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- Intervista con Luigi Calcerano e Filippo Calcerano, autori di “Il giovane hacker e la piccola strega” Milano 2005 Principato. L’intervista è contenuta nel Quaderno delle attività allegato al romanzo. Ci pare che nella storia abbiate considerato gli hacker con una certa benevolenza, non li ritenete volgari pirati informatici? F.C.-Io ne conosco qualcuno, sono bravi ragazzi e non sono criminali, ve lo assicuro! Come dovevamo considerarli? L.C.-Devo dire che gli amici di mio figlio mi hanno un po’ influenzato. Non condivido tutto quello che fanno, come mi capita per i writer, ma non credo che il giudizio su quelli che non sono cracker debba essere troppo severo. Sto anzi approfondendo come la pensano perché alcune cose mi sembrano molto interessanti! Sapete cos’è un sistema operativo, vero? E’ quel programma, quella cosa che fa capire all’hardware come far andare i pacchetti di software , come gestire le periferiche, l’hard disk, gli assegnamenti della memoria e una quantità di altre cose& Be’ , un hacker, un certo Linus Tornvald, ha costruito, il suo, e lo ha messo a disposizione di tutti, un sistema efficace e versatile. E lui, da solo, a neanche 20 anni, con un semplice 386, ha scritto il nucleo centrale di un sistema operativo, un lavoro per cui non bastano equipe di cervelli molto esperti e strapagati. E’ una cosa che ti da da pensare. F.C.-Gli hacker sono curiosi e ficcano il naso da tutte le parti, anche dove non dovrebbero, nelle banche dati degli altri per esempio. Ma poi quello che ci tirano fuori, quasi ogni loro prodotto è free , a disposizione di tutti quelli che tramite Internet, lo vogliano scaricare nel proprio computer. E questo mi pare veramente bello! Ma che significa esattamente la parola hacker? L.C.-La parola hacker viene dal verbo to hack, che tra l’altro, significa “svolgere un lavoraccio faticoso e mal pagato” ma anche “semplificare cose difficilissime facendole diventare assolutamente comuni, banali, prive di difficoltà astruse”. In realtà gli hacker si definiscono diversamente. Si sentono campioni della libertà e della ricerca della conoscenza. F.C.-Lo scrittore di fantascienza Sterling in “Giro di vite contro gli hacker” pubblicato qualche anno fa li definisce così “ Il termine può indicare l’esplorazione intellettuale a ruota libera delle più alte e profonde potenzialità dei sistemi di computer, o la decisione di rendere l’accesso ai computer e alle informazioni, quanto più libero e aperto possibile. Può implicare la sentita convinzione che nei computer si possa ritrovare la bellezza, che la fine estetica di un programma perfetto possa liberare la mente e lo spirito.(...)Tutti gli hacker sono completamente imbevuti di un’ eroica passione antiburocratica. Aspirano ad essere riconosciuti come un lodevole archetipo culturale,l’ equivalente elettronico e post-moderno dei cowboy e degli uomini delle montagne. (...)* Come mai da quella sua così simpatica spiegazione etimologica si è arrivati ad attività illecite e, alla fine a questa specie di glorificazione degli hacker? L.C.-Il motivo c’è. Alla fine degli anni cinquanta i pochi computer disponibili erano macchine gigantesche, l’equivalente di un personal che ora tenete in casa su un tavolino, riempiva una sala come questa. Ed erano, ovviamente macchine costose, costosissime, controllate da un numero ristretto di privilegiati. F.C.- Furono i primi a gustare il frutto della conoscenza!Fu allora che nelle università americane alcuni studenti, stufi della tutela dei professori, cominciarono a compiere azioni illegali, a penetrare nelle stanze dei calcolatori e ad utilizzare le macchine di nascosto. E’ da allora che al termine hacker s’è aggiunta , come dire, una sfumatura di illegittimità, di persona che compie attività non del tutto lecite. Ma perché qualcuno dovrebbe lavorare clandestinamente per regalare agli altri un programma di informatica che potrebbe invece vendere facendosi pagare profumatamente? F.C.