Position paper ABI

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COMMENTO DELL’ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA AL “CP 12 ON STRESS
TESTING UNDER THE SUPERVISORY REVIEW PROCESS”
Settembre 2006
Premessa generale
Le banche italiane sono in generale d’accordo con la necessità di implementare una procedura
di stress testing nell’ambito del processo di valutazione e controllo interno del rischio.
L’introduzione tra i requisiti normativi di esplorazioni di eventi particolarmente sfavorevoli
(stress test e scenari) è da considerarsi un fatto positivo, utile a integrare le metodologie,
attenuando i puri rischi di modello. Se i modelli, infatti, fossero “caricati” di ruoli troppo rigidi e
di oneri istituzionali impropri, potrebbero vedere impedita ogni forma di evoluzione e di
ulteriore innovazione. Scenari di stress (storici od ipotetici) considerati a fini regolamentari
completano i termini di riferimento per fissare l’adeguatezza in sede di “secondo pilastro”
dell’Accordo sul capitale, lasciando maggiore libertà di evoluzione metodologica e di confronto
con le autorità di vigilanza.
Occorre tuttavia considerare che:
1)
l’apertura verso gli stress test offre alle medesime autorità di vigilanza molti maggiori
gradi di libertà nel fissare le risorse da detenere a fini regolamentari. Le banche centrali infatti
non hanno chiarito i limiti entro i quali devono svolgersi (o devono riferirsi ) gli stress per cui
intensità e profondità sono sostanzialmente “liberi” e possono riflettere situazioni di maggior e
o minore realisticità e probabilità d’accadimento. Si ritiene pertanto di reiterare la
richiesta di maggiore chiarezza:
•
sugli scenari per i quali sono le banche a dover assicurare stabilità e resilienza con le
proprie risorse patrimoniali,
•
sugli scenari estremi, oltre ai quali la stabilità di sistema deve essere assicurata da
interventi/strategie congiunte tra intermediari e regulators ovvero dai soli regulators con
azioni di “recovery” preventivamente concordate (anche se non rese esplicite o pubbliche).
Ci si rende conto della complessità e della delicatezza del tema (che tocca temi parti anche sul
piano concettuale, oggetto di studio con la teoria dei giochi applicata al ruolo della vigilanza sui
mercati) tuttavia esso rimane centrale per la gestione corrente degli intermediari finanziari e
per la programmazione delle risorse, in un quadro di certezze e di prevedibili riscontri da parte
delle autorità di vigilanza.
2)
l’implementazione delle linee guida dovrebbe essere vista come un processo di
lungo termine. In una prima fase potrebbe bastare effettuare alcune “sensitivity analyses” e
solo alcuni semplici “scenario tests”, vista la maggiore difficoltà implementativa di questa
ultima tipologia di stress test (ovviamente fermo restando il principio di proporzionalità).
In ogni caso si ritiene di ripetere alcuni concetti essenziali:
•
gli stress test sono esercizi utili per fissare strategie e modalità di risposta ad eventi
estremi ma ancora plausibili, NON SONO PERTANTO FI NALIZZATI A FISSARE LE RISORSE PATRIMONIALI
DA DETENERE, SE NON AL LIVELLO ESSENZIALE PER CONCORRERE AL QUADRO COMPLESSIVO DELLE
PREDETTE STRATEGIE DI COMPORTAMENTO. Le risorse patrimoniali sono fissate da regole e
principi che fanno riferimento ad un contesto di gestione corrente, volte a superare eventi
1
•
•
•
prevalentemente idiosincratici (ovvero riferiti alle responsabilità del singolo intermediario
finanziario verso gli altri intermediari del sistema) e non di carattere sistemico;
GLI EVENTI DI CARATTERE SISTEMICO, SOPRATTUTTO SE DI INTENSITÀ “CATASTROFICA” DEVONO POTER
CONTARE SU INTERVENTI ESTERNI COORDINATI. Nessun intermediario, neanche a livello di
sistema, può assicurare continuità in tali situazioni che, pertanto, devono essere affrontate
con strumentazioni a parte, come consultazioni tra le autorità di vigilanza, autorità
pubbliche e industria finanziaria;
la fissazione delle modalità di stress test devono discendere dunque da una precisa
sensazione della posizione di questa soglia, fissazione che non può che avvenire con una
azione di concerto tra le parti (industria finanziaria, regulators, supervisors);
LE SOGLIE DI INTENSITÀ DEGLI STRESS TEST DEVONO ESSERE COORDINATE A LIVELLO INTERNA ZIONALE
perché la competizione è anch’essa internazionale e non è pensabile un sistema (od una
vigilanza) che scelga proprie modalità e livelli di prudenza (imponendoli al sistema degli
intermediari locali, tra i quali anche soggetti internazionalmente attivi e/o gruppi
multinazionali) senza coordinamento con gli altri mercati, se non strettamente e
pubblicamente giustificati.
