tema del successo scolastico e delle annesse

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tema del successo scolastico e delle annesse
Cap. 5 IL SUCCESSO SCOLASTICO E LE AZIONI A CONTRASTO DELLA DISPERSIONE:
I PIANI DELL’ORIENTAMENTO 2007/2009 e 2010/2011
Premessa
Il tema della lotta alla dispersione scolastica, nella sua accezione più ampia cui
possiamo ricondurre i fenomeni, diversi, dell’abbandono pre e post obbligo, dell’insuccesso o
anche semplicemente dello scarso rendimento, è ad oggi considerata una priorità nelle
politiche e nella normativa ai diversi livelli istituzionali e trova conferma nei documenti di
programmazione della Provincia di Cuneo, in parte già analizzati e in parte di seguito
richiamati. E’ intendimento della Provincia dare seguito nel medio periodo ad indagini e studi
che consentano una più approfondita conoscenza del fenomeno nel territorio cuneese sul
piano quantitativo e qualitativo.
In attesa di dare seguito a tali indagini, in parte già avviate e di seguito descritte, data la
complessità e la mancanza di una definizione chiara ed univoca, sia a livello istituzionale che
“bibliografico”, del concetto e significato di dispersione scolastica, si è ritenuto di associare e
premettere ai dati sugli esiti scolastici rilevati in Provincia, alcune considerazioni di carattere
più generale che aiutino a comprendere, definire e inquadrare il tema della dispersione e
dell’abbandono, sia in termini di indicatori e dati numerici che meglio possono rappresentarla,
sia in termini di cause e fattori che concorrono a determinare in modo prevalente il verificarsi e
l’entità del fenomeno.
Ripercorrere qui brevemente, attraverso la letteratura disponibile e le ricerche condotte
a livello nazionale o in altre aree del paese, le diverse dimensioni del fenomeno rappresenta
quindi solo il primo passo di un intervento più articolato che la Provincia svilupperà in seguito e
che dovrebbe trovare in queste prime riflessioni un supporto nella definizione più puntuale e
nello sviluppo di strumenti utili per conoscere e contrastare il fenomeno.
Uno degli elementi che la letteratura e le ricerche condotte sul tema fanno emergere
con maggior forza è proprio la necessità di studiare, valutare e affrontare il problema della
dispersione scolastica, adottando un approccio che ne colga il più possibile la
multidimensionalità.
Per la natura e tipologia del presente rapporto, si è ritenuto tuttavia opportuno di non
addentrarsi eccessivamente, se non per brevi cenni, nell’analisi dei fattori di carattere sociale e
culturale che studi e ricerche di settore identificano quali cause prevalenti del fenomeno e, allo
stesso modo, sugli effetti più ricorrenti, tralasciando volutamente gli elementi di carattere più
sociologico, che richiedono necessariamente un approccio più critico e valutativo, nonché studi
e indagini di campo che raccolgano e mettano in correlazione indicatori più classici con le
specificità territoriali. Ci si è invece maggiormente soffermati sui dati disponibili e sulle azioni a
contrasto già sviluppate e programmate dalla Provincia.
A conclusione di questa breve premessa, al fine di favorire una visione il più possibile
organica delle informazioni raccolte nell’intero Rapporto, è opportuno ricordare che già
nell’analisi di contesto (capitolo 1) sono stati affrontati due temi di particolare rilievo ai fini della
presente analisi:
o l’abbandono scolastico, quale indicatore di riferimento nel processo di Lisbona, e
quindi, più in generale, la lotta alla dispersione quale elemento che l’Unione Europea
giudica prioritario nello sviluppo della società della conoscenza e dell’apprendimento
permanente, tema per altro ripreso e valorizzato anche nelle più recenti decisioni del
Consiglio Europeo in materia di crescita e occupazione e nei programmi di lavoro della
Commissione1;
o la riforma dell’obbligo, quale iniziativa normativa che ha indubbiamente avuto una
ricaduta significativa se non nella riduzione complessiva del fenomeno dispersione
sicuramente nello spostamento delle età e livelli di istruzione in cui essa maggiormente
si manifesta o rischia di manifestarsi.
1
Il Consiglio Europeo, nella seduta del 17 giugno 2010, ha confermato i 5 target che rappresenteranno gli obiettivi condivisi che
guideranno l'azione degli Stati membri e dell'Unione. I target riguardano l'occupazione, la ricerca, i cambiamenti climatici,
l'istruzione e la povertà. Sull'istruzione i capi di stato e di governo hanno raggiunto l'accordo sul target di ridurre il tasso di
abbandono scolastico dall'attuale 15% a meno del 10%. E’ stato rinviato a successiva sessione l'obiettivo di innalzare almeno al
40% la percentuale di persone in età compresa tra i 30-34 anni che hanno completato l'istruzione superiore.
Definizione di dispersione scolastica: che cos’è, quali dati numerici e indicatori
la rappresentano, quali sono le cause della dispersione scolastica e i possibili interventi
a contrasto
Non esiste una definizione univoca e universalmente riconosciuta di dispersione. Il
glossario su “Dispersione e dintorni” commissionato dal Ministero dell'Istruzione e della Ricerca
Scientifica al Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
dell’Università "La Sapienza" di Roma, dice:
“Nella dispersione scolastica vanno compresi tutti quei fenomeni che comportano:
rallentamento del percorso formale di studio; inadempienze dell’obbligo scolastico; uscite in
corso o a fine anno nei diversi gradi di scolarità obbligatoria e post-obbligatoria prima del
raggiungimento del titolo di studio interno ai vari cicli scolastici. Il concetto di dispersione
scolastica racchiude perciò diversi fenomeni: evasione dell’obbligo, abbandoni della scuola
Secondaria, proscioglimento dall’obbligo senza conseguimento del titolo, ripetenze, bocciature,
assenze ripetute e frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età regolare, basso rendimento,
assolvimento formale dell’obbligo con qualità scadente degli esiti.”
La dispersione è, dunque, un fenomeno complesso che può essere definito come
insieme di fattori che modificano il regolare svolgimento del percorso scolastico di uno
studente. Per analizzare le tante cause che possono nel tempo concorrere all’uscita anticipata
dei ragazzi dal sistema scolastico, per capirne le cause prevalenti e le sue dimensioni, occorre
intrecciare variabili soggettive e macro-sociali, anche se lo sviluppo socio-economico dell’area
di appartenenza resta sicuramente uno dei fattori discriminanti per il manifestarsi del
fenomeno.
La dispersione incrocia più mondi formativi, dalla scuola alla formazione professionale
fino al lavoro: una raccolta di dati sulla dispersione che sia da sfondo per riflessioni e scelte
concrete richiede pertanto un’integrazione delle varie fonti amministrative ed un loro utilizzo
sistematico ed integrato che, allo stato attuale, risulta ancora di ardua attuazione nel nostro
Paese.
Spesso, e si ritiene opportuno accogliere tale approccio, si allarga la definizione del
fenomeno dispersione anche a tutti quei soggetti che non abbiano sviluppato completamente le
loro capacità cognitive ed intellettive e che, per svariate cause, hanno vissuto, in forme e
misura diversa, l'insuccesso scolastico, con ricadute più o meno significative nel seguito della
propria crescita professionale e lavorativa.
Riassumendo è possibile comprendere nella parola dispersione le seguenti categorie a
loro volta collegate a situazioni di maggiore o minore disagio, ma comunque sempre a forti
criticità e debolezze cui il sistema scuola deve rispondere:
o evasioni e abbandoni;
o insuccessi scolastici;
o bocciature;
o ritiri;
o esiti scolastici negativi;
o ritardi negli studi
Da queste prime note si capisce quanto sia difficile inquadrare con precisione
l’argomento e tuttavia si è ritenuto utile aprire nell’ambito del Rapporto una prima descrizione
sintetica dei molti ambiti di indagine che è opportuno esplorare al fine di comprenderne la
multidimensionalità e intervenire sul tema. Il presente lavoro vuole quindi essere una prima
traccia utile a definire una cornice generale di riferimento per successive ricerche e offre, per il
momento, brevi spunti in particolare sui seguenti elementi:
o
le diverse dimensioni e componenti del fenomeno;
o
le principali cause;
o
i diversi approcci e modelli di intervento possibili.
La letteratura e gli studi che abbiano compiutamente approfondito il fenomeno in tutti gli
aspetti e con le diverse chiavi di lettura che è possibile adottare non sono moltissimi, mentre è
frequente trovare riferimenti al tema della dispersione nell’ambito di indagini e ricerche che
focalizzano tuttavia l’attenzione solo su uno dei fattori causali o sulle possibili conseguenze
(es. studi sulla devianza giovanile) oppure solo sugli esiti scolastici o su altri singoli elementi
dell’insieme, con il rischio che si perdano di vista le tante facce del problema, i tanti ambienti in
cui si genera e le molte correlazioni che necessariamente andrebbero verificate.
La scuola stessa deve essere intesa come un “sistema complesso”2.
Utilizzare la teoria dei sistemi complessi per studiare la scuola è fondamentale per
capirne la maggiore o minore efficacia. Il termine “Sistema” significa “l’insieme degli elementi in
stretto rapporto tra loro, destinati a determinati scopi e finalità”. Esso è, dunque, un qualsiasi
oggetto di studio che, pur essendo costituito da elementi diversi connessi e interagenti tra loro
o con l'ambiente esterno, reagisce o evolve come un tutt'uno con proprie leggi generali.
2
“La dispersione scolastica nella provincia di Pisa - L’anagrafe degli studenti strumento per l’individuazione di interventi efficaci
per combatterla” - Prof. Rino Picchi in collaborazione con l’Osservatorio Scolastico Provinciale di Pisa
La scomposizione in sottoinsiemi ha il vantaggio di rendere più semplice lo studio delle
sue parti ma, oltre a quelli descritti, crea sempre un sottoinsieme aggiuntivo che è quello delle
interconnessioni tra queste parti. Studiare il fenomeno dispersione vuol dire inevitabilmente
interrogarsi anche sul significato di “qualità del servizio scolastico” e quest’ultima può prestarsi
a diverse letture, a seconda che si abbia come riferimento l’efficienza o l’efficacia del servizio
stesso. Tra queste ci sembra che le più rilevanti siano:
o aumentare la preparazione media dei giovani in uscita dal sistema (efficacia);
o abbassare i costi del sistema;
o diminuire la dispersione scolastica (efficacia).
Tutte e tre le letture proposte della qualità del servizio scolastico, richiedono una
conoscenza molto dettagliata delle variabili che individuano la qualità del servizio e quindi
necessitano di un sistema di valutazione. In realtà per affrontare i tre diversi approcci al
problema ora indicati, è utile suddividere in più parti il sistema di valutazione (come fosse un
sistema complesso) e noi qui ne consideriamo tre:
o Valutazione della preparazione degli studenti;
o Valutazione dell’organizzazione e dei costi del sistema scolastico (efficienza);
o Valutazione della dispersione scolastica, intesa soprattutto come esiti negativi,
evasioni, abbandoni.
Lo scenario entro cui la dispersione si concretizza, è segnato, dunque da una serie di
complessità:
-
le complessità della società contemporanea e quindi di tutti i fenomeni sociali,
-
la complessità specifica della situazione giovanile,
-
le interazioni scuola-famiglia-società,
-
la complessità della ricerca e della valutazione dei processi educativi.3
I diversi fenomeni che attengono alla dispersione scolastica
Come abbiamo già sottolineato, molti fenomeni diversi sono spesso considerati e
trattati, anche nella letteratura e negli atti e documenti prodotti a livello istituzionali, quali
sinonimi di dispersione scolastica, mentre ne rappresentano solo delle componenti più o meno
diffuse e significative. E’ importante focalizzare l’attenzione su tali elementi, se pur, talvolta, la
descrizione possa apparire ovvia e già nota, perché uno dei punti di partenza di indagine sulla
dispersione deve necessariamente essere l’individuazione chiara e inequivocabile dei possibili
indicatori e tali diversi fenomeni possono rappresentare tutti indicatori utili che, incrociati tra
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“La dispersione scolastica nella provincia di Pisa - L’anagrafe degli studenti strumento per l’individuazione di interventi efficaci
per combatterla” - Prof. Rino Picchi in collaborazione con l’Osservatorio Scolastico Provinciale di Pisa
loro e correlati con fattori esterni al sistema scuola, offrono un quadro descrittivo e analitico del
fenomeno nel suo complesso.
Evasioni e abbandoni
Il termine evasione viene usato in riferimento al diritto/dovere delle famiglie di garantire
un’istruzione ai minori in età di obbligo scolastico. Attualmente gli obblighi sono tre e sono tutti
legati all’età dell’alunno e non al grado di istruzione frequentato:
o obbligo scolastico, dai 6 ai 14 anni;
o obbligo di istruzione, dai 14 ai 16 anni;
o obbligo formativo, dai 16 ai 18 anni.
L’obbligo di istruzione tra 14 e 16 anni può essere speso nella scuola o in strutture
accreditate, alle quali è riconosciuta la possibilità di erogare il servizio di istruzione.
L’abbandono è invece legato al percorso di studi frequentato e non è legato all’età
dell’alunno (vedi sotto).
Per un alunno che termina la scuola primaria ed ha meno di 16 anni, se interrompe gli
studi, si parla di evasione ma non di abbandono. Viceversa se un alunno ha più di 16 anni ed
interrompe gli studi prima della Licenza media per proseguire magari in percorsi formativi, si
parla di abbandono ma non di evasione.
