I presupposti per un cambiamento della rete

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I presupposti per un cambiamento della rete
NGN2 SARACCO
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SPECIALE NGN2
SCENARI
I presupposti per un
cambiamento della Rete
ROBERTO SARACCO
La tecnologia costituisce un fattore abilitante all’evoluzione di sistemi complessi, quali una rete di telecomunicazione, ma anche un elemento trainante, considerando non la tecnolgia nella rete, ma quella che va a collocarsi ai bordi, negli apparati che a questa si collegano. Questa seconda
area può, in qualche modo, essere associata alla domanda potenziale,
anche se in realtà ne è un semplice presupposto.
In questo articolo si considerano entrambi questi aspetti, ovvero evoluzione complessiva della tecnologia e della relativa domanda, visti proprio in
termini di abilitazione allo sviluppo della NGN2.
1. Introduzione
Alcuni macro analisti ritengono che oggi si sia
all’inizio di una nuova fase dell’evoluzione della
conoscenza in termini di fattori abilitanti nella
Società dell’Informazione. La prima fase è in genere
caratterizzata dai computer e dalla loro diffusione,
prima in nicchie e poi nel mass market. La seconda
fase è stata caratterizzata dalla connessione dei
computer attraverso le reti di telecomunicazioni (ad
aprile 2007 si stima che vi siano oltre 1 miliardo di
computer connessi ad Internet). La terza fase,
ancora iniziale, è caratterizzata dalla connessione
tra persone.
A fine aprile 2007 Internet World Stats stima
siano connessi ad Internet 1.114.274.426 persone
(notare la precisione!) ed è da queste connessioni, e
in particolare dal modo in cui operano le persone
connesse, che deriva una caratterizzazione nuova
del valore nella Società della Conoscenza.
Se, infatti, nella prima fase il valore primario
stava nell’efficienza (i computer aggregano le informazioni e le rendono elaborabili e quindi fruibili in
modo variegato) e nella seconda fase le informazioni sono rese effettivamente accessibili in ogni
momento, grazie alla connettività che permette a
ciascuno, potenzialmente in qualunque situazione,
di richiedere un’informazione e trovarsela disponibile sul terminale in poco tempo, in questa terza
fase le informazioni derivano dalla connessione tra
le persone che diventano al tempo stesso fruitori,
produttori e certificatori delle informazioni stesse.
Questo porta immediatamente all’emergere di flussi
informativi centripeti che mettono in crisi l’attuale
offerta asimmetrica della rete. I 380 kbps in
“upstream”, cioè dalla periferia alla rete, diventano
un collo di bottiglia, come molti hanno già toccato
con mano, banalmente, quando provano a mandare
i 100 MB delle foto scattate in un week end (equivalenti a una cinquantina di foto prese con una macchina digitale da 5 Mpixel) e scoprono che occorre
ben più di un’ora per effettuare il trasferimento.
Se le foto fossero quelle di una vacanza, e scattate con le nuove macchine fotografiche da 10
Mpixel i tempi necessari diventerebbero di qualche
giorno.
Social Communities, Wiki, Blog, Podcast,
Second Life: nomi che fanno parte di questa terza
fase e che portano immediatamente alla necessità
di ripensare la rete, che diventa sempre più un’infrastruttura di connessione tra persone, non più tra
terminali.
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Nei paragrafi seguenti vedremo alcune delle
evoluzioni tecnologiche che stanno rendendo possibile questa nuova fase e come queste stesse
evoluzioni permettano di disegnare una rete
nuova, non solo in termini di connettività fisica, ma
anche logica.
2. La crescita delle informazioni
L’università di Berkeley, nel 2000 e nel 2003, ha
pubblicato due studi sulla quantità di informazioni
create. La metodologia utilizzata misurava le informazioni in bit equivalenti, sulla base di una conversione virtuale in bit di tutte le informazioni considerate, da quelle pubblicate sui giornali, alle
fotografie, dai film, alle radiografie. I dati indicavano una crescita vertiginosa delle informazioni
nei periodi considerati, arrivando, nel 2003, a raggiungere i 5 EB (miliardi di GB) di informazioni
create e 17 EB trasmesse. Lo studio concludeva
con la previsione di un raddoppio nelle informazioni prodotte ogni anno.
Questo significherebbe essere arrivati ad aver
prodotto 40 EB nel 2006.
La recente pubblicazione dello studio realizzato
da IDC sulle informazioni create, memorizzate e
trasmesse nel 2006 conferma in modo sorprendente quella previsione. Secondo IDC nel 2006 le
informazioni prodotte hanno raggiunto l’equivalente di 41 EB e quelle trasmesse un volume di 161
EB (il che significa un incremento leggermente
superiore ad un raddoppio per ogni anno).
Le previsioni per il 2010, come mostrato in
figura 1, indicano una prosecuzione di questo trend
per raggiungere i 700 EB di informazioni create e i
988 EB di informazioni trasmesse (questo dato presume un rallentamento nel ritmo di crescita, un
raddoppio ogni 17 mesi anziché ogni 12).
Vi sono tre elmenti interessanti, dal nostro
punto di vista, collegati a questi studi e tendenze.
