locale Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Tipologia della Buona Pratica Azione integrata e complessa Strumento operativo Politica Metodologia/Approccio Iniziativa/Azione/Percorso formativo I - DESCRIZIONE DELLA BUONA PRATICA 1. Obiettivi Gli obiettivi del Coordinamento si traducono essenzialmente nella volontà di fare delle Banche del Tempo (BdT) una risorsa centrale dell’organizzazione dei tempi di vita quotidiana, dell’individuo e collettiva. La BdT quale fonte di ricchezza sia in risposta alle innumerevoli incombenze che riempiono i tempi quotidiani del singolo cittadino sia in qualità di interlocutore pubblico e risorsa per la soddisfazione di quelle richieste collettive, in ambito di politiche dei tempi, alle quali le istituzioni non riescono ad adempiere. In particolare, Il coordinamento è nato per: a) fornire sostegno ai cittadini associati alle Banche del Tempo esistenti nel territorio provinciale e in seguito alla scarsa attenzione delle istituzioni e dei media; b) dare visibilità alle BdT esistenti sul territorio , far conoscere le loro iniziative e favorire le relazioni e gli scambi tra cittadini e tra banca e comuni; c) rendere operativi l'interesse della Commissione consiliare per la Parità e dell'Area Attività sociali a favore del radicamento delle politiche temporali e di genere all'interno del programma dell'Ente Provincia; d) decentrare e semplificare, in una logica di vera sussidiarietà, i sistemi di rappresentanza degli interessi e delle responsabilità in modo da conferire maggiore importanza e dignità al ruolo dei poteri locali; e) creare un Centro di Documentazione nazionale sulle politiche temporali comprendente un servizio di consultazione e prestito gratuito aperto a tutta la cittadinanza. 2. Attività & beneficiari coinvolti Il Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi della Provincia di Torino: il Servizio opera su più aspetti: • lavora per la promozione, lo sviluppo e la visibilità delle BdT sul territorio; • promuove momenti di nascita di nuove BdT attraverso incontri con la cittadinanza su 105 17 106 esplicita richiesta delle banche stesse o di persone intenzionate a far nascere una banca; • catalizza esigenze e richieste della banche e predispone iniziative per soddisfarle; • collabora alla progettazione; • porta a conoscenza di tutte le BdT gli esempi di buone prassi nati all’interno delle banche stesse. Le Banche del Tempo: • portano avanti la normale attività di Banca; • apportano idee, progetti ed iniziative di sviluppo; • sempre nell’ottica del reciproco scambio promuovono iniziative di solidarietà sul territorio; • sostengono le banche di nuova formazione. Dal 1997, anno in cui è nato, fino ad oggi, il coordinamento provinciale ha realizzato una serie di iniziative volte a favorire la visibilità e il radicamento delle Banche del Tempo sul territorio. Di seguito una sintesi delle principali fasi temporali in cui si è articolata la nostra attività: ottobre - novembre1997: campagna pubblicitaria informativa sulle BdT con stampa e distribuzione di materiale pubblicitario (locandine, cartelli per autobus e tram, pieghevoli) nelle farmacie, asili nido, uffici postali, scuole materne ed elementari, uffici pubblici, mezzi di trasporto, dell'intero territorio provinciale; 25 ottobre 1997: Convegno Provinciale "Aprire le porte alle Banche del Tempo" svoltosi ad Ivrea, sede della prima BdT piemontese; gennaio 1998: Giornata di formazione/auto-aiuto a cura delle BdT stesse nei confronti delle nuove BdT; 21 novembre 1998: Convegno provinciale BdT "Culture a confronto" svoltosi a Collegno; ottobre - novembre1998: seconda campagna pubblicitaria informativa sulle BdT con stampa e distribuzione di materiale pubblicitario (locandine, cartelli per autobus e tram, pieghevoli) nelle farmacie, asili nido, uffici postali, scuole materne ed elementari, uffici pubblici, mezzi di trasporto, dell'intero territorio provinciale; dicembre 1998: istituzione I^ Bando di Concorso pubblico per progetti di attivazione e/o miglioramento di BdT sul territorio provinciale, e creazione di uno specifico sito Internet dedicato alle BdT e alle politiche dei tempi; 12/13 febbraio 1999: Seminario su "Banche del Tempo e scuola: nuove opportunità" all'interno del Convegno nazionale "Città in tempo: un territorio in rete" organizzato dalla Provincia di Torino; 29 marzo 1999: premiazione I^ Concorso per sostegno e promozione iniziative BdT sul territorio provinciale; novembre 1999: istituzione II^ Concorso pubblico per progetti