-
Evasione scolastica: inadempienza perseguibile delle famiglie a garantire
l’obbligo di istruzione per almeno 10 anni (Legge finanziaria 2007 del 21/12/2006 e
Decreto Legislativo 139 sull’innalzamento dell’obbligo scolastico del 22/08/07). Con il
termine Evasione primaria si fa riferimento ai minori mai iscritti o mai frequentanti la
scuola dell’obbligo mentre l’evasione secondaria riguarda l’interruzione degli studi
prima del 16esimo anno. In merito all’evasione secondaria: per legge, i genitori o i tutori
sono responsabili dell’adempimento dell’obbligo scolastico da parte dei minori di età
compresa tra i 6 e i 16 anni. La mancata osservanza di tale dovere può costituire un
reato di abbandono, come previsto dall’art. 226 del Codice Penale, per mancato
esercizio degli obblighi genitoriali, con conseguenti sanzioni per i genitori o tutori e
misure protettive per il minore.
-
Abbandono scolastico: interruzione degli studi senza ritiro formalizzato e
senza conseguimento del titolo in soggetti non più in obbligo scolastico (maggiori di 16
anni di età).
Gli stessi ragionamenti valgono per l’obbligo di istruzione e quello formativo.
“L’abbandono scolastico - recita il Glossario già citato - è spesso frutto di percorsi
scolastici difficili, segnati da insuccesso scolastico e ritardi che sancisce di fatto il fallimento del
rapporto tra il giovane allievo e l’istituzione scolastica”. Esso può però anche dipendere da
scelte consapevolmente maturate dal giovane e dalla sua famiglia, legate o ad una sfiducia
nella scuola o a necessità di carattere economico o infine – soprattutto nelle aree geografiche
in cui più forti sono le opportunità di lavoro - alla maggiore attrattività per i giovani di esperienze
lavorative e professionalizzanti (autoesclusione). L’abbandono scolastico è spesso correlato ad
un gran numero di fenomeni che esprimono comunque le difficoltà di rapporto tra giovani allievi
e istituzione scolastica. Insieme alle bocciature e alle ripetenze è quindi un indicatore molto
significativo della dispersione scolastica.
L’insuccesso scolastico
E’ un fenomeno più complesso da definire in quanto riconducibile ad un’ampia gamma
di situazioni nelle quali il giovane può incorrere e di relative cause e fattori correlati:
bocciatura, ripetenza, disagio, disinteresse scolastico, basso rendimento, sfiducia nella
scuola, disadattamento scolastico, scarsa rilevanza che ha l’apprendimento nella vita dei
ragazzi, mancata realizzazione delle potenzialità, mancato compimento di progressi individuali.
L’insuccesso scolastico è spesso all’origine dell’abbandono scolastico e può
comportare l’interruzione e la conclusione degli studi senza attestati di qualifica o con attestati
inadeguati.
Anche in questo caso, rispetto alla visione diffusa fino a qualche decennio fa, per cui
era solo il ragazzo ad essere responsabile e insieme vittima del fenomeno, tutte le forme di
insuccesso scolastico sono oggi più propriamente inquadrate nell’ambito della relazione
scuola-allievo e, quindi, si parla anche di insuccesso della scuola nel perseguimento e
raggiungimento degli obiettivi cui è istituzionalmente preposta. Nel caso si manifesti in misura
particolarmente significativa può quindi essere considerato anche come un indicatore di
efficienza del sistema di istruzione.
L’insuccesso scolastico spesso si associa a fenomeni quali assenze ripetute,
autoesclusione, disadattamento scolastico, disagio, disinteresse, sfiducia nella scuola, e deve
essere letto come un indicatore molto rilevante per prevenire fenomeni dispersivi e contrastare
processi di progressiva demotivazione prima che essi diano luogo ad evasioni e abbandoni.
Alcuni degli indicatori che compongono l’insuccesso scolastico sono difficilmente
misurabili (disagio, disinteresse, sfiducia, disadattamento) per cui spesso studi e ricerche per
misurare il grado di insuccesso scolastico si limitano a rilevare “bocciature” ed eventualmente
“promozioni con debiti”, altri sintomi di difficoltà scolastica.
Bocciature
La bocciatura esprime uno degli aspetti più clamorosi e radicali dell’insuccesso
scolastico e va interpretata come il più evidente segnale, sintomo che evidenzia uno stato di
malessere del giovane e, quindi, un rischio di abbandono maggiore.
Anche nel caso della bocciatura essa può essere collegata a carenze intellettive
individuali, disturbi e problemi socio-affettivi legati all’appartenenza familiare e/o sociale
dell’allievo ma anche come forma di espulsione dei soggetti più deboli da parte dell’istituzione.
Soprattutto se ripetuta può essere vissuta come senso di inadeguatezza nei confronti
dell’istituzione scolastica sia da parte degli alunni che delle loro famiglie e dar vita a fenomeni
di autoesclusione.
Ritiri
Il fenomeno si riferisce ai casi in cui alunni regolarmente iscritti in un istituto scolastico,
dopo aver frequentato per un periodo l’anno scolastico di riferimento, interrompono la
frequenza nel corso dell’anno con atto formale di ritiro presentato entro il 15 marzo (ritiro
formalizzato) o senza dare preventivamente nessuna comunicazione (ritiro non formalizzato).
Queste due opzioni possono essere compiute da alunni che hanno già assolto il dirittodovere all’istruzione cioè hanno ottenuto già una qualifica professionale o hanno compiuto 18
anni. Per gli alunni che hanno assolto solo l’obbligo scolastico (16 anni di età) il ritiro può
essere solo formalizzato ed accompagnato dalla domanda di passaggio a percorsi di
formazione o di apprendistato.
Nella fase di obbligo scolastico il ritiro dalle lezioni è possibile solo se accompagnato da
un’opzione di istruzione familiare portata avanti dai genitori. Quindi la scuola di provenienza
deve assicurarsi che l’alunno frequenti un’altra istituzione scolastica.
Al di fuori di queste possibilità il ritiro si trasforma in evasione dal diritto-dovere.
Formalmente, il ritiro si trasforma in abbandono solo con la mancata reiscrizione, l’anno
successivo, in una qualsiasi scuola o centro di formazione professionale. Inoltre la scelta di
interrompere gli studi può essere sottoposta a ripensamenti tali da spingere un giovane a
riprendere gli studi dopo un certo periodo di pausa, di lavoro e/o di formazione professionale
dando
luogo
al
fenomeno
dei
rientri
formativi,
obiettivo
cui
azioni
di
supporto,
accompagnamento e orientamento opportunamente e, preventivamente o comunque
tempestivamente attivate, possono concorrere efficacemente
Esiti negativi
La somma di bocciature, ritiri, non promossi agli esami, corrisponde ad un indicatore
denominato appunto esito negativo. Esso racchiude in se tutti i casi per il quali l’alunno, nel
successivo anno scolastico, è costretto a ripetere la stessa classe.
Ritardi
Dal Glossario prima citato, questo concetto “indica un prolungamento del corso di studi,
misurato in termini di anni e riferito ai singoli alunni, che hanno subito bocciature, ripetenze o
interruzioni e successive riprese del proprio percorso di studi”. In realtà l’immigrazione recente
da alcuni paesi produce ritardo anche a causa di un inizio dei percorsi scolastici degli alunni in
quei paesi, successivo ai sei anni di età.
Le cause
Come già detto, per comprendere le cause del fenomeno dispersione è necessaria una
visione integrata di vari fattori, interni ed esterni al sistema istruzione, che si correlano e
interagiscono tra loro. Tentando di ricondurre le molte variabili che concorrono e favoriscono la
nascita e crescita della dispersione scolastica, gli elementi che possono essere individuati e di
cui necessariamente tener conto sono di ordine
o socio-culturale
o scolastico
o personale
Alla base dell'analisi sulle cause della dispersione e sul suo dimensionamento,
l'accento viene posto sulla questione dell'intreccio tra variabili soggettive e variabili macrosociali. Le esperienze di indagini condotte a livello locale hanno individuato nel grado di
sviluppo socio-economico il fattore discriminante per il manifestarsi del fenomeno nelle diverse
aree del Paese. La discriminazione non è tra regioni del Nord e del Sud ma tra le diverse aree
di una stessa regione o tra i vari territori di una metropoli. Inoltre, mentre prima la dispersione
era diffusa soprattutto nelle aree caratterizzate da situazioni di disagio economico-sociale
(Mezzogiorno), il fenomeno si è diffuso anche nelle aree con sistemi economico-produttivi più
forti: il basso grado di sviluppo socio-economico rappresenta una delle cause che nel Sud
produce l'abbandono del sistema formativo; la forte domanda di lavoro rappresenta al Nord
un'interessante attrattiva per numerosi ragazzi con scarso rendimento a scuola.
Ciò premesso è utile provare ad entrare più nel dettaglio di quelle che possono essere
individuate quali cause prevalenti del fenomeno, partendo da una constatazione ormai ovvia
per cui alcuni di tali fattori trovano origine all’interno del sistema scuola, mentre altri devono
essere necessariamente ricondotti all’esterno delle istituzioni didattiche, negli ambienti socio
culturali ed economici di appartenenza dei giovani. Ovviamente gli uni sono sempre e
inevitabilmente strettamente correlati con gli altri e spesso gli elementi più significativi sono
quelli che attraversano trasversalmente le tre aree di seguito descritte e che, in ultima analisi,
semplificando dove non sarebbe concesso, hanno a che fare con la dimensione relazionale,
fuori e dentro le mura della scuola.
Le cause possono quindi essere prioritariamente ricondotte alle seguenti tre aree.
Area socio-culturale
Il grado di sviluppo dell’area di appartenenza e la condizione socio-culturale della
famiglia sono certamente uno dei fattori decisivi.
Le più recenti ricerche spingono a sottodimensionare l’importanza della provenienza e
appartenenza da una certa area geografica, mentre confermano il contesto familiare e sociale
quale elemento centrale per qualsiasi approccio analitico al fenomeno.
A tale ambito fanno riferimento tutte le frequenti situazioni di disagio legate al contesto
socio-familiare e del gruppo dei pari.
Il basso livello di scolarizzazione dei genitori o di altri microgruppi di appartenenza,
quando non l’analfabetismo, possono ad esempio facilmente
comportare nella famiglia
d’origine e nel sistema complessivo di relazioni del giovane una povertà culturale tale da
creare scarse aspettative verso l'istruzione e nei riguardi del successo scolastico. Le condizioni
economiche e la posizione professionale dei genitori, la situazione culturale ed il titolo di studio
dei genitori possono inoltre spesso influire sulle aspettative dei figli e, quindi, sulle finalità e
l’utilità e importanza di un percorso scolastico di successo.
Area scolastica
Pur avendo evidenziato fortemente la necessità di analizzare sempre il fenomeno
senza perdere di vista le relazioni tra tutti i fattori esterni ed interni al sotto-sistema scuola
(sociali, culturali, familiari ecc.) la singola istituzione scolastica, in tutte le sue componenti,
funzioni e relazioni, ha ovviamente un ruolo e una responsabilità enorme nel favorire o
contrastare dispersione e abbandoni.
Gli elementi del contesto scolastico che andrebbero qui analizzati sono tanti e tali da
doversi in questa sede limitare a brevi cenni.
o L’organizzazione dell'insegnamento, talvolta ancora gestito in maniera non
adeguata all’epoca moderna in un contesto comunicativo e relazionale povero di
contatti e spesso troppo staccato dalla società e comunità in cui è inserito.
o Le difficoltà organizzative e di personale legate alla perdurante e crescente
carenza di risorse e le conseguenze che tale difficoltà strutturale comporta soprattutto
sull’impossibilità di sostenere da un lato il turn over, con l’entrata nel sistema di docenti
più giovani, e dall’altro interventi di supporto, di formazione e aggiornamento per tutti i
docenti.
o L’innegabile
ritardo
della
scuola
nella
comprensione
dei
profondi
cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nella società con particolare riguardo alle
rivoluzioni culturali avvenute e in corso nei sistemi di informazione e comunicazione.
o La qualità delle relazioni tra insegnati e genitori.
Area personale: socio-pedagogica e fisiologica
Ci si riferisce in particolare a dinamiche soggettive dello studente quali emarginazione,
demotivazione, bassa autostima ed altri fattori molto spesso collegati, ad esempio, alle crisi
tipiche dell’età adolescenziale. Le difficoltà relazionali dei ragazzi all'interno del gruppo e del
sistema sono insieme causa e sintomo di possibili successivi fenomeni di abbandono e fuga
dalle istituzioni scolastiche.
I vissuti dei giovani, in ogni loro possibile ambito, influenzano gli atteggiamenti che gli
stessi hanno verso l’Istituzione scolastica ed i loro comportamenti in ordine all'adattamento che
la scuola richiede. Tutti i progetti interessati a contrastare il fenomeno della dispersione
scolastica devono quindi necessariamente tenere conto non solo degli studenti, ma anche
degli insegnanti e della famiglia del giovane e di tutte le relazioni tipiche di ogni fase della
crescita.
La maggiore o minore irregolarità della carriera scolastica può inoltre essere causata da
una assenza di individuazione di diagnosi di disturbo specifico dell'apprendimento come
dislessia, disgrafia, altre patologie più o meno gravi. L’area fisiologica e psicopatologica parte
dalle variabili biologiche e neuro-fisiologiche (per es. iperattività, dislessia o anche forme di
handicap) e comprende anche forme di disagio psicologico che possono favorire l’assenteismo
scolastico. In quest’area di indagine rientrano naturalmente anche fenomeni quali l’uso di
droghe, l’abuso di alcool ed i comportamenti devianti collegati.
Una variabile che deve sempre esser tenuta in particolare considerazione e che può
essere assunta come una delle chiavi di lettura principali del fenomeno della dispersione
scolastica è indubbiamente l’età: il disorientamento caratterizzante la fase adolescenziale,
momento estremamente delicato di “passaggio” verso l’età adulta rende i ragazzi più sensibili
ai fattori di rischio sopra elencati. L’insuccesso scolastico quindi può essere considerato come
manifestazione di perturbazioni più o meno gravi, transitorie o durature dell’adolescenza, in cui
il caratterizzante disorientamento si estende all’esperienza scolastica con insofferenze,
malumori, segnali di malessere che nel contesto scolastico possono anche e spesso
amplificarsi e manifestarsi con maggior forza ed evidenza.
