Come parlare con i genitori Principi di counseling

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Come parlare con i genitori Principi di counseling
L a s c u o la , il r ic r e a to r io , i c e n tr i d i
a g g r e g a z io n e c o m e o s s e r v a to r i
p r iv ile g ia ti
 In questi luoghi tutti i bambini/ragazzi trascorrono molte




ore al giorno per molti anni ed è proprio in questi luoghi
che i bambini/ragazzi mettono in gioco aspetti cognitivi,
affettivi, relazionali.
Luoghi di educazione
Luoghi di prevenzione primaria
Luoghi di rilevazione precoce
Luoghi di relazioni supportive e riparative.
 Competenza all’ ascolto empatico ed al dialogo
 Disponibilità ad identificarsi con il bambino
 Disponibilità a prendere coscienza dei nostri meccanismi






difensivi e delle loro conseguenze
Capacità di stimolare la messa in parola e la comunicazione dei
sentimenti
Capacità di decodificare segnali di sofferenza e di disagio
Assertività educativa, autorevolezza, coerenza nella
trasmissione delle regole
Disponibilità a prendere coscienza delle emozioni elicitate in
noi dal rapporto con il bambino
Disponibilità al confronto ed alla messa in discussione delle
proprie difficoltà emotive e relazionali
…….
T R O P P O ??
L a r e la z io n e c o m e ‘p o r ta d ’a c c e s s o ’
L’ abilità di instaurare una relazione interpersonale con i
bambini/ragazzi è importante per:

stabilire un canale di comunicazione utile
all’ apprendimento
 valutare le potenzialità e le caratteristiche della personalità
del bambino
 fare educazione e prevenzione
 per tentare di individuare eventuali problemi e difficoltà.
 CONFUSIONE
In te llig e n z a e m o tiv a
 Capacità di riconoscere le emozioni
 Capacità di mettere in parola i sentimenti.
 Importanza del trasmettere l’ idea che si può parlare e che
si può parlare di emozioni, anche quelle più conflittuali e
“ negative” .
 Aiutare i bambini a mettere in parola le emozioni piuttosto
che agirle.
In te llig e n z a e m o tiv a
 Il bambino è al centro di un interesse rispettoso e orientato
al dialogo.
 Va riconosciuto come persona distinta, con propri bisogni,
attitudini, desideri, interessi, predisposizioni da
valorizzare, con un’ individualità da rispettare. Va accolto
il suo punto di vista.
 Ascolto empatico, accettazione incondizionata.
 Condivisione, compartecipazione, rispetto, mettersi in
gioco.
C o s a r e n d e u n le g a m e s ic u r o
 Disponibilità a centrarsi sui bisogni del bambino, a percepirlo





come una persona dotata di una propria identità e di proprie
esigenze.
Quando questi bisogni non sono soddisfabili al bambino viene
“ spiegato” e viene sostenuto nella frustrazione.
L’ adulto funge da modulatore emotivo e da contenitore (empatia
e gestione).
Il comportamento adulto è coerente e prevedibile.
C’ è condivisione, rassicurazione, ma anche accompagnamento e
disponibilità all’ esplorazione.
Si costruisce un rapporto di fiducia di base, di sicurezza di base.
Q u a li v is s u ti p r e s e n ta il
b a m b in o /a d o le s c e n te , r is p e tto a ll’e m e r g e r e
d e lla s e s s u a lità ?
 Desiderio di informazione, spiegazione
 Desiderio di condivisione, ascolto e orientamento
 Imbarazzo e senso di vergogna
 Timori riferiti a sé (di inadeguatezza ecc) e all’ altro (di
essere feriti e ridicolizzati)
M e c c a n is m i e s tr a te g ie d i s u p e r a m e n to
r is p e tto a lle p a u r e e d a lle e m o z io n i n e g a tiv e
Negazione
Minimizzazione
Distanziamento
Ricorso ad un’ immagine di forza e potenza con disprezzo
per la fragilità ecc.
 Ricorso a vie alternative per le informazioni e la
consulenza (pari, siti internet, libri, pornografia, adulti
significativi-scuola)
 Comportamenti oppositivi, trasgressivi, provocatori
 Agiti aggressivi