-Gli hacker sono così. Per questo mi piacciono! L.C.-Mio figlio ha ragione. Anche a me piacciono abbastanza quando non combinano guai! Perché sono persone prese dall’ossessione della conoscenza. L’informazione deve essere libera, dicono loro e si tratta di una cosa che mi convince. E poi il desiderio di sapere, in essi è così intenso che per loro è più importante del denaro, delle proprietà e della vita. Nell’Età dell’Informazione mi pare mica male, qualcosa di nuovo, di bello. F.C.- In fondo, la distribuzione libera delle informazioni potrebbe essere una libertà da garantire, nel futuro, contro le multinazionali e i signori dell’ informatica, non vi pare? Anche i diritti politici da garantire cambiano! Magari ora ci sono i diritti civili elettronici! Ma non pensate che gli hacker esercitino un potere senza responsabilità?Non vi spaventa? L.C.-Può darsi. Ma ogni forma di potere senza responsabilità, senza controlli e giudizi diretti e formali dovrebbe spaventare la gente. E poi un hacker può essere anche un bravo ragazzo. F.C.- Come i miei amici, avete presente il protagonista del film War Games? Loro pensano che non ci dovrebbe essere alcun copyright sul software, voi non lo capite ancora ma il software è potere. Farlo pagare è come riservare i libri a chi ha un bel po’ di soldi per pagarseli! L.C.-Si tratta di un momento complesso il nostro, non si può capirlo se si pensa solo tutto bianco o tutto nero. Un moderno fronte di confronto potrà forse essere, in futuro, quello tra singoli esseri umani e poteri informatici totalizzanti come quelli della Cora, nel nuovo scenario del ciberspazio. F.C.- Una specie di nuova frontiera, come quella del West. Già dalle prime scene del libro si introduce il concetto di ciberspazio. Ma che cos’è, poi, questo ciberspazio? L.C- Un’altra dimensione sterminata che non è sopra noi ma è accanto a noi. Il kybernetes era il timoniere, il pilota della nave, poi quando si volle trovare una parola per battezzare la scienza del governo dei sistemi di controllo, che si serviva di analogie tra le macchine e il sistema nervoso degli animali, qualcuno pensò alla parola cibernetica. Anche adesso gli ipertesti sono mappe dei contenuti, con un aspetto vagamente geografico, un planisfero, con noi che ci aggiriamo tra queste mappe, navighiamo, teniamo la rotta del nostro computer. Per questo quello che c’è al di là del computer, dove ci si può muovere e dirigere è stato battezzato ciberspazio. F.C.-La parola l’ha inventata uno scrittore di fantascienza, è una parola recente, prima del 1982 non c’era. - Non c’era neanche il ciberspazio, come poteva esserci la parola? L.C.- Ma il ciberspazio c’era! A ben vedere il ciberspazio è vecchio di centotrent’anni. Da quando è uscito fuori il telefono. . . perché è… il posto dove avviene la telefonata. Pensateci, non avviene nel vostro apparecchio telefonico e nemmeno in quello di chi ha ricevuto la chiamata… Ma è un posto reale? L.C.-Qualcuno dice che è un archivio. E’ reale un archivio ? F.C.-Quand’ ero piccolo ci portavano ad un museo di etnografia, ma era ancora in allestimento. . . mi facevano vedere dei bauli e mi dicevano che dentro c’erano maschere africane. Io vedevo il baule, ma sapevo che un giorno o l’altro avrei potuto aprirlo. . . L.C.-Sono reali i sogni? Qualcuno pensa di no, eppure se ha un incubo si sveglia tutto spaventato e accende la luce, o va a bere un bicchier d’acqua. Certo il ciberspazio è un posto vero, dove succedono cose reali, che hanno conseguenze reali... F.C.