Le scarse attese nei confronti dell’insegnamento, che possono avere una ragione nelle
aree illustrate poco sopra, innescano nel giovane comportamenti che mirano ad evitare la
partecipazione alle attività scolastiche. La scuola e le sue attività vengono viste come inutili,
non in sintonia con il tipo di conoscenze che il giovane vorrebbe acquisire e con le competenze
che possono risultare più facilmente ed immediatamente spendibili nella vita quotidiana.
Strategie e modelli di intervento
Risulta evidente, da quanto sopra, che per fronteggiare la dispersione scolastica e più
in generale le diverse forme di disagio e di insuccesso, non possono bastare attività, servizi e
didattica di tipo “tradizionale”, né eventuali singoli progetti, se pur validi ed efficaci. Progetti,
servizi,
attività,
sperimentazioni
devono
essere
plurime,
ove
necessario
avviate
contestualmente, e molti devono essere, necessariamente, i soggetti coinvolti. Una dimensione
da cui non è quindi possibile prescindere è quella della rete di attori, istituzionali e non, che,
insieme, programmano e realizzano un sistema integrato di azioni e favoriscono sinergie
efficaci tra il sistema scolastico e ogni altro luogo di crescita e formazione informale, a
cominciare dalla famiglia, ma senza esaurirsi in essa. Accanto al tema della rete, la cui
rilevanza sarà di seguito ulteriormente evidenziata, almeno altri due elementi possono essere
posti quali premesse alle successive possibili considerazioni sulle strategie attivabili e i modelli
di intervento possibili: l’importanza di focalizzare l’attenzione e investire risorse e strumenti
primariamente sulla prevenzione (si veda a tal proposito quanto riportato in relazione alle
diverse forme in cui il disagio scolastico inizia a manifestarsi) e la dimensione temporale per
cui, a fronte delle tante complessità e criticità descritte, risulta evidentemente opportuno
studiare ed attivare strategie, obiettivi e azioni che sono, necessariamente, di lungo periodo.
In termini generali, guardando alle ricerche condotte anche in ambito europeo, possono
essere individuate tre diverse strategie costruite a partire dai seguenti approcci e modelli di
intervento.
o
Il
modello
della
partecipazione-identificazione
pone
in
primo
piano
il
coinvolgimento attivo nella scuola dei giovani attraverso l’ausilio di attività di gioco,
sportive, di mostre, di ricerche, di ogni altra attività di carattere artistico, ricreativo o
di altra natura che possa più facilmente favorire un legame di attaccamento tra
scuola e ragazzo, un legame costruito attraverso spazi di espressione personale, di
condivisione e di ascolto e di possibili situazioni di successo
ulteriormente
rafforzate con eventuali riconoscimenti formali o informali.
o
Il modello psico-sociale evolutivo pone l’accento sui disagi evolutivi più forti
connessi all’abbandono o allo scarso rendimento scolastico, tipici di periodi di
transizione da una scuola ad un’altra e passaggi d’età (per esempio dalla primaria
alla secondaria di I grado e da questa alla secondaria di II grado). La domanda da
porsi, secondo questo modello di approccio al problema, è: chi abbandona chi? E’
forse la scuola che non riesce a svolgere il proprio ruolo?
o
Un terzo modello, quello della psicologia culturale, pone ancor più l’attenzione sul
carattere di reciprocità del processo educativo e, quindi, dei possibili abbandoni.
L’educazione assume carattere di processo culturale all’interno del quale la scuola
dovrebbe avere il compito di favorire ed educare all’apprendimento attraverso
scambio ed interazione tra maestro e allievo, insegnante e studente, un processo di
comprensione tra persone, più che di trasmissione culturale. “In questo modello
quindi l’abbandono, l’insuccesso, la disaffezione dalla scuola sono tutte forme di
rottura del patto formativo tra la scuola e gli studenti ed in particolare della relazione
tra adulti e ragazzi e la dispersione scolastica è il fallimento di questo rapporto, della
scuola stessa intesa come capacità di incontro della persona-studente e della
capacità della scuola di farsi carico della dimensione emotiva, educativa e
personale della relazione educativa”. La dispersione dunque, come già detto,
precede e prescinde dall’insuccesso scolastico degli studenti e va intesa come
fenomeno che si consuma molto prima di quando si manifesta. “In conclusione, la
sfida che secondo questo modello interpretativo è dinanzi alla scuola oggi ed ai suoi
dispersi è proprio quella di riuscire ad avere una capacità di mediazione
interculturale per tutti gli studenti che accoglie, seppur in presenza di una crisi di
ruolo degli insegnanti e più in generale della “istituzione scolastica” in quanto tale.
E’ una crisi di relazioni, rapporti che quindi coinvolge tutti, studenti e insegnanti, ma
che con i suoi “dispersi” mostra tutti gli effetti più drammatici”.4
Attualmente nella scuola italiana convivono - e spesso si confondono - due modelli
didattici che si ispirano a sfumature differenti del concetto di individualizzazione:
l’individualizzazione vera e propria e la personalizzazione. L’individualizzazione “si riferisce alle
strategie didattiche che mirano ad assicurare a tutti gli studenti il raggiungimento delle
competenze fondamentali del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi di
insegnamento”; la personalizzazione “indica invece le strategie didattiche finalizzate a garantire
ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva attraverso possibilità elettive di
coltivare le proprie potenzialità intellettive”5.
La scuola, utilizzando adeguate strategie didattiche (la cosiddetta didattica inclusiva)
deve garantire – oltre allo sviluppo delle capacità di interazione nel gruppo – anche la
valorizzazione delle potenzialità individuali, come per altro recita l’Atto di indirizzo del Ministero
4
“Dispersione scolastica e volontariato in Toscana” Ricerca a cura del Centro Nazionale per il Volontariato, giugno 2006
5
“Dispersione scolastica e volontariato in Toscana” Ricerca a cura del Centro Nazionale per il Volontariato, giugno 2006
della Pubblica Istruzione per l’anno 2008, che esorta a realizzare “strategie educative e
didattiche che tengano conto della singolarità di ogni persona, della sua articolata identità,
delle sue capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione, ponendo lo
studente al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti cognitivi, affettivi, corporei, etici e
spirituali”. Valorizzare le potenzialità individuali significa, in altri termini, impedire che “le
diversità, dovute alle più disparate provenienze, sociali, economiche e culturali rappresentino
un ostacolo nel percorso scolastico” (Frabboni, Baldacci 2004) e, dunque, prevenire la
dispersione scolastica.
L’Anagrafe scolastica
L’anagrafe scolastica è uno strumento che può acquisire particolare rilevanza nella
conoscenza e prevenzione del fenomeno dispersione e nell’individuazione di strumenti efficaci
per combatterla.
L’art. 3, comma 2, del DPR 257/2000 prevede che le Province dispongano dell’anagrafe
dei giovani in età di obbligo formativo, in modo da gestire i dati degli alunni che
progressivamente entrano in età di obbligo formativo e di quelli che frequentano l’ultimo anno
di obbligo scolastico.
L’obiettivo è duplice: monitorare il fenomeno della dispersione scolastica e formativa
per poter progettare le più adeguate politiche di orientamento per i “dispersi” e avere a
disposizione strumenti statistici e informativi per poter attuare le migliori azioni di
programmazione scolastica e di formazione.
L’anagrafe è stata poi successivamente ripresa, e rafforzata nelle sue funzioni, da
successivi provvedimenti legislativi (vedasi in particolare decreto legislativo 15 aprile 2005, n.
76) fino al più recente Decreto legge 25.09.2009, n. 13, Disposizioni urgenti per garantire la
continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010. (G.U. 25.09.2009, n. 223),
che all’ Art. 1 quater dedicato all’Anagrafe degli studenti, integrando l’art. del citato decreto 76
stabilisce che «Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca acquisisce dalle
istituzioni scolastiche statali e paritarie i dati personali, sensibili e giudiziari degli studenti e altri
dati utili alla prevenzione e al contrasto della dispersione scolastica».
La Regione Piemonte in particolare ha sviluppato un sistema informativo coordinato per
cui, mediante l’uso di Internet le Scuole, gli Enti di Formazione e i Centri per l’Impiego delle
Province,
inserendo
i
dati
di
propria
competenza,
ognuno
nel
proprio
sistema
informativo,aggiornano le informazioni relative alla situazione scolastica, formativa o lavorativa
degli studenti. A tali informazioni può accedere il Centro per l’Impiego, ricercando il singolo
studente per verificare la sua presenza sia nel territorio di competenza sia in un percorso di
istruzione o formazione professionale. Tale ricerca, effettuata dagli orientatori, avviene tramite
l’incrocio dei dati presenti, compresi quelli delle Anagrafi comunali e risulta essere tanto più
precisa quanto più le banche dati esterne sono complete ed aggiornate. I dati residenti nei
differenti sistemi informativi sono così riassumibili:
o Banca dati istruzione: iscrizione dell’allievo, scelta del percorso scolastico o
di formazione professionale, conferma della scelta, eventuale abbandono;
o Banca dati Formazione professionale: iscrizione, eventuale ritiro;
o Anagrafe comunale: dati derivanti dall’iscrizione dei soggetti all’anagrafe del
Comune di residenza.
Il sistema informativo dei Centri per l’Impiego per i giovani fino a diciotto anni è
integrato in quello più generale utilizzato per la gestione degli iscritti (maggiorenni) in genere.
In esso vengono registrate le azioni (preventive e curative) realizzate sia singolarmente che
con gruppi classe di studenti. Relativamente alla sua efficacia, come strumento per il
monitoraggio delle attività di orientamento, del loro esito e della rilevazione dei casi di
abbandono scolastico e formativo, trova ancora alcune difficoltà a causa dell’incompletezza dei
dati sia per quanto riguarda l’anagrafe scolastica (in fase di ampliamento e consolidamento
nelle scuole) sia per quanto riguarda l’anagrafe dei comuni (nella Provincia di Cuneo aderisce
all’iniziativa circa il 50% dei Comuni).
Il fenomeno della Dispersione a livello nazionale e regionale
Nel maggio del 2008 il Ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato un
aggiornamento degli indicatori di base al 2007 per capire come si sta evolvendo il fenomeno
della dispersione nella scuola secondaria di primo e secondo grado nel nostro Paese. I dati
posti in evidenza dall'indagine aggiornano il monitoraggio mostrando i progressi italiani
nell'elevamento delle competenze della popolazione. Un percorso che segue delle tappe ben
precise, stabilite in sede comunitaria dal Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 e definiti nel
programma “Istruzione e Formazione 2010” e confermate e rafforzate nel Programma al 2020.6
Nello studio del Ministero, tenendo conto degli elementi di complessità e delle molte
variabili che incidono sul fenomeno, si sono adottate due chiavi di lettura. La prima pone
l’accento su quattro indicatori considerati più significativi:
o numero di ripetenti;
o promossi con debito;
o ritardi accumulati nei vari anni di corso;
o passaggi ad altro indirizzo.
6
In appendice è stato inserito un box di approfondimento con dati e buone pratiche realizzate da paesi appartenenti all’Unione.
La seconda adotta la chiave di lettura dettata dall’agenda di Lisbona che valuta la
dispersione in base all’indicatore degli early school leavers, qui costruito utilizzando l’Indagine
“Forze di Lavoro” dell’Istat. Tale indicatore fa riferimento alla quota dei giovani dai 18 ai 24 anni
d’età che posseggono la sola licenza media e sono fuori dal sistema di istruzione-formazione.
Esso è uno degli indicatori utilizzati dall’Unione Europea per monitorare i progressi
nell’elevamento delle competenze della popolazione che i Paesi membri stanno affrontando in
linea con gli obiettivi educativi espressi dal Consiglio Europeo di Lisbona del 2000, definiti nel
programma europeo “Istruzione e Formazione 2010” .
L’Italia, nonostante i miglioramenti osservati a partire dal 2000, occupa ancora una
posizione di ritardo: nel 2006 il 20,8% dei ragazzi era fermo alla licenza media senza
frequentare alcun corso di formazione, contro una media europea del 15,3%.
I dati aggiornati al 2007 evidenziano, comunque, un ulteriore progresso che
contribuisce a far diminuire la distanza dell’Italia rispetto agli altri Paesi. La situazione è
sicuramente più critica nelle aree del Mezzogiorno, nonostante, come rilevato nell’analisi della
cause, l’appartenenza ad un’area geografica del paese sia solo uno dei fattori che concorrono
a determinare la misura e dimensione del fenomeno.
Un miglioramento nel nostro Paese c'è stato nell'arco degli ultimi anni: tra il 2004 e il
2007, in Italia l'incidenza di abbandoni precoci è scesa di 2,8 punti percentuali al Mezzogiorno
e di 3,6 punti al Centro-Nord.
Il Piemonte presenta dati molto vicini a quelli della media nazionale, a testimonianza di
quanto si è già detto e si dirà sulla necessità di superare la semplificazione tale per cui il
fenomeno della dispersione interessi solo o quasi solo le aree del Paese meno sviluppate.
Per il dettaglio dei dati forniti dal Ministero e qui richiamati sommariamente si rinvia alla
lettura dell’indagine ministeriale.7
Significativi sono i dati rilevati dall'indagine del Ministero della pubblica Istruzione,
presso le scuole statali e non statali riferiti all'A.S. 2006/07 che fanno emergere nella
secondaria di secondo grado come l'abbandono interessi prevalentemente il primo anno di
corso; sono infatti, i primi ingressi nel sistema scolastico e gli anni di passaggio da un ordine
all'altro che costituiscono una soglia critica nel percorso scolastico.