di attivazione e/o miglioramento di BdT sul territorio provinciale; 13 marzo 2000: Seminario Formativo sugli aspetti giuridici inerenti le BdT a cura dell'Associazione Culturale Italiana di Studi Giuridici in favore delle BdT del territorio regionale; 10 giugno 2000: Convegno regionale "Le Banche del Tempo nel 2000" svoltosi a Ciriè e premiazione II^ Concorso per sostegno e promozione iniziative BdT sul territorio provinciale; gennaio 2001: Censimento delle BdT del territorio provinciale e questionario di valutazione sulle attività svolte dal Coordinamento provinciale; 26 marzo/ 2 aprile 2001: Seminario sulla Comunicazione Efficace rivolto agli associati delle BdT che svolgono attività di segreteria e di prima accoglienza dei cittadini interessati alle attività di scambio offerte dalle BdT maggio 2002: realizzazione di una video conferenza presso la "Fiera del Libro" sul tema "Banca del Tempo e Scuola" in collaborazione con la Scuola Media "A.Gramsci" di Settimo T.se e la locale Banca del Tempo; maggio 2002: realizzazione di una video-conferenza presso la "Fiera del Libro" sul tema "Banca del Tempo e Scuola" in collaborazione con la Scuola Media "A:Gramsci" di Settimo T.se e la locale Banca del Tempo; marzo 2003: predisposizione del progetto "TEMPOINLINEA", inerente la realizzazione di un sistema informativo in grado di connettere le domande/offerte delle diverse BdT del territorio e volto a favorire una maggiore visibilità e a consentire un collegamento funzionale tra le diverse BdT, oltre che a fornire un nuovo strumento in grado di migliorare la funzionalità e la modernità delle Banche stesse; ottobre-dicembre 2004: sostegno progettuale ed economico alla realizzazione dei seguenti progetti delle BdT: • BdT di Pinerolo: "Il tempo è un bene prezioso" , volto a potenziare e rendere note al maggior numero di cittadini le attività della banca, attraverso una campagna pubblicitaria; • BdT di Chieri: "Dar tempo al tempo" , volto a promuovere la diffusione e il radicamento dell'esperienza della Banca del Tempo attraverso interventi di sensibilizzazione ed informazione nel territorio del chierese; • BdT di Moncalieri: "Formazione per addetti ai servizi di accoglienza delle BdT ", volto a offrire agli operatori delle Banche del Tempo, dei servizi di accoglienza e simili, nonché agli insegnati delle scuole elementari e medie inferiori una formazione specifica • • • • nell'organizzazione di servizi di accoglienza, con laboratori tematici sulle modalità organizzative di campagne promozionali, di gestione ed accoglienza dei soci della BdT, di gestione delle relazioni al proprio interno, nonché all'esterno con gli Enti pubblici e, infine, sulle modalità per favorire lo scambio di esperienze e per mettere in rete le Banche del Tempo; BdT di Torino della II e IV circoscrizione: "Il tempo ritrovato" , volto a potenziare e a promuovere le attività e gli scambi delle Banche del Tempo della II e IV circoscrizione; BdT della Val Pellice: "Chi ha tempo…non aspetti tempo" , volto a migliorare la vita delle persone e recuperare i rapporti di buon vicinato, coinvolgendo ampie fasce di popolazione, ubicate in un territorio disomogeneo, quale quello della Comunità montana Val Pellice, attraverso l'apertura di due sportelli nei Comuni di Bricherasio e Bibiana. Il potenziamento della Banca del Tempo favorirebbe l'inclusione sociale della comunità cinese, che negli ultimi anni si è insediata nel territorio, pur con notevoli difficoltà d'integrazione, dovute anche alla lingua; BdT di Settimo Torinese: "A scuola…in tempo" , volto a coinvolgere maggiormente le scuole del territorio sul tema della solidarietà e della valorizzazione del tempo e sostenere concretamente le attività organizzate dalla Fondazione "Aiutiamoli a vivere", che si occupa di accogliere e ospitare presso le famiglie settimesi i bambini bielorussi durante il periodo estivo. BdT di Nichelino "Book in time" , volto a promuovere la lettura e la diffusione del libro attraverso una libera circolazione di volumi opportunatamente scelti per veicolare, all'interno del territorio, valori di scambio e solidarietà, superando ogni tipo di diversità. La Banca del Tempo di Nichelino è considerata partner ideale, per la natura stessa del servizio che eroga, per il conseguimento dell'obiettivo che s'intende raggiungere; 17 dicembre 2004: stipula del protocollo d'intesa tra il Coordinamento provinciale e le Banche del Tempo del territorio provinciale al fine di garantire lo sviluppo e di accelerare il processo di consolidamento