- Specie se si sa come fare ad aprire il baule. Ma, insomma, ora non è più quello del telefono. L.C.-Allora era uno spazio elettrico, minuscolo, senza luce, monodimensionale, una linea, pensate ad una linea geometrica, ma con i punti di cui è composta che sono parole pronunciate ed ascoltate, conversazioni. F.C.- Poi dopo l’elettricità, è arrivata l’elettronica, il telefono si è congiunto coi computer e la televisione e quello che prima era una specie di cunicolo terrorizzante è diventato un mondo pieno di luce, di immagini, di luoghi, di panorami, dove si può navigare e incontrare gli altri. E’ la realtà virtuale. L.C.-Ora è diventato enorme, è cresciuto, non più una linea ma una cosa a tutto tondo, come una sfera o un cubo, una figura geometrica a tre dimensioni. Ma si tratta di una cosa astratta come la geometria ? L.C.-Nel ciberspazio le dimensioni sono almeno quattro. Ed è molto diverso dalla geometria. F.C.- Lasciamo ai filosofi spiegare se è reale o no, di sicuro esiste in maniera molto concreta. Come ho detto, secondo me il ciberspazio è una nuova frontiera un nuovo Far West, quello dei film western che ci piacciono tanto. . . e come allora , non c’è certamente il bene da una parte e il male dall’altra. Molti hacker, anche quelli che vanno più pericolosamente oltre la legge, sono personaggi come quelli interpretati da Clint Eastwood, da James Stewart o da Henry Fonda, tecno-cowboy e tecno-pionieri, a volte tecno-bounty-killer. L.C.-E qualche volta lo sceriffo è un ex delinquente! Tra l’altro, dato il ciberspazio è ancora territorio inesplorato, non so dirvi che ruolo potrebbe avere questa gente e cosa potrebbe scoprire. F.C.- Magari la conoscenza, la felicità, la creatività, la solidarietà! L.C.-Mah!Non sono proprio certo,io, che nei computer si possa ritrovare la bellezza e il bene, nei computer, anzi, secondo me c’è tanto il bene quanto il male, quindi qualcosa che può anche incatenare la mente e lo spirito. Intanto Linus Torvalds, l’archetipo del classico bravo ragazzo, ora si è sposato ed ha avuto un bambino! F.C.-Forse per questo ha accettato di vendere il proprio talento. * B.Sterling, Giro di vite contro gli hacker, Shake ed., 1993, 55. Altre recensioni Nuova Secondaria n.10/2005 (La Scuola) Oggi, persino leggere, per un ragazzo è diventata una fatica. Non che siano privi di fantasia, voglia di sapere e spirito critico: i giovani si provvedono altrove, in genere con la televisione e coi computer,ma anche col cinema, per quanto necessario per la loro fame di fantastico, di conoscenza, di esercizio intellettuale e di soddisfazione estetica. Perché dovrebbero prendere in mano un oggetto scarsamente attraente come un libro, lasciarsi tentare o affascinare da ciò che promettono copertina e bandelle? Dovrebbero, poi, saper trovare agevolmente il giusto codice di comunicazione letteraria, capire cosa si può aspettare dalla trama, dallo stile, dai personaggi e goderseli per ciò che gli possono dare e poi proseguire fino in fondo, tirar fuori abbastanza piacere dall’esperienza da tornare a prendere in mano un altro libro.Non succede spesso. La scuola può sollecitare un po’ l‘iniziativa volontaria a misurarsi col libro ma in genere l’imposizione sempre sottesa connota in maniera ulteriormente negativa la non più facile esperienza della lettura. Ben vengano allora libri come ‘Il giovane hacker e la piccola strega’ che stimolano la lettura col collaudato rinforzo del piacere, il piacere di leggere. Il libro ha come protagonista un ragazzo diciassettenne che è un abilissimo hacker, inventore di videogiochi di successo, vuole lasciare la scuola per trovare la conoscenza esclusivamente in Rete, in compagnia del più grande cervello elettronico dell’Università di Stanford a Palo Alto, in California.Errico Fortuna (Errico come Malatesta?) vuole farsi esclusivamente i fatti suoi, seccato da una famiglia eccessivamente oblativa, col padre che lavora per Medici senza Frontiere. Prorio a lui, per salvare, al solito, il mondo, si rivolge, invece, una delegazione del mondo della magia poiché un oracolo ha rivelato che solo unendo le loro forze con quelle del ragazzo si poteva (forse) evitare una terribile dominazione da parte dei cattivi di turno, impegnati a impossessarsi ‘del mondo delle cose e dei sogni’. Il giovane è un piccolo scienziato, ha fiducia nella scienza, non crede a maghi e streghe ma gli autori gli mettono di fronte l’evidenza dei fatti e ben presto ci pensano i cattivi a fargli capire che la partita è dura e la sua stessa vita è in pericolo, assieme a quella dei suoi incredibili aiutanti. La trama unisce elementi di fantascienza e fantasy e, tra colpi di scena, momenti di grande suspense, momenti critici e interventi inaspettati arriva al lieto fine conclusivo non senza aver coinvolto piacevolmente il lettore in alcuni dei problemi più interessanti dei giorni d’oggi, la libertà della conoscenza, i diritti ‘informatici’ , il rapporto tra apprendimento scolastico e apprendimento su internet, il fenomeno degli hacker, di quegli operatori capaci di infiltrarsi e penetrare nei sistemi informatici, forzando le difese dei computer . Gli autori, padre e figlio, distinguono opportunamente tra hacker e craker. Ci sono molti (per la stragrande maggioranza, ragazzi adolescenti) che si definiscono a gran voce hacker perché si divertono a entrare (illegalmente) nei computer degli altri, a truffare le compagnie telefoniche, a provocare guasti per il solo gusto di far danno. I veri hacker chiamano questa gente 'cracker', e non vogliono avere nulla a che fare con loro. Sfortunatamente non sono in molti (giornalisti e scrittori) a distinguere tra l’anarchismo libertario degli 'hacker' e il teppismo o il terrorismo dei cracker. Per chi volesse approfondire in maniera interessante questi temi niente di meglio di un romanzo come questo che è una macchina fatta apposta per leggere e, tramite vicende avventurose e personaggi accattivanti, tramite la fiction ed il fantastico riesce a parlare ai giovani lettori dei loro problemi di tutti i giorni, i rapporti con la scuola, coi genitori, con il mondo della tecnologia avanzata, con la legge e l’illegalità. Scuola e Città ON-LINE A scuola con gli hacker Una casa editrice, la Principato di Milano, ha messo in catalogo un libro di narrativa per le scuole che ha un giovane hacker per protagonista. Nel prossimo anno scolastico alcuni professori lo consiglieranno come lettura ai loro allievi e si discuterà della figura dell’hacker e delle libertà informatiche in classe. Luigi e Filippo Calcerano, Il giovane hacker e la piccola strega, Milano, Principato, 2005, € 9,20 Il testo è accompagnato, come molti romanzi pensati per le scuole, da un Quaderno delle attività. Il quaderno allegato al volume è particolarmente estroso ed originale, non si rivolge esclusivamente all’italiano ma, profittando delle caratteristiche della trama riesce ad offrire suggestioni molto varie, di orientamento ed informazione su diversi campi disciplinari, riuscendo a ‘ toccare’ scienze e latino, storia, chimica e tecnologia, logica, mito e sociologia, con proposte che promuovono la riflessione assieme al piacere della lettura e della creatività . Ma, quel che è più importante, consente un approfondimento e una discussione documentata sulla figura degli hacker, che gli studenti conoscono bene anche quando la scuola non ne parla loro. Che un romanzo di tale argomento sia stato scritto e pubblicato è notizia finora passata inosservata, eppure l’attenzione dei cittadini che coi computer hanno familiarità, degli