Gli ultimi dati resi disponibili dall’indagine effettuata dal Ministero presso tutte le scuole
statali e non statali, riferiti all’A.S. 2006/2007, fanno rilevare un numero di dispersi pari a 2.791
nella scuola secondaria di primo grado e di 44.664 nella secondaria di secondo grado; in
termini di iscritti si tratta dello 0,1% nel primo caso e dell’1,6% per le superiori.
7
L’indagine “La Dispersione scolastica – indicatori di base a.s. 2006/2007, maggio 2008” è scaricabile dal sito
http://archivio.pubblica.istruzione.it nella sezione relativa alle rilevazioni condotte dalla Direzione Studi e Programmazione.
L’andamento degli ultimi anni mostra una certa stabilità del fenomeno sia per quanto
riguarda la secondaria di I grado, sia nel caso del secondo grado seppure con andamenti
alterni. In questo caso va considerata la possibilità per molti giovani di indirizzarsi alla
formazione professionale regionale. Confrontando infatti i dati con i tassi di scolarità si nota
come questi scendano tra i 14 e i 15 anni, indice di una attrazione verso canali esterni alla
scuola, mentre salgono per i 17 e i 18enni che, in vista della conclusione degli studi,
proseguono nel sistema dell’istruzione
Nella secondaria di secondo grado l’abbandono interessa prevalentemente il primo
anno di corso (16.046 iscritti), di cui il 20% concentrato negli istituti serali, frequentati
prevalentemente da studenti in età ormai fuori dall’obbligo di istruzione. I ragazzi che, essendo
invece in regola con il percorso scolastico, lasciano la scuola sono, per la maggior parte, iscritti
a istituti tecnici e professionali. In questo caso, nell’interpretazione del fenomeno va tenuto
presente che la recente riforma della scuola, avendo attribuito pari valore formativo ai tre
canali, scuola, formazione professionale e apprendistato, ha consentito la confluenza degli
studenti usciti dalla scuola negli altri due canali.
Per un’analisi più approfondita dei dati si rimanda alle tabelle inserite in appendice ed
alla lettura integrale del Rapporto del Ministero
Buone pratiche
Sono molte le iniziative e i progetti avviati a livello regionale e provinciale per analizzare
e contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.
Senza entrare nel dettaglio delle
singole iniziative, si possono richiamare brevemente in questa sede alcuni elementi che
caratterizzano con maggior forza tali esperienze sia sotto il profilo delle reti e partenariato
attivati, sia nel merito dei contenuti progettuali e delle attività sviluppate.
Accanto agli Enti locali, Comuni, Province e Regioni, è frequente e significativo
l’apporto in alcuni casi di associazioni ed Enti di volontariato e promozione sociale, mentre in
altre iniziative assume un ruolo determinante il contributo e il sostegno di Fondazioni bancarie.
Nei progetti che hanno come destinatari i ragazzi in uscita dalle secondarie di II grado assume
ovviamente un ruolo fondamentale anche l’Università locale.
In alcuni casi i progetti pongono forte attenzione all’avvio di sperimentazioni nel campo
della didattica ed assumono una valenza particolare soprattutto nel campo della pedagogia,
dell’educazione e della psicologia dei ragazzi, in altri invece l’accento è posto sull’innovazione
degli strumenti a disposizione degli Enti coinvolti (es. anagrafe scolastica e sviluppo di sistemi
informativi dedicati che forniscono agli operatori un contributo fondamentale nel monitoraggio,
analisi e prevenzione del fenomeno dispersivo).
Il Successo scolastico in Provincia di Cuneo: analisi di alcuni indicatori
Scuola secondaria di II grado
Il numero delle ripetenze raggiunge valori molto elevati e in crescita anche nella scuola
secondaria di I grado, con un dato complessivo che passa dalle 553 bocciature del 2007-08 alle
674 del 2008-09 ed un’incidenza sul totale degli iscritti che sale dal 3,4% al 4%. In particolare,
nell’ultimo anno preso in esame l’incidenza delle ripetenze diminuisce al I anno, mentre assume
valori particolarmente elevati al II (4,1%) e al III (4,5%). L’incremento interessa tutti gli ambiti
territoriali, con la sola eccezione di Alba, in cui si registra invece una lieve flessione.
Tavola 5.1 – Allievi ripetenti per anno di frequenza a.s. 2007-08 e 2008-09
2007-08
Anno
V.a.
2008-09
Inc. % su tot. iscritti
V.a.
Inc. % su tot. iscritti
I anno
198
3,6
195
3,4
II anno
188
3,4
229
4,1
III anno
167
3,2
250
4,5
553
3,4
674
4,0
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Grafico 5.1 – Allievi ripetenti per ambito a.s. 2007-08 e 2008-09
180
160
167
152
146
145
140
117
120
108
103
100
88
108
93
80
60
40
20
0
ALBA
CUNEO
FOSSANO
2007-08
2008-09
MONDOVI'
SALUZZO
Un primo elemento preso in esame per la valutazione della regolarità dei percorsi scolastici
nella provincia di Cuneo è rappresentato dal tasso di passaggio dalla scuola secondaria di I grado
a quella di II grado. Tale indicatore è stato calcolato come il rapporto percentuale tra gli iscritti al
primo anno della scuola secondaria di II grado rispettivamente negli anni scolastici 2007/2008 e
2008/2009, tolti i ripetenti e gli alunni licenziati dalla scuola secondaria di I grado nell’annualità
precedente.
Il dato medio provinciale, che si attestava al 99,9% nel 2006/2007, scende al 97,5% nel
2007/2008 e al 95,9% nel 2008/2009, evidenziando un trend di progressiva flessione, su cui
potrebbero però influire diversi fattori, quali una maggiore mobilità territoriale o la crescente
presenza di alunni stranieri che incontrano spesso difficoltà nel proseguire gli studi superiori.
Il dato provinciale è però la sintesi di una forte differenziazione territoriale, con il valore
massimo raggiunto da Fossano (115%) e quello minimo da Saluzzo (77,3%), riconducibile ai
fenomeni di mobilità degli studenti da un ambito all’altro.
Grafico 5.2 - Tasso di passaggio dalla scuola secondaria di I grado a quella di II grado per ambito
aa.ss. 2007/08 e 2008/09
140
120
100
112,8
94,7
98,8
115
104,9
97,6
101,4
97,5 95,9
90,5
77,9
80
77,3
60
40
20
0
Alba
Cuneo
Fossano
2007-08
Mondovì
Saluzzo
Totale
2008-09
Una più diretta indicazione sulle caratteristiche del disagio scolastico proviene
dall’analisi del tasso di bocciatura ovvero dalla percentuale di alunni respinti sul totale di quelli
scrutinati. A fronte di un dato complessivo del 8,2%, la valutazione effettuata per anno di corso
delinea una chiara situazione in cui le maggiori difficoltà sono riscontrate nei primi anni della
scuola secondaria di II grado: il tasso più elevato, pari al 14,3% nel 2008/2009, è infatti relativo
al I anno mentre al V vi è una drastica decrescita fino al 1,4%.
La concentrazione delle
bocciature nei primi anni è in linea con l’andamento del tasso di abbandono scolastico che,
come noto, rimane particolarmente elevato nel primo biennio e, in particolare, nella prima
annualità.
Il dato di genere evidenzia, per tutte le annualità, una maggiore difficoltà dei maschi, che
presentano tassi di bocciatura sistematicamente più elevati di quelli delle ragazze. Anche il
dettaglio per area di studio registra, in continuità con le annualità precedenti, valori
costantemente inferiori nei licei, con tassi di bocciatura che oscillano dal 8,7% del I anno allo
0,3% del V. La percentuale maggiore di respinti ricade invece, oltre che nell’area artistica, che
ha però un numero ridotto di iscritti, nell’area professionale (con un picco del 18,5% nel I anno),
seguita da quella tecnica.
Grafico 5.3 % di alunni respinti nella scuola secondaria di II grado per sesso e anno di corso a.s. 2007/08
18
15,3
16
13,2
14
12
11,7
10,9
11,2
10
9,0
8,3
7,7
8
6,5
6,1
6
4,7
4,1
4
3,2
2,1
2
1,1
0
I anno
II anno
III anno
Femmine
Maschi
IV anno
V anno
Totale
Grafico 5.4 % di alunni respinti nella scuola secondaria di II grado per sesso e anno di corso a.s. 2008/09
18
16,6
16
14,3
14
12,3
12
10,6
10,3
10
8,9
8,5
7,6
8
7,2
6,7
5,6
6
4,2
4
2,1
2
1,4
0,8
0
I anno
II anno
Femmine
III anno
Maschi
IV anno
Totale
V anno
Grafico 5.5 % di alunni respinti nella scuola secondaria di II grado per area di studio e anno di corso a.s. 2007/08
25
20
19,5
16,516,3
15,0
15
12,2
10,9
11,5
11,1
9,3
10
7,5
8,6
7,9
6,7
4,8
5
4,6
3,8
2,9
2,0
0,8
-
0
I anno
artistica
II anno
professionale
III anno
tecnica
IV anno
V anno
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Grafico 5.6 % di alunni respinti nella scuola secondaria di II grado per area di studio e anno di corso a.s. 2008/09
25
21,4
20
18,5
16,4
15
13,2
12,2
10,6
12,4
10,8
10
8,7
10,9
7,9
6,4
4,7
5
4,3
4,1
3,2
2,1
1,9
0,9
0,3
0
I anno
artistica
II anno
professionale
III anno
tecnica
IV anno
V anno
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Un ulteriore indicatore delle difficoltà incontrate dai ragazzi è rappresentato dal tasso
complessivo di insuccesso scolastico, ottenuto includendo, oltre alle bocciature, anche le
promozioni con giudizio sospeso8. Il tasso complessivo si attesta nell’a.s. 2008/2009 al 27,1%, con
una percentuale di giudizi sospesi del 18,9%. Il dato più elevato si registra nel contesto di Alba
(30,3%) e quello più contenuto a Saluzzo (27,1%).
8
Con l’O.M. n.92 del 2007 è stata introdotta la “promozione con giudizio sospeso”: a partire dall’anno scolastico 2007/2008 per
poter accedere all’anno successivo occorre saldare i debiti formativi entro il 31 agosto e gli allievi sono tenuti a sostenere le
relative prove agli inizi di settembre.
Grafico 5.7
Distribuzione percentuale dei tassi di insuccesso scolastico nella scuola secondaria di II grado
per ambito a.s. 2007/08
35
29,4
30
25,7
24,8
25,6
23,2
25
22,0
20,8
20
18,0
17,6
16,8
14,9
14,1
15
8,6
10
8,9
8,3
8,0
7,9
6,8
5
0
Alba
Cuneo
Tasso bocciatura
Fossano
Mondovì
Tasso giudizio sospeso
Saluzzo
Totale
Tasso insuccesso scolastico
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Grafico 5.8
Distribuzione percentuale dei tassi di insuccesso scolastico nella scuola secondaria di II grado
per ambito a.s. 2008/09
35
30,3
30
27,7
27,1
26,3
24,5
25
22,7
21,3
19,8
18,9
20
17,1
16,4
16,8
15
10
9,0
9,2
8,1
7,9
8,2
5,9
5
0
Alba
Tasso bocciatura
Cuneo
Fossano
Mondovì
Tasso giudizio sospeso
Saluzzo
Totale
Tasso insuccesso scolastico
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Nell’analisi della regolarità dei percorsi un fattore di rilievo è inoltre rappresentato dal
ritardo scolastico. Nella tabella successiva viene fornito il quadro degli allievi ripetenti per anno
di frequenza, rilevante perché dà conto dei soggetti che, da un lato, sono in ritardo scolastico e
quindi a rischio di dispersione, ma dall’altro hanno comunque proseguito il percorso anche a
seguito di una o più bocciature. La percentuale sul totale degli iscritti passa dal 4,2% del
2007/2008 al 4,7% del 2008/2009 e presenta una variabilità relativamente ridotta fra i diversi
anni di frequenza, a testimonianza di come molti degli alunni bocciati nei primi anni tendano a
fuoriuscire dai percorsi di istruzione.
Prendendo in esame la distribuzione delle ripetenze per area di studio, si rileva una
maggiore concentrazione nell’area artistica (7,6%), seguita dalla professionale (6,1%) e dalla
tecnica (5,8%), mentre valori decisamente più ridotti presenta quella umanistica, scientifica e
linguistica (2,6%), in cui si collocano i licei.
Tavola 5.2 – Allievi ripetenti per anno di frequenza a.s. 2007-08 e 2008-09
2007-08
Anno
V.a.
2008-09
Inc. % su tot. iscritti
V.a.
Inc. % su tot. iscritti
I anno
291
4,6
362
5,8
II anno
235
3,7
228
3,6
III anno
205
5,1
194
4,8
IV anno
125
3,8
165
5,1
V anno
90
3,6
105
4,2
946
4,2
1.054
4,7
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Grafico 5.9 – Incidenza % allievi ripetenti per area di insegnamento a.s. 2007-08 e 2008-09
7,6
8
7
6,1
6,2
6
5,3
5,8
5,3
5
4
3
2,4
2,6
2
1
0
Artistica
Professionale
2007-08
Tecnica
2008-09
Umanistica,
Scientifica,
Linguistica
Grafico 5.10 – Allievi ripetenti per ambito a.s. 2007-08 e 2008-09
400
340
350
311
300
256
250
231
200
178
176
176
144
150
104
100
84
50
0
ALBA
CUNEO
FOSSANO
2007-08
MONDOVI'
SALUZZO
2008-09
Sebbene con le dovute cautele, relative alla difficoltà nell’isolare il fenomeno della
dispersione scolastica, è possibile trarre alcune importanti informazioni dall’analisi degli alunni
ritirati sul totale degli iscritti alla scuola secondaria di II grado. E’ importante però sottolineare come
tale dato non corrisponda necessariamente ad un definitivo abbandono, ma possa tradursi in un
trasferimento verso altri percorsi formativi.