delle BdT in provincia; gennaio 2005: stipula del protocollo d'intesa tra le BdT e il TOROC, il Comitato Olimpico; gennaio 2005: stipula del protocollo d'intesa tra le BdT e la Novacooop; 4 e 5 marzo 2005: Torino: realizzazione del Seminario Nazionale Banche del Tempo " C'è una rete di banche che paga gli interessi in tempo". Il tema caratterizzante del Seminario si proponeva di essere un confronto sui principali strumenti normativi, che possono essere utili riferimenti per definire il profilo giuridico delle Banche del Tempo. Le peculiarità delle Banche sono state analizzate sia dal punto di vista giuridico che sociologico e antropologico, il tutto senza perdere di vista le tipicità proprie degli scambi di esperienze dimostrate da adulti e piccini. 3. Principali risultati ottenuti L'incremento numerico delle Banche del Tempo in provincia è stato rilevante: dalle 5 iniziali del 1997 si è passati alle 17 di oggi, e ciò segnala il crescente interesse che questa esperienza di scambio solidale suscita nella cittadinanza. La presenza del coordinamento ha favorito inoltre l'avvio delle prime esperienze di confronto tra banche del tempo italiane e quelle estere, in prevalenza europee. Nel corso del 2004 grazie ad un finanziamento regionale (FSE 2000-2006 Asse E) è stato realizzato il progetto “TEMPOINLINEA” che prevede la realizzazione di un sistema informatico in grado di connettere i saperi offerti e/o richiesti dai vari associati delle BdT del territorio provinciale e favorire, di conseguenza, una miglior integrazione tra le Banche del Tempo esistenti. Maggiori informazioni all'indirizzo www.tempoinlinea.it 4. Durata (da-a) L'esperienza del Coordinamento Provinciale Banche del Tempo ha avuto inizio nel dicembre del 1996 per iniziativa della Commissione Consiliare Pari Opportunità e dall'Area Attività Sociali - Servizio Programmazione Solidarietà Sociale della Provincia di Torino, con un preciso ruolo di promozione, informazione e coordinamento delle esperienze di Banca del Tempo presenti sul territorio provinciale e di quelle in via di attivazione. Non è prevista una cessazione delle attività. 5. Costo/bilancio globale per la realizzazione della buona pratica Risorse interne della Provincia di Torino (1 dipendente e 1 ragazza in Servizio Civile) Importo totale (in euro): Sostenuto/Finanziato da (p.f. specificare il tipo di fondo/fonte di finanziamento e la % sul costo totale) Fondi Pubblici: 100% (nazionali, regionali, locali) Fondi Privati ……………………………………………………………………………………..... Fondi Privati Non Profit .……………………………………………………………………....... Altro ……………………………………………………………….……………………………..... 107 17 6. Prodotti finali realizzati e disponibili Sì No Se SI’, p.f. specificare (tipo di prodotto: dossier, opuscolo, catalogo, strumento tecnico-didattic… ; formato disponibile: cartaceo, elettronico, Cd-Rom…; versione/I linguistica/che; gratuito o a pagamento …) Diversi opuscoli cartacei gratuiti in italiano. Pagine web in italiano: www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm e www.tempoinlinea.it (non ancora in funzione). È prevista a breve la produzione di T-shirt, manifesti e striscioni. 7. Adeguatezza e compattezza del quadro logico progettuyale e attuativo Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative • il processo di progettazione con particolare riferimento alla tipologia degli attori coinvolti e all’acquis (cioè l’esperienza acquisita da precedenti sperimentazioni, progetti, decisioni ecc.) del contesto territoriale in termini di esperienze precedenti, di competenze che lavorano in rete, di istituzioni di parità; • il problema affrontato in termini comprensibili anche in altri contesti • il processo di attuazione con particolare riferimento: metodologie e agli strumenti adottati; competenze delle risorse umane e alla organizzazione delle stesse; modello manageriale; rapporto tra enti pubblici e soggetti privati e privati non profit; costo globale del progetto; durata del progetto; prodotti, servizi realizzati; strumenti di comunicazione e diffusione adottati; strumenti di monitoraggio in itinere Il coordinamento provinciale si propone di raggiungere i suoi obiettivi attraverso strumenti che garantiscano la partecipazione sia dei soci delle Banche del Tempo sia dei cittadini interessati e scoprire questa nuova realtà associativa. Il coordinamento si occupa di organizzare i seguenti spazi: • una riunione mensile fra tutti gli aderenti, presieduta dall'Assessore alle Pari Opportunità e Politiche dei Tempi e Relazioni Internazionali Aurora Tesio, con spazi garantiti di mutuo aiuto fra le diverse Banche; • momenti di formazione permanente sui prevalenti temi di interesse manifestati dalle Banche del Tempo (es. seminari, dibattiti, incontri vari…); • linea telefonica per informazioni aperta a tutta la cittadinanza e sostegno alla progettazione riguardante l'apertura e/o l'innovazione di Banche del Tempo. 