Tali considerazioni appaiono particolarmente rilevanti nel caso del rischio di liquidità sia perché
l’adeguatezza in questa prospettiva è affidata, sul piano regolamentare, sostanzialmente solo
alle verifiche tramite scenari di stress, sia perché il quadro normativo è ancora incerto e
instabile, con pareri tra le autorità di vigilanza che corrono tra estremi assai lontani di rigore
da un lato e di maggiore apertura dall’altro.
Per chiarire meglio la posizione si ritiene di offrire anche uno schema, in chiusura delle
considerazioni avanzate.
Rischi creditiz i
Obiettivo fondamentale del CP 12, dal punto di vista delle banche, è quello di presentare in
modo organico l’intera tematica degli stress test previsti dalla CRD e di fornire indicazioni
ulteriori su come lo stress testing può essere effettuato in ciasc un ambito di interesse.
Nel seguito si intende fornire un breve commento su alcuni punti che ad una prima lettura
sono sembrati particolarmente rilevanti.
Paragrafo II
Si richiama la definizione di stress test quale tecnica di risk management utilizzata per valutare
i potenziali effetti finanziari di un evento specifico e/o di un movimento in un insieme di
variabili finanziarie, sottolineando che il focus attiene ad eventi eccezionali ma plausibili:
inoltre, viene osservato che lo stress test nasce in primo luogo come strumento interno di
gestione del rischio e che non si pone alcuna prescrizione normativa di tipo metodologico o
implementativa.
Per quanto riguarda il suo utilizzo, si rileva che l’analisi di scenario e/o di sensitivity conducono
ad un’ambivalente applicazione: una migliore conoscenza del profilo di rischio della banca da
un lato, la valutazione dell’adeguatezza del capitale interno sia a fini regolamentari sia
gestionali1 dall’altro.
A tal proposito si potrebbe aggiungere che, soprattutto in relazione al rischio di credito e di
concentrazione, l’applicazione dello stress test attraverso modelli sviluppati internamente può
essere utile per determinare non soltanto la perdita attesa condizionata ad eventi economici
sfavorevoli, ma anche il capitale economico, da confrontarsi con quello di vigilanza.
Nel paragrafo III, ST 5, all’ultimo punto viene richiesto alle banche di capire quanto la
mancanza di futura profittabilità in situazioni di stress può influire sul proprio capitale. Dalla
1
Inerenti il capital planning attraverso una visione forward looking del rischio.
2
frase si evince la necessità di verificare l’effetto di uno scenario di stress sulle future
opportunità di business della banca. In una prima fase questo effetto sembra abbastanza
difficile da realizzare, in quanto le comuni tecniche di stress attualmente utilizzate e descritte
nella letteratura accademica fanno riferimento all’effetto di uno scenario di stress sulle
possibile perdite e non sulla mancata realizzazione di profitto. Si richiede di rivedere o
eliminare questo punto.
Paragrafo IV
Si sottolinea l’importanza dello stress test macroeconomico, lasciando alle banche la
responsabilità di scegliere l’ambito di applicazione che comunque, deve essere
sufficientemente granulare da consentire la simulazione di tutti i rischi materiali identificati.
Inoltre, non si esplicita quali variabili macro-economiche possano avere un maggiore potere
esplicativo, specificandone però il ruolo fondamentale in merito al rischio di credito, al capital
planning e più in generale in materia di provisioning.