L a s e s s u a lità c o m e a ttiv a to r e d i
e m o z io n i
La sessualità è un accentratore di emozioni e sensazioni:
 positive: piacere, intimità, comunicazione (attraverso il
corpo)…
 negative: vergogna, imbarazzo, sopraffazione, violenza…
L a d ic h ia r a z io n e
C o m e r is p o n d e l’a d u lto ?
Q u a li v is s u ti?
 Senso di imbarazzo, vergogna
 Negazione e delega, chiusura comunicativa
 Eccessiva tendenza “ all’ azione”
 Dubbi: se e quando parlare, in che modo, in quale contesto….
L e e m o z io n i d e ll’o p e r a to r e
 Rapportarsi con i bambini attiva il nostro mondo emotivo.
 Riconoscere e ammettere le proprie emozioni (anche quelle
legate al parlare di sessualità) permette al bambino di
riconoscere e di sentirsi legittimato a parlare delle proprie;
permette di empatizzare con le emozioni del bambino.
 Riconoscere i propri limiti come ascoltatori; riconoscere il
naturale bisogno di difenderci da ciò che ci turba. Ammettere la
propria confusione e il non sapere alcune cose.
 Chiedere aiuto.
Se ci difendiamo dalle emozioni:
 chiudiamo la comunicazione, non ascoltiamo, riduciamo
tutto a “ questioni cognitive, legate all’ apprendimento” ,
riduciamo il nostro ruolo
 banalizziamo,
minimizziamo, mettiamo in atto
meccanismi di distanziamento (negazione, rimozione,
evitamento)
 agiamo con immediata e totale identificazione con i
vissuti altrui: reagiamo con emozioni forti, tendiamo
immediatamente all’ azione.
Non accogliere le emozioni, i vissuti del bambino, vuol dire
invitarlo alla chiusura.
O ’ p r o fe s s o r e
 ‘ 38 – ’ 42
 ‘ 50 – ‘ 54.30
E m o z io n i c o m e r is o r s a
Le nostre emozioni, fungendo da specchio delle
emozioni dell’ altro, possono rappresentare un utile
strumento per conoscere, comprendere il mondo
interiore dell’ altro ed instaurare con lui una relazione
empatica e caratterizzata dalla giusta vicinanza
emotiva.
C o s a tr a s m e tte r e a i b a m b in i
 La possibilità di ascoltare le proprie emozioni, i propri vissuti,
le proprie sensazioni.
 La legittimità di tali vissuti.
 La possibilità di esprimerli.
 La possibilità di trovare ascolto.
 Il rispetto per se stessi, per il proprio corpo, il diritto di
ascoltare le proprie emozioni e sensazioni e di dire “ no” (anche
agli adulti) quando si confrontano con qualcosa di spiacevole.
 Insegnare che esistono adulti protettivi e fidati ai quali si può
parlare.
O b ie ttiv o
 Incentivare la consapevolezza e il controllo in ambito
sessuale riconoscendo e mettendo in parola all’ occorrenza
le proprie sensazioni, i propri desideri, sentimenti, le
proprie difficoltà e ansie per sviluppare un’ ottica di
relazione e di scambio
 Sperimentare la dimensione pensabile e dicibile della
sessualità per costruire, attraverso la comunicazione, le
premesse del consenso, della negoziazione e della
costruzione di significati
C o m e fa v o r ir e l’a s c o lto e il d ia lo g o
r is p e tto a lla s e s s u a lità ?
Livello cognitivo:
 Dare informazioni e anticipare cambiamenti
Livello legato all’ affettività:
 Verbalizzare le emozioni delle esperienze
 Chiedere in merito a desideri e paure in contesti diversi
 Condividere la dimensione affettiva delle esperienze
D a r e l’e s e m p io
 Comunicare in modo aperto e chiaro.
 Esporsi rispetto alle proprie emozioni.
 Aperture personali solo se “ istruttive, utili” .
 Porre dei limiti, essere rassicuranti nel contenimento.
L ’a s c o lto e m p a tic o
 Spesso i ragazzi non cercano consigli, ma ascolto