Il primo è che, mentre nello studio sull’anno
2000 una buona parte delle informazioni era convertita in modo fittizio in bit, essendo in realtà codificata in carta, inchiostro, pellicola …, nel 2003 si è
vista una marcata diminuzione, proseguita fino al
2006, in cui in molte aree si è avuto uno spostamento da atomi a bit; ad esempio le foto digitali
(stampate) hanno superato quelle su pellicola, la
musica scaricata via rete (legalmente o meno) ha
superato quella venduta attraverso atomi, i film
prodotti in digitale si sono avvicinati a quelli prodotti su pellicola. Per il 2010 la previsione è di un
capovolgimento tra bit e atomi rispetto al 2003 con
una fortissima prevalenza dei bit.
Il secondo elemento è, per così dire, l’informazione “amatoriale”. Questa già nel 2003 equivaleva a quella prodotta dai professionisti dell’informazione; (si escludono da questa analisi i
bit legati alla telefonia voce); nel 2006 l’informazione amatoriale superava di 10 volte quella prodotta dai professionisti e nel 2010 il rapporto si
avvicinerà a 100:1.
Il terzo elemento è la quantità di memoria.
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Questa, pur continuando a aumentare, sarà inferiore alla quantità di informazioni prodotte e trasmesse. Nel valutare la quantità di memoria, tuttavia, occorre distinguere tra quella presente on-line,
cioè accessibile tramite la rete, quella presente onprocessing, cioè accessibile a computer per un’elaborazione locale, e quella off -line. Lo stesso film
può essere memorizzato in un video server del
content provider, in centinaia di server nella rete, in
milioni di computer e in milioni di DVD. Le architetture di rete sono fortemente influenzate dalla distribuzione delle informazioni e delle applicazioni.
Questa distribuzione è influenzata da fattori tecnologici (costo delle memorie in continua discesa). La
capacità di banda sulle grandi direttrici influenza le
architetture di duplicazione dei dati. Ad oggi sembra che la crescita del traffico peer to peer (difficile
da ottimizzare con funzionalità multicasting anche
se approcci alla Vid-Torrent sembrano promettere
ottimizzazioni per chi gestisce le reti) sia tale da
rendere comunque convenienti le duplicazioni di
memoria in rete.
A questi fattori tecnologici si affiancano fattori
regolatori, che possono influenzare la localizzazione dei dati, fattori di protezione dei diritti d’autore (DRM, Digital Rights Management) che, spingendo al controllo dei dati, portano alla duplicazione in locale delle informazioni come modo per
aggirare i problemi. Vid-Torrent nasce proprio in
risposta ai tentativi di bloccare lo scambio di informazioni protette (figura 2). Con questo sistema
non esiste un server da cui si scaricano le informazioni ma migliaia di computer che pur possedendo tutte le informazioni ne trasmettono solo
una piccola parte. Il traffico, in un certo senso, da
peer to peer diventa multipeer to peer.
Rimane, infine, da non sottovalutare il fattore psicologico, che porta un numero di persone a voler
“possedere” i bit in forma di supporto di memorizzazione. La quantità enorme di dati, creati e poi trasmessi, da sola sembrerebbe giustificare un progetto di incremento significativo della capacità della
infrastruttura di comunicazione in una spirale virtuosa, in cui la domanda cresce di pari passo con la
crescita dell’offerta (in realtà anche questa sarebbe
una approssimazione visto che l’aumento dell’ofEB = Miliardi di GByte
EB
988 Trasmitted
700 Created
670 Storage
196
161
41
Fonte:
Berkley (2003);
IDC (2006-2010)
17
5
2003
2006
2010
FIGURA 1› Crescita delle informazioni. I dati sono stati omogeneizzati
per rappresentare le tendenze. Le fonti, infatti, hanno utilizzato
metriche diverse.
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FIGURA 2› Grafico di distribuzione del traffico in una situazione
VidTorrent, in cui il contenuto è scaricato in contemporanea da molti
computer (in verde) su richiesta di un utilizzatore (in giallo).
Situazione in tempo reale nel campus del MIT.
ferta ha un andamento discreto mentre quello della
domanda è in qualche modo continuo).
Tuttavia, se introduciamo la dimensione economica, abbiamo un elemento certo, il costo per rinnovare l’infrastruttura ed uno molto incerto, i ritorni
economici generati dall’incremento di traffico e dei
servizi.
Cruciale a questo riguardo è la comprensione di
quale sia il fattore stimolante la crescita di sistema: le
persone oggi fotografano molto più di ieri, in quanto
hanno più voglia di fotografare e sono disposte a
spendere di più per soddisfare questo loro bisogno,
o fotografano di più perché costa molto meno fotografare? Se si guardano i numeri complessivi, la
risposta è più nel senso di un minor costo che ha stimolato i click, piuttosto che il contrario.
Diverso il caso del telefonino. Le persone complessivamente oggi spendono di più di quanto
spendessero ieri. Il telefonino ha occupato uno
spazio economico a svantaggio di altri settori… .