intellettuali, dei politici per gli hacker è ormai enorme e di segno contrastante. Terroristi e teppisti da denunciare, condannare e rendere inoffensivi oppure moderni Ulisse desiderosi di conoscenza (“ fatti non foste a viver come bruti”), garanzia che la conoscenza ed i mezzi informatici possano essere messi a disposizione di tutti, che il potere non diventi schiacciante ed insostenibile. Molte sono le domande( e non solo di natura tecnologica) che gli hacker pongono alla nostra cultura ed alla nostra società: la loro weltanschauung trasgressiva ed individualista, a volte anarchica, ha saputo trascendersi in nome di una etica, da esaminare con attenzione, in nome di valori di natura politica e culturale particolarmente rilevanti a livello morale, perché collegati collegati alla libertà e al progresso della conoscenza. I mass-media ne parlano, ma solo per esecrarli, esorcizzarli, senza distinguere i ‘cracker’ che distruggono come novelli barbari di fronte alla civiltà e le migliaia di giovani e gente di tutte le età che vogliono accedere al sapere e dare il loro contributo al suo sviluppo, che non si segnalano per un grande rispetto della proprietà privata delle conoscenze e pretendono che il sapere sia a disposizione di tutti. Col loro solo esistere e moltiplicarsi, specie tra i giovani, gli hacker ci interpellano, sono segno di contraddizione, specie se si riflette che alcune delle più importanti rivoluzioni del mondo moderno - la Rete, il personal computer e i software come il sistema operativo Linux - in realtà non sono stati sviluppati da aziende o governi, ma creati soprattutto da alcuni individui entusiasti che, semplicemente, si erano messi a realizzare le loro idee insieme ad altri individui animati da interessi comuni, e lavorando autonomamente.(Pekka Himanen, L’etica Hacker e lo spirito dell’ età dell’ informazione, Milano, Feltrinelli,2001,5-6) Ecco che si tenta con questo libro di parlare di queste problematiche ai giovani che con esse vengono in contatto, considerando che quando non si può parlare di qualcosa ,si può sempre farla diventare racconto. Ed ecco il libro. Fantascienza, thriller e fantasy si intrecciano nelle avventure degli stravaganti protagonisti di questa storia: Errico, il giovane hacker, Fiamma, un’affascinante baby-strega, Spock, il potentissimo mastercomputer della Stanford University e, come se non bastasse, il vecchio, arzillo e pasticcione mago Merlino, richiamato in servizio dalla Sorellanza che governa il mondo della magia, per tentare di scongiurare la vittoria definitiva della Cora, un tecnologico, misterioso e invincibile impero del Male. Errico è l’esatto opposto di Harry Potter: un geniale programmatore di diciassette anni, ‘mago’ sì, ma delle reti informatiche; è un individualista che si disinteressa degli altri e si prepara ad una vita dedicata alla scienza, alla tecnologia, all’acquisizione di sempre nuove conoscenze, alla ricerca di problemi stimolanti che aspettano solo di essere risolti. Non ha creato virus ma meravigliosi videogiochi di realtà virtuale, che lo hanno già reso ricco e famoso; non si diverte a entrare illegalmente nei computer altrui, non neutralizza gli impianti di sicurezza, non danneggia i sistemi informatici: quella è roba da cracker, gente che Errico disprezza. Gli hacker costruiscono le cose, i cracker le rompono. E poi l’ultima cosa che vuole Errico è ficcarsi nei guai: gli basterebbe farsi tranquillamente i fatti suoi, lasciare la scuola, andarsene da casa in cerca d’avventura e imparare da solo tutto quello che gli serve, navigando, con Spock, su Internet. Purtroppo per lui, le cose non andranno così e quella strana compagnia, che sostiene di essere stata mandata da un oracolo a chiedere il suo aiuto contro chi insidia ‘il