La percentuale di ritiri sul totale degli iscritti si attesta al 1,7% nel 2007/2008 e al 2,1% nel
2008/2009, con una variabilità territoriale piuttosto marcata: nel corso dell’ultimo anno preso in
esame il valore più elevato si registra a Fossano (3%) e quello più ridotto a Saluzzo (1,2%). Con la
sola eccezione di Fossano, anche in questo caso il fenomeno è più accentuato per la popolazione
maschile. La percentuale più alta di ritiri si registra nel I (2,7%) e nel II anno di corso (2,1%),
seguiti dal IV (2%) e infine dal III e dal V (1,7%).
Grafico 5.11
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
ambito e sesso a.s. 2007/08
3
2,4
2,5
2,2
2,1
2
1,7
1,7 1,7
1,8
2,0
2,0
1,7
1,7
1,7
1,5 1,4
1,5
1,5
1,2
0,9
1
0,4
0,5
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Mondovì
Maschi
Saluzzo
Totale
Totale
Grafico 5.12
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
ambito e sesso a.s. 2008/09
4
3,6
3,5
3,2
3,0
3
2,5
2,5
2,3
2,5
2
2,1
1,7
1,7 1,7
1,9
1,9
1,8
1,4
1,5
1,4
1,2
1,1
0,9
1
0,5
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Grafico 5.13
Mondovì
Maschi
Saluzzo
Totale
Totale
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
anno di corso e sesso a.s. 2007/08
3
2,4
2,5
2,2
2,1
2,1
2,0
2
1,8
1,5
1,5
1,6
1,5 1,5
1,8
1,6
1,4
1,2
1,0
1
0,5
0
I anno
II anno
Femmine
III anno
Maschi
IV anno
Totale
V anno
Grafico 5.14
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
anno di corso e sesso a.s. 2008/09
3,5
3,1
3
2,7
2,5
2,3
2
2,2
2,1 2,1
2,0
2,0
1,9
1,7
1,8
1,8
1,5
1,7
1,6
1,5
1
0,5
0
I anno
II anno
III anno
Femmine
IV anno
Maschi
V anno
Totale
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Prendendo in esame l’area di studio, in linea con gli indicatori di disagio scolastico
precedentemente analizzati, la percentuale più elevata di ritiri si riscontra nell’area professionale
(3,5%), seguita da quella tecnica (2,1%), mentre i valori più ridotti si hanno in quella artistica
(1,4%) e in quella umanistica, scientifica e linguistica (1,3%). In particolare, per l’area
professionale, la percentuale più elevata di ritiri si ha nel IV anno (5,1%), per quella tecnica nel III
(2,8%), per quella artistica nel V (2,5%) e per quella umanistica, scientifica e linguistica nel I (4%).
Grafico 5.15
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
anno di corso e area di studio a.s. 2007/08
6
5,1
5
4
3,5
2,8
3
2,5
2,2
2,2
2
1,8 1,8
2,2
1,8
1,7
2,1
1,5
0,9
1
1,4
1,3
1,3
0,9
0,4
0,6
0
I anno
II anno
artistica
professionale
III anno
tecnica
IV anno
V anno
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Grafico 5.16
Percentuale degli alunni ritirati sul totale degli iscritti nella scuola secondaria di II grado per
anno di corso e area di studio a.s. 2008/09
6
5,1
5
4,0
4
3,6
3,3
2,8
3
2,4
2,2
2,5
2,1
2,0
1,8
2
1,4
1,8
1,4
1,4
1
1
0,5
0,9
0,7
0,5
0
I anno
II anno
artistica
professionale
III anno
tecnica
IV anno
V anno
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Un ulteriore indicatore è rappresentato dall’indice di dispersione, inteso come rapporto fra
gli alunni ritirati e gli alunni scrutinati. L’indice raggiunge un valore complessivo del 1,8% nel
2007/2008 e del 2,1% nel 2008/2009. Il dato più elevato è relativo a Fossano (3,1%) e quello più
contenuto a Saluzzo (1,2%) e la distribuzione per area di studio conferma quanto già emerso, con
un indice più elevato per l’area professionale (3,6%) e quella tecnica (2,1%) e più ridotto per quella
artistica (1,5%) e quella umanistica, scientifica, linguistica (1,3%).
Grafico 5.17
Indice di dispersione per ambito e sesso a.s. 2007-08
3
2,5
2,5
2,3
2,1
2
1,8
1,7 1,7
1,8
2,1
2,0
1,8
1,8
1,7
1,5
1,5
1,5
1,4
1,3
0,9
1
0,5
0,4
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Mondovì
Maschi
Saluzzo
Totale
Totale
Grafico 5.18
Indice di dispersione per ambito e sesso a.s. 2008-09
4
3,7
3,3
3,5
3,1
3
2,6
2,5
2,3
2,5
2
1,8
1,8 1,8
2,1
2,0
1,9
1,8
1,4
1,5
1,4
1,2
1,1
0,9
1
0,5
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Grafico 5.19
Mondovì
Maschi
Saluzzo
Totale
Totale
Indice di dispersione per area di studio a.s. 2007-08 e 2008/09
4
3,6
3,5
3,1
3
2,5
2
2,1
2,0
1,8
1,5
1,3
1,5
1,0
1
0,5
0
Artistica
Professionale
Tecnica
Umanistica,
Scientifica,
Linguistica
Titoli di studio conseguiti , tasso medio di scolarizzazione: dati quantitativi, suddivisione per Bacini,
confronto per Aree di Studio9
Un ulteriore insieme di informazioni utili a leggere il quadro riguardante la regolarità dei
percorsi scolastici attiene agli esiti di tali percorsi, di seguito rappresentati attraverso un’analisi dei
titoli conseguiti.
9
Il dato sui ritiri è stato inserito nel paragrafo precedente; il dato sui tassi di scolarità è inserito nel paragrafo sulla popolazione
scolastico
Un primo dato riguarda gli alunni che hanno superato l’esame di stato della scuola
secondaria di I grado che, nell’a.s. 2007/08, sono stati complessivamente 5.092 e nell’anno
2008/09 5.246, con una distribuzione per ambito in linea con il dato sugli iscritti.
Grafico 5.20 Licenziati esame di stato scuola secondaria di I grado per ambito e sesso a.s. 2007/08
1.520
1600
1.372
1400
1200
1000
800
794
726
779
712
724
660
697
600
401
400
378
382
342
338
359
200
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Maschi
Mondovì
Saluzzo
Totale
Grafico 5.21 Licenziati esame di stato scuola secondaria di I grado per ambito e sesso a.s. 2008/09
1800
1.606
1600
1.405
1400
1200
1000
800
802
837
804
697
723
708
600
442
395
400
675
384
341
339
334
200
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Maschi
Mondovì
Saluzzo
Totale
I titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado complessivamente (qualifiche e
diplomi) risultano essere 4.462 nel 2007/2008 e 4.529 nel 2008/2009, con una prevalenza di
genere rispettivamente del 52,7% e del 54,5%. Solo negli ambiti di Fossano e Mondovì
risultano maggiori i titoli conseguiti dai maschi.
In relazione alla distribuzione per aree di studio, la maggior parte dei titoli fa riferimento
all’area umanistica, scientifica e linguistica (36,3%), seguiti da quella professionale (34%), da
quella tecnica (28,4%), con una presenza marginale delle qualifiche e diplomi in ambito artistico
(3 %).
Grafico 5.22 Titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per ambito e sesso a.s. 2007/08
1400
1.250
1.234
1200
1000
819
800
728
600
653
522
635
581
524
451
364
368
400
333
271
191
200
0
Alba
Cuneo
Fossano
Femmine
Maschi
Mondovì
Saluzzo
Totale
Grafico 5.23 Titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per ambito e sesso a.s. 2008/09
1400
1.227
1.220
1200
1000
800
600
875
746
695
474
677
532
530
506
356
369
400
321
335
195
200
0
Alba
Cuneo
Femmine
Fossano
Maschi
Mondovì
Totale
Saluzzo
Grafico 5.24 Distribuzione percentuale titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per area di studio
a.s. 2007-2008 e 2008/09
40
35,8
35
34,0
32,1
34,6
28,4 28,4
30
25
20
15
10
5
3,8 3,0
0
Artistica
Professionale
Tecnica
2007-2008
2008-2009
Umanistica,
scientifica,
linguistica
Nella tabella successiva è fornito il dato di dettaglio in relazione alla ripartizione per area ed
indirizzo di studio, alla suddivisione tra qualifiche e diplomi e al dato di genere.
Tavola 5.3
Titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per area e indirizzo di studio a.s. 2007/08
Area/Indirizzo di studio
Qualifiche
Diplomi
Titoli conseguiti
Maschi
Femmine
Totale
Artistica
26
143
55
114
169
Ist. D'arte
26
36
23
39
62
Liceo Artistico
0
107
32
75
107
Professionale
892
704
738
858
1.596
91
76
150
17
167
Ist. Prof. Ind. E Artig.
129
89
216
2
218
Ist. Prof. Serv. Comm. Turis. Pubbl. e Altri
458
380
168
670
838
Ist. Prof. Servizi Alberghieri
214
159
204
169
373
1.266
876
390
1.266
Ist. Tecnico Agrario
115
100
15
115
Ist. Tecnico Commerciale
367
135
232
367
Ist. Tecnico Industriale
509
462
47
509
Ist. Tecnico Per Geometri
207
159
48
207
Ist. Tecnico Per Il Turismo
21
14
7
21
Ist. Tecnico Periti Aziendali
47
6
41
47
1.431
440
991
1.431
461
44
417
461
Ist. Prof. Agrario
Tecnica
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Ist. Magistrale
Liceo Ginnasio/Liceo Classico
230
76
154
230
Liceo Scientifico
740
320
420
740
3.544
2.109
2.353
4.462
918
Totale
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 5.4
Titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per area e indirizzo di studio a.s. 2008/09
Area/Indirizzo di studio
Qualifiche
Diplomi
Titoli conseguiti
Maschi
Femmine
Totale
Artistica
17
118
45
90
135
Ist. D'arte
17
32
18
31
49
Liceo Artistico
0
86
27
59
86
Professionale
908
634
712
830
1.542
90
68
136
22
158
Ist. Prof. Ind. E Artig.
157
98
246
9
255
Ist. Prof. Serv. Comm. Turis. Pubbl. e Altri
449
303
154
598
752
Ist. Prof. Servizi Alberghieri
212
165
176
201
377
Tecnica
0
1284
820
464
1284
Ist. Tecnico Agrario
0
76
61
15
76
Ist. Tecnico Commerciale
0
445
132
313
445
Ist. Tecnico Industriale
0
455
430
25
455
Ist. Tecnico Per Geometri
0
235
180
55
235
Ist. Tecnico Per Il Turismo
0
26
13
13
26
Ist. Tecnico Periti Aziendali
0
47
4
43
47
Umanistica, Scientifica, Linguistica
0
1568
486
1082
1568
Ist. Magistrale
0
487
45
442
487
Liceo Ginnasio/Liceo Classico
0
281
76
205
281
Liceo Scientifico
0
800
365
435
800
925
3604
2063
2466
4529
Ist. Prof. Agrario
Totale
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Di interesse è inoltre l’analisi della serie storica dei titoli conseguiti suddivisi per indirizzo
di studio dall’a.s 2001/2002 al 2008/09.
A conferma di quanto rilevato in merito alla popolazione scolastica, anche il dato sui titoli
conseguiti fa emergere un’evoluzione della domanda di istruzione in crescita per l’area
Umanistica, Scientifica, Linguistica, sostanzialmente stabile per quella Artistica e in flessione
per i profili Tecnici e Professionali. In relazione all’a.s. 2003/04 si segnala un’evidente anomalia
nei dati disponibili che mina l’attendibilità del dato unicamente per quell’annualità.
Tavola 5.5 Serie storica titoli conseguiti nella scuola secondaria di II grado per area e indirizzo di studio a.s.
2001/02 – 2008/09
Area/Indirizzo di studio
2001-02
2002-03
2003-04
2004-05
2005-06
2006-07
2007-08
2008-09
Artistica
147
173
191
157
181
159
169
135
Ist. D'arte
70
92
68
56
66
36
62
49
Liceo Artistico
77
81
123
101
115
123
107
86
Professionale
1.913
1.780
1.055
1.814
1.791
1.676
1.596
1.542
Ist. Prof. Agrario
175
152
32
106
162
171
167
158
Ist. Prof. Ind. E Artig.
341
331
348
312
325
306
218
255
Ist. Prof. Serv. Comm. Turis. Pubbl. e Altri
1049
939
675
983
955
787
838
752
Ist. Prof. Servizi Alberghieri
348
358
n.d.
413
349
412
373
377
1.445
1.255
1.250
1.441
1.405
1.339
1.266
1.284
Ist. Tecnico Agrario
78
70
23
95
99
92
115
76
Ist. Tecnico Commerciale
470
405
319
474
430
402
367
445
Ist. Tecnico Industriale
494
446
525
481
523
531
509
455
Ist. Tecnico Per Geometri
323
275
316
283
277
237
207
235
Ist. Tecnico Per Il Turismo
-
-
8
9
13
17
21
26
Ist. Tecnico Periti Aziendali
80
59
59
99
63
60
47
47
1.184
1.236
1.169
1.226
1.330
1.441
1.431
1.568
Ist. Magistrale
279
353
395
378
419
442
461
487
Liceo Ginnasio/Liceo Classico
199
215
202
143
220
210
230
281
Liceo Linguistico
32
27
20
11
7
11
Liceo Scientifico
661
641
552
694
684
778
740
800
Scuola Magistrale
13
-
-
-
-
-
4.462
4.529
4.689
4.444
3.665
4.638
4.707
4.615
169
135
Tecnica
Umanistica, Scientifica, Linguistica
Totale
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Le azioni a contrasto
Rinviando a quanto già detto nella parte di inquadramento generale, circa gli approcci e
le strategie attivabili e le caratteristiche comuni a molte delle buone pratiche individuate a
livello nazionale, nel seguito del capitolo, dopo aver brevemente descritto alcune esperienze
realizzate a livello regionale, si descrivono più compiutamente le azioni a contrasto sviluppate
in Provincia di Cuneo.
