Treviso e il maestro violento I presidi: abbiamo le mani legate

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16/10/2014
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IL MIUR: IN MEDIA OGNI ANNO, DUEMILA PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI
Treviso e il maestro violento
I presidi: abbiamo le mani legate
I dirigenti scolastici: dateci il potere di licenziare. No del provveditore : tocca a me decidere. I
sindacati: solo così si tutelano i diritti da eventuali abusi dei presidi
di ANTONELLA DE GREGORIO
Un maestro di scuola elementare che picchia, in classe, bambini di sei, sette anni. Il
caso - solo l’ultimo in ordine di tempo - è scoppiato a Treviso, dove la Polizia ha
filmato con microtelecamere Ferdinando Cadicamo, precario, 55 anni, e i suoi
metodi a base di calci, schiaffi, strattoni, umiliazioni. Già denunciato in passato da
un genitore per lesioni colpose ai danni del figlio, Cadicamo è stato sospeso, ma il
provvedimento cautelare dell’autorità giudiziaria è arrivato tardi, considerato che
l’indagine che lo riguarda era iniziata nell’aprile 2013. E però nell’ultimo anno e
mezzo l’uomo ha insegnato in tre diverse scuole e in tutte i dirigenti hanno segnalato
i suoi metodi violenti. Si è perso molto tempo, si è parlato di «intoppi» della
magistratura. Il caso avrebbe potuto essere risolto prima.
Giustizia lenta o no, il punto è: possibile che, in casi come questo, si
debba attendere l’intervento della magistratura? Possibile che non ci sia un sistema
LE TUTELE
di sanzioni disciplinari che consenta l’allontanamento tempestivo e definitivo di
docenti ripetutamente segnalati da genitori e presidi per il loro comportamento
nocivo nei confronti di bambini e ragazzi? Il fatto è che le procedure per allontanare
un insegnante sono lunghe e garantiscono un alto livello di tutela: forse troppa, si
sono lamentati alcuni dirigenti della provincia di Treviso, in un incontro con il nuovo
dirigente dell’Ufficio Scolastico Veneto, Daniela Beltrame, nell’ambito delle
consultazioni per la riforma della scuola. Hanno chiesto più libertà, i presidi, per
licenziare docenti non all’altezza del loro incarico: «Chi dimostra di non poter far
parte del sistema scuola, deve poter essere espulso», hanno detto. E non è un caso
che la richiesta partisse da Gianni Maddalon, dirigente dell’Istituto Comprensivo 5
di Treviso: una delle scuole in cui Ferdinando Cadicamo era passato nei mesi
scorsi, lasciando il segno. D’accordo con lui, diversi presidi presenti all’incontro: «È
vero che bisogna puntare molto sulla scuola, ma servono mezzi adeguati, personale
di qualità». E, hanno rivendicato, «procedure più snelle per gestirlo».
«Il sistema attuale è un punto di equilibrio tra il diritto alla
conservazione del posto di lavoro e le giuste ragioni di servizio - commenta il
provveditore Beltrame - che ritiene che le procedure di licenziamento (che
prevedono raccolta di prove, intervento di ispettori, contestazione formale e
contraddittorio) debbano continuare a rimanere di competenza degli uffici scolastici
regionali. «Mentre - dice - i dirigenti scolastici dovrebbero essere messi nelle
condizioni di verificare a priori la qualità e la competenza degli insegnanti attraverso
un colloquio». Un modo per completare il quadro, oltre al concorso che verifica la
preparazione e al tirocinio che prova l’attitudine del docente.
PUNTO DI EQUILIBRIO
Anche Giuseppe Morgante, responsabile della Uil Scuola di
Treviso plaude all’allontanamento del maestro violento, però invita a non abbassare
RARI I LICENZIAMENTI
http://www.corriere.it/scuola/14_ottobre_15/treviso-maestro-violento-presidi-abbiamo-mani-legate-46e4a4a4-5460-11e4-ac5b-a95e1580fe8e.shtml
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la guardia sulle pressioni psicologiche che deriverebbero da un’assoluta libertà dei
presidi di decidere chi tenere e chi cacciare. «Bene le indagini sull’efficienza aggiunge il sindacalista - ma partendo da ministero, uffici scolastici, e dirigenti. Sono
convinto che quelli che avranno meno problemi saranno i docenti». Per una scuola
di qualità, è però necessario un monitoraggio continuo, ammette Morgante: «degli
Uffici Scolastici regionali sui dirigenti e di questi su docenti e personale Ata». Resta
il fatto che i licenziamenti sono cosa rara, «poche unità all’anno», dice Beltrame, che
gestisce un territorio che conta 609mila studenti e 48mila insegnanti. «Si spera che
le nuove procedure di valutazione delle scuole riducano le anomalie». Quali gli
esempi più frequenti di inadeguatezza? «Insegnanti poco competenti sulle materie
che insegnano, poco efficaci, o che non sanno gestire le classi», dice Beltrame.
Una delle proposte politiche attualmente in discussione per
riformare la scuola italiana, è proprio quella di rendere più autonomi e quindi più
PIÙ AUTONOMIA
responsabili i dirigenti scolastici. Che, oggi, non hanno tra le proprie prerogative,
quella di licenziare un insegnante: possono solo avviare la procedura di censura.
«Che va dall’avvertimento o la censura scritta - spiegano al Miur - previsti nelle
ipotesi minori (per esempio l’insegnante che fuma nel cortile della scuola); alla
sospensione dal servizio in caso di assenze ingiustificate, o non comunicate nei
termini prescritti, di irreperibilità in caso di alle visite fiscali, inosservanza di
disposizioni di servizio, negligenza e comportamenti non corretti nei confronti della
dirigenza o degli utenti. E al licenziamento in caso di assenze ingiustificate o
connesse a reati, detenzione di armi o droga, reati contro la persona e in particolare
contro i minori, reati comuni contro la Pubblica amministrazione».
LE STATISTICHE
Una maggiore autonomia dei dirigenti, su reclutamento e
licenziamenti, potrebbe forse stravolgere le statistiche: secondo i dati del ministero,
degli 800mila insegnanti in servizio, quelli che in un anno scolastico vengono
sottoposti a procedimenti disciplinari sono poco più di duemila. Di questi, solo in 29
casi si arriva al licenziamento; 746 vengono archiviati; 4.300 le sospensioni dal
servizio. Per gli altri (1070 circa), non si va al di là di un richiamo.
15 ottobre 2014 | 19:23
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