Anna Moroni (1613

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Anna Moroni (1613
Anna Moroni (1613-1675)
Omelial
Angelo Card. Amato, SDB
1. Nelle prime due letture odierne si hanno due narrazioni. La prima (At 14,21-27) riguarda
l’espansione missionaria della Chiesa dopo la risurrezione del Signore. Paolo e Barnaba
esortano i discepoli a restare saldi nella fede, perché si entra nel regno di Dio solo attraverso
molte tribolazioni. Con il dinamismo e l'entusiasmo degli apostoli le città vengono, infatti,
conquistate dal Vangelo e la porta della fede si apre anche ai pagani.
Nella seconda lettura (Ap 21,1-5) san Giovanni vede un cielo nuovo e una terra nuova e la
Gerusalemme nuova, dove Dio abita con gli uomini, ai quali asciugherà ogni lacrima. È la
profezia di Dio Trinità, che mediante il suo Spirito fa nuove tutte le cose.
Il Vangelo (Gv 13,31-35), infine, ripropone ai fedeli il caposaldo della vita del battezzato, il
comandamento nuovo dell’amore fraterno.
La riuscita della missione degli apostoli sulla terra e la visione del paradiso, come meta finale
della vita, sono possibili solo mediante l’esperienza della carità: «Come io ho amato voi, così
amatevi anche voi gli uni gli altri»1.
È in questo orizzonte biblico che si deve inquadrare e interpretare la figura e l’opera di Madre
Anna Moroni, fondatrice della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù, la cui
esistenza si regge sull’ansia apostolica di estendere il regno di Dio sulla terra, sull’attesa del
premio finale in cielo e sull’esercizio dell’amore di Dio e del prossimo.
La felice coincidenza dei 400 anni della nascita di Madre Anna Moroni e dei 341 anni della
Fondazione dell’Istituto ci offre la possibilità di rileggere qualche pagina della vita esemplare
della Madre.
Come si sa, la sua esistenza, fu inestricabilmente e provvidenzialmente intrecciata con quella di
Padre Cosimo Berlinsani (1619-1694), sua guida spirituale e convinto sostegno delle sue opere.
Si tratta di due figure animate da un’insopprimibile ansia apostolica, che, in obbedienza alle
ispirazioni della grazia, attuarono imprese memorabili, che non appartengono solo al passato,
ma che fanno parte della nostra storia presente, in una continuità che ne mostra la bontà e
l’urgenza. Mi complimento, pertanto, con le Suore Oblate e i loro collaboratori, per gli studi
che state compiendo per portare alla luce le figure dei fondatori, il loro patrimonio spirituale e
1
Tenuta il 28 aprile 2013 a Roma nella chiesa delle Oblate.
l’attuazione e lo sviluppo del carisma nel corso dei secoli.
2. Il lucchese Padre Cosimo Berlinsani - nato il 12 dicembre 1619 - è parte integrante
dell'avventura spirituale e apostolica di Madre Moroni. Accolto, già sacerdote, nella
Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio, per la sua preparazione teologica e
per le sue virtù, ebbe l’ufficio di confessore nella chiesa di Santa Maria in Campitelli. Le
cronache riferiscono che Padre Cosimo, con la sua misericordiosa prudenza, «guadagnava i
peccatori, senza far grazia al peccato»2.
La reputazione di saggio confessore gli attirò un gran numero di penitenti, desiderosi di
perfezione cristiana. Tra di essi ci fu la signora Anna Moroni, la quale, su suggerimento di
Padre Cosimo, nel 1662, aprì nell’ambito della parrocchia, una scuola per le fanciulle, per
formarle alla pietà, per istruirle nelle lettere e per insegnar loro un mestiere.
Era questa una urgenza anche allora molto sentita. Infatti, si racconta che un giorno si
presentarono a lui nove ragazze con l’intenzione di fare la comunione. Il confessore, però, le
trovò del tutto impreparate, anzi una di loro aveva anche fatto colazione (a quel tempo vigeva il
digiuno strettissimo dalla mezzanotte). Questo fatto lo convinse dell’urgenza e della necessità
dell’istruzione religiosa delle giovani.
In stretto accordo e con la fattiva collaborazione della Moroni, Padre Cosimo si propose tre
obiettivi: anzitutto accogliere, per una decina di giorni di catechismo, quelle ragazze che
volessero fare la Prima Comunione; in secondo luogo, ospitare per una decina di mesi, quelle
giovani che, avendo la dote e l’età sufficiente, desideravano entrare in convento, per introdurle
alla vita religiosa con la pratica delle virtù, della preghiera, delle mortificazioni; in terzo luogo,
accogliere quelle ragazze o quelle donne, vedove o sposate, che intendessero fare gli esercizi
spirituali per una decina di giorni. A queste finalità spirituali, il Padre aggiungeva sempre con
la cooperazione concreta della Moroni - la preparazione delle giovani al lavoro manuale,
sartoria, ricamo, confezione e cura delle suppellettili di chiesa.
