- Intervista con Luigi Calcerano e Filippo Calcerano, autori di “Il

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- Intervista con Luigi Calcerano e Filippo Calcerano, autori di “Il
- Intervista con Luigi Calcerano e Filippo Calcerano,
autori di “Il giovane hacker e la piccola strega” Milano
2005 Principato. L’intervista è contenuta nel
Quaderno delle attività allegato al romanzo.
Ci pare che nella storia abbiate considerato gli hacker con una certa
benevolenza, non li ritenete volgari pirati informatici?
F.C.-Io ne conosco qualcuno, sono bravi ragazzi e non sono criminali, ve lo
assicuro! Come dovevamo considerarli?
L.C.-Devo dire che gli amici di mio figlio mi hanno un po’ influenzato. Non
condivido tutto quello che fanno, come mi capita per i writer, ma non credo
che il giudizio su quelli che non sono cracker debba essere troppo severo.
Sto anzi approfondendo come la pensano perché alcune cose mi sembrano
molto interessanti! Sapete cos’è un sistema operativo, vero? E’ quel
programma, quella cosa che fa capire all’hardware come far andare i
pacchetti di software , come gestire le periferiche, l’hard disk, gli
assegnamenti della memoria e una quantità di altre cose& Be’ , un hacker,
un certo Linus Tornvald, ha costruito, il suo, e lo ha messo a disposizione
di tutti, un sistema efficace e versatile. E lui, da solo, a neanche 20 anni,
con un semplice 386, ha scritto il nucleo centrale di un sistema operativo,
un lavoro per cui non bastano equipe di cervelli molto esperti e strapagati.
E’ una cosa che ti da da pensare.
F.C.-Gli hacker sono curiosi e ficcano il naso da tutte le parti, anche dove
non dovrebbero, nelle banche dati degli altri per esempio. Ma poi quello
che ci tirano fuori, quasi ogni loro prodotto è free , a disposizione di tutti
quelli che tramite Internet, lo vogliano scaricare nel proprio computer. E
questo mi pare veramente bello!
Ma che significa esattamente la parola hacker?
L.C.-La parola hacker viene dal verbo to hack, che tra l’altro, significa
“svolgere un lavoraccio faticoso e mal pagato” ma anche “semplificare cose
difficilissime facendole diventare assolutamente comuni, banali, prive di
difficoltà astruse”. In realtà gli hacker si definiscono diversamente. Si
sentono campioni della libertà e della ricerca della conoscenza.
F.C.-Lo scrittore di fantascienza Sterling in “Giro di vite contro gli hacker”
pubblicato qualche anno fa li definisce così “ Il termine può indicare
l’esplorazione intellettuale a ruota libera delle più alte e profonde
potenzialità dei sistemi di computer, o la decisione di rendere l’accesso ai
computer e alle informazioni, quanto più libero e aperto possibile. Può
implicare la sentita convinzione che nei computer si possa ritrovare la
bellezza, che la fine estetica di un programma perfetto possa liberare la
mente e lo spirito.(...)Tutti gli hacker sono completamente imbevuti di un’
eroica passione antiburocratica. Aspirano ad essere riconosciuti come un
lodevole archetipo culturale,l’ equivalente elettronico e post-moderno dei
cowboy e degli uomini delle montagne. (...)*
Come mai da quella sua così simpatica spiegazione etimologica si è
arrivati ad attività illecite e, alla fine a questa specie di glorificazione
degli hacker?
L.C.-Il motivo c’è. Alla fine degli anni cinquanta i pochi computer
disponibili erano macchine gigantesche, l’equivalente di un personal che
ora tenete in casa su un tavolino, riempiva una sala come questa. Ed
erano, ovviamente macchine costose, costosissime, controllate da un
numero ristretto di privilegiati.
F.C.- Furono i primi a gustare il frutto della conoscenza!Fu allora che nelle
università americane alcuni studenti, stufi della tutela dei professori,
cominciarono a compiere azioni illegali, a penetrare nelle stanze dei
calcolatori e ad utilizzare le macchine di nascosto. E’ da allora che al
termine hacker s’è aggiunta , come dire, una sfumatura di illegittimità, di
persona che compie attività non del tutto lecite.