8. Innovatività Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: la capacità di produrre soluzioni nuove, creative e qualitativamente consistenti (facendo riferimento sia ai processi che ai prodotti) per migliorare le condizioni iniziali e per soddisfare la soluzione del bisogno o del problema individuato L’elemento di maggior interesse della nostra esperienza è dato dall’ottima sinergia sviluppatasi tra le banche e la Provincia di Torino. Una collaborazione paritaria dove le banche hanno mantenuto il loro ruolo e la loro indipendenza. Le Banche rappresentano un fenomeno spontaneo, e non possono essere costrette nei rigidi schemi di una qualsivoglia amministrazione che decida di sostenerle. Bisogna evitare un’ingerenza eccessiva da parte delle amministrazioni il rischio è di una perdita di spontaneità e di entusiasmo con conseguente cessazione dell’esperienza di Banca. Il Coordinamento Provinciale delle Banche del Tempo è un ottimo esempio di collaborazione riuscita tra istituzioni e terzo settore. 9. Riproducibilità Per favore descrivere qui, il contesto in cui è stata realizzata la buona pratica, con particolare riferimento ai dati statistici quali: • popolazione maschile e femminile per classi di età; tasso di occupazione femminile e maschile; • tasso di disoccupazione femminile e maschile; tasso di attività femminile e maschile; distribuzione degli occupati distinti per genere nei diversi settori di attività; reddito medio (se disponibile) maschile e femminile; composizione media dei nuclei famigliari; servizi alla famiglia presenti nel contesto territoriale; servizi e politiche aziendali a favore della conciliazione; flussi di pendolarismo rilevanti; zona urbana o rurale; altri dati Le donne residenti in provincia di Torino al 2001 sono 1.132.486 a fronte di una popolazione complessiva di 2.198.407 persone. Le donne rappresentano quindi il 51,5% della popolazione complessiva. Come si nota nella tabella qui riportata, questo vantaggio numerico delle donne sugli uomini è presente in maniera pressoché omogenea su tutti i territori di riferimento della provincia di Torino. 108 Totale 0-17 anni % femm. su minori 0-17 Totale pop. % femm. su Totale pop. % femm. su Totale pop. % femm. su 15 - 64 anni pop. 15 - 64 over 65 anni pop. over 65 over 75 anni pop. over 75 Totale (escl. Torino) 203.049 48,6 898.931 49,8 232.376 58,3 96.626 Comune di Torino 120.207 48,5 601.890 49,9 196.858 60,3 TOTALE 323.256 48,6 1.500.821 49,8 429.234 59,2 17 Tot popolaz. % popolaz. Femminile 65,0 1.299.115 51,2 85.664 65,9 899.292 52,0 182.290 65,4 2.198.407 51,5 Tabella 1 Femmine residenti negli Enti gestori della Provincia di Torino, suddivise per classi di età. - Percentuale di femminile sul totale della popolazione. Anno 2001 La variabile nei cui confronti il rapporto cambia è invece data dalla classe di età: %femmine su 0-17 48,6 % femmine su 15-64 49,8 % femmine pop. over 65 59,2 % femmine pop. over 75 65,4 Tabella 2 Ns elaborazione su dati BDDE (Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte). Come si nota infatti, nella popolazione 0-17 anni c'è una lieve prevalenza di maschi. Si passa a una situazione di sostanziale parità nella classe di età 15-64 anni, mentre ogni 100 persone over 65 quasi 60 sono donne. Tale prevalenza aumenta ancora con l'aumentare dell'età. 10. Sostenibilità Per favore descrivere qui, in termini quantitative e qualitativi, le risorse necessarie per sostenere nel tempo il modello/progetto o alcune sue componenti e descrivere la capacità dei soggetti coinvolti di utilizzare le risorse (economiche, strumentale, umane) già esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Si è cercato di assicurare la sostenibilità del progetto e la diffusione delle Linee Guida esistenti sul territorio e/o di generare nuove risorse. Le risorse utilizzate comprendono sia quelle umane, soci delle Banche e personale del Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi, sia finanziarie (contributi della Provincia, regionali ed europei e dei comuni di appartenenza delle banche). 