Nel 1672 Madre Anna e Padre Cosimo, scelsero 12 giovani donne, come pietre fondamentali
del nuovo istituto, cementato dalla comunione fraterna e dai tre voti religiosi. Riunite in
capitolo, le nuove consacrate elessero subito Anna come loro superiora generale. Ma la Moroni,
gettatasi ai loro piedi, rifiutò l’incarico. A scrutinio segreto, tuttavia, fu di nuovo eletta
superiora generale a vita della Congregazione, che allora fu chiamata delle Convittrici del
Bambino Gesù (oggi Oblate). A tale proposito, Padre Cosimo scrisse un libro per nutrire di
sana devozione questo richiamo a Gesù Bambino.
2
Le informazioni qui di seguito provengono dalle Memorie dè Religiosi, Roma 1760, p. 15-45 (Archivio dei
Chierici Regolari della Madre di Dio in S. M. in Campitelli)
L’Istituto all'inizio non ebbe vita facile, anche perché il Superiore Generale dei Chierici
Regolari della Madre di Dio intimò al Padre di allontanarsi un poco dalle Convittrici e di
andarci solo una volta al mese. Nonostante il grande dolore per questa obbedienza, egli accettò
con spirito di fede esclamando semplicemente: Benedicite. Questo divieto durò solo un anno,
anche perché le Convittrici si recavano quotidianamente da lui sia per ricevere consiglio sia per
confessarsi.
3. Abbiamo più volte accennato a Madre Anna Moroni (1613-1675). Era una giovane romana
avvenente e brillante, che aveva una speciale devozione alla Beata Vergine. Per disgrazie
familiari, a trent’anni andò a servizio, come damigella, della Marchesa Anna Maria Costaguti.
La sua modestia, la sua discrezione, la sua fuga dagli spettacoli mondani, la sua pietà erano un
rimprovero continuo alla leggerezza morale di alcune sue compagne, che cominciarono a
insultarla e a calunniarla.
Anna superò la prova con la preghiera e con l’umiltà, decidendo anzi di farsi Cappuccina. Ma
una malattia le impedì questo proposito e allora decise di vivere santamente nel secolo, facendo
voto di perpetua verginità.
Accompagnava il servizio alla marchesa con una costante preghiera per vincere le continue
tentazioni.
Ebbe la fortuna - come si è già accennato - di avere, a partire dal 1649 Padre Cosimo come suo
confessore e direttore spirituale. Questi, poco incline a riconoscere la saldezza dei propositi
femminili, all’inizio la provò con esercizi estremi, come quello, ad esempio, di pulire con la
lingua una ferita concrenosa di una compagna, che era stata rimproverata dalla Moroni. In
questo caso la pronta obbedienza vinse la ripugnanza dello stomaco. Un’altra volta Padre
Cosimo le intimò di portare per tre ore una corona di spine, non solo in camera ma anche in
refettorio, davanti a tutte. Anna superò altre prove, ricevendo alla fine la consolazione di
aggiungere al voto di castità, anche quello di povertà e di obbedienza e di potersi comunicare
ogni giorno. Inoltre, per non macchiare la sua anima con la polvere mondana, chiese di ritirarsi
dal servizio alla Marchesa, che peraltro con grande generosità, non solo acconsentì ma le
permise anche di avere un appartamento proprio.
Finalmente la Moroni poteva dedicarsi a tempo pieno alla preghiera, alla penitenza, ai digiuni e
soprattutto alla guida della Congregazione, della quale era diventata superiora generale. Il suo
eroico spirito di fede le permise, fra l’altro, di ottenere la conversione di una giovane ebrea, la
quale dopo il battesimo prese poi l’abito religioso nel monastero della Nunziata. Era grande la
sua devozione all’Eucaristia. Per questo, volle cucire con le proprie mani un grande
baldacchino per la processione Santissimo, con la preghiera che, ad ogni punto, tante anime si
innamorassero della divina eucaristia. Sminuzzava, poi, i fiori che erano appassati davanti al
Santissimo, per condire le sue vivande e così fare un atto di fede eucaristica ad ogni boccone.
Aveva poi una intensa pietà verso Gesù Bambino. A tale proposito aveva modellato diverse
statuine raffiguranti Gesù in fasce, seduto, pastore buono, piagato, risorto, pellegrino, e questo
per suscitare una carità più intensa verso il Signore. Non voleva mai staccarsi da lui e quando
usciva di casa pregava gli Angeli di lodare il Signore fino al suo ritorno. Sette volte al giorno
stringeva Gesù Bambino al seno, offrendogli il suo cuore invece del suo latte. Ai mazzetti di
fiori freschi, aggiungeva i fioretti spirituali. Particolarmente sentita era la preparazione al Santo
Natale. Il presepe era per lei una specie di tabernacolo, davanti al quale passava l’intera notte in
preghiera. Questa devozione a Gesù Bambino ella la inculcava anche ai fedeli.