Ma perché qualcuno dovrebbe lavorare clandestinamente per regalare
agli altri un programma di informatica che potrebbe invece
vendere facendosi pagare profumatamente?
F.C.-Gli hacker sono così. Per questo mi piacciono!
L.C.-Mio figlio ha ragione. Anche a me piacciono abbastanza quando non
combinano guai! Perché sono persone prese dall’ossessione della
conoscenza. L’informazione deve essere libera, dicono loro e si tratta di
una cosa che mi convince. E poi il desiderio di sapere, in essi è così
intenso che per loro è più importante del denaro, delle proprietà e della
vita. Nell’Età dell’Informazione mi pare mica male, qualcosa di nuovo, di
bello.
F.C.- In fondo, la distribuzione libera delle informazioni potrebbe essere
una libertà da garantire, nel futuro, contro le multinazionali e i signori dell’
informatica, non vi pare? Anche i diritti politici da garantire cambiano!
Magari ora ci sono i diritti civili elettronici!
Ma non pensate che gli hacker esercitino un potere senza
responsabilità?Non vi spaventa?
L.C.-Può darsi. Ma ogni forma di potere senza responsabilità, senza
controlli e giudizi diretti e formali dovrebbe spaventare la gente. E poi un
hacker può essere anche un bravo ragazzo.
F.C.- Come i miei amici, avete presente il protagonista del film War
Games? Loro pensano che non ci dovrebbe essere alcun copyright sul
software, voi non lo capite ancora ma il software è potere. Farlo pagare è
come riservare i libri a chi ha un bel po’ di soldi per pagarseli!
L.C.-Si tratta di un momento complesso il nostro, non si può capirlo se si
pensa solo tutto bianco o tutto nero. Un moderno fronte di confronto potrà
forse essere, in futuro, quello tra singoli esseri umani e poteri informatici
totalizzanti come quelli della Cora, nel nuovo scenario del ciberspazio.
F.C.- Una specie di nuova frontiera, come quella del West.
Già dalle prime scene del libro si introduce il concetto di ciberspazio.
Ma che cos’è, poi, questo ciberspazio?
L.C- Un’altra dimensione sterminata che non è sopra noi ma è accanto a
noi. Il kybernetes era il timoniere, il pilota della nave, poi quando si volle
trovare una parola per battezzare la scienza del governo dei sistemi di
controllo, che si serviva di analogie tra le macchine e il sistema nervoso
degli animali, qualcuno pensò alla parola cibernetica. Anche adesso gli
ipertesti sono mappe dei contenuti, con un aspetto vagamente
geografico, un planisfero, con noi che ci aggiriamo tra queste
mappe, navighiamo, teniamo la rotta del nostro computer. Per questo
quello che c’è al di là del computer, dove ci si può muovere e dirigere è
stato battezzato ciberspazio.
F.C.-La parola l’ha inventata uno scrittore di fantascienza, è una parola
recente, prima del 1982 non c’era.
- Non c’era neanche il ciberspazio, come poteva esserci la parola?
L.C.- Ma il ciberspazio c’era! A ben vedere il ciberspazio è vecchio di
centotrent’anni. Da quando è uscito fuori il telefono. . . perché è… il posto
dove avviene la telefonata. Pensateci, non avviene nel vostro apparecchio
telefonico e nemmeno in quello di chi ha ricevuto la chiamata…
Ma è un posto reale?
L.C.-Qualcuno dice che è un archivio. E’ reale un archivio ?
F.C.-Quand’ ero piccolo ci portavano ad un museo di etnografia, ma era
ancora in allestimento. . . mi facevano vedere dei bauli e mi dicevano che
dentro c’erano maschere africane. Io vedevo il baule, ma sapevo che un
giorno o l’altro avrei potuto aprirlo. . .