A tal proposito si segnala l’utilità di disporre di alcune maggiori indicazioni da parte
dell’autorità di supervisione riguardo lo scenario di stress. In altre parole, sarebbe
auspicabile che l’autorità centrale indichi le variabili macro-economiche da stressare e
l’entità dello stress stesso come del resto già fatto nell’esercizio di stress del FMI. Rimarrà
compito della banca poi stimare l’effetto di questo scenario sulle variabili chiave che guidano il
rischio di credito (PD, LGD, esposizioni e correlazioni). L’adozione di uno scenario di stress
uniforme per tutte le banca sembra del resto preferibile anche dall’autorità di supervisione che
potrà così comparare i risultati ottenute da tutte le banche del sistema in maniera più
omogenea.
Specificamente per il rischio di credito, la novità introdotta è la presenza di tre distinte
tipologie di stress-test:
Ø Stress test sul rischio di concentrazione: viene affrontato nel CP11 per quanto riguarda
il rischio di default delle grandi esposizioni e di contagio dovuto ad un’eccessiva
correlazione e concentrazione settoriale, geografica, valutaria ed eventualmente
giuridico-commerciale tra imprese. Occorre in questo caso predisporre una struttura
procedurale e modellistica in grado di cogliere la pericolosità di eccessive
interdipendenze che si possono originare nei periodi di recessione economica . Nel CP12
viene rilevato il secondo aspetto del rischio di concentrazione, definito come perdita di
valore delle garanzie finanziarie relative alle grandi esposizioni. I modelli di stress
dovrebbero perciò contemplare la qualità creditizia dell’emittente, la liquidabilità della
garanzie, la perdita di valore causata da un peggioramento del ciclo economico (es.
“mild recession”).
Ø Stress macroeconomico: non viene indicata alcuna prescrizione modellistica, rifacendosi
ai principi guida generali sullo stress macroeconomico. L’apporto della letteratura
empirica costituisce un elemento indispensabile in termini di modelli macroeconomici
per il rischio di credito (es. CreditPortfolioView, modelli à la Merton con dipendenza
asset value – variabili macroeconomiche).
Ø Stress test IRB: è lo stress test connesso alla validazione dei modelli di rating prevista
dal Pillar I, dove si valuta l’adeguatezza del capitale economico relativa al rischio di
credito.
I test di maggiore rilievo includono scenari macroeconomici di recessione (es. “mild
recession”) individuando drivers comuni e specifici per classi di asset (es. per mortgage
e corporate) e scenari dove il ciclo economico condiziona direttamente le matrici di
migrazione.
Sembra perciò di poter interpretare, con specifico riferimento alle ultime due tipologie di
stress, che la prima (stress macroeconomico) abbia come obiettivo l’adeguatezza patrimoniale
complessiva della banca (ricomprendendo quindi l’insieme delle diverse tipologie di rischio e
focalizzandosi sull’intero portafoglio) dal punto di vista della sostenibilità del capitale
economico, mentre la seconda riguarda l’adeguatezza dei singoli modelli e valuta ciascun
segmento/portafoglio nella sua autonomia. Si richiede conferma di ciò.
3
Alla luce di quanto emerge dalle linee guida sopra descritte, si propongono alcune osservazioni
di carattere metodologico:
Ø I modelli di simulazione alla Montecarlo, basati su fattori latenti comuni di
natura geografico/settoriale e generalmente utilizzati per il calcolo del
capitale economico interno, contengono già informazioni di scenario sufficienti
ad esplorare adeguatamente le code delle distribuzioni del rischio di credito; in
tal senso molte delle applicazioni presenti offrono quindi implicitamente elementi che
completano (con esplorazioni di stress) le situazioni estreme o frutto di combinazioni
“impensabili”;
Ø Per quanto riguarda lo stress sui collateral finanziari, pare eccessivo il trattamento
per lo stress-test suggerito dal CP12, poiché si ritiene sufficientemente
conservativa e prundenziale la metodologia di calcolo degli haircut prevista dal
Pillar I. Si richiede di rivedere o eliminare questo punto;
Ø quando si parla di stress testing per istituzioni IRB si deve considerare che
l’introduzione di un processo di stress testing è già requisito indispensabile per ottenere
l’autorizzazione all’utilizzo del sistema di rating interno necessario per il calcolo del
requisito di capitale secondo il metodo IRB ai fini del Pillar I. Quindi, ribadendo quanto
già espresso nella premessa generale, almeno in un primo momento, dovrebbe
essere possibile in tali casi limitarsi a tali stress testing di più semplice realizzazione. Si
richiede che questo principio sia inserito nel CP12;
Ø Infine, si richiede un intervento volto a fornire ulteriori delucidazioni in merito alla
profondità e intensità degli stress macroeconomici e sui fattori drivers decisivi.