Ma cosa si può dire per le informazioni che
vediamo crescere? La stragrande maggioranza di
queste, siano di tipo multimediale/televisivo, siano
testuale o voce (su IP) sembrano caratterizzarsi più
per una diminuzione dei costi, che non per una
disponibilità (o interesse) ad una maggiore spesa.
Certo che se le cose stessero proprio così,
diventa difficile proporre, per finalità di business,
un rinnovamento della rete motivato dalla crescita
della domanda di trasporto.
3. Spostamento del valore legato alle informazioni
Occorre tuttavia tenere presenti altri fattori della
domanda che si accompagnano a un maggiore
introito e che quindi possono “far quadrare i conti”.
Un primo fattore è direttamente legato alla crescita delle informazioni prodotte, trasmesse e
memorizzate. Il valore non risiede più nell’informazione stessa, ma deriva dalla sua localizzazione
(Storage), dalla possibiità di elaborarla (Processing)
per trasformarla in qualcosa che si adatta al conte-
sto specifico e dal significato (Semantica) dell’informazione. Questo è un aspetto cruciale. Una
stessa informazione può significare cose diverse a
persone diverse ed anche assumere significati
diversi per una stessa persona in momenti diversi.
Questo spostamento del valore è di forte importanza per il business di un’azienda di telecomunicazioni, che, conoscendo il proprio cliente ed
essendo in grado di seguirlo ovunque si trovi, è in
grado di mediare tra cliente e informazioni.
Un secondo elemento è legato indirettamente
alle informazioni e precisamente alla possibilità di
collegare informazioni tra loro per fornire da un lato
servizi a reale valore aggiunto e dall’altro permettere il loro sviluppo nell’ambito di un ecosistema.
E questo è il momento opportuno per chiarire
cosa intendo con servizi a valore aggiunto: quelli
per cui si chiede al cliente di pagare di più e a cui il
cliente acconsente, perché ne percepisce il valore.
In questo senso non è valore aggiunto proporre un
bundle di servizi, in cui la somma dei prezzi singoli
è maggiore del prezzo che viene richiesto. Il triple
play offerto, come si vedono le pubblicità in USA,
in termini di “prendi il servizio da me e paghi 110
dollari anziché i 160 che dovresti pagare se
pagassi separatamente la connessione a Internet,
telefono cavo e televisione” non è un servizio a
valore aggiunto, è in effetti un distruttore complessivo di valore (utile magari per acquisire market
share o bloccare la concorrenza ...).
Il collegamento tra informazioni è un qualcosa
che si sta sviluppando tumultosamente, in gran
parte situandosi fuori della rete. Un esempio sono i
mash ups, punti del web a cui un cliente accede
per trovare informazioni aggregate in modo visivo,
facile da percepire e capire, in cui diversi attori,
indipendentemente l’uno dall’altro, offrono dati che
si vanno ad aggregare in modo variabile a seguito
delle interazioni con il navigatore. Lo strato di base
per molti mash ups è costituito dalle mappe della
terra rese disponibili da Google Earth.
Su questo strato si vanno ad aggregare fotografie (Planet, Flickr), informazioni sui voli (British
Aairways), sugli alberghi (Marriott), su informazioni
collegate a quel luogo (CNN, Times) … .
Questo collegamento può essere visto in modo
prospettico come fonte di nuovi introiti per una
società di telecomunicazioni. In un certo senso si
viene a creare, per una varietà di catene del valore,
la figura dell’aggregatore, che non necessariamente deve concordare cosa si deve aggregare
con i vari attori, (quanto succede con il sistema
iMode di DoCoMo in cui l’aggregazione avviene
controllando interfaccia e billing), ma che invece
mette a disposizione piattaforme e servizi su cui
altri costruiscono una offerta. Questo è quanto fa
oggi ad esempio Google, che “regala” le sue
mappe a chiunque, mantenendosi il diritto di veicolarvi sopra la pubblicità. Un operatore di telecomunicazioni può certamente entrare in questo modello
di business, ma può svilupparne altri che sono in
qualche modo più consoni alla sua “tradizione”. Ad
esempio un Operatore conosce molto del suo
cliente (in senso tecnico) e della sua posizione.
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Inoltre conosce la distribuzione dei clienti e questo
può essere messo a valore per l’offerta di servizi da
parte di terzi. Il punto qui è di spostare a valle la percezione del valore e a monte il ritorno economico!
Si pensi, ad esempio, all’IPTV (Internet Protocol
Television), vista non come fruizione di contenuti a
pagamento (in cui l’Operatore si fa pagare dal
cliente finale, ma poi rigira una buona parte del
ricavo al proprietario dei contenuti), ma piuttosto
all’IPTV vista come piattaforma.
Il concetto di piattaforma è importante e necessita di alcuni approfondimenti. Qui il termine è utilizzato in senso economico, non informatico. Una
piattaforma è un insieme di oggetti, caratteristiche,
regole che possono dare origine allo sviluppo di un
dato business.