L.C.-Sono reali i sogni? Qualcuno pensa di no, eppure se ha un incubo si
sveglia tutto spaventato e accende la luce, o va a bere un bicchier
d’acqua. Certo il ciberspazio è un posto vero, dove succedono cose
reali, che hanno conseguenze reali...
F.C.- Specie se si sa come fare ad aprire il baule.
Ma, insomma, ora non è più quello del telefono.
L.C.-Allora era uno spazio elettrico, minuscolo, senza
luce, monodimensionale, una linea, pensate ad una linea geometrica, ma
con i punti di cui è composta che sono parole pronunciate ed
ascoltate, conversazioni.
F.C.- Poi dopo l’elettricità, è arrivata l’elettronica, il telefono si è congiunto
coi computer e la televisione e quello che prima era una specie di cunicolo
terrorizzante è diventato un mondo pieno di luce, di immagini, di luoghi, di
panorami, dove si può navigare e incontrare gli altri. E’ la realtà virtuale.
L.C.-Ora è diventato enorme, è cresciuto, non più una linea ma una cosa a
tutto tondo, come una sfera o un cubo, una figura geometrica a tre
dimensioni.
Ma si tratta di una cosa astratta come la geometria ?
L.C.-Nel ciberspazio le dimensioni sono almeno quattro. Ed è molto diverso
dalla geometria.
F.C.- Lasciamo ai filosofi spiegare se è reale o no, di sicuro esiste in
maniera molto concreta. Come ho detto, secondo me il ciberspazio è una
nuova frontiera un nuovo Far West, quello dei film western che ci
piacciono tanto. . . e come allora , non c’è certamente il bene da una parte
e il male dall’altra. Molti hacker, anche quelli che vanno più
pericolosamente oltre la legge, sono personaggi come quelli interpretati da
Clint Eastwood, da James Stewart o da Henry Fonda, tecno-cowboy e
tecno-pionieri, a volte tecno-bounty-killer.
L.C.-E qualche volta lo sceriffo è un ex delinquente! Tra l’altro, dato il
ciberspazio è ancora territorio inesplorato, non so dirvi che ruolo potrebbe
avere questa gente e cosa potrebbe scoprire.
F.C.- Magari la conoscenza, la felicità, la creatività, la solidarietà!
L.C.-Mah!Non sono proprio certo,io, che nei computer si possa ritrovare la
bellezza e il bene, nei computer, anzi, secondo me c’è tanto il bene quanto
il male, quindi qualcosa che può anche incatenare la mente e lo
spirito. Intanto Linus Torvalds, l’archetipo del classico bravo ragazzo, ora
si è sposato ed ha avuto un bambino!
F.C.-Forse per questo ha accettato di vendere il proprio talento.
* B.Sterling, Giro di vite contro gli hacker, Shake ed., 1993, 55.
Altre recensioni
Nuova Secondaria n.10/2005 (La Scuola)
Oggi, persino leggere, per un ragazzo è diventata una fatica. Non che siano
privi di fantasia, voglia di sapere e spirito critico: i giovani si provvedono
altrove, in genere con la televisione e coi computer,ma anche col
cinema, per quanto necessario per la loro fame di fantastico, di
conoscenza, di esercizio intellettuale e di soddisfazione estetica.
Perché dovrebbero prendere in mano un oggetto scarsamente attraente
come un libro, lasciarsi tentare o affascinare da ciò che promettono
copertina e bandelle? Dovrebbero, poi, saper trovare agevolmente il giusto
codice di comunicazione letteraria, capire cosa si può aspettare dalla
trama, dallo stile, dai personaggi e goderseli per ciò che gli possono dare e
poi proseguire fino in fondo, tirar fuori abbastanza piacere dall’esperienza
da tornare a prendere in mano un altro libro.Non succede spesso.
La scuola può sollecitare un po’ l‘iniziativa volontaria a misurarsi col libro
ma in genere l’imposizione sempre sottesa connota in maniera
ulteriormente negativa la non più facile esperienza della lettura.
Ben vengano allora libri come ‘Il giovane hacker e la piccola strega’ che
stimolano la lettura col collaudato rinforzo del piacere, il piacere di leggere.