Rischi finanziari e di liquidità
Per la prima volta relativamente al liquidity risk sono presentati esempi concreti di possibili
scenari di crisi di mercato e di liquidità della Banca basati su “assunzioni ragionevoli”; non
viene invece esplicitato in maniera altrettanto chiara e precisa il concetto di “evento
eccezionale, ma plausibile” per le altre tipologie di fattori di rischio. Si richiede di
provvedere in tal senso
Inoltre, pur comprendendo l’importanza di lasciare alle Banche la massima libertà
nella definizione degli scenari di stress test o di sensitivity analysis per permettere
alle stesse di adeguare le loro analisi alla complessità e rischiosità del loro
portafoglio, sorge il dubbio che lo stesso scopo fosse perseguibile, a minor costo per
le Banche, attraverso la definizione di un metodo base predefinito lasciando la
possibilità di modelli interni. Nello specifico, il metodo standardizzato avrebbe potuto
prevedere una definizione da parte delle autorità di vigilanza di un set di scenari o di shock
da applicare ai diversi fattori di rischio, mentre quello avanzato avrebbe concesso alle singole
Banche di sviluppare internamente metodologie ad hoc. Ad esempio, nel caso di stress test su
fattori macro economici che non sono caratteristici della singola entità, ma comuni al sistema,
la definizione di quale possa essere uno scenario ipotetico plausibile potrebbe essere indirizzata
dagli organi di Vigilanza più che da considerazioni della singola Banca. Si richiede al CEBS si
riconsiderare l’ipotesi del set di scenari o di shocks predefiniti.
Altri rischi
Nel paragrafo V, quando si parla di altre categorie di rischio, andrebbe considerato che
esistono tipologie di rischio non quantificabili e stimate con analisi di scenari e metodologie
qualitative (anche il rischio operativo in certi casi utilizza metodi di stima che si basano su
ipotesi qualitative di possibili scenari di perdita, in particolare in casi di worst case scenarios).
In questi casi quindi una tecnica di stress testing è già utilizzata per la stima del rischio e nel
testo dovrebbe essere inserita una indicazione di eccezione alla necessità di
realizzare un ulteriore processo di stress.
4
Aspetti tecnici
•
Si richiede, almeno in una prima fase, utilizzare metodologie di aggregazione
semplificate. Per esempio considerare le correlazioni tra le diverse tipologie di rischio
pari a 1, assumendo che l’impatto aggregato sia pari alla semplice somma degli impatti
su ciascuna tipologia di rischio. L’assunzione di una correlazione pari a 1 tra diverse
tipologie di rischio sembra inoltre l’ipotesi più conservativa.
•
(ST5.30) La definizione di eventi eccezionali, ma plausibili, eccezion fatta per quelli
rilevabili su base storica, risente fortemente di valutazioni qualitative e soggettive:
come l’autorità di Vigilanza potrà valutare la bontà della scelta dello scenario
identificato? Sarà richiesta anche una valutazione quantitativa?
•
•
•
Viene inoltre detto che la Banca ha la possibilità di scegliere se detenere o meno un
capital buffer adeguato ai risultati dello stress test , ma che se decide di non farlo deve
poter spiegare alle autorità di vigilanza in quale altra maniera intenderebbe far fronte a
quella situazione di stress: riprendendo l’articolo 44 e 46, è sufficiente a tal
proposito fornire quanto verbalizzato dal Comitato preposto?
(ST8.35) Viene detto che l’orizzonte temporale degli stress è funzione della scadenza e
del grado di liquidità della posizione stressata e che quindi il rischio di mercato richiede
un monitoraggio giornaliero o al massimo decadale, mentre lo stress test sul rischio di
credito può essere condotto su un orizzonte temporale più lungo: (i) nell’ipotesi che la
banca decida di usare i risultati di questi stress ai fini del calcolo del requisito di
capitale, come si possono ricondurre questi risultati ad uno unico? (ii) per quanto
riguarda lo stress sul rischio tasso di interesse del banking book (i.e. rischio tasso di
interesse) qual è l’orizzonte temporale più consono?