Era talmente intensa questa sua carità verso Gesù Bambino, verso l’Eucaristia e verso il
Crocifisso, che un giorno si disfece di tutti i libri che aveva, dicendo che a lei bastava il solo
libro del Cristo crocifisso. Questa soda pietà verso il Signore Gesù era accompagnata dalla
virtù dell’umiltà, che è una autentica cartina di tornasole della vera santità. Quando credeva di
aver urtato il prossimo con qualche parola, si prostrava a terra, baciava i piedi e domandava
perdono. E per non ricadervi, si poneva in bocca una piccola pietra, tenendo la ore e ore.
Umiltà e pazienza ella esercitò, ad esempio, verso una prostituta, superba, presuntuosa,
incontentabile. Per guadagnarla a Dio, Anna la vestiva, la pettinava, le puliva la stanza, le
rifaceva il letto, le lavava i piedi. Il risultato fu la conversione della donna, che poi entrò in
monastero. Morì in concetto di santità nel 1675, a sessantadue anni circa.
4. La vita di Madre Anna Moroni si incastona come una gemma preziosa nella vita santa di
Padre Cosimo Berlinsani, che le sopravvisse di circa vent'anni. Morì, infatti, il 26 ottobre 1694,
dopo aver speso la sua esistenza nella preghiera, nell’osservanza regolare, nelle opere sante di
servizio a Dio e di utilità al prossimo soprattutto, con la cooperazione di Madre Anna, nella
fondazione e nello sviluppo della Congregazione femminile delle Convittrici del Bambino
Gesù. Il biografo nota che non ci furono sue manifestazioni straordinarie né in vita né in morte,
dal momento che era lo stesso Padre un miracolo in se stesso. Alla sua morte c’erano quattro
case da lui fondate a Roma, Spoleto, Città di Castello e S. Severino Marche con una quinta
iniziata a Rieti. Altre cinque furono fondate dopo la sua morte.
5. Cosa ricavare dalla narrazione di alcuni aspetti di queste due straordinarie figure della Roma
del Seicento?
Anzitutto una lode al Signore per la loro testimonianza di fede e di carità. Ricordiamo
l’esortazione che Padre Cosimo faceva alle sue figlie spirituali, il 22 gennaio del 1965, che
riecheggia la parola di Gesù: «Su, Dilettissime, all’unione, alla pace e alla carità fraterna. I
vostri voleri sono un solo volere. I vostri desideri un solo desiderio, i vostri cuori un sol cuore,
nel Cuore di Gesù».
Le Oblate, nutrite di carità divina, alle nove case presenti in Italia, hanno aggiunto altre quattro
comunità in Brasile e due in Perù, favorendo, con il loro entusiasmo missionario, l’espansione
del regno di Dio nel mondo mediante la loro testimonianza di consacrate sempre pronte a
venire incontro alle necessità dei più poveri e indigenti. Con una caratteristica particolarmente
apprezzato oggi più che mai: testimoniare il Vangelo con gioia e umiltà, sull’esempio del Santo
Papa Francesco, al quale va oggi la nostra preghiera e la nostra devozione di figli della Chiesa,
nostra santa madre e maestra.
6. Concludendo il 3° Colloquio di Studio sul carisma ieri e oggi, Madre Raffaella Funari
tracciava alcune linee operative per l’attuazione dell’ideale delle Suore Oblate oggi.
Ella indicava due obiettivi. Anzitutto essere donne di speranza. Il ricordo delle dodici ragazze
degli inizi, dovrebbe aiutare a superare quel senso di scoraggiamento e di frustrazione, che
talvolta appanna l’ideale e frena il dinamismo delle opere. L’odierna situazione va vista come
una grazia e una sfida da affrontare con fiducia nella provvidenza divina, che non viene mai
meno.
In secondo luogo, essere donne di forte spiritualità: «E’ la presenza di Dio in noi che ci fa
essere donne significative, donne che parlano non tanto con la bocca, quanto con la vita
trasfigurata, divina, una vita semplice, ma impegnata dallo sguardo del Bambino di Betlemme,
apparentemente povero, ma Dio onnipotente.»3 E aggiungeva che la bellezza, la ricchezza e
l’attualità del carisma offre un forte desiderio di trasfigurare la storia e di segnarla con la
fecondità spirituale tipica dell’ispirazione degli inizi.
Per rispondere in concreto alle sfide dell’oggi e per assicurare il futuro alla congregazione, la
Madre indicava, poi, cinque prospettive: radicalità evangelica, essere esperte in comunione,
collaborazione con i laici, apertura di una casa di esercizi spirituali e di ritiri per tutti,
rispondere con rinnovato entusiasmo all’odierna emergenza educativa.
Care sorelle, sono parole sagge e piene di entusiasmo cristiano. Non scoraggiatevi mai, ma
abbiate fiducia in Gesù Bambino, realmente presente come risorto nell’Eucaristia, per
3
MARIA RAFFAELLA FUNARI, La congregazione delle Suor Oblate del Bambin Gesù oggi: idealità e
prospettive, in Da Betlem al Calvario, Edizioni Oblate del Bambin Gesù, Roma, p. 191.
rafforzare i propositi di bene.
Con la materna protezione di Maria, mater spei, ossigeniamo la nostra vita spirituale con la
gioia della speranza, che non delude mai.
Amen.