empatico, sostegno, condivisione, rassicurazione, la
possibilità di esprimersi.
La persona ha bisogno di “ ascoltarsi” , di comprendere, di
auto-esplorare.
Non intervenire immediatamente, non farsi prendere
dall’ ansia di dover dare risposte, ma ascoltare. Mettersi in
ascolto.
Tollerare i silenzi.
“ Condividere” e contenere.
L e r is p o s te e m p a tic h e
 Non dare lezioni (aumenta il senso di inadeguatezza e di
delega).
 Fare piuttosto domande e proporre alternative.
 Chiedere rispetto ai vissuti.
 Riformulare.
 Non evidenziare i limiti, ma le risorse.
L e r is p o s te e m p a tic h e
 Sintonizzarsi sulle emozioni ed esprimere empatia (“ti sono




vicino, capisco quello che provi”), ma mantenere un’ equa
distanza.
Verbalizzare con delicatezza i vissuti: “vedo che ti
emoziona parlare di questo… ”.
Individuare i temi rilevanti, ricorrenti: “mi rendo conto che
questo è molto importante per te … anche l’altra volta ne
hai parlato”.
Individuare le congruenze/incongruenze verbali e non
verbali: “dici che non ti importa però ti vedo emozionato
… ”.
Ricordare e riflettere.
L e r is p o s te e m p a tic h e
 E’ importante chiedere, anche le cose apparentemente
scontate, con tono e modalità partecipativa. Le domande
vanno centrate sia sui fatti, sia sui vissuti e le emozioni. Si
può dire al bambino “so che c’è qualcosa che ti fa stare
male… ” “fammi capire, aiutami a capire… ” “tu cosa
provavi” “cosa provavi mentre raccontavi queste cose”.
 Ripetizione: riprendere quanto già detto dal bambino,
facendo attenzione a non aggiungere nulla, per chiedere se
si ha capito e per “ salvare” quanto detto.
R ifo r m u la z io n e
 Riformulare: riprendere con altre parole quanto detto
dal bambino e chiedere verifica: “se ho ben capito
questo è accaduto per due ragioni… ho capito bene? ”
 Riformulazione del comportamento non verbale: “vedo
che stai tremando...forse la mia domanda ti ha suscitato
qualcosa… forse hai paura di qualcosa”
R ifo r m u la z io n e
“Simone vuole venire a letto con me… io non so cosa
fare… non voglio che mi molli, ma ho paura”.
Riformulazione:
 “ capisco che questo ti preoccupa, non sai cosa fare,
quale decisione prendere … so che è una sensazione
difficile da provare…” .
 “ Vedo che ti emoziona, parlare di questo, capisco che
non sia facile aprirsi su questi argomenti” .
E s p lo r a z io n e e c o m p r e n s io n e
 Non dare immediatamente risposte e soluzioni, ma indagare
insieme al ragazzo la situazione, i suoi vissuti e sensazioni,
le possibili alternative, come pensa si possa sentire l’ altro
coinvolto nella situazione.
E s p lo r a z io n e e c o m p r e n s io n e
“Simone vuole venire a letto con me… io non so cosa
fare… non voglio che mi molli, ma ho paura”.
Esplorazione:
 “ Aiutami a capire meglio la situazione, il tuo
rapporto con Simone, aiutami a capire bene come
ti senti e quali sono i tuoi dubbi” .
 Richiedere e soffermarsi sugli esempi concreti, pur
dando attenzione ai vissuti.
E s p lo r a r e le a lte r n a tiv e
 “ Cosa potrebbe aiutarti a stare meglio, a prendere
una decisione?”
 “ Qualcuno potrebbe darti una mano? C’ è qualcuno
con cui te la sentiresti di confidarti?”
 “ Come ti sentiresti se andassi a letto con lui? Come
ti sentiresti se rifiutassi?” .