Un esempio è l’iPod che è diventato, grazie al
suo successo di massa, una piattaforma e che,
essendo diventato una piattaforma, a sua volta ha
moltiplicato il valore per Apple. Attorno all’iPod si
sono sviluppate una varietà di oggetti, che sfruttano la sua penetrazione e al contempo ne aumentano l’appetibilità. Esistono oltre 3000 oggetti
agganciati alla piattaforma iPod, che ne hanno
aumentato l’appetibilità, andando a stimolarne l’adozione in nicchie che, magari, hanno acquistato
un unico gadget, ma che comunque hanno fatto
vendere un iPod in più alla Apple.
Tutti questi gadget costituiscono l’ecosistema
iPod, al quale si può far anche corrispondere la
comunità degli iPodiani. A questo ecosistema
appartengono anche i nuovi modi di comunicare, i
Podcast e VideoCast, le fotografie pensate per
l’iPod, le animazioni, i libri.
Ma torniamo all’IPTV. La differenza tra una
distribuzione di contenuti video effettuata tramite
broadcast e l’IPTV si può sintetizzare nella possibilità di conoscere, in modo specifico, il “cliente” (si
noti come questo non sia scontato in molte IPTV in
cui viene forzato il paradigma della fruizione televisiva per cui si conosce il televisore ma non chi ci
sta davanti) e la sua localizzazione. Questo permette di personalizzare il flusso dei contenuti a
favore di terzi in un’architettura mash ups.
Possono, ad esempio, essere rese disponibili informazioni sovrapposte alle immagini che via via
scorrono in un film, sovrapposizioni che provengono da diversi produttori, che, in qualche modo,
ricevono l’accesso tramite la mediazione del distributore dell’IPTV. In pratica il valore sta nella possibilità del controllo flessibile delle informazioni che
scorrono, piuttosto che nell’informazione stessa. Al
Media Lab stanno lavorando per creare un sistema
che permetta di sostituire oggetti presenti in un filmato, ad esempio in funzione del cliente che sta
guardando il film appare la lattina di Coca Cola
piuttosto che una bottiglia di Gin... .
4. Spostamento del valore legato alla fruizione
delle informazioni
I sistemi di visualizzazione continuano ad evolvere sia sotto il profilo tecnico, sia dal punto di
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vista produttivo (con le ovvie ricadute economiche). Quello che oggi sta avendo il maggiore
impatto è proprio l’evoluzione del processo produttivo, diventato molto complesso anche in termini di
attori coinvolti. La Samsung acquista alcuni componenti base per i nuovi schermi piatti da alcune
aziende statunitensi, assembla gli schermi nei suoi
stabilimenti in Corea, mentre la costruzione del
televisore viene completata altrove (in Messico per
il mercato statunitense).
Queste ottimizzazioni continuano a far scendere
il costo/prezzo degli schermi, a tal punto da aver
creato enormi problemi nel retail.
Gli schermi, poi, diventano sempre più grandi
e nella prossima decade aumenteranno ulteriormente la loro definizione e questo non perché il
segnale televisivo richieda definizioni maggiori,
ma perché su quegli schermi si andranno a veicolare informazioni a definizione molto più alta della
televisione (figura 3).
FIGURA 3› Micro schermi in grado di comunicare o di essere inseriti
ovunque. Il loro costo è di qualche euro.
Se avete appena acquistato una macchina fotografica digitale è praticamente certo che questa ha
una definizione almeno doppia rispetto all’HDTV.
Nella prossima decade avremo una “piattaforma”
costituita da macchine fotografiche digitali, in
grado di fornire immagini 10 volte più definite
rispetto al segnale televisivo (figura 4).
Queste immagini saranno fruite internamente
alla casa, ma anche condivise con amici e parenti
e visualizzate su nuovi schermi, quasi come se fossero dei dipinti. Pensate a quanti quadri avete in
casa. Certamente di più che televisori, ma in futuro
molti quadri non saranno più su tela, ma su silicio.
Iniziamo già oggi a vedere i primi esempi: le cornici
digitali erano una rarità lo scorso anno, ora stanno
diventando comuni sugli scaffali dei supermercati.
Un ulteriore elemento di spostamento di valore
è lo spostamento degli eye-balls, come viene definito dalle persone del marketing (figura 5).
L’attenzione (gli occhi) sta abbandonando sempre
più il televisore “tradizionale” per portarsi su altre
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campo da cui sono stati raccolti,
mentre quando lo si prende in
om e
h
mano, quel barattolo inizia a
r
e
p
h
dt
ndwi
Ba
mostrare informazioni specifiche,
.
av
16 Mpx
come la data di scadenza.
