27 gennaio “Giorno della Memoria” Il 27 gennaio 2012
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27 gennaio “Giorno della Memoria” Il 27 gennaio 2012
LICEO SCIENTIFICO STATALE "ALESSANDRO VOLTA" Via Modena San Sperato – tel. 0965/683016 - 89133 Reggio Calabria (R.C.). E-mail: presidenza©lsvolta.it– Sito: www.lsvolta.it CODICE FISCALE 80008170807 Reggio Calabria, 26 gennaio 2012 AVVISO STUDENTI DOCENTI Sede OGGETTO: 27 gennaio “Giorno della Memoria” Il 27 gennaio 2012, nel sessantasettesimo anniversario dall’apertura dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, si celebra per la dodicesima volta in Italia il Giorno della Memoria, istituito dal Parlamento italiano con la legge 20 luglio 2000 n. 211. La legge citata prevede come "in tale occasione in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado siano attivate iniziative volte ad analizzare le circostanze che hanno dato avvio ad uno dei periodi più oscuri della storia dell'Europa e ad approfondire gli eventi che hanno segnato il tragico sviluppo affinché ne venga conservata la memoria". Poiché “ricordare” questi tragici avvenimenti è un dovere morale a cui la scuola non può in alcun modo sottrarsi, non essendo state organizzate nella nostra città iniziative cui aderire, mentre una rappresentanza del nostro Liceo assisterà ad una rappresentazione teatrale significativa, le altre classi dedicheranno un minuto di silenzio a tutte le vittime dello sterminio e potranno con la partecipazione dei loro docenti avviare un dibattito... Colgo l’occasione per allegare alcuni testi che potrebbero essere utilizzati come spunto di riflessione: la notissima poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo”, che considero un testo canonico per la celebrazione di questa giornata.; un articolo altrettanto noto per la risonanza che ha avuto la “Lettera di un preside americano ai suoi insegnanti” riportata da Anniek Cojean sul giornale Le Monde il 29 aprile 1995 ed infine il “Caro Naziskin” di Michele Serra. Sarà questo il nostro modo di ricordare, intimo, semplice, privo di ritualità ma autentico. Il dirigente scolastico Italia Condello Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per la via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Lettera di un preside americano ai suoi insegnanti Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università. Diffido - quindi – dell’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani. tratto da “Les memoirès de la shoah” di Anniek Cojean Caro naziskin Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere 'bestia' e 'belva', ma io non credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere 'bestie' e 'belve' sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare uomo.Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso. Molto più faticoso che gridare “negro di merda”, o “sporco ebreo”: gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare. Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano.Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao. Michele Serra (da Cuore del 27 gennaio 1992)