mondo delle cose e dei sogni’ , metterà a dura prova la sua fede nella ragione. E’ difficile per uno scienziato accettare che una piccola strega scorbutica dai capelli rossi, un mago vecchio millecinquecento anni ed un essere straordinario che si presenta sotto forma di gatto, possano anche soltanto esistere. Errico cercherà di non cedere nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti eccezionali che gli capitano ma non potrà evitare di affezionarsi a quei personaggi strampalati, del tutto fuori posto nel mondo complicato e supertecnologico del Terzo millennio. E alla fine, anche un onesto hacker come lui dovrà rivedere le sue convinzioni e battersi duramente per salvare, assieme ai destini dell’ umanità, la sua stessa vita. Ragione e fantasia stringeranno un’alleanza per evitare la fine della nostra civiltà, e avventure e colpi di scena non mancheranno prima dell’ inevitabile, sorprendente, lieto fine! Insomma se non si è risolto il problema, almeno lo si è impostato con metodo ed in modo che solletichi il piacere di leggere! Da IL MESSAGGERO di Venerdì 2 Settembre 2005 Le sorprese della narrativa scolastica Altro che “pirata”, quell’hacker è un Robin Hood della Rete UNA sfida a colpi di chip per combattere l’Impero del Male. Sarà un giovane hacker a salvare il mondo della magia, elaborando algoritmi e svelando codici criptati. Sui banchi di scuola arriva l’anti-Potter, Il giovane hacker e la piccola strega , il romanzo di Luigi e Filippo Calcerano che racconta la storia di un bambino che mangia pane e codici binari e incontra mago Merlino. Il mondo della magia chiederà aiuto al piccolo Errico Fortuna che non crede nei simboli alchemici e nelle bacchette magiche. Per lui solo informatica e Internet. A differenza dell’inglese Harry, l’italianissimo Errico ride davanti alla parola incantesimo, al Quidditch preferisce i videogiochi e il suo sogno non è l’università della magia di Hogwarts, ma Stanford, uno dei più importanti centri di ricerca nel settore informatico della Silicon Valley, culla della New Economy. Il romanzo (edizione Principato) potrà essere adottato dagli insegnanti dell’ultimo anno del primo ciclo e dei primi due anni del secondo ciclo. Si tratta del primo libro di narrativa scolastica che parla di hacker svelando la parte buona degli smanettoni informatici. «Si deve distinguere - spiega Luigi Calcerano, romano, 56 anni, dirigente presso il ministero dell’Istruzione, autore di gialli e giurista - tra hacker e cracker. I primi vogliono condividere la conoscenza, gli altri sono veri criminali che compiono atti illegali». Una visione positiva degli hacker quindi, considerati i Robin Hood dell’informatica. E un tuffo nella cultura informatica di ultima generazione con un accenno al Creative Commons (il nuovo sistema di licenze relative al diritto d’autore), a Wikipedia (l’enciclopedia online alla quale tutti possono contribuire), al bullismo informatico e alla lotta contro il monopolio delle major (impossibile non pensare alla Microsoft). Errico per entrare in possesso del libro del Comando combatterà contro satelliti killer e riuscirà ad entrare nel cyberspazio. Tutto rose e pixel? Non proprio. Alla fine Errico riceverà una lezione sulla fiducia verso i computer e sull’uso di Internet. «Lo scopo didattico - spiega Luigi che ha scritto il testo insieme al figlio Filippo - è quello di far capire che Internet non potrà mai sostituire la scuola perché è un immenso mare che a volte può far naufragare». E nella vita non c’è solo l’informatica. «La via maestra è la scienza - conclude l’autore - a patto che anche i sogni, e quindi un po’ di magia, facciano parte della vita dell’uomo». Ed anche Errico lo sa, tanto da innamorarsi di una piccola strega. Il giovane hacker e la piccola