100 Mbps
L’attenzione è un elemento di
NED
valore fondamentale e questa può
Digital Cameras
essere reinterpretata tramite la
Screens
WQXGA
connettività. Una rete, in cui non
2 Mpx
vi siano limiti di banda, in cui sia
15 Mbps
possibile l’accesso mediato ad
Home Bandwidth
informazioni legate ad una comuTV - HDTV - TrueLifeTV
nità, (nel senso in cui ogni singolo
2010
2015
2020
appartiene a molte comunità ed in
HDTV = High Definition TV
un particolare istante a quella che
NED = Nano Emissive Display
ha la prevalenza) diventa un eleWQXGA = Wide Quad Extended Graphics Array
mento fondamentale per il business complessivo, una piatFIGURA 4› Previsione di crescita della definizione delle Digital camera rispetto a quella dell’HDTV.
taforma a cui il Business , con la
“B” maiuscola, si aggrega in modo
spontaneo.
cose, non necessariamente il PC. Pensiamo al creL’aumento della definizione ha un impatto perscente ruolo delle game station (che oggi si sono
cettivo importante. Sappiamo, infatti, che al supediffuse a tal punto da far venire voglia a Microsoft e
ramento di una certa soglia i nostri occhi non sono
a Sony di utilizzarle come hub per il controllo della
più in grado di distinguere l’immagine elettronica
casa), ai giocattoli (sempre più sono connessi a
dalla realtà. Si noti che l’immagine elettronica può
“una rete”), alle comunità sociali legate dalla preavere una profondità che non è raggiungibile dalla
senza di un’interattività sincrona e asincrona. Ma
carta (stanno in effetti apparendo i primi schermi
proviamo anche ad immaginare che qualunque
con superfici lenticolari o a separazione di immaoggetto può diventare un punto di attrazione delgine che danno un senso di profondità anche notel’attenzione, su cui (ed è qui la novità) diventa posvole all’immagine).
sibile veicolare informazioni e servizi.
Queste immagini raddoppiano la richiesta di
L’evoluzione della visualizzazione si muove su
banda, ma questo aumento è trascurabile rispetto
due direttrici di primario interesse per il business
alla numerosità di oggetti che richiederanno
delle telecomunicazioni. L’aumento della definibanda e che la richiederanno nella misura in cui
zione e la pervasività della visualizzazione. Non è
questa sarà percepita come gratis (anche se non
lontano il momento in cui le etichette del barattolo
lo è: pensiamo all’uso che facciamo dell’energia
di conserva diventeranno schermi in grado di inteelettrica; ogni nuovo elettrodomestico che acquiragire tramite immagini diverse a seconda di chi
stiamo “consuma” ma questo consumo non è
prende in mano il barattolo! Alcuni studi stanno
affatto percepito e, in genere, non condiziona l’acimmaginando di creare dei grandi schermi con
quisto). La gratuità della banda, credo, sia un elebarattoli di pomodori, in modo che, quando si
mento di cui occorra tenere conto, perlomeno in
passa di fianco allo scaffale, si vede l’immagine del
prospettiva. La banda costa, ma se è gratis per il
cliente finale, chi paga?
Nuovi modelli di business sono essenziali per
uscire fuori da questo paradosso.
Torniamo all’impatto percettivo dell’altissima
definizione. Studi recenti hanno dimostrato che
aumenta l’interesse ad interagire con le immagini, e
dove c’è interattività c’è un elemento a vantaggio
delle infrastrutture di telecomunicazioni.
Vi sono interessanti lavori “in corso” alla
Carnegie Mellon University e al Media Lab
(figura 6). Ad esempio il gruppo del Media Lab,
che si occupa delle frontiere del cinema, oggi
lavora esclusivamente sui telefonini come strumenti su cui sperimentare le frontiere del cinema
… e c e r t a m e n t e n o n p e r i l l o ro s c h e r m o !
L’interesse deriva dal fatto che il telefonino ha
“interiorizzato” le tre caratteristiche su cui si sta
FIGURA 5› Sistema automatico di misura dell’attenzione e dello
lavorando per il cinema del futuro: identificazione
stato emotivo realizzato al Media Lab per monitorare la reazione a
di chi guarda per adattare la modalità rappresenspettacoli televisivi.
tativa, localizzazione per contestualizzare il “racconto” e interazione. Attenzione, nessuno immaMega...
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FIGURA 6› Banco di sperimentazione per il cinema olografico. Siamo
ancora molto distanti da un prodotto fruibile in questo campo ma la
ricerca continua ad esplorare nuove direzioni per la visualizzazione,
assumendo che la banda richiesta non sia un problema.
gina che il cinema del futuro sia una sostituzione
del cinema di oggi. Tutt’altro. Si tratta di una
nuova modalità espressiva, che fa leva su nuove
disponibilità tecnologiche e porta a nuovi modelli
di fruizione e, anche, di business.
Il cinema, nato per essere visto in sale, insieme
a tante altre persone (che permettessero la ripartizione dei costi degli apparati di proiezione) e da far
girare in circuiti molto ampi (per ripartire i costi di
produzione) con una durata intorno alle due ore,
domani può sfruttare anche altre tecnologie e
rispondere a modalità di utilizzo diverse, ad esempio creando mini filmati da fruire nell’arco di qualche minuto.
Inoltre, l’abbattimento dei costi di produzione
permette a molti di cimentarsi nel ruolo del regista,
i costi distributivi praticamente azzzerati (YouTube)
permettono di raggiungere nicchie geograficamente distribuite (la long tail) che di per sé non
generano un business significativo. Tuttavia chi si
pone nella funzione di aggregatore può sfruttare il
fattore moltiplicativo di un mercato, che comuque
conta miliardi di fruitori potenziali e quindi ricavare
notevoli rendite.