Uno schema di riferimento
Con lo schema sottostante si intende dare un contributo ad individuare il ruolo e le soglie di
stress test che, nel documento sottoposto a consultazione, appaiono ancora vaghi e sfuggenti.
Lo schema pone a confronto le situazioni in cui può incorrere il singolo intermediario finanziario
ed il contesto esterno. Le classificazioni delle situazioni di mercato fanno riferimento, come
approccio generale, a quelle contenute e descritte nel cd. “rapporto Corrigan”, presentato nel
luglio 2005 con riguardo ai rischi di controparte nell’attività finanziaria.
Come si vede nella seconda tavola l’applicazione degli stress test deve avere un ruolo
integrativo degli strumenti interni in uso (previsioni di breve termine sulla posizione
prospettica aziendale) limitato a condizioni di “disturbo” del mercato più o meno intenso, ma
non esteso alle condizioni critiche di severe restrizioni di liquidità o di rarefazione eccezionale
degli scambi e delle controparti. L’estensione e la profondità degli scenari può partire da
esperienze storiche. Le situazioni oltre una certa soglia sarebbero utili per concordare solo
“contingency plan”. Tali piani di azione comprendono
strategie di risposta, quindi
comportamenti / sistemi / procedure e, in ogni caso, NON esigenze patrimoniali, neanche nei
casi in cui la strumentazione interna non appaia del tutto adeguata, casi per cui è necessario
completare la dotazione analitica, non il capitale.
Ø
First dimension: (micro level) the severity of the liquidity event at the company level,
identifying
•
Business as usual situation
•
P&L impact only
•
P&L and tension on pricing/funding situations
•
Threat to Payment continuity
5
•
Mis-payment or “failure to pay” circumstances
Second dimension: (macro level) the deepness of the market/system event, separating
•
Normal market conditions
•
Fly to quality situations (market disturbances)
•
Liquidity crunch (market turbulences)
•
Serious liquidity shortage (market crisis)
•
Liquidity collapse (market disruption)
The frame is use to differentiate the description of various circumstances and to highlight
internal management tools and the potential approach for regulators.
Ø
6
Descriptive analysis: overall frame
-why a liquidity problem?• The frame is based
(micro level) The severity of the liquidity event at the
company level
on the cross between:
Business as
P&L impact
P&L and tension
Threat to
Mispayment or
usual situation
Payment
failure to pay
– (micro level) The
severity of only
the liquidityonevent at the
company
pricing/funding
continuity
situations
level, distinguishing
–Normal
(macro
market/system
event,
marketlevel) the deepness of the
Idiosyncratic
situations:
conditions
distinguishing No
Too aggressive
Too aggres sive
Specific
(macro level)
market/system event
problems
liquidity mis matches
A. Normal market
conditions strategies
Fly toB.
quality
Fly to quality situations
Market related situations:
situations
Usual liquidity
Too aggressive liquidity
C. Liquidity crunch
management
situations
mismatches
Liquidity
crunch liquidity shiortage
D. Seriuos
Peculiar liquidity
IT
E. Liquidity collapse Management situations
distresses
Seriuos liquidity
shiortage
Liquidity collapse
Unlikely
Events
op. events
Specific
op. events
operational
problems
CONTINGENC Y MANAGEMENT
Policies and regulation intensity:
-which role for stress scenarios?• The frame is based
(micro level) The severity of the liquidity event at the
company level
on the cross between:
Business as
P&L impact
P&L and tension
Threat to
Mispayment or
Seriuos liquidity
shiortage
Liquidity collapse
structures and simulations
Unlikely
events
Market related
monitoring /
analysis and
A. Normal market conditions
sh/t forecast
op. controls
Stress testing /
quality
Fly to quality situations
1d/1w/1m/3m
market Fly toB.
Scenario analysis
situations
C. Liquidity crunch
/syste
Shock testing /
m
Liquidity
crunch liquidity shiortage
D. Seriuos
Event simulation
event
E. Liquidity collapse
Emergency Liquidity management
Idiosyncratic
usual situation
Payment
– (micro level) The
severity of only
the liquidityonevent at the
companyfailure to pay
pricing/funding
continuity
situations
level, distinguishing
(macro
deepness of the market/system event,
marketlevel) the No
(macro –Normal
Specific mitigants / procedures
distinguishing problems Sensitivity
level) conditions
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