Il libro ha come protagonista un ragazzo diciassettenne che è un abilissimo
hacker, inventore di videogiochi di successo, vuole lasciare la scuola per
trovare la conoscenza esclusivamente in Rete, in compagnia del più grande
cervello elettronico dell’Università di Stanford a Palo Alto, in
California.Errico Fortuna (Errico come Malatesta?) vuole farsi
esclusivamente i fatti suoi, seccato da una famiglia eccessivamente
oblativa, col padre che lavora per Medici senza Frontiere.
Prorio a lui, per salvare, al solito, il mondo, si rivolge, invece, una
delegazione del mondo della magia poiché un oracolo ha rivelato che solo
unendo le loro forze con quelle del ragazzo si poteva (forse) evitare una
terribile dominazione da parte dei cattivi di turno, impegnati a
impossessarsi ‘del mondo delle cose e dei sogni’.
Il giovane è un piccolo scienziato, ha fiducia nella scienza, non crede a
maghi e streghe ma gli autori gli mettono di fronte l’evidenza dei fatti e ben
presto ci pensano i cattivi a fargli capire che la partita è dura e la sua
stessa vita è in pericolo, assieme a quella dei suoi incredibili aiutanti.
La trama unisce elementi di fantascienza e fantasy e, tra colpi di
scena, momenti di grande suspense, momenti critici e interventi
inaspettati arriva al lieto fine conclusivo non senza aver coinvolto
piacevolmente il lettore in alcuni dei problemi più interessanti dei giorni
d’oggi, la libertà della conoscenza, i diritti ‘informatici’ , il rapporto tra
apprendimento scolastico e apprendimento su internet, il fenomeno degli
hacker, di quegli operatori capaci di infiltrarsi e penetrare nei sistemi
informatici, forzando le difese dei computer . Gli autori, padre e figlio,
distinguono opportunamente tra hacker e craker.
Ci sono molti (per la stragrande maggioranza, ragazzi adolescenti) che si
definiscono a gran voce hacker perché si divertono a entrare (illegalmente)
nei computer degli altri, a truffare le compagnie telefoniche, a provocare
guasti per il solo gusto di far danno. I veri hacker chiamano questa gente
'cracker', e non vogliono avere nulla a che fare con loro. Sfortunatamente
non sono in molti (giornalisti e scrittori) a distinguere tra l’anarchismo
libertario degli 'hacker' e il teppismo o il terrorismo dei cracker.
Per chi volesse approfondire in maniera interessante questi temi niente di
meglio di un romanzo come questo che è una macchina fatta apposta per
leggere e, tramite vicende avventurose e personaggi accattivanti, tramite la
fiction ed il fantastico riesce a parlare ai giovani lettori dei loro problemi di
tutti i giorni, i rapporti con la scuola, coi genitori, con il mondo della
tecnologia avanzata, con la legge e l’illegalità.
Scuola e Città ON-LINE
A scuola con gli hacker
Una casa editrice, la Principato di Milano, ha messo in catalogo un libro di
narrativa per le scuole che ha un giovane hacker per protagonista. Nel
prossimo anno scolastico alcuni professori lo consiglieranno come lettura
ai loro allievi e si discuterà della figura dell’hacker e delle libertà
informatiche in classe.
Luigi e Filippo Calcerano, Il giovane hacker e la piccola strega, Milano,
Principato, 2005, € 9,20
Il testo è accompagnato, come molti romanzi pensati per le scuole, da un
Quaderno delle attività. Il quaderno allegato al volume è particolarmente
estroso ed originale, non si rivolge esclusivamente all’italiano ma,
profittando delle caratteristiche della trama riesce ad offrire suggestioni
molto varie, di orientamento ed informazione su diversi campi disciplinari,
riuscendo a ‘ toccare’ scienze e latino, storia, chimica e tecnologia, logica,
mito e sociologia, con proposte che promuovono la riflessione assieme al
piacere della lettura e della creatività . Ma, quel che è più importante,
consente un approfondimento e una discussione documentata sulla figura
degli hacker, che gli studenti conoscono bene anche quando la scuola non
ne parla loro.