Il cinema ha subito una trasformazione dal
punto di vista di modelli di business nel corso degli
ultimi 15 anni: da un contenuto che trovava in se
stesso il valore remunerativo, ad un contenuto alla
ricerca di sponsorizzazione, al film che diventa trailer pubblicitario per la vendita di gadget (vedi Walt
Disney) con un cambiamento della catena del
valore, in cui il ricavato dai pop corn diventa l’elemento fondamentale per i gestori delle sale cinematografiche.
La catena del valore, orientata a proteggere la
distribuzione cinematografica, è nel tempo cambiata
per massimizzare il valore delle catene distributive,
con film che si vedono in prima visione e di cui si
acquista il DVD due settimane dopo perché contiene alcuni spezzoni tagliati nell’edizione cinematografica o perché è da tenere in casa. Questo ha portato a vincolare i diritti sulla specifica catena distri-
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butiva; i diritti non stanno più sul contenuto, ma su
come lo si distribuisce. Questo mondo del packaging va potenzialmente a favore degli Operatori,
anche se viene richiesto una revisitazione di tutta la
complicatissima matassa dei diritti d’autore. (che
poi siano in effetti dell’autore è tutto da discutere).
Qui conviene fare una riflessione sul DRM.
Questo è nato in un contesto in cui una volta che il
contenuto era rilasciato diventava impossibile controllarne l’uso successivo. Da qui lo sviluppo di
tecnologia mirata a bloccarne l’uso. Tu compri
questo film su questo DVD e io faccio in modo di
renderti impossibile la copia. Lasciando perdere
l’ovvia constatazione che per ogni persona dedicata a inventare sistemi per bloccare la copia ve ne
sono migliaia ingegnose che si dedicano con passione a aggirare il blocco con le conseguenze visibili a tutti, conviene prendere un punto di vista di
tipo economico.
Ha senso cercare di bloccare la diffusione non
autorizzata del contenuto o non sarebbe meglio, se
si potesse, regolarla favorendola. Se scarichi una
canzone da iTunes non puoi usarla per sonorizzare
la tua proiezione casalinga di slide via computer.
Non sarebbe meglio avere un bottone su iTunes
che ti stimola a usare la canzone che hai acquistato anche per dare emozione alle foto e che per
soli 10 cent in più ti adatta la codifica in modo da
ottimizzarla per quello scopo? Io pagherei volentieri i 10 cent aggiuntivi invece di subire l’umiliazione di andare a chiedere al figlio di craccare la
canzone (che ho pagato) in modo da poterla usare
(e sentendomi dire: vedi, l’avessi scaricata gratis
con eMule non avresti questi problemi!).
Ma si può? Certo. Ora con telecomunicazioni
pervasive è possibile accompagnare il contenuto
nei suoi spostamenti, adattarlo, utilizzarlo per fare
pubblicità trasformare una vendita in una continua
opportunità di interazione con il cliente.
5. Da prodotti a servizi
Il tracciamento continuo permette di trasformare potenzialmente ogni prodotto in un servizio.
Mentre il primo esaurisce l’interazione tra fornitore
e cliente nel momento della vendita, nel secondo
l’interazione continua ed è potenzialmente presente ogni volta che viene utilizzato il servizio.
L’ubiquità delle telecomunicazioni diventa un
fattore abilitante, così come la percepita gratuità
della connessione. Un tema, questo della gratuità
della connessione, che ritorna e che deve spingere
a considerare altri modelli di business. Nella
misura, infatti, in cui la gratuità (anche solo percepita) stimola ad un utilizzo di servizi, che, indirettamente, creano maggior valore alla connettività e a
chi la fornisce, i conti quadrano.
Il passaggio da prodotto a servizio, inoltre, può
essere gestito, tramite piattaforme (informatiche e
di relazioni), in modo tale che ad un prodotto si
possano associare più servizi erogabili da attori
diversi, formando un ecosistema che aumenta il
valore percepito e stimola l’innovazione.
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La diffusione dei sistemi di identificazione, come
le tag RFID (Radio Frequency IDentification) o quelle
ottiche, apre enormi spazi di business ai servizi. Un
esempio per tutti. L’export di vini piemontesi in
Giappone ha subito un forte declino nel 2006. La
ragione? I viticoltori australiani hanno iniziato a mettere su ogni bottiglia di vino esportata in Giappone
un’etichetta RFID che può essere letta dal telefonino
(in Giappone i telefonini in grado di leggere le tag
hanno superato, ad inizio 2007, i 7,5 milioni). Come
mostra la figura 7, quando l’acquirente ha in mano
la bottiglia può appoggiarvi sopra il telefonino, che
legge la tag, e fa apparire sullo schermo un menù,
tramite cui il cliente può scegliere di vedere un video
clip del vigneto che ha prodotto i grappoli con cui è
stato fatto il vino in quella bottiglia, seguire il processo di vinificazione e imbottigliamento, ricevere
suggerimenti sulla decantazione, sugli abbinamenti
con cibi giapponesi … .
