Lo sport per diletto, per sentirsi bene, ludico più che competitivo

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Lo sport per diletto, per sentirsi bene, ludico più che competitivo
C
ONFRONTI
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Lo sport per diletto, per sentirsi bene, ludico
più che competitivo. Siccome lo sport moderno
non corrisponde a questi postulati, spesso i socialisti si trovano a essere contro, come i 16 parlamentari grigionesi (su 120!) che si opposero
alle Olimpiadi invernali e ottennero il 52% dei
voti del popolo che aveva capito l’inganno: i
profitti ai costruttori e ai proprietari dei grandi
hotel, i debiti delle installazioni ai contribuenti.
Il conflitto fra il Socialismo e la Borghesia è storico: i padri della ginnastica tedesca (ed europea) Guts-Muths e Jahn (in particolare)
vogliono formare una gioventù in grado di
sconfiggere Napoleone e creare una grande
Germania comprendente anche Svizzera, Danimarca e Belgio. In Inghilterra Thomas Arnold
introduce nelle scuole il «fair-play» in chiave
militare. La gioventù deve prepararsi alle conquiste coloniali. A Sedan i prussiani, eredi del
«frisch, fromm, froehlich, frei» (freschi, pii,
lieti, liberi), spazzano via i molli «gaga» francesi. Per De Coubertin la chiave della vittoria è
nella pedagogia del corpo ereditata dai ginnasti
greci e riproposta da inglesi e tedeschi. Il barone dichiara di voler «rebronzer (rinvigorire)
la France» e calmare i «bollenti spiriti» della
gioventù: lo sport come freno alla lotta di
classe.
Questa «arrière-pensée» è il peccato originale
che induce l’Unione Sovietica a boicottare i Giochi olimpici come espressione dell’ideologia
borghese e a creare la Spartachiade dal nome
dello schiavo ribelle Spartaco. Nel 1936 a Barcellona comunisti e socialisti organizzano una
contro-olimpiade, ma rinunciano di fronte all’avanzata delle truppe franchiste. Nel 1952
Stalin muta politica: l’URSS si presenta alle
Olimpiadi di Helsinki. Lo sport aiuta a vincere
la Guerra fredda. La sua marcia trionfale porta
agli eccessi attuali. Contestano solo i trotzkisti
della rivista «Tel Quel», secondo i quali attraverso lo sport il capitalismo perpetua la propria
ideologia.
Dal 1966 la Cina abolisce lo sport come competizione. È la Rivoluzione Culturale: Mao fa una
bella nuotata nello Yang Tse Kiang e abbandona
i consessi sportivi internazionali. Ni-chi-chin
salta 2 metri e 29 battendo il primato del sovie-
Mensile progressista, Numero 91, settembre 2016
tico Valeri Brumel, ma l’impresa non passa alla
Storia.
Il prestigio del ticinese Arturo Gander porta una
delegazione cinese a Chiasso nei primi anni ‘70.
Una mia domanda su una possibile modifica in
senso agonistico scatena l’ira formale del capodelegazione: non erano venuti per competere,
ma nell’ambito dell’amicizia fra la Repubblica
Popolare e la Svizzera!
Immutabili sono solo la pietra di Unspunnen e
la lotta svizzera, che attirano uomini politici e
qualche giornalista. Si può assistere per piacere
o in cerca di qualche voto o di qualche patente
di vero rossocrociato. Lévrat, come Gobbi, può
essere un appassionato di lotta, così come Berset, presente al meeting di Zurigo, è un «mordu»
dell’atletica e l’ha praticata a buon livello (400800 metri). La faccenda sarebbe tragicomica
solo se qualche partito pretendesse di portare
alle Olimpiadi la pietra di Unspunnen o il combattimento delle «vaches-reines» o se i richiedenti l’asilo dovessero affrontarsi in braghette
di tela nella segatura per essere accettati.
Libano Zanolari
DOSSIER
La Sinistra e l’UE
pp. 2-12
AMBIENTE
Un vero cambiamento?
p. 13
POLITICA CANTONALE
Il riequilibrio
delle finanze
p. 14
ADOLESCENTI IN RETE
La difesa è possibile
p. 15
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