Che un romanzo di tale argomento sia stato scritto e pubblicato è notizia
finora passata inosservata, eppure l’attenzione dei cittadini che coi
computer hanno familiarità, degli intellettuali, dei politici per gli hacker è
ormai enorme e di segno contrastante.
Terroristi e teppisti da denunciare, condannare e rendere inoffensivi
oppure moderni Ulisse desiderosi di conoscenza (“ fatti non foste a viver
come bruti”), garanzia che la conoscenza ed i mezzi informatici possano
essere messi a disposizione di tutti, che il potere non diventi schiacciante
ed insostenibile.
Molte sono le domande( e non solo di natura tecnologica) che gli hacker
pongono alla nostra cultura ed alla nostra società: la loro weltanschauung
trasgressiva ed individualista, a volte anarchica, ha saputo trascendersi in
nome di una etica, da esaminare con attenzione, in nome di valori di
natura politica e culturale particolarmente rilevanti a livello morale, perché
collegati collegati alla libertà e al progresso della conoscenza.
I mass-media ne parlano, ma solo per esecrarli, esorcizzarli, senza
distinguere i ‘cracker’ che distruggono come novelli barbari di fronte alla
civiltà e le migliaia di giovani e gente di tutte le età che vogliono accedere al
sapere e dare il loro contributo al suo sviluppo, che non si segnalano per
un grande rispetto della proprietà privata delle conoscenze e pretendono
che il sapere sia a disposizione di tutti.
Col loro solo esistere e moltiplicarsi, specie tra i giovani, gli hacker ci
interpellano, sono segno di contraddizione, specie se si riflette che alcune
delle più importanti rivoluzioni del mondo moderno - la Rete, il personal
computer e i software come il sistema operativo Linux - in realtà non sono
stati sviluppati da aziende o governi, ma creati soprattutto da alcuni
individui entusiasti che, semplicemente, si erano messi a realizzare le loro
idee insieme ad altri individui animati da interessi comuni, e lavorando
autonomamente.(Pekka Himanen, L’etica Hacker e lo spirito dell’ età dell’
informazione, Milano, Feltrinelli,2001,5-6)
Ecco che si tenta con questo libro di parlare di queste problematiche ai
giovani che con esse vengono in contatto, considerando che quando non si
può parlare di qualcosa ,si può sempre farla diventare racconto.
Ed ecco il libro.
Fantascienza, thriller e fantasy si intrecciano nelle avventure degli
stravaganti protagonisti di questa storia: Errico, il giovane hacker,
Fiamma, un’affascinante baby-strega, Spock, il potentissimo mastercomputer della Stanford University e, come se non bastasse, il vecchio,
arzillo e pasticcione mago Merlino, richiamato in servizio dalla Sorellanza
che governa il mondo della magia, per tentare di scongiurare la vittoria
definitiva della Cora, un tecnologico, misterioso e invincibile impero del
Male.
Errico è l’esatto opposto di Harry Potter: un geniale programmatore di
diciassette anni, ‘mago’ sì, ma delle reti informatiche; è un individualista
che si disinteressa degli altri e si prepara ad una vita dedicata alla scienza,
alla tecnologia, all’acquisizione di sempre nuove conoscenze, alla ricerca di
problemi stimolanti che aspettano solo di essere risolti. Non ha creato
virus ma meravigliosi videogiochi di realtà virtuale, che lo hanno già reso
ricco e famoso; non si diverte a entrare illegalmente nei computer altrui,
non neutralizza gli impianti di sicurezza, non danneggia i sistemi
informatici: quella è roba da cracker, gente che Errico disprezza. Gli
hacker costruiscono le cose, i cracker le rompono.
E poi l’ultima cosa che vuole Errico è ficcarsi nei guai: gli basterebbe farsi
tranquillamente i fatti suoi, lasciare la scuola, andarsene da casa in cerca
d’avventura e imparare da solo tutto quello che gli serve, navigando, con
Spock, su Internet.
