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Da Lauro a Cesare Previti quella politica del
Fuoritempo
Da Lauro a Cesare Previti quella politica del calciomercato
Inviato da Filippo Ceccarelli da "La Repubblica"
lunedì 15 novembre 2010
Ultimo aggiornamento mercoledì 17 novembre 2010
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Dopo
tutto, applicato alle faccende del potere e ai voti in Parlamento,
"calciomercato" può suonare addirittura come un eufemismo:
la legittimità dello sport, l'energia dello spettacolo, il
sopravvento dell'economia su qualsiasi virtù civica. Per cui, a
distanza di oltre vent'anni, ci si sorprende a chiedere quale
preveggente bagliore spinse il diavolesco e ancora ignoto Belfagor,
corsivista del quotidiano socialdemocratico L'Umanità, a fare
entrare il calciomercato nel novero del linguaggio e dell'attualità.
Era
il 1989, anno cruciale, e per quanto sia lecito considerare il Psdi
come una specie di profezia di quel che di lì a poco sarebbe
graziosamente arrivato, la compravendita nelle assemblee elettive di
deputati è una pratica che in senso nudo e crudo davvero si perde
nella notte dei tempi. La prima Repubblica ne offre esempi
illuminanti, dai "sette puttani" che la Dc acquisì a
Napoli per far fuori Achille Lauro all'acquisto di consensi per un
paio di decreti-Berlusconi, passando per i traffici di Enrico Mattei
al momento dell'elezione di Gronchi al Quirinale e per quelli di
Eugenio Cefis e così via, l'elenco sarebbe sterminato.
Insomma,
si fa. Da sempre. E dappertutto, ad onta non solo di utopisti,
moralisti e predicatori, ma anche di uomini ragionevoli e di buona
volontà. Però succede. È uscita giusto alla fine di settembre per
Longanesi la riedizione aggiornata de Il Malaffare di Carlo Alberto
Brioschi, una breve, ma documentatissima storia della
corruzione
in cui, sempre per rimanere al linguaggio, si fa presente che già
gli antichi egizi per intendere un dono non proprio disinteressato
avessero una specifica parola, "feqa", e idem i
mesopotamici, "tatu", e gli ebrei, "shohadh", e
gli arabi dicevano "arrachua", e i greci "doron",
e con il latino "munus" ci si fermerebbe anche. Ma Brioschi
naturalmente prosegue e inseguendo la naturalità, ma anche le
perversioni dello scambio più o meno diseguale arriva ai giorni
nostri; e se pure non poteva inserire nel suo denso lavoro
quest'ultimissima campagna acquisti del Cavaliere, converrà qui
riflettere sul fatto che essa avviene secondo modalità espressive
ormai piuttosto dirette e scoperte, comunque ben lontane
dall'ipocrisia delle contrattazioni democristiane e più prossime
semmai ai commerci che avvenivano in Parlamento ai tempi del
trasformismo di Depretis o di Giolitti.
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E
si dirà che il calciomercato s'è imposto perché il sentimento
della dignità e della vergogna è tramontato, e ancora di più per
il prevalere della logica aziendal-carismatica insita nel
berlusconismo: e un po' certamente è così. Nel 1994, quando c'era
da eleggere il presidente del Senato, Cesare Previti fu proclamato
"il Luciano Moggi di Forza Italia", lui nemmeno si offese,
e un gruppetto di popolari votarono Scognamiglio. Un anno dopo, al
momento del ribaltone, il Cavaliere fu così convincente con i
deputati e senatori della Lega da favorire la nascita di ben due
gruppi parlamentari sedicenti liberali e federalisti, ma divisi fra
loro e litigiosissimi.
Se
non bastassero tali esempi, c'è una vasta, rimarchevole e anche
spassosa pubblicistica, per lo più giudiziaria (verbali &
intercettazioni), su come nel 2007 il Cavaliere personalmente si
diede da fare per il reclutamento di senatori atti a compiere "la
spallata" ai danni del governo Prodi. "Operazione
libertaggio" l'aveva misteriosamente battezzata, e per non farsi
mancare nulla del berlusconismo reale e applicato alla cura delle
istituzioni rappresentative vi confluirono, in amena confusione,
promesse di posti e di seggi sicuri, ma anche dirigenti Rai,
simpatici produttori e ovviamente attrici, amichette e moglie da
sistemare.
Estremi
di reato non se ne riscontrarono, ma il materiale raccolto è da puro
teatro. Di un senatore in bilico Berlusconi confida
all'intermediario: "Okay, questo lo invito io e me lo cucino
io". A un altro presunto senatore incerto che riceve a palazzo
Grazioli dà prima del lei e poi del tu e all'apice della confidenza
gli mostra anche un prezioso piatto istoriato e destinato a Bush, ma
solo dopo che questi sia uscito dalla Casa Bianca perché altrimenti
dovrebbe lasciarlo lì.
Assai
meno divertente, anzi gelido nella sua burocratica compilazione come da documento scoperto e pubblicato da Repubblica un paio di mesi
orsono - è il contratto di consulenza che il gruppo di Forza Italia
fece a due ex parlamentari della Lega che, presentatisi alle
elezioni, ma non eletti, si beccano comunque 10 mila euri al mese; e
se questa non è la prova del calciomercato, beh, allora buonanotte e
si chiude l'articolo.
Ma
non senza dire che pure da parte del centrosinistra, sia pure senza
il beneficio dell'intrattenimento, il calciomercato risulta più che
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vigente e trovò occasione di esplicarsi, pare con una tariffa di 200
milioni di lire, con la partecipazione speciale e democristoide
dell'Udr e poi dell'Udeur, ai tempi del governo D'Alema (2000). Il
quale peraltro la escluse "nel modo più assoluto".
Aggiungendo che il passaggio di parlamentari da un gruppo all'altro
"è quasi una malattia del nostro sistema, l'espressione di un
malessere e di un'incertezza". Là dove il fascino della
sentenza non sta solo in quel "quasi", ma anche nella
perenne instabilità che come oggi porta ai classici saldi di fine
stagione.
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