 “ Come pensi si comporterebbe lui (nell’ uno e
nell’ altro caso)?”
R a s s ic u r a r e e r in fo r z a r e le r is o r s e
 Rassicurare
circa la “ normalità” , frequenza
dell’ esperienza.
“ Capita a molte ragazze di avere i tuoi stessi dubbi”
 Rinforzare i comportamenti positivi, le risorse,
piuttosto che sottolineare quelli negativi.
“ Il fatto che ci pensi, che ti poni delle domande significa
che dai rispetto al tuo corpo, che vuoi seguire davvero
i tuoi desideri”
R e s titu z io n e
 Restituzione: “ho capito di te questo… ho capito bene? ”
 Restituire l’ importanza di quanto detto e la fatica fatta:
“vedo che hai fatto un grande sforzo per dirmi queste cose e
mi hai detto cose proprio importanti per te” “questo che mi
dici mi colpisce molto… ” “ci tieni a sottolinearlo, come
mai? ”
 Chiedere dei vissuti attuali: “come ti senti a raccontare
questa cosa” “vedo che racconti proprio di getto, come ti
senti? ” “cosa è stato più difficile da raccontare” “come ti
senti ora? ”
R e s titu z io n e
 “ Capisco che questa esperienza è molto importante
per te e ti poni tante domande…ho capito bene?”
 “ Capisco che non deve essere stato facile parlarmi di
queste cose, come ti sei sentita nel farlo, come ti senti
ora?”
N o n fa r e p r o m e s s e e n o n c r e a r e fa ls e
a s p e tta tiv e …
 Mai dire: risolveremo il problema insieme, ci penso io…
Piuttosto:
 indagare sulle aspettative senza creare illusioni: “secondo
te ora cosa sarebbe giusto che accadesse, tu cosa ti
aspetti, cosa desideri, cosa pensi di fare dopo averne
parlato? ”
… s o p r a ttu tto n e i c a s i in c u i c i v e n g a n o
r a c c o n ta ti fa tti d a n n o s i, p e r ic o lo s i p e r il
m in o r e
 Mai dire “si risolverà tutto, non accadrà più, se mi racconti
risolveremo insieme ogni cosa… ” o “se ne parli con me,
poi non dovrai più parlarne con nessuno” o “manterrò il
segreto, non ne parlerò con nessuno”.
Piuttosto:
 “ questa cosa che mi stai raccontando è molto importante, ti
fa stare male e ti mette a rischio, io voglio proteggerti,
cercare di aiutarti e per farlo ho bisogno di parlarne con…..,
di fare….”
Il b a m b in o c h e n o n p a r la
 Se il bambino non parla o dice “ ho vergogna, ho paura” :
autorizzarci al silenzio di fronte al silenzio, non tendere
subito a rassicurare, ma accogliere la difficoltà del bambino:
“la vergogna è proprio un sentimento spiacevole. A volte i
bambini, ma anche i grandi, si vergognano a raccontare
qualcosa che proprio non vorremmo fosse accaduto” “chissà
se te la senti di superare la vergogna e di raccontarmi… ”
 Se il bambino si blocca, riformulare ciò che si osserva, il
comportamento non verbale: “vedo che ti è difficile dire
questa cosa” “vedo che parli ma fai fatica, ti tieni la mano
davanti alla bocca”.
 Analizzare le difficoltà a parlare: “cosa ti è più difficile da
dire” “cosa ti rende così difficile parlare? ”
O ltr e a lle p a r o le …
I bambini comunicano anche attraverso:
 il comportamento ed i sintomi
 il gioco
 il disegno
 l’ invenzione di storie
Quanto osservato ed indicativo di potenziale disagio, va
letto, esplicitato, condiviso con il ragazzo, ponendo
l’ accento soprattutto sulla preoccupazione per lui.
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