Purtroppo per lui, le cose non andranno così e quella strana compagnia,
che sostiene di essere stata mandata da un oracolo a chiedere il suo aiuto
contro chi insidia ‘il mondo delle cose e dei sogni’ , metterà a dura prova la
sua fede nella ragione. E’ difficile per uno scienziato accettare che una
piccola strega scorbutica dai capelli rossi, un mago vecchio
millecinquecento anni ed un essere straordinario che si presenta sotto
forma di gatto, possano anche soltanto esistere. Errico cercherà di non
cedere nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti eccezionali che gli capitano
ma non potrà evitare di affezionarsi a quei personaggi strampalati, del
tutto fuori posto nel mondo complicato e supertecnologico del Terzo
millennio.
E alla fine, anche un onesto hacker come lui dovrà rivedere le sue
convinzioni e battersi duramente per salvare, assieme ai destini dell’
umanità, la sua stessa vita.
Ragione e fantasia stringeranno un’alleanza per evitare la fine della nostra
civiltà, e avventure e colpi di scena non mancheranno prima dell’
inevitabile, sorprendente, lieto fine!
Insomma se non si è risolto il problema, almeno lo si è impostato con
metodo ed in modo che solletichi il piacere di leggere!
Da IL MESSAGGERO di Venerdì 2 Settembre 2005
Le sorprese della narrativa scolastica
Altro che “pirata”, quell’hacker è un Robin Hood della Rete
UNA sfida a colpi di chip per combattere l’Impero del Male. Sarà un
giovane hacker a salvare il mondo della magia, elaborando algoritmi e
svelando codici criptati. Sui banchi di scuola arriva l’anti-Potter, Il giovane
hacker e la piccola strega , il romanzo di Luigi e Filippo Calcerano che
racconta la storia di un bambino che mangia pane e codici binari e
incontra mago Merlino. Il mondo della magia chiederà aiuto al piccolo
Errico Fortuna che non crede nei simboli alchemici e nelle bacchette
magiche. Per lui solo informatica e Internet. A differenza dell’inglese Harry,
l’italianissimo Errico ride davanti alla parola incantesimo, al Quidditch
preferisce i videogiochi e il suo sogno non è l’università della magia di
Hogwarts, ma Stanford, uno dei più importanti centri di ricerca nel settore
informatico della Silicon Valley, culla della New Economy.
Il romanzo (edizione Principato) potrà essere adottato dagli insegnanti
dell’ultimo anno del primo ciclo e dei primi due anni del secondo ciclo. Si
tratta del primo libro di narrativa scolastica che parla di hacker svelando
la parte buona degli smanettoni informatici. «Si deve distinguere - spiega
Luigi Calcerano, romano, 56 anni, dirigente presso il ministero
dell’Istruzione, autore di gialli e giurista - tra hacker e cracker. I primi
vogliono condividere la conoscenza, gli altri sono veri criminali che
compiono atti illegali». Una visione positiva degli hacker quindi, considerati
i Robin Hood dell’informatica. E un tuffo nella cultura informatica di
ultima generazione con un accenno al Creative Commons (il nuovo sistema
di licenze relative al diritto d’autore), a Wikipedia (l’enciclopedia online alla
quale tutti possono contribuire), al bullismo informatico e alla lotta contro
il monopolio delle major (impossibile non pensare alla Microsoft). Errico
per entrare in possesso del libro del Comando combatterà contro satelliti
killer e riuscirà ad entrare nel cyberspazio.
Tutto rose e pixel? Non proprio. Alla fine Errico riceverà una lezione sulla
fiducia verso i computer e sull’uso di Internet. «Lo scopo didattico - spiega
Luigi che ha scritto il testo insieme al figlio Filippo - è quello di far capire
che Internet non potrà mai sostituire la scuola perché è un immenso mare
che a volte può far naufragare». E nella vita non c’è solo l’informatica. «La
via maestra è la scienza - conclude l’autore - a patto che anche i sogni, e
quindi un po’ di magia, facciano parte della vita dell’uomo». Ed anche
Errico lo sa, tanto da innamorarsi di una piccola strega.
