SCELTI PER VOI a cura di Sergio Focardi

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SCELTI PER VOI a cura di Sergio Focardi
SCELTI PER VOI
a cura di Sergio Focardi
LA VISIONE NOTTURNA
ATTENTI A APOPHIS!
Tenendo conto delle caratteristiche dell'occhio umano, si eÁ sempre
ritenuto che anche gli animali notturni vedano il mondo in bianco e
nero. Come noto, nell'occhio umano
la percezione del colore dipende
dalla esistenza tre tipi di coni, i cui
massimi di sensibilitaÁ sono situati nel
rosso, nel verde e nel blu, mentre la
visione notturna, che avviene in condizioni di debole intensitaÁ luminosa, eÁ
affidata ai bastoncelli. Anche molti
primati hanno tre tipi di coni diversi e
quindi una visione diurna tricromatica mentre i cavalli sono dicromatici e vedono quindi il mondo come
i daltonici. Ricerche condotte da un
gruppo della UniversitaÁ di Lund, in
Svezia, hanno messo in evidenza che
alcuni animali riescono a percepire i
colori anche in condizioni di ridotta
intensitaÁ luminosa. Le lucertole che
sono animali diurni sono quadricromatiche percheÁ oltre ai tre colori che
noi distinguiamo percepiscono anche
l'ultravioletto mentre i processi evolutivi le hanno private dei bastoncelli,
per loro inutili. Al contrario, i gechi,
lucertole che, per processi evolutivi,
si sono trasformate diventando animali notturni, hanno conservato tre
tipi di coni, perdendo quelli sensibili
alla luce rossa; i coni residui sono
cresciuti di dimensioni tanto da assomigliare a bastoncelli. Il fatto di
possedere tre tipi di coni non prova
che i gechi li utilizzino effettivamente:
per esserne certi occorrerebbe verificare che il cervello di questi animali
combini le informazioni provenienti
da coni la cui risposta ha il massimo
in corrispondenza di colori differenti.
I ricercatori di Lund hanno adottato
un strategia diversa, ma assai piuÁ
semplice addestrando di giorno i gechi a mangiare grilli, di cui sono
ghiotti, offerti con pinzette di due
colori diversi, rosse e blu. Le pinzette
blu venivano impiegate per sostenere
grilli salati, sgraditi ad animali poco
amanti del sale essendo abituati a vivere in clima aridi, che rapidamente
imparavano ad accettare solo il cibo
presentato con pinzette rosse. Terminato l'addestramento, l'esperimento veniva ripetuto in condizioni di
scarsa luminositaÁ senza che i commensali mutassero comportamento,
dimostrando cosõÁ di percepire i colori
anche di notte.
Negli ultimi giorni del 2004, due centri di previsioni sui rischi di incontri
ravvicinati con asteroidi (JPL in California e UniversitaÁ di Pisa) hanno segnalato il pericolo di una possibile collisione prevista per il 13 aprile 2029.
Apophis, cosõÁ eÁ stato denominato l'asteroide dal nome del Dio egiziano Apep
il ``distruttore'', entrando in collisione
con la Terra, libererebbe nell'urto una
energia equivalente a quella di diverse
migliaia di milioni di tonnellate di tritolo.
Le osservazioni successive hanno permesso di stimare, dall'albedo, le dimensioni del meteorite il cui diametro eÁ
risultato attorno ai 320 metri e migliorare le conoscenze della sua orbita.
Sappiamo ora che Apophis passeraÁ ad
una distanza dalla Terra minore del
raggio delle orbite geostazionarie dei
satelliti artificiali. In quella occasione, le
maree provocate dall'attrazione terrestre potranno modificare leggermente la
forma dell'asteroide e produrre delle
vibrazioni al suo interno la cui registrazione permetteraÁ di conoscere alcune caratteristiche della struttura interna.
Se la minima distanza dalla Terra saraÁ
all'interno di una piccola finestra di 610
m, sette anni dopo, il 13 aprile 2036,
Apophis ripasseraÁ alla stessa distanza;
in caso contrario l'incontro potrebbe
essere piuÁ ravvicinato, con tutti i rischi
che ne conseguirebbero. Dai dati in nostro possesso, la probabilitaÁ che Apophis transiti nel 2029 all'interno di questa finestra, risulta assai piccola, dell'ordine di 1 su 50000. Da ora al 2011 non
saraÁ possibile studiare la traiettoria
dell'asteroide perche esso passeraÁ la
maggior parte del tempo all'interno
dell'orbita terrestre nelle vicinanze del
Sole.
Esistono gia alcune idee su come
intervenire per scongiurare rischi di
impatto con la Terra: grandi specchi
gonfiabili per concentrare la luce del
Sole o potenti laser con cui bombardare la superficie di Apophis in modo
da vaporizzarne le rocce e ottenere
una spinta che modifichi l'orbita. Una
soluzione alternativa prevede di colpire l'asteroide con grandi masse o o
con ordigni nucleari: in entrambi i
casi la frammentazione del bersaglio
potrebbe dare origine a una miriade
di frammenti moltiplicando il numero
degli oggetti pericolosi dai quali proteggersi. Esiste infine una elegante
soluzione che consiste nell'utilizzare
un rimorchiatore spaziale che, per
attrazione gravitazionale, guidi e
sposti l'asteroide dalla sua orbita
New Scientist, 36,
6 gennaio 2007, pag. 36
quanto basta per evitare la collisione
con la Terra.
La Recherche, 405, febbraio 2007, pag. 50
BATTERIE A FLUSSO
Uno dei problemi legati allo sfruttamento delle forme di energia rinnovabile oggi maggiormente propagandate, eolico e solare, dipende
dalla mancanza di continuitaÁ nella
erogazione di potenza che si verifica
quando manca il vento e di notte. Se si
vuole evitare di affiancare a centrali
eoliche e solari altre centrali, alimentate per esempio a gas, che intervengano nei momenti di bisogno
per garantire la continuitaÁ di erogazione dell'energia e si vuole altresõÁ
rendere massima l'efficienza della
conversione occorre escludere il solare termico, limitandosi a eolico e
solare fotovoltaico. In questi casi
l'impiego di batterie a flusso puoÁ garantire una efficienza di conversione
abbastanza elevata. Queste batterie
possono operare in un intervallo di
potenza che copre tre ordini di grandezza, dalla decina di kW alla decina
di MW, arrivando quindi a svolgere
compiti confrontabili con quelli di
coppie di bacini idrici posti a quote
differenti. Esse utililizzano soluzioni
elettrolitiche con differente potenziale di ossidoriduzione che vengono conservate in due contenitori
distinti, dai quali vengono prelevate
per essere trasferite nelle due metaÁ
della camera di reazione, separate da
una sottile membrana. La differenza
di potenziale di redox daÁ origine ad
una corrente che alimenta il circuito
esterno: invertendo il verso della
corrente si ottiene il processo inverso
che consiste nell' aumentare la differenza di potenziale di ossidoriduzione. Come elettrolita si utilizza il solfato di vanadio, utilizzando il fatto
che il vanadio puoÁ esistere in quattro
differenti stati di carica, due dei quali
sono utilizzati nelle due metaÁ della
cella. Queste sono collegate a due
serbatoi nei quali sono conservate,
ovviamente tra loro separate, le due
soluzioni che contengono gli ioni di
vanadio negli stati di carica V e II. Le
soluzioni di solfato di vanadio non
possono essere molto concentrate
per cui la densitaÁ di energia immagazzinata eÁ circa la metaÁ di quella
delle batterie al piombo.
New Scientist, 13 gennaio 2007, pag. 39
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