In Piemonte è stata sottoscritta una convenzione tra Regione, l'Ufficio Scolastico
Regionale e le Province piemontesi, per la realizzazione di azioni di sistema a sostegno della
fasce deboli. L'iniziativa ha previsto, per gli anni scolastici 2006-2007 e 2007-2008, interventi
sperimentali attivati congiuntamente da Province e Uffici Scolastici provinciali, finalizzati alla
lotta contro l'abbandono scolastico e alla crescita culturale dei soggetti deboli. A tale scopo è
stato costituito un fondo, destinato alle scuole, per gli inserimenti imprevisti di alunni stranieri,
nomadi, disabili, affidati a comunità, allontanati dalla nucleo familiare o comunque in situazione
di disagio che richiedono professionalità e risorse aggiuntive a cui le scuole non possono far
fronte con proprie disponibilità.
Tra gli obiettivi della Convenzione si citano i seguenti:
o
offrire alle scuole supporto tecnico pratico per il superamento di criticità
negli aspetti della vita scolastica, contrasto al disagio, lotta all’abbandono
e alla dispersione, crescita della cultura dell’integrazione del soggetto
debole;
o
favorire la costituzione di reti tra scuole aperte alle opportunità del
territorio;
o
facilitare i rapporti interistituzionali tra i vari attori dei singoli progetti
educativi, favorendo la costituzione di protocolli interistituzionali in sede
provinciale e sub provinciale;
o
offrire ai docenti, al personale della scuola proposte di supporto in servizio
e di consulenza.
Nel complesso l’iniziativa pare voler valorizzare il più possibile la dimensione di rete e di
co-programmazione e collaborazione tra Istituzioni, Enti locali, territorio, anche in un’ottica di
ottimizzazione delle risorse complessivamente disponibili.
Alla Provincia di Cuneo, che ha approvato la Convenzione con D.G.P n. 150 del marzo
2007, sono state trasferite risorse pari a € 70.000 per due anni scolastici, finalizzate alla
costituzione di un Centro sperimentale di consulenza e supporto alle scuole in tema di disagio,
successivamente individuato, con D.G.P. n. 597 del dicembre 2007 nell’Istituto di Istruzione
Superiore “Guala” di Bra.
Si tratta di un Centro specializzato che su richiesta dei collegi docenti è in grado di
supportare gli insegnanti nell'attività didattica, mettendo a disposizione delle autonomie
scolastiche professionalità anche esterne, come psicologi ed educatori. Del centro si riferisce
meglio nel capitolo seguente.
Tornando alla dimensione regionale è sicuramente opportuno richiamare in questa
sede le misure attivate, i progetti e le azioni previste nella programmazione regionale in tema di
orientamento che rientrano per tipologia, finalità e priorità nei seguenti atti di programmazione:
Atto di indirizzo sulle azioni di orientamento finalizzate all’assolvimento
dell’obbligo di istruzione e l’occupabilità (Atto triennale);
Piano Triennale per gli anni 2009/2011, in attuazione della Legge regionale
28 dicembre 2007, n. 28 “Norme sull’istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta
educativa”, art. 20.
Nell’ambito della programmazione regionale, attraverso l’Atto di indirizzo pluriennale
relativo alle azioni di Orientamento finalizzate all’assolvimento dell’obbligo di istruzione e
all’occupabilità per il periodo 2007-2010, si prevede la realizzazione di azioni volte al recupero
della dispersione scolastica e formativa, mediante la realizzazione di iniziative che prevedono il
coinvolgimento attivo dei diversi attori, istituzionali e sociali, competenti in materia. Ad esso è
strettamente collegato il Piano triennale. Il riferimento è il Programma Operativo Regionale Ob. 2 “Competitività regionale e occupazione” 2007-2013, dove assumono sempre maggiore
rilevanza l’innovazione e il raccordo tra i sistemi di Istruzione Formazione e Lavoro, in un’ottica
di costruttiva integrazione tra le politiche. Con la strategia delineata nel POR, la Regione
Piemonte, in accordo con le Province, si propone la realizzazione di attività di orientamento, la
cui sperimentazione è già stata avviata nei precedenti atti di programmazione, focalizzando
l’attenzione sulle fasi “tipiche” di transizione che vanno dall’istruzione alla formazione fino ad
accompagnare i giovani all’inserimento nel mercato del lavoro. In tale prospettiva si collocano
gli interventi di orientamento alla scelta formativa finalizzati allo sviluppo di un profilo educativo
e professionale consapevole e coerente con le dinamiche osservabili sul versante della
domanda di lavoro.
Nel citato Atto di indirizzo, gli interventi per minori fino a 16 anni, finanziati con risorse
del bilancio regionale, prevedono uno stanziamento annuale complessivo pari ad €
1.700.000,00; parallelamente gli interventi per i soggetti ultrasedicenni, finanziati con risorse
del POR FSE 2007/2013, prevedono uno stanziamento annuale pari ad € 1.700.000,00.
Le risorse stanziate dai successivi atti di indirizzo regionali (D.G.R. n. 44-6256/2007) a
favore della Provincia di Cuneo e la loro finalizzazione sono riportate nel capitolo seguente.
Le 4 principali macro aree di attività che costituiscono il quadro di riferimento per
l’attività e la costruzione dei percorsi di orientamento restano quelle individuate con la D.G.R.
n. 10-28141/1999 e che sono denominate:
Macro Area A - informazione orientativa;
Macro Area B - formazione orientativa;
Macro Area C - consulenza orientativa;
Macro Area D - accompagnamento al lavoro.
Come risponde la Provincia di Cuneo: le azioni di orientamento
La dispersione scolastica, pur nella multifattorialità delle componenti e nella complessità
delle definizioni evidenziate, viene opportunamente intesa come indicatore della qualità
complessiva del sistema formativo, dal livello europeo al livello regionale, con particolare
attenzione al valore del ruolo e della funzione della scuola, della famiglia e delle altre istituzioni e
quindi richiede risposte e interventi adeguati e mirati, in un quadro di integrazione tra tutti i soggetti
coinvolti.
In questa sezione, acquisiti gli elementi essenziali per comprendere dimensione e natura
del fenomeno a livello provinciale, si forniscono alcune indicazioni essenziali in merito alle
principali iniziative che la Provincia di Cuneo ha realizzato a partire dal 2001 al fine di prevenire e
contrastare tale fenomeno.
Per comprendere le azioni attivate e quelle previste fino al 2012, il principale documento di
riferimento, come detto in precedenza, è rappresentato dai Piani Provinciali per l’Orientamento e in
particolare, il Piano Provinciale pluriennale relativo alle azioni di orientamento finalizzate
all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione e all’occupabilità, (D.G.P. n. 157 del 20 aprile 2010) che
recepisce le linee Guida della Regione Piemonte per predisporre:
o
Azioni di orientamento tese a favorire scelte individuali consapevoli per
adolescenti e giovani
o
Azioni di sistema finalizzate al costante miglioramento del “Sistema
Orientamento”, come dispositivo d’integrazione tra le politiche dell’istruzione, della
formazione e del lavoro
o
Azioni di accompagnamento indirizzate a famiglie, insegnanti e formatori per
prevenire e combattere i fenomeni di dispersione scolastica
Le singole Province sono state chiamate ad organizzare le azioni di orientamento previste
dall’Atto di indirizzo regionale, tramite un Piano programmatico che risponde alle peculiarità e ai
fabbisogni territoriali. L’insieme dei Piani Provinciali costituisce il Piano Regionale che risponde alle
finalità dell’Atto di Indirizzo Regionale. Le linee guida regionali recepiscono a loro volta le
indicazioni dell’Unione europea. Quest’ultima, nel rilanciare la strategia di Lisbona, ha evidenziato
che un'economia fondata sulla conoscenza, sullo sviluppo di competenze e sul rafforzamento
delle prassi in materia di apprendimento lungo tutto l’arco della vita è una delle vie per poter
affrontare le crescenti sfide poste sul piano economico e occupazionale.
Le attività di orientamento proposte sono complementari a quelle che le scuole attuano per
loro finalità istituzionale sia negli istituti di primo grado in vista successiva scelta che in quelle di
secondo grado per la scelta universitaria o quella verso l’ingresso nel mercato del lavoro.
I percorsi orientativi vogliono quindi, essere strumenti che le scuole secondarie di I e II
grado, le famiglie e gli insegnanti possono utilizzare per stimolare la maturazione delle risorse
personali e delle competenze, in primis orientative, degli studenti favorendo più elevati livelli di
istruzione e sostenendo l’occupabilità della popolazione giovanile. L’Orientamento è inteso nei
termini di un insieme di attività che mirano a sviluppare o a potenziare nelle persone,
indipendentemente dall’età, capacità di scelta
per il proprio futuro scolastico, formativo o
professionale, quindi viene inteso in un accezione dinamica quale processo di costruzione di
competenze e di conoscenza (di sé e del mondo esterno) e non tanto nell’accezione di sistema
strutturato finalizzato a fornire risposte certe e immutabili. Il Piano Provinciale (D.G.P n. 157 del 20
aprile 2010) predispone un’insieme di attività che dovranno concludersi entro il 31/08/2011.
In particolare i Servizi realizzati e coordinati dai Centri per l’Impiego comprendono:
o
azioni di sostegno alla scelta nel passaggio dalla scuola secondaria I grado alla scuola
secondaria di II grado e nei primi due anni della scuola secondaria di II grado e della
Formazione Professionale (studenti 13-16 anni);
o
consulenza orientativa sotto forma di colloqui individuali presso la Scuola di appartenenza
o il Centro per l’Impiego realizzati coinvolgendo famiglia, insegnanti, operatori dei Servizi
territoriali nel caso di adolescenti/giovani con disabilità e/o in situazioni di disagio sociale;
o
consulenza orientativa, attivazione di laboratori orientativi e stage formativi per adolescenti
e giovani fuoriusciti dal percorso scolastico (studenti con età maggiore di 16 anni e con
assolvimento dell’obbligo d’istruzione);
o
azioni di accompagnamento indirizzate a famiglie, insegnanti e formatori per prevenire i
fenomeni di dispersione scolastica (Corso Formazione Formatori per insegnanti del biennio
della Scuola secondaria di II grado, Salone dell’Orientamento);
o
Azioni di sistema finalizzate al costante miglioramento del “Sistema Orientamento” come
dispositivo d’integrazione tra le Politiche dell’Istruzione della Formazione e del Lavoro
I percorsi di orientamento integrati tra Scuola, Formazione e Lavoro sono i seguenti:
o
laboratori di formazione orientativa destinati agli studenti della classe 3^Media nella fase
della scelta del percorso successivo al primo ciclo, realizzati ad integrazione dei percorsi
svolti dal Servizio Orientamento del Centro per l’Impiego;
o
laboratori di contatto con il mercato del lavoro rivolti agli studenti del quarto e quinto anno
della scuola secondaria di II grado e al terzo anno degli Istituti Professionali della
Formazione Professionale, realizzati ad integrazione dei Servizi di competenza dei Centri
per l’Impiego territoriali e con la consulenza di realtà professionali e imprenditoriali locali;
o
laboratori di gruppo sperimentali per affrontare casi-studio destinati agli studenti del quarto
e quinto anno della scuola secondaria di II grado e al terzo anno degli Istituti Professionali e
della Formazione Professionale.
Nel dettaglio, le azioni destinate a studenti in obbligo d’istruzione fino ai 16 anni, coordinate e
realizzate dai Centri per l’Impiego, sono le seguenti:
o
la formazione orientativa (Educazione alla Scelta) ovvero incontri
destinati al gruppo
classe (2^ e 3^ della Scuola Media) è stata la tipologia di azione maggiormente diffusa. Gli
Istituti comprensivi che hanno aderito al percorso sono stati 51 su un totale di 56 dell’intero
territorio provinciale. In particolare le Scuole Medie complessivamente coinvolte
(comprensive delle sedi distaccate) sono state 84 su un totale di 89 e annualmente hanno
partecipato al percorso orientativo 202 classi seconde e 206 classi terze. E’ stata
riscontrata una consolidata adesione da parte dei docenti referenti dell’orientamento in
merito alla progettazione e condivisione delle attività;
o
i colloqui di consulenza orientativa destinati agli alunni in uscita dalla Scuola Media sono
stati realizzati al fine di individuare il bisogno orientativo degli adolescenti che
manifestavano maggiori incertezze e dubbi. Nei casi di maggiore fragilità è stata coinvolta
la famiglia, gli insegnanti, gli assistenti sociali e gli operatori del territorio;
o
gli incontri di informazione orientativa destinati a famiglie ed insegnanti di alunni in uscita
dalla 3^ Media hanno perseguito l’obiettivo di accompagnare le famiglie nel percorso della
scelta tramite la presentazione e condivisione del percorso orientativo e dell’offerta di
Istruzione e Formazione del territorio (le famiglie coinvolte sono circa il 30%);
o
gli incontri di informazione orientativa destinati ad alunni del biennio della scuola superiore
hanno perseguito l’obiettivo di informare i ragazzi sulla normativa vigente in merito
all’obbligo d’istruzione, al diritto dovere, al mondo del lavoro (in particolare il contratto di
apprendistato). Questi incontri hanno portato l’esperienza dei Centri per l’Impiego all’interno
della
Scuola,
sottolineando
come
l’inserimento
nel
mondo
del
lavoro
passi
necessariamente attraverso un più elevato livello di istruzione e formazione. Inoltre, su
richiesta degli studenti, sono stati realizzati colloqui individuali che hanno perseguito la
finalità di rimotivazione e di supporto: si ritiene, considerata l’età dell’utenza che il tipo di
intervento individuale risponda meglio al tipo di bisogno espresso;
o
l’adesione da parte delle Scuole Superiori ai percorsi di informazione orientativa destinati a
studenti del primo biennio si è differenziata a seconda degli Istituti e del bacino di
riferimento e la segnalazione di alunni a rischio di dispersione è stata generalmente
potenziata ma resta fortemente differenziata;
o
si è riscontrato un buon consolidamento del lavoro di rete con gli operatori del Consorzio
Socio Assistenziali e della Comunità Montane nella cogestione di interventi destinati ad
adolescenti in situazioni di disagio sociale, minori stranieri e minori disabili.