Il giovane hacker e la piccola strega
Luigi Calcerano e Filippo Calcerano
Milano Principato 2005 (Romanzo+Quaderno delle attività) € 9,20
Presentazione - Milano Principato
Intervista con gli autori
La Nuova Secondaria n 10/2005 La
Scuola
A scuola con gli hacker
Scuola
IL MESSAGGERO - Venerdì 2
Settembre 2005
Presentazione - Milano Principato
E' stato pubblicato il testo di narrativa per le scuole che avevamo
annunciato nella bandella di Meminisse Iuvabit del nostro Luigi
Calcerano.
Il libro, che Calcerano ha scritto col figlio Filippo è, ovviamente
particolarmente divertente, leggibilissimo, pieno di colpi di scena e di
sorprese, con avventure, combattimenti, agnizioni, storie sentimentali,
suspense, conflitti generazionali e conflitti tra ragione e irrazionalità, con la
partecipazione straordinaria di personaggi fantastici di cui, per non
rovinarvi la lettura non possiamo dirvi di più.
Non poteva che essere così in una contaminatio tra fantascienza, fantasy e
poliziesco dove il meglio dei vari generi viene messo a confronto e, per così
dire, in concorrenza!
Ma non vogliamo approfondire il discorso sugli aspetti fiction dell'
opera.Segnaliamo solo, in primo luogo la problematica del confronto tra
sapere scolastico e sapere liberamente procurabile su internet, che ha
interessanti effetti orientanti per un ragazzo che la affronti magari en
passant, mentre si gode le vicende di un diciassettenne che smanetta coi
computer, anarchico ed individualista costretto dalle cose che gli capitano
ad un processo di crescita personale che lo porta verso la solidarietà e l'
impegno.
Ma quello che ci sembra più degno di nota è che si tratta del primo libro di
narrativa scolastica che affronta il problema della pirateria informatica e
dei diritti informatici di conoscenza, in cui anzi il protagonista assoluto è
un (giovane) hacker.
Errico Fortuna si presenta subito come un abilissimo hacker, creatore di
videogiochi di successo, che lo hanno di fatto già reso ricco e che
vuole abbandonare la scuola per soddisfare le sue (grandi) esigenze di
conoscenza in Rete, con il suo straordinario mentore, Spock, il più grande
cervello elettronico dell’Università di Stanford a Palo Alto, in California.
Il giovane lettore è immerso subito nel fenomeno degli hacker, il suo
protagonista si presenta subito, sin dalle prime scene come capace di
infiltrarsi e penetrare nei sistemi informatici, forzando le difese dei
computer. Lo ha fatto con quello della scuola e per due mesi preside e
docenti sono rimasti senza stipendio!
Si presenta dunque subito, fin dalle prime pagine, anche il problema della
trasgressione e del rapporto tra legalità ed illegalità.
Calcerano & Figlio chiariscono presto la differenza che esiste tra hacker e
craker e la circostanza è opportunamente rivelata nella recensione al libro
già pubblicata su Nuova Secondaria n.10/2005 (casa editrice La Scuola).
I craker sarebbero coloro che provano gusto a forzare ed entrare
illegalmente nei computer degli altri, a truffare le compagnie telefoniche, a
provocare guasti per il solo gusto di far danno, dal teppismo al terrorismo.
I veri hacker non vogliono essere confusi con costoro chiamano questa
gente 'cracker', e non vogliono avere nulla a che fare con loro.Il testo si
presta per aprire tra i giovani un dibattito aperto e privo di pregiudizi sulla
tematica, di cui sono abituati a sentire una sola campana, quella degli
apparati repressivi e delle telco, le grandi organizzazioni di
telecomunicazione che nel libro hanno il ruolo della Spectre nei romanzi di
James Bond. Riportiamo per meglio approfondire l' argomento la
interessantissima intervista agli autori che è pubblicata nell' apparato del
libro.Un libro da non perdere per chi vuole che la scuola si occupi dei
problemi della società della conoscenza!