11. Trasferibilità In questa parte è utile descrivere come la buona pratica può essere trasferibile in un altro contesto, capitalizzando le fasi di progettazione e di realizzazione sperimentate. Quali i percorsi e processi necessari alla sua trasferibilità in termini di: risorse umane; formazione in loco, a distanza e nel contesto di trasferimento; strutture e attrezzature; costi di trasferibilità; costi di gestione; La Banca del Tempo è già una realtà europea seppur non uniforme. Ogni paese presenta una forma di banca ed un’organizzazione nazionale che differisce da quella degli altri paesi. In Italia siamo in presenza di una situazione particolare. Dal punto di vista giuridico le Banche le troviamo sotto le più disparate forme, alcune si configurano come associazioni di promozione sociale, altre quali associazioni altre ancora quali associazione di secondo livello. A nostro parere la BdT si configura naturalmente quale associazione di promozione sociale ed è in questo senso che stiamo lavorando anche per la definizione della rete nazionale 12. Documentabilità Per favore inserire qui, se del caso, informazioni, dati, osservazioni relative a: eventuale documentazione disponibile (in cartaceo o in versione elettronica o altro) che potrebbe ulteriormente descrivere e approfondire le fasi di progettazione e attuazione della stessa. Sito web: ttp://www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm. Ulteriori riferimenti e persone di contatto della buona pratica Ente/Organizzazione di contatto Prov. di Torino, Serv. Pari Opportunità e Politiche dei Tempi Indirizzo via Maria Vittoria 12 CAP 10123 Città Torino Stato Italia Persona di contatto Alessio Forgelli Posizione/Funzione Responsabile Politiche dei Tempi Tel. +39.011.8612864 109 17 Fax +39.011.8612890 e-mail [email protected] Sito web www.provincia.torino.it/pari_opportunita/banche_tempo/index.htm II - VALIDAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA BUONA PRATICA La buona pratica è stata validata da un ente esterno? Sì No Se SI’, p.f. specificare (nome/tipo di ente certificatore; principali criteri/motivazioni per la validazione; data/periodo della validazione): Questo progetto è stato uno dei vincitori della 3^ edizione (9 maggio 2000) del Premio "100 progetti al Servizio del Cittadino" promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica. La buona pratica è stata “autovalidata” da operatori/operatrici (practioners)? Sì No Se SI’, p.f. specificare (dominio della comunità di pratiche; principali criteri/motivazioni della validazione; data/periodo della validazione) Tramite la Delibera di Consiglio Provinciale n. 320688/2003 del 9 dicembre 2003 il Consiglio provinciale ha deliberato di: “Riconoscere e valorizzare, facendo proprio lo schema del protocollo di intesa del Coordinamento provinciale delle Banche del Tempo, qui allegato, sotto la lett. A, come parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, il Coordinamento provinciale Banche del Tempo, esistente dal 1996, quale strumento di promozione e diffusione dei meccanismi di scambio paritario e reciproco e di radicamento di quei valori culturali connessi all’economia solidale propri delle diverse Banche del Tempo. Le Banche del Tempo costituiscono, infatti, strumenti privilegiati di welfare sociale orientati a ricostruire e mantenere una rete di solidarietà tra persone al di là delle differenze di genere, età, condizione.” I beneficiari della buona pratica hanno partecipato alla sua validazione? Sì No Se SI’, p.f. specificare (quali beneficiari; principale approccio e metodo adottato) Tramite un questionario di soddisfazione somministrato agli utenti/beneficiari delle Banche del Tempo nel 2001. III - PRESENTAZIONE DELLA BUONA PRATICA Questa Buona Pratica è stata presentata e descritta da: Nome dell’Ente Provincia di Torino – Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi Indirizzo Via Maria Vittoria 12 CAP 10123 Città Torino Stato Italia Nome del/della compilatore/trice Francesca Maria Carena Funzione Project manager Women Alpnet tel. +39.011.8612741 email [email protected] Data di presentazione 11 novembre 2005 IV - ALLA RICERCA DI BUONE PRATICHE Sei alla ricerca di buone pratiche da trasferire nel tuo territorio? Sì No Se SI’, in quale area tematica? Occupabilità Formazione e orientamento professionale Attività imprenditoriali Conciliazione tempi famiglia/lavoro Principali questioni da affrontare - Principali beneficiari da coinvolgere Requisiti particolari Principali questioni da affrontare: Pari Opportunità. Principali beneficiari: le donne Danke schön! Grazie! Hvala! Merci! Thank you! 110