In merito alle attività orientative di competenza del Centro per l’Impiego e destinate ad
adolescenti e giovani con età superiore a 16 anni possiamo evidenziare che:
o
i percorsi di consulenza orientativa hanno perseguito l’obiettivo di definire un
progetto scolastico-formativo-professionale tramite la realizzazione di colloqui di
approfondimento. Definito il bisogno orientativo tramite un primo colloquio, i
percorsi attivabili comportano o il rientro a scuola (valutando anche altri percorsi
scolastici oltre a quello intrapreso) o l’attivazione di laboratori e/o tirocini
orientativi oppure l’accompagnamento all’inserimento lavorativo tramite un
percorso di ricerca attiva del lavoro. Il rientro in un percorso scolastico-formativo
è la prima proposta fatta agli adolescenti. Qualora non sia accolto
dall’adolescente e dalla famiglia, si attivano i percorsi alternativi.
o
l’attivazione di tirocini e/o laboratori è destinata ad adolescenti che una volta
assolto l’obbligo d’istruzione manifestano maggiore motivazione, nonostante i
colloqui e le riflessioni effettuate, per la non prosecuzione (o sospensione
temporanea) del percorso di studi. La finalità perseguita è essenzialmente
orientativa: avvicinando gli adolescenti al mondo del lavoro si attiva un processo
di conoscenza delle regole, delle modalità, delle capacità e competenze
richieste. L’intero percorso viene monitorato tramite incontri e colloqui periodici
con il tutor aziendale e il tutor/orientatore del Centro per l’Impiego in modo da
attivare un progressivo processo di consapevolezza. L’esperienza di tirocinio, a
partire dalla vicenda personale di ciascuno adolescente e della famiglia, può
concludersi o con il rientro nel percorso scolastico oppure con l’ingresso
progressivo nel mondo lavorativo. Il periodo di svolgimento ricopre l’intero arco
dell’anno.
o
Il reperimento di Aziende disponibili all’inserimento/accompagnamento di
ragazzi/e in tirocinio si è differenziato a partire dai bacini di riferimento. Tra il
2008 e il 2009 i tirocini attivati sono passati da 52 a 321. Nel conteggio
complessivo dell’anno 2008 rientrano anche i tirocini estivi destinati a studenti
inseriti in percorsi scolastici. Anche queste esperienze hanno perseguito finalità
orientative aiutando gli studenti a conoscere caratteristiche del mondo del
professioni e competenze del mondo del lavoro. Il periodo di svolgimento è
compreso tra la fine dell'anno scolastico e l'inizio di quello successivo;
o
la collaborazione con i Servizi Sociali si è consolidata attraverso la segnalazione
di minori, la cogestione e la presa in carico congiunta. I destinatari sono stati
adolescenti in situazioni di disagio sociale, minori stranieri accompagnati e non,
minori disabili.
Soggetti con meno e più di 16 anni coinvolti nelle attività orientative
As 2008/2009
As 2009/2010
Minori di 16 anni
Informazione
orientativa
Formazione
orientativa
Consulenza
orientativa
Tot. 3.418, di cui:
Tot. 3.139 di cui:
M: 2.424; F: np; familiari:838; Insegnanti M 1.252; F 1.202; Familiari 310
156
Altri 370
Tot. 9680 di cui
Tot .8.690 di cui
M 5.087; F 4.773
M 4.627; F 406
Totale 78
Totale 33
M 45
M 12
F 33
F 21
16-22 anni
Informazione
orientativa
Consulenza
orientativa
Tot 401 di cui:
M 222
F 179
Totale 111
M 67
F 44
Totale 623
M 373
F250
Totale 157
M 85
F 72
I percorsi di orientamento integrati Scuola-Formazione-Lavoro realizzati da Soggetti Esterni
accreditati per l’orientamento, rientrano nella Macroarea della Formazione orientativa. Tali percorsi
che prevedono la co-progettazione tra Formazione Professionale, Scuola, Centro per l’Impiego e
rappresentanti del mondo del lavoro possono essere sintetizzati nel seguente modo:
o
laboratori di formazione orientativa destinati a studenti della classe 3^ della Scuola
secondaria di I grado; la realizzazione dei laboratori presuppone l’integrazione con i
percorsi di Educazione alla Scelta coordinati dal Centro per l’Impiego;
o
laboratori di rinforzo destinati agli studenti del biennio delle Scuole Secondarie di II grado e
della Formazione Professionale (realizzati nell’anno scolastico 2007/2008);
o
laboratori di contatto con il mercato del lavoro destinati a studenti del IV e V anno della
scuola secondaria di II grado e al III anno degli Istituti Professionali e della Formazione
Professionale;
o
laboratori di gruppo sperimentali per affrontare casi-studio destinati agli studenti del quarto
e quinto anno della scuola secondaria di II grado e al terzo anno degli Istituti Professionali e
della Formazione Professionale;
o
laboratori da effettuare con la metodologia dell’affiancamento di breve durata al lavoratore
destinati agli studenti del quarto e quinto anno della scuola secondaria di II grado e al terzo
anno degli Istituti Professionali e della Formazione Professionale.
Venendo al dettaglio delle azioni svolte, possiamo evidenziare quanto segue:
o
la pluralità dell’offerta orientativa territoriale ha posto in più occasioni la necessità di una
supervisione e di una gestione congiunta finalizzata ad evitare duplicazioni di servizi e di
attività: l’integrazione tra servizi e percorsi si è posta come prioritaria in particolare per i
percorsi destinati agli alunni in uscita dalla Scuola secondaria di I grado e per i laboratori di
contatto con il mondo del lavoro;
o
in generale risultano quantitativamente rilevanti i progetti nelle fasi in entrata e uscita dai
percorsi scolastico/formativi (in uscita dalla scuola secondaria di I grado e II grado e dalla
Formazione Professionale). Gli interventi destinati agli studenti del biennio della scuola
secondaria di II grado sono stati realizzati unicamente nell’annualità 2008/2009, al fine di
evitare duplicazioni con i servizi già predisposti dai Centri per l’Impiego;
o
la realizzazione dei laboratori di contatto con il mercato del lavoro ha comportato un
considerevole sforzo di integrazione e coordinamento tra Centro per l’Impiego, Enti di
Formazione e realtà professionali ed imprenditoriali locali: la specificità del bisogno
orientativo e la tipologia di azione hanno richiesto un confronto non semplice tra mondo
della scuola, della formazione e del lavoro;
o
l’offerta orientativa risulta differenziarsi a fronte dei bacini territoriali di riferimento e dei
bisogni orientativi espressi dalle singole Scuole.
Le attività svolte e organizzate autonomamente dagli Istituti scolastici consistono per la
scuola secondaria di I grado in incontri informativi per gli studenti della classe 3^ media e le loro
famiglie sulle caratteristiche dell’offerta di istruzione e formazione (serate informative, scuole
aperte, saloni dell’orientamento). Dalle scuole secondarie di secondo grado sono attuate attività di
contatto con il lavoro (stage, alternanza scuola lavoro) e attività per l’orientamento universitario.
Le attività sono state svolte in modo non omogeneo su tutto il territorio, differenziandosi
ulteriormente all’interno dei singoli bacini.
Le attività orientative sono realizzate con il contributo dei Fondi Ministeriali per i giovani fino
ai 16 anni (in obbligo d’istruzione) e tramite fondi del Programma Operativo Regionale-Fondo
Sociale Europeo per i giovani con età superiore ai 16 anni, secondo quanto predisposto dall’Atto di
Indirizzo Regionale pluriennale relativo alle azioni di orientamento finalizzate all’assolvimento
dell’obbligo d’istruzione e all’occupabilità.
L’Atto di indirizzo regionale sulle azioni di orientamento finalizzate all’assolvimento
dell’obbligo d’istruzione e all’occupabilità per il Periodo 2010-2012 prevede una disponibilità
finanziaria per la Provincia di Cuneo suddivisa per annualità e fonte di finanziamento come
riportato nella seguente tabella:
RISORSE COMPLESSIVE PREVISTE DALL’ATTO DI INDIRIZZO REGIONALE 2010 - 2012
2010/11
2011/12
2012/13
REGIONALI POR
REGIONALI POR
REGIONALI POR
247.765,65
244.466,45 247.765,65
244.466,45 247.765,65
TOTALE
244.466,45 1.476.696,30
Priorità della Provincia di Cuneo è garantire un sistema complementare ed integrato di
attività orientative, in particolar modo con le attività svolte da Scuole o reti di Scuole, dal Servizio
Orientamento del Centro per l’Impiego, dagli Enti di Formazione e dai Gruppi Locali.
Soggetti centrali in tale sistema sono i Gruppi locali corrispondenti ai bacini dei Centri per
l’impiego, il Gruppo interistituzionale, e i Centri per l’Impiego; il coordinamento continuo tra tali
soggetti e tra questi e gli altri enti a vario titolo impegnati nel sistema è elemento prioritario.
Il Gruppo interistituzionale è composto da rappresentanti di Enti di Formazione, Istituzioni
scolastiche di I e II grado, Centro per l’Impiego, dei Settori istruzione e formazione professionale,
Ufficio Scolastico Provinciale e del referente dell’Operatore che svolge i servizi per conto del
Centro per l’Impiego. Il Gruppo, che si riunisce con cadenza bimestrale, si occupa di condividere
modalità, tempi, pratiche e materiali per l’orientamento favorendo la collaborazione tra gli attori,
realizza tracce di lavoro e proposte operative affrontando nodi critici generati dall’integrazione
dell’istruzione con la formazione professionale e favorendo la diffusione della cultura
dell’orientamento.
I vari soggetti sono stati scelti in quanto attori istituzionali operanti sul territorio che
possiedono esperienze, saperi e competenze specifiche relative all’istruzione e alla formazione,
all'orientamento, al sostegno alla scuola.
I Gruppi locali prevedono la partecipazione per ogni bacino di un referente per ogni istituto
secondario di I e II grado, di un referente di ogni agenzia di formazione professionale, di un
referente dei Centri per l’Impiego e dell’operatore esterno del Centro per l’Impiego per i servizi di
orientamento. Le attività consistono nel proporre, programmare e concordare attività informative,
realizzazione progetti, ideare e/o sperimentare di strumenti e soluzioni operative.
Tra le criticità riscontrate, oltre a quelle legate a dati specifici quali ad esempio gli ultra
quattordicenni senza obbligo d’istruzione assolto, occorre menzionare il clima di continua
incertezza legislativa nel quale operatori e famiglie sono costrette a muoversi e la non sempre
piena collaborazione che le scuole, o quanto meno una parte degli istituti, garantiscono in
occasione di iniziative specifiche legate alla prevenzione dei fenomeni di dispersione.
Tra le attività di monitoraggio si ricorda l’indagine oggetto di una breve descrizione in coda
al presente capitolo. Oltre al già ricordato prezioso lavoro dei Gruppi Locali e del Gruppo
interistituzionale e delle reti attivate tra questi, i diversi soggetti istituzionali, le famiglie e i docenti,
tra gli strumenti e le modalità adottate per la rilevazione e l’analisi dei fabbisogni orientativi si
segnalano la valutazione delle azioni di orientamento già realizzate e l’analisi dei dati derivanti
dall’incrocio delle banche dati disponibili (anagrafe comunali, scuole, CPI, Agenzie formative).
Tra i fabbisogni orientativi rilevati si richiamano sinteticamente qui le attività più
strettamente legate al tema della dispersione e dell’abbandono scolastico, al monitoraggio di tali
fenomeni ed alle relative iniziative di prevenzione:
o
attività di tipo preventivo nella secondaria di I grado (classi seconde e terze);
o
attività di tipo preventivo e curativo nella secondaria di II grado (biennio e
triennio della secondaria di II grado e della Formazione Professionale);
o
individuazione dei giovani a rischio di abbandono e/o fuoriusciti dai canali per
l’assolvimento del diritto dovere;
o
sostegno alla scelta scolastica e professionale di adolescenti e giovani che
vivono situazioni di disagio e delle loro famiglie.
L’Indagine condotta sulla scuola secondaria di I grado (a.s. 2008-2009)
Come indicato nel Piano Provinciale Pluriennale relativo alle azioni di orientamento 20072009, secondo le “Azioni di sistema” (punto 4.3.), si ritiene utile consolidare l’analisi, anche
quantitativa, del fenomeno della dispersione scolastico/formativa cogliendo in tempi utili situazioni
di rischio di abbandono.
La Provincia di Cuneo, pertanto, ha ritenuto indispensabile avviare una rilevazione di dati
sui quindicenni, sedicenni e quattordicenni frequentanti la scuola secondaria di I grado del territorio
provinciale. A fine novembre 2007 si è quindi inviata una lettera, congiuntamente con l’Ufficio
Scolastico Provinciale, ai Dirigenti scolastici delle scuole secondarie di I grado Statali e Paritarie
per individuare, distinguendo tra italiani e immigrati e specificando se sono seguiti dai Servizi
Sociali, i ragazzi (Tab.3):
-
nati nel 1992 e nel 1993 che stanno ripetendo la classe 3^ media;
-
nati nel 1992 e nel 1993 che stanno svolgendo un percorso integrato tra Scuola
Media, CTP ed eventualmente con la Scuola Secondaria di II grado e i Servizi Sociali;
-
nati nel 1994 in ritardo: iscritti alla classe II e I della scuola secondaria di I grado.