Si noti come queste informazioni non siano
presenti nella tag della bottiglia. Questa è un semplice indirizzo internet a cui il telefonino viene
mandato per reperire il menù e le successive informazioni. Si noti, inoltre, come queste informazioni
possano essere personalizzate al richiedente in
quanto al sito arriva sia la richiesta identificante la
bottiglia sia le informazioni del richiedente (nella
misura in cui questo è disponibile a rilasciarle) per
cui diventa possibile, ad esempio, paragonare il
vino della bottiglia a quello di un’altra bottiglia che
quel cliente aveva comprato (e si suppone bevuto)
precedentemente. Ma ancora. Queste informazioni
non necessariamente devono essere tutte prodotte e gestite dalla casa che vende il vino. In
parte potranno essere fornite dal punto di vendita,
che ha interesse a fidelizzare il cliente proponendogli altre cose, ad esempio ingaggiandolo in una
valutazione organolettica on line sul vino che ha
comprato per capire i suoi gusti, e meglio indirizzarlo infuturo, in parte potranno essere fornite da
ristoranti, da aziende, che vendono bicchieri e che
avranno interesse a far versare il vino, nei filmati
proposti, o anche da aziende turistiche che
potrebbero proporre di andare a bere il vino…sul
posto.
Come si vede una varietà di attori, che si trovano casualmente agganciati in un ecosistema
generato dalla bottiglia e reso possibile dalle telecomunicazioni.
6. Mass Market o Business?
Fino a questo punto sembra che la NGN2 sia di
primario interesse per il mercato mass market. In
fondo tutte le innovazioni citate e il loro utilizzo
sono riferite a quel mercato. Tuttavia se si osservano i modelli economici sottesi, si nota come in
gran parte dei casi questi poggino solo in parte sul
mass market. Il grosso del flusso di revenue non è
arrivato dal cliente finale, che fruisce della connettività, ma deriva da chi spinge informazioni (o le
eroga su richiesta o le complementa) e quindi in
generale dal mondo business.
SPECIALE NGN2
SARACCO• I presupposti per un cambiamento della Rete
FIGURA 7› Tappo con RFID utilizzato in bottiglie di vino pregiato
italiano. A destra bottiglie con etichette RFID che possono essere lette
da cellulari con tecnologia NFC (Near Field Communications).
La NGN2, proprio per questo motivo, è un
motore di innovazione per il sistema produttivo in
quanto mette a disposizione dell’impresa, grande e
piccola, un’enorme capacità di efficienza nel contatto con il cliente finale, per l’erogazione di servizi
e per la costruzione di servizi in un modello di business a rete lasca (che non richiede quindi una serie
di contratti tra i diversi attori).
Dal punto di vista dell’evoluzione complessiva e
della domanda la figura 8 si spezza sostanzialmente in due parti, che sono anche concettualmente due livelli. Da un lato, la parte (a sinistra
della figura) delle terminazioni di rete, pervasive,
che portano alla fruizione di una banda che viene
assunta/erogata in quantità tale da poter essere
considerata illimitata e dall’altra, un costo, che
rispetto ai singoli servizi, è sotto la soglia di percezione in quanto costo di connettività.
In questo senso la NGN2 è veramente un’infrastruttura di base a favore di tutto il Sistema Paese,
un po’ come l’infrastruttura stradale.
Questa parte, ovviamente, non ha capacità illimitata. La banda effettivamente fruibile per i clienti
sarà compresa tra i 2 e i 50 Mbps. La soluzione
GPON (Gigabit Passive Optical Network) prevede
una banda in partenza di 2,5 Gbps (downlink), che
viene suddivisa tramite splitter su 32-64 clienti. Da
un lato, però, nei prossimi anni si avrà un passaggio dai 2,5 a 10Gbps, moltiplicando quindi la
banda al cliente finale per 4 e, dall’altro, in presenza di richieste ulteriori di banda ,si potrà diminuire il rapporto di splitting, moltiplicando quindi la
banda fruibile singolarmente.
In questo senso si può sostenere che la banda
fornita è illimitata, rispetto alla domanda.
Inoltre la struttura stessa della rete si presta ad
integrare soluzioni tecnologiche per l’ultima parte
della connessione di tipo diverso, aggiungendo
ulteriore flessibilità e rendendo possibile lo sfruttamento delle evoluzioni tecnologiche in sintonia con
le richieste del mercato.
Dall’altro lato della figura, i sistemi e piattaforme informatiche, che si possono anche considerare come appartenenti ad uno strato diverso.
NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 16 n. 2 - Luglio 2007
59
NGN2 SARACCO
20-06-2007
17:26
Pagina 60
SARACCO• I presupposti per un cambiamento della Rete
PERSONAL COMMUNICATION
PLATFORM
IT-PLATFORM
Aree a Larga Banda
CRM
DATA
WAREHOUSE
SERVICE
DELIVERY
SERVICE
ASSURANCE
TRAFFIC &
NETWORK
USAGE MANAGEMENT
WORF FORCE
NETWORK
BILLING
ERP
P2P
NETWORK
DATA BASE
C2P
WEB
CPE
BBAM-CN
FTTB
OPTICAL
PACKET
BACKBONE
RAM-CN
MUSIC
VIDEO
MANAGED Messaging
SERVICES collaboration
Applications
SQR
UTILITY COMPUTING
Storage
on demand
CPE
Aree a Larghissima Banda
=
=
=
=
GAMES
B2B+C
FTTB/B
(100 Mbit/s)
DSLAM
ERP
FTTB
FTTC
DVB-H
ICT
SERVICES PLATFORM
storage
OPTICAL
PACKET MULTISERVICE
METRO
EDGE NODE
(PoP)
IP-MSN
(ONU)
IPTV
CONTENT ENGINE/DRM
GPON
Business to Business
Circuit to Packet
Customer Premises Equipment
Customer Reletionship Management
MSG
MULTIMEDIA PLATFORM
ADSL2+
(10 Mbit/s)
=
=
=
=
DIRECTORY
HSS
IP-DSLAM
(4.000)
FTTC
VDSL2
(50 Mbit/s)
MSG
CRM
CUSTOMER
DATA BASE MANAGEMENT NEUTRAL EM
B2B
C2P
CPE
CRM
VIDEO
OVER IP
VOIP
Digital Subscriber Line Access Multiplexer
Enterprise Resource Planning
Fiber To The Building
Fiber To The Cabinet
Message
Store
Disaster
recovery
CENTRI DI SERVIZI
(DATA & APPLICATION CENTER)
GPON = Gigabit Passive Optical Network
HSS = High Speed Switch
P2P = Peer to Peer
PoP = Point of Presence
FIGURA 8› NGN2: il modello di business.
È qui che abbiamo il cambiamento radicale di
prospettiva, anche se i grandi investimenti sono
necessariamente legati alla parte precedente. Infatti,
i sistemi infomativi non sono una novità, ma nella
rete di oggi sono stati pensati come sistemi per ottimizzare le diverse procedure di Operation and
Maintenance (incluso ovviamente Provisioning e
Customer Care): sistemi, quindi, importantissimi per
efficacia e efficienza, ma costruiti per l’interno.
Questa architettura, invece, è pensata per piattaforme aperte all’esterno, per consentire l’aggregazione di business, per permettere, cioè, a terzi di
creare e proporre servizi, sfruttando la rete, non solo
in termini di connettività.
— ACRONIMI
7. Conclusioni
R o b e r t o S a r a c c o si è diplomato in
Informatica e ha una laurea in matematica con
un perfezionamento in fisica delle particelle
elementari. Negli oltre trent’anni in Telecom
Italia ha partecipato a molti progetti di ricerca,
in commutazione, reti dati, gestione della rete,
occupando varie posizioni di responsabilità.
Negli ultimi dieci anni i suoi interessi si sono
spostati verso gli aspetti economici
dell’innovazione. Attualmente è responsabile
per Trend e Scientific Communications in
TILab. Dal 2001 al 2003 ha formato e condotto un gruppo di
ricerca sulle implicazioni economiche dell’evoluzione tecnologica al
Future Centre a Venezia; ha guidato un progetto della World
Bank/Infodev in America Latina che ha portato ad identificare oltre
100 proposte di innovazione applicata. È Senior Member dell’IEEE
ed ha collaborato e diretto vari comitati tecnici. Nel 2002-2003 è
stato eletto VP per i Membership Services della Communications
Society e dal 2005 è responsabile per i rapporti verso le Società
Associate a questa (oltre venti in tutto il mondo). Ha partecipato a
molti settori di standardizzazione nelle telecomunicazioni e
attualmente conduce un team di ricerca composto da ricercatori
di una dozzina di centri di Foresight europei, giapponesi e
americani nell’ambito del progetto FISTERA per identificare
traiettorie tecnologiche nei prossimi quindici anni. È autore di molte
pubblicazioni e libri.
La NGN2 comporta un passaggio importante, che
indirizza un riposizionamento dell’Azienda: da puro
fornitore di TLC a intermediatore di business, spostando, quindi, il suo mercato dai 40 miliardi di euro
(valore del settore TLC in Italia) corrispondente a circa
il 2,8% del PIL, ad un’area stimabile in circa il 40% del
PIL, in cui le TLC possono giocare un ruolo importante. Se anche si riesce a convogliare nel settore TLC
solo una piccola percentuale di quest’area, questo
significherebbe aumentare le revenues in modo molto
significativo! Lo spazio di crescita delle telecomunicazioni viene stimato da alcuni, con questo ingresso nei
settori verticali, anche al 100% di quello attuale. Uno
spazio, quindi, enorme, che non può che renderci ottimisti e impegnarci al massimo per il futuro.
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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 16 n. 2 - Luglio 2007
CRM
DRM
DSLAM
ERP
FTTB
FTTC
GPON
IPTV
NFC
NGN
RFID
Customer Relationship Management
Digital Rights Management
Digital Subscriber Line Access Multiplexer
Enterprise Resource Planning
Fiber To The Building
Fiber To The Cabinet
Gigabit Passive Optical Network
Internet Protocol Television
Near Field Communications
Next Generation Network
Radio Frequency IDentification