strega Luigi Calcerano e Filippo Calcerano Milano Principato 2005 (Romanzo+Quaderno delle attività) € 9,20 Presentazione - Milano Principato Intervista con gli autori La Nuova Secondaria n 10/2005 La Scuola A scuola con gli hacker Scuola IL MESSAGGERO - Venerdì 2 Settembre 2005 Presentazione - Milano Principato E' stato pubblicato il testo di narrativa per le scuole che avevamo annunciato nella bandella di Meminisse Iuvabit del nostro Luigi Calcerano. Il libro, che Calcerano ha scritto col figlio Filippo è, ovviamente particolarmente divertente, leggibilissimo, pieno di colpi di scena e di sorprese, con avventure, combattimenti, agnizioni, storie sentimentali, suspense, conflitti generazionali e conflitti tra ragione e irrazionalità, con la partecipazione straordinaria di personaggi fantastici di cui, per non rovinarvi la lettura non possiamo dirvi di più. Non poteva che essere così in una contaminatio tra fantascienza, fantasy e poliziesco dove il meglio dei vari generi viene messo a confronto e, per così dire, in concorrenza! Ma non vogliamo approfondire il discorso sugli aspetti fiction dell' opera.Segnaliamo solo, in primo luogo la problematica del confronto tra sapere scolastico e sapere liberamente procurabile su internet, che ha interessanti effetti orientanti per un ragazzo che la affronti magari en passant, mentre si gode le vicende di un diciassettenne che smanetta coi computer, anarchico ed individualista costretto dalle cose che gli capitano ad un processo di crescita personale che lo porta verso la solidarietà e l' impegno. Ma quello che ci sembra più degno di nota è che si tratta del primo libro di narrativa scolastica che affronta il problema della pirateria informatica e dei diritti informatici di conoscenza, in cui anzi il protagonista assoluto è un (giovane) hacker. Errico Fortuna si presenta subito come un abilissimo hacker, creatore di videogiochi di successo, che lo hanno di fatto già reso ricco e che vuole abbandonare la scuola per soddisfare le sue (grandi) esigenze di conoscenza in Rete, con il suo straordinario mentore, Spock, il più grande cervello elettronico dell’Università di Stanford a Palo Alto, in California. Il giovane lettore è immerso subito nel fenomeno degli hacker, il suo protagonista si presenta subito, sin dalle prime scene come capace di infiltrarsi e penetrare nei sistemi informatici, forzando le difese dei computer. Lo ha fatto con quello della scuola e per due mesi preside e docenti sono rimasti senza stipendio! Si presenta dunque subito, fin dalle prime pagine, anche il problema della trasgressione e del rapporto tra legalità ed illegalità. Calcerano & Figlio chiariscono presto la differenza che esiste tra hacker e craker e la circostanza è opportunamente rivelata nella recensione al libro già pubblicata su Nuova Secondaria n.10/2005 (casa editrice La Scuola). I craker sarebbero coloro che provano gusto a forzare ed entrare illegalmente nei computer degli altri, a truffare le compagnie telefoniche, a provocare guasti per il solo gusto di far danno, dal teppismo al terrorismo. I veri hacker non vogliono essere confusi con costoro chiamano questa gente 'cracker', e non vogliono avere nulla a che fare con loro.Il testo si presta per aprire tra i giovani un dibattito aperto e privo di pregiudizi sulla tematica, di cui sono abituati a sentire una sola campana, quella degli apparati repressivi e delle telco, le grandi organizzazioni di telecomunicazione che nel libro hanno il ruolo della Spectre nei romanzi di James Bond. Riportiamo per meglio approfondire l' argomento la interessantissima intervista agli autori che è pubblicata nell' apparato del libro.Un libro da non perdere per chi vuole che la scuola si occupi dei problemi della società della conoscenza!