Vista la collaborazione con le Scuole secondarie di primo grado nelle attività di educazione
alla scelta, gli Orientatori dei Centri per l’Impiego hanno avuto il ruolo di un eventuale supporto alle
scuole per il reperimento delle informazioni sopra richieste.
Premettendo che i dati pervenuti segnalano una situazione di elevato numero di ragazzi,
nella fascia 14-16 anni, in situazione di “ritardo” nella scuola secondaria di I grado, è da tenere
presente che oltre ai dati richiesti sopraelencati, alcune scuole hanno anche ritenuto opportuno
segnalare casi di quindicenni, sedicenni e diciassettenni non soltanto ripetenti la classe 3^, ma
comunque frequentanti la stessa perché in situazione di ritardo (aventi ripetuto in anni precedenti),
o ancora frequentanti la classe 2^ (tabella 4).
a. Età
Tenendo conto di tutti i dati pervenuti e sommando tra italiani e immigrati, il numero dei
quattordicenni in ritardo nella scuola secondaria di primo grado è di 505, ossia il 10% della
popolazione provinciale nata nel 1994.
Il numero dei quindicenni ripetenti la classe 3^, frequentanti un percorso integrato tra
Scuola Media e CTP o iscritti alla classe 3^ o alla classe in 2^ è di 207, ossia il 4% del totale dei
quindicenni residenti in provincia di Cuneo, mentre il numero dei sedicenni aventi le stesse
caratteristiche è di 130 (il 2% sul totale nati nel 1992).
Risultano ancora iscritti nella scuola secondaria di I grado 8 diciasettenni su 5194.
Distribuzione “ritardo” per età e popolazione
Tipologia ritardo per età
Totali ragazzi
“in ritardo”
popolazione % “ritardo”su
provinciale* popolazione
totale 14enni in ritardo nella SMI
505
5083
10%
totale 15enni ripetenti la classe 3^/frequentanti un
percorso integrato o la classe 3^(ripetuto in anni
precedenti)/ancora in 2^
207
5076
4%
totale 16enni ripetenti la classe 3^/frequentanti un
percorso integrato o la classe 3^(ripetuto in anni
precedenti)/ancora in 2^
130
5275
2%
8
5194
0%
850
20628
4%
totale 17enni nella SMI
Fascia di età 14-17 anni
Tab. 1 (*fonte: Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte)
b. Nazionalità
Tenendo in considerazione che non si è in possesso del dato sulla popolazione residente
straniera divisa per anno di nascita, non è possibile un confronto percentuale con i dati arrivati
dalle scuole secondarie di I grado, ma si possono solamente osservare i totali secondo le
casistiche segnalate: n° di quattordicenni, quindicenni e sedicenni di ragazzi immigrati in ritardo
nella scuola secondaria di I grado. Premettendo ciò, e distinguendo tra italiani e stranieri è
significativo comunque che nella maggior parte dei casi il numero degli italiani supera quello degli
immigrati: ad esempio i quindicenni italiani ripetenti la classe 3^ sono 97 rispetto ai 39 immigrati o
ancora i sedicenni italiani ripetenti la classe 3^ sono 24 rispetto ai 18 stranieri (Tab.3).
Complessivamente, al di là del fatto che non si è a conoscenza della quantità della
popolazione straniera residente divisa per età, è in ogni caso allarmante il numero elevato degli
italiani segnalati: 226 quattordicenni su 505 e i 127 quindicenni su 207. Quindi sul totale di 850
ragazzi segnalati 420 (49%) sono italiani e 430 immigrati (51%) (Tab. 2)
anni
14
15
16
17
nazionalità
Tot.
italiani
226
immigrati
279
italiani
127
immigrati
80
italiani
62
immigrati
68
italiani
5
immigrati
3
505
207
130
8
Tab. 2 (*fonte: Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte)
ragazzi del 1992 (16 anni)
ragazzi del 1994 (14 anni)
valore %
Popolazione*
"in ritardo" "in ritardo"
nella Media nella Media
(iscritti alla (iscritti alla
classe 1^)
classe 2^)
TOT
valore %
Popolazione*
ripetenti la
classe 3^
Media
percorso
integrato (Media
+ CTP + ev.
Superiori + ev.
servizi
sociali/educativi)
TOT
valore %
Popolazione*
TOT
ripetenti la
classe 3^
Media
percorso
integrato (Media
+ CTP + ev.
Superiori + ev.
servizi
sociali/educativi)
ragazzi del 1993 (15 anni)
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
italiani
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
immigrati
italiani
2
3
1
1
18 1491 1% 30 18
6
0
1
0
49 1444 3% 10 18
2
55 91
8
174 1487 12%
Cuneo
5
0
0
3
0
4
8
1448 1% 28
5
1
0
0
0
33 1432 2% 13
5
2
35 25
3
78
1362 6%
Fossano5
Savigliano
0
0
7
1
0
13
813 2% 18
1
0
0
0
0
19
784 2%
3
3
0
46 27
3
79
806 10%
MondovìCeva
5
5
3
2
4
3
16
759 2% 15 10
2
0
2
0
27
721 4%
8
20
6
23 40
7
91
721 13%
Saluzzo
3
5
2
15
24
2
47
764 6%
5
3
0
4
4
15
695 2%
5
21
2
28 29
5
83
707 12%
Tot.
24 18
7
30
30
10
102 5275 2% 97 39
12
0
7
4
143 5076 3% 39 67 12 187 212 26
6
italiani
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
8
italiani
immigrati
6
immigrati
italiani
Alba-Bra
italiani
Bacino
505 5083 10%
Tab.3 Dati richiesti alle scuole secondarie di I grado (*fonte: Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte)
ragazzi del 1993 (15 anni)
ragazzi del 1992 (16 anni)
ragazzi del 1991 (17 anni)
valore %
"in ritardo"
nella Media
(iscritti alla
classe 2^)
Popolazione*
"in ritardo"
nella Media
(iscritti alla
classe 3^)
tot
valore %
"in ritardo"
"in ritardo"
nella
nella Media
tot
Media
(iscritti alla
(iscritti alla
classe 3^)
classe 2^)
Popolazione*
valore %
"in ritardo"
nella Media
tot
(iscritti alla
classe 3^)
Popolazione*
"in ritardo"
nella Media
(iscritti alla
classe 2^)
percorso
integrato
(Media +
ripetenti la
CTP + ev.
classe 3^
Superiori +
Media
ev. servizi
sociali/educ
ativi)
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
italiani
italiani
italiani
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
immigrati
immigrati
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
7
3
10 1444 1%
2
2
0
0
2
0
6
1491 0%
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
1
1470 0%
Cuneo
4
1
2
10
4
5
19 1432 1%
0
1
0
0
1
0
2
1448 0%
0
0
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1479 0%
FossanoSavigliano
0
0
0
9
6
0
15
784 2%
4
5
0
0
0
0
9
813 1%
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
804 0%
MondovìCeva
0
0
0
0
0
0
0
721 0%
0
0
0
0
0
0
0
759 0%
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
771 0%
Saluzzo
1
9
0
3
7
0
20
695 3%
2
8
0
0
1
0
11
764 1%
1
1
2
1
2
0
1
0
0
6
670 1%
5
10
2
25 24
8
64 5076 1%
8
16
0
0
4
0
28 5275 1%
1
1
3
2
2
0
1
0
0
8
5194 0%
di
I
(Dati
segnalati
in
più
da
alcune
scuole
secondarie
grado)
(*fonte:
Banca
Dati
0
Demografica
0
Evolutiva
italiani
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
italiani
3
immigrati
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
0
1
italiani
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
immigrati
0
Tab.4
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
immigrati
immigrati
0
Tot.
italiani
di cui n. ragazzi seguiti
dai servizi sociali
italiani
Alba-Bra
Bacino
della
Regione
Piemonte)
c. Bacini territoriali
Confrontando i diversi bacini della provincia (Tab.5), partendo dai quattordicenni in ritardo
nella scuola secondaria di I grado, il territorio che riscontra maggiori ragazzi aventi le
caratteristiche richieste, in proporzione al numero di ragazzi residenti, è quello di Mondovì/Ceva
(12,6%), e a seguire Alba/Bra e Saluzzo (11,7%), Fossano/Savigliano (9,8%) e Cuneo (5,7%);
osservando i quindicenni il territorio con più casi di ripetenti o in ritardo è Saluzzo (5% sul totale
popolazione), seguito da Fossano/Savigliano (4,3%), Alba/Bra (4,1%) e Mondovì/Ceva (3,7%).
Per quanto riguarda i sedicenni ancora Saluzzo è la zona con il più alto numero di alunni
ripetenti la classe 3^, frequentanti un percorso integrato con i CTP e in ritardo perché ancora iscritti
alla classe 2^ o 3^ (7,6%), seguito da Fossano/Savigliano (2,7%), Mondovì/Ceva (2,1%), Alba/Bra
(1,6%) e Cuneo (0,7%).
Anche i diciassettenni in ritardo frequentano principalmente le scuole di Saluzzo (6, mentre
1 è stato segnalato da Alba/Bra e un altro da Cuneo).
14 anni
età
15 anni
16 anni
17 anni
ripetenti la 3^ +
percorso integrato
in ritardo
Popolazione *
% “ritardo”su
popolazione
4,1%
18
6
24 1491 1,6% 1
1470
0,1%
Cuneo
78
1362 5,7%
33
19
52
1432
3,6%
8
2
10 1448 0,7% 1
1479
0,1%
Fossano
Savigliano
79
806 9,8%
19
15
34
784
4,3%
13
9
22
813 2,7% 0
804
0,0%
Mondovì-Ceva
91
721 12,6% 27
0
27
721
3,7%
16
0
16
759 2,1% 0
771
0,0%
Saluzzo
83
707 11,7% 15
20
35
695
5,0%
47 11 58
764 7,6% 6
670
0,9%
tot
505 5083 9,9% 143 64 207 5076
4,1%
102 28 130 5275 2,5% 8
5194
0,2%
in ritardo
% “ritardo”su
popolazione
1444
% “ritardo”su
popolazione
Popolazione *
59
Popolazione *
tot
10
tot
in ritardo
ripetenti la 3^ +
percorso integrato
174 1487 11,7% 49
% “ritardo”su
popolazione
in ritardo
Alba Bra
Popolazione *
situazione
scolastica
Tab.5 (*fonte: Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte)
d. Alunni seguiti dai Servizi Sociali
Nella richiesta dei dati posta alle scuole secondarie di I grado (tab. 3) è stato anche indicato
di segnalare, tra i ragazzi ripetenti o in ritardo, quelli seguiti dai Servizi Sociali e come riassunto
nella tabella sottostante, sul totale di 850 ragazzi il 10% circa vive in situazione di difficoltà sociofamigliare. In particolare su 505 ragazzi nati nel ’94, 38 sono seguiti dai Servizi sociali; presentano
la stessa caratteristica 26 alunni del ’93 su 207, mentre su 130 sedicenni 17 hanno tali
problematiche.
Come indicato anche nella sintesi relativa ai ragazzi quindicenni e sedicenni privi di licenza
media iscritti ai corsi di f. p. in integrazione con i CTP svolta in dicembre 2007 dal Settore
Formazione Professionale della Provincia, è necessario comunque tenere presente che
formalmente i Servizi Sociali, vincolati dalla privacy, segnalano agli istituti scolastici se il caso è
seguito da loro, solo nel caso di affidamento a Comunità. Il dato numerico pertanto non comprende
tutta la casistica di ragazzi e ragazze che possono essere seguiti/e in famiglia o nei centri di
ascolto/accoglienza e/o educazione di cui le scuole vengono a conoscenza alle volte solo
“casualmente”.
Alunni seguiti dai Servizi sociali
età
Seguiti dai Servizi
sociali
Valore percentuale sul totale
segnalati
Totale segnalati
14 anni
38
8%
505
15 anni
26
13%
207
16 anni
17
13%
130
17 anni
3
38%
8
Tot.
84
10%
850
Tab.5 (*fonte: Banca Dati Demografica Evolutiva della Regione Piemonte)
Conclusioni
La rilevazione dei dati svolta permette di constatare come primo dato interessante
come il numero dei giovani che riscontrano difficoltà nel concludere nei tempi previsti la scuola
secondaria di I grado è ancora alto, non soltanto per quanto riguarda i quindicenni e sedicenni
ripetenti, che frequentano un percorso con i CTP o che sono genericamente in ritardo, ma
soprattutto per quanto riguarda i quattordicenni (505 su 850 alunni indicati), con poche differenze
di numero sui vari territori.
Inoltre, confrontando la nazionalità, è da tenere presente il numero elevato degli italiani,
ossia il 49% sul totale segnalato, che permangono in una situazione di ritardo sull’iter scolastico.
Prendendo infine in considerazione la distribuzione territoriale dei casi, si nota come il
problema della difficoltà riscontrata dai giovani nelle scuole secondarie di I grado non è
circoscrivibile ad un solo territorio, ma anche se con differenze di numeri e in base all’età, il
problema si riscontra su tutta la provincia e in particolare sui territori di Saluzzo per quanto
riguarda i quindicenni e sedicenni e Mondovì/Ceva per quanto riguarda i quattordicenni.
In linea generale il lavoro svolto consente di riflettere sull’esigenza, sempre presente, di
attuare specifiche azioni rivolte agli alunni con rilevanti bisogni in quanto manifestano difficoltà
generalizzate di studio, di motivazione, di concentrazione, o presentano una condizione di rischio
di abbandono/dispersione o sono in situazione di disagio sociale.